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Menopausa: è cambiato qualcosa?

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Academic year: 2021

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469 Giorn. It. Ost. Gin. Vol. XXVII - n. 11/12

Novembre-Dicembre 2005

© Copyright 2005, CIC Edizioni Internazionali, Roma

e d i t o r i a l e

Sono ormai tre anni che lo studio del National Institute of Health denominato Woman Health Initiative (WHI) ha mosso le quiete acque del mondo della menopausa trasformandole in un tor-rente impetuoso in un canyon profondo come quello del Colorado River.

L’impressione che se n’è avuto per noi che ci occupavamo del problema, è stata proprio quella di essere stati catapultati da una quieta barca a pesca di anguille alle foci del Po su un kayak che rischia di inabissarsi nelle rapide del Colorado!

Ma questo è stato salutare perché dopo il primo stupore ed i primi commenti a caldo

(Gyne-cological Endocrinology 2002; 16:255-257) in cui si facevano analisi immediate anticipando già

una serie di considerazioni di fondo sullo studio americano che si sono poi rivelate vere nella loro pienezza, ci siamo “tirati sù le maniche” e ci siamo dati da fare per capire non solo quello che era avvenuto, ma soprattutto dove avevamo sbagliato.

Ma, ahimé, la ricerca vive del denaro che la rende possibile, e nel settore della menopausa si sono immediatamente seccate la gran parte delle disponibilità provenienti da fondi privati e la quasi totalità dei finanziamenti pubblici. Il quadro era quello del “saluto al caro estinto”!

Riviste importanti rifiutavano lavori scientifici senza averli nemmeno sottoposti al vaglio dei re-visori; dopo 72 ore la risposta degli editors era che l’argomento era già “definitivamente chiarito!”

Ma la ricerca che è anche sinonimo di curiosità, di ingegno e di caparbietà, non si è fermata di fronte a questi ostacoli!

Vedrete nella bibliografia dei lavori che seguono quanti contributi sono apparsi dopo il Luglio del 2002 e come, se da una parte, sempre più potente veniva favorita la pubblicazione dei dati dello studio WHI rinforzati poi dallo studio Inglese sul carcinoma della mammella e chiamato Million Women Study (MWS), dall’altra ricercatori da entrambe le rive dell’Atlantico ed in particolare dall’Europa, contestavano puntualmente l’interpretazione dei dati Americani ed Inglesi.

L’avere impostato uno studio, il WHI, con una selezione di soggetti trattati tutti con la stessa terapia, che per oltre il 60% erano di fasce di età che mai si pensava dovessero essere trattati, l’inclusione di grandi percentuali di pazienti con sindrome metabolica, obesità, ipertensione, e di soggetti totalmente asintomatici cui si andava a chiedere se la terapia gli avesse migliorato la qua-lità della vita senza utilizzare neppure criteri di valutazione specifici per la post-menopausa e per i sintomi che la terapia va a correggere, era ormai sotto gli occhi di tutti.

Non voglio poi tediare chi mi legge con le critiche di base che abbiamo fatto al MWS (Gyneco-logical Endocrinology 2003; 17: 359-362): non ci voleva molto a capire che l’impostazione

epide-miologica e l’approccio diagnostico dello studio Inglese contenevano tali e tanti motivi di errore o di imprecisione che la validità globale dello studio era del tutto risibile!

Ecco allora che le voci dei singoli sono poi diventate quelle delle moltitudini…

La International Menopause Society riunitasi a Vienna ha espresso con un documento (Cli-macteric Medicine: where do we go?) tutte le sue perplessità e gli auspici che le ricerche ulteriori

po-tessero chiarire i punti controversi e far capire quello che taluni avevano sempre pensato, e cioè “a ciascuno il suo”! Siamo individui, siamo diversi, ed abbiamo bisogno di tutele e di cautele diverse, e quindi di terapie individualizzate.

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I rischi non sono gli stessi, risentono delle caratteristiche genetiche, della storia personale, della vita pregressa con le sue patologie, ma anche con il carico psicologico che essa stessa dà a ciascuno di noi; lo stress, il modo di viverlo, di superarlo, di subirlo, sono una delle forze che scardinano le difese dell’individuo, e di tutto questo risentono anche rischi soggettivi, risposte ai farmaci, neces-sità di approfondimenti diagnostici individualizzati.

Ecco allora che ho ritenuto opportuno riunire un gruppo di amici chiedendo loro di esprimere ciascuno dal proprio punto di vista come, dalla pre-menopausa alla menopausa tardiva, si fossero modificate le nostre conoscenze e quale potesse essere il ruolo di un ginecologo attento e quali gli spunti di ricerca per il futuro.

Da esperto delle patologie d’organo ad esperto delle patologie di genere, questa è l’evoluzione della ginecologia moderna, ed in questa hanno avuto profondo impatto dubbi, incertezze, quesiti che sono sorti dopo questa turbolenta rianalisi del mondo della menopausa.

A tutto questo è dedicato il fascicolo che segue…buona lettura…

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