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Il territorio come laboratorio d’ascolto

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Academic year: 2021

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23 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

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Il territorio come laboratorio d’ascolto

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ArabaFenice Edizioni

This is the author's manuscript

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[Jna SCUOLA

per Ia MONTAGNA

FpsnoNA E LA V,qrrp Sruna

a cura di

Antonella Saracco

e Maria Adelaide Gallina

A l T a

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[1 lavoro di ricerca che ha portato u O.,.rro libro è stato svolto nell'ambito di un pfogetto MIUR (ex 60%)coordinato dal prof. Renato (ìrinraldi prcsso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione e della Formazione clcll'Univcrsitir degli Studi di Torino.

Con iì

(,omune di Demonte

intb@arabafenicelib ri. it u't'rv.arabafenicelibri. it O Araba Fenicc'. Boves 2010

KL Fotocomposizione - Robilante (CN) - u'rvr"'klcuneo'it Stampa: Tipografia Comunecaziot.te - Bra (CN)

g e n n a i o 2 0 1 0

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RErl,RlNzn FOT(xì tu\FI(.1 tu

Le immagini presenti nell'inserto e a corredo del testo appartengono all'archivio della scuola di Festiona e della Comunità Montana Valle Stura.

La fotografia n. 9 dell'inserto fuori testo è stata gentilmente concessa cla Bernardino Desderi; la fotografia di pag. (r8 è di Miche Berra; la fotografia.di pag. 181.è dell'archi vio della Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Torino. Luca Privitera è I'autore delle fotografie di pag. 25,29,81, della foto n.'15 dell'inserto luori tcsto c tlella toto Ji copertin,r.

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lnclice

Presentazioni, di Regíone Píertott/a, Proulncla di Cuneo, Contrne di Dt'rur.tnte , Crttnunità Montana Valle Stura, U ffi c i o S co la s t t co Re gi o n d I e, I s t i t u / o C ct nt p rc t t s i u rt dì Dernontt,. Li niuersità tlcgli Studl dí Toríno,

Font)azlone pcr la Scuola tlella Compagnia di San Paolo pag. 5

lntroduzion e, di An to n e / Ia S ara cco

[. Culruna E scuor-A rN TERRE ALTE

>> IJ

1. Cultura alpina e scuola, diWerner Bcitzt,tg >> 25 2. Sulle Alpi è tutto più chiaro. cli Enrico Cantanni >> 29 l. I-listruzione nei paesi alpini.

Riflessioni fra storia e antropologia, di Puolo Sibilla >> Jj 4. Il territorio come laboratorio d'ascolto.

cli\ltlcntitrtrPort't'll,rn,t ,, 19

5.Dalla terra alla terra: riflessioni sul lavoro intorno alle vallate alpine,

' J t L r i r l ' C / r , r , l , t t t , , , . \ t t r t R t r l t t t . r , , 5 7

6. Le scuole di montagna in Piemonte , del Gruppo di

Lttuoro lutt'rlstttuztotttrle per le Scuole di lr4ontagna >> 7I

I I . T n n s c u o l A E c o M U N r r A

7. Percorsi culturali in Valle Stura, dí Stefuno Martíni > 81 8. Festiona: una scuola per la valle, di Antone/la Saracco > 89 9. Apprendere per scoperta, di)/ilmd Degio"ttttti > 129 10, Ricerca d'ambiente ffa scuola e territorio.

di Renato Grirnaldi > 161

ll.La comunità di Festiona:

una prospettiva di studio visuale,

di Sirnona Maria Cauagneror, >> 175 12. Nuto Revelli: la passione della ricerca , di Marco Reuelli > 181

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I n c l i c r

IIL Le vocE DEr pRorAcoNrsrr

11. Un intreccio di generazioni.La scuola di Festiona raccontata da ex-allievi e genitori,

tli lIaríd ,ldcldilr'Cìttllintt ,, 79t 14. Il ricordo degli ex-allievi,

tli rlrttrtrtcllu .Sdr,tccr:, c Yllma Degioonni >> 2I7 15. IJopinione dei genitori,

di Antottclh.Sdraccct e\,lihtta Deglotnni >> 259 16. Tracce della memoria: testimonianze,

di Anlonclh Saruccc.t e\/ilrtta Degioonní >> 2i9 17. Etnografia di un rituale: quando la curiosità

diventa ricerca. di Sard Dctnrtrltt >> 321

IV. Pnospnttn'r

18. Pluriclassi?, di LIdria Dcbent'dettt

19.La didattica collaborativa con la lavagna interattiva

multimediale. di Moriclla Bcrra >> 3)l 20. Luso di nuove tecnologie a Festiona,

l ' - l | 1 ,

tlt (.lattrlto ù4asic'rct >> )45

2l.Dalla storia locale alla storia europea, diWdltcr Cestnd ,, 35L

C o l l a b o r a z i o n i , , 3 6 )

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4. Il territorio come laboratorio d'ascolto

di Valentina

Porcellana

Comunità, identità, memoria, territorio. Sono concetti che, per l'uso quotidiano che ne facciamo, sembrano facili da com-prendere e politicamente inof'fensivi. In realtà, sono parole chia-ve della contemporaneità piene di rischi, sulle quali è necessario riflettere, poiché possono essere utrlizzate per ancorarci a ttn passato immaginato invece di aiutarci a guardarc al tttturc. c,'trl rnaggiore consapevolezza.

Come suggerisce Abner Cohen, la comut'rità esiste soltantcr nella mente dei suoi membri come rappresentazionc icleoloqicrr di una realtà molto più articolata e complessa, elaborata da indi-vidui e gruppi di potere. Nel mondo contemporaneo I'idea di comunità svolge, come quella di etnia, un ruolo essenziale nel fornire agli individui l"equipaggiamento simbolico' in cui

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I)o rcc-llana

.tc l.r loro cultura, è una 'carta' alla quale ricorrere, scegliendola nel nrazzo identitario quando più ci sembra utile.

Nor-r è necessario abolire il concetto di comunità (così come qLrello di cultura), bensì riconoscergli dinamicità e complessità. L'antropologo, nelsuo ruolo di mediazione, ha il con-rpito di rac-cogliere, dalle diverse componenti della società, narrazioni e rappresentaziont che, rielaborate collettivamente, possono ri-comporre il quadro compositc-r della storia comune.

Proprio in un momento storico in cr-ri riconoscizrmo nella mobilità un fattore carafterizzante della condizione umana, in cui il legame tra gruppi umani e specifici territori si fa più labile, si moltiplicano le strategie messe in atto da individui e gruppi per sentirsi parte di un insieme, per riconlporre genealogie e ra-dicarsi in territori clai contorni spesso inrrnaginati.

Comunità, identità, rnernoria, territorio diventano così gli strumenti attraverso i quali c()struire aLltorappresentazioni che garantiscano la sopravvivenza del gmp;'ro ncl confronto con I'al-terità. Per costruire il cerchio del 'noi' \'engono selezionati que-gli elementi culturali (lirrgua, credenze, istituzioni) che creano u n a d i s t a n z a d a c o l o r o c h e s i c \ d e c i s o d i c o n s i d e r a r e ' a l t r i d a noi'. Come un vessillo della propria diffèrenza, i segni distintivi scelti dal gruppo creano il gruppo stesso e lo rafforzano ogni vol-ta che sono esibiti. A questi elementi è attribuita una forte valen-za identitaria, non esente da clerive etnicizzanti. e sono utilizzatí come segno di distinzione tra insider e outsitJer.

Parlare di tradizioni culturali legate alla località può na-scondere il rischio di riferirsi a un tempo passato, non meglio p r e c i s a t o . i n c u i t u t t o e r a g e r r u i r r o . i n c o n t a n r i n a t o . i r n m o b i l e . Riscoprire il passato significa invece saper leggere la dinamicità, I'incrocio e rl métissage di idee e persone, in un incessante pro-cesso di negoziazioni, ibridazioni e cambiamenti. Quegli attri buti di diversità che arricchiscono I'idea stessa di incontro cul-turale possono invece essere utllizzati per rufforzare le distanze e le rivendicazioni di particolarismi spesso inesistenti. Anche i confini \rengono disegnati in base alle dinarliche di inclusione e di esclusione; essi sono dunque prodotti culturali e storici, pro-fondamente legati al tema dell'identità e della memoria. Paolo

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I I t e r r i t o r i o c o n r c l i r b o l l t o l i o t l ' r s c o i t o

Sibilla chiarisce molto ber-re che cosa si intende per limite e irontiera:

" B e n lungi dall'essere d e l l e e n t i t à n c u t r c o v i r t u a l i . s o n o n o z i o n i c h e li c h i a -nrano conclizioni cliffbrmi soggettc rr vrrlirrrr l seconda clelle circostanze ston-che. In ql,ant.'r produzíoni culrtrrali csse cliventano parte dei sisterri nornrati-v i , s i i s c r i nornrati-v o r - r o n e l l a m e m o r i a c o l l c t t i v a c s i i n t c r s e c a n o c o n le e s p e r i e n z e d i vita delle popolazioni. Essendo strLrttLlre cli signilicaro si raccordano con rap-;rorti sociali molteplici, specic con i rnotlclli cl'rrso cconomico del territorio e, p e r le lo r o v a l e n z e s i m b o l i c h e , h a n n r ' r r r n , r c v i t l e n t c r i s o n a n z a n e l l e c o s t r u z i o -n i c l e l l ' i m m a g i -n a r i c . r " ( S i b i l ì a . 2 ( X ) 6 . p , l ( . 2 t L a n o z i o n e d i c o n f i r - r e . . 1 u n q r : e . è p i r r t i c o l a r n l e n t e r i l e v a n t e n e l p r o c e s s o d i c o s t r u z i o n e i d e n t i t L t r i r r , , l i u n g r u p ' t l . r ' . F r e d r i k B a r t h p a r l a d i u n c o n f i n e s o c i i r l e c h e p u o p r t t i e t t a r s i s L r l te r r i t o -r i o , a t t -r a v e -r s o u n a c o s t -r u z i o n e c h e s e l e z i o n a . -r l i v c - -r l t a i r - r v o l t a . i f a t t o r i c u l t r - r r a l i c h e v e n g o n o r i t e n u t i L r t i l i . I n r r r e a a l p i n i r . p c r e s e m p i o , i c o n f i n i p o s s o n o a b b r a c c i a r e u n t e r r i t o r i o r i s r r e t t o . come quello della comunità di villaggio, o allargarsi pe r cc'rnr-prendere aree transn azíonali a cui sono ricontrscitrt( cru irtt('r'isti-che comuni o, ancora di più, abbracciare ì'intera 'conrunità clcl mondo alpino'. La 'scala' prescelta per leggere il territorio inrpli-ca anch'essa delle scelte consapevoli da parte di attori che Lrgi scono politicamente sul temitorio, in molti casi guidati dal since ro desiderio di valorizzarlo e di migliorarne la qualirà della vita per i sr,roi abitanti.

Poiché la modernità spaventa (così come la città, sinrbolo per eccellenza del distacco dell'uomo dalla 'natura'), si tenta un ritorno alla terra, alla campagna, alla montagna rurale da cui, in un tempo non troppo lontano, si fuggiva. Si aprono centri di do cumentazione sulla memoria orale e musei etnografici che mo-strano decine di oggetti di quella vita preir-rdustriale che costava iatica, ma che oggi si rimpiange (ma saremmo in grado di sop-portarla?). Nonostante i flussi globali che investono anche le più remote valli alpine, come sottolinea Cristina Rossi

" l a produzior-re c l i id e n t i t à e c u l t u r a d i m o l t i g r u ; . r p ' r i c o n t i n u a l g i o c e r s i [ . . . ] essenzialmente r.rella dimensione locale. che metodologicamente non

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Porcellana m o , p e r t 2 l n t o , t r i r s c u r a r c : i l u o g h i p r o d u c o n o appartenenza, rapi)resen trrzioni clell'alterità

(Rossi, 200), p. )2).

irnn.raginari. rnode'lli, senso cli e i n t e r p r e t a z i o n i d e l m o n c l o "

Ogni gruppo seleziona dalla sua storia quegli elementi sim-bolici, rituali e quelle pratiche sociali che sembrano poter rinsal-d a r e I' i . l e n t i t i c o l l e t t i v i ì p c r c e p i t a c o n l e m i n a c c i a t a d a l l ' a n o n i -mato e dalla solitucline. I1 concetto di madizione, come quello di memoria, enlerge. conle sottolinea Fabio Mugnaini, all'interno di una consiìpevole nrodernità. Non è dunque un prodotto del passato, ma "Llna riappropriazione selettiva di una porzione di esso, Llna filiazione inversA" i2004,p.)7). Siamo dunque costan-temente imprcgnati a selezionare cio che della storia può esserci utile: ma nor-r cr la r-nancanza di creatività che ci conduce a ripro-porre fornrulc sperirnentate cla coloro che ci hanno preceduto, bensì il clesicleric'r cli continuità, quel senso di apparente perma-nenza chc percepianro indispensabile per costruire la nostra iclentiti.

Cor-n'è facile intLrire, dunque, il tema della memoria è tutt'al-tro che ser-r-rplice cla aifrontare, data la sua natura di esperienza cumulatir,a e nello stesso ten-ìpo selettiva sia nella sua declinazio-ne individuale sia in quella collettiva e sociale, Dallo sguardo ri-volto al passato sta nascendo una rinnovata socialità o esso è in-vece sintomo di un malessere che ci impedisce di guardare al nostro futuro? Il passato, così come la ruralità, è forse un 'altro-ve' che desideriamo costmire per allontanarci dal disagio che ci investe?

Le iniziative spontanee, nate dal basso, dal reale bisogno delle persone di riunirsi, fare festa, lavorare insieme per uno sco-po comune sono quelle che dawero sco-possono incidere sulla qua-lità della vita di un individuo e di una collettivitzì. Possono essere l e r i s p o s t e r e a l i a l b i s o g n o c r e s c e n t e d i ' c o m u n i t à ' . M e n o u t i l i appaiono quelle iniziative calate dall'alto che pretendono di atti-vare la socialità, ma senza condivisione di finalità. di intenti, di esperienze.

Tra le istituzioni più vicine alle famiglie, la scuola occupa senz'altro un posto privilegiato. Accompagna i bambini in ur-r

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Il territorio conre laboratorio d'ascolto

lrrocesso di apprenclimento e di conoscenza e può, attraverso di Ioro, farsi strumento di formazione per gli adulti. Uscire dalla scuola per provare a fare 'esperienze di campo', come spesso è .rccaduto agli alunni di Festiona, significa ri-scoprire ciò che qLrotidianamente si ha intorno, guardandolo con occhi nuovi. Si-gnifica anche conoscere persone che lavorano sul territorio, per-ecpire fin da piccoli cli far parte di una rete di relazioni, di servi-zi. di attività in cui trovare 1a propria collocazione. Significa .rnche ascoltare tante voci e tante storie.

Lessere educati al confronto. al dialogo, all'ascolto in una società coffre quella attuale, che vive tensioni continue e crescen-ti, è più che mai importante e necessario. Come scrive Matilde (.allari Galli

ì .rntropologia puo anche essere consiclerata un modo di rif-lettere sui nostri .(rÌnportamenti, sulle nostre Lrsanze, sr,ri nostri valori, sulle nostre norme, pa-r'.rgonandoli incessirntemente con altri cornportamenti, altre usanze, altri va-lLrri. altre norme>> aiutandoci così a smascherare stereotipi e pregir-rdizi e po-:rtnclo le basi per irna profbnda conoscenzî di sé, oltre che dell'altro" ((lallari t ì r l l i , 1 9 9 9 , p . 1 2 ) .

Per i bambini, tutte le storie appartengono al passato. dun-qtÌe tutti i racconti hanno il valore dell'esperienza. Nesslrna vale i',iLr di un'altra, Limportante è abituarli, fin da piccoli. all',rsc<'l ;o. Pietro Clemente ci ricorda come

. \ s e o l t a r e i m p e g n u r t I r t e c o n t d r e . r t r e s t i t u i r c . : t [ ì o [ q ' 1 1 7 j 1 1 ' . ' e : i i r t . . t t t . r l r r r r r r ì i : r c l l , r p o l i f o n i a d e l l ' a n t r o p o l o g i a c t , r ' r t e n ì p c ) r a u c a ( ( . l e n r c n r c . l l r t i ' ) . p \ ' l l l r .

Forse è proprio questo che ci l-nanca tanio: ascc,ltarc ed esse-lc ascoltati. Ciascuno di noi ha qualcosa cli interessante da dire, ionrpresi i banibini, che ci sorprenclono ogni volta che cliamo lo-ro la possibilità di raccontarci come vedono il rnondo. I giovani, 1,r'oprio perché i più inquieti sul loro iuturo. devor.ro essere .rscoltati affinché possano esprimere i dubbi, le delusioni, i senti-rncnti forti che li animano. Solo così, dicendoli ad alta voce, po-: r'rnno fare meno paura. Troppo spesso si dà per scontato che gli .r,.lirlti siano troppo impegnati con il lavoro e la famiglia per

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P o r c c l I i u r r t

marsi un attimo e raccolltarsi. Forse è anche perché non ci si dà il tempo dell'ascolto che molte famiglie sono in crisi. Perché I'ascolto costa fatica. Ascoltare un anziano non significa soltanto rispondere ai suoi bisogni materiali, ma attivare quel meccani-smo empatico che crea il passaggio di conoscenze dzr una genera-zione all'altra. Significa accettare i suoi tempi lunghi, il ripetersi di gestie di parole. i silenzi. il dolore.

Tutto questo deve nascere spontaneamente all'interno delle famiglie, clelle istituzioni prir.narie di socialità che gettano le basi della convir'"n)n sociale, Certo, un antropologo, uno psicologo, un animatore culturale possono lanciare qualche messaggio che, se colto, può rarvivare qualche scintilla 'di comunità'. Ma trop-po spesso anche questi professionisti sono più impegn ati a cura-re il prodotto che il processo. Invece, è proprio il processo ad essere centrale: non è così importante che un rrìuseo, un centro di documentazione o un libro cli memorie'vengano bene', quan-to che si attivino processi di condivisione reale, iniziative che coinvolgano tutte le diverse componenti della società e non solo i 'soliti'benemeriti volontari, che con dedizione, ma in solitudi-ne, gestiscono un patrimonio che invece è collettivo, irutto di tante voci che si uniscono. Molti musei sono costruiti da una persona sola, per se stessa. Mausolei, Monumenti, senza dub-bio, nel senso celebrativo del termine. Ma quale futuro costrui-scono? E per chi?

Il compito degli esperti, in primo luogo degli antropologi, se le comunità non sono in grado di trovare da sole le modalità per ricomporsi. è quello di mecliare tra una serie di esperienze e di linguaggi, di stimolare i gruppi a far emergere quegli elementi della storia personale e collettiva che possono essere rimessi in circolazione dando forma a quello che viene definito 'patrimo-nio immateriale'. I1 riconoscimento degli 'altri', compresi i più giovani, i nuovi arrivati, i soggetti più deboli e marginali, quali portatori di cornpetenze e saperi, è un elemento centrale per creare vera condivisione. In questo senso la scuola può farsi stru-mento interculturale, laboratorio di ascolto per la formazione di u n a n u o v a c i t t a d i n a n z a a t t i v à e c o n s a p e v o l e . G l i i n s e g n a n t i . i n maniera non diversa dagli antropologi, devono affínare le loro

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Il territorio conrc laboratorio d'ascoìto

capacità di ascolto, condivisione, traduzione e interpretazione clei contesti per farsi mediatori culturali. La posta in gioco non è solo quella di migliorare la pratica educativa, ma di concomere a costruire un modello culturale che sappia valortzzare gli apporti locali senza rinunciare al confrc,nto con altri contesti e con la tÌlobalità.

Riferimenti

bibliografi

ci

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Riferimenti

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