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PROTEZIONE SISMICA DI ALCUNI CENTRI DI INTERESSE STORICO CULTURALE IN GARFAGNANA: IL CASO DI CASTELNUOVO GARFAGNANA

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CONVEGNO GEOBEN 2000 Torino 7-9 giugno 2000

PROTEZIONE SISMICA DI ALCUNI CENTRI DI INTERESSE STORICO CULTURALE IN GARFAGNANA: IL CASO DI CASTELNUOVO GARFAGNANA

Crespellani T.1, Facciorusso J.1e Madiai C.1

ABSTRACT: Seismic protection of historical urban nuclei in Garfagnana: an example

Garfagnana region was repeatedly struck by destructive earthquakes up until quite recently. The region is mainly mountainous and very rocky, and is crossed by different systems of active faults.

Many urban nuclei are situated on steep hillside and along deep valleys. The morphological and geotechnical conditions are favourable for producing topographic and stratigraphic amplification effects. The physical phenomena associated to these effects, generally disregarded in risk analyses on large scale and from the Italian seismic building code, have been object, in the last twenty years, of extensive research of the scientific community.

The present research describes a few preliminary analyses for the site effects evaluation in the historical centre of Castelnuovo Garfagnana.

Key words: site effects, design accelerogram, Garfagnana

SOMMARIO: Protezione sismica di alcuni centri di interesse storico culturale in Garfagnana: il caso di Castelnuovo Garfagnana.

Nel panorama sismico italiano, la Garfagnana rientra fra le zone a sismicità medio-alta e con un’esposizione del territorio agli eventi sismici molto elevata. E’, infatti, una regione attraversata da un complesso sistema di faglie attive, prevalentemente montuosa, caratterizzata da pendii molto acclivi costituiti da ammassi rocciosi alterati a struttura complessa, con valli più o meno strette e profonde. Come dimostrato dai danni provocati dal terremoto del 1920, e da recenti studi, in tale regione sono numerosi i centri abitati di interesse storico-culturale che, per la loro particolare configurazione geomorfologica, possono essere sede, durante i terremoti possibili nell’area, oltre che di fenomeni di instabilità e di scorrimenti lungo faglie e contatti geologici, anche di fenomeni di esaltazione del moto sismico e di doppia risonanza.

Allo scopo di quantificare tali effetti in alcuni dei centri della Garfagnana sismicamente più esposti, sono state condotte delle ricerche preliminari per la scelta di un accelerogramma da assumere come riferimento per la programmazione di prove dinamiche e cicliche in laboratorio e per le analisi della risposta sismica locale a Castelnuovo Garfagnana, il principale centro storico culturale della regione, sede anche di importanti attività produttive e artigianali, e particolarmente colpito dal terremoto del 1920.

Parole chiave: effetti di sito, accelerogramma di progetto, Garfagnana

1 Dipartimento di Ingegneria Civile, Università di Firenze, Via di S.Marta 3, 50139 Firenze;

crespellani@dicea.unifi.it

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INTRODUZIONE

Sia per la severità dei terremoti che, anche in un recente passato, hanno colpito la regione, sia per l’importanza storica e culturale dei suoi numerosi centri abitati medievali, la Garfagnana è stata oggetto in questi ultimi venti anni di una intensa attività di ricerca, promossa congiuntamente dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT), dalla Protezione Civile, dalla Regione Toscana e da vari istituti universitari e di ricerca. In particolare è stata effettuata una estesa sperimentazione di metodologie per la valutazione del rischio sismico e per la protezione sismica del patrimonio pubblico e abitativo (Imbesi et al., 1986; Marcellini e Tento, 1986; Petrini et. al, 1995), di ricerche di geologia strutturale e di sismicità storica (Patacca et al., 1986; Scandone et al.,1991), di studi sulle leggi di attenuazione (Grandori et al., 1987; Crespellani et al., 1992), di rilevamenti della geologia di superficie e della franosità (Nardi, 1985-1992), di studi di zonazione sismica (Crespellani et al., 1997). Le conoscenze generali di base nella regione sono perciò complessivamente alte. Si è quindi ritenuto che ci fossero le condizioni adatte per svolgere uno studio sugli “effetti di sito”.

È oggi opinione concorde in ambito scientifico che la messa in conto dei fattori geomorfologici e geotecnici sulle modificazioni delle onde sismiche in arrivo in un dato sito sia essenziale per una valutazione realistica delle azioni sismiche sulle costruzioni. Ed è anche ormai ampiamente dimostrato che, nelle interazioni tra onde sismiche e depositi, la non linearità del terreno ha un ruolo fondamentale nel determinare la risposta locale. Tuttavia per il carattere recente di tali studi e per gli elevati costi associati alle indagini geotecniche in campo dinamico, sono oggi ancora molto scarsi i dati “di qualità “ relativi all’influenza delle proprietà geotecniche dei terreni sulla risposta sismica locale. Le condizioni per pervenire a stime realistiche sono infatti legate, oltre che ad una approfondita conoscenza della pericolosità sismica, a due principali fattori, e precisamente: 1) la disponibilità di un accelerogramma di riferimento su roccia valido per il sito; 2) la conoscenza delle caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche e geotecniche con particolare riguardo al comportamento del terreno in campo dinamico, ottenibile con un adeguato programma di prove che simuli il più realisticamente possibile le condizioni sismiche e post-sismiche in sito.

Le indagini descritte nel presente lavoro si riferiscono alla stima del moto sismico finalizzato alla programmazione di prove cicliche su campioni estratti nel corso di recenti sondaggi e alla valutazione degli effetti amplificativi in alcuni siti di Castelnuovo Garfagnana.

CARATTERISTICHE GENERALI DELL’AREA

I tratti distintivi della Garfagnana sotto il profilo storico-architettonico, sismico e geologico possono essere così brevemente riassunti.

Dal punto di vista storico, è ben noto che la Garfagnana, pur contenendo numerose tracce anche di epoca preistorica e romana, è stata segnata soprattutto dalle vicende dell’età medievale. A questo agitato periodo storico, in cui la regione è stata contesa tra estensi e lucchesi, risale la maggior parte degli insediamenti antichi, molti dei quali sono arroccati su terreni acclivi, su bordi di ciglio, su creste sottili o valli strette, in situazioni geologiche favorevoli all’occorrenza in condizioni sismiche di fenomeni di instabilità o di esaltazione del moto sismico rispetto alla situazione standard di terreno duro pianeggiante, previsto dalla normativa. Molti di tali centri conservano, oltre che pregevoli monumenti e abitazioni signorili, il tipico impianto urbanistico medievale, in cui chiese, torri, rocche e castelli e normali costruzioni si integrano in forme armoniose con la natura e con il paesaggio, e sono spesso il risultato di un sapiente equilibrio di secoli di cultura diffusa nel territorio. Anche alcune attività produttive e artigianali conservano un legame con la memoria storica rendendo la conservazione di tali centri un impegno prioritario per gli enti locali.

Dal punto di vista geomorfologico, il territorio, che comprende il bacino montano del Serchio, è interessato da tipiche corrugazioni appenniniche, con una presenza diffusa di formazioni rocciose paleozoiche e mioceniche, stratificate e spesso alterate, con elevate pendenze, intercalate da valli talora profonde e strette, colmate da depositi alluvionali. Una varietà di situazioni geomorfologiche contraddistingue, perciò, i 113 centri abitati della Garfagnana, che, ai fini dell’analisi della loro esposizione alle azioni sismiche, sono suddivisibili in 3 classi morfologiche principali, e precisamente:

centri urbani su rilievo, su versante e su pianura alluvionale.

(3)

Dal punto di vista sismico la zona considerata costituisce la regione sismogenetica più occidentale dell’Appennino, le cui vicende sismotettoniche sono state analizzate in profondità da molti Autori (vedi per tutti Scandone et al., 1991). Almeno comparativamente ad altre parti della Toscana e dell’Italia Centrale, la Garfagnana è ad elevata sismicità e tutti i suoi comuni sono classificati nella II categoria. Gli studi più specifici condotti da Petrini et al (1995) hanno portato a distinguere nella regione tre diversi livelli di rischio, espressi in funzione di parametri relativi alla probabilità di eccedenza (p) dell’VIII° della scala Mercalli e precisamente: a) elevato livello di rischio (p > 10%); b) medio-elevato livello di rischio (p = 10%); c) medio-basso livello di rischio (p < 10%).

Il CENTRO STORICO DI CASTELNUOVO GARFAGNANA

L’alta valle del Serchio, in cui è ubicato il comune di Castelnuovo Garfagnana, è impostata in una depressione tettonica a forma di fascia allungata in direzione NW-SE. Le formazioni geologiche affioranti nell’area appartengono alla parte sommitale della Successione toscana non metamorfica e all'Unità di Ottone-Santo Stefano, sulle quali si sono depositati i terreni del ciclo fluvio-lacustre plio- pleistocenico: sabbie e argille lignitifere, ghiaie e conglomerati calcarei, conglomerati ad elementi prevalentemente arenacei. Le unità, elencate in ordine di sovrapposizione geometrica dal basso verso l'alto, sono: la Successione toscana non metamorfica, le unita' di Ottone Santo-Stefano (o Successione ligure), i depositi fluvio lacustri, i depositi quaternari. I fenomeni franosi attivi e quiescenti rilevati nell’area non interessano direttamente il centro urbano. Perciò dal punto di vista dell’esposizione sismica, nell’area di Castelnuovo è di interesse soprattutto la definizione degli effetti di sito legati ai rapporti di spessore e di impedenza fra la copertura e il substrato. Quest’ultimo è in generale costituito dall’arenaria ‘macigno’ (mg), mentre in alcune zone è costituito dai depositi del ciclo fluvio-lacustre (cg/arg). La copertura è costituita dai depositi alluvionali, composti da: terreni di riporto (rp), depositi detritici (dt) e depositi alluvionali recenti (all1) e attuali (all2).

Il centro storico è ubicato su un piccolo rilievo di macigno in corrispondenza della strettoia della valle del Serchio, alle cui spalle si estende la pianura alluvionale; le zone di espansione, tra cui la zona industriale, si sviluppano invece in parte sui terrazzi a monte della strettoia e in parte lungo la riva destra del torrente Turrite Secca. Nell’area del centro abitato sono state individuate due zone (Figura 1) significative sotto il profilo dei possibili effetti di esaltazione del moto sismico a causa delle condizioni geologiche e delle proprietà dei terreni. Le due aree sono quelle ricoperte dai depositi fluvio – lacustri in corrispondenza delle due spianate del Serchio e del Torrente Turrite Secca. La prima (Sito 1), posta all’interno del centro abitato, è attraversata da una probabile faglia che attraversa le valli del Serchio e della Turrite con andamento N-S, passando anche per il centro urbano. La seconda (Sito 2) corrisponde alla zona di espansione industriale di particolare importanza, nella spianata della valle del Serchio.

CARATTERISTICHE STRATIGRAFICHE E GEOTECNICHE DEI DEPOSITI

Le caratteristiche stratigrafiche dei due siti sono state esplorate nel corso di numerosi sondaggi (Nardi, 1995) e possono essere così sinteticamente descritte.

Figura 1: Ubicazione dei siti Figure 1: Site localisation

Sito 1

Sito 2

0 metri 400

(4)

Nella valle della Turrite Secca le alluvioni, costituite da sabbie e sabbie limose con ghiaie, alternate a ghiaie e sabbie limose molto addensate, hanno spessori variabili ai due lati della probabile faglia, passando da pochi metri sul lato rialzato, a circa 15 m sul lato ribassato. Immediatamente sotto si trovano ghiaie e ciottoli poligenici della formazione cg in matrice sabbiosa e limosa. Da un lato della faglia lo spessore di tale formazione è di pochi metri ed è subito seguita, già dai 10 m di profondità, dall’arenaria macigno. Sul lato opposto lo spessore delle ghiaie poligeniche è più consistente e può superare i 30÷35 m di profondità. La falda è superficiale e variabile tra i 3 e i 5m.

I depositi alluvionali del secondo sito, nella valle del Serchio, di spessore variabile fra i 10 e i 30 m, sono costituiti da alternanze di ghiaie e sabbie limose, con alcuni livelli composti da sabbie molto fini, e generalmente molto addensate. La falda è molto superficiale, intorno ai 3-5 metri dal p.c. Ai terreni alluvionali (all1)seguono le ghiaie e i ciottoli poligenici (cg) immersi in matrice sabbiosa e limosa.

Le caratteristiche geotecniche dei materiali alluvionali nei due depositi sono state recentemente studiate in prove statiche e di taglio torsionale e di colonna risonante (Lo Presti e Pallara, 2000).

Tali ricerche e recenti studi ancora non pubblicati confermano che i due siti sono costituiti da materiali limo-sabbiosi molto compatti (e = 0.3÷0.5, γ =21÷22 kN/m3), di bassa plasticità, e con granulometria bene assortita.

NUMERO DI CICLI EQUIVALENTE E MOTO SISMICO DI RIFERIMENTO

Un principio che sta alla base della sperimentazione in laboratorio per lo studio del comportamento sismico e post-sismico dei terreni è che il sistema di carichi ciclici ‘regolari’a cui il provino è sottoposto in laboratorio sia equivalente al sistema di carichi ciclici ‘irregolari’ prodotti nel terreno da un terremoto assunto come riferimento. L’applicazione di questo principio porta a identificare, nota la storia di carichi irregolari prodotta dal terremoto nel terreno, una storia regolare capace di produrre lo stesso livello di ‘danno’ in termini deformativi nel provino, e introduce il concetto di numero di cicli equivalente, Neq. Si deduce inoltre che un dato di input indispensabile per una sperimentazione mirata è la definizione di una storia di carichi sismici per il sito, ovvero, in altri termini la identificazione di un accelerogramma di riferimento (o del moto sismico al sito).

La procedura che porta ad identificare la storia di sforzi di taglio ciclici equivalente a una storia irregolare è stata descritta da Seed et al (1975) e ad essa è stato fatto riferimento nella presente ricerca.

In termini molto semplificati, in base a tale procedura un terremoto di magnitudo 6 equivale a cinque cicli di sforzo di ampiezza 0.65τmax dove τmax è l’ampiezza massima dello sforzo di taglio prodotto dalla storia di accelerazione irregolare applicata alla sommità del deposito. Nota tale storia, è possibile valutare con la formula semplificata di Seed e Idriss (1971) o con analisi numeriche di risposta sismica locale i valori massimi dell’ampiezza dello sforzo di taglio τmax .

In generale, nella valutazione degli effetti di sito, la scelta di un accelerogramma di riferimento significativo è un’operazione imprescindibile, non solo per la programmazione e/o l’interpretazione delle prove dinamiche cicliche di laboratorio, ma anche per le analisi geotecniche finalizzate alla stima della risposta sismica locale. Nel primo caso l’accelerogramma di riferimento dovrebbe essere definito alla superficie del deposito e scalato ai valori del picco d’accelerazione massima (PGA ) attesi su deposito nel sito. Nel secondo deve essere definito ‘su roccia’, o su un terreno classificabile come

‘bedrock’ (e quindi con determinate caratteristiche convenzionali; per esempio, come previsto dall’Eurocodice 8, con velocità delle onde S superiore a 800 m/s) e scalato ai valori di PGA attesi su roccia nel sito.

La definizione del moto sismico è sempre un’operazione difficile e altamente incerta, e che richiede non solo approfondite conoscenze sulla pericolosità sismica regionale (per la determinazione del massimo evento atteso, con assegnato periodo di ritorno, ed espresso in termini di intensità macrosismica o di magnitudo o di PGA, o di coordinate spettrali) ma anche la disponibilità di registrazioni accelerometriche. In Garfagnana, pur essendo stati effettuati in passato numerosi studi sulla pericolosità sismica, sono invece attualmente disponibili solo pochissime registrazioni di eventi sismici, dato il limitato numero di stazioni accelerometriche fisse della rete nazionale presenti nella regione e la loro installazione piuttosto recente. Nessuna di esse è comunque situata nell’area di Castelnuovo Garfagnana.

In base alla mappa delle intensità macrosismiche e del picco di accelerazione attesi in Italia con un periodo di ritorno di 475 anni elaborata dal GNDT (Peruzza et Al., 1996; Rebez et Al. ,1996),

(5)

nell’area di Castelnuovo si prevedono un’intensità massima, I, pari a VIII MCS e un valore di PGA pari 0.32 g con una probabilità di eccedenza del 10%. Essendo tali valori ottenuti sulla base di dati storici di intensità macrosismica è da ritenere che il valore di PGA sia inclusivo degli effetti di amplificazione. Si può pertanto ritenere un valore di riferimento per la programmazione delle prove triassiali cicliche e post-cicliche. Per quanto riguarda le caratteristiche del moto sismico su deposito, dall’analisi delle registrazioni accelerometriche ottenute nelle stazioni della Garfagnana poste su deposito è risultato che, allo stato delle conoscenze, un possibile accelerogramma di riferimento su deposito è quello registrato il 7/6/1980 nella stazione di Barga (BRG), posta su sedimenti rigidi (caratterizzata da valori di VS > 600 m/s).

Per quanto riguarda il valore di PGA atteso su roccia, dei recenti studi sul rischio sismico condotti sui comuni della Garfagnana (Regione Toscana, 1998), hanno portato a una stima del picco d’accelerazione massimo variabile tra 0.15 e 0.22 g, relativamente ad un evento con periodo di ritorno di 500 anni. A tale valore si farà riferimento in seguito.

Per la definizione del moto sismico di riferimento su roccia, è stata seguita una procedura che può essere così riassunta. Da un’analisi degli eventi sismici più significativi, in termini di magnitudo, che hanno interessato la Garfagnana, sono stati selezionati quelli di cui sono disponibili le registrazioni (riportati in Tabella 1) e di tutte le registrazioni sono state considerate solo quelle effettuate su roccia e in prossimità delle stazioni più vicine al sito in esame (stazione di Vagli, VGL, distante in linea d’aria 9.3 km, Figura 2). Di tali registrazioni sono riportati in Figura 3 le componenti orizzontali corrette (Crespellani et al., 1999) e i relativi spettri di Fourier.

Figura 2: Stazioni presenti nell’area (VDG = Vagli-diga; VGL = Vagli-paese; BRG = Barga) Figure 2: Accelerometric stations (VDG = Vagli-dam; VGL = Vagli-village; BRG = Barga)

Tabella 1: Elenco degli eventi considerati Table : List of events considered

Codice Data Ora Coordinate

Epicentrali

Magnitudo Prof. Ipocentrale [km]

00590 07/06/80 18.35.01 44°03’ 10°36’ 4.1 30

00947 23/01/85 10.10.18 44°08’ 10°34’ 3.9 9

01007 08/02/88 11.24.46 44°10’ 10°34’ 4.1 9

Tali accelerogrammi sono stati poi scalati al picco massimo d’accelerazione atteso (0.22 g), e dal confronto degli spettri (Figura 4) è stato possibile determinare uno spettro medio, un inviluppo superiore ed un inviluppo inferiore (Figura 5). A questo punto si sarebbe potuto generare un accelerogramma sintetico con le caratteristiche desiderate in termini di picco massimo d’accelerazione e di contenuto in frequenza (frequenza predominante, ampiezza massima e forma dello spettro).

Allo scopo di allontanarsi il meno possibile dalle registrazioni reali, spesso ritenute più rappresentative, sono stati confrontati tra loro gli spettri scegliendo quelle registrazioni i cui spettri esaltano o attenuano maggiormente rispetto agli altri le vibrazioni in campi di frequenza ben delimitati (più precisamente se una registrazione esalta le vibrazioni in bassa frequenza, le attenua in alta

Castelnuovo G.na

(6)

frequenza e viceversa). Seguendo questo criterio e privilegiando comunque le registrazioni più forti - e che quindi più si avvicinano in termini di PGA al valore atteso - sono state ritenute significative per il sito (e quindi assumibili, una volta scalati al valore di 0.22 g, come possibili accelerogrammi di riferimento) le registrazioni 00590NS e 00590EW, i cui spettri sono riportati in Figura 6.

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

0 0 9 4 7 E W

acc. [gal]

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

0 1 0 0 7 N S

acc. [gal]

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

acc. [gal]

0 1 0 0 7 E W

tempo [s]

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

fre q uenza [Hz]

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

0 0 5 9 0 N S

acc. [gal]

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

acc. [gal]

0 0 5 9 0 E W

0 5 1 0 1 5

- 5 0 0 5 0

acc. [gal]

0 0 9 4 7 N S

tempo [s]

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

0 1 0 2 0 3 0 4 0 5 0

0 0 .02 0 .04 0 .06 0 .08 0 .1

ampiezza

fre q uenza [Hz]

Figura 3: Accelerogrammi e spettri di Fourier (ampiezza in g⋅ s) Figure 3: Accelerograms and Fourier spectra (amplitude in g⋅ s)

(7)

CONCLUSIONI

L’indagine condotta, finalizzata alla protezione sismica di Castelnuovo Garfagnana, ha riguardato in particolare la definizione di un terremoto di riferimento sia per la valutazione di una storia di carichi ciclici, da applicare a dei provini di laboratorio in prove cicliche, equivalente a quella che può essere prodotta nei depositi alluvionali di Castelnuovo Garfagnana dal terremoto atteso nell’area, sia in vista della stima della risposta sismica locale .

Le analisi svolte sulle registrazioni accelerometriche disponibili hanno indicato che, in attesa di dati più specifici, è possibile assumere come accelerogramma di riferimento:

su deposito, una delle due componenti orizzontali dell’accelerogramma registrato il 7/6/1980 nella stazione di Barga, posta su sedimenti rigidi (caratterizzata da valori di VS > 600 m/s) scalato al valore

Figura 4: Confronto tra gli spettri degli accelerogrammi scalati (ampiezza in g⋅ s) Figure 4: Comparison of Fourier spectra of the scaled accelerograms (amplitude in g⋅ s)

0 10 20 30 40 50

0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09

frequenza [Hz]

ampiezza

00590-NS 00947-NS 01007-NS 00590-EW 00947-EW 01007-EW

0 10 20 30 40 50

0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09 0.1

frequenza [Hz]

ampiezza

Inviluppo massimo inviluppo minimo spettro medio

Figura 5: Inviluppi degli spettri e spettro medio (ampiezza in g⋅ s)

Figure 5: Envelope and average spectra (amplitude in g⋅ s)

0 10 20 30 40 50

0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 0.06 0.07 0.08 0.09

frequenza [Hz]

ampiezza

00590 N-S 0 0 5 9 0 E -W

Figura 6: Spettri degli accelerogrammi di riferimento (ampiezza in g⋅ s) Figure 6: Reference accelerogram spectra (amplitude in g⋅ s)

(8)

di PGA = 0.32g, come indicato nella mappa del GNDT dei valori di PGA attesi in Italia con periodo di ritorno di 475 anni;

su roccia, le due componenti orizzontali delle registrazioni accelerometriche del terremoto del 7/6/1980, ottenute nella stazione di Vagli paese , scalate ai valori di PGA suggeriti da Petrini et al.

(1995).

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