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SARA FORTE SILEX. A cura di Ivan Quaroni. Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea / Edizioni Graphis Arte

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Academic year: 2022

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SARA FORTE

SILEX

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Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea / Edizioni Graphis Arte

SARA FORTE

SILEX

Questo volume è stato realizzato per la mostra di Sara Forte Silex

Presso Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea, Milano, 23 maggio-15 giugno 2019 This volume has been realised for Sara Forte’s exhibition Silex at Studio Guastalla Arte Moderna e Contemporanea, Milan, May 23 – June 15 2019

Mostra a cura di / Exhibition curated by Ivan Quaroni

Traduzioni / Translations Victoria Knobel

Grafica e impaginazione / Graphic design and layout Emmegi Group

Foto / Photographs Lorenzo Beltarre Cristoforo Pirino Stampa / Print Color Art

In copertina / Front cover xxx

Via Senato 24, 20121 Milano – tel: +39 02 780918 info@guastalla.com – www.guastalla.com

A cura di Ivan Quaroni

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SOMMARIO / CONTENTS

Sara Forte. Silex. di Ivan Quaroni 6

Sara Forte. Silex. by Ivan Quaroni 8

Intervista. Giovanna Lacedra incontra Sara Forte 10

Interview. Giovanna Lacedra meets Sara Forte 12 opere / works 17 sculture / sculptures 49 specchi artistici / artistic mirrors 89 biografia / biographical notes 94 personali, collettive / solo exhibitions, group exhibitions 95

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L’indagine formale di Sara Forte muove, almeno ini- zialmente, dal sostrato dell’astrazione lirica del primo Novecento. La sua necessità espressiva si addensava, in origine, intorno alle memorie delle esperienze del Blaue Reiter, agli afflati che caratterizzano le visioni selvagge di Franz Marc, imbrigliate nella perfetta geometria delle curve, e ai primi vagiti aniconici di Wassily Kandinskij, ancora pregni di folclore. Accanto a questi influssi, Sara Forte accoglieva, quasi per via elettiva, anche la lezione analitica delle scomposizioni cubo-futuriste, con il loro corredo di papier collé e di visioni simultanee. Già allora si profilava la sua predilezione verso i lemmi geome- trici, in particolare il circolo e la sfera, con cui l’artista smussava la ritmica partizione delle superfici percorse da sferzate verticali di colore.

Rispetto agli esiti recenti della sua ricerca, drasticamen- te ridotta sul piano cromatico, la massa magmatica del colore, “mai scarno […] ed effervescente”1 – come notava Carlo Franza -, s’incaricava di esprimere tutto il contenuto emotivo e istintuale di quel linguaggio.

Emergeva, cioè, un impetus vitale che sarebbe poi stato imbrigliato in una sintassi più apollinea, ripulita di ogni scoria informale.

Col senno di poi, è facile notare che perfino in quel- le prime prove, affiorava, di tanto in tanto, un curio- so interesse per le forme della comunicazione scritta.

I suoi papier collé erano per lo più fogli di giornale, cioè brandelli prelevati dal tessuto informazionale del quotidiano. Il medium, come strumento di trasmissio- ne d’informazioni, iniziava a profilarsi tematicamente.

Il contenuto emozionale cedeva lentamente il passo a quello intellettuale, cristallizzandosi, qualche anno più tardi, nella forma ricorrente di un cartiglio avvoltolato, di un rotolo di papiro che alludeva al primo materiale scrittorio dell’antichità, dotato di maggior leggerezza e maneggiabilità rispetto alle anteriori tavolette lapidee e lignee.

Questa figura di cartiglio conico allungato fa da trait d’union tra i dipinti del primo periodo e le recenti for- mulazioni della grammatica visiva di Sara Forte. Tra questi due estremi, appare chiaro che qualcosa è mu- tato. Di certo, c’è stato un cambiamento di prospettiva che ha prodotto un raffreddamento linguistico. Il mag-

ma cromatico si è, infatti, progressivamente disciolto in una conformazione più razionale e puntuale. La grana pittorica, prima densa e gestuale, venata dalle sensibili increspature dei collaggi di giornale, è andata disten- dendosi in colori piatti e linee grafiche, indici di una maggiore attenzione verso la dimensione platonica e archetipica dell’immagine.

Si ha la sensazione che la trasformazione linguistica dell’artista sia stata la conseguenza di un rivolgimen- to esistenziale, forse di un riordino interiore dal quale è scaturito, inevitabile, un riassetto formale della sua pittura.

La modificazione grammaticale si compie tra il 2013 e il 2015, in congiunzione con i suoi primi esperimenti plastici e con l’impiego di nuovi materiali come il vetro e soprattutto il silicio. La scoperta di nuovi supporti, che è, peraltro, uno dei temi centrali dell’arte del secondo dopoguerra – basti pensare all’alluminio fresato di Ge- tulio Alviani, ai cellotex di Alberto Burri o ai cementi ar- mati di Giuseppe Uncini -, lascia un’impronta indelebile nel vocabolario espressivo di Sara Forte.

Dal 2014, l’artista inizia a esplorare la dimensione pla- stica e scultoria, spesso integrandola con quella pit- torica e bidimensionale. Collabora, infatti, con alcuni dei migliori artigiani veneziani per realizzare una serie di sculture in vetro di Murano. Usa murrine di vetro in bacchetta, unite in fasci pazientemente plasmati ad alte temperature, per ottenere forme sinuose, del tut- to simili a quelle dei suoi papiri dipinti. Qui, però, la sagoma dei suoi cartigli assume le sembianze di una pletora di architetture organiche, di utopiche strutture urbane liberamente ispirate alle Città invisibili di Italo Calvino. Soprattutto Isaura – la città che sorge sopra un profondo lago sotterraneo e dai cui buchi verticali gli abitanti riescono a tirare su l’acqua in superficie – di- venta il prototipo dell’urbe gigliata, della città laminare, la cui morfologia vitrea ricorda la foggia dei germogli di ciperacea.

Alla produzione delle eleganti sculture in vetro, evolu- zione delle organiche invenzioni plastiche dell’arte Li- berty, si affianca, poi, la scoperta di un materiale nuovo, il silicio, un semiconduttore puro, sorprendentemente coerente con l’interesse dell’artista per il tema della tra-

smissione del sapere. Scoperto nel 1787 dal chimico, biologo e filosofo francese Lavoisier, il silicio, di colore grigio e lucentezza metallica, è presente in molti mate- riali magmatici, essenziale per la produzione del vetro e impiegato dall’industria elettronica per la costruzione di transistor, pannelli solari e schede madri di computer.

Sara Forte s’imbatte in questo materiale quasi per caso, visionando i prodotti di scarto di un’azienda produttri- ce, e ne rimane subito affascinata. Ci metterà quasi un anno a capire come integrare questo misterioso ele- mento nei suoi lavori, studiandone le proprietà fisiche e vagliandone le possibilità combinatorie con i colori a olio della sua pittura. Alla fine, scoprirà che la forma circolare dei dischi di silicio non solo s’inquadra perfet- tamente nella nuova struttura geometrica che i suoi di- pinti vanno assumendo, sempre più affine al linguaggio

“costruttivista”, ma aggiungerà anche una dimensione plastica e spaziale alle sue visioni auree.

Sfruttando la densità, lo spessore e la consistenza dei nuovi supporti in silicio, Sara Forte può ora articolare le sue composizioni pittoriche su differenti superfici, permettendo a forme e colori di disporsi su più piani, mantenendo, al contempo, la visione unitaria dell’im- magine.

I dipinti e le sculture recenti dell’artista, in cui riecheg- giano memorie delle invenzioni grafiche di Aleksandr Rodc˘enko e delle soluzioni plastiche di Vladimir Tatlin, riflettono una maggiore chiarezza d’intenti. La geome- tria, attraverso una partitura d’innesti tra cerchi, semi- cerchi, triangoli e trapezi irregolari, conferisce ai suoi lavori un rigore e una pulizia formale inediti.

Perfino Salvador Dalì, nei Cinquanta segreti magici per dipingere, consigliava al giovane apprendista di usare la geometria come guida alla composizione delle ope- re. “So che i pittori più o meno romantici”, scriveva il pittore catalano, “sostengono che queste impalcature matematiche uccidono l’ispirazione dell’artista, dando- gli troppo su cui pensare e riflettere. Non esitare un at- timo a rispondere loro prontamente che, al contrario, è proprio per non aver da pensare e rifletter su certe cose che tu le usi”2.

Per Sara Forte la tessitura geometrica è un punto d’ap- prodo, l’esito di un percorso che riconosce nelle forme archetipiche la struttura fondamentale della realtà, ol- tre la cortina illusoria dei fenomeni. Unica concessione al mondo delle forme imperfette, quelle poste al di qua del proverbiale Velo di Maya (Arthur Schopenhauer, Il

mondo come volontà e rappresentazione), è la persi- stenza del rotolo di papiro, epitome del progresso uma- no e della sua propensione alla trasmissione delle in- formazioni. Un simbolo, quest’ultimo, che riecheggia, amplificato, nella presenza del silicio, elemento base per la produzione dei computer e, dunque, esso stesso simbolo delle forme tecnologicamente più avanzate di comunicazione.

Curiosamente, il termine silicio deriva dal latino silex, che indica la selce, una pietra sedimentaria che ha rico- perto un ruolo fondamentale nello sviluppo della civiltà umana.

Formata per accumulo di silice, un composto del silicio, la selce è stata, infatti, usata come pietra focaia e im- piegata per la produzione di oggetti fin dalla preistoria.

In un certo senso, si può quindi affermare che l’arte di Sara Forte riassume e compendia la parabola ascensio- nale del nostro progresso civile e tecnologico – dagli utensili primitivi (selce) alla rivoluzione nel campo della scrittura (papiro), dall’invenzione della stampa (i collage di giornali) ai moderni strumenti di comunicazione digi- tale (silicio) – attraverso le evoluzioni di un lessico visivo articolato intorno all’uso di figure esatte, le stesse che si ritrovano nell’arte di Kandinskij, Mondrian, Malevic˘, e Albers.

Il matematico e saggista Piergiorgio Odifreddi sostiene che “come il cervello è diviso in due emisferi lateralizza- ti, uno dei quali (il sinistro) si esprime in maniera logica e razionale, mentre l’altro (il destro) privilegia l’espres- sione alogica e istintiva, così l’intera storia dell’arte è riconducibile a due grandi correnti contrapposte e com- plementari, che possiamo convenzionalmente chiama- re razionalista e romantica”3. Eppure, questa rigida contrapposizione non si applica al caso di Sara Forte.

È vero, piuttosto, che nella sua arte l’espressione razio- nale si sviluppa a partire da quella istintiva degli esordi e che il linguaggio geometrico nasce dalla raffinazione di quello inizialmente espressionista e gestuale, esatta- mente come il silicio è l’evoluzione tecnologica del pa- piro sulla scala degli strumenti usati per la divulgazione del sapere. Quella di Sara Forte è una ricerca evolutiva, un’indagine che ha i tratti di un processo di distillazio- ne alchemica, insomma, di un percorso di progressiva purificazione formale che corrisponde all’intrinseco bi- sogno umano di rettificare la materia greve dell’esisten- za in quella più rarefatta dello spirito. Dal basso verso l’alto, dal piombo all’oro.

SARA FORTE. SILEX.

di Ivan Quaroni

“Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo.”

(Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885)

Note:

1. Carlo Franza, Sulla pittura neofuturista di Sara Forte, in Sara Forte. Forma e colore, catalogo della mostra a Palazzo del Collegio Raffaello, Urbino, 2010, p. 6.

1. Salvador Dalì, Cinquanta segreti magici per dipingere, Carte d’artisti, Abscondita, Milano, 2004.

1. Piergiorgio Odifreddi, Le tre invidie del matematico, in Bruno D’Amore, Matematica, stupore e poesia, Giunti Editore, Firenze, 2009, p. 82.

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8 9 Sara Forte’s formal exploration moves, at least initially,

from the substratum of lyrical abstraction of the early twentieth century. Her commitment to articulation was concentrated, originally, around the memories of the experiences of The Blue Riders, inspirations that charac- terize the wild visions by Franz Marc, harnessed to the perfect geometry of curves, and to the early anti-iconic infant cries of Wassily Kandinsky, still redolent of folk- lore. Next to these influences Sara Forte also absorbed, almost as if by choice, the analytical lesson of Cub- ist-Futurist decomposition, with its dowry of paper col- lage and simultaneous visions. Even then her predilec- tion for geometric headlines stood out , in particular the circle and the sphere, with which the artist blunted the rhythmic partition of the surfaces traversed by ver- tical lashes of color. Compared to the recent results of her exploration, drastically reduced on a chromatic lev- el, the magmatic mass of color, “never thin [...] and effervescent” 1 – as Carlo Franza noted – she undertook to express all of the emotional and instinctual content of that language. In other words, a vital impetus emerged that would then be harnessed into a more Apollonian syntax , cleansed of all informal dross. In hindsight, it’s easy to see that even in those first exper- iments, from time to time, a curious interest in forms of written communication surfaced. Her paper collage were mostly newspaper sheets, that is, shreds taken from the informational fabric of everyday life . The me- dium, as a means of information transmission, began to take shape thematically. The emotional content slowly gave way to an intellectual one, crystallizing, a few years later, in the recurrent form of a wrapped scroll, a papyrus which alluded to the first written forms in Antiquity, much lighter and more manageable than the earlier wood and stone tablets. This figure of an elongated conical cartouche acts as a hyphen between the paintings of the first period and the recent expres- sions of Sara Forte’s visual grammar. Between these two extremes, it is clear that something has changed.

Most certainly, there was a change of perspective that produced a sort of linguistic cooling. The chromatic magma has, in fact, progressively dissolved in a more rational and meticulous conformation. The pictorial

grain, at first dense and gestural, tinged with the sensi- tive ripples of newspaper collage, began spreading out in flat colors and graphic lines, indicative of a greater attention to the platonic and archetypal dimension of the image. One has the feeling that the artist’s linguistic transformation was the result of an existential upheav- al, perhaps an internal reorganization which has result- ed, inevitably, in a formal reorganization of her paint- ing. The grammatical modification takes place between 2013 and 2015, in conjunction with her first ductile experiments and with the use of new materials such as glass and, in particular, silicon. The discovery of new medium, which is, moreover, one of the central themes of art after World War II – just think of the milled alumi- num of Getulio Alviani, the Celotex of Alberto Burri or the reinforced concrete of Giuseppe Uncini -, leaves an indelible imprint in the expressive vocabulary of Sara Forte. From 2014 , the artist began to explore a plastic and sculptural dimension, often integrating it with a pictorial and two-dimensional one. In fact, she collabo- rates with some of the best Venetian artisans to realize a series of sculptures in Murano glass. She uses glass murrine in stick form, combined in bundles patiently molded at high temperatures, to obtain sinuous forms which are in every way similar to those of her painted papyrus. Here, however, the shape of her cartouches assumes the appearance of a plethora of organic archi- tecture, utopian urban structures freely inspired by the Invisible cities by Italo Calvino. Especially Isaura – the city that rises above a deep underground lake and from whose vertical wells the inhabitants are able to pull wa- ter up to the surface – becomes the prototype of the lily city, of the stratified city, whose vitreous morphology recalls the shape of Ciperaceae sedge buds. The pro- duction of elegant glass sculptures, an evolution of the organic inventions of Liberty art, is then accompanied by the discovery of a new material, silicon, a pure sem- iconductor, surprisingly consistent with the artist’s inter- est in the topic of the transmission of knowledge. Dis- covered in 1787 by the French chemist, biologist and philosopher Lavoisier, silicon, of grey color and metallic luster, is present in many magmatic materials, essential for the production of glass and used by the electronics

industry for the construction of transistors, solar panels and computer motherboards . Sara Forte comes across this material by chance, when seeing the waste prod- ucts of a manufacturing company, and is immediately fascinated. It will take almost a year to think of how to integrate this mysterious element into her work, study- ing the physical properties and sifting the combinable possibilities with the colors of her oil painting. Eventu- ally, she discovers that the circular shape of the silicon disks not only fits perfectly into the new geometric structure that her paintings are assuming , increasingly similar to the “constructivist” language, but adding a plastic and spatial dimension to her visions. Taking ad- vantage of the density, thickness and consistency of the new silicon medium, Sara Forte can now articulate her pictorial compositions on different surfaces, allowing shapes and colors to be arranged on several planes, while maintaining, at the same time, the unitary vision of the image. The artist’s recent paintings and sculp- tures , in which echoes of Aleksandr Rodc˘enko’s graph- ic inventions and Vladimir Tatlin’s plastic solutions re- sound, reflect greater clarity of purpose. The geometry, through a score of grafts between circles, semicircles, triangles and irregular trapezoids, gives her works a rig- or and a cleanliness of form hitherto unseen. Even Sal- vador Dalì, in the Fifty magical secrets for painting , advised the young apprentice to use geometry as a guide to the composition of his works. “I know that the more or less romantic painters”, wrote the Catalan painter, “maintain that these mathematical scaffold- ings kill the inspiration of the artist, giving him too much to think about and reflect on. Do not hesitate for a moment to answer them promptly that, on the con- trary, it is precisely for not having to think and reflect on certain things that you use them ”2. For Sara Forte, ge- ometric weaving is a sort of harbor, the result of a path that recognizes the basic structure of reality in arche- typal forms, beyond the illusory curtain of phenomena.

The only concession to the world of imperfect forms, those placed on this side of the proverbial Veil of Maya (Arthur Schopenhauer, The world as will and rep- resentation ), is the persistence of the papyrus scroll,

epitome of human progress and its propensity to the transmission of information. A symbol, the latter, which echoes, amplified, in the presence of silicon, a basic el- ement for the production of computers and, therefore, itself a symbol of the most technologically advanced forms of communication. Curiously, silicon comes from the Latin silex, indicating flint, a sedimentary rock that has played a key role in the development of human civ- ilization. Formed by an accumulation of silice, a silicon compound, flint was, in fact, used to produce fire, and employed for the production of objects since prehistor- ic times. In a certain sense, it can therefore be said that Sara Forte’s art summarizes the upward flight of our civil and technological progress – from primitive tools (flint) to the revolution in the field of writing (papyrus), from the invention of printing (newspaper collages) to modern digital communication tools (silicon) – through the evolution of a visual lexicon articulated around the use of precise figures , the same as those found in the art of Kandinsky, Mondrian, Malevic˘, and Albers. The mathematician and essayist Piergiorgio Odifreddi ar- gues that “like the brain is divided into two lateralized hemispheres, one of which (the left) is expressed in a logical and rational manner, while the other (the right) favors the illogical and instinctive expression, so the whole history of art is due to two major opposing and complementary currents, which we can more conven- tionally call the rationalist and the romantic“3. And yet this rigid contrast does not apply to the case of Sara Forte. Rather, it’s true that in her art, rational expression develops from that which is instinctive in the beginning, and that the geometric language arises from the refine- ment of what was initially expressionist and gestural, just as silicon is the technological evolution of papyrus on the scale of tools used for the dissemination of knowledge. That of Sara Forte is an evolutionary re- search, an investigation that has the features of an al- chemical distillation process, in short, of a path of pro- gressive formal purification which corresponds to the intrinsic human need to rectify the oppressive matter of existence in that more rarefied of the spirit. From the depths to the heights, from lead to gold.

SARA FORTE. SILEX.

by Ivan Quaroni

“Every truth is curved, time itself is a circle.”

(Friedrich Nietzsche, Thus Spake Zarathustra, 1885)

Note:

1. Carlo Franza, On the neo-futurist painting of Sara Forte , in Sara Forte. Shape and color , catalog of the exhibition at Palazzo del Collegio Raffaello, Urbino, 2010, p. 6.

2. Salvador Dalì, Fifty magical secrets for painting , Carte d’artisti, Abscondita, Milan, 2004.

3. Piergiorgio Odifreddi, The Three Envy of the Mathematician , in Bruno D’Amore, Mathematics, Awe and Poetry , Giunti Editore, Florence, 2009, p. 82.

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G.: Ad ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono let- ture particolari?

S.: Sono particolarmente legata alla letteratura del se- condo 900 italiano da cui ho tratto ispirazione per alcuni lavori in vetro. Adoro anche gli autori russi dell’ 800, la filosofia neoplatonica e i testi del Buddismo Mahayana.

G.: Scegli due delle tue opere, scrivimene il titolo e l’anno, e dammene una breve descrizione.

S.: “SI 66” anno 2017 Olio e acrilico su disco di sili- cio applicato su tavola cm 35 x 35. Ogni lavoro in 3d realizzato in Silicio ha come titolo la sigla “SI”(che ne determina la collocazione nella tavola periodica degli elementi) accompagnata dal suo numero progressivo.

“SI” costituisce anche suono, apertura, invito.

“Fedora”anno 2016 vetro di Murano cm 55 x 25 colle- zione privata. Opera eseguita in fornace con la tecnica della Murrina ed ispirata al mondo di Italo Calvino e alle sue “Città Invisibili”. Luoghi inventati e non riconoscibi- li ognuno con un nome di donna, una sorta di mondo parallelo immaginario dove le forme morbide e sinuose si muovono in totale assenza di controllo al di fuori di ogni preoccupazione logica.

“Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello d’un’altra Fedora.

Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse, per una ragione o per l’altra, diventa- ta come oggi la vediamo. In ogni epoca qualcuno, guardando Fedora qual era, aveva immaginato il modo di farne la città ideale, ma mentre costruiva il suo modello in miniatura già Fedora non era più la stessa di prima, e quello che fino a ieri era stato un suo possibile futuro ormai era solo un giocattolo in una sfera di vetro”.

Italo Calvino - Le città Invisibili

G.: L’opera d’arte che ti fa dire: “questa avrei volu- to realizzarla io!”?

S.: Questo è ciò a cui ho pensato quando per la prima volta vidi il lavoro di Mimmo Iacopino. Opere compo- ste da metri da sarto intrecciati con nastrini di velluto e raso, intrise di un senso di tridimensionalità ecceziona- le. Un lavoro purissimo.

G.: Un o una artista che avresti voluto esser tu:

S.: L’elenco degli “Immortali dell’arte” sarebbe fin trop- po lungo. Nutro un amore particolare verso le avan- guardie russe. Artisti coraggiosi, che hanno posto il loro talento al servizio della libertà di pensiero e non di regi- me, mettendo a repentaglio la loro stessa vita. Uno su tutti Kazimir Malevic˘. Un gigante.

G.: Tre aggettivi per definire il sistema dell’arte in Italia:

S.: Per quanto mi sforzi non riesco a trovare aggettivi positivi in merito. A parte qualche gallerista illuminato e molti ottimi artisti ancora non premiati dal mercato, il sistema arte in Italia è ancora troppo pigro e stantio. As- servito alle proposte internazionali dettate dalle grandi case d’aste.

G.: In quale altro ambito sfoderi la tua creatività?

S.: Ho alternato la parte artistica con alcune collabora- zioni disegnando pezzi unici di gioielleria e realizzando disegni per stampe di tessuti e accessori.

G.: Work in progress e progetti per il futuro:

S.: Attualmente sto collaborando con lo storico brand del vetro Barbini di Murano. Stiamo creando una colle- zione numerata di specchi artistici con inserti in vetro di pregio per il quale abbiamo già delle richieste.

G.: Il tuo motto in una citazione che ti sta a cuore:

S.: “Memento audere semper”

Giovanna Lacedra incontra Sara Forte.

G.: Chi sei?

S.: Un corpo celeste alimentato dalla poesia delle arti, finito sulla Terra per caso.

G.: Quale buio ti fa paura?

S.: Temo il giorno in cui smetterò di fare ricerca.

G.: La scelta più coraggiosa che hai fatto?

S.: Subire il fascino dell’arte e farne una professione.

G.: La rinuncia più coraggiosa che hai fatto?

S.: La rinuncia è stata conseguente alla scelta. Ho ri- fiutato una vita preconfezionata che non sarebbe mai stata la mia.

G.: Se non fossi un’artista chi saresti?

S.: Mi sarei sicuramente avvicinata al mondo del design.

G.: Perché lo fai?

S.: L’arte è per lo spirito ciò che il nutrimento è per il corpo. Attraverso l’arte ci uniamo ad un’entità trascen- dente, respiriamo al suo ritmo e assimiliamo l’energia necessaria per il nostro rinnovamento spirituale. Una sorta di purificazione dell’interiorità che approda ad un più alto stato di elevazione. Ciò che Aristotele definì

“Catarsi”.

G.: Quale credi sia il compito di una donna-artista, oggi?

S.: Credo che oggi l’artista (donna o uomo che sia) ab- bia il dovere di essere e rimanere coerente con se stes- so, senza arrestarsi alle attrattive di un arrivo. Credo che il compito di chi fa arte oggi sia quello di perfezionare il mondo dando alla realtà un contributo nuovo, migliore, esprimendo ciò che è ancora inespresso.

G.: È vero che la scaturigine di un’opera è sempre autobiografica?

S.: Quando si parla di creazione spesso si rimanda alla luce tutto ciò che ha una relazione con la vita umana.

Nell’arte ciò è legato ad un ordine già esistente delle cose per produrne un altro, in questo modo l’esperien-

za personale assume una forma dal significato univer- sale che parla al cuore di tutti.

G.: Vetro e geometrie: da dove nasce questa tua ricerca?

S.: Sono sempre stata attratta da tutto ciò che è forma e materia. Ho sostituito il collage di carta stampata su tela con i dischi di Silicio a conferma che l’uomo è fatto per comunicare, ed oggi la comunicazione viaggia con i mezzi tecnologici che quotidianamente usiamo. Il Silicio che uso per le opere in 3d è un pro- dotto dell’industria, fondamentale per la costruzione di tablet, smartphon e cumputer. Un fermo immagi- ne sul nostro tempo, materiale vetroso di archeolo- gia moderna ignorato dalle masse ma prezioso per i nostri legami. In parallelo utilizzo il vetro artistico per la realizzazione delle mie sculture, recandomi periodi- camente in fornace a Murano. Materiale tanto affasci- nante quanto estremamente complesso da lavorare.

Vetro come metafora della vita: fragile, incantevole e trasparente.

G.: Un lavoro tuo che ti sta maggiormente a cuore e perché?

S.: Uno dei lavori a me più cari è la scultura “Isaura Crystal”, un’opera realizzata da una squadra di 5 mae- stri vetrai di una difficoltà di esecuzione incredibile. 80 centimetri di vetro di Murano di leggerezza assoluta.

G.: Che ruolo ha la memoria nel tuo lavoro?

S.: Sono cresciuta con una mamma designer di moda.

Lei e le mie zie lavoravano insieme nel loro atelier di famiglia dove confezionavano abiti sartoriali su misu- ra. Da piccola mi divertivo a giocare con gli scampoli e i fili colorati. Fili che ho portato nel mio lavoro come elemento di unione tra energia ed essere umano, tra visibile e invisibile, tra corpo e mente.

G.: Credi in Dio?

S.: Credo nell’uomo, nella sua intelligenza e nella liber- tà spirituale.

INTERVISTA

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12 13 G.: To inspire, influence, enlighten you, is there any

literature in particular?

S.: I am particularly attached to the literature of the second-half of the Italian ‘900, from which I drew in- spiration for some glass works. I also love the Russian authors of the ‘800, the Neoplatonic philosophy and the texts of Mahayana Buddhism.

G.: Choose two of your works, write the title and year, and give a brief description.

S.: “SI 66” year 2017 Oil and acrylic on silicon disc mounted on board 35 x 35 cm. Every work in 3D real- ized in silicon has as its title the initials “SI” (which de- termines the position in the periodic table of elements) accompanied by its sequential number. “SI” also com- prises sound, openness, invitation.

“Fedora” year 2016 Murano glass 55 x 25 cm. Private collection. Piece created in the glass furnace using the Murrina technique and inspired by the world of Italo Calvino and his “Invisible Cities”. Places invented and unrecognizable, each with a woman’s name; a sort of imaginary world where soft and sinuous forms move freely in total absence of any logical external worries.

“At the center of Fedora, a gray stone metropolis, there is a metal building with a glass sphere in each room. Looking inside each sphere you see a blue city that is the model of another Fedora. These are the forms the city might have taken if it had not, for one reason or another, become as we see it today. In every age someone, looking at Fedora as it was, had im- agined how to make of it an ideal city, but while build- ing its miniature model Fedora was already no longer the same as before, and that which until yesterday had been a possible future was now a toy in a glass sphere”.

Italo Calvino – The Invisible Cities

G.: The work of art that makes you say “I want to have created this!”!

S.: This is what I thought of when I first saw the works of Mimmo Iacopino. Pieces composed of dressmaking measuring tapes woven with velvet and satin ribbons, imbued with an extraordinary sense of three-dimen- sionality. An absolutely uncontaminated work.

G.: An artist whom you would have liked to be:

S.: The list of “Immortals of Art” would be too long. I have a special love for the Russian avant-garde. Brave artists, who placed their talents at the service of free- dom of thought and not of the regime, to the endan- germent of their own lives. One above all: Kazimir Ma- levic˘. A colossal.

G.: Three adjectives to define the art system in Italy:

S.: Try as I might, I can’t find positive adjectives. Aside from some enlightened gallery owners and many ex- cellent artists still unrewarded by the market, the art system in Italy is still too lazy and stale. Subservient to international proposals dictated by the major auction houses.

G.: Where else do you exert your creativity?

S.: I have alternated the artistic part with some collabo- rations, designing unique pieces of jewelry and creating designs for printing on fabric and accessories.

G.: Work in progress e projects for the future:

S.: I am currently working with the historic glass brand Barbini of Murano. We are creating a numbered collec- tion of artistic mirrors with fine glass inserts, for which we already have requests.

G.: Your motto in a quote that is closet to your heart:

S.: “Memento audere semper”

Giovanna Lacedra meets Sara Forte.

G.: Who are you?

S.: A celestial body nourished by the poetry of the arts, which, by chance, ended up on Earth.

G.: What darkness do you fear?

S.: I fear the day that I stop exploring.

G.: The most courageous choice you have ever made?

S.: Giving in to the fascination of art and making of it a profession.

G.: The renunciation which required the most courage?

S.: The renunciation was consequent to the choice made. I refuted a pre-packaged life which could never have been mine.

G.: If you weren’t an artist who would you be?

S.: I would certainly have approached the world of design.

G.: Why do you do it?

S.: Art is for the spirit that which nourishment is for the body. Through art we join a transcendent entity, we breathe at its own pace and we assimilate the energy necessary for our spiritual renewal. A sort of purifica- tion of interiority that reaches a higher state of eleva- tion. What Aristotle called “Catharsis”.

G.: What do you think is the task of a woman-art- ist, today?

S.: I believe that today the artist (man or woman) has the duty to be and remain consistent with himself, without stopping at the bribe of having reached a set arrival point. I believe that the task of those who make art today is to perfect the world by giving reality a new, better contribution, expressing what has hitherto not been expressed.

G.: Is it true that the origin of a work is always auto- biographic?

S.: When we talk about creation, we often refer to

everything related to human life. In art this is linked to a pre-existing order of things to produce another; in this way, personal experience assumes a form with a uni- versal meaning that speaks to the heart of each of us.

G.: Glass and geometry: where did your search orig- inate?

S.: I have always been attracted to everything that is form and matter. I replaced the collage of printed pa- per on canvas with silicon disks as a confirmation that man is made to communicate, and today communica- tion travels via technology that we use daily. The sili- con that I use for my works in 3D is an industrial prod- uct, fundamental to the construction of tablet, smart phones and computers. A snapshot of our times, a polished material of modern archeology ignored by the masses but precious to our bonding. Parallel to this I work with artist’s glass to create my sculptures, travelling periodically to a glass furnace in Murano.

Glass as a metaphor for life: fragile, captivating and transparent.

G.: One of your works of which you are particularly fond, and why?

S.: One of my most cherished works is the sculpture

“Isaura Crystal”, a work created by a team of five mas- ter glassmakers and of an incredible difficulty in execu- tion. Eighty centimeters of Murano glass and astonish- ingly lightweight.

G.: What role does memory have in your work?

S.: I grew up with a fashion-designer mother. She and my aunts worked together in their family atelier where they sewed custom-made clothes. As a child I enjoyed playing with the scraps and colored threads. Threads that I incorporated in my work as a unifying element between energy and humanity, between the visible and invisible, between body and mind.

G.: Do you believe in God?

S.: I believe in man, in his intelligence and in spiritual freedom.

INTERVIEW

(9)
(10)

17

OPERE / WORKS

(11)

SI 67

olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola, cm 35 x 35, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 13.77 x 13.77, 2017

(12)

20 21 SI 53 / SI 54 / SI 55

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 60 x 80, 2016 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 23.62 x 31.49, 2016

(13)

SI 73

olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola, cm 30 x 30, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 11.81 x 11.81, 2017

(14)

24 24 25 25 SI 81

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 60 x 50, 2018 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 23.62 x 19.68, 2018

(15)

SI 23 / SI 24 / SI 25

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 60 x 80, 2016 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 23.62 x 31.49, 2016

(16)

28 29 SI 74

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 35 x 60, 2018 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 13.77 x 23.62, 2018

(17)

SI 63 / SI 64 / SI 65

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 60 x 80, 2017 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 23.62 x 31.49, 2017

(18)

32 33 SI VIII

olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola, cm 25 x 25, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 9.84 x 9.84, 2017

(19)

SI 84

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 35 x 60, 2019 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 13.77 x 23.62, 2019

(20)

36 37 SI 56 / SI 57 / SI 58

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 60 x 80, 2016 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 23.62 x 31.49, 2016

(21)

SI 85

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 35 x 60, 2019 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 13.77 x 23.62, 2019

(22)

40 41 SI 71

olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola, cm 35 x 35, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 13.77 x 13.77, 2017

(23)

SI 79

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 70 x 40, 2018 oil and acrylic on silicon disks applied on wood, inch 27.55 x 15.74, 2018

(24)

44 45 SI 72

olio e acrilico su disco di silicio applicato su tavola, cm 35 x 35, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 13.77 x 13.77, 2017

(25)

SI 78

olio e acrilico su dischi di silicio applicati su tavola, cm 30 x 30 oil and acrylic on silicon disk applied on wood, inch 11.81 x 11.81, 2018

(26)

49

SCULTURE / SCULPTURES

(27)

SI 75

olio, acrilico su disco di silicio e plexiglas applicati su volumi geometrici, cm 25 x 28, 2017 oil, acrylic on silicon disk and plexiglas applied on geometric shapes, inch 9.84 x 11.02, 2017

(28)

52 53 SI 76

olio, acrilico su disco di silicio e plexiglas applicati su volumi geometrici, cm 25 x 28, 2017 oil, acrylic on silicon disk and plexiglas applied on geometric shapes, inch 9.84 x 11.02, 2017

(29)

SI 70

olio e acrilico su disco di silicio applicato su volumi geometrici, cm 20 x 20 x 22, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on geometric shapes, inch 7.87 x 7.87 x 8.6, 2017

(30)

56 57 SI 82

olio, acrilico su disco di silicio e plexiglas applicati su volumi geometrici, cm 20 x 20 x 26, 2019 oil, acrylic on silicon disk and plexiglas applied on geometric shapes, inch 7.87 x 7.87 x 10.23, 2019

(31)

SI 77

olio e acrilico su disco di silicio applicato su volumi geometrici, cm 20 x 28, 2017 oil and acrylic on silicon disk applied on geometric shapes, inch 7.87 x 11.02, 2017

(32)

60 61

(33)

Isaura Bianca Mat - Isaura Mat White

vetro di Murano, cm 49 x 19,50, 2017 - white Murano glass, inch 19.29 x 7.67, 2017

(34)

64 65 Isaura Mat Blue - Isaura Mat Blue

vetro di Murano, cm 51 x 19,50, 2017 - Murano glass, inch 20.07 x 7.67, 2017

(35)

Isaura Lilla - Isaura Lilac

vetro di Murano, cm 56 x 22,50, 2017 - Murano glass, inch 22.04 x 8.85, 2017

(36)

68 69 Fedora Arancio Mat - Fedora Mat Orange

vetro di Murano, cm 53 x 19,50, 2017 - Murano glass, inch 20.86 x 7.67 2017

(37)

Isaura Bianca - Isaura White

vetro di Murano, cm 52 x 19,5, 2017 - Murano glass, inch 20.47 x 7.67, 2017

(38)

72 73 Teodora Blue - Teodora Blue

vetro di Murano, cm 50 x 19, 2017 - Murano glass, inch 19.68 x 7.48 2017

(39)

Isaura Blue Arancio - Isaura Blu Orange

vetro di Murano, cm 50 x 19,50, 2017 - Murano glass, inch 19.68 x 7.67, 2017

(40)

76 77 Isaura Crystal - Isaura Crystal

Ivetro di Murano, cm 79 x 23, 2017 - Murano glass, inch 31.10 x 9.05, 2017

(41)

Fedora Arancio - Fedora Orange

vetro di Murano, cm 52 x 19,50, 2017 - Murano glass, inch 20.47 x 7.67, 2017

(42)

80 81 Isaura Black - Isaura Black

vetro di Murano cm 55 x 19,50, 2017 - Murano glass, inch 21.65 x 7.67, 2017

(43)

Isaura Black and White - Isaura Black and White

vetro di Murano, cm 60 x 22, 2017 - Murano glass, inch 23.62 x 8.6, 2017

(44)

84 85 Omaggio ad Arman Bianco Nero - Homage to Arman White Black

vetro di Murano, cm 34 x 18, 2017 - Murano glass, inch 13.38 x 7.08, 2017

(45)

Omaggio ad Arman Blue - Homage to Arman Blue

vetro di Murano cm 30 x 18, 2017 - Murano glass, inch 11.81 x 7.08, 2017

(46)

89

SPECCHI ARTISTICI / ARTISTIC MIRRORS

Barbini

(47)
(48)

92 93 SPHERA

specchio e vetro di Murano, cm 70 x h 85 - mirror and Murano glass, inch 27.55 x 33.46

(49)

Sara Forte nasce nel 1978 a Verbania.

Autodidatta, fin da giovanissima si de- dica alla pittura, e perfeziona la tecnica sperimentando tutte le pratiche pitto- riche dal disegno con grafite, pastelli a olio e sanguigne all’incisione a punta secca, maniera nera e acquaforte, ap- prodando alle soluzioni ad olio e in acri- lico. Quella che era solo una passione diventa una professione e tutto ciò che propone è frutto della sua personale

esperienza e ricerca. Un equilibrio di forme e colori, tra- dizione pittorica e innovazione sono gli elementi sempre presenti nelle opere dell’artista. Al gioco iniziale del ge- sto dettato dall’ispirazione, si è via via sostituito un segno che va alla ricerca di una pittura che possa farsi tramite di messaggi universali. Il segno espresso dalle forme delle opere sono mutate in funzione di una sorta di nouvelle vague simbolico-astratta che è divenuta, ormai, segno ri- conoscibile della sensibilità dell’artista. Una figura che si attorciglia, che la Forte chiama “papiro” e che nasce in foggia di metafora dell’essere umano, del suo costante vivere in fieri, in una incessante evoluzione. Ha collaborato con artigiani orafi disegnando pezzi unici di gioielleria, e realizzato stampe per tessuti applicati alla confezione di abiti e accessori. Da anni la sua ricerca è volta alla realiz- zazione di sculture in vetro create direttamente nelle più importanti fornaci di Murano, dove le forme proposte nei quadri assumono una valenza tridimensionale e allegorica con diversi riferimenti alle opere dei più noti letterati del 900. Attualmente, la ricerca si rinnova nelle più recenti opere realizzate su disco di silicio, materiale che fornisce moltitudini di informazioni. Opere tridimensionali dove l’artista mette da parte il collage su tela e sceglie il silicio come elemento concettuale atto a raffigurare l’evoluzione della comunicazione, manufatto di testimonianza di un discorso sull’uomo, un oggetto di archeologia moderna e di sintesi della complessità del vivere postmoderno. Esso, infatti, è oggi utilizzato come elemento principale nella costruzione di tablets, smartphones e computers. Versatile sperimentatrice di tecniche e tematiche diverse, ha al suo attivo diverse partecipazioni a mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Ha esposto in Italia, Austria e Francia.

Vive e lavora a Milano.

Sara Forte was born in 1978 in Verba- nia, Italy. A self-taught artist who since an early age has been dedicated to pain- ting. Sara experimented with many art forms including graphite drawings, oil pastels, sanguine, drypoint, mezzotint and etching. She went onto master oil and acrylic art forms. What was origi- nally a passion has become her career.

All her artworks derive from her perso- nal experience and research. The key elements in her work are the balance between shapes and colors, pictorial tradition and innovation. The original instinctive brushstroke has become a vehicle to impart a universal message. The style of her artwork has evolved into an abstract and symbolic “new wave”, that reflects the artist’s sensitivity. Sara Forte refers to the scroll ima- ges depicted in her paintings as “Papyrus”. She uses them as a metaphor of the constant “in fieri”, the ceaseless evolution, of mankind. She has worked together with goldsmiths to create unique pieces of jewellery. She has also designed her own prints for clothing and accessori- es. For a number of years she has been using the most famous of the Murano’s furnaces to create her unique glass sculptures that originate from her “Papyrus” images depicted in her paintings. The glass sculptures acquire an allegorical value, with references to the works of the best known writers of the 20th Century. Silicon discs have re- placed canvas for her most recent artwork. The Silicon disc is used as a conceptual element to represent the evolu- tion of communication. Silicon, the material used today to produce tablets, smartphones and computers, will be the object of future archeology. In her artwork it represents the synthesis of the complexity of the postmodern living.

This versatile experimental artist is currently exhibiting her works in Italy and abroad. Sara Forte has exhibited in Italy, Austria and France. She lives and works in Milan.

BIOGRAFIA / BIOGRAPHICAL NOTES

Personali / Solo exhibitions

2019

Silex, a cura di/curated by Ivan Quaroni, Studio Guastalla, Milano. (Cat.)

2018

The dreams cities, The Venice Glass Week, Scuola del vetro Abate Zanetti, Murano.

2017

Silicon Shapes, LM Gallery, Latina.

Sara Forte, Museo Casa dei Carraresi Treviso.

Sara Forte & Ali Hassoun, Galleria Virgilio Guidi, S. Donato Milanese.

2016

Sara Forte, Fondazione Stelline, Milano. (Cat.) Silicio e Forma, Galleria Seno Milano. (Cat.) 2015

Equilibri della Materia, Galleria Di Paolo Arte, Bologna. (Cat.) 2014

Equilibri della Materia, Castello Mediceo, Melegnano.

Equilibri della Materia, Museo Bellini Firenze.

2013

Nuoveastrazioni, a cura di/curated by Susanne Capolongo, Villa Baragiola, Varese. (Cat.)

I dieci mondi, Spazio Tadini, Milano.

I dieci mondi, Sala degli specchi, Alexander Palace, Pesaro.

2012

Materia ed Emozioni, Galleria Artinvest, Rivoli - Torino.

Espressioni dell’essere, Scalone Vanvitelliano, Pesaro.

2011

Strati del visibile, Centrale Ristotheatre, Roma.

Interferenze cromatiche, ex Chiesa S. Michele, Fano. (Cat.) Interferenze cromatiche, galleria del Comune Cascina Roma, S.Donato Milanese. (Cat.)

2010

Forma e colore, Spazio espositivo Piazza Martiri della Libe- razione, Vigevano. (Cat.)

Forma e colore, Palazzo del Collegio Raffaello, Urbino. (Cat.) 2009

Sogni, a cura di/curated by Monna Lisa Salvati, Cava dei Tirreni, Salerno.

Sara Forte & Daniela Nasoni. Fiabe al convento, a cura di/

curated by Massimo Giovannelli, ex Convento di Santa Croce, S. Anatolia di Narco – Perugia.

2008

Dame di nulla, a cura di/curated by Barbara Pavan e Eliana Frontini, Spazio S. Rocco, Orta S. Giulio.

2007

Sara Forte, Oriental Gallery, Colleferro – Roma.

Collettive / Group exhibitions 2017

Art Verona, Verona, Galleria Dellupi Arte, Milano.

2016

Bologna Artefiera, Bologna, Galleria Di Paolo Arte, Bo- logna.

2013

Collezione permanente/Permanent collection, SPAC - Spa- zio Nobili, Montelabbate – Pesaro Urbino.

2012

Arte Piacenza, Piacenza, Galleria Artinvest, Rivoli.

SSS - Small Size Show, Galleria Overlook, Quarrata - Pi- stoia.

Arte Cremona, Cremona, Galleria M&D Arte, Gorgonzola.

2011

LIV Biennale di Venezia, Padiglione Italia - Torino, Sala Ner- vi, Palazzo delle Esposizioni, Torino. (Cat.)

Premio delle Arti e della Cultura per le Esposizioni 2011, Circolo della Stampa, Milano.

2010

Artedonna, a cura di/curated by Simone Fappanni, S. Zeno Naviglio – Brescia. (Cat.)

2009

Le stanze delle fiabe, Palazzo Marcotulli, Rieti. (Cat.) Concorso internazionale Ex Libris per Arti Grafiche Co- lombo. (Cat.)

Laudato Sie, ex Convento di Santa Croce, S. Anatolia di Narco – Perugia.

Laudato Sie, a cura di/curated by Massimo Giovannelli, Torre Comunale, Vitorchiano – Viterbo. (Cat.)

One Planet, a cura di/curated by Simone Fappanni e Barbara Pavan, Palazzo Marcotulli, Rieti. (Cat.)

Espace Art, Nice (France), Studio7 IT- Spazio Arte, Rieti.

(Cat.) 2008

L’età dell’oro, Galleria La Riseria, Novara.

Area O, ex Convento di Santa Croce, S. Anatolia di Narco – Perugia.

Area O, a cura di/curated by Simone Fappanni e Barbara Pavan, Palazzo Marcotulli, Rieti.

Area O, a cura di/curated by Monna Lisa Salvati, Centro Didattico, Somma Vesuviana – Napoli.

Volo a tela, a cura di Studio7.it, Palazzo Marcotulli, Rieti.

Made in Italy II, a cura di Gerald Klebacz, Galerie Am Roten Hof, Vienna (Austria).

Giornata Nazionale d’Arte Contemporanea, Salone Aren- go del Broletto, Novara. (Cat.)

Nine, a cura di/curated by Simone Fappanni e Barbara Pa- van, ex Convento di Santa Croce, S. Anatolia di Narco – Perugia.

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