Assemblea Regionale Siciliana
C C C L V I I I . S E D U T A
SABATO 16 DICEMBRE 1950
P re sid e n z a d el P re sid e n te C I P O L L A
I N D I C E
Pag.
Disegno di legge: « Stati di previsione della entrata e della spesa d elia R egione sicilia
na per l’anno finanziario dal 1» luglio 1950 al 30 giugno 1951 » (380) (Seguito della di
scussione sulla parte generale):
PRESIDENTE . . . 6082,6094, 6095,6097,6098 BONFIGLIO, re la to re di m in o ran za . . 6082
PANTALEONE . . . . . . . . 6094
N I C A S T R O ... 6094,6097 RESTIVO, P re sid e n te d e lla R egione . 6095,6096,6097 CASTROGIOVANNI, P re sid e n te d ella G iu n
ta del bilancio . , V . . . . .6095,6097 N A P O L I ... 6097 Interpellanza ( A n n u n z i o ) ... 6081 Interrogazione ( A n n u n z i o ) ... 6081 Sull’ordine dei lavori:
RESTIVO, P re sid e n te d ella R egione . . .6098,6099
CACOPARDO . . . . . . . .6098,6099
PRESIDENTE . ... .6098,6099 C A ST R O G IO V A N N I... 6099
NAPOLI . . . , . . , 6099
La seduta è aperta alle ore 10,15.
D’AGATA, segretario, dà lettura del pro
cesso verbale della seduta precedente, che è approvato.
Annunzio di interrogazione.
PRESIDENTE. Prego il deputato segreta
rio di dare lettura della intèrrogazione per
venuta alla Presidenza.
D’AGATA, segretario:
« All’Assessore ai lavori pubblici, per sape
re quab provvedimenti di rigore sono stati presi contro i responsabili della sciagura av
venuta a Caltanissetta, contrada Malaspina, dove un fabbricato in costruzione è caduto alle prime pioggie per essere stato edificato con materiali non adatti ed adoperati in fro
de alle prescrizioni dell’appalto ». (1212) (Lo interrogante chiede lo svolgimento con ur
genza)
Na p o l i.
PRESIDENTE. L’interrogazione testé an
nunziata sarà iscritta all’ordine del giorno, per essere svolta ai suo turno.
Annunzio di interpellanza.
PRESIDENTE. Prego il deputato segreta
rio di dare lettura della interpellanza perve
nuta alla Presidenza.
D’AGATA, segretario:
« Al Presidente della Regione, per cono
scere:
a) se siano state accertate le cause che hanno determinato il luttuoso evento nel quale hanno trovato tragica morte in Troina ben 13 persone addette ai lavori dell’Ancipa, e specificatamente per sapere quale fonda
mento di verità abbiano le notizie pubblicate su taluni quotidiani e cioè che l’impresa as
suntrice dei lavori era usa fare eliminare il gas metano che si andava man mano accu
mulando nella galleria, con il provocarne la accensione;
Discussioni, f. 825 (500)
Assemblea Regionale Siciliana — 6082— -16 dicem bre 1950 b) se sulle cause del disastro sia stato
interessato l’Ufficio regionale delle miniere e con quale risultato;
c) se non si ritenga opportuno di richia
mare gli uffici preposti alla prevenzione de
gli infortuni ad una maggiore e più rigorosa vigilanza;
d) se e quali provvedimenti di rigore sia
no stati adottati a carico dei responsabili e quali provvidenze siano state prese a favore dei sinistrati e delle loro famiglie. » (344)
Mab o t t a - Na p o l i.
PRESIDENTE. L’interpellanza testé annun
ziata sarà iscritta all’ordine del giorno, per es
sere svolta al suo turno.
Seguito della discussione del disegno di legge:
1 Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1° luglio 1950 al 30 giugno 1951 » (380).
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge:
« Stati di previsione dell’entrata e della spesa della Regione siciliana per l’anno finanziario dal 1 luglio 1950 al 30 giugno 1951 ».
Si prosegua nella discussione generale ini
ziatasi nella seduta precedente.
Ha facoltà di parlare l’onorevole Bonfiglio per svolgere oralmente la sua relazione di mi
noranza sulla rubrica « Assessorato del lavo
ro, della previdenza e dell’assistenza sociale».
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Onore
vole signor Presidente, onorevoli colleghi, per due esercizi finanziari sono stato relatore di minoranza per la rubrica dell’Assessorato per il lavoro e la previdenza ed assistenza sociale.
Da quando a questo Assessorato è preposto il collega Pellegrino, si è avuta una quasi tran quillità nel trattare i problemi del lavoro con lui, perchè lo si è trovato sempre ben disposto, almeno nella forma. Nella sostanza, quello che ha potuto fare lo ha fatto. Manchevolezze, sen
za voler fare offesa all’onorevole Pellegri
no, devo dire che ce ne sono, e molte; ma non tutte dipendono dalla sua attività. Pos
so, anzi, affermare che le maggiori man
chevolezze dipendono, come peraltro ho det
to in occasione della discussione delle altre
rubriche, dalla impostazione generale che il Governo regionale ha voluto dare alla sua po
litica. Noi vorremmo che questa politica fosse attuata in senso produttivistico, mentre vie
ne orientata verso settori diversi da quelli da noi indicati; ciò fa sì, secondo il nostro modo di vedere, che non vengono apportati quei concreti vantaggi, per la rinascita eco
nomica della nostra Isola e particolarmente per la classe lavoratrice, che attende prote
zione, non solo, ma aiuto concreto da parte dell’Amministrazione regionale. Ricordo be
ne che, l ’anno scorso, l’Assessore Pellegrino ri
scosse, a chiusura del discorso sul bilancio del suo Assessorato, gli applausi generali della Assemblea, almeno di tu tti i settori del centro e ànche della destra; c’è stata, in più, ima stretta di mano calorosa da parte del Presi
dente dell’Assemblea. Quando io, però, presi la parola per sollevare le obiezioni, che già ave
vo levato in sede di Giunta del bilancio e che tenevo a ripetere qui in Assemblea, la discor
danza tra me, relatore di minoranza, e l’As
sessore al lavoro si rivelò non sulle finalità, che erano comuni, da conseguire attraverso lo Assessorato per il lavoro, ma sul metodo che veniva seguito dal signor Assessore al lavoro, metodo improntato — e purtroppo è rimasto tale — ad un certo senso di ottimismo. Egli .crede nella possibilità che, un’idea, una volta affermata e compresa, possa essere da tutti accettata e realizzata.
Io non metto in dubbio che l’assessore Pelle
grino sia animato dalle migliori intenzioni nell’espletamento del suo compito, ma non credo che il metodo che egli ha seguito fin qui gli abbia fatto realizzare determinate finalità, che sono da tutti riconosciute come necessa
rie per la soluzione del problema del lavoro della nostra Regione. Mi risulta che egli si è interessato, fin’oggi potrei dire, alla risoluzio
ne di numerosissime vertenze di lavoro, a ca
rattere regionale. A qualcuna di queste ho avuto occasione di partecipare ed ho visto quanto egli si sia prodigato per raggiungere determinati accordi conciliativi tra i datori di lavoro e i prestatori d’opera. C’è stata qual
che bizzarria da parte di taluni datori di la
voro, non indigeni le cui aziende piuttosto im
portanti hanno sede fuori dalla nostra Isola, (parlo della S.I.T.A.), i quali hanno preteso di non discutere qui, in sede regionale, pro
blemi che riguardano, invece, maestranze si
ciliane, non accettando neppure gli inviti del
l’Assessore al lavoro. Ma le insistenze e la
ssemblea Regionale Siciliana 6083 — 16 dicem bre 1950 energia dell’Assessore al lavoro hanno fatto
sì ■ che quei recalcitranti ritornassero sui loro passi, accedendo a quelle che erano le giuste richieste dell’Assessorato per il lavoro.
Mi risulta che, con il recepimento della leg
ge nazionale sull’imponibile di mano d’opera, ora è possibile all’Assessorato per il lavoro e la previdenza ed assistenza sociale esercitare un controllo diretto sugli uffici provinciali del lavoro, oltreché sull’Ufficio regionale del la
voro e sull’Ispettorato del lavoro. E’ questo un controllo che deve essere esercitato, io penso, con una certa energia, perchè molte manche
volezze si notano, molte denunzie sono state sporte contro determinati uffici provinciali del lavoro. In essi si manifesta una forma di
I
burocratizzazione, che dà l’impressione che questi uffici siano stati costituiti soltanto per allogare un determinato numero di burocrati, un determinato numero di funzionari, mentre non deve essere così. Gli uffici devono ser
vire per la protezione, per la tutela del la
voro e, quindi, dei lavoratori. A Catania (lo dico per inciso all’Assessore al lavoro, perchè lo tenga presente) i disoccupati che hanno bi
sogno di essere iscritti nelle liste dell’Ufficio di collocamente (sia che ci sia il sole, che pio
va, che faccia freddo o caldo) sono costretti ad attendere sulla strada il loro turno, in lunghe colonne, e, addirittura, devono porsi in attesa sin dalle primissime ore della notte per evitare la ressa; rimangono, così, ore ed ore, all’addiaccio, ad attendere il loro turno mentre gli uffici aprono all’ora normale. Il trattamento, poi, che viene loro usato (questo lo dico perchè molte denuncie sono state spor
te da molti lavoratori) non è consono alle loro condizioni. Devo rilevare che non è bene in
terpretata la funzione dell’impiegato dell’Uf
ficio del lavoro circa i rapporti che egli deve tenere nei confronti dei lavoratori. Occorre un pò più di comprensione, se non di umani
tà; occorre comprendere o far comprendere, addirittura, laddove è necessario, a questi im
piegati, che essi ricoprono quella funzione per servire i lavoratori e che i lavoratori non so
no i loro servitori.
Nel campo della previdenza sociale, l’As
sessorato ben poco ha potuto fare. Di questo e ovvio, non ci possiamo lagnare, perchè lo Assessorato non ha giurisdizione sui grandi istituti di previdenza sociale, che provvedono ulla lotta contro gli infortuni, all’assicurazio
ne contro le malattie, etc.. Desideremmo, pe- ro, che l’Assessore al lavoro più direttamen
te esercitasse il proprio interessamento, cer
cando di facilitare la soluzione di quel gra
vissimo problema di natura nazionale, rela
tivo — lo abbiamo altre volte prospettato — alla unificazione di questi istituti, con il con
seguente vantaggio del minor costo del ser
vizio. In tal modo si potrebbe esercitare, da parte della Regione, quell’effettivo controllo diretto su questi istituti, che, purtroppo, sino a questo momento, è mancato e manca. E’ ve
ro che l’Assessore ha ottenuto l’inclusione di un proprio rappresentante nel Consiglio na
zionale della previdenza. Bene! Questo rap
presentante potrà portare la parola e la voce della nostra Regione in quei gravissimi pro
blemi che si dibattono in campo nazionale. E’
anche vero che nei consigli di amministrazione dei tre grandi istituti, Previdenza, Infortuni e Cassa malattia, l’Assessorato ha un proprio rappresentante; anche ciò è apprezzabile, per
chè così è possibile alla nostra Regione inter
venire e rappresentare le eventuali esigenze particolari dei nostri lavoratori in quel settore.
Queste sono notizie che ho attinto presso lo Assessorato e penso che rispondano a realtà.
Ma, cari colleghi, non mi pare che tutta l’atti
vità dell’Assessorato debba limitarsi alla pro
tezione dei lavoro: questa è una delle attività dell’Assessorato; ma non è l’unica, perchè, al
trimenti, ridurremmo sensibilmente quella che deve essere l’effettiva attività sociale che in questo momento storico un uomo respon
sabile, che accudisse ad un ufficio di tanta importanza, deve curare e direttamente con
trollare.
E io mi avvio a quello che è l’argomento principale che assilla tutta la nostra Na
zione, ma che interessa particolarmente la Sicilia: la disoccupazione. Vorrei sapere in quale modo è stato possibile all’Assessorato per il lavoro ridurre la disoccupazione nella nostra Regione. Consideriamo anzitutto, un dato di fatto che è accertato e che risulta dai dati pubblicati ufficialmente dagli organi dello Stato: il Bollettino delle rilevazioni statistiche sulla disoccupazione operaia e la disoccupa
zione in genere. Tale Bollettino, che è alle dirette dipendenze del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, ha queste indicazioni:
il numero degli iscritti disoccupati nelle li
ste di collocamento, nel mese di ottobre è di 1 milione 740mila. Si nota un alimento di 75mila 600 disoccupati, rispetto ai dati del mese di settembre dello stesso anno, così ripartiti: in agricoltura 20mila 958, nell’industria 25mila
Assemblea Regionale Siciliana — 6084 — 16 dicem bre 1950
148, nella mano d’opera generica 23mila 244 unità. Si è verificato, inoltre, un aumento di disoccupati già allogati, i quali non hanno tro
vato allogamento durante il mese di ottobre, per cui c’è stata una diminuizione di allogati di Ornila 531 unità rispetto agli allogati già disoccupati nel mese di settembre. Questi sono dati che mi pare si debbano tenere assoluta- mente presenti per scegliere la via da seguire, perchè il punto è questo: la disoccupazione non è stazionaria, ma è in continuo aumento.
Ora, come provvederemo a ridurre questo ac
crescimento, quando noi non vogliamo con
siderare il problema che è — vorrei dire — frontale, di eliminare tutta quanta la disoccu
pazione? Anche a voler ridurre la disoccupa
zione, noi dobbiamo preoccuparci di trovare una via acconcia. Che cosa ha fatto il nostro Assessore al lavoro? Le fonti di lavoro che egli ha potuto — diciamo così — racimolare, hanno una natura ormai tradizionale: appli
cano il sistema da più anni seguito e che altre volte ho qualificato come « escogitazione del ministro del lavoro Fanfani ». Questi, occu
pandosi del problema, diede alcune indica
zioni che, per il momento, concorsero a lenire, in certo senso, la disoccupazione nazionale. In Sicilia, l’Assessore al lavoro ha fatto qualcosa di simile; e allora si sono istituiti, come in campo nazionale, cantieri di lavoro, corsi di qualificazione, cantieri di rimboschimento: tre forme, si dice, di assorbimento di mano d’ope
ra. Dai dati fornitimi dallo stesso Assessorato risulta che i corsi di qualificazione e i cantieri di lavoro, concessi dal Ministero del lavoro in Sicilia fino alla data del 23 novembre 1950, ammonterebbero ad un totale di spese di 1 miliardo 250milioni di lire.
Non so, veramente, con precisione, se questo stanziamento riguardi soltanto la Sicilia o tutta la Penisola.. (Interruzione dell’onorevole Pellegrino)
PELLEGRINO, Assessore al lavoro, alla previdenza ed all’assistenza sociale. Riguarda la Sicilia.
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Tanto meglio; è una spesa notevolissima, allora, per
chè un miliardo e 250milioni, diviso in vari esercizi, dà un apporto in un certo senso no
tevole. Nello stesso settore l’Assessorato per il lavoro ha istituito 85 corsi di qualifica
zione, per una spesa di 106milioni, e can
tieri di lavoro, per una spesa di 150milio- ni. Dunque, in totale, 256milioni stanziati
per questa iniziativa di assorbimento par
ziale della mano d’opera nostrana. Non è quello che si vorrebbe; ma, indubbia
mente, allevia in un certo senso la di
soccupazione che affligge la Regione. Presso l’Assessorato ho appreso che è in elaborazione una legge per la costruzione, a mezzo dei can
tieri di lavoro, di 66 case per il mietitore; que
ste 66 case, cioè, verrebbero costruite diret
tamente, in economia. Su questo punto deside
rerei intrattenerm i brevemente per raccoman
dare, con una certa insistenza, al signor Asses
sore al lavoro, che questa iniziativa dell’im
piego diretto della mano d’opera a mezzo di cantieri di lavoro per le costruzioni di natura pubblica non si limiti soltanto alla costruzione delle 66 case per i mietitori, ma venga gene
ralizzata. Altre volte ho criticato i cantieri di rimboschimento e di lavoro non sotto il rifles
so dell’assorbimento della mano d’opera, ma sotto un altro riflesso. Noi spendiamo lmi- liardo nella Nazione e centinaia di milioni nella nostra Isola. Non vorrei che queste centi
naia di milioni andassero spesi inutilmente e vanamente. Quando ho chiesto, in sede di Giunta del bilancio,. all’Assessore al lavoro, quali fossero i risultati positivi ottenuti con i corsi di qualificazione in Sicilia, egli ha rispo- sto che, dal controllo eseguito personalmente, riteneva che i corsi si fossero svolti normal
mente. Ma io ho notizie — e credo che altri colleghi, al pari di me, ne siano informati — che non sono del tutto consolanti: questi corsi di qualificazione si farebbero, per dare modo ad un certo numero di disocupati (alcuni dei quali non avrebbero il diritto a frequentarli) di prendere ima certa paga giornaliera ed un certo premio alla fine del corso. Ora, è vero che attraverso questi corsi il ministro Fanfani, allora, ed il nostro Assessore, oggi, si sono preoccupati del’assorbimento della mano di opera disoccupata; ma questo non è l’unico aspetto che deve essere considerato. Bisogna vedere se questi corsi danno un qualsiasi risul
tato ai fini del miglioramento tecnico delle no
stre maestranze e dèlia preparazione degli operai qualificati. Perchè i corsi di qualifica
zione tendono a preparare operai qualificati, che possano, eventualmente, essere adibiti per determinati lavori di specializzazione. Ciò, soprattutto, nella nostra Isola, che conta una numerosa manovalanza generica, non specia
lizzata. Questi corsi, cioè, devono tendere a dare la conoscenza effettiva di un determinato mestiere, a qualificare i nostri lavoratori che,
^Assemblea Regionale Siciliana — 6085 — 16 dicem bre 1950 in massima parte, prestano le loro braccia
senza alcuna qualificazione. Ora non so se lo Assessore, in base ai controlli esercitati, possa darci questo giudizio finale positivo; possa af
fermare, cioè, che questi corsi siano riusciti a dare questa elevazione tecnica nel determi
nato mestiere esercitato nei corsi medesimi.
Non lo sappiamo e ce ne dobbiamo preoccu
pare. Ecco perchè faccio richiesta all’Assessore al lavoro di esercitare tutto il suo controllo, onde il fine che ci proponiamo venga effettiva
mente conseguito. Rispetto, invece, ai cantieri di lavoro, torno ad affermare quanto poc’anzi ho detto a proposito della costruzione delle 66 case per i mietitori, che poi rimarrebbero di utilità pubblica; è bene che esse siano co
struite a mezzo di cantieri di lavoro. In tal modo avremo la possibilità di creare, col de
naro della Regione, un’opera duratura, che rimarrà di proprietà deir Amministrazione re
gionale. Quindi, a mio modo di vedere, questi cantieri di lavoro dovrebbero essere impron
tati a conseguire tali determinate finalità. Ciò che dico involge un altro problema: quello della esecuzione delle opere di forma diretta, a gestione economica. In tali casi i nostri uffici tecnici o gli uffici del genio civile, dovrebbe
ro essere preparati alla bisogna. Io ritengo che lo siano. Peraltro, le amministrazioni comu
nali e provinciali eseguono, e non da ora, la
vori anche di natura pubblica, come strade ed altro, in economia. Cosicché, se noi volessimo affidare questi cantieri di lavoro, per esem
pio, ai comuni ed alle amministrazioni pro
vinciali, potremmo ottenere, agendo l’Asses
sore al lavoro di concerto con quello ai la
vori pubblici, dei risultati positivi per un in
cremento di opere pubbliche.
Pare che sia in elaborazione un’altra legge per la costruzione di un posto di riparo e di ristoro nella pineta di Linguaglossa. Questo posto sarebbe destinato ai lavoratori che, in determinate cincostanze, abbiano bisogno ap
punto di riposarsi e di ristorarsi. Ben venga questo posto, onorevoli colleghi, perchè anche i lavoratori hanno diritto di prendersi, di tanto in tanto, le loro vacanze e di rifarsi delle ener
gie perdute nell’espletamento del loro lavoro.
Infine, è stato presentato un disegno di leg
ge, preparato dall’Assessore al lavoro, per il credito alle cooperative agricole, ma sembra che questo disegno di legge si sia disperso nelle commissioni legislative; comunnque, fino a questo momento non affiora.
Un altro disegno di legge, che a me pare di
rilevante importanza, è quello che riguarda il collocamento e l’imponibile di mano d’opera in agricoltura e la costituzione di una com
missione regionale, con poteri analoghi a quelli della Commissione centrale. Esiste in proposito una legge nazionale; sembra che lo Assessore al lavoro abbia preparato (non ne sono ancora a conoscenza completa) un di
segno di legge analogo, ma con le opportune modifiche, perchè la stessa legge venga adot
tata nella nostra Regione, vi sarebbe una in
novazione: al posto del Ministro del lavoro sarà l’Assessore al lavoro a dirimere tutte le controversie che dovessero verificarsi nel cam
po del collocamento e dell’imponibile di mano d’opera.
L’Assessore al lavoro si è occupato anche dei soccorsi generali; ci sono nel bilancio de
terminati capitoli di stanziamento, che io ho criticati per la irrisorietà delle somme rela
tive, in quanto con disponibilità così basse, addirittura irrisorie, l’Assessore al lavoro non i può assolutamente venire incontro a determi- : nate esigenze di soccorso che il suo ufficio gli
| impone. Esistono, invece, in Italia altri istituti
| che operano in questo senso. Non tutti hanno : carattere ufficiale, cioè natura politica, alcuni prescindono dalla nostra Amministrazione re
gionale (particolarmente dall’Assessorato per il lavoro) e financo dal Governo centrale. Sa
ranno, forse, collegati col Governo centrale, ma tutti questi istituti che operano, o per aiuti esterni o per aiuti interni, e che hanno lo sco- i po di sovvenire alle esigenze dei soccorsi in
| generale, hanno ima impostazione, vorrei di
re, caritativa, che io non posso assolutamente condividere.
CRISTALDI. Fare funzionare le cooperati
ve. Questo deve essere il programma.
| BONFIGLIO, relatore di minoranza. Tutta- I via, in determinate circostanze, possono anche
! rivelarsi utili.
! I soccorsi devono avere altra natura; più 1 che di soccorsi si deve parlare — ed ho avuto
! occasione di affermarlo altre volte — di sofi-
! darietà sociale, il che è cosa ben diversa dalla
! carità pubblica. Purtroppo, torno a ripeterlo,
; questi vari istituti sono improntati al principio
; della carità pubblica. Noi dovremmo, invece, i fare tutti gli sforzi perchè si intervenga va-
! fidamente per trasformare la concezione del soccorso pubblico in quella della solidarietà : sociale.
Assemblea Regionale Siciliana — 6086 — 16 dicem bre 1950
Dispongo di alcuni dati che certamente im
pressioneranno. Esistono in Italia 6mila 607 istituti di beneficenza (non sono quelli che oc
corrono, sono forse pochi, ne occorrerebbero degli altri) orfanotrofi, brefotrofi, istituti di beneficenza, istituti dei sordomuti, etc. Utili senza dubbio; e sono andati per sempre più aumentando.
Gli istituti per ragazzi erano, all’inizio del secolo, millenove — ho tratto questi dati da una rivista — e quelli per .vecchi 913; ora sono rispettivamente 3mila 79 e 2mila 35. I ragazzi ricoverati sono 182 mila, i vecchi 97 mila.
Quantità notevoli! Esistono, inoltre, 77 campi di concentramento con 35mila 800 profughi, in massima parte provenienti dall’Europa cen
trale e, perloppiù, fuggiti dai loro stessi paesi per effetto della guerra. L’80 per cento di co
storo è alimentato dai seguenti enti: l’Ammi
nistrazione aiuti internazionali, l ’Ente inter- nazionele distribuzione soccorsi in Italia, gli Enti comunali di assistenza e la Commissione pontificia di assistenza. Si tratta, dunque, di quattro enti, di cui due stranieri e due ita lia n i
(veramente la Commissione pontifìcia di assi
stenza, pur non potendosi considerare ente straniero, ha natura internazionale). Vi sono, inoltre, in tutta Italia, circa 18 mila mense, frequentate da due milioni di persone. Circa un milione di persone frequentano, poi, i re
fettori gestiti da religiosi. L’Opera nazionale Assistenza religiosa e morale degli operai, che svolge attività di -assistenza religiosa, sa
nitaria ed economica, si occupa appunto della gestione di tutti questi istituti. Poi abbiamo gli elenchi comunali dei poveri. Poco meno di 4 milioni di persone percepiscono l’assistenza come iscritti in tali elenchi.
Nell’insieme, non mi sembra che il quadro sia confortevole. Io ho due osservazioni da muovere: in primo luogo, l’indirizzo che è stato dato a questa forma di soccorso di natu
ra generale è, potrei dire, unilaterale, in quan
to è soltanto una parte dell’espressione nazio
nale che si occupa di venire incontro ai biso
gnosi; in secondo luogo — e questa è l’osser
vazione più importante — non si è voluto te
nere conto che questo numero di assistiti co
stituisce la parte negativa o passiva della Na
zione. Non è poco avere 4 milioni di iscritti negli elenchi dei poveri su una popolazione di 45 milioni di italiani! E’ chiaro, intendiamoci bene, che gli iscritti negli elenchi dei poveri sono individui che si trovano in condizione di effettiva indigenza o miseria e che debbono
essere proprio ridotti alla fame per risultare iscritti in tali elenchi. Orbene, lo ripeto, ima simile percentuale è altissima rispetto alla po
polazione nazionale.
Questo ho voluto rilevare per dire agli organi politici di intervenire efficacemente.
Non mi riferisco all’Assessorato per il la
voro, che da poco tempo ha potuto svol
gere la sua attività anche in questo setto
re, e, come ho già detto, in misura assoluta- mente irrisoria, in quanto non di spone dei mezzi finanziari che gli possano consentire di occuparsi concretamente di questi aiuti, che pure, in talune circostanze, sono utili. Come ho premesso, io non sono d’accordo a che si spenda il denaro gratuitamente, concedendolo SGtto forma di soccorso caritativo, ma sono favorevole al genere di spesa produttivistica:
bisogna creare lavoro perchè là gente che non ne ha venga allogata e trovi, nelle proprie energie, impiegando la propria attitudine al lavoro, la possibilità di vivere. E’ grave l’in
dice di questa enorme miseria che gli organi centrali (e, nella loro possibilità e limitazione, gli organi regionali) non hanno mai cercato di eliminare veramente. In una Nazione civile a questo si deve tendere.
A quali risultati, io mi chiedo, si potrà pervenire, mediante la carità pubblica a persone che si trovano nella condizione fìsica di poter lavorare e, che, soltanto per
chè non trovano lavoro, sono costrette a ricorrere all’elemosina pubblica? Ciò significa che, in effetti, il nostro indice di progresso si traduce in un indice di regresso.
Taluni settori di questa Assemblea potreb
bero ritenere che il lato positivo di tale attivtà sia quello della generosità caritativa che può provenire da determinate istituzioni nei con
fronti dei bisognosi. Ma, io affermo, non è questo che può appagarci in un paese civile;;
non è assolutamente questo; noi dobbiamo preoccuparci di ben altro; dobbiamo trovare cioè i mezzi per evitare che il fenomeno dì in-;
digenza si verifichi, obiettivamente e partico
larmente, in misura così forte. Il problema, dunque, rimane così definito: dobbiamo dare lavoro; non dobbiamo assolutamente stancarci di escogitare tu tti i mezzi perchè il lavoro sia veramente ricercato e trovato. Noi dobbiamo preoccuparci, quali amministratori regionali
— e lo Stato provvedere, e deve farlo, in campo nazionale — appunto di approntare tutti quei mezzi utili perchè i lavoratori tro
vino un allogamento continuo della loro opera
Assemblea Regionale Siciliana -rr 6087 16 dicem bre 1950
€ ne ritraggano i mezzi per la loro sussistenza.
Perchè si è verificato il fenomeno, direi co
sì di inoccupazione? Perchè questo fenome
no persiste? Perchè la disoccupazione cresce continuamente così come indicano le stati
stiche ufficiali? Questi interrogativi hanno diritto ad una risposta. Mi si consènta, allora, di fare qualche richiamo alla disamina sulla situazione italiana, dal punto di vista delle possibilità attuali di risolvere la crisi incom
bente; disamina, che è stata fatta in diversi settori, e non unilateralmente, ma in senso
generale e da italiani.
Voglio, anzitutto, riferire che cosa ha detto TO.E.C.E. a proposito della situazione italiana.
Noi sappiamo che pervengono all’Italia, per virtù del piano E.R.P., aiuti in denaro ed aiuti in merce (le merci, poi, si trasformano in de
naro); questi aiuti impongono al Governo ita
liano, in base agli accordi internazionali, dei determinati doveri. Gli Stati Uniti e gli altri paesi delle Nazioni Unite che ci sovvengono
•con mezzi hanno, cioè, imposto determinate condizioni circa l’impiego dei mezzi stessi. E’
stato affermato che è alla base degli aiuti E.R.P. la necessità di risvegliare l’economia nazionale e di dirigere tuti gli sforzi verso la ricostruzione nazionale. Conseguentemente, gli aiuti provenienti dal piano Marshall e gli aiuti E.R.P. — organismo di natura intem a
zionale, che si occupa appunto del coordina
mento economico delle varie nazioni europee, che ne sono la derivazione — dovevano avere un carattere produttivistico. Ebbene, a que
sto fine l’O.E.C.E. stabilì delle condizioni an
che per l’impiego in Italia dei mezzi prove
nienti dal piano E.R.P.. Ad un certo momen
to, e precisamente nel maggio-giugno di que
st’anno, la Commissione dell’O.E.C.E. ha pub
blicato una relazione in cui si osserva che nel nostro Paese vi è un grave deficit nella bi
lancia dei pagamenti, un basso livello del red
dito reale prò capite, un contrasto tra l’au
mento della produzione e la contrazione della domanda ed un preoccupante aumento della disoccupazione. Secondo la relazione dello O.E.C.E., ciò avverrebbe in Italia a causa di due errori fondamentali: anzitutto, il processo deflazionistico, che ha gravato sui problemi di struttura, limitando lo sviluppo economico ed abbassando il livello di occupazione; in secondo luogo la nostra paradossale (ed è questa l’espressione usata nella relazione)
condotta liberalistica degli scambi intem a
zionali. Queste due presupposti costituireb
bero gli errori fondamentali, che avrebbero determinato appunto, secondo la relazione dell’O.E.C.E., tutte le condizioni di insuffi
cienza ed incapacità nell’assorbimento della disoccupazione e nel processo di elevazione del nostro reddito nazionale.
Un’altra relazione ci proviene da fonte ita
liana. Il Governatore della Banca d’Italia ha dovuto fare all’Assemblea dei partecipanti al capitale (e questo è un fatto recente, si tratta dei mesi di luglio-agosto) alcune gra
vi ammissioni: in primo luogo, che nel 1949 v’è stata da registrare una discesa dei prezzi all’ingrosso in ragione del 16,7 per cento rispetto al 1948 (la relazione è poste
riore, poiché si riferisce ad un bilancio già esaurito, l’esercizio 1949); in secondo luogo, che si è verificato un grave squilibrio nella bilancia dei pagamenti, squilibrio che pre
senta non pochi rischi e pericoli; in terzo luo
go, che deve notarsi un persistere della di
soccupazione; ed infine, che il settore agricolo attraversa una crisi molto dolorosa, come ri
sulta dalla condizione di parecchi rami di tale settore. Come può notarsi, la relazione del- l’O.E.C.E. e la relazione Menichella all’As
semblea della Banca d’Italia coincidano nei punti essenziali.
E ancora, per fare un richiamo per inciden
za, che cosa ha detto Dayton, di che cosa si è lagnato il Capo deH’E.C.A,, relativamente agli aiuti internazionali forniti all’Italia? Day
ton non si è, forse, riferito precisamente a tu t
te queste considerazioni?
Queste constatazioni e rilievi venivano compiuti, come dicevo, nei mesi di maggio- giugno, da un organo internazionale e da un organo nazionale; quello nazionale è senza dubbio più importante, poiché la Banca d’Ita
lia influenza, dal punto di vista finanziario, tutta la vita della Nazione.
Ma che cosa aveva detto la Confedera
zione generale italiana del lavoro sin dal febbraio 1950? Può, forse, negarsi che es
sa aveva fatto gli stessi rilievi? Non ave
va, forse, detto che la impossibilità dì pro
gresso, l’impossibilità di elevare material
mente l’impiego della nostra mano d’opera e di collocare la nostra produzione, proveniva precisamente da tutte queste condizioni della economia nazionale e dalle direttive che in campo finanziaro venivano date dalla politica
A ssem blea Regionale Siciliana — 6088 16 dicem bre 1950 dello Stato? Il punto essenziale del piano di
lavoro della Confederazione, di cui penso sia a conoscenza l’Assessore Pellegrino, tendeva ad utilizzare, al massimo possibile, la mano d’opera e le materie prime esistenti, per ga
rantire un onesto lavoro a tutti gli italiani.
Enunciazione così obiettiva e così umana non poteva che provenire dalle forze del lavoro, le quali, effettivamente, tendono all’assetto sociale ed umano della vita della Nazione. Tut
to ciò non è stato rilevato soltanto dai dirigenti della Confederazione generale del lavoro. I colleghi che ascoltano ricorderanno che, nel Convegno tenutosi nei giorni 18, 19 e 20 feb
braio 1950 per iniziativa della C.G.I.L. non vi furono soltanto gli interventi dei dirigenti della C.G.I.L. — che potevano avere un ca
rattere unilaterale, una visione unilaterale dei problemi nazionali e, particolarmente, di quello del lavoro e della ricostruzione — ma anche interventi di uomini di cultura, aventi idee le più disparate, non certo quelle dei di- rigenti della C.G.I.L., di tecnici versati nelle scienze, che tendono al tecninismo della ri- costruzione. Le relazioni hanno esposto le idee più larghe per quanto si riferiva al pro
blema della economia della nazione: dal pro
fessore Preglia, che trattò l’argomento finan
ziario concernente il modo in cui potevano essere finanziati i lavori proposti dal piano della C.G.I.L., ad altri professori e tecnici, i quali dissero in qual modo si poteva compi
lare una programmazione nel campo della agricoltura e deH’industrializzazione naziona
le. Dunque, tutti i tecnici, pur non apparte
nendo al settore politico al quale io appartengo e pur non condividendo le idee dei dirigenti della C.G.I.L, collaborarono obiettivamente dal punto di vista scientifico e dissero la loro parola tecnica per la soluzione, appunto, di questo gravissimo problema di natura na
zionale. In quel convegno si è rilevato che la politica del piano Marshall, la po
litica economica così detta della lesina, la politica economica della compressione della spesa, la politica economica che pone come base essenziale per il risanamento e per tutta la vita economica del Paese la stabilità della lira e il pareggio del bilancio, aveva appor
tato depressione produttiva, disoccupazione enorme, permanente e crescente, bassi salari
— che nel Mezzogiorno e in Sieda confinano con la miseria — l’impoverimento del mer
cato, compressione degù affari, depaupera
mento dei ceti medi produttivi. Questi sono stati i risultati della disamina che è stata fat
ta in quel Convegno da uomini, ripeto, non interessati a determinate soluzioni obbligate.
Quali sono stati gli aspetti della disoccupa
zione, ovvero quali erano gli aspetti della disoccupazione nel momento in cui si discu
teva il piano della C.G.I.L.
Nell’agricoltura vi erano 2milioni e 700mila unità in sopravanzo, mentre, di contro, ab
biamo milioni e milioni di ettari di terrene da coltivare. Quindi, mentre vi sono 2milioni e 700mila unità di lavoratori che non trovano permanentemente lavoro, non trovano pos
sibilità di alloggarsi durante tutto l’anno (parlo dell’Italia, non della sola Sicilia), di contro vi sono milioni e milioni di ettari di terreno incolto o mal coltivato che non ven
gono utilizzati. Noi importiamo — e questo è risaputo, non è un fatto nuovo — circa il 30 per cento del fabbisogno granario e cerea
licolo in genere; ebbene, abbiamo tutte quelle terre da potere utiltizzare e non tendiamo a coprire questo nostro disavanzo cerealicolo.
Questa è la situazione.
Con tale disamina, aperta alla coscienza di tutti gli italiani, proprio in quel Convegno della Confederazione generale del lavoro, si è verificato in Italia quel fenomeno che mi permetto di definire come il più grandioso intervento di partecipazione delle masse la
voratrici, il più grandioso concorso del lavoro nel volere, effettivamente, la soluzione dei problemi del lavoro. Quindi, non più la clas
se dirigente capitalistica o finanziaria, solo preoccupata di conseguire determinati propri interessi, che non sono quelli nazionali, ma la classe lavoratrice, cioè la massima parte del popolo, che tende, con il proprio sforzo ed il proprio modo di lavoro, a risolvere pro
blemi di natura collettiva, cioè di natura na
zionale. Come potete notare, vi è un contra
sto evidentissimo tra un interesse individua
le, che è dato appunto dalla classe dirigente, classe capitalistica e finanziaria, e, invece, quell’altro interesse di natura collettivistica che è espresso dalla classe lavoratrice, la quale, con il proprio lavoro, vuole concorrere, effettivamente e realmente, alla rinascita del
la Nazione, per il bene, per l’accrescimento del bene collettivo nazionale.
La Confederazione generale del lavoro, espressione di questo anelito, di questa ansia, ha suggerito, come risulta da quel Convegno,
Assemblea Regionale Siciliana 6089 16 dicem bre 1950 la costituzione di tre grandi enti nazionali,
che, secondo gli studi già fatti, ove erano in
dicate anche nei dettagli le soluzioni opportu
ne, era possibile costituire appuno per eonse- - guire quelle finalità di cui ho fatto cenno.
Il primo era un ente per l’elettricità. Noi sappiamo che siamo deficitari, per il nostro fabbisogno in tutta Italia, di circa 7milioni di chilowattora all’anno. Le nostre industrie non possono spesso lavorare, come è avvenuto e come apprendiamo dai giornali, per lunghi periodi della settimana o del mese per man
canza di energia motrice; questa è dovuto, secondo dati precisi, appunto alla deficienza della nostra produzione elettrica. Mancano 7 milioni di chilowattora all’anno per integrare il fabisogno e dare vita alle nostre industrie esistenti. Di contro, abbiamo acqua suffiffi- ciente per potere ottenere ima produzione di energia elettrica che superi di gran lunga la nostra deficienza attuale; con opportuni im
pianti possiamo ottenere una produzione su
periore ai 7milioni di chilowattora all’anno;
questo, però, non è stato fatto e, purtroppo, ancora non si fa. Permangono, invece, i mo
nopoli di natura nazionale e, purtroppo, anche di natura regionale. Sappiamo quello che av
viene; questi monopoli non hanno interesse di accrescere la produzione dell’energia, ap
punto per mantenere, con la spesa attuale e senza nuovi impieghi di capitali, un reddito elevato, poiché, se minore è la produzione, a più caro prezzo viene venduta l’energia e- lettrica. Anzi, è in progetto un provvedimen
to legislativo nazionale per elevarne ulte
riormente il prezzo di consumo.
Un altro ente, che veniva indicato, era quello dell’edilizia popolare. E’ stato consta
tato (e le statistiche ne danno conferma) che in Italia, nonostante il fervore di rico
struzione che ci illudiamo di vedere — fer
vore, che può, molto limitamente, soppe
rire al fabbisogno nazionale —, abbiamo bi
sogno di 14milioni di vani per civili abi
tazioni, Per costruire 14milioni di vani oc
corre l’impiego di circa 500mila unità di la
voratori; quindi, per un lunghissimo periodo di tempo assicureremmo, così, a grandi mas
se di lavoratori un lavoro continuativo.
Abbiamo bisogno, poi (non c’è bisogno di ripeterlo, perchè è a conoscenza di tutti), di scuole, ospedali, acquedotti, fognature. Vorrei parlare-della città di Catania, che ha una po
polazione di circa 300mila abitanti, ma che, tuttavia, manca di fognature. Tutte le città moderne hanno le fognature. Catania non ne ha. Se non avesse soltanto le fognature sareb
be poco male perchè, secondo l’uso locale, ci sono i pozzi neri. Non è questo il punto. La citta di Catania manca di strade, egregi colle
glli. Chi va a Catania non deve soffermarsi sol
tanto in piazza Duomo o in via Etnea, deve andare alla periferia; vedrà che c’è uno svi
luppo di diecine e diecine di chilometri di strade a fondo naturale.
LO MANTO. Questo esiste ovunque, non a Catania soltanto.
AUSIELLO. Questa situazione, purtroppo, esiste anche a Palermo ed in altre città.
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Sto facendo riferimento alla città di Catania per far notare come, pure essendo una fra le più importanti città della Sicilia, tuttavia si tro
vi in queste condizioni. Non parliamo, poi, di Enna. Lo sappiamo; non siamo , forse, si
ciliani, noi? Noi ci troviamo in uno stato di arretratezza, che è stato ammesso universal
mente. Ho fatto riferimento alla città di Ca
tania, per dire che proprio una grande città della Sicilia si trova in queste condizioni.
AUSIELLO. Articolo 38!
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Dun
que non è che manchi la possibilità di allogare la mano d’opera in quanto mancherebbero le opere da eseguire. Tutt’altro! Opere da ese
guire ce ne sono, e tante, nella nostra Regione.
Si tratta di graduarne la esecuzione secondo l’urgenza e l’importanza; ma questo è un la
voro, vorrei dire, di ufficio. Obiettivamente, noi tutti sappiamo che lavoro, in Sicilia, ve ne è; potrei aggiungere che ve ne è in tutta Italia. Quello che si disse nel convegno della Confederazione generale italiana del lavoro, senza dubbio, risponde a tali obiettivi, che non riguardano soltanto la Sicilia, ma tutta quanta l’Italia.
Un terzo Ente indicato dalla C.G.I.L. sa
rebbe quello della bonifica, irrigazione e tra
sformazione fondiaria. La C.G.I.L. proponeva che tutti i lavori dovessero essere affidati a questo ente nazionale per la bonifica e non per concorso tra i proprietari, ma non mi sof
fermo a lungo su questo puhto, perchè in
Discussioni, f. 826 (500)
Assemblea Regionale Siciliana 6090 — 16 d icem bre 1950
altra sede del bilancio avremo occasione di parlare. Proponeva, inoltre, di continuare ad affidare la continuazione di questi lavori alla Opera nazionale combattenti, alle cooperati
ve. In vista, poi, della riforma agraria nazio
nale, così come allora si prospettava, tu tti questi vari enti avrebbero dovuto essere co
stituiti ed organizzati per la esecuzione delle nuove norme provenienti dalla legge sulla riforma agraria. Come vedete, la C.G.I.L. (ed è bene che questo si noti), già nel febbraio del 1950 aveva avvistato questo problema di natura nazionale. Tutti i rilievi, tutte le os
servazioni e tutte le critiche fatte in quel Convegno, sono state confermate qui, in Ita
lia, dalla relazione del Governatore della Banca d'Italia, a Parigi dalla Commissione intemazionale dell’O.E.C.E., in occasione de
gli aiuti all’Italia.
Ma si dirà: per eseguire questi piani, ci sono i mezzi finanziari? I mezzi finanziari ci sono, sempre che si vogliano trovare. In quel Convegno della C.G.I.L. parteciparono anche il ministro Campilli, il ministro La Malfa e tante altre autorità del Governo cen
trale. In quella occasione, proprio in quel tor
no di tempo, verso gennaio o febbraio, il mi
nistro Campilli aveva dichiarato che era possibile trovare, nelle pieghe d)el bilancio nazionale, una disponibilità di 320miliardi, che sarebbero stati, quindi, spendibili.
Ma altre osservazioni restano da fare. Noi, per la politica nazionale, abbiamo avuto la possibilità di accantonare in dollari e in va
luta estera circa 600 miliardi. La Confedera
zione generale del lavoro era del parere che bastasse impiegare, all’inizio una massa fi
nanziaria imponente, perchè il piano avrebbe finito col finanziare se stesso; ed allora, po
tevano essere prelevati 320miliardi dalle pieghe del bilancio, secondo le indicazioni Campilli, e 500miliardi dalle nostre riserve interne ed esterne depositate presso la Ban
ca d’Italia e presso altre banche straniere, non si sa per quale motivo, (ma, ad ogni mo
do, è così, forse per richieste di garanzia da parte dei paesi stranieri). Infatti, abbiamo una disponibilità di oltre 600miliardi in valuta estera 300miliardi in lire italiane, che pote
va, appunto, essere utilizzata. Avremmo, co
sì, avuto la possibilità di un impiego di 900 miliardi, con il quale avremmo veramente potuto affrontare e risolvere il problema co
sì come l’aveva prospettato la Confederazione generale del lavoro. Dunque, le possibilità di finanziamento, a quella epoca, nel febbraio del 1950, c’erano; si trattò di volere o non volere realizzare opere utili per la Nazione e per gli operai italiani. Questo non fu fatto, e non fu fatto, evidentemente, per ragioni va
rie, che io qui non voglio approfondire. Ci sono, però, ragioni di fondo, che meritano di essere discusse anche in questa nostra Assem
blea, perchè il nostro interesse non è disgiun
to da quello di tutta quanta la Nazione.
Non si è fatto quello che si doveva fare nel campo degli investimenti, con la conse
guenza, da me indicata, di un accrescimento della disoccupazione in Italia. Nel mese di novembre, altre 75mila unità di disoccu
pati si sono aggiunte alla lunga schiera dei disoccupati italiani.
Nel campo della cooperazione che cosa ab
biamo fatto qui, nella nostra Regione? Sono state fatte varie richieste, sono state fatte varie proposte, per cercare di incrementare lo sviluppo della cooperazione siciliana. Io ri
cordo che, nella discussione del bilancio 1949- 50, fummo tutti quanti d’accordo nell’ammet- tere che la cooperazione in Sicilia, specialmen
te in vista della legge sulla riforma agraria, avrebbe dato il suo contributo massimo allo sviluppo della rinascita della nostra Isola.
C’è stata comprensione da parte di tutti quan
ti i settori e, quando ho proposto che si creas
se un fondo per il credito alla cooperazione, tutti si fu d’accordo, compreso il Governo, il quale dichiarò, allora, che era pronto, che si impegnava, anzi, ad accantonare 500mi- lioni per il credito alla cooperazione. Duran
te la discussione in Giunta del bilancio, ho chiesto se ancora dal fondo disponibile dello esercizio finanziario decorso c’era la possibi
lità di prelevare 500milioni, come da impe
gno assunto dal Governo in base ad un or
dine del giórno votato dall’Assemblea, con cui si impegnava il Governo a non toccare quei 500milioni del fondo disponibile perchè era
no destinati al credito alla cooperazione e l’onorevole Restivo si impegnò in questo sen
so in maniera formale, Il tecnico dell’As
sessorato per le finanze non ha trovato di
sponibili non soltanto i 500milioni, ma ad
dirittura nemmeno poche diecine di milioni
• da potere stanziare per il credito delle coope
rative. Quell’impegno, dunque, è caduto nel
i
I
:Assemblea Regionale Siciliana fr- 6Q91 — 16 dicem bre 1950 nulla. Allora, vorrei domandare all’Assesso
re al lavoro, il quale è particolarmente inte
ressato a questo bilancio, quale azione ha svolto per cercare di reintegrare quella che io potrei definire una manchevolezza del Governo. Io rilevo, intanto, che nella rubrica del bilancio della cooperazione e del lavoro, anziché esserci un accrescimento 'di stanzia
mento, il che sarebbe stato indicativo della buona volontà del Governo e dell’Assesso
rato di voler dare un serio sviluppo alla coo
perazione, si nota una diminuizione di 50mi- lioni. Perciò, su un bilancio di 150milioni, assegnati alla cooperazione, si ha una dispo
nibilità effettiva di soli- lOOmilioni, con ima riduzione, rispetto all’esercizio decorso, di 50
milioni.
Dunque, non viene seguita una politica di
retta verso l’incremento della cooperazione re
gionale così come era stato votato ad unanimi
tà dall’Assemblea, non c’è una ferma interpre
tazione del Governo regionale di quella che è stata la volontà dell’Assemblea; tu tt’altro, c’è stata, anzi, una contraddizione palese, evi
dente, con quel genere, con quel tipo di po
litica che l’Assemblea aveva prescelto e ave
va deliberato. Di questo certamente, mi de
vo lagnare e, ripeto, desidero chiarimenti da parte dell’Assessore al lavoro.
Si dirà: badate che il credito alle coope
rative doveva essere dato quando fosse di
venuta esecutiva la riforma agraria siciliana, perchè si voleva favorire l’incremento delle cooperative agricole. Onorevoli colleghi, noi non vogliamo giochi di parole, intendiamoci bene; che cosa è avvenuto, in occasione della
discussione della riforma agraria in questa Assemblea? Se vi sono stati dei soggetti che sono stati colpiti dalla riforma agraria, sono proprio le cooperative agricole. Queste non avranno ragione di esistere, con la riforma agraria così come è stata votata da questa Assemblea, e gli sforzi del Governo diretti in questo senso, che mi pare siano stati al
quanto pressanti, hanno ottenuto quel deter
minato risultato, di cui ho fatto cenno. L’anno scorso, in occasione della discussione del bi
lancio dell’esercizio 1949-50, il Governo si impegnò ad incrementare le cooperative ed in particolare quelle agricole; quando, però, si trattò di dar loro possibilità di vita, allora le sabotò con la riforma agraria, la cui for
mulazione attuale esclude alle cooperative
agricole ogni' possibilità di avere una ragion ne d’essere nel concorso per la rinascita della
terra siciliana.
Ma c’è di più; un’altra osservazione si deve fare: l’Assessore al lavoro, tempo fa, aveva in animo di presentare un disegno di legge per il credito alla cooperazio
ne agricola; ebbene, questo disegno di legge non si sa dove sia andato a finire. Ne ho avu
to conoscenza soltanto amichevole, non uffi
ciale; non è stato posto in discussione neppu
re presso la Commissione legislativa per la agricoltura o presso quella per il lavoro, se
condo la competenza, per poi passare a quel
la per la finanza. Ma vorrei dire: a che cosa tende questo disegno di legge? Che cosa vo
gliamo ottenere costituendo un fondo per il credito alle cooperative agricole, quando ab
biamo avuto quell’esito, che tutti quanti co
nosciamo, della riforma agraria, che, come dicevo, esclude la posibilità alle cooperative di avere una qualsiasi partecipazione nel grande lavoro che dovrà essere fatto in ese
cuzione della riforma stessa? C’è, invece, ima proposta di legge presentata da me e dall’ono
revole Nicastro, che riguarda il credito alle cooperative in generale, non soltanto a quel
le agricole. E’ sfata esaminata dalla Commis
sione per il lavoro e, probabilmente, verrà al
la Commissione per la finanza. Personalmente, devo esprimere non "il mio dissenso, ma la mia apprensione, almeno circa la possibilità di consentire con quanto è già stato fatto e con quello che potrà esser fatto in base alla nuova legge sul credito alle cooperative. Soprattutto, mi pare che siamo nel giusto mettendo in dub
bio che si voglia creare un istituto che faccia' credito alla cooperazione. Su questo punto de
sidererei una esplicita risposta dell’Assessore al lavoro. Mentre noi limitiamo la possibilità di sviluppo della cooperazione siciliana, in al
tre parti d’Italia si cerca di incrementarla, po
trei dire, quasi esclusivamente con lo sforzo dei lavoratori e non degli organi pubblici. In altri stati, invece, si incoraggia enormemen
te, al punto di costituire organismi effettivi di concorso nella produzione della Nazione.
Io mi permetto di darvi alcune indicazioni, sullo sviluppo raggiunto dalla cooperazione inglese; è qualche cosa che mette in serio, imbarazzo ove si confronti con la nostra mio
pia nel trattare questo problema, con la no
stra ristrettezza di visuale. Noi non conce
piamo, ancora, che soltanto a parole, la pos
Assemblea Regionale Siciliana — 6092 16 dicem bre 1950
sibilità di aiutare la cooperazione; ma, di fatto, o non abbiamo fiducia o non abbiamo la capacità di realizzare il presupposto coope
rativistico. Guardiamo che cosa avviene in Inghilterra. Basterà che vi dia alcuni dati del Congresso che si è tenuto testé in In
ghilterra dal 27 maggio al 1 giugno 1950, perchè voi vi impressionerete sicuramente come me. I delegati erano 1878 e rappresen
tavano lOmilioni e 400mila soci; è stato ri
levato che nel 1950 vi è stato un incremento nelle iscrizioni alle cooperative esistenti e nella creazione di nuove cooperative, per ben 247mila nuovi soci. Il movimento della cooperazione inglese dà questi risultati (par
lo del movimento in giro d’affari): 540mi- lioni di sterline nel corso del 1949. L’orga
nizzazione cooperativistica in Inghilterra, è così perfetta che consente la possibilità di ripartire somme rilevanti ai singoli soci, sia in conto utili che in conto rimborsi. Ebbene, sono stati rimborsati ai singoli soci 36milio- ni di sterline, il che signfica, per quanto ri
guarda la cooperazione di consumo, che è stato eliminato lo speculatore privato in una misura tale da far sì che il 20 per cento di utile, che sarebbe andato allo speculatore, è ritornato, invece,agli stessi soci delle coope
rative. Questi sono dati che io penso debba
no farci riflettere.
Voglio ricordarvi che questa Assemblea aveva apportato, nello scorso bilancio 49-50, determinate modifiche al bilancio dell’Asses
sorato per il lavoro, e precisamente aveva previsto un capitolo che riguarda l’istituzione di corsi per dirigenti di cooperative. Purtrop
po, nel bilancio di quest’anno, c’è soltanto uno stanziamento di 5milioni, mentre per quei corsi ne occorrono 22-23. Ora mi si assicura che questi corsi saranno varati prossima
mente.
PELLEGRINO, Assessore al lavoro, alla previdenza ed all’assistenza sociale. Sono ini
ziati proprio oggi, e il ritardo non è da attribuire a colpa dell’Assessorato.
. BONFIGLIO, relatore di minoranza. Non sto facendo colpa all’Assessorato, ma sto di
cendo che per la cooperazione erano stanzia
ti soltanto 5milioni per l ’istituzione di questi corsi, anziché la somma necessaria, che era à ll’incirca di 22-23milioni. Non ne faccio col
pa all’Assessore, ma è certo che l’Assessore La non soltanto il diritto, ma anche il dovere
di sollecitare aiuti dagli organi di Governo, perchè si comportino secondo le decisioni una
nimi dell’Assemblea. Col suo voto l’Assem
blea ha detto che questi corsi dovevano es
sere istituiti. Ad ogni modo, se si è riparato, potrei dire: meglio tardi che mai.
Oltre al desiderio, che ho espresso, di co
noscere il pensiero dell’Assessore circa l’isti
tuzione di un fondo per il credito alle coo
perative in base al disegno di legge che è già stato varato dalla Commissione per il lavoro, e che presto verrà, penso, alla Commissione per la finanza, desidero dire, anche, che c’è un’altra legge che riguarda lo sgravio fiscale in favore delle cooperative, che fu impugnata dal Commissario dello Stato e sulla quale la Alta Corte per la Sicilia si è già pronunziata.
Anche su ciò desidererei conoscere il pen
siero dell’Assessore; se cioè ritenga che sia utile, per incrementare lo sviluppo della no
stra ‘cooperazione, consentire determinate agevolazioni fiscali.
Tutto quello che ho detto, signori colleghi, attiene a ima disamina di carattere generale, che è attuale, perchè la disoccupazione, pun
to di partenza che non deve essere perduto di vista, c’era, c’è ed aumenta sempre più.
Noi andiamo incontro a mesi — sono i mesi invernali — che fanno crescere ancora di più la disoccupazione nella nostra Isola. Occupia
moci concretamente della nostra Isola. Qua
lora cresca la disoccupazione, crescono an
che i bisogni delle classi meno dotate, delle classi povere. Vorrei domandare al signor Assessore al-lavoro — domanda che rivolge
rò, poi, al momento opportuno, direttamente al Governo regionale — se intende venire incontro a questi bisogni, che possiamo quali
ficare magari contingenti, e speriamo siano tali, che dureranno, come è previsto, per tutti i mesi invernali; se intende, cioè, ve
nire incontro a questa miseria dei lavora
tori siciliani, e con quali mezzi? Questa do
manda attende una risposta; ma, prima che mi si dia la risposta, desidero fornire qualche indicazione circa l’efficacia del concorso che il Governo regionale darà — perchè ha il dovere di darlo — in questa lotta che è stata intrapresa, vorrei dire con benemerenza, dal
la Confederazione generale del lavoro, la qua
le intende lottare contro la miseria crescente delle classi meno abbienti.
Già è a conoscenza dell’Assessore al lavo
ro, io penso, che è stato elaborato recen
Acpmblea Regionale Siciliana 6093 16 dicem bre 1950-
temente dalla Confederazione generale del la
voro un programma di solidarietà nazionale lontre la miseria. Questo programma tende a dare immediatamente lavoro ai disoccupati i
con l’erogazione urgente dei fondi stanziati nei bilanci dei vari ministeri (qui parliamo degU assessorati) in favore degli istituti so
ciali per l’esecuzione di lavori pubblici, di cui ha bisogno il Paese, estendendo per tutto lo inverno un sussidio à favore di tu tti i disoc
cupati, quando si. oltrepassi il 180° giorno di disoccupazione; a bloccare, poi, i Ucenziamen ti durante l’inverno, concedendo anticipi sul
l’aumento delle pensioni; a fare rispettare il minimo salariale; ad allargare l’imponibile di mano d’opera nelle campagne; ad istitui
re mense popolari per i disoccupati; ad at
tuare la distribuzione dei generi di prima ne
cessità; a sospendere gli sfratti nel periodo invernale. Si tratta di otto punti essenziali, che non possono essere risolti nell’ambito del
la nostra Regione. Molti di questi punti de
vono essere affrontati, secondo il mìo modo di vedere, da parte del Governo regionale e, particolarmente, dell’Assessorato per il lavo
ro, mentre altri devono formare oggetto di una sollecitazione al Governo centrale, per
chè provveda con disposizioni di natura na
zionale. Come è possibile venire incontro a questi bisogni, direi così, contingenti? Secon
do l’indicazione del programma della Confe
derazione generale del lavoro, lo si può con l’applicazione immediata della riforma agra
ria. La C.G.I.L. parla in senso generale e na
zionale; noi dovremo parlare in senso regio-
I
nale. Sappiamo quali sono le vicende che il programma proposto dalla C.G.I.L. ha subito;
ma, in ogni modo, poiché una legge sulla ri
forma agraria in Sicilia esiste già, rivolgiamo al Governo regionale la richiesta di fare uno stralcio dei lavori urgenti ad essa relativi, perchè essi vengano urgentemente finanziati, onde poter 'allogare il maggiore quantitativo possibile di mano d’opera. Questo, per quanto riguarda il settore dell’agricoltura.
Sul settore dei lavori pubblici, credo che non ci sia bisogno di soffermarsi. Ne ho già fatto cenno, ma tutti sanno che abbiamo tan
to bisogno in Sicilia di lavori pubblici da po
ter dare effettivamente lavoro a tutti quanti i disoccupati della nostra Regione. Quanto ai finanziamenti, oltre che racimolare le di
sponibilità dei vari assessorati ed impiegarle Per questa, che è una misura immediata
di soccorso per la disoccupazione isolana, vi è la possibilità di spendere i 30miliardi del fondo di solidarietà di cui all’articolo 38 del
lo Statuto. Anzi, a questo proposito, vorrei domandare al Governo regionale quando pensa di dare esecuzione a quel tal piano, di cui ho avuto conoscenza in forma privata, di elaborazione di opere pubbliche, da eseguir
si in tutte le provincie siciliane e da finan
ziarsi con i 30miliardi ex articolo 38. E, pri
ma che a questa domanda, desidererei che rispondesse ad un’altra domanda: i 30miliar- di ex articolo 38 sono spendibili nella nostra Regione immediatamente?
VERDUCCI PAOLA. Certo.
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Se lei, come membro del Governo, mi dice che sono spendibili, io faccio richiesta immediata per
chè il Governo si impegni a portare a cono^
scenza dell’Assemblea....
AUSIELLO. Non si impegna; ignora!
BONFIGLIO, relatore di minoranza. ...la programmazione delle opere che intende ese
guire in base, appunto, alla spesa, dei 30 mi
liardi ex articolo 38, in maniera che l’Assem
blea possa approvarla e modificarla.
VERDUCCI PAOLA. Questo deve farlo la Commissione.
BONFIGLIO, relatore di minoranza. No, lo deve portare in Assemblea. Lei forse non lo sa.
VERDUCCI PAOLA. Il programma non è da tempo allo studio della Commissione?
BONFIGLIO, relatore di minoranza. Non è stato ancora approvato. Almeno l’Assemblea non ha avuto conoscenza del modo come sa
ranno spesi i 30miliardi.
AUSIELLO. Ma i soldi non ci sono ancora.
BONFIGLIO, relatore di minoranza. L’As
sessore Verducci dice che vi è già la dispo
nibilità. Meglio così. Allora è un problema che va accelerato nella sua realizzazione, perchè, quanto alla soluzione, pare che ce ne sia una, prospettata dal Governo regionale, che, per quanto ancora non a conoscenza del
l’Assemblea, per quanto l’Assemblea non l’ab
bia potuto discutere ed esaminare, può essere eseguita con la massima celerità, appunto perchè tutti ci rendiamo fin da ora conto che è necessario accelerare i tempi e venire in