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Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico e le implicazioni in agricoltura. Gennaio-marzo 2012

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Andamento climatico e implicazioni in agricoltura – I trimestre 2012 1 Servizio tecnico Ambiente ed uso delle risorse naturali in agricoltura Resp. Guido Bonati Ambito di ricerca Politiche per l’ambiente e l’agricoltura Resp. Antonella Pontrandolfi Progetto Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le

calamità naturali

Responsabile di progetto Antonella Pontrandolfi ([email protected])

Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico e le implicazioni in agricoltura. Gennaio-Marzo 20121

Il documento è disponibile sul sito www.inea.it

La nota è a cura del responsabile di progetto.

Stesura: Teresa Lettieri paragrafi 1.1,1.2,1.3, 2, Roberto Nuti paragrafo 3 Rilevamento dati e informazioni e supporto alla stesura del paragrafo1.4:

Domenico Casella, Anna Maria Lapesa, Teresa Lettieri, Dario Macaluso, Manuela Paladino, Stefano Palumbo, Gianluca Serra, Rossana Spatuzzi

Revisione paragrafo 1.4: Teresa Lettieri

1

L’attività di monitoraggio non sarebbe stata possibile senza la collaborazione delle seguenti Istituzioni: MIPAAF – Ufficio Gestione del rischio in agricoltura;

Regione Valle d’Aosta - Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente - Institut agricole régional della Regione Valle d’Aosta; Regione Piemonte - Direzione Ambiente (http://www.regione.piemonte.it/acqua/download/giornaliere.htm); Regione Veneto (http://www.floods.it/public/index.php);

Regione Lombardia – Enti Regolatori dei Grandi Laghi (http://www.laghi.net/);

Provincia Autonoma di Trento- Dipartimento Protezione Civile Servizio Prevenzione Rischi Ufficio Dighe (http://www.floods.it/public/index.php);

Regione Emilia-Romagna- Agenzia Regionale Prevenzione e Ambiente dell’Emilia-Romagna (http://www.arpa.emr.it/sim/?osservazioni_e_dati);

Regione Toscana- Servizio Idrologico Regionale Centro Funzionale di Monitoraggio Meteo-Idrologico (http://www.cfr.toscana.it/) ;

Regione Molise - Molise acque; Consorzio regionale Molisano di difesa; Protezione civile centro funzionale della Regione Molise; Regione Lazio- Ufficio Idrografico e Mareografico (http://www.idrografico.roma.it/default.aspx);

Regione Puglia- CdB Capitanata, CdB Stornara e Tara, CdB Terre d’Apulia, Associazione Regionale Consorzi Difesa Puglia, AdB Puglia;

Regione Campania – CdB Destra Sele; CdB Ufita; CdB Velia; Servizio Protezione civile - Comune di Napoli;

Regione Basilicata – AdB Interregionale della Basilicata; CdB Vulture Alto Bradano; CdB Alta Val d'Agri; CdB Bradano-Metaponto;

Regione Sicilia – Assessorato dell’Energia e dei servizi di pubblica utilità Dipartimento dell’Acqua e dei rifiuti; Osservatorio delle Acque; Servizio informativo agrometeorologico siciliano;

Regione Sardegna - ARPAS Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna; Distretto Idrografico della Sardegna -Servizio tutela e gestione delle risorse idriche; Ente Acque della Sardegna; LAORE Sardegna.

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Andamento climatico e implicazioni in agricoltura – I trimestre 2012 2

Indice

Pag.

Introduzione 3

1. Settore agricolo e problematiche emerse 5

1.1 Incidenza dell’andamento meteorologico sui comparti agricoli 5

1.2 Nord Italia 11

1.3 Centro Italia 15

1.4 Sud Italia e Isole 17

2. Quadro climatico di riferimento 20

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Andamento climatico e implicazioni in agricoltura – I trimestre 2012 3 Introduzione

L’attività di monitoraggio sull’andamento climatico e le implicazioni sulle attività agricole si è avviata nel 2000-2001, in relazione alle esigenze di supporto informativo del MiPAAF e delle Regioni sulle aree soggette a crisi idriche ed eventi siccitosi del Sud e Isole; un’ulteriore richiesta è giunta sulle regioni del Centro Nord con la siccità verificatasi nel 2003 nei bacini settentrionali (note informative mensili e trimestrali sul monitoraggio della stagione irrigua).

I contenuti e i risultati dell’attività hanno suscitato anche l’interesse dell’ufficio del MiPAAF che gestisce il Fondo di solidarietà nazionale, che ha chiesto un supporto sui danni richiesti e da riconoscere alle Regioni attraverso attività di analisi ed elaborazioni sull’andamento meteorologico e le implicazioni per il settore agricolo. Nel 2009 è stato quindi finanziato il progetto INEA “Attività di supporto e assistenza tecnica alla programmazione dei fondi previsti per le calamità naturali”, tra le cui attività principali è inclusa l’analisi dell’andamento climatico rispetto a eventuali disagi o danni in agricoltura a seguito di eventi estremi.

Rispetto alle finalità iniziali, legate alle crisi idriche nel corso delle stagioni irrigue, l’attività si è ampliata nel corso degli anni, poiché le problematiche emerse a carico dell’agricoltura non riguardano solo i fenomeni siccitosi, ma comprendono nelle diverse aree del Paese una più complessa alternanza di anomalie climatiche ed eventi, quali fenomeni precipitativi intensi, grandinate, gelate tardive, esondazioni, alluvioni, siccità, che nell’insieme generano nel corso dell’anno disagi o modifiche nelle condizioni fitosanitarie, nelle fasi fenologiche, nelle rese qualitative e quantitative delle produzioni, nonché danni e disagi alle strutture e infrastrutture connesse all’attività agricola.

Per tali motivazioni, l’INEA ha riorganizzato a partire del 2011 la nota informativa nazionale, rendendola più funzionale e corrispondente alle esigenze informative sull’andamento climatico e le implicazioni in agricoltura. Inoltre, i risultati dell’attività di monitoraggio e analisi svolta nel progetto sono riportati in un formato più divulgativo, con una nuova versione della nota nazionale più snella e direttamente finalizzata alla descrizione degli eventi e dei danni sul territorio nazionale.

Per quanto riguarda i dati meteorologici (temperature e precipitazioni), è operata una sintesi funzionale dei dati CRA-CMA, introducendo le medie climatiche 1971-2000 e utilizzando gli scarti dalle medie per evidenziare le anomalie intercorse. In collaborazione con l’ufficio del MiPAAF che gestisce i fondi per le calamità naturali, si è inteso completare il quadro dell’andamento e degli eventi attraverso una breve disamina degli atti di riconoscimento dei danni su cui le Regioni hanno fatto richiesta nei mesi precedenti.

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Il lavoro descritto ha risvolti di analisi nel breve periodo sulle problematiche della singola stagione, ma ha una sua importanza anche nelle analisi di medio e lungo periodo. L’attività risulta centrale e in prospettiva di grande interesse, in quanto, analizzando tutti i dati raccolti negli anni, sarà possibile contribuire alle analisi sugli effetti dei cambiamenti climatici sulle pratiche agricole e sull’andamento del settore, e sarà possibile trarre spunti di riflessione sulle politiche di adattamento del settore agricolo.

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Andamento climatico e implicazioni in agricoltura – I trimestre 2012 5 1. Settore agricolo e problematiche emerse

1.1 Incidenza dell’andamento meteorologico sui comparti agricoli

L’andamento della stagione invernale è stato segnato da un generale stato siccitoso, che già nel periodo autunnale si era manifestato con una certa frequenza nelle regioni tirreniche centrali e in tutto il Nord, determinando una situazione di preallerta nel settore agricolo in vista della stagione primaverile. Le condizioni di deficit idrico assestatesi nel periodo ottobre-dicembre 2011 a seguito delle alte temperature e dalla mancanza di precipitazioni non sono state recuperate dagli eventi di carattere alluvionale e dalle precipitazioni nevose del I trimestre del 2012, in particolare del mese di febbraio (scheda 1). Una serie di criticità si sono verificate a causa del gelo e del maltempo, in particolare il gelo ha complicato ulteriormente lo stato delle colture in campo. Il mese di marzo, molto caldo e secco, ha visto un peggioramento delle condizioni di bilancio idrico nel Centro-Nord.

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Scheda 1 – Maggiori problematiche nel settore agricolo Gennaio-Marzo 2012

Piemonte

 Maltempo: gelate nelle province di Cuneo, Alessandria, Torino; danni da neve (crolli strutture e rotture /spacco alberi da frutto) nelle province di Novara, Verbano Cusio Ossola, Alessandria e Cuneo

 Siccità in provincia di Asti Liguria

 Maltempo: gelate nelle province di Imperia e Genova; danni da neve in provincia di Savona Lombardia

 Siccità nelle province di Varese, Mantova, Bergamo, Brescia e Sondrio

 Maltempo: danni da neve in provincia di Varese; gelate nelle province di Bergamo, Pavia, Como e Lodi Emilia-Romagna

 Siccità diffusa

 Maltempo diffuso: danni maggiori da neve e gelo (crolli abitazioni, stalle fienili, ricoveri attrezzi) nelle province di Forlì-Cesena, Rimini, Reggio Emilia, Ravenna, Modena

Veneto

 Maltempo: danni da gelo nelle province di Venezia, Padova e Belluno  Siccità nelle province di Belluno, Vicenza e Venezia

Friuli-Venezia Giulia

 Siccità nelle province di Pordenone e Gorizia Toscana

 Maltempo: gelate nelle province di Livorno, Arezzo, Siena; danni da neve nelle province di Siena e Grosseto  Siccità diffusa

Umbria

 Maltempo: danni da neve e gelo nelle province di Terni e Perugia  Siccità nella provincia di Perugia

Marche

 Maltempo: danni da neve nelle province di Pesaro, Ancona e Ascoli Piceno Abruzzo

 Maltempo: danni da neve nelle province di Pescara e L’Aquila Molise

 Maltempo: danni da neve nella provincia di Isernia Lazio

 Maltempo: danni da neve nelle province di Frosinone, Roma, Viterbo e Rieti  Siccità nella provincia di Viterbo

Campania

 Maltempo: danni da neve nelle province di Avellino e Benevento, danni da neve e gelate nella provincia di Caserta Puglia

 Maltempo: danni da neve nelle province di Foggia, Bari e Taranto; piogge persistenti e grandinate nelle province di Brindisi e Lecce

 Siccità nella provincia di Foggia Basilicata

 Maltempo: danni da neve nella provincia di Potenza; gelate e danni da neve nella provincia di Matera Calabria

 Maltempo: danni da gelo nelle province di Catanzaro, Cosenza e Crotone; piogge alluvionali nella provincia di Reggio Calabria

Sicilia

 Maltempo: danni da gelo nella provincia di Catania; nubifragi e grandinate nelle province di Siracusa, Catania e Agrigento

Sardegna

 Maltempo: danni da nevicate e gelate nelle province di Nuoro, Oristano e Cagliari  Siccità nelle province di Sassari e Oristano

Fonte: INEA 2012

In termini di disponibilità idriche, la situazione si presenta delicata e preoccupante in vista della stagione irrigua primaverile-estiva. Tra i bacini a più elevato rischio siccità, si

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Andamento climatico e implicazioni in agricoltura – I trimestre 2012 7

segnala quello del fiume Arno2, che ha fatto rilevare la portata più bassa dal 1930 e una

capienza dell’invaso del Bilancino (FI), principale serbatoio di accumulo nel bacino, attestata sui 37 milioni di m3 a fronte dei 69 di capienza massima. Non meno preoccupanti sono le

condizioni degli altri invasi presenti sul territorio toscano3, come la diga di Levane e di Penne,

la diga di Montedoglio e la diga di Calcione, tutte e a servizio di aree con colture orticole, mais e coltivazioni destinate alla zootecnia.

In Friuli Venezia-Giulia4 non sono state segnalate riserve di neve in montagna, il livello

del fiume Tagliamento è accertato sotto la media stagionale e il livello di falda, rispetto al 2011, risulta diminuito.

In Veneto, alla riduzione dei deflussi dei fiumi Brenta e Bacchiglione di oltre il 60% e al deficit del 67% rispetto alla media del manto nevoso presente sulle Prealpi, si è aggiunto il problema della risalita del cuneo salino (strettamente connesso alla siccità), non contrastato dalla esigua portata dell’Adige.

Analoga situazione per Piemonte e Lombardia, dove il livello del Lago Maggiore ha registrato -60 cm rispetto alla media stagionale, seguito dal Lago di Garda 30 cm), Iseo (-30cm) e Como (-15 cm).

In Emilia-Romagna5 il debole beneficio offerto dalle nevicate di febbraio è servito a

rivitalizzare parzialmente il livello di acqua nelle falde, me nei bacini idrografici la situazione non risulta migliorata dopo il maltempo dei primi mesi dell’anno: a fine marzo la diga di Ridracoli (provincia di Forlì-Cesena) ha fatto rilevare un deficit di circa 14 milioni m3 sui 33 di

volume massimo. L’ARPA Emilia-Romagna ha valutato l’indice di deficit di precipitazione (SPI –Standardized Precipitation Index) alla scala temporale di 3 mesi (siccità estrema pianura Ferrarese e crinale dell’Appennino Bolognese) e 6 mesi (siccità intensa province di Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna e costa romagnola). Inoltre, il monitoraggio delle portate del fiume Po indica che per il periodo gennaio-marzo 2011 le portate medie mensili sono sempre state inferiori a quelle corrispondenti del periodo di magra 2003-2007, anche se superiori ai valori di minimo storico.

Al Sud, la siccità ha colpito solo alcune aree, con particolare intensità la Capitanata in provincia di Foggia6, dove dopo le semine novembrine il grano ha presentato subito difficoltà

di accrescimento.

2 Autorità di bacino del fiume Arno (www.adbarno.it) 3 Terra e Vita n°13/2012

4 Terra e Vita n°13/2012

5 Terra e Vita n°13/2012; Arpa Emilia-Romagna (www.arpa.emr.it) 6 Terra e Vita n°13/2012

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La Sicilia è stata attraversata in due occasioni da un’ondata di maltempo piuttosto violenta con nubifragi, allagamenti e movimenti franosi. A febbraio, su alcune zone del versante jonico e in marzo anche sulla costa meridionale, nelle province di Catania, Siracusa, Ragusa, Agrigento e Trapani, piogge alluvionali e forte vento hanno scoperchiato numerose serre mentre gli agrumeti dell’area hanno risentito degli estesi allagamenti.

Come già accennato, l’evento eccezionale di natura nivale7 che ha interessato quasi tutta

la penisola durante il mese di febbraio si è distinto in una prima ondata, caratterizzata da cumuli di neve variabili e particolarmente consistenti su diverse aree del Paese, e da una seconda fase, in corrispondenza della quale al fenomeno si sono aggiunte temperature estremamente basse che hanno determinato altre criticità. Infatti, le abbondanti nevicate hanno ostacolato il trasporto dei prodotti deperibili (ortofrutta) a causa del blocco della circolazione sulle principali arterie stradali nazionali; hanno impedito il raggiungimento delle aree rurali che per diversi giorni hanno sofferto l’isolamento dai principali punti di approvvigionamento con le conseguenze immaginabili per gli allevamenti (morte di numerosi capi di bestiame, aborti per il freddo eccessivo e malattie diffuse soprattutto negli allevamenti avicoli, contrazione delle produzioni di latte). Il settore zootecnico ha registrato, insieme agli altri comparti colpiti, le perdite più significative aggravate dall’impossibilità di attivare gli impianti di mungitura per i continui black-out elettrici, dal congelamento delle condutture dell’acqua e dal cedimento di diverse strutture aziendali, utilizzate per il ricovero degli animali, sotto il peso della neve. Crolli di serre e abbattimenti di alberi da frutta sono stati registrati diffusamente nelle aree più investite dalle nevicate, mentre ovunque la discesa delle temperature ha sensibilmente incrementato il consumo di gasolio per il riscaldamento delle aziende e degli impianti agricoli. Ad acuire la situazione di difficoltà, le temperature polari dei giorni successivi hanno inciso particolarmente con evidenti danneggiamenti da freddo sui prodotti orticoli e sulla frutta, ai quali i mercati hanno risposto con speculazioni sui prezzi, con rialzi non sempre legati alle difficoltà nel rifornimento dei prodotti8 (l’aggravio della

spesa ha oscillato tra il 10% ed il 30%, in particolare per bietole, cicorie, indivie, lattughe e per alcuni prodotti frutticoli quali le clementine nazionali).

Una prima mappatura9 delle regioni investite dalle nevicate e dal gelo ha individuato: il

Piemonte, con temperature gelide anche in pianura e una stima iniziale dei danni intorno ai 50 milioni di euro per l’ortofrutta; la Liguria, le cui colture orticole e floricole a rischio congelamento hanno necessitato del riscaldamento costante delle serre; la Lombardia e l’Emilia-Romagna (che ha richiesto lo stato di calamità naturale per crolli e danni nelle

7 Agrapress 30-31/01/2012; 01-02/02/2012 8 Agrapress 06/02/2012

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strutture zootecniche); la Toscana, le Marche, l’Abruzzo e il Lazio, dove si è registrato l’isolamento di numerose aree rurali, allevamenti privi di foraggio e mangimi, danni ad oliveti e vigneti; il Molise, con bufere di neve che hanno compromesso l’utilizzo di serre, capannoni, impianti produttivi e coltivazioni; la Puglia, la Basilicata, la Campania e la Calabria, che hanno segnalato situazioni di difficoltà sebbene di diversa portata.

Figura a – Aree con le maggiori problematiche (danni o forti disagi) nel settore agricolo - I trimestre 2012

Fonte: elaborazioni INEA 2012

Le migliori condizioni meteorologiche sopraggiunte al termine di febbraio e continuate poi a marzo, che, pur facendo riemergere il problema della siccità, hanno comunque permesso nei bacini del Nord la ripresa delle semine primaverili.

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Le rilevazioni dell’ISTAT10 in merito alle intenzioni di semina per l’annata 2011-12

hanno segnalato un aumento significativo delle superfici destinate al frumento tenero (+19%) e duro (+11%) e ai cereali minori (orzo +19%, avena +13%,). A livello regionale, i dati ISMEA11 hanno rilevato: aumenti per il frumento duro in Puglia, nelle Marche (+15%) e in

Sicilia (+20%) e contrazioni in Basilicata (-10%); per il tenero, un forte aumento in Emilia-Romagna (+25%), Veneto (+35%) e Lombardia (+20%) e contrazione in Piemonte anche se lieve (-2%).

Infine, si segnala che in generale a livello internazionale il quadro meteorologico è stato caratterizzato da una serie di anomalie che hanno pesato sull’andamento delle produzioni locali e dei mercati nazionali e internazionali. In Ucraina, le forti gelate della seconda metà di gennaio e di tutto febbraio hanno compromesso la produzione frutticola delle aree meridionali e orientali e la stessa integrità degli impianti con conseguenze ipotizzabili sulle produzioni dei prossimi anni. In Marocco12 la mancanza di piogge e l’ondata di freddo ha

danneggiato il 78% dei 18.000 ettari coltivati a canna da zucchero, costringendo i produttori di barbabietole a una contrazione delle superfici seminate di circa il 50% e circa 10.000 ettari a cereali con una riduzione del 30% del raccolto. Le alluvioni che hanno investito il Perù13

durante il mese di febbraio hanno distrutto diverse piantagioni di banane, ma anche di cocco e riso. Argentina, Messico e Portogallo14 hanno sofferto i risultati di un lungo periodo siccitoso

che ha interessato diverse aree di ciascun Paese. In Portogallo, la scarsità di piogge della regione di Algarve ha inciso sulla pezzatura di arance, rifiutate dal mercato; in Argentina, la zona di Tucuman, vocata alla produzione di limoni, ha rilevato un ritardo di circa un mese nella raccolta a causa della siccità richiedendo un’azione di sostegno del Governo per la commercializzazione sul mercato nord-americano. In Messico si ripropone anche questo come lo scorso anno il problema della siccità, responsabile della perdita dell’80% della produzione di fagioli e del 50% della produzione di grano e mais.

I danni subiti dalle coltivazioni di soia15 a causa della siccità del Sud America hanno

obbligato il Dipartimento per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) a peggiorare le stime di produzione dell’area, che rappresenta quasi la metà dell’offerta mondiale: Brasile, Argentina e ancora di più il Paraguay hanno registrato una diminuzione dei quantitativi preventivati e un arresto delle quotazioni, in antitesi con gli andamenti del periodo che generalmente vedono

10 Istat 08/02/2012

11 Agricolturaonweb 23/03/2012 12 Agrapress 06/03/2012

13 Freshplaza 21/03/2012

14 Freshplaza 09/02/2012;22/03/2012; Agrapress rassegna estera 20/12/2012 15 Il Sole 24Ore 10/03/2012

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diminuire l’export Usa, ancora abbastanza sostenuto nonostante la campagna di raccolta a termine, per l’arrivo della produzione sudamericana.

1.2 Nord Italia

Il periodo invernale in Valle d’Aosta, almeno inizialmente, si è presentato con temperature relativamente miti rispetto al periodo, tanto da comportare precipitazioni di carattere nevoso non significative sul territorio regionale. Ciò da un lato ha consentito lo svolgimento di alcune operazioni come la fertilizzazione organica sui prati, perché privi di gelo, ma dall’altro ha impoverito le riserve idriche, visto che le nevicate con l’avanzare dell’inverno si sono mantenute su cumulati piuttosto ridotti. L’innalzamento delle temperature, poi, con l’avvicinarsi del periodo primaverile ha condotto la vegetazione ad un anticipo dello stadio fenologico rispetto all’anno precedente: infatti, il soddisfacimento del fabbisogno in freddo dei fruttiferi ha consentito una regolare ripresa vegetativa e le drupacee più precoci nelle aree favorite da temperature ottimali hanno manifestato le prime fioriture. Analogamente, vigneti e prati e pascoli hanno riattivato le proprie funzioni presentando, anche in questo caso, un anticipo vegetativo.

L’avvio del trimestre invernale in Piemonte ha sofferto in alcune zone (Langa Astigiana) dell’emergenza idrica già segnalata ad ottobre dell’anno precedente e che aveva creato diverse difficoltà agli allevamenti rimasti senz’acqua. Situazione di preoccupazione anche per i coltivatori di grano diffusi nel Nord Astigiano, in relazione allo stadio vegetativo delle piantine ancora non abbastanza insediate a livello radicale, e per i frutticoltori impensieriti da eventuali gelate a carico degli alberi dopo un lungo periodo di temperature miti. La perturbazione nevosa che a fine gennaio ha cominciato ad imperversare sul territorio piemontese ha moderato i rischi della siccità incombente, ma d’altro canto ha reso impraticabili molte strade, soprattutto rurali e interpoderali di collina e di montagna, rendendo difficili gli spostamenti di merci e gli approvvigionamenti aziendali. Le gelate hanno creato problemi anche nel comparto ortofrutticolo: cicorie, carciofi, broccoli, olivi e frutteti hanno subito forti sbalzi termici dopo che le temperature d’inizio inverno avevano innescato l’avvio anticipato della fase vegetativa. Diversi danni sono stati segnalati dalle aziende a causa di crolli dovuti al peso della neve. Gli impianti antibrina, inoltre, non sempre e ovunque sono riusciti a tutelare contro il gelo la gemmazione di kiwi, pesche, albicocche e susine. La zootecnia piemontese ha assistito a un calo della produzione di latte per gli animali inibiti nello stimolo a bere a causa del gelo; i greggi transumanti di pecore hanno patito la presenza della neve ghiacciata sull’erba costringendo il rifornimento di foraggi a prezzi anche triplicati.

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A fine marzo, comunque, nonostante le abbondanti nevicate, l’allerta siccità è tornata nuovamente a preoccupare gli agricoltori di aree come l’Alessandrino.

Anche in Liguria sono stati significativi i danni da neve e gelo su orti, oliveti e coltivazioni floricole. Diversi sono stati i disagi per le imprese agricole a causa dei cumuli di neve, della formazione di ghiaccio del congelamento delle tubature (approvvigionamento di fieno e mangimi). Gli oliveti hanno da subito mostrato problemi sulle drupe e con lo spacco del tronco, ma il danno sulla produzione sarà visibile solo dopo qualche tempo. Nel Savonese, sono stati segnalati danni alle piante da fronda ornamentale, in alcuni casi distrutte e quindi da sostituire; nella pianura di Albenga e Andora (SV), gelo e vento freddo hanno danneggiato coltivazioni di carciofi, fave e lattughe.

In Lombardia l’inizio inverno mite e la mancanza di precipitazioni hanno subito fatto nascere preoccupazioni per le risorse idriche in pianura padana: la magra del Po e di molti fiumi appenninici e alpini, come il livello del lago di Garda calato rispetto all’autunno nonostante l’assenza di emungimenti dal Mincio, hanno rappresentato i fenomeni più gravi. Anche l’insediamento di temperature rigide intorno alla metà di gennaio non è stato accompagnato da alcun fenomeno precipitazionale. Nel Mantovano, ad esempio, l’emergenza idrica si è manifestata sin dagli inizi di dicembre dopo quattro mesi di assenza di piogge e con il bacino del Sarca, immissario del lago di Garda, scarsamente innevato. Il passaggio della perturbazione di tipo nevoso di inizio anno ha poi creato una serie di problemi anche nel territorio lombardo: nel Bergamasco le difficoltà maggiori si sono avute negli allevamenti da latte a causa del congelamento degli abbeveratoi; negli allevamenti di suini la spesa per il riscaldamento è salita notevolmente; stessa situazione nelle serre, dove i floricoltori sono stati costretti, per non perdere il prodotto, a mantenere la temperatura sui 5-6°C nelle 24 ore. Nell’area di Como e Lecco, il gelo ha fortemente penalizzato gli alveari, con un innalzamento del tasso di mortalità (nel Comasco, dei 6.000 alveari ne sarebbero scomparsi circa 2.500). Il rialzo termico improvviso del mese di marzo ha limitato le possibilità di rimpinguamento delle falde dopo le nevicate di febbraio, in quanto il manto nevoso si è sciolto velocemente. Per sfruttare l’umidità residua presente nel terreno, molti agricoltori hanno anticipato di circa 15-20 giorni le semine del mais per non avere terreni troppo secchi, ma vi è il timore sulla necessità di dover provvedere a irrigazioni di soccorso per far germinare i semi se la situazione dovesse permanere inalterata. Il lago d’Iseo a Sarnico, secondo i dati del Consorzio dell’Oglio, da fine febbraio non è mai salito al di sopra dello zero, presentando un calo costante e sempre più spesso picchi negativi. L’allarme siccità si è esteso anche al Bresciano: il Consorzio dell’Oglio ha attivato iniziative volte al risparmio di acqua diminuendo la portata del fiume Oglio per non rischiare di giungere all’inizio della stagione irrigua senza acqua a

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sufficienza per i terreni serviti tra Brescia, Bergamo e Cremona. Situazione analoga per il Lago d’Idro, per mantenere il cui livello il Consorzio del Chiese ha diminuito la portata del fiume.

In Friuli Venezia-Giulia è stato emanato lo stato di pre-allarme siccità. Il Consorzio Ledra Tagliamento ha comunicato che le precipitazioni tra settembre 2011 e gennaio 2012 sono diminuite del 60% rispetto allo stesso periodo del 2010 e il livello delle falde a gennaio 2012 ha segnalato un abbassamento medio di circa 4 m rispetto a gennaio 2011. Tra le colture in sofferenza, i cereali autunno-vernini, colpiti anche dal forte vento, che secondo una prima valutazione dovrebbe condurre a un diradamento dei frumenti del 10-15%, mentre è difficile prevedere se e come l’irrigazione di soccorso potrà essere attivata.

La morsa del gelo ha rappresentato per il territorio del Veneto la costante dell’andamento meteorologico del mese di febbraio, che, al contrario delle regioni limitrofe, non ha risentito delle nevicate pressoché inesistenti o comunque molto ridotte. Non inferiori, tuttavia, sono stati i danni del gelo sui campi dove radicchi, cavoli, verze, olivi alberi da frutto e viti hanno sofferto le temperature rigide protrattesi per diversi giorni. Ovviamente, il bilancio energetico ha rappresentato l’altra voce gravata da costi eccessivi per l’indispensabile riscaldamento delle serre e delle stalle. L’intensità del gelo e la frequenza con il quale si è manifestato ha determinato sul mercato ortofrutticolo regionale alcuni problemi speculativi legati all’improvviso ed ingiustificato aumento dei prezzi al consumo segnalato dalle associazioni di consumatori locali. Tra gli effetti dell’ondata del maltempo sul Veneto si è distinta la situazione della costa orientale, colpita dalla bora, responsabile delle tempeste di sabbia sul litorale di Jesolo e dell’abbattimento di alberi. Le aziende agricole dislocate in questa porzione di territorio hanno segnalato danni alle serre e alle colture di ortaggi divelte insieme ad alberi da frutta e viti. Segnalazioni in merito alle conseguenze del grande gelo sono pervenute anche dall’areale di Chioggia, dove essendo risultato impossibile il trapianto le coltivazioni di radicchio, tipiche dell’area, hanno subito un arresto produttivo obbligato e, secondo un primo bilancio, una perdita significativa di prodotto. Stessa sorte per la valeriana coltivata nelle serre del Cavallino che sebbene riparata dal freddo non ha potuto continuare il ciclo di lavaggio del prodotto per il congelamento delle condutture d’acqua. Secco e gelo nel Bellunese dove la preoccupazione maggiore è stata attribuita alla mancanza di precipitazioni: le riserve d’acqua si sono attestate su valori al disotto della media del periodo e nelle malghe, nella porzione più settentrionale della provincia, l’erba rischia di crescere in maniera stentata. Le informazioni che sono state costantemente divulgate in relazione alla situazione dei bacini di accumulo regionali, del resto, non sono state confortanti durante tutto il trimestre invernale: i principali invasi del Piave (Lago di Pive di Cadore Lago del Mis, Lago di S. Croce) secondo l’ARPAV sono ad un terzo del volume massimo invasabile, così come sul Brenta (serbatorio del Corlo) il volume massimo invasato dall’inizio dell’anno è stato rilevato sotto

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media del 6-15%. Il Lago Centro di Cadore si trova ai livelli di siccità del 2003 tanto da presentare un’eccezionale morìa di pesci. L’iniziativa adottata della regione Veneto di concerto con il Friuli Venezia-Giulia intorno alla metà di marzo si è concretizzata in una serie d’interventi modulati in funzione dell’evolversi dell’andamento pluviometrico. In particolare, si evidenzia l’attivazione del Piano stralcio per la tutela della risorsa idrica Piave, sorvegliato speciale insieme all’Adige per l’esigua portata rilevata, per contrastare il problema della risalita dell’acqua marina negli impianti irrigui di Chioggia e Rosolina. E’ stata vagliata anche la possibilità di aumentare gli accumuli d’acqua nei serbatoi montani a scapito delle utilizzazioni idroelettriche, di diminuire il rilascio negli acquedotti a servizio dei centri abitati e nei Consorzi irrigui, principali utenti dell’acqua immessa nel sistema.

Fiume Brenta in secca

L’allarme siccità ha caratterizzato la stagione invernale anche in Emilia-Romagna. Le precipitazioni praticamente nulle nel Piacentino hanno creato gravi problemi nei due invasi della provincia, la diga del Molato (573.0000 m3 contro i 2,2 milioni di media stagionale) e la

diga di Mignano (660.000 m3 contro i 6 milioni di media stagionale), in piena crisi idrica. Nel

Parmense, il Po ha registrato un livello paragonabile a quello presentato nel periodo estivo e in Romagna la diga di Ridracoli ha fatto registrare solo 9,3 milioni m3, circa un terzo della

disponibilità media del periodo. Una prima risposta a tale situazione è giunta a fin gennaio dal Consorzio della Romagna, che, a fronte dell’improvvisa moria di pesci constatata nel Canale Fosso Ghiaia, ha aperto le paratoie dei due canalini che prelevano l’acqua dal Canale emiliano romagnolo per immetterle nel fosso medesimo, manovra che ha ridotto anche la salinità, altro problema per la vitalità dell’ittiofauna di acqua dolce. I timori generati dalla perdurante assenza di precipitazioni sono stati temporaneamente sedati dall’arrivo delle abbondanti nevicate che, pur risollevando le aspettative del comparto agricolo, hanno creato altre criticità sul territorio: strade bloccate, mancato ritiro dei quantitativi di latte dalle aree rurali e difficile

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approvvigionamento delle derrate alimentari alle stalle, tubazioni ghiacciate e operazioni di abbeveramento degli animali condotte manualmente, riscaldamento forzato degli impianti con elevati costi per il carburante. I prodotti orticoli in pieno campo e gli ulivi hanno patito maggiormente le basse temperature e la riduzione dei rifornimenti nei vari mercati. Diverse le aree dove si sono aggiunti anche i danni strutturali dovuti al peso eccessivo della neve: in Valmarecchia (RN) numerosi i capannoni crollati, centinaia i capi coinvolti, varie le stalle che hanno ceduto a livello delle coperture. Anche in questa area del Paese a marzo si è ritornato a parlare di siccità: nel Ferrarese fiumi e canali hanno nuovamente fatto registrare condizioni di penuria idrica (Po di Volano, Po di Primaro, Canale Navigabile in magra). In difficoltà le coltivazioni di grano, le piante di frutta e gli stessi terreni induriti dalla siccità e molto costosi nelle lavorazioni tradizionali, le operazioni di trapianto degli ortaggi. Il Consorzio Pianura di Ferrara ha deciso di avviare la stagione irrigua già il 20 marzo per rispondere alle incalzanti richieste del mondo agricolo ferrarese e, soprattutto, alle preoccupazioni per i cereali in fase di ripresa vegetativa estesi in tutta la provincia.

1.3 Centro Italia

In Toscana per il costante aumento del fenomeno siccitoso dall’autunno all’inverno si è manifestato in diverse aree. In provincia di Pisa, tra le più segnate dal fenomeno, il Lago di Santa Luce ha rilevato un livello di circa 8 m al di sotto di quello medio, i fiumi Era e Cecina si sono presentati in condizioni simili a quelle estive. La perdurante mancanza di precipitazioni ha frenato, in vista delle semine primaverili, la pianificazione delle attività agricole e in particolare quelle legate alla semina dei cereali, comparto di una certa entità nell’area. A Volterra, i tre invasi Pavone, Palagione e Cavalcanti non hanno recuperato i volumi medi per l’assenza delle piogge; il lago del Bilancino, nel Mugello, ha perso metà dell’acqua cumulata. Alla stregua delle altre regioni, la Toscana è stata investita dalla perturbazione nevosa che in febbraio ha causato diverse problematiche. Il rischio più grave è stato rappresentato dalle temperature gelide che hanno colpito verdure e ortaggi, particolarmente vulnerabili alle gelate, ma anche olivo, vite e alcune fruttifere. In particolare, gli olivi hanno presentato forti cedimenti delle chiome e stroncature di branche a causa del peso della neve, ma le perdite maggiori sono state attribuite al gelo che, ad esempio nel Senese, ha interessato il 5-10% del patrimonio olivicolo della zona. Anche in Toscana diversi disagi alle attività agricole sono state causate dalla neve e dal gelo: isolamento di contrade rurali per la viabilità interrotta dai cumuli di neve, impedimenti nel rifornimento delle aziende zootecniche e nel conferimento del latte ai luoghi di raccolta, cedimenti strutturali di depositi, fienili, stalle e serre; crolli di alberature e impianti produttivi. Particolari criticità sono state segnalate negli allevamenti

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avicoli dove i problemi da stress per il freddo sono stati avvertiti negli allevamenti a terra con perdite significative, mentre quelli in batteria hanno necessitato di un incremento delle temperature con l’aggravio dei costi per il riscaldamento. Il congelamento dei tubi e i continui black-out di energia elettrica in molte stalle hanno ostacolato le operazioni di mungitura. Lasciati il freddo e la neve alle spalle, il problema dell’approvvigionamento idrico è nuovamente emerso nel mese di marzo in concomitanza di temperature, superiori alla media stagionale, salite repentinamente. Il bacino dell’Arno, caratterizzato da un livello di siccità severo con punte estreme in base al valore dell’SPI (Standardized precipitation index) è stato affiancato da altre zone gravate da una situazione analoga quali il bacino Toscana Costa e quelli dell’Ombrone Grossetano, del Chianti, Valdarno superiore, Pistoiese, Valdera e la costa di Pisa.

Lago del Bilancino

Nelle Marche il freddo intenso dei primi giorni di febbraio ha interessato gli ortaggi invernali e le aziende zootecniche e le aree più interne della regione hanno sofferto maggiormente, in particolare la zona compresa tra Urbino e Fabriano dove gli allevamenti hanno segnalato numerosi decessi e aborti e frequenti crolli delle stalle.

In Abruzzo la neve caduta durante il mese di febbraio ha danneggiato serre, capannoni, rimesse, fienili, orticole e piante di olivo. Nelle aree collinari e montuose i problemi più seri sono stati legati al carico della neve, il cui peso ha spezzato diversi rami e branche di una certa grandezza. Maggiori problematiche per gli allevamenti a stabulazione libera dove, molto spesso, è stato difficile recuperare il bestiame e le greggi sparse sul territorio.

L’inverno è risultato secco anche in Umbria nonostante le nevicate occorse. Le condizioni dei fiumi umbri e delle falde acquifere hanno necessitato l’attivazione di una Cabina di regia per stabilire un programma d’interventi da attuare, in particolare per l’utilizzo delle disponibilità dell’invaso di Montedoglio e dell’invaso del Chiascio. L’ondata di freddo ha

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coinvolto, come nelle altre aree, gli ortaggi, le verdure, olivo e vite; i costi per il riscaldamento delle serre e degli impianti sono aumentati. Il settore zootecnico ha risentito della mancanza di mangimi e con difficoltà è riuscito a conferire il poco latte prodotto.

L’emergenza neve sul Lazio ha visto la Ciociaria ed il Reatino tra le zone più colpite dall’ondata di maltempo. Diversi sono stati i danni segnalati: schianti degli alberi tra pini e abeti con latifoglie e specie quercine; olivi gelati e alberi da frutta spezzati o crollati; difficoltà nei rifornimenti; cedimenti nelle strutture agricole (capannoni, tettoie, serre, stalle e fienili); tunnel di serre e capannoni crollati al peso della neve..

1.4 Sud Italia e Isole

I danni da neve e gelo in Molise sono stati causati principalmente dall’isolamento di strade e allevamenti, perdita o smarrimento di capi di bestiame (100 cavalli sono stati ritrovati morti nella neve in provincia di Isernia). Si sono aggiunti crolli di capannoni, di rimesse per il foraggio e per le attrezzature agricole. I ritardi nelle forniture di mangimi, nel prelievo di latte presso le aziende e nel ritiro dei prodotti orticoli si sono protratti per alcuni giorni e sono risultati più gravi nelle aziende lontane dalla viabilità principale.

Ancora lontana dalla stagione irrigua, la Puglia già all’inizio dell’inverno ha lanciato alcuni segnali di allerta in merito alla situazione di siccità evidenziata nel territorio della Capitanata in provincia di Foggia. La diga di Occhito, infatti, al netto delle necessità destinate al consumo potabile, si è ritrovata a un livello d’invaso piuttosto esiguo per far fronte alle esigenze primaverili-estive dell’agricoltura locale. Con questi presupposti, i timori hanno riguardato in modo particolare il comparto cerealicolo e le primi stime sulla produzione di grano annunciano un calo significativo. Anche in quest’area del Paese la nevicata dei primi di febbraio ha creato problemi al comparto agricolo e zootecnico in particolare nel Foggiano e nel Tarantino, in provincia di Bari e nella provincia di Barletta-Andria-Trani. Nelle province di Brindisi e Lecce sono state invece le piogge battenti a generare disagi alle popolazioni delle aree rurali, alle colture autunno-vernine e agli allevamenti a causa degli allagamenti diffusi. Allo scioglimento del manto di neve è seguito tempestivamente il monitoraggio, nelle opere di accumulo, della risorsa idrica ma i risultati ottenuti non hanno fornito garanzie sulle disponibilità, perlomeno nelle aree già in siccità. Infatti, in Capitanata il problema si è riproposto alla luce dei deboli accumuli connessi all’innevamento della diga di Occhito, ma anche degli altri serbatoi presenti come la diga di Capacciotti, destinata all’approvvigionamento del Basso Tavoliere (anch’essa poco oltre un terzo della sua dotazione massima), e la diga del Celano (a poco più della metà della sua capienza).

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In Campania i maggiori danni e disagi per neve e gelo si sono avuti in Irpinia, nel Sannio e nell’Alto Casertano, con danni a carico delle strutture di sostegno delle serre che si sono piegate per il peso della neve e alle stesse colture floro-vivaistiche e orticole. Problemi sono emersi anche sulle colture arboree (soprattutto oliveti) piegati o spezzati, nelle aziende zootecniche, impossibilitate nella consegna del latte per l’isolamento delle contrade rurali e per l’impraticabilità delle strade. Centinaia di capi di bestiame sono morti, feriti e dispersi in seguito al crollo dei capannoni e delle stalle, al congelamento delle condutture confluenti negli abbeveratoi e al mancato rifornimento di mangimi. Nell’area di Roccamonfina, in provincia di Caserta, nota per la presenza di castagneti di pregio, i danni a carico delle piante hanno riguardato non solo la rottura delle branche principali ma anche lo sradicamento nelle zone di pendio.

Crollo di serre in Campania

Stesse situazioni già descritte si sono avute in Basilicata, dove gelo e vento diffuso hanno creato, come in altre realtà, criticità alla viabilità, al rifornimento dei centri abitati e alle aziende agricole, in particolare nell’Alto Bradano, nel Vulture e nel Medio Basento. In provincia di Matera il freddo e il gelo, più che la neve, hanno danneggiato fioriture di albicocche e pesche precoci tra Tursi e Montalbano Jonico. Danni agli agrumeti sono stati segnalati nella Bassa Val d’Agri (agrumi prossimi alla raccolta gelati). Nel Metapontino, inoltre, le piogge eccessive hanno nuovamente portato alla rottura degli argini dei fiumi Basento, Sinni e Agri inondando colture pregiate (pescheti, fragoleti, aranceti e ortaggi) sommandosi allo scioglimento della neve caduta nei giorni precedenti.

I danni da neve e gelo del mese di febbraio già descritti per le altre zone del Paese si sono avuti anche in Calabria. Il nubifragio del 21 e 22 febbraio ha investito l’area destinata alla produzione del vino Palizzi Igt, con danni agli impianti oltre che alla produzione.

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In Sicilia due ondate di maltempo hanno caratterizzato l’andamento meteorologico del primo trimestre dell’anno con pesanti ripercussioni sul settore agricolo. A metà marzo una violenta perturbazione ha investito nuovamente le coste ionica e meridionale e interessando le province di Catania, Siracusa, Ragusa, Agrigento e Trapani. Nel Siracusano e nel Catanese gli agrumeti sono stati allagati e un certo numero di serre è stato distrutto o scoperchiato dal vento. Gravi i danni provocati anche dalla lunga grandinata dell’8 marzo che ha colpito soprattutto il Catanese e il Siracusano dove, in particolare nel territorio dei comuni di Lentini, Carlentini, Francofonte, Villasmundo e Augusta, il raccolto di arance e di ortaggi è andato quasi completamente distrutto e numerosi frutteti hanno subito danni alle piante. Gli agrumeti risparmiati dalla grandine hanno subito gli effetti dei venti impetuosi, che hanno accentuato la cascola tardiva degli agrumi non ancora raccolti con perdite notevoli del frutto pendente, e delle piogge che hanno favorito l’insorgere di muffe da Pennicillium spp. e marciumi da Phytophthora spp. Nel Palermitano le abbondanti piogge (oltre 100 mm in pochi giorni) hanno causato la tracimazione della diga Rosamarina con il conseguente ingrossamento del fiume San Leonardo che ha messo a rischio le vicine coltivazioni. Le abbondanti precipitazioni degli ultimi mesi, che hanno consentito un riempimento degli invasi mediamente al 60% della propria capacità, fanno presumere un avvio nella norma della stagione irrigua 2012 previsto per il 30 aprile.

Piena del San Leonardo (PA)

Ad eccezione di alcune aree nel versante orientale, la Sardegna ha subito una generale scarsità di piogge con l’ingresso del periodo invernale: nel settore meridionale e soprattutto nel Campidano (OR) gli apporti mensili sono stati più contenuti. Gli episodi siccitosi che lo

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scorso autunno avevano complicato le stato delle colture foraggere, e in particolare gli erbai, allertando gli allevatori isolani preoccupati per l’alimentazione delle greggi, hanno continuato a manifestarsi e a imporre l’utilizzo delle irrigazioni di soccorso. Le precipitazioni, anche a carattere nevoso, intervenute a febbraio, non sono riuscite globalmente a migliorare le condizioni di disponibilità idrica, con l’eccezione delle aree meridionali, sia rispetto all’anno precedente sia rispetto alle condizioni medie climatiche. In questo caso, il fattore limitante allo sfruttamento delle colture foraggere e dei prati-pascoli da parte del bestiame si è tradotto nell’ostacolo della coltre nevosa che ha costretto gli animali alla stabulazione fissa e alla somministrazione di concentrati per compensare la scarsa alimentazione. Le basse temperature associate alla neve hanno determinato, invece, danni ingenti su molte colture, in particolare sul carciofo. Altre colture, come il pomodoro in serra non riscaldata e le ortive a foglia larga, hanno avvertito notevoli danni da gelate. Nuorese e Ogliastra le aree più interessate dalle nevicate e danneggiate nel comparto zootecnico anche se, su gran parte dell’isola sono state segnalate difficoltà diversificate, dalla viabilità non proprio agevole all’isolamento delle aree rurali.

2. Quadro climatico di riferimento

Lo scenario climatico del I trimestre 2012 è stato costruito attraverso i dati reperiti presso l’osservatorio agro climatico del CRA-CMA,osservando gli scarti dalla media climatica di

riferimento 1971-2000 della temperatura minima e massima (media mensile) e della precipitazione (media dei cumulati mensili).

Inoltre, per la sua valenza nell’ambito del settore agricolo, è stato analizzato, sempre in termini di scarto dalla media climatica, anche l’indice di bilancio idroclimatico (BIC), ottenuto

per differenza tra la precipitazione e l’evapotraspirazione.

L’analisi è stata condotta adottando la ripartizione geografica in otto zone adoperata dal CRA-CMA in ragione delle differenze climatiche che contraddistinguono il territorio italiano:

- Nord Ovest: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e parte dell’Emilia-Romagna; - Nord Est: Veneto, Trentino Friuli-Venezia Giulia e parte dell’Emilia-Romagna; - Centro Ovest: Toscana, Lazio e Umbria;

- Centro Est: Marche, Abruzzo e Molise - Sud Est: Puglia

- Sud Ovest: Campania, Basilicata e Calabria - Sicilia

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Per quanto riguarda le temperature minime, ad eccezione del mese di febbraio quando la perturbazione di natura nivale ha determinato un calo significativo delle temperature e dove gli scarti rispetto alla media 1971-2000 hanno sfiorato anche i -4°C , sia gennaio sia marzo hanno registrato scarti superiori alla media fino ai +3°C del Nord-Ovest (graf. a).

Grafico a – Temperature medie minime nel I trimestre – scarto (°C) dalla media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA-CMA, 2012

Per le temperature massime (graf. b), gli scarti dalla media climatica, sempre con l’eccezione del mese di febbraio, hanno visto gennaio e marzo registrare scarti positivi e per alcune aree vicini ai +6°C (Nord Est).

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Grafico b – Temperature medie massime nel I trimestre – scarto (°C) dalla media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA-CMA, 2012

La significatività dei valori di scarto rilevati per le temperature minime e massime assume ancora maggiore importanza alla luce dei dati di scarto dalla media inerenti la precipitazione media cumulata (graf. c). Anche in questo ambito, con la sola eccezione del mese di febbraio e della Sicilia in controtendenza, si è assistito a scarti negativi dal clima tra il 50% e l’80%.

Grafico c – Precipitazioni medie nel I trimestre – scarto (%) dalla media climatica

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Infine, l’analisi dell’Indice di bilancio idroclimatico (BIC) evidenzia valori di scarto negativi compresi tra il 50% ed il 140% (graf. d), più severi a marzo, in molte aree anche in febbraio, confermando che le precipitazioni occorse non sono state sufficienti a recuperare sul deficit idrico.

Grafico d – Bilancio Idroclimatico (BIC) nel I trimestre – scarto (%) dalla media climatica

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA-CMA, 2012

3. Danni per eventi calamitosi in agricoltura – Fondo di solidarietà nazionale

Nel corso dei primi mesi del 2012 sono state decretate e pubblicate nuove declaratorie per eventi calamitosi (la situazione è aggiornata al 30 Marzo 2012) occorsi negli ultimi mesi del 2011. Precisamente si tratta del decreto “Piogge alluvionali dal 13/03/2011 al 17/03/2011 nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo , Novara”. D.M. 3514 del 17/02/2012 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 50 del 29 febbraio 2012;

Una richiesta di riconoscimento di calamità in fase di lavorazione e pubblicazione è “Piogge alluvionali dal 04/11/2011 al 08/11/2011 nelle province di Alessandria, Biella, Cuneo , Novara e Torino”. D.M. 7399 del 30/03/2012.

Al momento della stesura della nota, risulta infine pervenuta una richiesta per il riconoscimento dello stato di calamità presentata dalla Regione Siciliana, ora in fase di istruttoria. Con la delibera di Giunta n. 50 del 7 febbraio 2012 la Regione ha fatto richiesta di proposta di declaratoria per l’eccezionalità delle piogge alluvionali e dei venti impetuosi

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verificatesi nel periodo dal 19 settembre al 22 novembre 2012 che hanno interessato la provincia di Messina. Dall’analisi dei dati forniti si segnalano gli eventi di picco con 249,6 mm ad registrati ad Antillo il giorno 9 novembre e 188,8 mm registrati il 22 novembre presso la stazione meteo di Torregrotta. I danni segnalati, riguardano le strutture agricole i fabbricati rurali che hanno subito crolli e cedimenti, i terreni agricoli che hanno subito frane ed erosioni, gli apprestamamenti protettivi delle colture quali serre ed ombrari che hanno subito rottura dei film protettivi e crolli strutturali. Si segnalano inoltre danni per abbattimenti degli impianti arborei.

Articoli e siti consultati

Terra e Vita (Gennaio-Marzo 2012)

L’informatore Agrario (Gennaio-Marzo 2012) La nuova di Basilicata

Il Quotidiano della Basilicata La Gazzetta del Mezzogiorno www.agrapress.it http://rassegna.cia.it/rassegna/rassegna.asp http://www.anbi.it/stampa.php?ubi=stampa http://www.agricolturaweb.com/index.php http://stampa.ismea.it/RassegnaEco/rassegna/rassegna.asp http://www.confagricoltura.it/Pages/default.aspx http://www.fedagri.confcooperative.it/default.aspx http://www.federalimentare.it/ http://www.agricoltura24.com/homepage/p_922.html http://www.agrisole.it/index.asp http://www.freshplaza.it

Figura

Figura  a  –  Aree  con  le  maggiori  problematiche  (danni  o  forti  disagi)  nel  settore  agricolo  -  I  trimestre 2012

Riferimenti

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