Lezione 4
Intervento pubblico e privato a favore dell’arte e dei Beni
Culturali in generale
• Ragioni dell’intervento – Merit Good
– Monopolio naturale – Bene pubblico
– Esternalità
• Limiti dell’intervento pubblico
• Modalità di intervento
• Intervento privato nell’arte
Di cosa parleremo
• CANDELA SCORCU, Economia delle Arti, Zanichelli cap. 6 e cap. 7 (parzialmente)
• Le slide contrassegnate con * affrontano argomenti non presenti o presenti solo parzialmente nel testo
Materiale per studio
• Motivazioni etiche lo Stato deve intervenire perché tale azione è parte del suo ragion d’essere
– A tutela del singolo individuo (Stato liberale)
– A tutela di obiettivi collettivi, condivisi dalla società nel suo complesso
• Motivazioni economiche – Monopolio naturale
– Carattere di bene pubblico o esternalità fallimento allocativo:
sottoproduzione o sottoconsumo di arte inefficienza
– Assenza di criteri oggettivi su cui basare la valutazione del merito artistico asimmetria informativa fallimento informativo
– Distribuzioni dei redditi degli artisti concentrata a favore di molti fallimento distributivo necessario sostenere gli artisti
Ragioni dell’intervento pubblico
Ragioni dell’intervento pubblico: bene pubblico
Caratteristiche dei beni pubblici puri:
-Non rivalità
-Non escludibilità Conseguenze:
• Il produttore privato non riesce a farsi pagare i benefici che i consumatori traggono dai bene e servizi che offre
• Il consumatore può agire come free rider, non dichiarando la propria DAP al fine di trasferire su altri il costo del bene
Ricordiamo quello che abbiamo detto nel modulo 1
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Beni culturali hanno le caratteristiche proprie del bene pubblico?
Nel caso di manifestazioni dal vivo? Ne caso di musei? Nel caso di complessi monumentali? Nel caso di edifici di proprietà privata?
Ragioni dell’intervento pubblico: bene pubblico
- Sicuramente no nel caso di manifestazioni teatrali
- Neanche nel caso di manifestazioni dal vivo in piazze (il biglietto è teoricamente introducibile) l’amministrazione lo finanzia se lo ritiene bene meritorio
- Sì, forse, nel caso di spettacoli delle sagre in cui a tutti i partecipanti è chiesto di contribuire
- No nel caso dei musei perché c’è caratteristica di escludibilità e rivalità in caso di affollamento
- Sì nel caso di complessi monumentali di proprietà pubblica
- Sì nel caso di edifici di proprietà privata (conservazione delle facciate dei palazzi di piazza Navona)
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Ragioni dell’intervento pubblico: monopolio naturale
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l’industria è caratterizzata dalla presenza di economie di scala tali da rendere efficiente la presenza di un solo player all’interno del mercato se nello stesso mercato
operassero più imprese ciascuna sarebbe soggetta a costi di produzione più elevati
L’equilibrio concorrenziale (P=MC) si
verifica sempre al di sotto della curva dei costi medi, per cui l’impresa concorrenziale non può sopravvivere.
Questa situazione emerge soprattutto
quando vi sono costi fissi molto elevati, e costi marginali particolarmente ridotti
Ricordiamo quello che abbiamo detto nel modulo 1
Ragioni dell’intervento pubblico: monopolio naturale
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Esiste la condizione del monopolio naturale nel settore dei beni culturali?
Nelle manifestazioni dal vivo:
- Alti costi per realizzare lo spettacolo (es. scenografie)
- Un solo visitatore o tanti quanti ne contiene una sala intera producono lo stesso costo totale costi molto bassi per visitatore aggiuntivo costi medi
decrescente e costo marginale nullo
- In realtà il costo medio non diminuisce all’aumentare della quantità prodotta (durata dello spettacolo, scene, ecc)! Diminuisce all’aumentare del numero di spettatori
- Ma fissare il prezzo pari al costo marginale sarebbe assai strano, perché quest’ultimo è pari a zero
- Se valutiamo il costo rispetto al numero di spettacoli prodotti (vero e proprio output del processo produttivo), allora il costo medio può essere discendente (caso di grandi teatri di opera lirica) o meno (nelle rappresentazioni estive al mare è di solito maggiore il costo del lavoro) a seconda dell’incidenza di costi fissi
Ragioni dell’intervento pubblico: monopolio naturale
Esiste la condizione del monopolio naturale nel settore dei beni culturali? (2) Nel caso di un museo o sito archeologico:
- Costi fissi molto elevati: manutenzione di edifici e impianti (deumidificaizone, illuminazione, ecc.), restauro
- Costi variabili poco rilevanti
- Ma quale output dobbiamo considerare? Il numero di visitatori è l’output effettivo?
- Se come output mettiamo il numero di opere o il restauro delle opere, allora non è detto che costi medi e marginali abbiano andamento decrescente!
- La necessità dell’intervento pubblico è da ricercarsi nell’incidenza dei costi di conservazione rispetto a quelli di fruizione
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Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
• Un’azione privata produce effetti collaterali che toccano significativamente altre persone
• Sottoprodotto di un bene o di un’attività che produce degli effetti su un individuo non direttamente interessato dalla transazione
• Esternalità positive: il prodotto netto sociale di un bene o un servizio è maggiore di quello privato
• Esternalità negative: il prodotto netto sociale di un bene è minore di quello privato
• Le informazioni trasmesse dai prezzi non riflettono il valore sociale del bene Ricordiamo quello che abbiamo detto nel modulo 1
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Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
Si può parlare di esternalità in relazione ai beni culturali?
Esternalità positive:
La presenza di un importante teatro, di una manifestazione artistica, di prestigiosi musei o monumenti può essere causa di esternalità positive in favore di operatori del settore turistico (albergatori e altre attività)
Il rifacimento di una facciata di un edificio storico privato arreca beneficio all’intera collettività
Salvo particolari ipotesi su imposte locali, a questi benefici non corrispondono costi Esternalità negative:
Prezzi più alti per i cittadini, attività commerciali declinate prevalentemente per turisti, caos, congestione
Nel caso dei beni culturali le esternalità variano di intensità e talvolta di segno nel corso del tempo: ciò che oggi è apprezzato può essere disprezzato in futuro e viceversa
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Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
La musica come esempio di bene che produce esternalità positive o negative:
Brian Eno, Music for Airports, 1978 New York's LaGuardia Airport nelgi anni ‘80
Effetti positivi o negativi anche a seconda che si tratti di utenti occasionali o frequent flyer
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Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
Ulteriori elementi in favore della considerazione delle esternalità (1)
Secondo Scitovsky (1910-2002) le arti soddisfano il bisogno umano di eccitazione comportamenti violenti piuttosto che generare esternalità positive, contengono le esternalità negative del comportamento umano
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Ulteriori elementi in favore della considerazione delle esternalità (2)
Le esternalità possono operare anche su periodi di tempo diversi: le scelte di pggi hanno impatti anche sulle generazioni future se lo ignoriamo possiamo determinare danni per le generazioni future maggiori rispetto ai benefici per le generazioni odierne
«noi sviluppiamo programmi per la soddisfazione delle risorse naturali e per il miglioramenti dell’architettura in parte perché pochi di noi vogliono assumersi la responsabilità di trasmettere alle generazioni future un paese la cui bellezza stata distrutta» (Baumol e Bowen, 1965)
L’idea delle esternalità inter-generazione regge se immaginiamo che la conservazione del patrimonio culturale sia esigenza sentita da tutte le generazioni e se assumiamo che la generazione presente scelga la conservazione nell’incertezza circa le preferenze della
generazione futura (non è sempre stato così Pietre dell’ Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere usato come materiale di costruzione dal IX secolo fino al XVII
Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
Ragioni dell’intervento pubblico: esternalità
Nel mondo dei beni culturali esistono anche esternalità tra produttori:
- Rapporto tra teatro, letteratura, cinematografia interazione positiva tra conoscenze, esperienze e opportunità creativa
- Se non se ne tiene conto si ignora il vantaggio sociale che ne scaturisce
Ragioni dell’intervento pubblico: bene meritorio
BENE MERITORIO (merit good - Musgrave, 1959)
Bene rivolto al soddisfacimento di bisogni importanti per la collettività (istruzione, servizio sanitario, sicurezza per gli automobilisti) e nei riguardi del quale il bilancio pubblico ha il compito di garantire una produzione ottimale, rispetto a quella che si determinerebbe attraverso la sola dinamica del mercato
Lo Stato agisce come «dittatore benevolente» che stabilisce e impone quel consumo che migliora la situazione del cittadino e, di conseguenza, di tutta la collettività (innalzamento dell’obbligatorietà dell’istruzione)
Spesso confuso con il bene pubblico con i quali condividono la caratteristica di produrre effetti esterni sulla collettività ma dai quali si distinguono per gli aspetti della rivalità nel consumo e dell’escludibilità dal beneficio, tipici dei beni privati
La qualifica di merit good non esclude l’appartenenza del bene ai beni pubblici
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Keynes, 1936: il bene meritorio ante litteram
Ragioni dell’intervento pubblico: bene meritorio
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• L’intervento a tutela del bene meritorio richiede che lo Stato (o meglio, l’élite paternalistica) abbia un vantaggio informativo rispetto ai cittadini e disponga di strumenti di governo efficaci il cui utilizzo sia sempre inferiore ai benefici per la collettività
• N.B. il referendum ha una logica diametralmente opposta rispetto a quella del bene di merito
Ragioni dell’intervento pubblico: bene meritorio
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Limiti all’intervento pubblico
Ci sono altri beni pubblici prioritari: Salute, Istruzione, Difesa. In questo caso, non è detto che l’arte debba godere in via prioritaria di un finanziamento pubblico Le esternalità fisiche dovrebbero essere sempre preferite rispetto a quelle spirituali
Arte affine ai gusti del governo/regime. C’è il rischio che un governo (democratico e non) finanzi solo un certo tipo di arte. Questo è a discapito della creatività e del processo di
innovazione.
Intervento pubblico con costi > benefici. E’ il caso di finanziamenti che vengono utilizzati al solo scopo di creare delle rendite nel mercato dell’arte (compensi...).
Intervento centralizzato o uniforme sul territorio
o scarsa conoscenza della domanda di beni locale
o Pochi grandi interventi con connotazione politica forte
Intervento decentralizzato
o maggiore efficacia sul piano tecnico ed economico
o maggior rischio di «cattura» o di scelte piegate a logica del consenso o Maggiore varietà di artisti coinvolti
Trade-off tra efficienza ed equità
o Il sussidio risolve il fallimento del mercato (efficienza)
o Costringe a pagare l’arte anche chi non ne è intenzionato. Se il consumo di arte è maggiore nelle regioni più abbienti allora il sussidio implica redistribuzione
Sussidi
• Sussidi monetari – Somma fissa
– In proporzione alla donazioni private (matching grant) – In proporzione alle vendite di biglietti
– Sotto forma di buoni per i consumatori che li spendono come preferito
(consentono l’ingresso nel mercato di nuovi consumatori o rafforzano il consumo da parte di consumatori già «forti»)
• Le forme di sussidio determinano impatti diversi sul comportamento degli attori
L’efficacia è diversa a seconda che si abbia a che fare con imprese profit o non-profit
Sussidi
Sussidi
• Sussidi di tipo non monetario
– Fornitura di infrastrutture (es. per allestimenti) – Fornitura di spazi per esposizione
– Favoriscono i criteri di impiego delle infrastrutture
– Rendono più efficace il processo di selezione(no imprese che creano spettacoli solo per accedere al finanziamento pubblico)
– Restituiscono centralità al ruolo del consumatore
Le azioni intraprese del pubblico
Le azioni intraprese del pubblico
Le azioni intraprese del pubblico
L’organizzazione statale per i beni culturali in Italia
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
denominazione dal 2013
ex Ministero dei beni culturali e ambientali fondato da Spadolini nel 1974
exMinistero per i Beni e le attività culturali del 1998
organi periferici del Ministero, regolati dal decreto legislativo 22 gennaio 2004 e finalizzati alla tutela e alla conservazione del patrimonio culturale. dotate di autonomia tecnico-scientifica, amministrativa e finanziaria e di un proprio organico
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Esempi di attività delle Soprintendenze
Attività ispettiva per la verifica dello stato di conservazione e di beni dichiarati di interesse culturale
Apposizione di vincoli
Direzione di restauri e sorveglianza
Approvazione dei progetti di restauro
Rilascio delle autorizzazioni ad eseguire opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali
Trattazione delle pratiche per il concorso finanziario del Ministero alle spese sostenute per la conservazione e il restauro di beni privati dichiarati di
interesse culturale e rilascio di certificazioni che consentono benefici fiscali
Inventariazione, catalogazione e studio dei beni dichiarati di interesse culturale
Cooperano con le istituzioni museali ai fini dell’organizzazione e della realizzazione di allestimenti e progetti espositivi temporanei
propongono alla direzione generale centrale competente l'esercizio del diritto di prelazione
http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it/tirocini.html
Fino agli anni ‘90 i Musei si avvalgono solo saltuariamente dei privati per
l’esecuzione di determinati compiti (ad esempio, per attività di inventariazione e catalogazione o di restauro o per scavi d’urgenza), o per ricercare l’apporto
finanziario delle imprese per la sponsorizzazione di alcune iniziative e per attività promozionali
Sostanzialmente assente la disponibilità a coinvolgere direttamente i privati nella gestione o valorizzazione di beni culturali
La normativa sui beni culturali
Inizio anni ’90:
«Scoperta del pubblico", apertura dei luoghi di cultura ad un pubblico più vasto, al quale offrire prestazioni aggiuntive alla tradizionale offerta culturale.
Esigenza di introdurre nel sistema organizzativo dei beni culturali pubblici meccanismi gestionali idonei a generare flussi di risorse economiche, anche se compatibilmente alla fruizione pubblica dei beni stessi
1993 - Legge Ronchey (Legge n. 4 del 14 gennaio 1993)
Consente di affidare a imprese private la gestione dei servizi aggiuntivi dei musei come librerie, servizi di caffetteria, ristorazione, guardaroba (Art. 4)
La normativa sui beni culturali
La Ronchey è stata successivamente integrata e modificata da disposizioni che ne hanno specificato l’ambito e i termini di applicazione.
Per esempio, la legge n. 85 del 22/3/1995 (conv. del D.L. 41 del 1995) amplia il numero di attività aggiuntive aggiungendo accoglienza, informazione, guida, didattica, gestione dei punti vendita, pulizia, vigilanza e
biglietteria.
Il D.M. 24/03/1997 n. 139 ha introdotto un’ulteriore opportunità di
esternalizzazione, per le attività di organizzazione delle mostre e di altre iniziative promozionali
l’affidamento di questi servizi può essere fatto in concessione a “fondazioni culturali e bancarie, società o consorzi istituiti a tal fine”, in tutti quei casi in cui sussistano due requisiti:
- convenienza economica
- mancanza di risorse finanziarie e umane interne
La normativa sui beni culturali
La legge 112/98 ha trasferito agli enti locali, sulla base del principio di sussidiarietà, le funzioni gestionali e di valorizzazione dei beni culturali, conservando allo Stato la proprietà dei beni culturali e sancendo così la distinzione tra:
- tutela: diretta a riconoscere, conservare e proteggere i beni culturali e ambientali
- gestione: ogni attività diretta, mediante l'organizzazione di risorse umane e materiali, ad assicurare la fruizione dei beni culturali e ambientali, concorrendo al perseguimento delle finalità di tutela e di valorizzazione
- valorizzazione: ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e di conservazione dei beni culturali e ambientali e ad incrementarne la fruizione
La normativa sui beni culturali
D.Lgs n. 490 del 29/10/1999 – Testo Unico in materia di Beni Culturali e Ambientali
-Riorganizza la normativa esistente, integrando, riassumendo e razionalizzando le numerose leggi vigenti in materia
Legge costituzionale n. 3 del 2001 – Riforma del Titolo V della Costituzione - La tutela è riservata alla legislazione esclusiva dello Stato, la
valorizzazione (art. 117, comma 3) è riservata alla legislazione regionale concorrente
- La distinzione tra le due funzioni soffre di ambiguità e sovrapposizioni
Codice dei beni culturali e del paesaggio, Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n.
42, aggiunte alle funzioni dei Musei la ricerca, come aspetto qualificante e
fondante dell’attività del museo, e alle finalità il diletto, indissociabile dallo scopo educativo e di studio
La normativa sui beni culturali
Chi interviene?
Eu: - 2000/2006: 170 milioni di euro per lo sviluppo di nuovi settori dei media e dell’arte e l’allargamento degli interventi culturali
- 2007/2013: 400 milioni di euro per sviluppare la cooperazione culturale transnazionale tra gli operatori culturali dell’Unione europea (UE) o dei paesi terzi
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L’impegno dei 400 milioni di euro per sviluppare la cooperazione culturale transnazionale:
- sostegno alle azioni culturali (77% budget totale) : a) progetti di
cooperazione pluriennale b) Azioni di cooperazione. Si tratta di azioni di cooperazione culturale tra operatori europei, della durata massima di due anni. La priorità è accordata alla creatività e all'innovazione c) azioni speciali. Un aiuto sarà altresì accordato ad azioni speciali emblematiche e di una portata rilevante (es. «le capitali europee della cultura»)
- sostegno ad organismi attivi nel settore culturale. Questo aiuto riguarda gli organismi che hanno una reale influenza a livello dell'UE o implicano almeno sette paesi europei.
- sostegno a lavori di analisi, di raccolta e di diffusione dell'informazione oltre che di ottimizzazione dell'impatto dei progetti nel settore della cooperazione culturale e dello sviluppo politico.
Ue e programmazione 2007-2013
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Spesa pubblica per la cultura in Italia
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Spesa pubblica per la cultura in Italia
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Fonte: Beretta, Migliardi (2012) Le attività culturali e lo sviluppo economico: un esame a livello territoriale, Banca d’Italia Occasional Working papers, 126
Spesa pubblica per la cultura in Italia
Fonte: Beretta, Migliardi (2012) Le attività culturali e lo sviluppo economico: un esame a livello territoriale, Banca d’Italia Occasional Working papers, 126
Investimenti a fini produttivistici
Spese per il funzionamento
dei pubblici servizi
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Spesa pubblica per la cultura in Italia
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Uno strumento ordinario di intervento in Italia: il FUS
Fondo unico per lo spettacolo, istituito con la legge numero 63 del 1985
mirato a finanziare enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti in cinema, musica, danza, teatro, circo e spettacolo viaggiante, nonché le
manifestazioni di rilevanza nazionale in Italia o all'estero.
rifinanziato ogni anno con la legge finanziaria
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Uno strumento ordinario di intervento in Italia: il FUS
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E il privato?
Motivazioni etiche per l’intervento privato
o Finanziamento di attività che hanno a che vedere con i beni culturali per spuro spirito di mecenatismo
o Il mecenatismo caratterizza soprattutto le famiglie, difficile che venga imposto dal singolo mecenate all’impresa in cui lavora o che amministra
o La ricerca di mecenati viene effettuata anche producendo arte «tagliata» sui gusti e valori artistici di questo
Strumenti per l’intervento del privato
1. Sponsorizzazione:
Il nome o il marchio di impresa viene associato ad eventi, attività o organizzazioni di natura culturale e non direttamente collegati al processo produttivo
Consta di contributo finanziario o di messa a disposizione gratuita di competenze e conoscenze d’impresa
Diversa dalla pubblicità :
o La pubblicità è indirizzata a una informazione diretta (caratteristiche e proprietà del prodotto) e/o indiretta (aumento della reputazione del marchio o dell’immagine dell’impresa)
o La sponsorizzazione è finalizzata alla sola informazione indiretta
Le sponsorizzazioni in Italia
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Strumenti per l’intervento del privato
2. Committenza:
Obiettivo: utilizzare l’arte come un input del processo produttivo
Alessi
Illy caffè
Auto: Pininfarina
Ecc.
Fund Raising
• Le attività di fund raising costituiscono un fattore cruciale per le istituzioni culturali o Fund raising interno, gestito all’interno dell’organizzazione
o Fund raising esterno, appaltato a impresa specializzate