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13. Mary Ellen D'Innocenzo, Schola et vita - Giuseppe Peano

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Academic year: 2021

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SCHOLA ET VITA – Giuseppe Peano

Mary Ellen D’Innocenzo

Qualcosa del mago aveva sempre avuto. Un mago delle Mille e una notte:

arabo, dalla barba rada e dagli occhi fulminanti.

Lalla Romano, Una giovinezza inventata, Einaudi, 1979

Un Arabo morendo lasciò ai suoi tre figli 17 cammelli in eredità e ordinò che la metà di essi fosse data al primo figlio, la terza parte al secondo, e la nona al terzo figlio. I tre figli si rivolsero per la divisione al cadì, il quale en-ne con il proprio cammello, che unì agli altri. Diede la metà dei 18 cammel-li, cioè 9 al primo, un terzo, cioè 6 al secondo, un nono, cioè 2 al terzo fi-glio, e poi, ripreso il suo cammello se ne andò ringraziato dai tre figli, ognuno dei quali aveva ricevuto più di quanto gli spettava. Spiegare l'enig-ma.

Risposta: 1/2 + 1/3 + 1/9 < 1, cioè quel padre non distribuì tutta l'eredità. Giochi di aritmetica e problemi interessanti, Paravia, 1925

Giuseppe Peano.

Si dovrebbe ricordare Peano per l’Aritmetica come Euclide per la Geome-tria.

Nasce in provincia di Cuneo nel 1858, si trasferisce a Torino per proseguire gli studi, dove si iscrive a matematica, rimane all’università per tutta la sua vita.

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Ottiene risultati in analisi matematica, ma il suo principale interesse è la logica matematica, darà contributi essenziali per l’assiomatizzazione dell’aritmetica, affascinando gli scienziati del mondo, ad esempio Russel:

"Il Congresso fu il punto di svolta della mia vita intellettuale, perché vi in-contrai Peano. Lo conoscevo già di nome e avevo visto qualche suo lavoro, ma non mi ero preso la briga di imparare il suo formalismo. Al Congresso notai che era sempre il più preciso di tutti, e che sistematicamente aveva la meglio in ogni discussione in cui si imbarcava. Col passare dei giorni, decisi che questo era l'effetto della sua logica matematica. Capii che il suo forma-lismo era lo strumento di analisi logica che avevo cercato per anni".

E’ uno dei padri del simbolismo moderno, degli spazi vettoriali, di equazio-ni differenziali, costruì un calendario perpetuo, ed è nota la “curva di Pea-no”, la prima volta in cui si definisce una curva che copre tutti i punti di un quadrato.

Fonda la “Rivista di matematica” el 1891. Inizia un progetto in collabora-zione con i suoi studenti di creare un formulario matematico, con il simbo-lismo da lui inventato.

Diventa oggetto concreto nel 1908, un volume di 516 pagine con 4200 for-mule, ed è scritto con in latino sine flexione, un latino semplificato, che nell’ideale di Peano sarebbe diventata la lingua comune per la scienza. La ricerca di un linguaggio comune diviene, negli anni, per Peano, il suo principale interesse, fonda una accademia di interlingua.

Basandosi sull’idea di linguaggio universale di Leibniz vuole costruire quel-la che definisce “interlingua”, per far comunicare gli uomini tra loro, antici-pando, in un certo senso, gli studi delle scienze cognitive.

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Senza il suo contributo non avremmo avuto il simbolismo matematico co-me lo abbiamo oggi. Morì a Torino nel 1932.

Fu un uomo gentile, capace di attrarre discepoli, fu un uomo tollerante e sempre proteso verso la purezza della conoscenza.

La differenza tra noi e gli allievi affidati alle nostre cure sta solo in ciò che noi abbiamo percorso un più lungo tratto della parabola della vita.

Giuseppe Peano.

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