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Apicio Colonna Gatti

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Academic year: 2022

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Ministero dell’Istruzione, dell’ Università e della Ricerca Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio

Istituto di Istruzione Superiore

“Apicio – Colonna Gatti”

Sede Legale via Gramsci, 110

Sede Amministrativa: Via Nerone, 1 – 00042 Anzio (RM)

TEL. 0698610038 – e-mail: rmis12200t@istruzione.it - e-mail PEC: rmis12200t@pec.istruzione.it Sito web: www.iis-apicio-colonnagatti.edu.it

C.M.: RMIS12200T - C.F.: 96419030588

con sezioni associate di:

IPSSEOA “Apicio” Anzio Via Nerone 1 - 00042 Anzio (RM) Tel. 0698610038 - Via delle Bouganvillae, 7 - 00042 Lavinio (RM) - Tel. 06121128145 – C.M.: RMRH122012

IP “Colonna Gatti” Anzio Via Filibeck, 2 - 00042 Anzio (RM) - Tel. 06121128485 Corso ordinario: C.M.: RMRC12201R – Corso serale: C.M.: RMRC122516 Via Orsenigo, 1 – 00048 Nettuno (RM) -Tel 06121128505 – C.M.: RMRC12202T

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COMUNICAZIONE N° 305 a.s. 2019/2020

AI DOCENTI AL D.S.G.A ALL’ALBO ON LINE

OGGETTO: 7 febbraio, Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo a scuola Il nostro progetto

Si comunica che i docenti Saccone e Cassano, nell’ambito del progetto “Restare a guardare nuoce gravemente alla salute” hanno elaborato e somministrato agli allievi delle classi prime e seconde del nostro Istituto, un questionario esplorativo riguardante la loro percezione del fenomeno del bullismo, le loro esperienze, le loro idee.

Obiettivo principale del progetto è mostrare come l’aggressività, la passività e l’indifferenza sono modalità errate di rapportarsi agli altri, che nel tempo si radicano nel contesto in cui si manifestano tendendo a perturbare quella serenità che è elemento fondamentale nella convivenza sociale.

Il questionario relativo al monitoraggio sul bullismo, effettuato per l’anno scolastico

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2019/2020 nella nostra scuola, l’ “Apicio-Colonna Gatti”, è stato compilato da 164 studenti.

Dai dati emerge innanzitutto che il numero di allievi che ha partecipato al questionario è poco meno di 90 per la prima classe e poco più di 70 per chi frequenta il secondo anno dell’Istituto.

La maggior parte dei ragazzi dichiara di avere un’età compresa tra i 14 e 15 anni (69,5%), mentre poco più del 25% ha un’età superiore e solo 5 ragazzi (3%) ha un’età inferiore.

Se risalta il dato che quasi il 77% dei ragazzi dichiara di non aver mai subito prepotenze negli ultimi mesi si deve però porre l’attenzione sulla gravità del dato che indica che il 15% le ha subite per 1 o 2 volte alla settimana e che le subisce in modo continuativo e sistematico circa il 7%.

E’ abbastanza omogeneo il dato che riporta la modalità con cui i ragazzi subiscono prepotenze e prevaricazioni (vedi tabella allegata). In particolare, se si rileva che quasi sempre i ragazzi tendono a sminuire la portata del fenomeno, affermando che le prepotenze hanno poca significatività; viceversa si può sottolineare che minacce, emarginazione e dicerie hanno, pur se con dati esigui, una modesta rilevanza.

Il campione rileva inoltre che le prepotenze subite si distribuiscono per un periodo del 15,5% per prepotenze di almeno un anno e quasi il 17% per un periodo di almeno una settimana. Le prepotenze si concentrano soprattutto in classe (58%) e molto meno negli altri ambienti della scuola. Dal dato di come ci si sente quando si subisce una prepotenza, sembrerebbe che quasi la metà delle vittime non provi alcuna emozione o sensazione, mentre si ritiene amareggiato o indifeso poco più del 30%, mentre il 16% circa ha il timore del giudizio delle altre persone. Chi subisce violenze spesso ha ignorato chi ha fatto loro oggetto di derisione e prepotenze (circa il 43%), mentre oltre il 27% dichiara di aver reagito a tali soprusi.

Di tali prepotenze i ragazzi si confidano soprattutto con gli amici (oltre il 28%) e solo il 25%

con i genitori. Si rileva che i ragazzi spesso non denunciano ai docente le prepotenze subite (circa il 55%).

Al tempo stesso emerge il dato che quando i docenti ne sono venuti a conoscenza, gli

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studenti non hanno trovato efficaci i loro interventi (27%) e soltanto il 18% ne ha trovato beneficio.

Se il monitoraggio si sposta dalla vittima al bullo, si evince che intanto oltre l’80% non ha mai effettuato negli ultimi mesi soprusi verso i propri compagni. Il 12% dichiara che ha preso di mira per bullizzare un compagno/a una o due volte alla settimana, mentre oltre il 4%

ha tale comportamento per diverse volte alla settimana. Allo stesso modo, come si rilevava dai dati dalla parte della vittima, anche dal punto di vista del bullo, si ha una omogeneità nella modalità con cui i ragazzi subiscono prepotenze e prevaricazioni (vedi tabella allegata) e non si apprezzano significative differenze neanche dei dati disaggregati. Generalmente il bullo, pari al 12%, ha il suo atteggiamento di prevaricazione mediamente per qualche settimana. Si ha un parziale riscontro con quanto affermano le vittime, per quanto riguarda il luogo della scuola dove i bulli hanno tali comportamenti di prevaricazione, ossia nella classe (oltre il 38%). Oltre la metà di coloro che hanno bullizzato ha dichiarato che non ha provato alcun sentimento per le proprie azioni, mentre il 36% afferma di essere dispiaciuto. Negli ultimi tre mesi prima di tale rilevazione quasi il 60% dichiara di aver assistito a fenomeni di bullismo oppure di esserne venuto a conoscenza, mentre il restante non ha mai rilevato tale fenomeno. Sembrerebbe che chi assiste a fenomeni relativi al bullismo avverta sentimenti di disappunto: è dispiaciuto oltre il 56% dei ragazzi o non si è sentito bene il 12,5%; viceversa però ben oltre il 20% non ha provato alcuna emozione. Sfiorano il 39% coloro che, se assistendo a episodi di bullismo, agiscono in favore della vittima, mentre, purtroppo, si rileva una rilevante indifferenza del campione davanti a tali fenomeni. Infatti circa il 56% o non fa nulla oppure non si è fatto coinvolgere. Allo stesso tempo però gli studenti pensano (oltre il 43%) che parlarne in classe possa essere utile ad aiutare i ragazzi che subiscono tali angherie a scuola e oltre il 35%

dichiara che sarebbe disposto ad intervenire in difesa delle vittime. E’ molto significativo che quasi l’83%, dei ragazzi abbia la consapevolezza che lì dove si assista ad un episodio di prepotenza o prevaricazione si debba agire, mentre circa il 17% ritiene che è un fenomeno che

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a loro non riguarda.

È interessante notare che quando i ragazzi si esprimono su situazioni concrete hanno una sorta di buon senso nell’agire. Infatti oltre il 70% è convinto che sia opportuno parlare con calma con chi sta importunando il proprio fidanzato/a, oppure è convinto (47% circa) che la prepotenza andrebbe sempre condannata e dovrebbe prevalere sempre il dialogo; è da sottolineare anche che il 27% ritiene che le persone che subiscono prepotenze dovrebbero imparare a reagire. Ancora una volta i ragazzi mostrano buon senso quando si tratta di condannare episodi in cui un ragazzo invia on line foto e immagini che riguardano un’altra persona, la quale (nel caso in esame la fidanzata) non ha dato il suo consenso, mentre oltre il 90% afferma che è irrispettoso prendere in giro chi ha problemi legati al suo difetto di salute (nel nostro caso ipoudente). Gli studenti mostrano ancora di avere buon senso (ben oltre il 90%) quando riferiscono che non è corretto avere un atteggiamento di avversione verso un compagno sulla chat della classe. Sembrerebbe invece che pochi ragazzi, meno del 15%, sono stati costretti a dare informazioni durante un compito in classe per non avere successive ritorsioni.

Una larghissima percentuale, quasi il 90%, dichiara che pur essendo vittima di episodi di bullismo, raramente questi nel tempo si trasformano anche in violenze fisiche. È da sottolineare il fatto che la vittima ha sentimenti di avversione verso il suo carnefice che tendono a perdurare nel tempo: quasi il 70% ritiene infatti che mai potrebbe diventare amico del suo carnefice anche se questi dovesse mostrare un atteggiamento di rispetto nei suoi confronti, mentre un’esigua parte (molto meno del 10%) dichiara che se ciò avvenisse non proverebbe nessuna stima verso se stesso… sarebbe troppo dover diventare amico di chi mi ha maltrattato e offeso per tanto tempo!

Dai dati emerge che i ragazzi si sentono molto vicini al proprio amico/a del cuore: oltre il 57% lo difenderebbe in prima persona, mentre quasi il 30% troverebbe strategie in grado di contrastare tali soprusi che vengono perpetrati nei suoi confronti; il 12% si rivolgerebbe alle

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figure di riferimento, docenti e genitori, pur di aiutarlo. Le percentuali non si discostano in modo significativo se invece dell’amico/a del cuore ci dovesse essere la fidanzata/o a dover essere difeso dai soprusi dei bulli: semmai, se proprio si vuole sottolineare una differenza, si nota, con curiosità, una flessione stimata in un punto e mezzo di percentuale lì dove si dovesse intervenire per aiutare la propria fidanzata o fidanzato.

Infine, gli studenti sono convinti che il fenomeno del bullismo sia una manifestazione di prevaricazione che esiste ed è bene che si studino tali comportamenti e tali situazioni di disagio, anche attraverso discussioni e dibattiti (55%); quasi il 27% del campione ritiene invece, che pur se di tale fenomeno se ne dovesse parlare ampiamente, sostanzialmente alla fine non si avranno risultati significativi; quasi un quinto degli allievi ritiene d’altra parte che è vero che il fenomeno esiste, ma è inutile parlarne e trovare strategie per contrastarlo, in quanto è un fenomeno che non potrà mai essere eliminato.

Dato che evince prepotente da quest’indagine è il ruolo fondamentale che la relazione con i coetanei riveste nel processo di crescita dei ragazzi, in particolare con l’ “amico de cuore”, rapporto che offre, più di ogni altro in questa fascia d’età, un valido sostegno affettivo e psichico, a fronte della rimodulazione della relazione con i genitori, dell’accettazione della nuova immagine di sé, e dello sviluppo e della creazione di un nuovo sistema di valori.

Attraverso la relazione con l’amico/a del cuore, anche più importante della relazione con il fidanzato/a, l’adolescente si allena alla definizione e alla costruzione della propria identità.

I nostri allievi delle classi prime e seconde sono pronti a mettersi in gioco in prima persona pur di difendere la persona a loro più cara, e risultano sempre molto ragionevoli nel trovare strategie per interagire col gruppo dei pari. Tali dati sono frutto di dichiarazioni in cui gli studenti manifestano le loro intenzioni soprattutto dal punto di vista teorico, ma è noto che le esperienze vissute realmente e concretamente potrebbero differire dalle dichiarazioni stesse manifestate nell’ambito della somministrazione del questionario.

Non risulta altissima invece, la fiducia, da parte dei ragazzi, verso gli insegnanti e

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l’istituzione scolastica che non viene sentita come principale ente risolutivo di episodi di discriminazioni e di prevaricazioni. L’intervento degli insegnanti non è vissuto come risolutivo, anche perché la maggior parte di questi episodi hanno come scenario proprio l’aula scolastica.

In conclusione possiamo affermare che dall’analisi dei dati, i nostri allievi considerano il fenomeno del bullismo un atteggiamento di prevaricazione, ma non così rilevante e grave tale da giustificare in modo diffuso strategie per la sua eliminazione o attenuazione .

Noi sappiamo che il problema esiste ed è causa di turbamenti della pacifica convivenza civile e dei sani rapporti che favoriscono il naturale confronto tra le diverse componeneti della società, ed in particolare educatori/formatori ed allievi.

Sarà dunque opportuno monitorare in modo costante il fenomeno del bullismo per avere sempre chiara la situazione inerente ai rapporti che vengono ad instaurarsi nel nostro Istituto tra le diverse componenti educative, ma soprattutto tra gli allievi.

Dai questionari sono stati ricavati i seguenti grafici:

GRAFICI RELATIVI AL QUESTIONARIO SUL

BULLISMO

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Anzio 7 Febbraio 2020

Il Dirigente Scolastico Maria Rosaria Villani

Firmato da:

Il Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Rosaria Villani 07/02/2020 19:32:47

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