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LA MEGGHIU PAROLA È CHIDDRA C’UN SI DICE?” LA PSICOLOGIA MAFIOSA: UNA RICERCA IN SICILIA Complesso Monumentale di San Pietro, Marsala, 9 e 10 Febbraio, ore 09.00 – 19.00

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Narrare i gruppi. Prospettive cliniche e sociali. Anno 1, Vol. 3, Novembre 2006

notiziario

“LA MEGGHIU PAROLA È CHIDDRA C’UN SI DICE?”

LA PSICOLOGIA MAFIOSA: UNA RICERCA IN SICILIA Complesso Monumentale di San Pietro,

Marsala, 9 e 10 Febbraio, ore 09.00 – 19.00

Dopo quindici anni di ricerca, gli studi sulla psicologia mafiosa condotti dal gruppo di esperti che ha come Responsabile Scientifico il Professor Girolamo Lo Verso, Ordinario di Psicoterapia presso l’Università di Palermo, segnano un altro momento di sintesi.

A Marsala, presso il Complesso Monumentale di San Pietro, il 9 e 10 Febbraio prossimi si terrà un Seminario dal titolo “La megghiu parola è chiddra c’un si dice?” in cui verranno illustrati i risultati ottenuti attraverso il progetto di ricerca

“Come pensa la mafia: relazioni, autonomie e dipendenze nella mente degli uomini di Cosa Nostra. Approfondimenti clinico-sociali e modelli per il cambiamento”, promosso e finanziato nel biennio 2005-2006 dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e cofinanziato dai Comuni di Marsala, Mazara del Vallo, Bagheria, Palermo, Gibellina, Campobello di Mazara, Palma di Montechiaro. Lo scopo della ricerca è stato quello di mettere in luce alcuni elementi fondativi della psicologia mafiosa inerente al pensiero degli uomini di Cosa Nostra: come si organizzano e come promuovono la loro realtà costitutiva.

Nello stesso tempo, la ricerca, attraverso un certosino lavoro sul campo, ha raccolto espressioni, modi di dire e valori della cultura siciliana che spesso vengono strumentalizzati da Cosa Nostra, stando attenti però a non compiere l’equazione - che peraltro già Falcone definiva grossolana - che vede la sicilianità coincidente con la mafiosità: il rischio è quello di regalare tutta la Sicilia alla mafia. Per questi motivi la ricerca si è posta anche il compito di capire in che modo la sub-cultura mafiosa si slega in maniera strumentale dalla cultura siciliana, pur rimanendo in una continuità apparente con essa, attraverso la pratica strumentale di valori ritenuti distintivi dell’essere siciliani: come, ad esempio, il rispetto, il silenzio, la famiglia, l’onore, la parola data. Il potere si configura come dimensione particolarmente rilevante in Cosa Nostra al punto che il modo di dire “cumannari è megghiu di futtiri” va considerato, forse, letteralmente piuttosto che sul piano simbolico.

La ricerca, oltre a questi aspetti legati all’antropo-psichismo mafioso, ha affrontato aspetti legati alla sofferenza dei familiari degli uomini di Cosa Nostra,

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Narrare i gruppi. Prospettive cliniche e sociali. Anno 1, Vol. 3, Novembre 2006

in particolare dei figli di mafiosi, venutesi a trovare orfani dopo che il padre - figura ideale e potente - è stato ucciso o arrestato.

Il progetto ha approfondito, inoltre, come i collaboratori di giustizia vengono visti dai mafiosi e dalla gente comune e come i politici utilizzino inconsapevolmente un linguaggio collusivo con la mafia.

Gli ultimi due anni di indagine scientifica si sono concentrati sul peso che una realtà ad alta densità mafiosa deve sopportare a scapito dello sviluppo delle persone e del territorio in cui esse vivono. Gli uomini di Cosa Nostra tendono a costruire, infatti, dipendenze tra l’organizzazione e gli attori sociali che appartengono ad un territorio, attraverso protezioni e minacce e comportamenti volti ad infantilizzare l’essere umano che incappa nel sistema mafioso, negando ogni possibilità di promuovere un reale sviluppo locale e l’autonomia delle persone coinvolte.

Il prossimo biennio ci vede ancora impegnati nell’approfondimento delle tematiche sopra elencate, grazie ad un nuovo finanziamento ottenuto dal Ministero (MiUR) e dalle Amministrazioni locali citate, con l’impegno ad aprire le nostre ipotesi di ricerca al confronto con altre tre realtà del meridione: la Calabria, la Campania e la Sardegna. Il nuovo progetto, inoltre, vede il coinvolgimento di altri Ministeri, in particolare quello della Salute nella figura del Dott. Marco D’Alema, Consigliere del Ministro Livia Turco: la salute esce, finalmente, dai confini tecnici della medicina delineandosi come dimensione di più ampio respiro, come realtà che abbraccia il sociale e il protagonismo delle persone che, in contesti ad alta densità mafiosa, appare assai ridotto. Infine, ma non meno importante, perché la buona o cattiva sanità, spesso, è legata a forme implicite, quando non drammaticamente esplicite, di gestione illegale e di stampo mafioso delle risorse economiche destinate ai programmi di promozione della salute pubblica.

monica.dondoni@unipd.it

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