Assemblea Regionale Siciliana
X L Y I
SEDUTA D I M AR TEDÌ’ 9 SETTEMBRE 1947 Presidenza dei Presidente C I P O L L A
{ N D I C E
in a n im o di iaterroijazioin . . . Pag. 591 Presidente,
Annnnzi© di interpellanza . . . » 592 Presidente.
Comunicazioni della Presidenza . . » 592 Presidente.
Svolgimento di nna interpellanza . . » 592 Adamo Dom en ico, Mila zzo, Assessore
ai lavori pubblici.
Seguite dello «volgimento di una mozione » 593 Presidente, Finocchiaro Ap r il e, A-
l e s s i, Presidente della Regione, Li Ca u s i, Leone Marchesano, Grista l- di, Romano Giu s e p p e,, Montema gno, Potenza, Au s ie l l o, Caltabia- no, Na p o l i, Papa D ’Am ic o, Casti glione, Germana, Ra m ir b z, Romano
Battaglia, CacopaRdo.
La seduta comincia allo ore 17,85
BENEVENTANO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che è approvato.
Annunzio di interrogazioni
BENEVENTANO, segretario, Uà lettura del
le seguenti interrogazioni pervenute alla Pre
sidenza :
« Il sottoscritto chiede di interrogare l'As- s°ro all’alimenta/.ione, per conoscere i motivi ch'P lo hanno indotto a vietare l’esportazione, Verso ((. isole Eolie, di carne, uova, formaggio, Mettendo in viva agitazione ed in uno stato di Profondo disagio quelle popolazioni o sottopo
nendole per forza maggiore a ricorrere al ne
fasto mercato nero. La presente ha carattere di massima urgenza. Chiede risposta scritta. »—
F .to : Vincenzo Gentile ».
« I sottoscritti chiedono di interrogare il Pre
sidente della Regione, per conoscere i motivi che tengono sospesa la esecuzione del raccordo ferroviario tra le officine dell'Aeronautica si- culà e la rete principale. Il mancato raccordo impedisce alle dette officine di iniziare i lavo
ri di costruzione e di riparazione di vetture ferroviarie — lavori per i quali esiste già una attrezzatura — con aggravio della disoccupa
zione locale e con grave ritardo della ricostru
zione dell’Isola. Chiedono risposta scritta. — F.to: Pompeo Cola] anni-, Mario Mi neo ».
« Il sottoscritto chiede di interrogare il Pre
sidente della Regione, per conoscere se non ravvjsi l’opportunità che il Governo siciliano si affretti ad intervenire in favore dei rimpa
triati dalla Tunisia e dalla Libia, i quali, tra
volti moralmente e materialmente dalla tra gedia della Patria, versano in condizioni di miseria, per nulla alleviata dall’im sorio sus
sidio giornaliero di L. 90 per coloro che proven
gono dalla Libia e L. 25 per coloro che proven
gono dalla Tunisia. Nel caso affermativo desi
dera conoscere quali provvedimenti s’intenda
no adottare. Chiede risposta scritta. — F.to : Giuseppe Papa D'Amico ».
« Il sottoscritto chiede di interrogare il Pre
sidente della Regione e l’Assessore att’mdu- stvia e commercio, per conoscere quale azione s’intenda espletare presso il Governo centrale al fine di sciogliere l’attuale Consìglio di am
ministrazione della Camera agrumaria di Mes
sina e della Calabria, composto e nominato con sistema antidemocratico dal ministro com
petente. Nessuna ragione avrebbe dovuto con
sigliare il Ministro della industria e commer
cio a simile autoritario provvedimento, abolen
do le regolari elezioni per la costituzione del sopradulto consiglio tlì amministrazione. Ghie-
Assemblea regionale siciliana 9 settembre 1947 de risposta scritta. ' F.to: Vincenzo Gen
tile »,
PRESIDENTE comunica che le interroga
zioni testé lette saranno inviate al Presidente della Regione ed agli Assessori competenti.
Annunzio di interpellanze
BENEVENTANO, segretario, dà lettura del
la seguente interpellanza:
« I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente della Regione, l'Assessore alla in
dustria e l’Assessore al lavoro sulla grave si
tuazione determinatasi in Lercara Friddi in riferimento allo sciopero cui sono stati costret
ti gli zolfatai. Gli industriali, sorretti da un ambiente adusato alle « sopraffazioni », tenta
no di continuare in una condotta bestiale di sfruttamento dei lavoratori ai quali: 1) ven
gono negati i minimi di' paga previsti dal con
tratto nazionale per l’industria m ineraria sti
pulato in Roma addì 16.10.1946; 2) vengono negate le ferie, il corrispettivo per le festività nazionali, per quelle infrasettimanali, nonché le gratifiche natalizie; 3) viene negata ITnden- nìtà caro-pane, di cui al D.L.C.P.S. 22 aprile 1947, m 425, pubblicato nella Gazzetta Ufficia
le della Repubblica addì 11.6.1947, n. 130.
Chiedono, inoltre, che gli interpellati forni
scano all’Assemblea regionale chiarimenti sul perchè in Lercara, quale Stato nello Stato, non vengono corrisposti ai minatori gli assegni fa
miliari, nella misura stabilita-, ed il supple
mento pane e pasta.
Sarebbe bene tener presente che la vita di sacrificio e di « fedeltà alla mimera » degli zolfatai non va solo retoricamente riconosciu
ta. — F.to: Francesco Taormina, Mario Mi- neo ».
PRESIDENTE comunica che l’interpellanza testé letta sarà iscritta all’ordine del giorno,
per essere svolta a suo turno.
Comunicazioni delia Presidenza PRESIDENTE comunica che è stato presen
tato dagli on.li Pellegrino, Adamo Domenico, D’Antoni, il seguente disegno di legge di ini
ziativa parlamentare, che sarà messo all’ordi
ne del giorno, per la stia presa in considera
zione : « Istituzione presso l’Istituto tecnico agrario «Abele Damiani» di Marsala di un cor
so di enologia e viticultura per il conseguimen
to del diploma di enotecnico ».
Svolgimento di una interpellanza ADAMO DOMENICO, svolgendo la sua in
terpellanza annunziata nella seduta del 29 ago
sto, dichiara anzitutto che è stato indotto a pre.
sentaria dal grave, stato di disagio in cui si trova la popolazione di Mazara del Vallo e dalla considerazione che la soluzione del pro
blema del porto di tale cittadina riveste un carattere di grande importanza per la econo
mia di quella zona.
Trovandosi, infatti, detto porto alla foce del fiume Mazzaro, va soggetto ad un progressi
vo interramento, che si aggrava nel periodo delle pioggie e che minaccia di renderlo im
praticabile anche da parte dei natanti di pic
colo tonnellaggio.
Ciò acquista carattere di particolare gravità in quanto i 120 natanti esistenti a Mazara, i quali costituiscono una delle principali fonti di ricchezza e di lavoro della popolazione lo
cale poiché danno vita a una fiorentissima in
dustria peschereccia collegata a quella con
serviera e dei salati ed a un intenso commer
cio con l'Italia settentrionale, rischiano di do
vere interrompere la loro attività, qualora non si provveda immediatamente ad' abbassare i fondali del porto.
Chiede, pertanto, che venga pi’eso un prov
vedimento radicalo e che si invii al più pre
sto a Mazara una draga, sia per tranquilliz
zare la popolazione sia per risolvere un pro
blema che interessa tutta .l’economia della Re
gione.
MILAZZO, Assessore ai lavori ■pubblici, pre;
messo che l’assegnazione delle draglie ai vari porti noni dipende dagli organi della Regione, ma dal Ministero dei lavori pubblici e preci
samente dall’Ufficio per il « v iz io di escava
zione porli con sede a Napoli, rende noto che, come è stato anche precisato nella risposta scritta data all’interrogazione deli’on. Vacca- ra, l ’Assessorato ai lavori pubblici è riuscito, col concorso dell’Ispettore ai lavori pubblio, ing. Greco, a stabilire gli itinerari che segui
ranno le tre draghe attualmente in Sicilia pei i lavori di escavazione nei porti.
Precisa poi che la draga « Sardegna » ap
pena ultimate le urgentissime opere di esca*
vazione in corso a Siracusa, dovrà recarsi a porto di Riposto e poi, se le condizioni s’a.
gionali lo consentiranno, al porto di Ternun Imerese. La « S. Michele », di proprietà de l’impresa S.A.I.L.E.M., è stata dal Ministero dei LL.PP. destinata ai lavori del porto eli ->
cala, che, per la loro mole, richiederanno <
permanenza dei mezzi effossori per ulti'1 1 . mesi ancora. La « Piombino », recente®® . messa in efficienza dalla S.A.I.L.E.M., lav attualmente a Sciacca per ripristinare ia sibiliti! di accesso a quel porto .e dovrà, di, trasferirsi a Porto Empedocle per ni 1 ■ genti lavori di escavazione; appena. 11 41 'f..
i predetti lavori, potrà essere destinata a
9-settem bre J9-iT
assemblea regionale siciliana — 593 —
to tii Mazara dgl Vallo, ed in tal senso sarà tempestivamente avanzata richiesta all’Ufficio
per il servizio di escavazione porti.
Ritiene che le informazioni testé fornite val
gano a rassicurare anche l’on. Seminava che ha fatto analoga richiesta per il porto di Ter
mini Imerese. Riferendosi, poi, ad un tele
gramma pervenutogli da Licata, che dà noti
la di una agitazione ivi esistente, si dichiara, lieto eli poter comunicare che la draga « S. Mi
chele » rim arrà in quel porto, essendo stata constatata la necessità che i lavori di escava
tone continuino per un tempo pressocchè in
determinato dato il continuo ed ingente inter
ramento. Comunica, poi, che l’Ispettorato ge
nerale dei lavori pubblici, prendendo parti
colarmente a cuore la situazione di Mazara del Aitilo, ha assicurato che destinerà a tale porto un frangizolle perchè inizi i lavori di
^scavazione in attesa dell’ invio della draga ;
«Piombino ». j
ADAMO DOMENICO si dichiara soddisfai- j lo, riservandosi di ritornare sull’ argomento j qualora la draga non arrivasse tra breve a j Mazara del Vallo.
{La seduta sospesa alle ore 18,10, è ripresa Ule ore 18,15).
Seguito delio svolgimento di una mozione PRESIDENTE comunica che l’on. Romano I Battaglia ha presentato il seguente ordine del ! porno sulla mozione Finocchiaro Aprile, re- 1
•oliva alla convocazione dei deputati siciliani
®dei snidaci, il cui svolgimento è stato sospe
so nella seduta precedente.
« L ’Assem blea Regionale Siciliana
sentite le dichiarazioni del Governo della Regione nelle sedute del 7 ed 8 agosto 1947, anche in riferimento alla mozione Pìnocc-hiaro- Bacopardo, votata all’unanimità nella seduta ! déìiTl agosto;
'rivendicando la sua funzione di legittima
‘^•presentante ed interprete della volontà au-
’onomista delle popolazioni dell’Isola; piena- llleRte fiduciosa nella cooperazione dei rap-
■ Presentanti politici dell’Assemblea Costituii.io;
Afferma
e*le lo Statuto della Regione, intangibile '''jRRiista del popolo siciliano, è suscettibile pianto di un coordinamento formale con il ,^7° della Costituente-, esclusa ogni sostali-
modifica ed
invita
Presidente deh'Assemblea, a promuovere, accordo con il Presidente deila Regione, , ■minerliatajnente, una riunione di tutti ì Putcìti siciliani all’Assemblea Costituente
ed all’Assemblea regionale, e dei Snidaci dei capoluoghi dell’Isola; riunione da ripetersi in un secondo tempo, integrandola con la parte
cipazione di tutti i smelaci della Sicilia, a fine della più efficace intesa per una collabo
razione diretta ad ottenere l’integrale rispetto dello Statuto della Regione».
Invita, quindi, Don. Finocchiaro Aprile, qua
le primo firmatario della mozione, a dichia
rare se accetta l’ordine del giorno testò letto.
FINOCCHIARO APRILE, premesso che non avrebbe dovuto prendere per primo la parola nella seduta odierna, avendo già svolto in pre
cedenza la sua mozione, rileva che Don. Alessi ha fatto nella seduta precedente delle dichia
razioni che vanno oltre l’oggetto della mozio
ne stessa, investendo la politica generale del Governo.
Da ciò consegue—a suo avviso — che la di
scussione generale debba considerarsi riaper
ta, per cui, prima di prendere la parola, avreb
be -preferito che i vari gruppi parlamentari esprimessero il loro pensiero sia sulla mozio
ne che sulle dichiarazioni del Governo. Ade
rendo, comunque, all’invito rivoltogli dal Pre
sidente, dichiara che l’ordine dei giorno pre
sentato dall’on. Romano Battaglia — che ri
tiene interpreti il pensiero del Gruppo libe
rale — è accettato dal gruppo indipendenti
sta, poiché rispecchia lo spirito della mozione.
Infatti, mentre secondo la mozione si sareb
bero dovuti convocare contemporaneamente i deputali siciliani alla Costituente e i depu
tati al Parlamento siciliano insieme ai sinde- ei, l'ordine del giorno Romano Battaglia pro
pone che si proceda per gradi, convocano;
cioè, in un primo momento, i deputati regio
nali ed alla Costituente con i sindaci dei ca
poluoghi, salvo ad allargare, in un secondo tempo, la riunione con la partecipazione di tutti ì sindaci.
Chiede, quindi, che la votazione avvenga su tale ordine del giorno, anziché sulla mo
zione.
(Così resta stabilito)
Passando, quindi, a discutere le dichiara
zioni del Capo del Governo, e pur non volen
do contraddire l’opinione di questi che anco
ra non esista un conflitto fra Stato e Regione, rileva che esistono perù delle divergenze di idee o dei contrasti, che preludono nei toro ulteriori sviluppi, a dei veri e propri conflitti.
Riafferma, pertanto, la necessità della ma
nifestazione proposta, in quanto, al di fuori del Governo di Roma, la classe dirigente ita
liana, attraverso i suoi organi tecnici e soprat
tutto attraverso la stampa, manifesta una grande preoccu pazione per i lavori del l’As
semblea regionale e per le intenzioni della Re
gione.
- 594 — Assemblea regionale siciliana
Richiamai!cigli al suo precedente discorso, ricorda che l'opinione pubblica italiana è sta
la lanciala — come lo stesso Capo del Gover
no ha ammesso -— contro coloro che hanno chiesto la riunione, i quali sono stati accusati di sedizione, di volere con una Convenziono rompere i rapporti con lo Stato e. di essere, nell'attuale difficile situazione, elementi di di
sordine e di perturbamento. Ribadisce che i presentatori della mozione non ebb ero . mai tale intenzione, essendo soltanto desiderosi di difendere l’autonomia dagli attacchi più o me
no larvati che vengono di là dallo Stretto, di mantenere fermi gli impegni che lo Stato Italiano ha contratto con la Sicilia, per tute
lale cosi non solo ì diritti e gli interessi dei popolo siciliano, ma anche la dignità e l’ono
re dello stesso Governo italiano.
Esprime, pertanto, la sua piena soddisfa
zione per il fatto che — come gli è stato rife
rito — l'ordine del giorno Romano Battaglia ha raccolto numerosi . consensi, e si augura che esso riceva cordiale accoglienza anche da parte del Governo siciliano.
Rilevato, però, che il Capo del Governo ha ritenuto opportuno fare delle dichiarazioni di politica generale, in considerazione di una mozione di sfiducia presentata dall’on. Tri Causi a nome del Blocco del popolo, ma poi non annunziata perchè ritirata, ricorda alla Assemblea, che nel suo penultimo discordo, esaminando la situazione politica e parlamen
tare siciliana, ha richiamato su di essa l’at
tenzione delì’on. Alessi.
Rinnovando ancora una volta a tutti i set
tori l’esortazione alia unità ed alla concordia, non ritiene debba apparire strano che un tale invito parta da chi in altra sede ha svolto un’azione politica di opposizione veemente e violenta, poiché è del parere che il successo e la gloria del Parlamento siciliano nasceran
no soltanto se tutti i gruppi politici sapranno essere concordi. In quella stessa occasione, rac
cogliendo un’espressione dell’on. Castiglione, convenne che in seno all’Assemblea si fa
cesse troppa politica, il che, a suo av
viso, è un male. Rileva, a tal proposito, che durante la campagna elettorale non Lutti i partiti posero alla base del loro programma l’autonomia. Infatti molti eminenti uomini po
litici, molti leaders d; grandi partiti di massa vennero in Sicilia ad esporre commendevolis- sime ideologie —< quelli di estrema sinistra parlarono di Marx e di Engels — ma ben po
chi si riferirono alle ragioni vere e sostanziali per cui erano stati convocati i comizi per la formazione del Parlamento siciliano. La loti a elettorale per il Parlamento siciliano non fu altro, quindi, che una riproduzione di. quella precedente del 2 giugno, in quanto i partiti
0 settem bre 1947 entrarono in lizza, non nel nome dell’auto
nomia., ma per conquistare il maggior immu
ro di posti nell’Assemblea e per esercitarvi la, loro egemonia.
Esprime, periamo, l’opinione che l:a mozio
ne di- sfiducia Li Causi, di cui è a conoscenza, avrebbe potuto essere presentata a Monteci
torio, ma non al Parlamento siciliano. Pur convenendo, infatti, col Blocco del popolo che nella formazione del Governo regionale non si sia tenuto adeguato conto delle larghe frazio
ni dell’opinione pubblica dal Blocco stesso rappresentate — il che gli ha dato motivo di esortare ripetutamente il Capo del Governo, a riesaminare la situazione —, dichiara di ave
re molto riflettuto su tale questione.
Al riguardo, ricorda di avere chiesto, allo inizio dei lavori del Parlamento siciliano, ai rappresentanti liberali in seno all’Assemblea se si sentissero vincolati dalla disciplina di partito o se, avendo una fede autonomista, fos
sero disposti ad organizzarsi come partito -si
ciliano, dato che i loro deputati alta Costituen
te e la. loro direzione centrale si erano schie
rati arrogantemente e decisamente contro la Regione e che l’on. Grassi, attuale Ministro guardasigilli, chiedeva il rinvio della discus
sione di tutti i titoli riguardanti le autonomie regionali ad una legge da esaminarsi dalla futura Camera dei deputati. In quell'occasio
ne l’on. Cipolla, non ancora Presidente del
l’Assemblea, diede le più ampie assicurazioni sulla fede autonomista dei liberali siciliani, dichiarando, fra l’altro, che essi erano dispo
sti ad organizzarsi in partito siciliano. Anche i qualunquisti risposero esaurientemente ad analoga richiesta.
In merito poi alla richiesta, successivamen
te postagli dai colleghi della destra, circa i motivi per cui non aveva rivolto analoga do
manda ai settori dell'estrema sinistra, precisa che allora la sua, azione nei confronti della destra fu determinata dall’atteggiamento as
sunto dai rapprese.nlanti di questa alla Costi
tuente.
Pur avendo atteso che da parte del Blocc del popolo si facessero delle dichiarazioni ana
loghe, deve rilevare, però, che, par q«ant0 riguarda, i comunisti, fanno fede le diverse dichiarazioni dell’on. Togliatti, che è sta.
sempre un fervente autonomista e che durame i lavori della Commissione per la Costituzio
ne, in contrasto con l’assunto con-fèderalis '!
da lui sostenuto, ha affermato la necessita ^ una larga autonomia per la Sicilia. Non P ora non riconoscere che il Partito comunis <
Italiano ed i comunisti siciliani, in ispecic.»
hanno tenuto fede a tale impegno. , I socialisti, invece, non hanno ancora x& • alcuna dichiarazione di fede autonomista, P
assemblea regionale siciliana________ — 595 — g settem bre 1947 cui. li invita a pronunciarsi, avvertendoli che
gli antiautonom.isti non hanno diritto di cit
tadinanza in seno al Parlamento siciliano.
(.Applausi dai banchi, del centro e della destra) Tale sua richiesta trae fondato motivo dal- l’atteggiamento assunto dal suo caro amico Pietro Nenni, il quale si è dichiarato contra
rio a tutte le autonomìe o _ come egli le chia
ma — diete regionali, e particolarmente a quella siciliana.
Per tali premesse, è del parere che non si possa invitare il Capo del Governo, nel rie
saminare la situazione, ad includere nella for
mazione governativa rappresentanti di un par
lilo decisamente antiautonomista.
L’allargamento delle basi del Governo dove essere, pertanto, fatto con molta discrezione e cautela.
Rileva, poi, che il Capo dei Governo, nei suo lungo discorso, pronunziato a giustifica
zione delle critiche contenute n.ella mozione Li Causi, ha fatto una osservartene che non può ritenersi soddisfacente. Egli, infatti, ha detto di non poter presentare te dimissioni ri
chieste, anche perchè non .c’è un Capo S ilo Stato a cui possano essere presentate. Tale giustificazione non sarebbe a suo avviso suf
ficiente, perchè il Parlamento siciliano è de
positario della sovranità delia Sicilia e se qualcuno, per necessità di Governo, credesse di dover rassegnare le sue dimissioni, questo dovrebbero essere presentate al Parlamento ed il Governo rimarrebbe sempre in carica, sino alla nomina dei successori, p e r'l’ordinaria am
ministrazione e per il mantenimento dell’or
dine pubblico.
Pertanto, le dimissioni sono possibili in qualsiasi momento, poiché l’Assemblea, depo
sitami. della volontà popolare, potrà, sempre, eleggere un nuovo Governo. Per quel che ri
guarda Tal largamente dell’attuale formazione governativa non può evidentemente suggerire àjl’on. Alessi, di provocare le dimissioni di ai- euni suoi col laboratori, sia perchè questo sa- rebbe un atto poco simpatico, sia anche per- c|iò il Capo del Governo, ove lo stimasse op
portuno per l'interèsse del Paese, potrebbe, te- gdtinmmente, rassegnare le sue dimissioni,
•''hi vuol fare, comunque, il processo alle in- unzioni, ma intende trattare tale argomento,
«jfununtè molto delicato, in quanto egli stes- j>(l ebbe a suggerire, nel l'interesse della Sici- ' la> allargamento della base ministeriale, al ,'l,,a|e ritiene si debba fatalmente pervenire.
Osserva, quindi, che P on. Alessi, nel for- lnaf0 il Governo, si è lasciato guidare dallo
‘■tempio di Roma, che, a suo avviso, non
‘'O'rbbe dovuto essere seguilo a Palermo.
A LESSI, Presidente delta Regione, ricorda
che il Governo regionale, fu formato prima di quello centrale.
FINOCCHIARO APRILE, pure non soffer
mandosi sulle ragioni che hanno potuto deter
minare la formazione dell’attuale Governo re
gionale, afferma che esso non rappresenta co
munque la soluzione migliore.
A Roma infatti hanno agito poteri molteplici e soprattutto si era avuto già il fallimento di una esperienza: il Governo di coalizione ave
va dato pessima prova, essendosi verificaio che, mentre vi partecipavano ministri comunisti!
al di fuori di esso l’on. Togliatti — al quale ebbe a fare rilevare tale situazione — condu
ceva l’opposizione. Ciò peraltro, lo induce a rimanere perplesso circa la possibilità che an
che in Sicilia possa verificarsi una analoga situazione.
Osserva, poi, ..che l’on. Alessi, rispondendo ad una mozione che non era stata ancora an
nunziala, ha agito bene da un certo punto di vista, perchè un Capo del Governo deve avere la sensibilità di rimuovere istantaneamente tutte le cause di opposizione che agiscono in
torno a lui, non giovando la politica degli equivoci nè al Parlamento nè soprattutto al Governo. La particolareggiata enunciazione dei provvedimenti emanati dal Governo po
trebbe essere giudicata inadeguata agli inizi dell’attività governativa, soltanto da elementi settari. Trattasi, infatti, di una attività im
ponente. Nè deve, meravigliare tale suo rico
noscimento, nonostante la sua abitudine a pro
nunciare discorsi di opposizione, talvolta an
che molto violenti g veementi. Ha seguito, in
fatti, con grande attenzione i vari provvedi
menti legislativi e le varie provvidenze di or
dine amministrativo promossi dai Governo si
ciliano, e non può non constatare che, se in un anno il Governo di Roma avesse emesso tanti giusti provvedimenti, esso avrebbe cer
tamente provveduto molto bene agli interessi del popolo italiano. (Applausi dal centro) Aa esempio, la discussione sulla ripartizione dei prodotti cerealicoli è stata di ammonimento per il Parlamento di Roma, poiché lo classi lavoratrici dell’Isola hanno ottenuto, con tale provvedimento, dal Parlamenta siciliano bene
fici clic non avranno mai da quello italiano.
Tale benemerenza va tuttavia attribuita non soltanto al Governo, ma anche al Parlamento ed a tutti i parliti politici in esso rappresentati.
Ritiene, pertanto, die l’ azione politica ed amministrativa del Governo, pur non essendo perfetta, non meriti censura perchè rivela so
prattutto un proposito onesto di azione ed mie decisa volontà di servire gli interessi del po
polo siciliano.
Avendo l’ou. Atessi, l'orso por metterlo ut
Assemblea regionale siciliana — 596 — 9 settembre 1947 imbarazzo, ricordato nella seduta precedente
le lodi da lui fatte al Governo, coglie l’occa
sione per rinnovarle, pur auspicando, assie
me a tutta l’Assemblea, uu allargamento delle basi governative, in maniera da pervenire ad u n’azione più affinata e più rispondente agli scopi che si vogliono perseguire. Esorta, per
tanto, il Capo del Governo a chiedere il voto di fiducia sull’ordine del giórno presentato daìl’on. Romano Battaglia, perchè 0 chiaro che la discussione politica, già iniziatasi, non potrà che essere conclusa con un voto politi
co; ciò costituirà un atto di fierezza e di di
gnità che conferirà certamente prestigio alio attuale Governo. Dichiara sin d ’ora che, in tal caso, il suo Gruppo voterà la fiducia al Go
verno Alessi; però non incondizionatamente, ma solo allo scopo di consentire al Governo di continuare impavido nella sua ardua azio
ne di tutela di tutti i valori politici, economi
ci e sociali della Sicilia. Gli indipendentisti intendono1 con ciò esplicare un’azione mode
rata ,e moderatrice che si propongono di pro
seguire e proseguiranno a quello scopo, pur riservandosi d.i -svolgere altrove la loro azio
ne politica, per affermare l’assoluta, inderoga
bile necessità del rispetto dei diritti del po
polo siciliano. Conclude, rivolgendo, anche per la sua anzianità e la lunga esperienza parla
mentare, una calda esortazione a tutti i deputa
ti,, affinchè vogliano considerarsi fratelli ed amici e si uniscano nell’amore per la Patria siciliana, al grido di « Viva la Sicilia » . (Vi
vissimi applausi - Molle congratulazioni da parie del gruppo indipendentista)
LI CAUSI rileva anzitutto che le dichiara
zioni testé fatte dall’on. P,inocchiaro Aprile hanno determinato una situazione paradossale.
Ricorda, infatti, che il Presidente della Re
gione, durante la sua permanenza a Roma, si preoccupò talmente dell’adesione del Blocco del popolo alla mozione indipendentista, da fare delle dichiarazioni alla stampa, nelle qua
li definiva « mutamento di fronte » l’atteggia
mento del Blocco. Si è trattato evidentemente di un equivoco, dovuto al fatto che i suoi ami
ci lo avevano male informato circa lo svolgi
mento delle discussioni cui la mozione indi
pendentista aveva dato luogo 'nella seduta del giorno 5 settembre. (Commenti al centro) Avendo ora Pori. Finoccbiaro Aprile dichia
rato la propria fiducia al Governo, ritiene che il discorso depposi zi one spetti al Blocco; pe
rò il suo discorso non vuol essere di opposi
zione fine a sè stessa, ma è dovuto alla ne
cessita di approfondire la discussione per usci
re dall’equivoco e chiarire l’atmosfera nebu
losa che si è determinata.
Afferma, quindi, che la questione non va
esaminata contrapponendo siciliani ed italia
ni, Sicilia ed Italia : non esistono problemi | | autonomia astratta, bensì contrasti di interes
si, di classi sociali che li incarnano, di partiti politici che li esprimono. E bisogna appunto approfondire l’esame di tali contrasti, per evi
tare che il Presidente Alessi, ritenendosi il demiurgo della situazione,-col pretesto di un ipotetico pericolo per l’ autonomia, lanci ii grido di allarme, subito raccolto dai separa
tisti con le serie ripercussioni politiche che lo.
atteggiamento di. questi provoca in tutta la Nazione e nella stampa dell’Italia settentrio
nale, che ne trae motivo per scagliarsi contro la Sicilia ed il popolo siciliano.
Si chiede, allora, se tali ripercussioni poli
tiche si manifestino per caso o se al fondo ili esse esistano dissensi che occorre mettere a nudo per eliminarli e per impedire, altresì, che Fon. Alessi si affanni ad auspicare l'imion sacrèe denunciando gravissimi pericoli, per minimizzarne subito dopo il contenuto ed at
tribuire alla mentalità accentratrice di taluni
« commendatorini » dei ministeri, il dissidio in un primo tempo prospettato gravissimo.
Dietro i burocrati romani si nascondono, in
vece, gli interessi dei grandi gruppi monopo
listici, per cui il Blocco del popolo, così come non ha condiviso le passate esagerate preoc
cupazioni allarmistiche, non condivide, nem
meno, le dichiarazioni esageratamente mode
ratrici del Presidente della Regione che ca
dono nell’eccesso opposto. Ed è stato a seguito delle prime voci allarmistiche che si è varata la proposta di una riunione fastosa e festosa dei deputati e dei sindaci, la quale non ha altro scopo che quello generico di discutere in astratto i problemi dell’autonomia.
Ricorda che tali sistemi assomigliano trop
po a quelli adoperati da 80 anni in Italia, a cominciare dalle formazioni politiche capeg
giate da Cesare Balbo e dai moderati piemon
tesi, i quali, parlando di libertà e di unità — problemi essenzialmente morali, ma che de
vono poggiare su basi concrete e salde, senza le quali essi rimangono privi di sostanza —>
finirono per imporre al Paese una loro for
mula unitaria.
Con tali sistemi s.i è appunto impedito al popolo di maturare e rendere effettive le soc conquiste attraverso le giuste riforme sociali, promosse nei casi, gravi della vita nazionale, ma in seguito sempre dimenticate, siccome e avvenuto, ad esempio, dopo la prima guel'ra mondiale, in Sicilia, dove le richieste ori con
tadini furono eluse con l’inganno.
A suo avviso, non è possibile persistere a°^
coca in tali sistemi adoperati dalla classe to' litica dominante che ha portato l’Italia d catastrofe; non è possibile intaccare sotto11 '
ASSEMBLEA regionale siciliana 597 — 9 settem bre 1947 ja scorza .e non la polpa dei problemi che ur-
rgoho, perchè coloro che hanno condiviso le sanguinose esperienze e i disinganni delle mas
se non possono più permetterlo.
Pur condividendo la. necessità di risolvere il problema giuridico del coordinamento dello Statuto, cui ha accennato Poti. -Alessi, rileva, però, che esso investe soltanto la forma della autonomia e non la sua sostanza, la scorza e non la polpa. Ricorda, a tal proposi
to, l'accanimento con cui il senatore Ei
naudi e il senatore Ricci si opposero, in seno alia Commissione di finanza della Con
sulta nazionale, all’ approvazione della legge per l’autonomia siciliana. In tale occasione, dichiarò esplicitamente “ai due oppositori che essi rappresentavano gii interessi di quegli in
dustriali del Nord che, d’accordo con gii agra
ri siciliani, provocarono il fallimento del pro
gramma liberista tendente ad alleviare le con
dizioni economiche del Mezzogiorno e, fra l'al
tro, ali’abotmone del dazio sul grano. Fu ap
punto per timore di una possibile irruzione delle masse popolari nella vita politica che tali .forze economiche addivennero ad un compro
messo che sacrificò gli uni e gli altri, impo
nendo quel falso indirizzo economico e sociale che esplose nella polìtica coloniale di Cri spi e nell’esodo dei contadini siciliani, costretti ad emigrare per la scarsezza di terre, ed a fecon
dare, in tal modo, i capitali altrui, mentre ì propvietar.i rimanevano tranquilli e ie loro 'on
dile non subivano mutamenti.
Così nacque l’espediente delle avventure — con le quali si strappavano le terre altrui sen
za disturbare la proprietà degli agrari nostra
ni — da cui trasse origine la politica degli ar
mamenti, che ha avuto la ben nota conclu
sione.
Questi, sono, a suo avviso, i problemi di fondo, come le attuali agitazioni di massa di
mostrano.
Nè può credersi clic esse siano dovute ad istigazione dei parliti di sinistra, poiché po
trebbe allo stesso modo sostenersi l’ipotesi in- ve|'sa, tanto più che. il qualunquismo è pro
zio l’ espressione del malcontento popolare.
Int(irruzioni dal centro) Ricorda, anzi, che ì c°s.i(l<Jetti' sobillatori di sinistra hanno eom- battuto i fascisti ed i tedeschi per un’idea giu- s, ,e sentila dalle masso, scatti ri tu dal loro le- Kdlìnio e profondo risentimento; quello slesso l‘sentimento, che ora dà luogo agii scioperi, 1 “un avvengono per capriccio e non sono ee™ fine a se stessi.
.k°, Pertanto, gii attuali dirigenti politici non usciranno a comprendere la profonda giu- ,/,ÌH u necessità delle recenti agitazioni, ciò 'lire che essi, •- ciechi e perduti per la. sto:
lla [commelili) — sono ì rappresentanti di tuta |
classe dominante e non dirigente, poiché, que- st’uttima saprebbe tenere nel loro giusto con
to gli stati d’animo del popolo. [Apj/rov azioni a sinistra - Commenti e pero teste dal centro e dalla destra)
A conferma di ciò, ricorda che le leggi agra
rie recentemente emanate — che per la prima volta nella storia del Paese vanno incontro ai bisogni de.i contadini — < sono state da questi strappate con un metodo nuovo : attraverso, cioè, la disciplina delle organizzazioni sinda
cali e non più attraverso rivolte sterili e con- troprodjjcenti.
L’autonomia, si sostanzia, pertanto, nel con
tenuto di tali rivendicazioni popolari e si di
fende, difendendo e sostenendo le rivendica
zioni stesse. Solo in tal modo potrà essere as
sicurato il potenziamento economico dell'Iso
la. A mano a mano che i singoli problemi sa
ranno impostati, sarà facile, a suo avviso, in
dividuare le forze retrive e coloro che le rap
presentano: così, ad' esempio, si potrà indivi
duare chi difenderà gli interessi della Società generale elettrica contro i diritti dell’Ente si
ciliano d.i elettricità; chi la Montecatini, a pro
posito dei perfosfati, chi il latifondo contro la riforma agraria.
Dopo aver rilevato il senso di gretta miopia che anima taluni settori., manifestatosi spe
cialmente in occaen ne della, discussione deila legge per la riduzione, degli ostagli, ribadisce il concetto che per autonomia deve intendersi la mobilitazione di quelle forze che, uniche, sono capaci di realizzare la riforma della struttura economica siciliana, a cominciare dalla riforma agraria, senza inutili e vuote formulazioni teoriche, con le quali le classi dirigenti ritengono di deviare le masse dai lo
ro obiettivi.
Non è, pertanto, con una Union sacrée, e cioè con una vuota formula che rappresenta una presa in giro storica, che può affermai si e difendersi l'autonomìa; ma solo riconoscen
d o il diritto di dirigere politicamente il Pae>e a quelle classi, che, per la loro particolare sensibilità, possono risolvere i problemi socia
li in funzione degli interessi di tutte le eìas.e progressive del Paese. Da ciò consegue la im
possibilità por i partiti che le rappresentano di còlla,borare, nell’opera di governo, con quei partiti che esprimono la cocciuta volontà delle .caste sopravvissute dì mantenere, ad ogni co
sto, ì propri privilegi feudali.
Ammonisce a tal proposito il Gruppo mo
narchico ed .in particolare Fon. Leone Marche- sano che nelfautonomia vede una comoda soluzione transitoria della questione istituzio
nale, in quanto essa potrebbe favorire una re
staurazione monarchica prima in Sicilia, e successivamente .in Italia che il problema
Assemblea regionale siciliana - 598 9 settembre 1947 istituzionale è definitivaniente risolto e che
non è più il caso di scherzare al riguardo per
chè il popolo siciliano ha manifestato la sua volontà repubblicana proprio quando le for
ze monarchiche, mobilitate al massimo, sì av
valevano dell’alleanza d.el partito liberale, di partie della Democrazia cristiana e dell’alto clero. Rileva, anzi, l'isolamento attuale del gruppo monarchico e mette in evidenza l'im
possibilità di realizzare una formula di go
verno del quale facciano parte proprio coloro che rappresentano i nemici primordiali del popolo, che in Italia ed in Sicilia si è sacrifi
cato ed è stato sacrificato durante 80 anni di regime monarchico.
Rivolgendosi, quindi, ai qualunquisti, dà loro atto che l’on. Giannini ha riconosciuto la necessità di non incrinare l’uniUi sindacale dei lavoratori italiani, che costituisce la più gran
de conquista sociale dell’attuale dopo-guerra.
Qualsiasi tentativo di coalizione, più 0 meno' incoraggiato dall'America, sarà destinato ad infrangersi contro questa unità dei lavoratori, cimentata dalla terribile 6 non dimenticata esperienza del periodo storico che va dal UH9 ai 1922, in cui il fascismo combattè prima i comunisti e. poi le altre formazioni politiche per distruggere le conquiste sociali create in 50 anni di sacrificio.
Osserva, però, che i qualunquisti, invece di costituire la massa di manovra delle classi dominanti che hanno l’interesse d.i speculare sul malcontento, dovrebbero, se effettivamen
te rappresentano i ceti medi ed intendono ri
solverne i problemi, affiancarsi ai lavoratori, che svolgono,le loro lotte economiche e sociali su un terreno di democrazia e di libertà sin bacale.
GENTILE afferma che il Partito qualunqui
sta non è la massa di manovra di alcuno, ma rappresenta operai, impiegati, pensionati, reduci e combattenti e parteciperà probabil
mente alle prossime elezioni con liste auto
nome.
COLALANNI POMPEO rileva che l'illusione del Fon. Gentile non può cambiare la realtà.
LI CAUSI precisa che, se non avesse rico
n o s c i IV» al Partito qualunquista la rappresen
tanza di quei ceti medi ai quali ha accennato Fon. Gentile, non avrebbe rivolto ai suoi rap
presentanti l’invito ad affiancarsi alle forze del lavoro per la realizzazione delle loro mete sociali.
Rivolgendosi, poi, agli indipendentisti, os
serva elle il loro movimento deve conside
rarsi fallito.
{ Vivace reazione dai banchi dmjii indif riideli
tisti - Commenti)
STARRÀBBA DI GIARDINELLI rileva che Fon. Li Causi sta procedendo alla liquidazio
ne generale di tutti i partiti politici.
BARBERA polemizza con Fon, Li Causi, definendolo elemento di disordine.
LI CAUSI ribatte che il culto dell’ordine delFon. Barbera si concreta in una inazione che è in contrasto con l’esercizio' della sua funzion e parlam entare.
Prosegue, quindi, affermando che il falli
mento del M.I.S. è dovuto al fatto che esso, pur ammettendo nel suo seno — appunto per il suo carattere di movimento — le più sva
riate correnti politiche, ha commesso l’errore di anteporre alle concrete rivendicazioni so
ciali, l’astratta formula dell’indipendenza ohe non può riscuotere l’effettivo* interesse delle masse.
À tal proposito rileva il contrasto fra le di- I chiarazioni dell’on. Finocchiaro Aprile — per il quale i comunisti sono autonomisti ed i so
cialisti no —11 e la. linea di. condotta seguita ne:
maggio scorso per la composizione del Gover
no regionale, al quale, avrebbero dovuto par
tecipare i socialisti, mentre i comunisti avreb
bero dovuto essere esclusi, al pari dei monar
chici. Si trattava evidentemente di una ma
novra tendente a disgregare i.1 Blocco del po
polo, essendo stato dimostrato dai fatti che l’essere 0 meno autonomisti, costituiva solo un pretesto, poiché, in caso contrario, i comuni
sti avrebbero avuto più di ogni altro il diritto di partecipare a] Governo, in quanto sono sta
ti sempre autonomisti, hanno sempre affer
mato nella loro -propaganda il principio della autonomia e questo hanno interpretato seria
mente, nel senso di porre in movimento forze capaci di sostanziarlo.
Ciò premesso, afferma che non bisogna fer
marsi all’aspetto puramente esteriore dell’au
tonomia, ricorrendo tXYescamotage. dell’w»(m
■sacrée, perchè nessuno degli operai 0 dei con
tadini siciliani discute di autonomia jn tei;
mini astratti, ragionando di Alta Corte 0 di altri argomenti, giuridici. Per essi i problemi dell’autonomia si traducono in aspirazioni se
colari, alle quali bisogna rispondere dimo
strando che l’autonomia, così come la yogl*0' no tutti coloro che amano il popolo siciliani'’
consiste nel suscitare per la prima volta nel a storia dell’Isola quelle forze che il potere con
trai e non potrà più soffocare. . Bisogna far conoscere, pertanto, ai coniai- e agli operai siciliani che, quando le loro afi tazioni saranno controllate e disciplinai®
limiti della democrazia, il potere centrale n potrà più, con lo specioso pretesto di di « ‘.
dorè la legalità, inviare ancora una v0 11 suoi generali per reprimerle.
.ufaEMBLEA regionale siciliana 599 — 9 settembre 1947
Bisognerà, altresì, -porre concretamente i problemi della industrializzazione, del caro vita, della disoccupazione, perchè l’autonomia ha un significato preciso di liberazione da tut
te quelle catene con cui le classi dirigenti han
no finora arrestato lo sviluppo del popolo si
ciliano.
Se il problema dell’autonomia sta veramen
te in questi termini, non si può e non si deve minimizzare il contrasto col potere centrale.
Richiamata in proposito l’affermazione fal
la dal Presidente della Regione, secondo cui la formula del Governo di Roma non deve desiare preoccupazioni in quanto quello sici
liano è assòlutameli te indipendente da esso, ricorda che nel suo primo discorso, .in sede di discussione sulle dichiarazioni dei Governo, ebbe a protestare contro il fatto che in Italia la composizione del Governo debba essere im
posta da Truman d ’accordo col Vaticano e che in Sicilia si debba seguire fesempio del centro. E, che la protesta fosse giustificata, è dimostrato da quanto è avvenuto e continua ad avvenire in .Assemblea, dall’ atmosfera vii scontento determinatasi e dalla sensazione che manchi un Governo. A tal proposito, pur dan
do atto al Governo di talune sue realizzazioni, rileva, per quanto riguarda l’a ttm tà legisla
tiva, che quando si è trattato- non già dì crea
re delle nuove leggi, ma solo di adattare alla Regione quelle preesistenti, la maggioranza si è scomposta e si è determinata una politica di trasformismo, poiché la parte sana della De
mocrazia cristiana non si sentiva di votare ciò che l'altra parte aveva proposto. La parte mi
gliore della Democrazia cristiana ha, in sostan
za, avvertito la necessità di venire incontro al
le esigenze dei contadini e, in genere, alle giu
ste esigenze popolari, il che ha dato luog’o ad uno spettacolo che certo non può fare piacere a chi sente profondamente i.1 rispetto per la de
mocrazia. Si è avuta la sensazione di oblique manovre di corridoio, dalle.quali però è venu
to fuori qualcosa di impensato, dimostrando l’esistenza di una contrapposizione di interes
si, che costituisce l'aspetto più genuino della situazione interna del Governo.
li problema dell’autonomia, invece, è uno so
lo e si compendia nella necessità che il Gover
no rifletta quelle esigenze popolari di cui una Parte dell’Assemblea si è fatta eco.
Vano è, perciò, dire che il Blocco del popolo svolge un’opposizione preconcetta, volta solo a conquistare il potere, in quanto esso propu
gna un programma reale e concreto come di
mostra l’adesione eli 000 mila elettori che gli hanno concesso la loro- fiducia, non certo per
ché infervorati da -parole più o meno demago*
8‘che, ma perchè hanno sentito, che per la pri- ma volta nella storia, si era costituito un si
stema di forze in difesa dei loro interessi. Ri
vendica quindi a sè stesso ed ai deputati del suo gruppo il diritto di far sentire la voce dei 600.000 mila elettori siciliani, che hanno vo
tato per il rinnovamento democratico delta Si
cilia. (Aprfausì dAll-a sinistra)
L’aver dimenticato tale realtà insopprimibi
le costituisce, a suo avviso, una manifestazio
ne della cattiva coscienza di coloro che siedo
no al banco del Governo, ed ha provocato ì e- .quivo.co, il marasma e l’incertezza deH’attuale situazione politica. Il Governo non è « prigio
niero del sogno », come è stato troppe volte, ri
petuto dal suo Presidente, ma prigioniero di determinate forze politiche, di interessi con
creti e reali, che gli tolgono ogni libertà di azione, e non può illudersi di continuare all’in
finito nei tentativo di dominare una situazio
ne che sfugge al suo controllo e nel sistema di suscitare un allarme per poi dichiararlo in
sussistente.
Non intende, peraltro, accusare il Governo di scarsa operosità; ma vuole piuttosto porre un problema -politico fondamentale: se, cioè, il Governo, possa persistere in una formula che lo rende, come minoranza, prigioniero di quei gruppi che non vogliono lo sviluppo del popolo siciliano e possa continuare in una po
litica dì piccole concessioni alle esigenze poste dalle masse, anche da quelle masse che esso rappresenta, attuate però s.enza un piano or
ganico.
Tra i liberali che attualmente sostengono il Governo vi sono certamente industriali animati da spirito moderno che vogliono veramente fare gii interessi della Sicilia; ma il Governo, che avrebbe potuto e dovuto realizzare un pia
no di industrializzazione, si è invece limitato ad una « leggina » sui titoli azionari, trala
sciando di affrontare il problema nella sua es
senza, disinteressandosi tra l’altro delle gravi disparità di sviluppo industriale che esistono fra la Sicilia orientale e quella occidentale.
Riferendosi in particolare alte preoccupazio
ni. espresse dagli ondi Ziino e Lo Presti, rap
presentanti ambedue del miglior ceto indu
striale, nei riguardi della situazione delle in
dustrie di Catania e Messina, osserva che è necessario interessarsi anche di quanto avviene nello stesso campo a Palermo, a Galtanissetta o a Trapani, perchè il mancato sviluppo indu
striale di queste ultime provinole finirà col danneggiare anche le altre.
Il Governo dovrebbe, invece, studiare il pro
blema -profondamente, perche venga superato il modo ingenuo con cui il contrasto fra le
« due Sicilie » si manifesta e perchè non esi
stano più provincie parassitario rispetto alte altre maggiormente progredite.
Ribadisce, pertanto, che i problemi, della
Assemblea regionale siciliana >- 600 — ' 9 settembre 1947 Sicilia possono risolversi soltanto poggiando
sulle forze che hanno interesse a superare le accennate contraddizioni e sperequazioni e non su quelle che da esse ritraggono i! loro potere.
Conclude, precisando che col suo interven
to ha voluto, in sostanza, porre il 'problema fondamentale di una chiarificazione politica, che, possa fare uscire il Governo dall’equivoco di considerarsi come la forza equilibratrice ed armonizzatrice di quei contrasti di interessi^
dei quali invece è la vittima, per cui esso è ir, atto costretto a vivere alla giornata, anche se mostra di non considerare degne di attenzio
ne le mozioni di sfiducia poste dal Blocco del popolò.
Se ciò non dovesse avvenire, sarà la realtà stessa a risolvere tale equivoco attraverso le forze sinceramente popolari e progressive.
[Applausi dalla sinistra)
{La seduta, sospesa alile ore 19,40, è ripresa alle ore 19,55).
LEONE MARCHESANO osserva che, con i discorsi degli on.li Pinocchiaro Aprile e Li Causi, in seguito alle dichiarazioni del Capo del Governo, la discussione è tornata ancora una volta sul tema della fiducia al Governo- In tal modo la mozione Pinocchiaro Aprile, che traeva spunto dalla questione sorta a pro
posito dall’autonomia finanziaria, ha assunto un significato politico che prima non aveva.
Ciò premesso, riafferma quanto ha già pre
cedentemente dichiarato, che cioè i monarchi
ci sono favorevoli alla mozione Pinocchiaro Aprile per lo spirito da cui essa è animata: la difesa ad oltranza dell'autonomia, che nell'at
tuale contingenza si riassume nella difesa ad oltranza dello Statuto.
Riaffermato ancora una volta che lo Statu
to non è stato concesso ai Siciliani, ma è sta
to da essi strappato al Governo centrale, ri
corda di aver già detto che, salvo dettagli — per i quali peraltro è già sopravvvenuto l’ac
cordo —-i era altamente sentita dai monarchici la necessità di convocare 1 rappresentanti del popolo siciliano al fine di costituire attorno al Governo un baluardo di cuori e di poter dare la chiara dimostrazione che dietro di esso stanno quattro milioni di siciliani in fiduciosa attesa della sua azione volta alla difesa dello Statuto.
Ripete, infine, ancora una volta, quanto i monarchici hanno sempre affermato e cioè che io Statuto siciliano, per l’epoca in cui fu con
cesso, rappresentò soltanto una speculazione elettorale esclusivamente volta a strappare ai siciliani dei voti a favore di un regime repub
blicano da molti non sentilo, come sarà di
mostrato, quando il popolo potrà esprimere
il suo libero voto al riguardo. (Proleste e in
terruzioni)
Molti dei firmatari del decreto del 15. mag
gio .1.946 sono, infatti, antiautonomisti e uno di essi, Pietro Nonni, non esitò pochi giorni -dopo la consultazione popolare del 2 giugno a dichiarare i suoi principi contrarie all’auto
nomia.
Ritornando alt-argomento della mozione e alla discussione sulla politica del Governo, cui essa ha dato origine, concorda con quanti so
no dell’opinione che nell’attuale momento non sia il caso di drammatizzare sul preteso con
flitto col Governo di Roma, a proposito del quale un. autorevolissimo rappresentante del
la .Sicilia ebbe a parlare di « duello », scam
biando l’epìlogo di una vertenza cavalleresca, cioè il duello, con la vertenza stessa. Prima di arrivare alla riparazione eoa le anni la vertenza cavalleresca prevede, infatti, che l’offeso mandi i suoi secondi per chiedere spie
gazioni e che da parte dell’offensore vi possa essere una ritrattazione.
Quando fu presentata la mozione, la verten
za si trovava al. primo stadio e, poiché i chia
rimenti chiesti dal Governo siciliano a quello centrale furono forniti, non vi poteva esser luogo a richiesta di ritrattazione e tanto meno di riparazione con le armi.
Non si può quindi parlare di duello nè si deve drammatizzare, ma solo constatare con legittimo compiacimento che in questo primo momento la soluzione è stata favorevole ai siciliani, di cui sono stati riconosciuti i sacro
santi diritti.
Vero è che l’Alta Corte potrà discutere i provvedimenti finora attuali .dall’Assemblea e dal Governo e che forse essi dovranno essere difesi davanti a tale organo; ma ciò non costi
tuisce nulla di nuovo o di allarmante: dal 1860- ad oggi si sono avute sempre divergenze tra comuni e provincia, tra provincia e Gover
no centrale, ma non si è mai drammatizzato fino al punto di parlare di duelli.
E’ necessario, però, esaminare attentamente e costantemente la situazione nei confronti de- - l’atteggiamento che il Governo di Roma P°s sa assumere;.‘per cui. bisogna rimanere unito onde essere pronti a difendere, occorrendo, ° Statuto che per molti siciliani costituisce no un punto di arrivo, ma una base di partenza ;
E’ quindi esagerato e assolutamente ' u0 ' dalla realtà parlare di « convenzione », 1 quanto non. vi è in atto fra Regione e Stato m contrasto tale da richiedere l’intervento f - l’Alta Corte istituita dallo Statuto.
Riferendosi, poi, al risentimento manifeso
dai Presidente della Regione, per il latto c l’Assemblea non ha atteso il suo ritorno iniziare la discussione della mozione r J
Assemblea regionale siciliana f - 601 — , 9 settembre 1947 chiaro Aprile, precisa che, fra coloro che han
no votato per l’immediato svolgimento di det
ta mozione, nessuno certamente pensava a quello che è stato accennato da certi organi di stampa, e cioè a una fuga del Governo. I monarchici, in particolare, sapevano che il Presidente della Regione era duramente 'im
pegnato in una discussione in seno al Consi
glio dei Ministri per sostenere gli interessi della Sicilia, e sono stati lietissimi quando egli, al suo ritorno, ha dichiarato che i pro
blemi giuridici sorti fra Regione e Stato stan
no per essere risolti con un decreto legge che sarà sottoposto all’approvazione della Costituen
te. Se il gruppo del P.N.M. ha insistito per l’immediata discussione è stato soltanto per far sì che la parola, di fede dei siciliani, stretti intorno al Governo per sostenerne lo sforzo, potesse essere pronunziata prima che. alla Co
stituente s’iniziasse 1’ esame del titolo « Re
gione ».
Poiché, però, sembra che tale esame si pro
trarrà nel tempo, ritiene che. si possa ora con maggiore tranquillità discutere sulle mo
dalità della convocazione dei rappresentanti del popolo siciliano. Dichiara, in proposito, di aver firmato Po. d. g. Romano. Battaglia, anzitutto peri riaffermare l’ardente desiderio dei siciliani che lo Statuto sia inserito nella Costituzione, affinchè l’autonomia sia garan
tita in forma netta e concreta e non soltanto da una comune legge che un Parlamento po
trebbe domani abrogare. Ciò è stato sostenuto ripetutamente dall’on. Finocchia.ro Aprile, il quale con i suoi discorsi ha posto in termini chiari il problema della difesa della sicilia
nità.
Il precedente discorso dell’on. Li Causi, in
vece, non ha aggiunto nulla a quello dallo stes
so pronunziato in sede di discussione delle dichiarazioni programmatiche del Governo- Trattasi di uno dei soliti discorsi di opposi
zione, che l’Assemblea è ormai abituata a sen
tire.
Non si può infatti — a suo avviso — discu
tere un qualsiasi problema siciliano, se non in funzione dell’autonomia.
Ma, pur riconoscendo il contrasto, sottoli
neato dall’on. Finocchiaro Aprile, tra il P a r
tito comunista, e quello socialista, relativa
mente al problema dell’ autonomia siciliana, non si può ignorare, peraltro, il patto di unità di azione esistente tra i due partiti e la ten
denza fusionista del secondo, confermata an
che dal fatto che Fon. Nenni ha convocato
•'esecutivo del suo partito per criticare alcuni esponenti dì esso propensi ad aderire all’ideo*
•°gia di Saragat, la cui azione, che pur essendo marxista non rinnega però l’Italia, potrà os-
meglio valutata in un prossimo futuro.
Anche fon. Togliatti, in un discorso pro
nunciato il giorno precedente, ha sostenuto la inutilità in Italia di un partito socialista, se esso non sia in funzione di quello comunista.
Rileva, quindi, che fon. Li Causi, accen
nando a problemi sociali della massima im
portanza, ha affermato, fra l’altro, che dietro i « commendato ri ni della burocrazia romana »
— qualifica giustamente usata dal Presidente della Regione per contrasto a quella cìi « ono
r e v o li i » usata a Roma per indicare i depu
tati al Parlamento siciliano — c’è la grande industria del Nord-Italia. Condividendo tale punto di vista afferma che, per venire incon
tro agli interessi dei lavoratori delle industrie siciliane, bisogna combattere decisamente tati correnti di interessi capitalistici.
Non bisogna, quindi, essere ostili nei con
fronti del Governo nè si deve dimenticare che è già allo studio delle commissioni legislative il disegno di legge sui titoli azionari, proposto proprio da un rappresentante dell’industria si
ciliana al Governo; il che dà la prova che non c’è distinzione di classe e di categoria sociale fra industriali e lavoratori, allorquando si trat
ta di difendere un patrimonio sacro quale il benessere della Sicilia.
Dopo aver fatto notare che fon. Li Causi, a ragione, ha prospettato il problema sotto il profilo della scorza e della polpa, rileva che bisogna, si, salvare il frutto, ma che per rag
giungere tale scopo non è necessaria quella lotta di classe che assolutamente si vuole im
porre, poiché con la collaborazione sì può sal
vare l’industria' e la società. (Commenti dal settore dì sinistra) A tal riguardo, fa notare che, mentre il Partito conni ri ietti, fedele a! suo' programma, cerca di distruggere l’attuale struttura sociale, tviolente proteste dai settori di sinistra) e, attraverso l'ideologia marxista, vuole arrivare alla rivoluzione, il Partito mo
narchico, invece, tende ad una evoluzione so
ciale di quelle stesse classi, che i comunisti definiscono proletariato, basandosi su concetti eminentemente cristiani di tolleranza e di li
bertà. (Proteste e commenti dai settori di sini
stra)
Riferendosi, quindi, alle accuse rivolte dal- fon. Li Causi ai proprietari assenteisti, osser
va che il problema fondamentale da risolve
re ha un triplice aspetto: ordine, riforma agraria, libertà. Ricorda, a tal riguardo, che il Partito monarchico ha sempre affermato che la terra spetta a coloro che la lavorano; il suo Gruppo parlamentare ha sempre sostenuto la funzione sociale della proprietà, ed a torto, quindi, il Blocco del popolo sì è attribuito il merito esclusivo delle leggi agrarie recentemen
te approvate daH’Assenvblea in favore dei con
tadini, annunziando sui giornali dì sinistra