Mobilità nel pubblico impiego, Cgil Cisl Uil:
necessario confonto per soluzioni innovative
IL BLOG DEL DIRETTORE
Quando si dice ”calcolo del Pil”
Furlan: ancora insufficiente lamediazione delGoverno
Twitter feed, il contenuto si è fatto furbo
CURIOSAmente
“A
pprendiamo dal question time del Ministro Madia di mercoledì che alcune materie che hanno sempre riguardato la contrattazione ven- gono affrontate, come si faceva negli anni ’50-’60, con provvedimenti legislativi. E’ il caso della mobi- lità del personale tra amministrazioni diverse, e delle necessarie tabelle di equiparazione tra per- sonale appartenente a contratti diversi e con in- quadramenti e retribuzioni differenti”. Così in una nota Cgil Cisl e Uil, che aggiungono: “Ritenia-mo imprescindibile che per favorire la mobilità ob- bligatoria non si possa eludere un confronto di merito fra sindacato e controparte, atteso peral- tro che il Testo Unico 165/2001, ancora in vigore, ha proprie procedure ed un soggetto che rappre- senta la controparte (l’Aran)”. L’atteggiamento del Governo è “dare per scontato che su queste tematiche non vi possa essere condivisione. Sulla valutazione, proprio attraverso la contrattazione, abbiamo stabilito strumenti molto impegnativi e
concreti ed anche elementi che hanno evitato so- prusi. Infatti, la valutazione deve essere oggettiva e soprattutto trasparente, cosa che non sempre avviene. Mentre sulle tabelle di equiparazione troppo diverse sono le normative contrattuali fra i diversi comparti, e, pertanto hanno bisogno di un confronto fra coloro che hanno partecipato al- le varie fasi contrattuali e che ne hanno stabilito le norme”. Il sindacato confederale “non si è mai tirato indietro, anche nel pubblico impiego, nel va- lutare, proporre e concordare soluzioni innovati- ve, sempre nell’interesse dei cittadini e dei lavora- tori pubblici. Questa autosufficienza non paghe- rà, anche perché con i lavoratori, ci parlano e li rappresentano le organizzazioni sindacali”.
Ilva Genova, sì definitivo per i lavori di pubblica utilità.
Per 704 lavoratori c’è l’integrazione al reddito
Tirreno Power, firmato
accordo
per 53 esuberi a Vado Ligure.
Flaei:
ora servono certezze sul futuro produttivo
Sfida
d’acciaio
D’Onofrio a pagina 5
a pagina 7
Fiat Termini Imerese, oggi giorno decisivo per lavoratori
A pagina 5
Sfida
d’acciaio
Note Book
N
on adeguata. Così Annamaria Furlan valuta la proposta di mediazione fatta ieri dal Gover- no su Ast che “non ha consentito di giungere ad un accordo che tenesse in equilibrio le ri- chieste dell’azienda e quelle del sindacato”. Aggiun- ge il segretario generale della Cisl: “Continuiamo a credere che la trattativa non sia chiusa ed auspichia- mo anzi di riprendere al più presto il confronto”. Cer- to, “il comportamento rigido e conflittuale dell’azien- da durante la trattativa e la celerità con cui ha riaper- to la procedura di mobilità e disdettato tutti gli accor- di aziendali di secondo livello non aiuta a ritrovare il clima di serenità utile a riaprire il negoziato. Chiedia- mo a ThyssenKrupp il massimo senso di responsabili- tà per riportare la trattativa nei normali confini di un confronto civile che possa consentire di arrivare ad un accordo che sia la giusta mediazione fra le richie- ste di efficientamento dell’azienda e le ragioni del sin- dacato che mirano allo sviluppo, al consolidamento ed alla salvaguardia dei livelli occupazionali di un polo industriale di eccellenza del nostro sistema produtti- vo come quello di Terni”. La Cisl auspica “un interven- to straordinario da parte del Governo e delle istituzio- ni locali perché usino tutti gli strumenti finanziari, in- terventi di politiche attive del lavoro e di politica indu- striale a cominciare dalla riduzione del costo dell' energia, in grado di far ripartire il confronto per arriva- re ad un accordo che metta in sicurezza il futuro indu- striale, produttivo, occupazionale di Ast e dei suoi la- voratori”.La pubblicazione dei con- tenuti sui social è faticosa.
Questo strumento fa sicu- ramente al caso vostro.
Benvenuti a pagina 8
Jobs act, Renzi vince al Senato Ma le regole non sono tutto
a pagina 3
I
ncontro decisivo, oggi al Mise, per la soluzione della vertenza Fiat di Termini Ime- rese. ”Per noi - afferma il se- gretario nazionale Fim, Fer- dinando Uliano - è una gior- nata decisiva per dare una ri- sposta occupazionale e in- dustriale agli oltre mille lavo- ratori coinvolti nella chiusu-ra dello stabilimento di Ter- mini Imerese”. L’obiettivo del sindacato è la reindu- strializzazione del sito sicilia- no. Ci aspettiamo, dice Ulia- no, da parte di tutti i sogget- ti coinvolti un ”atteggiamen- to responsabile” per arriva- re ad una soluzione positiva della vertenza.
Guadagni a pagina 2
Salta la trattativa,
Thyssen licenzia.
E a Terni scoppia la protesta.
il negoziato Fim:
va riaperto, gravi responsabilità
dell’azienda.
Il governo tenta l’ultima mediazione
D
uro scontro interno al Pd dopo il voto di fiducia del Senato al maxiemendamento sul Jobs act. Il provvedi- mento passa ora alla Camera. “Se ben funziona, può esse- re uno strumento straordinario per superare la precarietà, ma sono gli investimenti, l’innovazione e la ricerca che creano posti di lavoro”, sottolinea Furlan.www.conquistedellavoro.it
QuotidianodellaCislfondatonel1948daGiulioPastore---ISSN0010-6348y(7HA0B0*QNOKLO( +[!=!"!#!"
Anno66-N.228 VENERDÌ10OTTOBRE2014conquiste del lavoro
Direttore:AnnamariaFurlan-DirettoreResponsabile:RaffaellaVitulano-DirezioneeRedazione:ViaPo,22-00198Roma-Tel.068473430-Fax068541233.Email:conquiste.lavo[email protected].ProprietàConquistedelLavoroSrl.Societàsottopostaadirezioneecoordinamentoesercitatadaaltrisoggetti.”Impresabeneficiaria,perquestatestata,deicontributidicuiallaleggen.250/90esuccessivemodificheedintegrazioni”. Amministratoreunico:MaurizioMuzi-Sedelegale:ViaNicotera,29-00195Roma-Tellefono06385098.-Amministrazione,Uff.Pubblicità,Uff.Abbonamenti:ViaPo,22i.12-00198Roma-Telefoni068473269/270-068546742/3,Fax068415365-Registraz.TribunalediRoman.569/20.12.48.Autorizz.affissionemuralen.5149del27.9.55-Sped.inabb.post.D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004N.46)Art.1comma2 DCB-Roma.FilialediRoma.Nonrestituirealmittente-Stampa:StampaQuotidianasrl,Loc.casalemarcangeli,Oricola(AQ);PoligraficoEuropaSrl,ViaE.Mattei,2Villasanta(MB).UnacopiaE0,60-ArretrataE0,82.Abbonamenti:annualeE103,30;iscrittiallaCislE41,50;esteroE155,00.C.C.Postalen.51692002intestatoa:ConquistedelLavoro,ViaPo,21-00198RomaVENERDÌ10OTTOBRE2014
2 conquiste
dellavoro attualità
IL BLOG DI MASSIMILIANO LENZI
Renzi e la ruota della Fortune
P
assa dunque alla Camera il Jobs act che nella notte tra mercoledì e giove- dì ha superato la prova del Senato con il voto di fidu- cia al Governo sul maxie-mendamento con 165 sì, 111 no e due astensioni. A favore anche la minoran- za del Pd, che pure mette agli atti un documento cri- tico sul provvedimento e le dimissioni del senatore
civatiano Walter Tocci. Il voto è arrivato dopo una lunga giornata di durissi- me e plateali contestazio- ni in aula da parte di 5 Stel- le e Lega che hanno impe- dito il via libera in contem-
poranea con il vertice eu- ropeo sull’occupazione a Milano, presieduto da Renzi. Il premier italiano ha peraltro incassato l’ap- prezzamento sulla rifor- ma del lavoro da parte di
molti leader europei, a partire dalla cancelliera te- desca Angela Merkel, e del segretario generale dell’Ocse Gurria.
Il nodo irrisolto resta quel- lo dell’articolo 18. La nor-
ma che aprire all’ennesi- mo ritocco (il precedente risale a soli due anni fa) è l’introduzione “per le nuo- ve assunzioni, del contrat- to a tempo indeterminato a tutele crescenti in rela- zione all’anzianità di servi- zio”.
Osserva Annamaria Fur- lan: “Spero si realizzi un confronto su ogni punto del Jobs Act perché le com- petenze sul lavoro le han- no sindacati e imprese”.
Comunque “il Jobs act, se ben funziona, può essere uno strumento straordina- rio per superare la precarietà, ma sono gli in- vestimenti, l’innovazione e la ricerca che creano po- sti di lavoro”. Ospite mer- coledì sera a “Otto e mez- zo” su La7 al termine del suo primo giorno da segre- tario generale della Cisl, Furlan ha aggiunto: “Tutta la passione che vedo nella politica su articolo 18 e re- gole mercato le vorrei ve- dere nella costruzione di posti di lavoro: le regole del mercato del lavoro so- no importanti ma non cre- ano nuovi posti, bisogna ri- partire dalla crescita e lo sviluppo. Apprezzo piutto- sto le cose che Renzi porta avanti in Europa: il Fiscal compact strangola i Pae- si”. Sul lavoro “non credo ci saranno tavoli separati con Cisl e Uil da un lato e Cgil dall’altro. La Cgil farà la sua manifestazione, noi incontreremo le persone nelle piazze”. Quanto al Tfr in busta paga “se Renzi vuole utilizzarlo davvero perché ripartano i consu- mi deve essere a costo ze- ro: tasse zero per per que- sta operazione”.
Giampiero Guadagni
SPARLAMENTO
NapolitanoeilprocessoStato-mafia Noaprotagonismideimagistrati
M
atteo Renzi baciato dalla Fortune. La rivista america- na ha pubblicato la consueta clas- sifica annuale dei 40 quaranten- ni più influenti al mondo. E nei top, quest’ anno, è salito anche il premier italiano Renzi. Primi a pa- ri merito si sono piazzati i fonda- tori di Uber, la piattaforma che ha rivoluzionato il mondo dei ta- xi, e di AirBnb, il sito per prenota- re case o stanze a prezzi accessi-bili in giro per il mondo. Subito dietro il sempiterno Mark Zucker- berg, fondatore e amministrato- re delegato di Facebook. Poi, lui, il rottamatore. Lì, fermo, davanti ai capi di aziende multinazionali come Jan Koum di Whatsapp, Tom Farley guida del New York Stock Exchange, Jack Dorsey di Twitter, Marissa Meyer di Yahoo. Renzi, per gli americani, è oggi un influencer. Ed in Italia,
nel Pd, cosa pensa- no dell’ex sindaco di Firenze? Lo criti- cano, a cominciare dalla sinistra interna al Partito democratico, ma al tempo stesso scelgono, vo- tando, di dargli una delega in bianco sulla riforma del lavoro con focus sulla sorte dell'articolo 18. Certo, Fassina dice che andrà in piazza, Tocci annuncia dimis- sioni, qualche schermaglia inter- na segue ma senza conseguenze di sostanza.
Il fatto è che in questo periodo,
nel lotto della politica italiana, a Renzi la ruota (della fortuna e del consenso dell’opinione pubbli- ca) gira. Eccome. Si oppongono i Landini, la Camusso, dando però la chiara impressione di posizio- ni vetero, sconosciute al riformi- smo migliore del nostro Paese.
Ecco, l’interrogativo, al di là della classifiche che arrivano dagli Sta- ti Uniti, sta proprio lì: nella misu- ra del tasso del riformismo di Ma- Renzi. Al Senato ha vinto sul Jobs Act, alla Camera avrà gioco facile ma quanto di vero riformismo
c’è in lui? Cambiare il Paese, per usare un suo slogan, cambiare verso, è un impegno difficile. An- zi, difficilissimo. I risultati e la rea- le efficacia delle riforme poi li si potranno misurare soltanto sui numeri: il miglioramento delle condizioni economiche degli ita- liani, i prametri della produzione industriale e della crescita, lo sta- to di salute delle imprese italia- ne. In una parola - volendo fare una battuta - in una “fortune”
per tutti (e non solo per Matteo).
Massimiliano Lenzi
Crescitaesviluppo:
solocosìsicrealavoro
”E
ci mancava anchequesta”, avrà pensa- to Giorgio Napolita- no nell’apprendere della ri- chiesta di Totò Riina e Leoluca Bagarella di poter partecipare all’audizione del capo dello Stato al processo sulla presun- ta trattativa Stato-mafia. L’Av- vocatura dello Stato si era op- posta alla presenza dei due boss mafiosi alla deposizione.
I Pubblici ministeri del proces- so invece lo ritenevano possibi- le. La Corte ha dato ragione al- l’Avvocatura. “L’interpretazio- ne della norma sulla deposizio- ne del capo dello Stato nel sen- so di una esclusione della pre- senza degli imputati - sostiene la Corte - non appare in contra- sto con alcuna disposizione co- stituzionale o sovranazionale sul diritto di difesa”. “Il diritto
di difesa - spiegano i giudici - è adeguatamente assicurato dal- l’assistenza tecnica dei difen- sori che lo esercitano in forza di un potere di rappresentan- za legale”. Comunque, il chiac- chiericcio mediatico continue- rà penalizzando Napolitano, con tutto quello che questo comporta.
C’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per far di- struggere le conversazioni te- lefoniche tra l’ex vice presiden- te del Csm, ministro dell’Inter- no e presidente del Senato, Ni- cola Mancino, e Napolitano, di- chiarate comunque dai giudici
“irrilevanti” ai fini degli appro- fondimenti giudiziari sulla trat- tativa. Quelle intercettazioni non potevano essere fatte. La loro eliminazione si è trascina- ta dietro, in una fetta dell'opi-
nione pubblica meno informa- ta, un senso di sfiducia nelle istituzioni che a loro avviso, co- munque, tutelano i potenti e puniscono al solito i cittadini comuni.
Il presidente della Repubblica deporrà il 28 ottobre su fatti che già ha dichiarato di non co- noscere quando ha risposto al- la richiesta dei giudici di Paler- mo. Dovrà riferire sulla lettera inviatagli da Loris D’Ambrosio, deceduto nel luglio del 2012, in cui il consigliere giuridico del Quirinale riferiva i timori sorti dopo le polemiche per le telefonate intercettate fra lui e Nicola Mancino. Napolitano non si è sottratto all’audizio- ne. Resta il tema, quanto mai attuale, di come salvaguarda- re le alte cariche dello stato da provvedimenti che si possono
trasformare in boomerang per la credibilità delle istituzioni, fermo rimanendo la necessità che tutti, ma proprio tutti, sia- no uguali davanti alla legge.
Sono tanti i magistrati che svol- gono il proprio lavoro in silen- zio, dedicando la propria esi- stenza al “Servizio” della giusti- zia, non ritenendosi assoluta- mente dei giustizieri. Altri, in- vece, non hanno minimi dubbi sull’opportunità e giustezza delle loro prese di posizioni.
Sono talmente sicuri di essere nel giusto, e di avere tutti con- tro, che utilizzano in particola- re i media per enfatizzare i lo- ro convincimenti in modo che la “mediaticità” sia un antido- to alla voglia d’insabbiamento che, a loro avviso, i “potenti”
hanno sempre e comunque in- tenzione di esercitare. E’ ovvio che anche la stampa ha le sue responsabilità quando - al di là dei tanti (troppi) codici deonto- logici - si presta ad operazioni di supporto interessato. “I giu- dici parlano solo attraverso le sentenze” sostiene la maggior parte dei magistrati avvicinati
dai giornalisti. Il magistrato, in particolare il Pm, non è il prota- gonista del processo, quando lo diventa c’è qualcosa che non funziona e con molta pro- babilità quello che dovrebbe essere “un giusto processo” di- venta “ingiusto” perché il giu- dice non è più terzo, ma primo attore di tesi che nemmeno di- fronte a fatti incontrovertibili è disposto a cambiare. Il pro- cesso a Enzo Tortora è il caso emblematico di malagiustizia da tenere sempre a mente.
Il nuovissimo Consiglio supe- riore della magistratura, al di là dell’assoluta autonomia che i giudici devono avere, dovrà occuparsi con più efficacia pro- positiva e punitiva su protago- nismi fuorvianti e delegitti- manti per tutta la categoria. E norme restrittive vanno impo- ste ai magistrati che decidono di abbandonare la toga e scen- dere – o salire - in politica. Nel- la fattispecie da un giorno al- l’altro non si può cambiare abi- to.
Elia Fiorillo
Le misure principali del Jobs Act
ANSA
DISCRIMINATORI Il reintegro previsto dall’articolo 18
dello Statuto dei lavoratori resta per i licenziamenti discriminatori
DISCIPLINARI GRAVI Per i neoassunti possibilità di reintegro, per i licenziamenti ingiustificati di natura disciplinare
“particolarmente gravi”, le cui fattispecie saranno poi specificate nel decreto delegato
NEOASSUNTI Per i nuovi assunti a tempo indeterminato a tutele crescenti, il reintegro per licenziamenti economici è sostituito dal solo indennizzo crescente con l’anzianità
DEMANSIONAMENTO Possibile in caso di riorganizzazione aziendale, ma con limiti alla modifica dell’inquadramento
MENO TIPOLOGIE Drastico riordino delle tipologie contrattuali, con l’abolizione delle forme più permeabili agli abusi e più precarizzanti, come i contratti di collaborazione a progetto (Co.Co.Pro.)
CONTRATTI STABILI Promozione del contratto a tempo indeterminato rendendolo più conveniente rispetto ad altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti
SALARIO MINIMO Resta l’obiettivo
di introdurre il compenso orario minimo anche
per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti nazionali
VOUCHER
Il ricorso ai voucher viene esteso ma torna il tetto dei 5.000 euro l’anno
CONTRATTI SOLIDARIETÀ Semplificazione del campo di applicazione potenziandone l’utilizzo in chiave
“espansiva”, per aumentare cioè l’organico riducendo l’orario di lavoro e la retribuzione del personale
FERIE SOLIDALI
Confermata la possibilità per il lavoratore
che ha un plus di ferie di cederle a colleghi che ne abbiano bisogno per assistere figli minori che necessitano di cure
AMMORTIZZATORI 1,5 miliardi aggiuntivi per i nuovi ammortizzatori sociali. Si punta anche sulle politiche attive e su una maggiore tutela della maternità
Jobs act, Furlan: “Può essere strumento contro la precarietà, ma servono investimenti e innovazione”
VENERDÌ10OTTOBRE2014
3 conquiste
dellavoro global
IL BLOG DEL DIRETTORE
Quando si dice ”calcolo del Pil”
Usa. Le compagnie devono riconoscere che i lavoratori hanno fatto sacrifici per risollevare il settore dell’auto
CURIOSAmente
SindacatoUawchiedeaumenti salarialiancheperinuoviassunti
C’
è chi sostiene che troppe regole nel mercato del lavo- ro non invoglino gli investitori.Ma non saranno piuttosto crimi- nalità organizzata e corruzione a metterli in fuga? Il regolamen- to per calcolare l’incidenza sul Pil dell’economia illegale, adot- tato dall’Istat su indicazione di Eurostat e in vigore da ottobre, proprio non convince e approda in commissione Antimafia: dro- ga, prostituzione e contrabban- do sono in gran parte controlla- te dalla criminalità organizzata e perlopiù estranee al concetto di consenso volontario. E l’aver incluso questi proventi nel calco- lo ufficiale del Pil dei Paesi Ue
sembra a tutti gli effetti un umi- liante tentativo di crescita artifi- ciale dell’Unione. Da secoli, pe- rò, le ricette economiche sem- brano puntare più sui vizi privati che sulle pubbliche virtù. Il mon- do, ad esempio, cambiò per sempre quando una tale Lewin- sky si avvicinò troppo all’ex pre- sidente Usa Bill Clinton. Volonta- riamente? Mah, va’ a sapere.
Qualche maligno suggerisce che l’intero scandalo fu montato ad arte dai repubblicani più ultrali- beristi e ultraconservatori, fino al ricatto finale. Per Bill fu facile scegliere tra la defenestrazione con impeachment da un lato e il pass per il Nafta, il divieto della
regolamentazione dei derivati e la can- cellazione della Glass-Steagall Act (la legge che separava le ban- che commerciali da quelle priva- te) dall’altro. Un triplo salto mor- tale che ricorda a qualcuno il si- luro destinato all’ex presidente dell’Fmi Strauss Kahn in un altro intrigo di sesso, potere, bugie, fi- nanza e derivati. E’ così - grazie ad un rapporto eccessivamente amichevole tra Clinton e Wall Street - che fu servito al pianeta il disegno di legge sulla deregula- tion bancaria più radicale e di- struttivo della storia americana.
Dopo 66 anni i vincoli voluti da Roosvelt furono finalmente messi in soffitta. Ai banchieri, pare, costò soltanto qualche mi-
gliaio di dollari offerti all’inno- cua e rubiconda stagiaire. Più pil per tutti, nel mondo, sia pure con armi e contrabbando. Ed ec- co che Clinton ruppe anche l’ac- cordo che l’Amministrazione di George H.W. Bush fece nel 1990, quando Mosca acconsen- tì alla riunificazione della Germa- nia (che diventò membro Nato) e in cambio Washington conven- ne che non ci sarebbe stata nes- suna espansione della Nato ver- so est. Ma dopo il 1999 sappia- mo com’è andata, e oggi le eser- citazioni militari arrivano anche là. E a proposito di armi: nel cal- colo del pil restano fuori i pro- venti dello specifico contrabban- do, tuttavia le ”uscite” per gli ar- mamenti saranno considerati
“investimenti”. Potrebbero aver pensato così anche Oltreo- ceano, dato che uno studio com- missionato dalla Ue al Conflict Armament Research rivelava ie- ri che le munizioni che lo Stato islamico sta impiegando nella sua campagna in Siria settentrio- nale e in Iraq provengono dagli Usa e da altri Paesi alleati contro il gruppo jihadista. Nel mare di illazioni, la risposta di Obama al- la crisi finanziaria resta come quella della Ue sbilenca e inade- guata: le corporates e le banche hanno ricevuto incassi sontuosi, mentre le famiglie sono state de- luse da piani radicalmente sotto- dimensionati per stimolo della crescita e riduzione del debito.
I
l sindacalismo americano è pronto per affrontare una delle stagioni più diffi- cili ma anche più promet- tenti della sua recente storia.L'Uaw, il sindacato dell'auto- motive che ha visto il numero degli iscritti aumentare del 2% nel 2013, è pronto a dare il via ai colloqui con gli auto- makers che, nel corso dell'ulti- mo anno, hanno realizzato 14,4 miliardi di profitti. Molti i temi sul tavolo a partire da- gli aumenti salariali, alla chiu- sura del gap retributivo fra nuovi e vecchi assunti, al ripri- stino del diritto di sciopero, sospeso in seguito agli accor- di presi per il salvataggio di General Motors e Chrysler nel momento di crisi più diffi- cile. Sullo sfondo, ci sono i progressi dei “sindacati di mi- noranza” all'interno delle fab- briche. L'esperimento, inizia- to con la formazione della Lo- cal 42 nella fabbrica della Volkswagen di Chattanooga, nel sud degli Stati Uniti, ha guadagnato non solo consen- si ma anche proseliti: l'Uaw ha infatti annunciato la costi- tuzione di un nuovo sindaca- to “per soli iscritti”, la Local 112, nella fabbrica della Mer- cedes di Vance in Alabama.
Un autunno che si preannun- cia dunque particolarmente turbolento per l'Uaw anche considerando che, in seguito al cambio della guardia, il sin- dacato si trova nel mezzo di un processo di ristrutturazio- ne interna, come ha spiegato il nuovo presidente, Dennis Williams, in una recente inter- vista al Detroit News. Il lea- der dell'Uaw è consapevole che la priorità assoluta è quel- la di aumentare i salari per i veterani e per i nuovi assunti.
E' per questo motivo che il sin- dacato non esclude il ricorso allo sciopero: “Non vogliamo uno scontro senza che ce ne
sia la necessi- tà – ha spiegato Wil- liams – chiedia- mo solo che le compagnie ricono- scano che i nostri mem- bri hanno fatto sacrifici”.
Sacrifici che hanno contribui- to a risollevare l'intero setto- re e, in particolare, le sorti del- le Big Three di Detroit che, dal 2011, hanno aggiunto 28 mila posti di lavoro e elargito
bonus record ai dipendenti.
Il sistema del doppio livello sa- lariale sarà un altro importan- te banco di prova del sindaca-
to che può però contare su un primo punto segnato dalla Lo- cal 2335 nella fabbrica della Lear ad Hammond in Indiana.
I lavoratori dell'azienda, pro-
duttrice di componenti auto- mobilistici, hanno ottenuto un nuovo contratto una setti- mana dopo aver scioperato per una giornata. Il nuovo contratto abolisce il dop- pio livello e permette ai lavoratori di iniziare il loro impiego con una retribuzione di 16,50 dolla- ri che sali- rà, pro- gressi- v a -
mente, fino a 21,58 dollari.
Per molti lavoratori, che rice- vevano i comunemente detti
“salari da fast food”, si tratte- rà di ricevere aumenti annua- li per oltre 15 mila dollari.
Lo scenario è dunque cambia- to rispetto al periodo più in- tenso della crisi. L'economia americana è in ripresa e conti- nua ad aggiungere posti di la- voro: con l'aggiunta di 248 mi- la posti a settembre il tasso di disoccupazione si attesta ora al 5,9%. Sembra dunque arri- vato il momento di puntare sulla qualità dei nuovi posti creati attraverso un'azione sindacale coesa. Un'azione a cui contribuirà la nuova Uaw Local 112, un sindacato di mi- noranza appena formatosi nella fabbrica della Mercedes di Vance in Alabama con il supporto del Comitato azien- dale globale della Daimler e dell'IG Metall. Così come nel caso di Chattanooga, il sinda- cato rappresenterà solo i pro- pri membri e a nessun impie- gato sarà richiesto di iscriver- si. Dennis Williams ha sottoli- neato come la Local 112 par- teciperà attivamente alla vita dell'azienda “migliorando qualità e produttività per ga- rantire il successo di azienda e lavoratori”.
I sindacati di minoranza fan- no dunque il loro ingresso nel- la fabbrica della Mercedes, che impiega 3.400 lavoratori a tempo pieno e circa mille temporanei, dopo che per an- ni i tentativi di sindacalizzare le fabbriche del sud attraver- so le consultazioni erano falli- ti. Il cambio di strategia dell' Uaw potrebbe rappresentare una chiave di volta per il sin- dacalismo americano come ha sottolineato ancora Wil- liams: “Quello che succede qui – ha concluso il leader dell'Uaw - è importante per il futuro di tutto il lavoro orga- nizzato”.
Manlio Masucci
Fondi Ue:
oggi a Milano incontro ministri della coesione Yahoo taglia
400 posti di lavoro a Bangalore, il 3% del di tutto il personale
N
ell'ambito del seme- stre di presidenza ita- liana del Consiglio dell'Ue, oggi si terrà a Milano l’in- contro informale dei mini- stri europei della Coesio- ne. ”Politiche di coesione e governance economica, una relazione complemen- tare” è l'argomento al cen- tro del confronto, per con- tribuire al rilancio della cre- scita e dell'occupazione nella Ue, nel momento di passaggio alla nuova pro-grammazione dei Fondi eu- ropei 2014-2020. Il mee- ting vedrà la partecipazio- ne di Graziano Delrio, sot- tosegretario alla presiden- za del Consiglio con delega alla Coesione Territoriale, che interverrà e chiuderà l'incontro, di Johannes Hahn, Commissario Euro- peo per le Politiche Regio- nali, del Comitato per lo Sviluppo regionale del Par- lamento europeo ) e degli altri ministri dell'Unione.
D
ovranno lasciare il proprio posto di lavo- ro i 400 dipendenti di Yahoo nella sede indiana di Bangalore. La società ha infatti lasciato a casa i lavoratori nell’ambito di una delle maggiori ridu- zioni della forza lavoro decise dall’amministrato- re delegato, Marissa Mayer. A riportare la noti- zia è il Wall Street Jour- nal, secondo il quale i ta- gli al personale rappre-sentano il 3 per cento cir- ca della forza lavoro tota- le: i tagli coinvolgono in- fatti circa 12.000 perso- ne e corrispondono a cir- ca un terzo dello staff at- tualmente presente a Bangalore.
Secondo quanto riferisce un portavoce della socie- tà, ”l’azienda cerca modi per ottenere una maggio- re efficienza, collabora- zione e innovazione nelle varie attività”.
VENERDÌ10OTTOBRE2014
4 conquiste
dellavoro dibattito
Il vertice informale l’ennesima
occasionepersa
C
ome tutti sanno, c’è vo- luto molto tempo pri- ma che l’obiettivo della crescita occupazionale venisse incluso tra gli obiettivi della politica economica del- l’Unione Europea. Questi, cen- trati originariamente su obiet- tivi di natura finanziaria, sono stati lentamente estesi agli obiettivi occupazionali. La pri- ma spinta fu data dal Libro Bianco di Delors, “Crescita, Competitività, Occupazione”del 1993. Successivamente, nel Consiglio Europeo di Essen del dicembre 1994 e nel Consi- glio di Firenze del 1996 si inco- minciò a dedicare una qualche attenzione formale al proble- ma dell’occupazione, ma è
con il trattato di Amsterdam del luglio 1997, che per la pri- ma volta gli interventi per la crescita dell’occupazione ven- gono formalmente inseriti fra le “priorità” dell’azione comu- nitaria. Nella successiva riunio- ne straordinaria del Consiglio svolta a Lussemburgo nel no- vembre 1997 prese corpo la ben nota “Strategia Europea per l’Occupazione “(SEO) fon- data sulle quattro linee diret- trici: “occupabilità”,
“ i m p r e n d i t o r i a l i t à ,
“adattabilità” “pari opportuni- tà”.
Il cosiddetto “processo di Lus- semburgo” sembrerebbe in ap- parenza definire un meccani- smo stringente di inserimento di obiettivi occupazionali nella politica economica, ma a ben
vedere si tratta semplicemen- te di un sistema debole di di- chiarazione di buone intenzio- ni. Infatti, in primo luogo esso non contiene una definizione di obiettivi quantitativi chiara- mente percepibili e monitora- bili (a differenza di quanto pre- visto dal trattato di Maastricht in materia di convergenza eco- nomica e finanziaria), né, di conseguenza, alcuna sanzione per il mancato raggiungimen- to di essi; in secondo luogo, le guidelines elaborate in sede comunitaria sono talmente ge- neriche e vaghe che possono essere declinate e interpreta- te in ciascun paese nelle for- me più svariate e anche più evanescenti.
Il Consiglio Europeo di Lisbona del Marzo 2000 ha cercato di compiere un passo avanti ri- spetto a questi limiti, rilancian- do la Strategia Europea per l’Occupazione e attribuendo valori quantitativi all’obiettivo occupazionale: incremento del tasso di occupazione euro- peo dal 61 al 70 % entro il 2010, con la creazione di 20 mi- lioni di nuovi posti di lavoro e una crescita del tasso di attivi- tà femminile dal 51 al 60%.
Ma la formulazione adottata dalla Strategia di Lisbona (“di- ventare entro il 2010 l’econo- mia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo in grado di realizzare una crescita economica soste- nibile con nuovi e migliori po- sti di lavoro e una maggiore co-
esione sociale e rispetto per l’ambiente”) ancora una volta sembra configurare più un am- bizioso quadro di “wishful thinking” che un coerente si- stema di obiettivi finali vinco- lanti, di obiettivi intermedi e di variabili strumentali con i qua- li dare corpo a concreti pro- grammi operativi che leghino insieme politiche del lavoro e politiche di sviluppo.
Ora, il 2010 è passato, quegli obiettivi non sono stati rag- giunti, e nel frattempo il pro- blema della relazione tra le po- litiche economiche dell’Unio- ne Europea e gli obiettivi occu- pazionali è diventato più com- plicato. Infatti, da un lato col protrarsi della crisi economica
e finanziaria i vincoli del conso- lidamento fiscale sono stati re- si più stringenti con i vari “pat- ti” e “trattati” (e vengono sem- pre più perseguiti con misure recessive); dall’altro lato con il programma Europa 2020 gli obiettivi occupazionali sono stati innalzati (l’obiettivo del tasso d’occupazione è stato portato dal 70 al 75%!). Si ag- giunga che nel frattempo i livel- li di disoccupazione sono dram- maticamente peggiorati, così da provocare numerose pro- clamazioni in sede europea che il raggiungimento degli obiettivi occupazionali deve ora costituire la priorità per l’Unione e per gli Stati mem- bri. Ma, così come per la cresci- ta, sempre invocata ma sem- pre sacrificata a favore degli
obiettivi di finanza pubblica, anche per l’occupazione il pro- blema è come fare in modo che gli Stati siano obbligati a raggiungere gli obiettivi fissati e siano tenuti responsabili (e sanzionati) in caso di mancato raggiungimento di essi. Si trat- ta, cioè, di passare dalle parole ai fatti. Se non si trova un mo- do per far questo, gli obiettivi occupazionali resteranno
“priorità” soltanto a parole e gli Stati saranno liberi di disat- tenderli o addirittura di usare la disoccupazione come stru- mento per il consolidamento finanziario.
Un suggerimento che si può proporre per risolvere questo problema è di legare i due ordi-
ni di obiettivi “prioritari”, stabi- lendo che gli obiettivi fiscali debbano essere raggiunti su- bordinatamente al vincolo che il livello di occupazione sia mantenuto sopra una soglia minima stabilita a livello euro- peo; il non rispetto di questo vincolo dovrebbe essere san- zionato come il mancato rag- giungimento degli obiettivi fi- scali. Questa condizione rende- rebbe inutile per gli Stati rag- giungere il consolidamento fi- scale attraverso la recessione, e li costringerebbe a adottare misure non recessive per rag- giungere gli obiettivi fiscali e misure concrete per espande- re l’occupazione. Senza un col- legamento di questo genere i singoli Stati (profittando del
“metodo di coordinamento
aperto”) non si faranno remore a imporre alti livelli di disoccupa- zione pur di rispettare il solo vin- colo finanziario per sottrarsi alle procedure di infrazione e relati- ve sanzioni.
Questo sarebbe dovuto essere l’obiettivo del vertice di Milano.
Una tale misura dovrebbe però essere accompagnata da dispo- sitivi idonei ad evitare che i sin- goli stati possano utilizzare scor- ciatoie per esibire un finto ri- spetto della soglia occupaziona- le conteggiando forme di lavoro precario o sottopagato o comun- que al di sotto di definiti “labour standards”. A questo scopo so- no necessari un miglioramento ed una armonizzazione a livello europeo degli indicatori statisti- ci (definizione di occupazione, metodi di rilevazione, indicatori di qualità). Parimenti è necessa- ria una armonizzazione a livello europeo della regolazione del mercato del lavoro, della sicu- rezza sociale, del salario minimo e delle regole riguardanti la con- trattazione collettiva. Non è am- missibile in un’area che si qualifi- ca come “Unione” tendente a di- venire uno Stato Federale una discrepanza e una diversità co- me quella che si registra oggi tra le istituzioni regolatorie del mer- cato del lavoro degli Stati mem- bri. Non si può invocare a soste- gno della estrema diversità del- le regole fondamentali l’esisten- za di diverse condizioni econo- miche: sarebbe come invocare una diversità di regole tra Nord e Sud nel nostro paese.
Una volta introdotte a livello del- l’Unione Europea queste linee di azione, ogni stato sarebbe na- turalmente libero di scegliere le strategie più idonee per raggiun- gere gli obiettivi occupazionali, utilizzando in proporzioni diver- se tutta la tastiera degli stru- menti disponibili, dal migliora- mento dei servizi per l’impiego all’adeguamento dei sistemi di formazione, dal rafforzamento degli investimenti pubblici al so- stegno dell’imprenditorialità, dalla crescita della produttività alla gestione degli orari di lavo- ro, dall’accrescimento della do- manda aggregata alla riduzione delle disuguaglianze di reddito, e così via. Ma sarebbe garantito un punto importante: gli Stati membri, liberi di scegliere gli strumenti ritenuti più appropria- ti, dovrebbero comunque ri- spondere del mancato raggiun- gimento degli obiettivi occupa- zionali, nello stesso modo in cui sono chiamati a rispondere del mancato raggiungimento degli obiettivi fiscali. Questo sarebbe il modo migliore di procedere se i vertici europei volessero vera- mente passare dalle parole (di cui francamente siamo stanchi) ai fatti (di cui siamo sempre pa- zientemente in attesa).
* Professore ordinario di economia politica Facoltà di economia Università Roma 3
La Conferenza di Milano avrebbe dovuto fissare una soglia minima per l’occupazione
di Sebastiano Fadda *
VENERDÌ10OTTOBRE2014
conquiste
dellavoro TERRITORIO & IMPRESE
Tirreno Power, accordo sugli esuberi:
53 in uscita a Vado Ligure.
Flaei:
ora certezze
Ast,ilsindacatononcista
O
ra si tratta di capire se ci sono i margini per una soluzione ai tempi supplemen- tari. Quelli regolamentari, per l’Ast di Terni, si sono chiusi nel peggiore dei mo- di.Dopo il naufragio della trattativa nella nottata di mercoledì, ieri ThyssenKrupp ha aperto la proce- dura di mobilità per 550 lavoratori. Mandando su tutte le furie i sindacati e mettendo all’angolo pure il governo, la cui proposta di mediazione è stata respinta dalle sigle di categoria.
Non a caso di prima mattina, quando Tk ancora non ha emesso la sua sentenza, Matteo Renzi, che il 4 ottobre con un suo intervento sull’ad di Ast Lucia Morselli aveva ottenuto lo slittamento della mobilità, si dice ”molto preoccupato”.
Azienda e sindacati, sostiene il premier, sono
”ancora troppo lontani”, anche se davanti ”ci so- no tre mesi per discutere” e il governo ”continue- rà a lavorare con Delrio e Guidi”. I tre mesi sono quelli concessi da Tk per ”un’ulteriore fase di ne- goziati nell'ambito di una nuova procedura di mobilità”, così come concordato - ricorda l’azien-
da - nel- l’accordo sotto- scritto il 4 settembre.
La mobilità, però, resta. E a Terni, inevita- bilmente, gli animi si accendono. L’assemblea convocata davanti ai cancelli dell’acciaieria - Ast ha negato l’accesso ai dirigenti nazionali dei sin- dacati e agli operai non di turno - decide lo scio- pero per l’intera giornata; parte il blocco delle portinerie e viene indetto un presidio davanti al- la prefettura; poi operai e sindacalisti si dirigono verso la stazione di Terni, dove bloccano i binari.
Ma è solo l’inizio, probabilmente. ”Noi non get- tiamo la spugna, vogliamo riaprire il negoziato”, dice il segretario nazionale della Fim Marco Ben- tivogli prima di raggiungere i lavoratori riuniti in assemblea.
Ma trattare non significa avallare i licenziamen- ti. Che è poi ciò che sarebbe accaduto se i sinda- cati avessero accettato la mediazione del gover- no, che lega la diminuzione del numero degli esu- beri - da 550 a 290 - alla clausola del licenziamen- to automatico qualora non si raggiunga il nume- ro fissato per gli esuberi volontari. Un boccone troppo amaro da ingoiare a fronte di una contro- partita non proprio esaltante: 100 milioni di inve-
stimenti promessi in quat- tro anni, spostamento della li- nea di laminazione a freddo dallo stabi- limento di Torino a quello ternano, mantenimen- to della capacità produttiva per tre anni sui livelli attuali.
In definitiva, però, è ”l’azienda che ha riaperto lo scontro non mediando su nessuna posizione”, fa notare Bentivogli, mentre ”la Fim e tutto il sinda- cato hanno puntato a concludere l'accordo, fa- cendo continui passi per cercare convergenze, perché sapevamo che l'alternativa erano le lette- re di mobilità”. Come puntualmente si è verifica- to. Eppure, nota il sindacalista, ”tutte le parti san- no bene quali sono le condizioni per arrivare ad un accordo”, ma al condizione preliminare è la volontà di fare “uno sforzo complessivo per ria- prire il confronto e trovare una soluzione soste- nibile”.
Inutile dire che molto dipenderà dal governo. Ie- ri il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha definito ”troppo rigidi nella contratta- zione” tanto i sindacati che l’azienda. Ma in coda ad una lunga nota ha pure deplorato ”gli atti uni- laterali” che, ”come avvenuto stamattina”, ren- dono più difficile il negoziato. Una bordata a Tk, insomma, che nasconde a malapena un sordo malumore del governo verso la multinazionale tedesca.
Carlo D’Onofrio
L
’accordo per gli esuberi a Tirre- no Power ora c'è. Lo hanno fir- mato ieri pomeriggio a Roma sin- dacati e azienda. La mobilità viene varata per 126 lavoratori del grup- po. Cinquantatre di questi sono di- pendenti della centrale di Vado Li- gure. Sei le persone che andranno in pensione nell'immediato in quanto ne hanno maturato i requi- siti.L'obiettivo dell'azienda è quello al 1 gennaio 2015 di avere complessi-
vamente nei vari siti di produzione non più di 393 unità produttive.
Possibile anche l'apertura per chi rimarrà in forza nello stabilimento di Vado di una procedura di cassa straordinaria, anche se questo pas- saggio resta subordinato agli esiti della partita per la concessione del- la nuova Aia ai gruppi 3 e 4 dell'im- pianto termoelettrico di Quilia- no-Vado, una partita tutt'ora aper- tissima sulla quale anche l'azienda non ha novità sostanziali per il mo-
mento.
Per Maurizio Perozzi, Rsu Flaei Ci- sl, “abbiamo posto la nostra firma sui testi per chiudere la vertenza legata alla mobilità. Ma per quan- to riguarda Vado Ligure non ci so- no certezze sul futuro produttivo e o occupazionale. L'azienda ci ha fatto sapere di non aver ricevuto ancora documenti da parte della commissione istruttoria per l'Aia e di non avere quindi novità sostan- ziali sulla situazione futura della centrale vadese”.
Il caso. Rotte le trattative, partono i licenziamenti. A Terni scoppia la protesta. Fim: va riaperto il negoziato
VENERDÌ10OTTOBRE2014
6 conquiste
dellavoro cronache
U
na nuova “voce in capitolo” per gli agenti ed i rappresentanti di commercio che potranno eleggere i propri designati in seno alla Fondazione Enasarco.È questa la grande novità introdotta ieri con l’approvazione dello Statu- to della Fondazione Enasarco che ridefinisce gli strumenti di democra- zia rappresentativa con l’insediamento di una assemblea elettiva dove gli agenti e rappresentanti di commercio in attività potranno eleggere i componenti dell’Assemblea e del Consiglio di Amministrazione.
La Fisascat accoglie positivamente la rivisitazione dello Statuto della Fondazione. “Abbiamo rivisitato lo Statuto Enasarco introducendo una logica partecipativa per gli oltre 250.000 agenti e rappresentanti di Commercio - ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Pieran- gelo Raineri - Gli agenti ed i rappresentanti italiani potranno così contri- buire fattivamente alla gestione delle attività di assistenza e previden- za nonché del patrimonio della Fondazione”.
Contrattidisolidarietà, cronache
dioccupazionesalvata
R
oma (nostro servizio).Diminuire l’orario di la- voro per mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale e quindi evitare la riduzione del personale: è quanto prevedono i contratti di solidarietà, introdotti dalla legge 863/84. Uno strumento utilissimo, ma che purtroppo ha trovato scarsa applicazione nello scenario di crisi naziona- le.
Nei giorni scorsi, però, circa 110 lavoratori hanno potuto constatare di persona e sulla propria pelle la bontà dei con- tratti di solidarietà.
È accaduto in due aziende di- verse, nella “Sacci Spa” di Ca- stelraimondo (Macerata) e nel- la “Margaritelli” di Mantignana (Perugia).
Nel primo caso i contratti di soli- darietà hanno interessato gli 80 addetti del cementificio, precedentemente di- chiarati in esubero dall’azienda. È la prima volta che questo tipo di contratto viene applicato in u n ’ a z i e n d a del cemento, perché nem- meno in gros- se vertenze con colossi del settore, come Italcementi e Buzzi Unicem, si era riusciti a far ricorso a questo strumento, so- prattutto a causa della riluttanza delle imprese. Sac- ci apre uno scenario nuovo, e dimostra che in determinate si- tuazioni anche in que- sto comparto si possono trovare soluzioni utili a non disperdere le professio- nalità, nonostante i numeri da
brivido della crisi e grazie all’im- pegno di tutte le parti sociali.
Quello del cemento è il compar- to più devastato dalla crisi di questi anni: dai 47
milio-
ni di tonnellate di cemento pro- dotto nel 2007 sì è arrivati agli attuali 20 milioni, con prospetti- ve al ribasso anche per il 2015.
Produce il parquet per conto di Listone Giordano, invece, l’al- tra azienda nella quale si è fat- to ricorso ai contratti di solida- rietà, la “Margaritel- li”. L’azien- d a
aveva già applicato questi con- tratti, ma per gli altri due siti produttivi, ubicati a Miralduolo e a Palazzo d’Assisi. La vicenda assunse visibilità nazionale per- ché per il solo stabilimento di Mantignana, invece, l’azienda preferì ricorrere alla mobilità.
Una decisione che “puzzava di discriminazione”, perché in quello stabilimento i dipenden- ti sono tutti ex-Fillea Cgil passa- ti alla Filca. Contro la decisione dell’azienda e a favore dei lavo- ratori si sono schierati in pochi giorni centinaia di persone, tra parlamentari, amministratori locali e sindacalisti di tutte le si- gle. Ora anche a Mantignana si può tirare un sospiro di sollie- vo, ma in casa Filca rimane uno stato di forte preoccupazione per l’evolversi della difficile si- tuazione aziendale di tutto il gruppo, anche perché 13 dipen- denti hanno scelto la fuoriusci- ta volontaria dall’azienda.
I due casi, pur diversi, dimostrano l’impor- tanza dell’azione sindacale messa in atto dalla Cisl e dalla Filca, e sono la risposta a quanti accusa- no il sindacato di avere a cuore solo i tutelati. In un momento nel quale le conse- guenze della crisi non solo non si ar- restano, ma sem- brano aumentare di intensità, i due accordi aprono la strada a soluzioni al- ternative e che com- portano disagi mini- mi per i lavoratori ai quali si applicano, che trovano nel sindacato un alleato prezioso per la ri- vendicazione e la tutela dei propri diritti.
Vanni Petrelli
Fondazione Enasarco, al via nuovo statuto.
Raineri (Fisascat):
“Introdotta logica partecipativa e valorizzata la categoria”
IlcasoTernaeilcontrollodellereti Flaei:siprivatizzimaconlegaranzie
R
oma (nostro servi- zio). Le grandi reti in- frastrutturali sono sempre più al centro del- l’attenzione del mondo economico-finanziario.Si tracciano scenari evolu- tivi, si spostano quote azionarie significative, si acquisiscono capitali ma poco ci si preoccupa di ga- rantire nello scenario fu- turo proprietà pubblica e utilizzo sociale di un siste- ma di servizi indispensabi- le per la vita civile del Pae- se, costi e qualità sociale di beni che appartengo- no integralmente alla co- munità.
Le reti energetiche, al pa- ri di quelle delle comuni- cazioni e dei trasporti, co- stituiscono un asset de- terminante per l’Italia, il cui controllo pubblico è indispensabile e va garan- tito ad ogni costo, al di là dell’apertura al mercato dei capitali esteri per re- cuperare risorse finanzia- rie.
Con questa posizione fer- ma e puntuale Carlo De Masi, segretario genera- le della Flaei, ribadisce la posizione della sua fede- razione riguardo il tema della privatizzazione di Terna.
”Vanno stabilite precise garanzie per le aziende strategiche del Paese - ri- badisce Carlo De Masi - prima di procedere a ces- sioni di pacchetti azionari o far entrare soci esteri nella proprietà e nella ge- stione di Reti nazionali.
Una necessità inderogabi- le viste le notizie riguar- danti l’imminente cessio- ne da parte di Cassa De- positi e Prestisti verso Cdp Reti della propria par- tecipazione in Terna SpA,
pari a quasi il 30% del ca- pitale sociale”.
Questo vorrebbe dire che, avendo Cdp e Sgid (State Grid International development limited ci- nese) firmato un accordo per la cessione a Sgid di una quota del 35% del ca- pitale sociale di Cdp Reti, gli investitori cinesi stan- no per investire anche nel primo operatore ita- liano leader nelle reti di trasmissione di energia elettrica. La Sgid avrebbe così riconosciuti diritti e governance a tutela del proprio investimento nel- la società, con la nomina di consiglieri e revisori, il diritto di veto rispetto a particolari delibere, un posto nel cda di Snam e
Terna.
”Siamo all’ennesima svendita dei gioielli di fa- miglia mascherati e suf- fragati da Cdp?” si chiede il segretario generale del- la Flaei Cisl.
Se le cose stanno così, questa è un’operazione di alta ingegneria finan- ziaria che chiama in cau- sa direttamente la tutela di Snam e Terna.
”Rilanciamo - sostiene De Masi - la proposta per un progetto di una macro società delle Reti, a stret- to controllo pubblico, da realizzare attraverso un azionariato diffuso, con la partecipazione dei cit- tadini e dei lavoratori, an- che con l’utilizzo dei Fon- di pensione complemen-
tari, orientata al bene co- mune e non alla specula- zione finanziaria o al solo profitto privato. Vanno garantiti, inoltre, investi- menti adeguati, innova- zioni tecnologiche e quali- tà dei servizi”. Le reti rap- presentano, come ha ri- badito la Ue, il fattore strategico cruciale per co- struire l’Europa del futu- ro. ”Noi non siamo con- trari ai capitali esteri - in- calza De Masi - ma non possiamo concedere ad altri le nostre sicurezze, senza reciprocità e senza garanzie adeguate. Dob- biamo creare un nuovo polo economico, un sog- getto strategico a garan- zia del Paese che, attra- verso servizi di qualità,
competitivi e fruibili da tutti, sostenga la crescita e diventi volano insosti- tuibile di moderne politi- che economiche, come lo furono all’inizio degli an- ni 60’ le grandi reti, a par- tire da quella elettrica e successivamente del gas.
Vogliamo essere protago- nisti - conclude il segreta- rio generale della Flaei Ci- sl - di una nuova stagione per il rilancio della cresci- ta, dello sviluppo e del- l’occupazione dell’Italia”.
L’attenzione del sindaca- to a costruire i nuovi mo- delli di crescita e di utiliz- zo delle grandi reti infra- strutturali poggia sulla ne- cessità di coniugare i dirit- ti dei cittadini e dei lavora- tori con le esigenze del mercato, senza ridurre i primi perché si può inter- venire in modo equilibra- to lasciando che l’indu- stria si modernizzi e la qualità del lavoro e dei servizi ai cittadini migliori di pari passo.
Ubaldo Pacella
Edilizia & crisi. Accordi tutelano 110 operai nelle aziende Sacci e Margaritelli
VENERDÌ10OTTOBRE2014
7 conquiste
dellavoro vertenze
Indesit,
gliinvestimenti cisono
T
rionfo Fai Cisl alle elezioni per il rinnovo della Rappresentanza sindacale unitaria del sito Eridania Sadam spa di Castiglion Fiorentino.L’appuntamento elettorale è stato caratterizzato da un’altissi- ma partecipazione al voto da parte dei lavoratori e da una netta ed inequivocabile affermazione della lista Fai Cisl che ha raccol- to il 94% dei voti validi così da ottenere la totalità della rappre- sentanza sindacale di sito. La “nuova” Rsu, infatti, sarà compo- sta da sei delegati, tutti Fai Cisl. “Questo risultato, senza alcun dubbio, premia la Fai - afferma Patrizio Giorni, segretario provin- ciale Fai Cisl Arezzo - e costituisce un ulteriore stimolo per rinno- vare, con ancora maggiore convinzione, il nostro impegno per la realizzazione del processo di riconversione del sito di Casti- glion Fiorentino”.
Alle parole della segreteria provinciale si unisce la grande soddi- sfazione della Fai Cisl nazionale. ”La straordinaria affermazione conseguita a Castiglion Fiorentino - dichiara Claudio Risso, se-
gretario nazionale Fai - rappresenta il riconoscimento di un gran- de lavoro svolto in sinergia con la Fai toscana e quella aretina”. E ancora. “Agli eletti Antonello Brocchi, Cesare Brocchi, Marco Ta- vanti, Enzo Bistondi, Giorgo Patrizio e Furio Castellani - conclu- de Risso - oltre ai meritati complimenti, va anche il nostro con- vinto sostegno per affrontare insieme questa grande sfida che permetta di ridare dignità e nuove speranze di buona occupazio- ne per tutti i lavoratori”.
Infine un riferimento anche alle responsabilità politiche. ”La lun- ga vicenda dello zuccherificio di Castiglion Fiorentino - che se- condo il segretario generale Fai Augusto Cianfoni pesa sulla co- scienza di molti amministratori locali e delle solite vestali di un velleitario ambientalismo - non ha piegato la volontà di lottare di questi nostri iscritti e dei loro bravi delegati. Anche per que- sto il risultato ottenuto assume un valore inestimabile di cui sia- mo loro grati e del quale oggi meritano il plauso di tutta la Fai nazionale”.
B
ilancio positivo a quasi un anno dal- la sottoscrizione dell’accordo per il salvataggio di Indesit. Pro- cede infatti come previ- sto il piano di reindustria- lizzazione e l’azienda ha già investito 24 milioni di euro degli 83 milioni com- plessivi previsti nel piano triennale 2014 - 2016. Ci- fre e dettagli forniti al Mi- se durante l’incontro di verifica richiesto da Fim Fiom Uilm sull’intesa che - dopo una serrata trattati- va durata sei mesi - ha scongiurato i licenziamen- ti di 1.400 dipendenti e consentito la continuità produttiva dei tre stabili- menti di Fabriano, Comu- nanza e Caserta a cui sono state destinate alcune li- nee da Polonia, Spagna e Turchia per realizzare alta gamma.Poggia, dunque, su una buona base la valutazione dei metalmeccanici cislini che ribadiscono la necessi- tà di avere nell’esecutivo un garante sull’attuazio- ne del piano che rinnove- rà quasi completamente la gamma di prodotti a più alto valore aggiunto realizzati in Italia in termi- ni sia di prestazione sia di competitività.
”Ritenendo l’ accordo di dicembre 2013 firmato al
Mise il principale strumen- to di tutela e la principale garanzia degli impegni presi nei confronti dei la- voratori - sottolinea Anna Trovò, segretario naziona- le Fim - abbiamo chiesto al Governo di farsi garan- te e parte attiva affinché l’attuazione dell’accordo e la realizzazione del pia- no industriale, totalmen- te confermati da Indesit, vengano considerati in- tangibili anche dopo il pas- saggio societario. Inoltre abbiamo avuto dai rappre- sentanti del ministero del- lo Sviluppo Economico sia risposta positiva in tal sen- so sia la disponibilità a rea- lizzare quanto prima pos- sibile anche un incontro con i rappresentanti della nuova proprietà”.
La Fim riferisce, inoltre, che la direzione aziendale nel corso della riunione ha innanzitutto conferma- to ogni impegno riguar- dante la destinazione pro- duttiva delle aree di Fa- briano (stabilimenti di Al- bacina e Melano) Caserta (Carinaro) e Comunanza, ha poi informato Rsu ed istituzioni delle azioni pre- viste dall'accordo finora svolte. In particolare si tratta della distribuzione delle risorse produttive per quanto riguarda la fab- brica casertana, la prima
interessata dai cambia- menti; agli investimenti, già realizzati per un totale di 24 degli 83 milioni di eu- ro previsti (16,5 a Fabria- no, 5 a Comunanza, 2,5 a Caserta) e delle internaliz- zazioni realizzate dell’atti- vità di IT Service e call cen- ter con conseguente ri- qualificazione del perso- nale dedicato a questi ser- vizi.
”Indesit ci ha anche ag- giornati sulle condizioni del mercato, nel quale la contrazione delle vendite in Russia e nell’Europa oc- cidentale è parzialmente compensata dalla cresci- ta del Regno Unito e del- l’Italia - evidenzia Trovò - sottolineando che le ven- dite del secondo trime- stre del 2014 sono inferio- ri a quelle dello stesso pe- riodo del 2013 e ha segna- lato anche le conseguen- ze negative determinate dal cambio valutario del rublo e della lira turca”. La Fim dà anche notizia di al- tre novità. ”Relativamen- te agli esodi volontari fino- ra registrati - aggiunge an- cora il segretario naziona- le Fim - l’ azienda ci ha co- municato che sono uscite 80 persone alle quali si ag- giungono altri 39 lavorato- ri ancora in forza che han- no già comunicato la vo- lontà di uscire”. Infine l’ in- contro è stato anche una opportuna occasione per porre a Indesit domande sulla vendita del Gruppo alla americana Whirlpool.
”È ancora atteso il pronun- ciamento della Autorità Antitrust, garante della concorrenza nel mercato, sulla vendita, mentre il Tri- bunale di Ancona ha auto- rizzato la vendita nel me- se di agosto - conclude Trovò -. Solo dopo il via li- bera dell’'Antitrust potrà essere completata l’ ac- quisizione del pacchetto di azioni che daranno a Whirlpool la proprietà del pacchetto azionario di maggioranza”.
In un settore dell’elettro- domestico messo in ginoc- chio fa davvero morale ve- dere i buoni frutti di una contrattazione centrata su sviluppo ed occupazio- ne.
Silvia Boschetti
Elezioni Rsu.
Fai vittoriosa alla Eridania Sedam di Castiglion Fiorentino.
Conquistata la totalità della Rsu con sei delegati
Elettrodomestico. Trovò (Fim): ”Il governo faccia da garante”
Genova, viaailavori
dipubblicautilità peridipendentiIlva
S
aranno 704 i lavoratori dell'Il- va di Genova Cornigliano im- piegati dal Comune di Genova in lavori di pubblica utilità per ottenere un'integrazione al reddito oltre alla cassa integrazione in dero- ga.Cento operai siderurgici saranno de- stinati a Amiu (raccolta rifiuti), 28 a Aster (manutenzioni), 60 ai cimiteri, 160 alla manutenzione, 30 alla scuo- la e i restanti in progetti minori nei Municipi per le altre direzioni comu- nali come ambiente, commercio, co- municazione, cultura, legalità e ca- sa.
I dettagli sono stati illustrati dagli as- sessori allo Sviluppo economico e al Personale Oddone e Lanzone a Palaz- zo Tursi. La giunta ha varato la delibe- ra per il recepimento della seconda modifica dell'Accordo di programma sull'Ilva di Cornigliano e ha approva- to il regolamento per l'utilizzo dei la- voratori siderurgici. Dei 765 lavorato- ri Ilva in cassa in deroga previsti ini- zialmente al servizio del Comune, 38
hanno rinunciato, 6 sono in aspettati- va, 17 sono risultati assenti, quindi il numero degli operativi scende a 704.
L’accordo che ha permesso di indivi- duare questa soluzione è stato sotto- scritto il 30 settembre da azienda, Regione, Comune di Genova, Provin- cia di Genova e sindacati per far fron- te alla scadenza dei contratti di soli- darietà.
La copertura arriva fino a ottobre 2015 quando, se necessario, potran- no essere rinnovati i contratti di soli- darietà. L'accordo è stato poi firma- to dal Governo.
L'intesa si è resa necessaria per modi- ficare l'Accordo di programma del 2005 sulla chiusura dell'altoforno in cui si garantivano occupazione e red- dito. In particolare per destinare le risorse della bonifica anche a lavori di pubblica utilità.
L'azienda ha inoltre garantito il reddi- to ai lavoratori per un periodo di 70 giorni, la prossima estate, che sareb- be rimasto senza copertura di am- mortizzatori sociali.
VENERDÌ10OTTOBRE2014
8 conquiste
dellavoro social
Gli orientamenti più recenti degli esperti SEO sui criteri di pubblicazione dei contenuti attraverso social network tendono a diffidare dei meccanismi
automatici. L’impostazione è corretta perché la pubblicazione di un post deve essere redazionata in modo da coinvolgere chi ci segue nella relazione o discussione. Molto spesso i testi di lancio delle notizie questo non lo fanno.
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Convergenza e social network Twitter feed è il salva-tempo
Note Book
a cura di Andrea Benvenuti