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Sentenza Crollo della Chiesa Il crollo del ponte Morandi #65

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magazine

Informazione

tecnica e progettuale

75 ORDINI ABBONATI!

Poste Italiane S.p.A.- Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, CN/BO • ISSN 2307-8928

In realtà la strada migliore per conservare in sicurezza i beni storici e artistici e i loro fruitori si basa su un approccio mul- tidisciplinare e su una stretta, leale e paritetica collabora- zione tra le diverse compe- tenze. >>>

Crollo della Chiesa

Sicurezza vs conservazione?

Il Tribunale civile dell’Aquila ha condan- nato il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e quello dell’Interno in carica in quel periodo a risarcire i figli di due vittime del terremoto del 6 aprile 2009.

Motivo: “non aver diligentemente adem- piuto ai compiti di vigilanza e controllo in materia edilizia” >>>

Sentenza

sul Terremoto de L’Aquila 2009

Alle 11.36 del 14 agosto 2018, un boato assordante squarcia la città di Ge- nova cancellando per sempre dalle cartine autostradali un tratto importantis- simo della viabilità della città e un pezzo della storia dell’ingegneria italiana:

un tratto del famosissimo Ponte Morandi, crolla portando con sé 43 vittime.

In queste settimane molto è stato detto e scritto, non sempre in maniera cor- retta. Si è partiti “demonizzando” il progettista, il grande Riccardo Morandi, dimenticando il periodo in cui l’opera è stata costruita e le conoscenze da cui si partiva; si è poi proseguito criticando il materiale con cui è stato costruito il ponte, il calcestruzzo. Per fare un po’ il punto sulla questione INGENIO ha re- alizzato un approfondimento tecnico con numerosi articoli. >>> a pagina 5 Il rischio di caduta

dall’alto

e la progettazione dei sistemi anticaduta

SICUREZZA

Dall’analisi del quadro fessurativo di edifici lesionati alla stima di parametri geotecnici

GEOTECNICA

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Il crollo del ponte Morandi

un doveroso approfondimento tecnico

Crolla il tetto di un’altra Chiesa: Min.

Bonisoli, è giunta l’ora di proteggere il patrimonio culturale italiano?

Crolla il tetto della chiesa di San Giu- seppe dei Falegnami ai Fori e i giornali tito- lano “Tragedia sfiora- ta, sabato c’era ma- trimonio”.

Possiamo dire che come capitato per Norcia con San Bene- detto “ci sia andata di culo”: >>> a pagina 4 Andrea Dari

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a pagina 9 a pagina 8

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Sicurezza

18 Il rischio di caduta dall’alto e la progettazione

dei sistemi anticaduta

22 Quale durabilità hanno i sistemi protettivi dal fuoco?

BIM

24 Come cambierà digitalmente il Settore delle Costruzioni?

Una riflessione

26 Il BIM nella progettazione architettonica: un efficace supporto creativo

28 Progettare “BIM oriented”:

come avviene il controllo dei modelli prodotti dalle diverse discipline

Geotecnica e Monitoraggio

30 Dall’analisi del quadro fessurativo di edifici lesionati alla stima di parametri geotecnici

32 Il rilievo speditivo di frane sismo-indotte durante la sequenza sismica del 2016-2017 in Centro Italia

Costruire in Calcestruzzo

34 Modellazione non-lineare di un capannone in c.a.

prefabbricato esistente

37 Anodi galvanici e protezione delle strutture in calcestruzzo armato per allungare

la loro vita utile

Costruire in Acciaio

38 L’ingegnerizzazione delle facciate per il polimorfico edificio

degli Headquarter SPG

40 Progettazione di un nuovo ponte ciclabile in acciaio all’interno del Parco delle Groane

41 Museo del Futuro:

la sfida dell’ingegneria raccolta in un progetto nel deserto di Dubai

Costruire in Laterizio

44 La capacità di raffrescamento passivo delle coperture in laterizio attraverso il calcolo della Riflettanza eq.

Controlli e Prove

46 Usare gli FRP: come si effettuano i controlli in cantiere,

la preparazione dei campioni e le prove

Urbanistica

47 Ivrea città industriale moderna del XX secolo

48 Consumo di suolo e rigenerazione urbana: perché l’urbanistica deve ripartire dall’anno zero

Pavimenti, coperture, sostenibilità e rigenerazione urbana

50

Evitare ulteriore ed inutile consumo di suolo sfruttando le aree già a disposizione: fondamentali a questo scopo i progetti di rigenerazione urbana che rappresentano inoltre l’occasione per risolvere problemi come

l’assenza di identità di un quartiere, la totale mancanza di spazi pubblici o aree verdi… e di cui si propone una gallery di interessanti interventi. Attenzione ai provvedimenti di mitigazione dell’impermeabilizzazione del suolo come l’adozione di superfici permeabili per le aree esterne e la scelta di coperture verdi e sostenibili. Focus infine sugli interventi di ripristino dell’impermeabilizzazione di edifici esistenti. >>>

Editoriale

4 Siamo un Paese Pericolante

Primo Piano

5 Il crollo del ponte Morandi, un doveroso approfondimento tecnico

6 Le novità della Circolare applicativa NTC2018 in una prima analisi del CNI

8 Crollo della Chiesa

di San Giuseppe dei Falegnami:

senza sicurezza non c’è conservazione

9 Terremoto di L’Aquila del 2009:

due ministeri dell’epoca

condannati al risarcimento danni per due vittime

Le Rubriche

Sismica

10 Elementi costruttivi non strutturali negli edifici in C.A. in zona sismica: cosa cambia con le NTC 2018?

13 Come fare un’analisi semplificata del rischio sismico all’interno di magazzini industriali

Efficienza Energetica

14 Termosifoni, ventilconvettori o sistemi radianti?

Una guida alla scelta ragionata

17 Porta d’ingresso ThermoCarbon Hörmann: sicurezza ed isolamento termico al top

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Andrea Dari – Editore INGENIO

Siamo un Paese Pericolante

Crolla il tetto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami ai Fori

link all’articolo completo >>>

Il crollo del ponte Morandi,

un doveroso approfondimento tecnico

Alle 11.36 del 14 agosto 2018 sotto una pioggia incessante, un boato assordante ha squarciato la città di Genova cancellando per sempre dalle cartine autostradali un tratto importantissimo della viabilità della città ligure e un pezzo della storia dell’ingegneria italiana: un tratto del viadotto sul Polcevera, un tratto del famosissimo Ponte Mo- randi, crollava portando con sé 43 vittime.

Dall’analisi del Ponte sul Polcevera al tema della sicurezza delle infrastrutture

In queste settimane molto è stato detto e scritto, spesso anche spropositatamente visto la “capaci- tà di molte personalità” di essere tuttologhi.

Come INGENIO abbiamo deciso di parlare solo di

aspetti tecnici partendo dal progetto, dai dettagli costruttivi dell’opera, evidenziando anche le pre- occupazioni dello stesso Morandi sul veloce de- grado e sulla necessaria cura e manutenzione che queste opere richiedono.

L’approfondimento che proponiamo ai nostri letto- ri è quindi una raccolta di numerosi contributi sia sul progetto che sulle opere simili di Morandi, sugli interventi manutentivi fatti successivamente all’o- pera ma anche sulla situazione delle infrastrutture italiane, sulla loro sicurezza e sui sistemi e tec- nologie oggi disponibili sul mercato, per garantirla nel tempo.

link all’articolo completo >>>

l’edificio, costruito alla fine del ‘500, è a pochi passi dal Campidoglio all’interno del Foro Romano è spesso usato per le cerimonie nunziali e ne erano programmate due per il fine settimana.

La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, spiega la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, “è di proprietà del Vicariato mentre la manutenzione è di competenza della Soprin- tendenza Archeologica del Mibact. Al parco del Colosseo compete invece il sottostante Carcere Mamertino”.

“Il crollo del tetto ha travolto il bel soffitto ligneo cassettonato, che era del ‘600”, spiega ancora Russo che è stata sul posto insieme con il soprintendente archeologico Mibac, Francesco Prosperetti.

“Siamo tutti qui fuori insieme con gli archeologi, gli storici dell’arte, i restauratori - spiega Russo - in attesa che i Vigili del Fuoco ci lascino entrare”.

E il soprintendente archeologico Mibac, Francesco Prosperetti cosa dice: “Cedimento strutturale improvviso, danni nell’ordine del mi- lione di euro”.

Come per il Ponte di Morandi, tutto all’improvviso.

E i controlli e la manutenzione? la risposta ce la da sempre il so- printendente: “La chiesa di San Giuseppe dei Falegnami era stata interessata da alcuni lavori che hanno riguardato la facciata” spie- gando che, durante i controlli dopo il terremoto di Amatrice, non era- no stati segnalati danni. “All’epoca facemmo un censimento delle chiese danneggiate ma - ha ricordato - non vi erano stati problemi.

Probabilmente per il pregevole soffitto a cassettoni non si sono po- tute esaminare le capriate”.

Da un’altra fonte leggo: “Appena tre anni fa, nel 2015, era termina- to l’intervento di restauro conservativo. Il programma di recupero dell’edificio di culto aveva riguardato il restauro dei prospetti, della facciata principale, dell’oratorio dei falegnami e proprio il rifacimento del tetto in legno. L’intervento, coordinato dall’ufficio beni culturali del Vicariato di Roma, ha avuto un costo di circa 700 mila euro.”

L’avevo scritto nel mio ultimo editoriale di 6 giorni fa (Un Paese Pe- ricolante) “Se da un lato il patrimonio immobiliare italiano è fragile - case, capannoni, comuni, scuole ... e ora abbiamo visto anche i ponti - quello degli edifici storici lo è parimenti, forse anche di più.

Ma le difficoltà degli interventi sono diverse: nel primo caso è so- prattutto di natura economica (e direi anche normativa, visto la buro- crazia della normativa amministrativa di ogni comune); nel secondo caso c’è un problema diverso, la principale natura delle difficoltà di intervento è culturale.”

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Le novità della Circolare applicativa NTC 2018 in una prima analisi del CNI

Stefania Alessandrini – Capo Redattore INGENIO

Dopo la notizia dello scorso 27 luglio dell’approvazione della Circolare Esplicativa delle Norme Tecniche sulle Costruzioni, si stanno alternando nel mondo tecnico vari commenti e prime analisi.

link all’articolo completo >>>

Sull’argomento anche il CNI ha già realizzato una circolare interna inviata lo scorso 1 agosto dove evidenzia alcune delle novità principali. Vediamo quali sono.

Alcune novità della Circolare

La Circolare, pur confermando l’impostazione ge- nerale della precedente, per cui ogni capitolo/pa- ragrafo ha lo stesso numero della norma, ed è pro- ceduto dalla “C”, contiene alcune importanti novità che ne accentuano il carattere di documento di indirizzo, esplicativo della norma cogente.

Introduzione: al centro c’è il progetto e solo dopo le verifiche di calcolo

Il documento innanzitutto presenta un’ampia nuo- va introduzione (C1.1), molto discussa e dibattu- ta in sede di scrittura della Circolare, in cui si cerca di mettere a fuoco l’importanza principale del progetto, inquadrando la fase di calcolo nella sua giusta cornice.

Nella Circolare infatti si legge “...la concezione è tutta solo appannaggio della creatività, dell’e- sperienza tecnica e della competenza del sin- golo progettista; essa ricade nella sua esclusiva responsabilità, certo non può essere normata; la verifica , l’esecuzione ed il controllo, invece ricadono nella sfera delle attività collettive, as- sumendo l’aspetto di un contratto sociale, di una convenzione che, pur essendo basata su valuta- zioni scintifiche, giugne a tracciare la frontiera tra lecito ed illecito, tra accettato e rifiutato..”

Impossibile - commenta il CNI nella sua circolare n.273 - non cogliere le novità del linguaggio e dei contenuti, insieme a quell’indirizzo, molto caro ai progettisti, di spingersi, almeno qualitativamene ad indicare l’importanza di ciò che nel progetto c’è e che la norma, per sua richiamata natura di “con- tratto sociale”, non può normare.

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Crollo della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami:

senza sicurezza non c’è conservazione

Antonio Borri scrive al Ministro Bonisoli

Antonio Borri – Professore - Università di Perugia

link all’articolo completo >>>

Signor Ministro Bonisoli,

il crollo della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami a Roma è l’en- nesimo esempio di quelle precarietà strutturali in cui versano molti dei nostri monumenti, precarietà che trovano, soprattutto nel sisma (ma, evidentemente, non solo in quello) un impietoso giudice.

Non intendo parlare del caso specifico, anche per mancanza di adeguate informazioni tecniche, tuttavia prendo spunto da esso e dall’articolo dell’Ing. Dari (Crolla il tetto di un’altra Chiesa: Min. Bo- nisoli, è giunta l’ora di proteggere il patrimonio culturale italiano?), per ricordare i tantissimi crolli di chiese e di altri beni architettonici avvenuti a causa di carenze strutturali evidenziatesi (anche) in oc- casione dei terremoti.

Eventi che, come sappiamo, si ripetono in maniera quasi sistematica in aree ormai ben conosciute.

Ricordare i crolli

Ricordare quei crolli è importante, perché ci mostrano quello che ci riserva il futuro più o meno prossimo.

Certo, la stabilità delle chiese è un tema complesso e difficile, tant’è che moltissime sono collassate facendo talvolta molte vittime. Nel passato però spesso si interveniva, aggiungendo presìdi e rinfor- zando efficacemente le strutture, anche tenendo bene in conto le esperienze di danneggiamenti già occorsi.

Negli ultimi anni, invece, si deve registrare una concezione spes- so troppo “letteraria” del restauro, accompagnata da una visio- ne ideologica della conservazione, che ci ha allontanato dalla con- cretezza e dalle esigenze strutturali instaurando la politica del NON intervento, o dell’intervento minimo strutturalmente insufficiente.

Crollate centinaia di chiese, perse tantissime opere d’arte

Il risultato è quello che abbiamo visto: la perdita di centinaia e cen- tinaia di chiese, insieme alle tantissime opere d’arte che contene- vano e che rappresentavano una ricchezza per quei territori anche dal punto di vista economico e sociale.

Con questo approccio, non aderente alle realtà dei luoghi e delle loro storie sismiche, non si è riusciti a conservare un bel nulla, e sono andate distrutte quelle costruzioni, solo burocraticamente “tutelate”.

Senza sicurezza non c’è conservazione

Troppo spesso ci si è dimenticati che senza sicurezza non c’è con- servazione, se non quella delle macerie.

Terremoto di L’Aquila del 2009: due ministeri dell’epoca condannati al risarcimento danni per due vittime

Matteo Peppucci – Collaboratore INGENIO

link all’articolo completo >>>

Il Tribunale civile dell’Aquila in composizione monocratica ha condannato il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e quello dell’Interno in carica in quel periodo a risarcire i figli di Vinicio D’Andrea ed An- gela Belfatto, vittime del terremoto del 6 aprile 2009

Il motivo della condanna al risarcimento danni è dato dal “non aver diligentemente adempiuto ai compiti di vigilanza e controllo di rispettiva competenza in materia edilizia, consentendo la realizzazione di una costruzione difforme dal- le prescrizioni normative vigenti all’epoca, in- capace di resistere all’azione di un sisma non avente carattere anomalo o eccezionale”.

È evidente come la sentenza n.732-2018 emes- sa dal giudice Monica Croci assuma una rilevanza assoluta in materia di responsabilità connesse ad eventi sismici: la somma di risarcimento per cia- scuno dei ministri è di 360 mila euro, oltre alle spese legali e quelle di Contributo Unificato.

I riarcimenti andranno a Chiara e Giuseppe D’An- drea, che hanno perso i genitori a seguito del crollo della loro abitazione in via Luigi Sturzo numero 33, per il quale in sede penale nell’ot- tobre 2012 il progettista Augusto Angelini era stato condannato a tre anni per omicidio pluri- mo e disastro colposo.

Responsabilità per danni e vittime del terremoto:

i passaggi chiave della sentenza

Dalla sentenza emerge come “l’edificio di inte- resse fu costruito in forza di Autorizzazione

per costruire rilasciata dal Comune dell’Aqui- la in data 2 novembre 1961, trasferita ad Andrea Ceci con autorizzazione rilasciata dal sindaco del Comune dell’Aquila il 30 aprile 1962, ultimazione delle strutture portanti e non portanti in data 10 settembre 1962, come certificato dal direttore dei Lavori, l’architetto Augusto Angelini, il 12 marzo 1963; collaudo delle strutture in cemento armato a firma dell’ingegnere Paolo Cimino, datato 02 di- cembre 1962”.

Ma in quegli anni, si evidenzia nel testo della sen- tenza, le “norme tecniche per l’edilizia, con spe- ciali prescrizioni per le località colpite dai terremoti vigenti, classificavano il comune dell’Aquila nel- la II categoria di rischio sismico e prescrive- vano che gli edifici realizzati dovessero poter resistere alle sollecitazioni sismiche tanto in direzione longitudinale quanto in direzione trasversale, ponendo il divieto di iniziare nuo- ve costruzioni senza la previa autorizzazione scritta dell’Ufficio del Genio Civile, che aveva il compito di verificare se le nuove costruzioni fossero in concreto eseguite in conformità con queste norme”.

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n.65_set.2018_pag.10

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#Sismica

Elementi costruttivi non strutturali negli edifici in C.A.

in zona sismica: cosa cambia con le NTC 2018?

Christian Pierini – Ingegnere libero professionista

Facendo seguito all’approfondimento tecnico redat- to dal sottoscritto e pubblicato in data 13/10/2016, nel periodo subito successivo al terremoto di Ama- trice, con la presente si intende fare il punto del- la situazione normativa per ciò che concerne gli elementi costruttivi cosiddetti “non strutturali”, alla luce della recente uscita delle nuove Norme Tec- niche per le Costruzioni di cui al D.M. 17/01/2018.

Come già sottolineato nel precedente articolo, la corretta progettazione degli elementi “non strutturali”, tra cui le tamponature esterne ed i divisori interni di edifici in c.a., riveste un ruolo di primaria importanza nell’adeguata ri- sposta del fabbricato all’azione sismica. Infatti i suddetti elementi, se non progettati correttamen- te, possono generare collassi fragili e prematuri, tali da ridurre significativamente la sicurezza delle persone.

In Figura 1 sono riportate due immagini di dan- neggiamento, rispettivamente delle tamponature esterne e dei divisori interni in fabbricati in c.a. a seguito del terremoto dell’Aquila del 2009, entram- bi progettati senza presidi atti ad evitare il ribalta- mento degli elementi a seguito del sisma. Come si osserva, seppure l’impianto strutturale “principale”

abbia resistito all’azione sismica, gli elementi “non strutturali” hanno subito un collasso fragile e pre- maturo, con espulsione fuori dal piano degli stessi.

Appare evidente quindi l’importanza di una corret- ta progettazione degli elementi non strutturali nei confronti degli Stati Limite di riferimento, a secon- da del livello prestazionale richiesto.

A tal fine, si procederà nel seguito ad un’analisi di come il nuovo D.M. 17/01/2018 affronta tali aspet- ti, ponendo a confronto le nuove norme con l’ora- mai superato D.M. 14/01/2008.

Confronto tra NTC 2008 e NTC 2018

Le NTC 2008 trattano l’argomento degli elementi non strutturali al § 7.2.3 per ciò che concerne i

“criteri di progettazione”, al § 7.3.6.3 per quel che riguarda le “verifiche” e indirettamente al § 7.3.7.2 con riferimento alle “verifiche degli elementi strut- turali in termini di contenimento del danno agli ele- menti non strutturali”.

Le NTC 2018 invece, trattano l’argomento degli elementi non strutturali, sempre al § 7.2.3 per ciò

Figura 1 – Esempio di espulsione delle tamponature esterne (a) e dei divisori interni (b) in un edificio in c.a.

(a) (b)

che concerne i “criteri di progettazione”, al § 7.3.6 e 7.3.6.2 per quel che riguarda le “verifiche di sta- bilità (STA)” e indirettamente al § 7.3.6.1 con ri- ferimento alle “verifiche di rigidezza (RIG) degli elementi strutturali”.

Criteri di progettazione degli elementi non strutturali

I “criteri di progettazione degli elementi non strut- turali”, secondo il § 7.2.3 delle NTC 2008, prescri- vono che, “con l’esclusione dei soli tamponamenti interni di spessore non superiore a 100 mm, gli elementi costruttivi senza funzione strutturale, il cui danneggiamento può provocare danni a perso- ne, devono essere verificati, insieme alle loro connessioni alla struttura, per l’azione sismi- ca corrispondente a ciascuno degli stati limite considerati.

Gli effetti dell’azione sismica sugli elementi co- struttivi senza funzione strutturale possono esse- re determinati applicando a tali elementi una forza orizzontale Fa definita come segue:

dove:

Fa è la forza sismica orizzontale agente al centro di massa dell’elemento non strutturale nella di- rezione più sfavorevole;

Wa è il peso dell’elemento;

Sa è l’accelerazione massima, adimensionalizza- ta rispetto a quella di gravità, che l’elemento strutturale subisce durante il sisma e corri- sponde allo stato limite in esame (§ 3.2.1);

qa è il fattore di struttura dell’elemento;

In mancanza di analisi più accurate, Sa può essere

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calcolato nel seguente modo:

dove:

α è il rapporto tra l’accelerazione massima del terreno ag su sottosuolo di tipo A da conside- rare nello stato limite in esame (§ 3.2.1) e l’ac- celerazione di gravità g;

S è il coefficiente che tiene conto della categoria di sotto suolo e delle condizioni topografiche (§

3.2.3.2.1);

Ta è il periodo fondamentale dell’elemento non strutturale;

T1 è il periodo fondamentale della costruzione nella direzione considerata;

Z è la quota del baricentro del pannello rispetto al piano delle fondazioni;

H è l’altezza dell’edificio rispetto al piano delle fondazioni.

Infine, in assenza di specifiche determinazioni, per

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Ciminiere, antenne e serbatoi su supporti funzionanti come mensole senza controventi per più di metà della loro altezza

Pareti interne ed esterne

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Ciminiere, antenne e serbatoi su supporti funzionanti come mensole non controventate per meno di metà della loro altezza o connesse alla struttura in corrispondenza o al di sopra del loro centro di massa Elementi di ancoraggio per armadi e librerie permanenti direttamente poggianti sul pavimento Elementi di ancoraggio per controsoffitti e corpi illuminanti

Tabella 7.2.1. – Valori di qa per elementi non strutturale

qa si possono assumere i valori riportati in Tab. 7.2.I.

Secondo quanto indicato al § 7.2.3 delle NTC 2018, “Per elementi costruttivi non struttura- li s’intendono quelli con rigidezza, resistenza e massa tali da influenzare in maniera significativa la risposta strutturale e quelli che, pur non influen- zando la risposta strutturale, sono ugualmente si- gnificativi ai fini della sicurezza e/o dell’incolumità delle persone. La capacità degli elementi non strutturali, compresi gli eventuali elementi strut- turali che li sostengono e collegano, tra loro e alla struttura principale, deve essere maggiore della domanda sismica corrispondente a ciascuno degli stati limite da considerare (v. § 7.3.6).

Quando l’elemento non strutturale è costruito in cantiere, è compito del progettista della struttu- ra individuare la domanda e progettarne la capaci- tà in accordo a formulazioni di comprovata validità ed è compito del direttore dei lavori verificarne la corretta esecuzione; ...

Come fare un’analisi semplificata del rischio sismico all’interno di magazzini industriali

Ennio Casagrande – Ingegnere consulente in ambito sismico e idraulico

La sicurezza dei magazzini passa attraverso l’analisi delle scaffalature

In Italia esistono molti edifici industriali e commer- ciali, all’interno dei quali, possono trovare colloca- zione magazzini per il stoccaggio sia della materia prima sia dei prodotti finiti.

Come evidenziato nel D. Lgs. 81/2008 e nella nor- ma europea UNI EN 15635, il responsabile del- la sicurezza generale (RSPP) e il responsabile della sicurezza del magazzino (PRSES), hanno il compito di valutare i rischi correlati all’uti- lizzo del magazzino e in particolar modo alle scaffalature.

In questo ambito, la valutazione del rischio sismi- co richiede un processo articolato e complicato a causa di vari fattori: unità di carico, configurazioni

della scaffalatura ecc. Questo articolo presenta una metodologia rapida per la valutazione del rischio si- smico all’interno dei magazzini considerando le va- rie condizioni al contorno in cui vengono utilizzate le scaffalature.

I magazzini e le scaffalature: la situazione in Italia

Come noto, in Italia ci sono molti edifici produttivi e commerciali, all’interno dei quali è possibile trova- re dei locali destinasti ad uso magazzino.

Secondo studi condotti da Tecnoborsa, circa il 3 – 4% degli edifici in Italia ha una destinazione d’uso produttiva e commerciale (Figura 1).

All’interno di questi edifici, quasi sempre, esiste una porzione dedicata al magazzino della materia prima e dei prodotti finiti, i quali, possono esse- re stoccati, per ottimizzare lo spazio, su apposite scaffalature.

L’utilizzo di scaffalature è sempre stata un’ottima soluzione logistica, tant’è che recenti studi hanno evidenziato come la produzione di scaffalature sia in costante aumento.

La normativa da applicare nel caso di scaffalature

L’Italia, però, è una nazione in cui la pericolosità sismica e la vulnerabilità sismica degli edifici risul- ta elevata.

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Figura 1 – Suddivisione degli edifici in Italia

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volano l’usabilità:

• consente di individuare la frequenza critica ed il fattore di smorzamento interno, indispensabili per il calcolo in frequenza secondo le nuove norme 2017;

• i percorsi di trasmissione del rumore utilizzano la stessa termi- nologia della norma UNI EN 12354-1;

• la presenza di informazioni aggiuntive per il calcolo previsiona- le aiuta il progettista a verificare la correttezza della formula di calcolo prescelta;

• possibilità per il progettista di verificare, in simultanea, i requi- siti acustici di diversi tratti di una facciata e di diversi tratti di divisorio per gestire i casi più complessi.

#Efficienza_Energetica

Termosifoni, ventilconvettori o sistemi radianti?

Una guida alla scelta ragionata

Clara Peretti – Ingegnere, Libera professionista, Segretario Generale Consorzio Q-RAD

Capita frequentemente che un committente chieda al proprio tecnico “perché mi consiglia di installare un sistema radiante?” La risposta a questa domanda può essere tecnica e approfondita, ma può essere difficile far comprendere ad un utente finale aspetti complessi. Nel presente articolo sono descritti e ap- profonditi i sistemi di riscaldamento e raffrescamento per gli edifici residenziali. Sono messi a confronto radiatori, ventilconvettori e sistemi radianti sotto il profilo tecnico e sotto quello di utilizzo. Per ogni siste- ma vengono presentati due punti di vista: quello tecnico-ingegneristico e quello di utilizzo – applicativo.

I termosifoni

Termosifoni: aspetti tecnici e ingegneristici

Il rendimento di emissione in riscaldamento varia da 0.89 (radiatore con temperatura di mandata di 85°C su parete esterna non isolata) a 0.98 (radiatore con temperatura di mandata inferiore a 55°C su parete esterna isolata) (Fonte: UNI/

TS11300-2:2014).

Criticità

La temperatura di mandata è superiore ad al- tre tecnologie; questo parametro è fortemente influenzato dalle caratteristiche dell’involucro dell’edificio; per edifici con elevati fabbisogni ter- mici la temperatura di mandata dei radiatori è di circa 80°C.

Un’elevata temperatura di mandata implica inol- tre maggiori dispersioni di calore nella distribu- zione del fluido termovettore dal generatore (che può essere nell’ambiente da climatizzare – in questo caso le dispersioni sono contenute oppu- re lontano, come ad esempio in centrale termica – in questo caso le dispersioni possono essere notevoli specialmente in impianti datati).

Elevati livelli di comfort termico sono difficili da raggiungere specialmente in edifici poco coiben- tati.

La temperatura all’interno degli ambienti non è uniforme.

La possibilità di arredare l’ambiente è vincolata dalla disposizione degli elementi scaldanti.

Bassa inerzia: a seguito dello spegnimento il calo della temperatura nell’ambiente è rapido

Una sbagliata collocazione (ad esempio dietro ad una porta che rimane sempre aperta) può ri- durre la potenza emessa e creare disuniformità all’interno degli ambienti

Funzionano solo per il riscaldamento

Se in essere abbinati a generatori di calore ef- ficienti come le pompe di calore e le caldaie a condensazione, i COP (per le pompe di calore) possono essere molto bassi, similmente ai ren- dimenti di generazione per le caldaie a conden- sazione.

Vantaggi

Semplicità di installazione, costo contenuto

Bassa inerzia: a seguito dell’accensione l’au- mento della temperatura è rapido

Termosifoni: aspetti legati all’utilizzo Criticità

La maggior parte degli impianti negli edifici multi- piano è costituita da un sistema centralizzato per la produzione di acqua calda e di fasce orarie non modificabili per l’accensione/spegnimento dei corpi scaldanti, senza possibilità di imposta- zione controllata e di regolazione della tempera- tura negli ambienti.

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#Efficienza_Energetica

garantire la massima sicurezza nel caso di un ten- tativo di scasso. La finestratura di sicurezza in vetro stratificato antischegge e spesso otto milli- metri, protegge inoltre sia all’interno sia all’esterno dell’abitazione da qualsiasi incidente, in quanto, in caso di rottura del vetro, le schegge vengono trattenute dalla pellicola interna. Realizzata in al- luminio e carbonio, materiali in costruzione leg- gera, ThermoCarbon è disponibile a scelta in 15 accattivanti motivi e in 18 colori preferenziali;

su richiesta, è inoltre possibile scegliere tra 200 colori RAL, oppure optare per un modello bicolor o ancora per una soluzione che presenti un diverso colore, all’esterno e all’interno. Questa porta d’in- gresso è certificata dall’istituto IFT Rosenheim ed ha infine una garanzia di 10 anni.

#Efficienza_Energetica

Porta d’ingresso ThermoCarbon Hörmann:

sicurezza ed isolamento termico al top

Hörmann

Sicurezza ed efficienza energetica rappresenta- no ormai due must nel settore dell’edilizia.

Frutto dell’avanzata ricerca Hörmann – sinonimo di eccellenza nel settore delle chiusure a livello mon- diale – la porta d’ingresso ThermoCarbon è stata miratamente progettata per rispondere a questo trend. In termini di efficienza energetica, presen- ta infatti un valore di trasmittanza termica fino a 0,47 W/(m²xK) ed è per questo la soluzione ideale per le case passive e a bilancio energetico positivo che producono più energia di quanta ne utilizzino.

Con ThermoCarbon addirittura, il requisito di 0,8 W/(m²xK), richiesto alle porte d’ingresso delle case passive, viene superato di quasi il doppio.

ThermoCarbon, trasmittanza termica da primato e sicurezza garantita

Tale prestazione al vertice è resa possibile dal bat- tente in alluminio a filo della superficie spesso 100 mm, dotato di un pannello di riempimento in schiuma rigida in poliuretano a piena superficie e di un profilo composito alloggiato all’interno.

ThermoCarbon stabilisce però nuovi standard an- che per quanto riguarda l’antieffrazione.

Questa porta d‘ingresso – di serie in classe di sicurezza RC 3 – è disponibile infatti anche con equipaggiamento di sicurezza RC 4 e presen- ta un bloccaggio a nove punti di serie e cerniere occultate antiscardinamento nascoste in grado di

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Se coperti da copriradiatore possono essere dif- ficili da raggiungere per regolazione e pulizia.

La pulizia è difficile soprattutto per i radiatori vec- chi: in questi polvere e sporcizia possono accu- mularsi negli anni.

Possono crearsi zone della casa nelle quali non si può stazionare perché la temperatura risulta troppo alta (se vicini al corpo scaldante) oppure troppo bassa (se lontani dal corpo scaldante).

Vantaggi

Sono spesso utilizzati per far asciugare indu- menti bagnati nei bagni.

Ventilconvettori

Ventilconvettori: aspetti tecnici e ingegneristici

Il rendimento di emissione in riscaldamento varia da 0.94 a 0.96 (Fonte: UNI/TS11300-2:2014) Criticità

Durante il periodo invernale possono seccare l’aria ambiente che per temperature intorno ai 20 gradi può oscillare tra il 20 e il 35% creando un ambien- te secco che necessita di essere umidificato.

In riscaldamento la temperatura di mandata è superiore ad altre tecnologie; questo parame- tro è fortemente influenzato dalle caratteristiche dell’involucro dell’edificio; per edifici datati, con elevati fabbisogni termici la temperatura di man- data dei ventilconvettori è di circa 75°C.

In raffrescamento la temperatura di mandata è inferiore ad altre tecnologie; questo parametro è fortemente influenzato dalle caratteristiche dell’involucro dell’edificio; per edifici datati, con elevati fabbisogni frigoriferi la temperatura di mandata dei ventilconvettori è di circa 7°C.

Se in essere abbinati a generatori di calore ef- ficienti come le pompe di calore e le caldaie a

condensazione, i COP e gli EER (per le pompe di calore) possono essere molto bassi, similmen- te ai rendimenti di generazione per le caldaie a condensazione.

Vantaggi

Possono funzionare sia in riscaldamento che in raffrescamento

Possono agire sia il carico sensibile che quello latente (riscaldamento, raffrescamento e deumi- dificazione).

Ventilconvettori: aspetti legati all’utilizzo Criticità

Rumorosità. Alle massime velocità il rumore del- la ventola può dare fastidio

È richiesta manutenzione (pulizia, sostituzione filtri,…)

Movimentazione dell’aria: sollevamento e tra- sporto di polveri se presenti

Movimentazione dell’aria: discomfort soprattutto in estate vicino al terminale

Possono essere facilmente manomessi (ad esempio da bambini).

Vantaggi

Facilità di regolazione

Bassissima inerzia e velocità di riscaldamento/

raffrescamento.

Sistemi radianti a pavimento, parete o soffitto

Sistemi radianti: aspetti tecnici e ingegneristici

Il rendimento di emissione in riscaldamento varia da 0.93 (sistema radiante a parete o soffitto con carico termico medio annuo maggiore di 10 W/

m3) a 0.99 (sistema radiante a pavimento con carico termico medio annuo inferiore a4 W/m3) (Fonte: UNI/TS11300-2:2014).

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#Primo_Piano

#Sicurezza

Il rischio di caduta dall’alto e la progettazione dei sistemi anticaduta

Antonio Giangregorio – Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino Mario Piovanelli – Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia

La necessità di progettare ed installare sistemi anticaduta

Il settore delle costruzioni e delle manutenzioni ha da sempre fatto i conti con il rischio di caduta dall’alto, che, purtroppo, si conferma, ancora in tempi recenti, una delle principali cause di infortuni mortali.

Una parte di tali infortuni avvengono, peraltro, in situazioni che non afferiscono alla cantieristi- ca classica, quanto piuttosto alle manutenzioni dell’opera eseguite in seguito.

In tale contesto appare pertanto cruciale l’instal- lazione – e, soprattutto, la corretta progettazio- ne – di sistemi anticaduta da installarsi sulle coperture e ovunque sussista un rischio di caduta dall’alto (ovverosia ogni qualvolta l’ope- ratore si trovi ad agire ad un’altezza superiore ai 2m rispetto ad un piano stabile – art.117 D.Lgs 81/08).

Tale esigenza – anche con l’evolversi delle soluzio- ni proposte dai produttori – è andata di pari passo con un quadro normativo che ha visto parecchie evoluzioni nell’ultimo decennio, soprattutto per quanto riguarda le norme tecniche (UNI principal- mente) e la normativa regionale che ha abbraccia- to via via porzioni sempre più ampie del Paese.

Sistemi anticaduta e situazione normativa

La legislazione statale, infatti, non è intervenu- ta in prima persona sulla materia dettando regole specifiche e puntuali, ma ha lasciato alla com- petenza regionale il compito di decidere se e per quali tipologie di lavori disporre l’obbligo di adottare misure protettive permanenti con- tro le cadute dall’alto.

Allo stato attuale, molte Regioni (es. Toscana, Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto ed altre) sono intervenute disciplinando l’obbligo di in- stallazione di dispositivi di ancoraggio su tut- te le nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni qualora interessino la copertura.

Ovviamente esistono differenze fra le varie norme regionali, ma l’impianto delle previsioni normative risulta avere un approccio comune.

Approccio che deriva dalle previsioni di impianto nazionale, in primis il D.Lgs. 81/08 e s.m.i. che – disciplinando l’uso e la manutenzione dei DPI – af- fronta anche il tema dei DPI anticaduta (artt. 111, 115, 74 e 77).

Tali previsioni trovano, inoltre, forma in quanto di- sposto all’Allegato XVI, Scheda II-3, Capitolo II “Il CSE, con riferimento alle sole misure permanenti in dotazione dell’opera, deve indicare le modalità

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#Primo_Piano

#Sicurezza

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di utilizzo in condizioni di sicurezza delle stesse”.

Dal combinato disposto dei succitati dettami nor- mativi e delle norme tecniche UNI 795:2012, CEN/TS 16415:2013, UNI 11560:2014 e UNI 11578:2015 deriva, infatti, l’impianto normativo su cui sono costruite la maggior parte delle norme regionali, prevedendo di fatto una progettazione esecutiva dei sistemi anticaduta e la redazione di un Elaborato Tecnico di Copertura, da inten- dersi come elaborato esecutivo e manuale d’u- so dei sistemi stessi.

Che cos’è un sistema anticaduta

Il sistema anticaduta, così come descritto nelle varie norme regionali, risulta costituito da due dif- ferenti sezioni, fra loro complementari, che ne- cessitano di progettazione coordinata ed integrata:

1. i DPI anticaduta, così come definiti dall’art. 74 del D.Lgs. 81/08, sono da intendersi come “at- trezzatura destinata ad essere indossata e te- nuta dal lavoratore”, con tutte le intrinseche ca- ratteristiche di uso personale, rimovibilità ecc.;

2. i dispositivi di ancoraggio permanenti (che potranno a loro volta essere puntuali o lineari, le c.d. “linee vita”).

Tale distinzione – che fu oggetto di qualche evo- luzione normativa – fu inizialmente precisata dalla Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 13/02/15, n. 3 Dispositivi di ancoraggio per la protezione contro le cadute dall’alto – chia- rimenti coerentemente con quanto disposto dalla norma UNI 11578:2015.

I DPI dovranno riportare la marcatura CE ed es- sere conformi al D.Lgs. 475/92 (appare opportuno

ricordare che i DPI anticaduta sono di III categoria e come tali sottoposti agli obblighi di addestramento di cui all’art. 77 del D.Lgs. 81/08), mentre i disposi- tivi di ancoraggio permanenti rientrano nella disci- plina dei Prodotti da Costruzione.

La progettazione dei sistemi anticaduta

Per affrontare il tema della progettazione occorre innanzitutto richiamare la distinzione operata dalla UNI EN 363:2008 che distingue fra un “sistema di trattenuta” ed un “sistema di arresto caduta”.

Il primo è un sistema progettato in modo tale che la caduta dell’operatore sia completamen- te impedita, mentre nel secondo caso il sistema è deputato a limitare lo spazio e la forza d’urto della caduta stessa.

In entrambi i casi la progettazione va effettuata tenendo conto in modo integrato sia degli an- coraggi permanenti, siano essi puntuali o lineari, sia dei DPI che dovranno essere usati in ac- coppiata.

Sebbene il sistema di protezione contro le cadute dall’alto che garantisca una maggiore sicurezza e l’eliminazione di rischi residui sia quello di opera- re in trattenuta, tale procedura non risulta sempre possibile ed applicabile per problematiche legate alle condizioni peculiari del luogo di lavoro specifico.

Per definizione, i sistemi di trattenuta limitano il movimento del lavoratore in modo che questi non possa raggiungere le zone dove potrebbe verificarsi una caduta dall’alto e non sono de- stinati ad arrestare una caduta dall’alto.

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n.65_set.2018_pag.22

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Quale durabilità hanno i sistemi protettivi dal fuoco?

Claudio Traverso – Technical manager Paint and a Spray-Etex Building Performance È opinione comune e condivisa che strutture o ele-

menti in acciaio, legno e altri materiali costruttivi si deteriorano o quantomeno modificano alcune delle loro caratteristiche con il passare del tempo, quindi è normale prevedere manutenzione.

Ma ahimè, questo semplice concetto ancor oggi non è così diffuso nel mondo dei protettivi dal fuoco, e parole come durata e garanzia vengono utilizzate spesso in modo arbitrario.

La regolamentazione vigente in materia di preven- zione incendi, ha trasferito al professionista antin- cendio, soggetto esperto, molte responsabilità che richiedono un’elevata preparazione e competenza.

Ad esempio, le verifiche che il professionista antincendio deve eseguire in fase di rinnovo del certificato di prevenzione incendi con finale redazione del MOD.PIN 3.1-2014 (Asseverazione per rinnovo), comprendono analisi con successiva valutazione, e quindi i concetti di durabilità e ma- nutenzione assumono una primaria importanza.

Il punto di partenza è la DURABILITÀ. La durabilità non è una caratteristica intrinseca solo del prodotto o del sistema protettivo scelto, ma è il risultato di una serie di interazioni tra diversi fattori esterni, go- vernate spesso da dinamiche complesse.

È prevedibile quindi che le condizioni al contorno in cui il sistema protettivo è inserito e deve funzio- nare per un tempo definito, possono modificare o

addirittura ridurre drasticamente la sua durabilità.

In fase progettuale la prima regola da seguire per caratterizzare il profilo del protettivo o del sistema più idoneo allo scopo, è quella di conoscere nel dettaglio le condizioni di esposizione o uso pre- visto, come ad esempio: …parete autoportante resistente al fuoco classe EI 120, con funzione di compartimentazione posta all’interno di un edificio industriale con forte presenza di umidità e sostan- ze chimiche quali…

Alla fine degli anni 80 dall’Eurocodice ENV 1990, viene introdotto per la prima volta il concetto di

“Designed working life” ovvero vita operativa di progetto, secondo la quale le opere da costruzio- ne devono soddisfare ed essere mantenute ad un livello compatibile con i requisiti essenziali definiti e stabiliti in fase progettuale.

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Come cambierà digitalmente il Settore delle Costruzioni?

Una riflessione

Angelo Luigi Camillo Ciribini – DICATAM - Università degli Studi di Brescia e ITC CNR

Crisi e trasformazione del mercato delle costruzioni

Il Settore delle Costruzioni ha vissuto, in Italia, nell’ultimo decennio, una grave crisi strutturale, a detta di tanti, addirittura, la più grave in assoluto della sua storia, che è apparsa peculiare persino di fronte ad altri Paesi Comunitari, come l’Irlanda e la Spagna, che pure ne hanno contemporanea- mente sofferte di simili.

A tale crisi ha fatto, però, da contrappeso la note- vole crescita registratasi in alcuni mercati comuni- tari e, soprattutto, extraeuropei, determinando an- che un forte processo di internazionalizzazione da parte di molti campioni nazionali che hanno così, in buona parte, «abbandonato» il mercato domestico, in cui la Domanda, specie Pubblica, di là del ridotto volume di investimenti e della sua capacità di at- tuarli, ha, in molti casi, dimostrato notevoli carenze qualitative quanto alla funzione committente.

L’opposizione, poi, tendenzialmente a opera de- gli enti locali, a una riforma radicale della struttura della Domanda stessa, non ha certo giovato alla trasformazione.

Tra l’altro, la contemporanea crisi che aveva pa- tito il Regno Unito alla fine dei primi Anni Duemi- la, aveva permesso, dal 2010-2011, al movimento riformista governativo di porre la digitalizzazione come game changer del mercato riscuotendo una adesione, almeno in apparenza, convinta (simile a quanto fatto in Italia nella manifattura per Indu- stria, poi Impresa, 4.0): cosa che, per lungo tem- po, non è avvenuta nel Nostro Paese.

Che, infine, quell’accoglienza positiva abbia deter- minato, anni dopo, una piena digitalizzazione del mercato domestico è tutto da verificare, ma cer- tamente, per i Britannici, il brand ha molto fruttato internazionalmente, sotto ogni aspetto.

Quel movimento, in realtà, si basava su un assun- to, la centralità dell’informazione per il migliora- mento nei processi decisionali, ripetuto puntual- mente inutilmente, dagli Anni Quaranta del secolo scorso a oggi, ma, al contempo, vi è stata la con- suetudine di perseguire la capitalizzazione delle esperienze maturate, la legacy, nelle grandi com- messe pubbliche.

Del resto, come è stato osservato in una recente audizione parlamentare, il rischio maggiore che si

profila, nel Regno Unito, come altrove, è di arre- stare il processo di digitalizzazione a metà del per- corso, creando diseconomie.

Ciò, come si tenterà di dimostrare, è dovuto all’in- coerenza che sussiste tra il senso ultimo della di- gitalizzazione e l’uso, parziale, che se ne vorreb- be fare.

Palesemente, comunque, ciò di cui patisce in Ita- lia, tanto il Settore delle Costruzioni quanto, persi- no, al proprio interno, la Cultura dell’Architettura, è una cesura epistemologica intorno alla essenza del mercato, dovuta a fattori quali, ad esempio, la limitazione del consumo di suolo o la struttu- ra anagrafica della popolazione, a cui si stenta a dare forme e risposte.

È pure utile rilevare che la cultura architettonica italiana non ha subito una particolare fascinazione in materia digitale, percependo il passaggio come estraneo, tanto che ne ha recepito la strumentali- tà, evitando spesso di interrogarsi sulla essenza della stessa nei confronti delle identità, oltre che degli statuti, a differenza di quanto avvenuto nel Regno Unito o negli Stati Uniti a opera delle rap- presentanze stesse: discorso intermedio meritano Francia o Germania.

Il che ben rispecchia la diffusa sensazione che, in generale, l’accoglienza della digitalizzazione pres- so gli operatori avvenga in una ottica fortemente

«analogica».

La qual cosa è fondamentale, nella misura in cui i saperi e le esperienze tradizionali sono principal- mente detenuti da generazioni più antiche, mentre quelle più giovani, pur privi spesso dei contenuti, paiono possedere gli strumenti innovativi e il modo di impiegarli più appropriatamente, ingenerando una prima problematica sulla transizione anagrafi- ca e il ricambio generazionale.

Dicotomie e conflitti nella digitalizzazione

È opportuno osservare come la digitalizzazione si imponga all’opinione pubblica internazionale del Settore in coincidenza con alcuni obiettivi dichiarati:

1. l’incremento della produttività;

2. la mitigazione del rischio;

3. la governabilità del processo.

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Riferimenti

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