• Non ci sono risultati.

Periferie degradate: ecco il bando da 500 milioni di euro

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Periferie degradate: ecco il bando da 500 milioni di euro"

Copied!
33
0
0

Testo completo

(1)

Periferie degradate: ecco il bando da 500 milioni di euro

Si potrà partecipare solo con progetti definitivi. La priorità ai progetti cantierabili e cofinanziati

Con due mesi di ritardo dalla scadenza del 31 gennaio, il Bando da 500 milioni di euro per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie prende forma, anche se non stabilisce ancora la data entro la quale si dovranno inviare le domande.

Lo schema di bando definisce però i soggetti proponenti, la tipologia d’interventi ammessi, i requisiti e i criteri di valutazione.

Bando periferie: requisiti di ammissibilità

La bozza del bando chiarisce che potranno partecipare soltanto le città metropolitane e i comuni capoluoghi di provincia.

Si specifica che gli interventi dovranno riguardare le aree urbane caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di servizi e non dovranno consumare altro suolo.

Per velocizzare la realizzazione degli interventi potranno partecipare al bando solo progetti definitivi o esecutivi, conformi agli strumenti urbanistici vigenti.

Lo schema di bando precisa che ogni progetto potrà ricevere un finanziamento massimo di 18 milioni di euro.

Gli interventi potranno riguardare uno o più delle seguenti categorie:

– progetti di miglioramento della qualità del decoro urbano;

– progetti di manutenzione, riuso e rifunzionalizzazione di aree pubbliche e di strutture edilizie esistenti, per finalità

(2)

d’interesse pubblico;

– progetti volti all’accrescimento della sicurezza territoriale e della capacità di resilienza urbana;

– progetti per il potenziamento delle prestazioni e dei servizi di scala urbana, tra i quali lo sviluppo di pratiche del terzo settore e del servizio civile, per l’inclusione sociale e la realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano e urbano;

– progetti per la mobilità sostenibile e l’adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali e culturali, educativi e didattici, nonché alle attività culturali ed educative promosse da soggetti pubblici e privati.

Bando periferie: i criteri di valutazione dei progetti

Nella valutazione dei progetti si stabiliscono delle priorità, assegnando un punteggio a seconda dei criteri valorizzati nel progetto.

Se tutto dovesse rimanere come definito nella bozza di bando, verrebbero assegnati 25 punti ai progetti di tempestiva esecuzione.

S t e s s o p u n t e g g i o p e r i p r o g e t t i c h e p r e v e d o n o u n cofinanziamento, ovvero che siano in grado di “attivare sinergie tra finanziamenti pubblici e privati, laddove il contributo finanziario di questi sia pari almeno al 25%

dell’importo complessivo necessario alla realizzazione del progetto”.

Sarabbero premiati, con 20 punti, anche i progetti che tengano conto “fattibilità economica e finanziaria” e quegli interventi di “qualità e innovatività sotto il profilo organizzativo, gestionale, ecologico ambientale e architettonico”.

Infine previsti 10 punti ai progetti capaci di “innescare un processo di rivitalizzazione economica, sociale e culturale del contesto urbano di riferimento”.

(3)

Bando periferie: documentazione da allegare

Dopo la pubblicazione ufficiale del bando, le candidature dovranno essere inviate per posta elettronica alla casella Pec

“programma.periferieurbane@pec.governo.it”.

Alle domande dovranno essere allegati i seguenti documenti:

– una relazione generale, nella quale siano illustrati la tipologia e le caratteristiche del progetto

il costo complessivo del progetto, il piano finanziario, i tempi di esecuzione, ecc;

– il cronoprogramma;

– una scheda relativa ai soggetti pubblici e privati cofinanziatori del progetto;

– le delibere di approvazione del progetto;

– una dichiarazione del RUP relativa alla conformità degli interventi proposti con gli strumenti di pianificazione urbanistica.

Inoltre sarà necessario allegare la documentazione cartografica (planimetrie e disegni tecnici in scala), e, nel c a s o d i p r o g e t t i i n a r e e v i n c o l a t e , l e r e l a t i v e autorizzazioni.

Se tutto dovesse essere confermato, entro il 31 maggio 2016 la presidenza del Consiglio approverà i progetti da inserire nel Programma; successivamente saranno stipulate le convenzioni o gli accordi di programma con gli enti promotori dei progetti.

Bando periferie Link all’articolo

(4)

Rinasce il Baobab

“Lasciati soli dal Comune, ma andiamo avanti”.

I volontari hanno deciso di rimettere in piedi una struttura abbandonata alla stazione Tiburtina. Il nuovo progetto si chiamerà Baobab experience: all’interno non solo distribuzione di cibo e vestiti ma anche tutela legale, sanitaria e psicologica e un museo. L’iniziativa sarà in rete con le altre esperienze nazionali.

Il Baobab riaprirà i battenti entro l’estate: dopo mesi di silenzio assordante da parte del Comune di Roma, saranno i volontari a prendere ancora una volta l’iniziativa, per creare il primo centro per transitanti della Capitale. Non sorgerà più a via Cupa ma nella sede dell’ex Istituto Ittiogenico, a pochi passi dalla stazione degli autobus di Tiburtina. Proprio lì, l’anno scorso, scoppiò il caso dell’emergenza migranti a Roma, che diede vita all’attività dei volontari nel centro Baobab. Il nuovo progetto, che nelle intenzioni dovrebbe essere attivo entro pochi mesi, si chiamerà Baobab experience.

Il progetto. L’area dell’ex Istituto Ittiogenico che comprende due stabili e un ampio giardino, per un totale di più di 6.000 metri quadri, attualmente è in stato di abbandono. L’obiettivo dei volontari è di riqualificarla e creare all’interno un’iniziativa di accoglienza a 360 gradi. “Quello che abbiamo in mente non è un progetto solo assistenziale, limitato alla distribuzione di vestiti e cibo – spiega Roberto Viviani, uno dei volontari del Baobab -. La struttura è molto grande quindi dentro si potrebbe creare un vero centro di accoglienza dove, con il contributo delle altre associazioni che già ci supportano a via Cupa, fare tutela legale e psicologica.

Pensiamo anche di dare vita a un museo della migrazione e a un centro didattico, perché riteniamo che ormai questo sia un tema da affrontare anche culturalmente”. L’assistenza sanitaria sarà garantita tramite la firma di un protocollo di intesa tra diverse associazioni, come già avvenuto la scorsa

(5)

estate. Ci sarà poi uno sportello legale, saranno attivati corsi di lingua e attività ludiche per i bambini.

Il via vai continuo e il silenzio “assordante” delle istituzioni. Al centro Baobaob di via Cupa, da giugno fino a settembre 2015 sono stati accolti circa 30mila migranti in transito nella capitale. Il centro è stato poi stato chiuso e sgomberato per un’ordinanza del Commissario straordinario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca. Nelle promesse iniziali del Comune il progetto sarebbe dovuto andare avanti, ma in un’altra area da destinare. Un’ipotesi, poi tramontata, era quella dell’ex Ferrhotel di via Tiburtina . I volontari hanno proposto, con tanto di progetto dettagliato, l’ex Istituto Ittiogenico, ma nonostante diverse riunioni, non hanno ottenuto una risposta. “Abbiamo deciso di andare avanti da soli – aggiunge Viviani – anche perché vorremmo iniziare la riqualificazione prima che inizino gli arrivi massicci e si crei una nuova situazione emergenziale. A Roma questo è ormai un fenomeno strutturale, di cui le istituzioni faticano a prendere coscienza”. In questi mesi, anche se con numeri più contenuti, è continuato il via vai in via Cupa, dove è stato allestito uno sportello di consulenza al di fuori dell’ex Baobab. L’ultima ad arrivare questa mattina è stata una donna eritrea con un bambino di 3 mesi, partorito in Libia. Ma sono tanti anche i casi di minori non accompagnati: “L’altra sera al presidio si è presentato un minore non accompagnato del Gambia: sbarcato in Sicilia ad ottobre, ha vissuto per mesi fuori da tutti i circuiti accoglienza, ha dormito in stazione ad Agrigento finché non ha deciso di prendere il treno per Roma – racconta ancora Viviani – . Quando è venuto da noi abbiamo subito chiamato un’operatrice di Save the children per aiutarlo. Mentre parlavamo con lei sono arrivati altri tre ragazzini eritrei, di 13 anni circa, che erano scappati dalla Sicilia, ed erano arrivati a Roma senza sapere dove andare. Il via vai è continuo, di storie così ne incontriamo tutti i giorni, vorremmo costruire un sistema di accoglienza e tutela per queste persone”.

(6)

Una rete nazionale di accoglienza dal basso. L’idea è anche di mettere in rete l’esperienza romana di accoglienza dal basso con le tante iniziative sorte nelle diverse città italiane, dai porti del sud Italia dove i migranti sbarcano, alle città di frontiera (Milano, Ventimiglia, Bolzano). “E’ importante che ci sia uno scambio continuo di informazioni, soprattutto per salvaguardare le figure più fragili – spiegano i volontari – come i minori non accompagnati, le donne in stato di gravidanza o le persone con particolari patologie”. Proprio per questo a fine mese si terrà a Roma una 3 giorni (dal 29 aprile al 1 maggio) dal titolo Pensare migrante, che riunirà gli attivisti di tutta Italia per una prima assemblea nazionale. Sono previsti anche woorkhsop e dibattiti sul fenomeno migratorio.

link all’articolo

Spunti di riflessione sulla

crisi ecologica

(7)

Presentazione del libro

La casa comune è casa di tutti

Il dovere e il rischio del dialogo fino in fondo di Mario Campli – Alfonso Pascale

Ne discuteranno con gli autori Martedì 12 Aprile presso Casa della Cultura Villa De Sanctis – Via Casilina, 665 ore 16,30

-20,00

Emanuele Bernardi, ricercatore in Storia economica presso l’Università degli Studi “La Sapienza”

Maria Immacolata Macioti, coordinatrice de La Critica Sociologica e della sezione Sociologia della religione

dell’AIS

Fabio Pistella, fisico, presidente emerito del CNR Luigi Sandri, giornalista, vaticanista e scrittore.

Introduce e coordina il dibattito Alessandro Mauriello, vice presidente del CeSLAM

“Con questo ebook desideriamo contribuire ad una lettura attenta, ragionata, leale e trasparente della recente enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, esclusivamente intorno a due temi: il primo attiene agli aspetti teologici ed esegetici, dai quali muove l’impegno ecologista dei cristiani, sulle motivazioni di fede e sul riconoscimento delle motivazioni che spingono i non credenti ad affrontare i problemi ambientali; il secondo riguarda alcuni aspetti del pensiero ecologista laico, le sue radici che storicamente stanno nell’evoluzione dell’agricoltura e nel rapporto dei ceti rurali con la scienza e la tecnica, la sua maturazione successiva alla crisi ambientale nella fase di ripensamento dei modelli di sviluppo, la sua articolazione pluralistica, attraverso una rapida ricostruzione dei movimenti ecologisti

(8)

in Italia e nel mondo.

In particolare, ci soffermiamo criticamente su taluni aspetti che potrebbero rendere problematico il dialogo sui temi ambientali. Uno di questi è, ad esempio, l’impostazione non propriamente laica che emerge nel confronto tra i diversi interlocutori (credenti, non credenti e diversamente credenti) quando si enfatizzano le “convinzioni di fede” come

“motivazioni alte” per prendersi cura della casa comune. Un altro aspetto problematico riguarda il rapporto tra tecnologie e società su cui sono maturati nel tempo molteplici approcci culturali che potranno confrontarsi solo acquisendo, come c r i t e r i o c o m u n e e c o n d i v i s o , q u e l l o d e l l a razionalità/ragionevolezza.

Un elemento originale del saggio è costituito dalla ricostruzione, sebbene sintetica e necessariamente non approfondita, di un filone culturale del pensiero ambientale ancora non esplorato. Esso si collega alle culture agrarie, agronomiche ed economico-agrarie di antica tradizione e che, negli anni Cinquanta e Sessanta, intendevano accompagnare i processi di modernizzazione per prevenire quei fenomeni negativi con cui si è manifestata la crisi ecologica. Si tratta di culture e gruppi che maggiormente condividono con l ’ e n c i c l i c a d i F r a n c e s c o l ’ i s p i r a z i o n e d i f o n d o : l’individuazione della causa della crisi ecologica nell’erosione del capitale sociale nelle campagne, nella condizione di atomizzazione degli agricoltori non più uniti da legami solidali e comunitari e nella rottura dell’osmosi tra sapere esperienziale e conoscenza tecnico-scientifica.

Il contesto in cui la riflessione si svolge è la conclusione della Conferenza di Parigi sul Clima, considerata il punto di partenza di un nuovo quadro e di un nuovo percorso internazionali. Riteniamo che non solo gli Stati dovranno fare la loro parte, ma che anche le imprese e i cittadini sono chiamati ad assumersi una responsabilità diretta, mediante l’adozione di comportamenti più consapevoli e l’impiego di

(9)

prodotti e sistemi a più basso consumo specifico di energia.

Tale complessità richiede una valorizzazione, alla pari, di tutte le culture e tutte le convinzioni, le fedi e le religioni: la casa è comune, e, dunque, la sua cura deve essere intesa come responsabilità comune di tutti. L’approccio non può che essere quello di assumere fino in fondo la visione globale dei problemi ambientali e coinvolgere l’insieme dei cittadini, per ridefinire continuamente il rapporto tra scienza, tecnologie, economia, territori, società e comunità, animando questo coinvolgimento con una permanente educazione all’interazione dei saperi.

Il saggio vuole, in definitiva, sostenere che un confronto su questioni decisive che riguardano il futuro dell’umanità potrà svilupparsi a condizione che tutti accettino, fino in fondo, l’invito all’ascolto reciproco, confrontandosi, tutti, con il dovere e il rischio del dialogo fino in fondo”.

Gli autori

L’ebook si può acquistare cliccando qui

Fonte : ceslam.it apri l’articolo originale

Europa non può perdere i suoi giovani

Lisbona, 7 aprile. Ancora una volta è la Banca centrale (e federale) – attraverso il suo presidente Mario Draghi – che prende la parola.

“Nonostante sia la generazione meglio istruita di sempre, i giovani di oggi stanno pagando un prezzo troppo alto per la

(10)

crisi. Ciò danneggia seriamente l’economia, perché a queste persone, che vorrebbero ma non riescono a lavorare, viene impedito di sviluppare le loro competenze. Per evitare di creare una generazione perduta, dobbiamo agire in fretta. Una questione chiave in questo senso è la disoccupazione giovanile, in quanto impedisce ai giovani di svolgere un ruolo attivo nella società”

Ieri, Draghi parlava al Consiglio di Stato del Portogallo; e ancora una volta chiamava in causa l’assenza della politica.

“L’eurozona nel suo complesso è tornata ai livelli pre – crisi solo l’anno scorso, e alcuni paesi non ci sono ancora. Gli investimenti nel continente sono deboli. Le nostre economie sono ancora caratterizzate da debolezze significative, che devono essere affrontate rapidamente”.

In Portogallo, un terzo dei giovani non ha lavoro. In Italia, il tasso di disoccupazione giovanile è al 38,1 %. Il tasso medio nell’eurozona è di 21,6%, circa tre milioni di giovani senza lavoro. Le punte più alte: Grecia (48,9%), Spagna (45, 3%), Croazia (40,3%), Francia (25,7%), Belgio (22,3%).

Eppure siamo di fronte, come ricordava Mario Draghi, ad una generazione la meglio istruita di sempre. Non solo: con un passaporto con tanti visti, nativa digitale, orientata alla flessibilità come non mai. Tutto è da addebitare alla “grande crisi”? No, non tutto. Dei cambiamenti indotti dalla crisi, sappiamo purtroppo ancora poco. “Anche novità largamente positive come la” sharing economy” – che producono outpout qualitativi in quanto razionalizzano l’uso delle risorse (auto, posti letto, offerta di servizi)- non allargano la torta, se non per qualche forma di integrazione temporanea del reddito” (cfr. Dario Di Vico, Corriere della sera, venerdì 8 aprile 2016).

E’ la qualità della stessa democrazia europea che viene messa a rischio. L’ingrediente strategico per tenere “integrata” una società e per essere cittadini/e nel senso sostanziale della

(11)

parola – “liberi ed eguali in dignità e diritti”, come affermato dalla Dichiarazione universale dei diritti – anche nell’era delle trasformazioni rapide e inattese, come quella che viviamo, continua ad essere il lavoro: vero pilastro di uguaglianza e cittadinanza (cfr. Mario Campli, Europa, ragazzi e ragazze riscriviamo il sogno europeo, Napoli, 2014).

Le dinamiche relative al “lavoro” si sono via via sempre di più disarticolate e ri-articolate in modi e forme nuove e preoccupanti. Tutte le consapevolezze di questa straordinaria mutazione non appaiono completamente acquisite, neppure nelle organizzazioni dei lavoratori.

Perché la sfida rappresenta, innanzitutto, una “conquista” da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni? Perché sono c a m b i a t i p r o f o n d a m e n t e i l c o n t e s t o e i m o d i d e l l a rappresentanza del lavoro che mette in discussione anche il modo di fare ed essere “sindacato”.

Poteva non dover accadere questa trasformazione, mentre un cambiamento profondo si verificava nella natura del capitalismo? Penso proprio di no.

Il paradigma del Novecento, basato sulla dialettica/dinamica capitale-lavoro, con la fabbrica come luogo del conflitto e con lo stato ridistributore è stato affiancato (e in parte sostituito) da un nuovo, insorgente (ma non stabilizzato) paradigma: la dialettica/dinamica flussi-luoghi, con il territorio come luogo della dinamica e con lo stato regolatore (cfr. Aldo Bonomi, Sotto la pelle dello Stato, 2001).

Il rapporto McKinsey, condotto su otto Paesi UE, e presentato a Bruxelles il 13 gennaio 2014, presso il centro di ricerca Bruegel, Il viaggio tempestoso dell’Europa, dall’educazione all’occupazione, dopo aver riconfermato i dati già noti sulla disoccupazione, afferma che “queste cifre solo parzialmente sono dovute alla crisi economica: i problemi ribollono più nel profondo. Il 47% dei datori di lavoro italiani riferiscono che

(12)

le loro aziende sono danneggiate dalla loro incapacità di trovare i lavoratori giusti, e questa e la percentuale più alta fra tutti i Paesi esaminati”.

Dunque: lo stacco tra la velocita dell’innovazione tecnologica e la lentezza della innovazione

dei sistemi formativi e, infine, la separatezza tra i due mondi sono le grandi questioni che tengono bloccate le prospettive anche del lavoro giovanile.

Ma è importante sottolineare, anche, il suo diversificato andamento nei diversi Paesi della stessa Unione economica e monetaria. Nella crisi il tasso di disoccupazione giovanile italiano e raddoppiato, quello spagnolo e triplicato, quello tedesco si e ridotto del 35%, quello dell’eurozona e aumentato del 56%. E dunque evidente che nella crisi la UEM – Unione Economica e Monetaria ha subito una grande divaricazione nei livelli di disoccupazione giovanile.

L’integrazione tra i Paesi membri della Unione europea, anche e soprattutto tra quelli che hanno adottato la stessa moneta, è incompleta e stà generando divaricazione invece di integrazione economica e sociale: il diverso tasso di occupabilità ne è una delle manifestazioni tipiche.

E’, dunque, sulla Unione Economica e Monetaria che dobbiamo concentrare tutti gli sforzi della leadership dell’Unione.

E non basta. Occorre dare prova di una generosa, rapida e coraggiosa innovazione, tutta finalizzata alla generazione post- Erasmus.

Perché Parlamento e Commissione – di comune accordo e con congiunta iniziativa non si assumono il compito di completare il programma “Erasmus”, ben riuscito e ben funzionante, con la presa in carico direttamente dall’Unione di un programma e di tutte le misure connesse per l’accesso al lavoro dei giovani e delle giovani che hanno completato un programma Erasmus?

(13)

Si obietterà: ma non è bene spezzettare i mercati del lavoro, quando – tra l’altro- le politiche del lavoro sono di competenza nazionali!

Ebbene, l’ora e la fase di questa Unione europea sono tali che ragionare con i vecchi argomenti non porta da nessuna parte.

Bisogna assumersi la responsabilità di “strappare” la vecchia ragnatela. La sfida che il pericolo concreto di una lost generation pone a Europa è troppo grande ed è troppo significativa per non dover forzare le vecchie distribuzioni dei poteri.

Diamo ad Europa una chance e diamogliela con i nostri ragazzi e le nostre ragazze che da anni hanno imparato a percorrere le strade d’Europa.

Sviluppo locale e terzo settore

Per affrontare correttamente il tema del rapporto tra sviluppo locale, terzo settore e lavoro, vorrei allacciarmi al percorso di riflessione condotto con grande passione civile e sensibilità culturale dal compianto Alberto Valentini nel Comitato Scientifico del Forum Terzo Settore Lazio, da lui presieduto, in occasione dell’elaborazione – a seguito dello scandalo di Mafia capitale – di una “Carta dei Valori” da parte del Comitato medesimo, successivamente condivisa dal Forum.

Queste sono alcune formulazioni presenti nella “Carta dei Valori”:

(14)

“Il Forum Terzo Settore Lazio è una realtà aperta a tutte le organizzazioni che svolgano attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà…”

“Il Forum Terzo Settore Lazio opera in favore dello sviluppo dei territori sotto il profilo economico, sociale, culturale ed ambientale sulla base dei bisogni espressi dalle differenti comunità”

“Gli aderenti al Forum Terzo Settore Lazio declinano la propria azione in sintonia con i processi di integrazione internazionale tra i popoli e le organizzazioni di Paesi diversi”

“Il Forum Terzo Settore Lazio promuove la relazionalità tra singoli, gruppi e organizzazioni e la cultura del ‘fare rete’

come motore di crescita e di sviluppo del territorio”

“Gli aderenti si impegnano a rispettare i diritti e la dignità dei propri lavoratori, a tutelarne il lavoro, la sicurezza, la salute e le libertà sindacali. Ripudiano ogni forma di discriminazione, corruzione, lavoro nero, forzato e minorile”

“La gestione e l’uso dei beni comuni – che per loro natura sono finalizzati al perseguimento dei diritti fondamentali e irrinunciabili della persona e al rafforzamento dei legami comunitari – deve essere fatta con responsabilità, nel rispetto della legalità, in modo etico e partecipato”.

Come si può notare, c’è uno stretto legame tra queste affermazioni e l’impianto culturale di uno degli ultimi lavori scientifici di Alberto Valentini: Maremma globale. Un progetto territoriale di sviluppo locale, 2011. In tale testo si afferma: “I tre fattori fondamentali da cui partire per realizzare un progetto di sviluppo locale sono: 1) la centralità dell’identità di appartenenza al territorio sentita dalla popolazione; 2) la valutazione proiettiva della domanda espressa dalle persone e dalle comunità, italiane e straniere, che guardano con interesse la Maremma; 3) la ‘vision’ a medio-

(15)

lungo termine, capace di indicare la direzione di marcia dello sviluppo compatibile del territorio considerato”.

Lo sviluppo locale sta tornando ad essere l’approccio ineliminabile per affrontare i problemi complessi della società post-fordista. Emblematiche sono alcune esperienze nate a Roma e nel Lazio, alcune delle quali si sono proiettate sul piano nazionale.

L’associazione di promozione sociale Rete Fattorie Sociali è stata fondata a Roma nel 2005 e si confronta ogni giorno con il disagio sociale. Opera a livello nazionale e raggruppa diversi soggetti a vario titolo coinvolti in esperienze di agricoltura sociale: persone con svantaggi o disagi, agricoltori, operatori sociali, ricercatori., professionisti, tecnici, enti, cooperative, associazioni, fondazioni, istituti. È articolata come una rete di persone e di organizzazioni e pratica una metodologia d’intervento fondata sulla cittadinanza attiva e sulla progettazione partecipata. È diventata nel tempo un punto di riferimento di informazioni sulle buone prassi e di partecipazione attiva sul territorio.

L’associazione di promozione sociale Corviale Domani operativa nel Quadrante Corviale (Municipi XV e XVI) fin dal 2008 come aggregazione informale di un gruppo sempre più numeroso di associazioni, enti, istituzioni, istituti di ricerca, operatori ed esperti di diversi ambiti disciplinari, ha avviato in modo spontaneo un percorso di progettazione partecipata dal basso per coinvolgere l’insieme della Comunità di Corviale e dell’intero Quadrante (Tenuta dei Massimi, Valle dei Casali, Casetta Mattei, Bravetta, Trullo, Magliana Vecchia).

L’associazione di promozione sociale Rete Economia Solidale in Ciociaria da alcuni anni opera per lo sviluppo locale. Un ruolo propulsivo per realizzare il progetto-cantiere AGRICOLTURA EROICA vi svolge la Cooperativa sociale Bene Comune di Ripi (FR) in collaborazione con il Parco dei Monti

(16)

Simbruini, l’Università della Tuscia, il Consorzio Valle del Simbrivio, l’Istituto Istruzione Superiore Angeloni, il Consorzio delle Pro-Loco Capo di Leuca, il Dipartimento Salute Mentale ASL Frosinone, il Consorzio Toscanapa, l’Istituto Alberghiero di Fiuggi e alcuni Comuni.

L’associazione senza scopo di lucro Comitato di Sviluppo Locale di Piscine di Torre Spaccata opera alle spalle degli studi cinematografici di Cinecittà, nel VII Municipio di Roma. Il progetto LA FABBRICA DEI SOGNI è partito nel 2011 per iniziativa della Cooperativa Start-Up (con ruolo di coordinamento)), della Cooperativa Le Rose Blu, dei Servizi Sociali del Municipio e del Dipartimento di Studi Urbani dell’Università Roma Tre. Nel luglio 2012 viene utilizzata una parte del mercato comunale in stato di abbandono per insediare un centro anziani e due poli autogestiti per l’artigianato e il biologico. Il Comitato Sviluppo Locale mette insieme il Comitato di quartiere , il centro anziani, l’agenzia diritti e 33 entità.

La cooperativa sociale Utopia 2000 onlus è nata a Sezze (LT) nel 1999 per promuovere sviluppo locale. Ha maturato diverse esperienze su tutto il territorio laziale e ha aperto due strutture di accoglienza in Umbria. Nel 2008 ha insediato a Bassiano (LT) un gruppo appartamento per l’accoglienza di m i n o r i d i s a g i a t i ; l a c a s a a l l o g g i o e g l i u f f i c i amministrativi. Collabora attivamente con diverse associazioni promuovendo manifestazioni di vario genere (sportive e culturali), sostenendo la storia e l’editoria locale.

L’associazione di promozione sociale CeSLAM (Centro Sviluppo Locale in Ambiti Metropolitani) è nata nell’autunno del 2015 a Tor Pignattara (Municipio V di Roma) per mettere insieme competenze multidisciplinari (sociologiche, economiche, storiche, creative, statistiche, urbanistiche, educative, gestionali, giuridiche, amministrative) e supporti nel campo della formazione, della comunicazione e delle tecnologie digitali. L’obiettivo è di attuare interventi territoriali

(17)

finalizzati all’accompagnamento di attori sociali nel loro processo di riposizionamento strategico all’interno dei processi di competizione globale.

Guardando a queste esperienze, si può facilmente notare che, nel giro di alcuni decenni, siamo passati dalle antiche polarità urbano/rurale, centro/periferia, metropoli/aree interne alle comunità-territori policentriche, prive di adeguati corpi intermedi (in profonda crisi), ma animate da molteplici attività di interesse generale svolte da soggetti del terzo settore e caratterizzate da modelli innovativi di welfare (Agricoltura Sociale, PMI Index Welfare, ecc.).

Le nuove comunità-territori policentriche si caratterizzano oggi per una carenza di efficienti enti locali di prossimità.

I Municipi di Roma sono del tutto privi di identità e rimasti, di fatto, mere strutture amministrative decentrate del Campidoglio. Nel contempo, i piccoli Comuni del Lazio sono entità con risorse finanziarie sempre più decrescenti e obbligati ad associarsi senza, tuttavia, potersi giovare di un’azione di accompagnamento e di una strategia territoriale da parte delle istituzioni che detengono compiti di orientamento e relative risorse.

Occorre, dunque, affrontare la crisi di fiducia tra le istituzioni con poteri di indirizzo programmatico (Regioni, Stati, UE) e la società locale ( che deve sempre essere composta – per definirsi tale – da comunità, società civile ed ente locale di prossimità). Siffatta crisi si affronta colmando lo iato che si è prodotto tra il decisionismo istituzionale (come esito della riforma costituzionale approvata recentemente dal Parlamento) e la debolezza della società locale. Tale frattura non dipende solo dalla crisi dei corpi intermedi – come ha sostenuto recentemente Giuseppe De Rita – ma anche da profondi limiti di cultura politica e sociale da superare sviluppando la conoscenza in ogni ambito del sapere scientifico. L’eclisse dei corpi intermedi tradizionali è causa ed effetto di una più profonda

(18)

decomposizione della società, la cui rivitalizzazione in forme n u o v e n o n p u ò c h e r i p a r t i r e d a u n p r o c e s s o d i autoconsapevolezza dei cittadini e della società locale.

È per questo che lo sviluppo locale è essenzialmente autosviluppo della società in tutte le sue dimensioni e articolazioni, come ci ha insegnato Giorgio Ceriani Sebregondi. Ed è alla luce di questa visione sempre più attuale che va ricomposto il rapporto tra istituzioni (che mettono a disposizione prospettiva e mezzi) e società locale (intesa come insieme non indivisibile di comunità, società civile ed ente locale di prossimità in grado di riaccendere le tensioni al cambiamento e riorganizzarsi per trovare la strada e vincere la sfida dello sviluppo).

Se è questa la via da percorrere, bisogna allora lavorare alacremente su tre fronti: 1) acquisire una chiara e convinta visione federalista e sussidiaria delle relazioni verticali (interistituzioni) e orizzontali (istituzioni/società); 2) favorire una disponibilità a creare istituti innovativi di democrazia diretta di stampo neo-comunitario (dal “condominio di strada” alle fondazioni di partecipazione, dalle cooperative di comunità ai demani civici); 3) riconoscersi reciprocamente e laicamente come soggetti che operano nell’interesse generale, sulla base di regole condivise, superando modelli fondati sull’antagonismo e sulla delegittimazione dell’interlocutore.

Fonte : afonsopascale.it apri l’articolo originale

(19)

Corviale: pubblicato bando per 100 alloggi, primo passo ristrutturazione

Continua il processo di riqualificazione del palazzo di Corviale, dopo la ristrutturazione dei corpi scala e gli interventi di manutenzione straordinaria, arriva da parte del Dipartimento Politiche Abitative l’ok al bando che pone le basi per sanare la questione ultra decennale delle occupazioni abusive dei piani centrali dell’edificio: il tutto avviene con un progetto innovativo e tenendo conto delle esigenze di chi ha veramente bisogno. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI.

Il bando è un passo importante perché permette a 98 famiglie, aventi i requisiti e che attualmente occupano parte dei 3,4,5 piani in locali pensati originariamente per ospitare piccole attività artigianali e botteghe, di fare domanda ed intraprendere un percorso di regolarizzazione; ma non solo, una volta accertati gli aventi diritto potranno partire i lavori, già finanziati, di ristrutturazione dei livelli interessati Questi prevedono la creazione dentro la struttura di abitazioni temporanee all’interno delle quale alloggeranno le famiglie nel tempo utile per realizzare l’appartamento loro regolarmente assegnato.

(20)

Pertanto, la pubblicazione da parte del Dipartimento di questo bando e la graduatoria degli aventi diritto che seguirà, è un passaggio indispensabile per avviare questo processo di riqualificazione che dopo anni è stato sbloccato, grazie al grande lavoro di pressione fatto dal Municipio e l’impegno che si è tramutato in fatti concreti e fondi spendibili del Comune e dalla Regione. Il termine ultimo per presentare la domanda è il 31 Luglio 2016.

#MunicipioXI: la newsletter del Presidente

SOVRAPPASSO VIA CRUGNOLA

Partiranno a metà aprile i lavori per la riqualificazione del sovrappasso ferroviario tra via Crugnola (via Belluzzo) e via della Magliana. I lavori dureranno circa tre settimane e saranno effettuati da RFI – Rete Ferroviaria Italiana, nell’ambito di una collaborazione con il Municipio che è riuscito ad ottenere la ristrutturazione del cavalcavia pedonale che collega i due quartieri Portuense e Magliana. Il sovrappasso è molto utilizzato dai cittadini del quadrante per i quali costituisce un importante passaggio verso Magliana, la pista ciclabile e la stazione Villa Bonelli ed era, da anni,

(21)

in attesa di un’opera di riqualificazione e messa in sicurezza per migliorarne la fruibilità. Dopo il Ponte che collega il parcheggio di scambio di Ponte Galeria con la stazione ferroviaria e la riqualificazione della Scalinata di San Rufo, quello di via Belluzzo – via Crugnola sarà il terzo intervento realizzato per migliorare i collegamenti pedonali, rendendoli p i ù s i c u r i e f u n z i o n a l i . D u r a n t e l ’ i n t e r v e n t o d i riqualificazione il sovrappasso rimarrà chiuso.

INIZIATA BONIFICA IN VIA PACINOTTI

E’ iniziata la bonifica dell’area di proprietà di Ferrovie dello Stato situata in Via Pacinotti, adiacente alla Parrocchia Gesù Divino Lavoratore. L’area, un tratto dismesso delle ferrovie, nel corso degli anni è stata oggetto di numerosi insediamenti abusivi e conseguenti sgomberi, l’ultimo dei quali effettuato alcune settimane fa. In seguito allo sgombero erano rimasti nella zona cumuli di rifiuti, anche ingombranti, che creavano una situazione di degrado e rischi igienico-sanitari. Il lavoro di bonifica avrà una durata di circa 10 giorni e comprenderà anche il ripristino della recinzione. Trattandosi di un impalcato ferroviario abbandonato di proprietà di Ferrovie dello Stato, è stato particolarmente difficile far partire l’intervento, ottenuto soltanto grazie ad un’azione di sollecito quotidiana e costante. Abbiamo insistito con tenacia considerando inaccettabile la condizione di Via Pacinotti anche perché, oltre al degrado creato dagli accampamenti abusivi, si era creata una situazione igienico-sanitaria insostenibile vicino ai palazzi e all’oratorio parrocchiale. Grazie al nostro impegno, e dopo un sopralluogo congiunto con Ferrovie, abbiamo ottenuto un intervento massivo di pulizia, la messa in sicurezza ed il ripristino della chiusura degli accessi. È del tutto evidente che le bonifiche non sono una soluzione e che luoghi come questi devono essere costantemente tenuti puliti.

Per questo abbiamo chiesto a FS di attivare un monitoraggio

(22)

periodico dell’area e di valutare, di concerto con la Parrocchia, la possibilità di affidarle in comodato d’uso alla comunità parrocchiale affinché possa essere utilizzata e manutenuta per evitare il ripetersi di situazioni come queste.

APPROVATO PROGETTO DEFINITIVO PER PARCO RUSPOLI – AVVIO DELLE PROCEDURE DI ESPROPRIO

La Giunta ha approvato il progetto definitivo del “Parco Ruspoli”, nel quartiere Portuense, e l’avvio delle relative procedure di esproprio delle aree private adiacenti a via Cruciani, via Crispigni e via Crugnola propedeutiche all’avvio della realizzazione del Parco stesso. Con questa delibera portiamo a compimento un lavoro lungo e complesso, nato con la realizzazione del Pup Ruspoli e con la battaglia, sostenuta dal Municipio, per bilanciare tale opera con la creazione di un parco pubblico che dotasse il quartiere di un’ampia area di aggregazione, un polmone verde nel quadrante a servizio di tutti i cittadini. Purtroppo le vicissitudini finanziare del Comune avevano messo in discussione la realizzazione del Parco, con il definanziamento dell’opera. Il lavoro tenace del Municipio insieme al sostegno dei comitati e di migliaia di cittadini, ha permesso di riottenere i fondi e di arrivare oggi a questa delibera importantissima. A soli 10 giorni dalla nuova disponibilità finanziaria, infatti, abbiamo approvato il progetto e l’avvio degli espropri, a riprova della massima priorità che abbiamo dato, da sempre, alla realizzazione del Parco. Ora, non appena il consiglio Municipale avrà approvato la delibera, la faremo giungere sulla scrivania del commissario Tronca che ci ha assicurato una pronta approvazione, anche a livello comunale. Questo percorso, seppur accidentato, dimostra da un lato la costanza con cui ci siamo sempre mossi per garantire la realizzazione del Parco Ruspoli e, dall’altro, che la collaborazione tra Istituzioni e società civile quando è forte, sincera ed appassionata, è in grado di portare a importanti risultati e cambiare, in meglio,

(23)

il futuro dei nostri quartieri.

RIPARTITI LAVORI PER SCUOLA VIA PENSUTI A MURATELLA

Dopo il nullaosta del Genio Civile, il 30 marzo sono ripresi i lavori per il completamento del plesso scolastico di via Pensuti, opera attesissima dal quartiere. Il cantiere che prevede la realizzazione di un complesso 0-6 anni, per 3 sezioni di nido e 3 sezioni di scuola d’Infanzia a Muratella.

Nel 2014 è stato svincolato il finanziamento dell’opera, bloccata dal Patto di Stabilità, e sono state effettuate le verifiche strutturali sulla parte di scuola già edificata ma abbandonata per anni dopo il fallimento della prima ditta che si era aggiudicata l’appalto. Dopo aver constatato la necessità di procedere alla demolizione delle strutture già elevate, è stata presentata al Genio Civile una perizia di variante al progetto, senza aumento della spesa già stanziata, per portare a completamento l’intero plesso scolastico.

Terminate le operazioni di pulizia dell’area di cantiere, che riguarderà lo sfalcio dell’erba e il conferimento in discarica di tutti i residui delle demolizioni effettuate, partiranno i lavori di costruzione la cui durata è prevista in circa 500 giorni. Il Municipio continuerà a monitorare, per garantire l’apertura della scuola a settembre 2017 e contestualmente ha già presentato la richiesta di accertare le responsabilità civili e penali che hanno causato la necessità di demolire la precedente struttura.

IL NUOVO NIDO DI COLLE DEL SOLE SARA’ ULTIMATO PER PROSSIMO ANNO SCOLASTICO

Il Nido di via San Marcello Pistoiese, a Colle del Sole, sarà pronto per l’avvio del prossimo anno scolastico. La Commissione Lavori Pubblici del Municipio Roma XI ha, infatti, effettuato un sopralluogo verificando il rispetto del

(24)

cronoprogramma dei lavori, che termineranno entro Agosto. Il Nido sarà costruito interamente in legno e, una volta ultimato, darà posto a 60 bambini. Il nostro Municipio è da sempre impegnato per la costruzione e l’apertura di nuovi asili e scuole dell’infanzia e per la ripresa dei lavori fermi di edilizia scolastica. La costruzione del nuovo nido di via San Marcello Pistoiese è un ulteriore passo in questa direzione.

S C U O L A G H E R A R D I ( E X E I N S T E I N ) : I N A U G U R A T I L A V O R I EFFICIENTEMENTO ENERGETICO

Alla scuola media Gherardi (ex A. Einstein), a Marconi, è terminato il cantiere per l’efficientamento energetico dell’edificio scolastico. I lavori sono stati realizzati grazie allo stanziamento di 689mila euro di fondi europei assegnati attraverso un Bando vinto dal Municipio e permetteranno alla scuola di risparmiare circa 15 mila euro l’anno di costi di gestione, riducendo di 22 tonnellate l’anno l’emissione di Co2. In particolare: sono stati sostituiti 250 infissi in tutta la scuola e sono stati coibentati i solai di copertura che avevano delle infiltrazioni. Inoltre è stato realizzato un impianto fotovoltaico che produce energia pari alla metà del fabbisogno dell’intero edificio. Siamo particolarmente felici del fatto che la Regione non abbia deciso di finanziare interventi a pioggia ma abbia fatto una vera e propria gara. Il fatto che il nostro Municipio sia quello con più progetti vinti e con il maggior numero di interventi ci riempie di orgoglio e ci fa dire che, grazie al lavoro fatto, in questo territorio molte scuole sono più belle, più sicure, più ecosostenibili e contribuiscono a ridurre l’inquinamento atmosferico delle nostre città.

PREMIO ARVALIA, PER LA PRESENTAZIONE DELLE CANDIDATURE C’È

(25)

TEMPO FINO A 15 APRILE

Si svolgerà il 21 maggio la premiazione della seconda edizione del “Premio Arvalia”, lo speciale riconoscimento che il Municipio XI ha istituito per dare risalto all’impegno di quanti contribuiscono a valorizzare le capacità e peculiarità della comunità municipale. Il Premio viene assegnato, con cadenza annuale, a personalità, singoli cittadini e organizzazioni che operano nel territorio e che si sono distinti per l’impegno sociale, culturale, sportivo, educativo o nella loro attività lavorativa. Visto il successo dell’iniziativa dello scorso anno, con oltre 2500 persone ad assistere alla premiazione al Parco Tevere, il Municipio ha deciso di organizzare la seconda edizione nella stessa location. Le candidature al Premio possono essere presentate, debitamente motivate e documentate, da almeno 20 cittadini residenti nel Municipio o da comitati, associazioni, enti, gruppi, comunità del territorio. Anche quest’anno sarà una speciale commissione a valutare la candidature presentate e scegliere i vincitori. Il termine per la presentazione delle candidature scade il 15 aprile. Il modulo è scaricabile dal sito del Municipio.

FIRMATO PATTO DI AMICIZIA TRA MUNICIPIO ROMA XI E MUNICIPIO ROMA XV

Il 31 marzo, con il Presidente Daniele Torquati, abbiamo firmato il “Patto di Amicizia tra il Municipio Roma XI e il Municipio Roma XV”. Si tratta di un patto di collaborazione ed amicizia promosso dalle Associazioni culturali Rosa D’Eventi e Pittori Anonimi del Trullo a cui i due Municipi hanno immediatamente aderito. Nel 1966, in seguito ai forti nubifragi che colpirono i quartieri di Prima Porta e Labaro, molti dei residenti si trasferirono nelle nuove case popolari che si trovavano al Trullo, all’interno delle abitazioni in via di ultimazione di Montecucco. Questo accordo nasce,

(26)

quindi, per rafforzare il rapporto tra questi due quartieri, consolidare i legami fra i residenti, favorire lo scambio di esperienze, sostenere una serie di iniziative in ambito culturale, sociale, sportivo e ricreativo e far conoscere reciprocamente le peculiarità dei territori in cui sono inserite.

PARCO TEVERE, AL TEATRO INDIA WORKSHOP “UN KM DI ARTE E PAESAGGIO SUL TEVERE”

Venerdì 1 aprile, al Teatro India di Lungotevere Gassman, 1, si è svolto il Workshop “Un Km di arte e paesaggio sul Tevere”

organizzato dal Municipio Roma XI in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Roma, a cui hanno partecipato il Presidente del Municipio Roma XI, Maurizio Veloccia, il Consigliere regionale Cristina Avenali e gli assessori municipali all’Ambiente Marcozzi e alla Cultura Mossino. Il Workshop è stata l’occasione per fare il punto ad un anno dall’apertura del Parco Tevere, il primo Km di parco fluviale a Roma, e per presentare i bozzetti delle opere realizzare dagli studenti dell’Accademia e che saranno presto collocate stabilmente nel Parco.

Corviale, pubblicato bando per 100 alloggi

Continua il processo di riqualificazione del palazzo di Corviale, dopo la ristrutturazione dei corpi scala e gli interventi di manutenzione straordinaria, arriva da parte del Dipartimento Politiche Abitative l’ok al bando che pone le basi per sanare la questione ultra decennale delle occupazioni

(27)

abusive dei piani centrali dell’edificio: il tutto avviene con un progetto innovativo e tenendo conto delle esigenze di chi ha veramente bisogno. – Lo dichiara Emanuela Mino, Presidente del Consiglio del Municipio XI. Il bando è un passo importante perché permette a 98 famiglie, aventi i requisiti e che attualmente occupano parte dei 3,4,5 piani in locali pensati originariamente per ospitare piccole attività artigianali e botteghe, di fare domanda ed intraprendere un percorso di regolarizzazione; ma non solo, una volta accertati gli aventi diritto potranno partire i lavori, già finanziati, di ristrutturazione dei livelli interessati Questi prevedono la creazione dentro la struttura di abitazioni temporanee all’interno delle quale alloggeranno le famiglie nel tempo utile per realizzare l’appartamento loro regolarmente assegnato. Pertanto, la pubblicazione da parte del Dipartimento di questo bando e la graduatoria degli aventi diritto che seguirà, è un passaggio indispensabile per avviare questo processo di riqualificazione che dopo anni è stato sbloccato, grazie al grande lavoro di pressione fatto dal Municipio e l’impegno che si è tramutato in fatti concreti e fondi spendibili del Comune e dalla Regione. Il termine ultimo per presentare la domanda è il 31 Luglio 2016.

Link all’agenzia

Italia tra periferie e riscatto

Biennale Architettura: il Padiglione Italia della prossima mostra di Venezia si intitola “Taking care”. Gli ideatori:

progettare per il bene comune riduce esclusione e marginalità.

Architettura come servizio alla comunità, attenzione agli

(28)

individui, attenzione agli spazi, ai luoghi e alle risorse.

Ecco la spinta propulsiva che ha portato alla creazione del Padiglione Italia dal titolo: «Taking care», sottotitolo, Progettare per il bene comune, che sarà aperto per la 15.

Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, presentata (lunedì 4 aprile) a Roma. «Un’architettura che faccia la differenza» è il proposito di TaMassociati, il team curatoriale dell’edizione 2016 del Padiglione, composto d a M a s s i m o L e p o r e , R a u l P a n t a l e o e S i m o n e S f r i s o .

«Un’architettura partecipata e intelligente, in grado di scardinare gli status quo e di immaginare un futuro migliore».

Un progetto proposto alla Biennale Architettura 2016 con l’intenzione di radicarsi e riprodursi al di fuori di essa, per generare una nuova consapevolezza civica. Un’architettura al servizio del bene comune sociale, baluardo contro le frontiere create da marginalità ed esclusione.

Un progetto molto apprezzato dal Ministro Dario Franceschini, ospite alla presentazione assieme al presidente della Biennale Venezia Paolo Baratta. E proprio il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha sottolineato quanto questo procedere per il bene comune debba interessare soprattutto le periferie, in quanto rappresentano «la vera sfida del XXI secolo, luoghi in cui vive lavora e sogna la grande maggioranza degli abitanti delle nostre città. Organizzare questi spazi, connetterli ai grandi flussi metropolitani rispettandone le identità, restituire loro bellezza e armonia è il grande ruolo che gioca l’architettura in questo contesto». Politiche perciò, volte a sostenere processi virtuosi di riqualificazione.

Il tema di Biennale Architettura 2016 è stato scelto dal Direttore artistico Alejandro Aravena, proprio perché indagasse la necessità di comprendere in un unico insieme, l’architettura con la qualità della vita delle persone. E infatti il presidente Baratta avverte: «Abbiamo temuto che l’architettura rischiasse di non avere altre alternative, oltre a quella della realizzazione di interventi spettacolari o di bricolage. Questa Biennale vuol dirci che l’architettura

(29)

è partecipe di una grande finalità: dar forma allo spazio comune».

All’interno del Padiglione Italia, venti progetti di studi italiani in cui si evidenziano differenti approcci. La selezione spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto con la committenza, pubblica o privata, associativa o civica. Nel percorso espositivo, una rassegna di scatti fotografici e cinque progetti inediti realizzati in un lavoro congiunto tra progettisti e associazioni nazionali impegnate nel contrasto alla marginalità in aree periferiche del Paese.

Link all’articolo

Oggi Gesù abita nelle periferie

Esce il libro di Andrea Riccardi.

Nel volume lo storico esplora la nuova frontiera della Chiesa nel mondo globale

Vivere il Vangelo tra la gente dei quartieri degradati, l’impegno indicato dal Papa.

Pubblichiamo un estratto dal saggio dello storico Andrea Riccardi «Periferie. Crisi e novità per la Chiesa» (Jaca Book), che esce giovedì 7 aprile. Un viaggio nelle realtà marginali che si richiama agli appelli di Papa Francesco.

La condizione umana è cambiata rapidamente nel XX secolo: ai primi del Novecento solo un decimo degli abitanti del mondo viveva nelle città, soprattutto nel Nord America e in Europa, mentre nel 2030 si prevede che quasi il 60% della popolazione mondiale sarà urbana. Il pianeta è una realtà ormai

(30)

urbanizzata: nel secolo scorso si è avviata la grande svolta, che ha invertito il rapporto tra città e campagne. Nel 2007, in pieno processo di globalizzazione, per la prima volta nella storia umana, gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne: il mondo è divenuto essenzialmente urbano. Ma tutto questo è avvenuto in modo molto particolare: gran parte della popolazione delle città vive ormai nelle periferie.

Paolo Sellari osserva che le città del Terzo Mondo tendono a riprodurre la dialettica centro-periferia che in larga parte caratterizza ancora oggi il mondo socio-economico, non solo nei centri urbani ma in interi Paesi.

La periferia caratterizza in profondità il mondo contemporaneo con agglomerati che si addensano attorno alle città. Infatti il processo di urbanizzazione globale induce un fenomeno caratteristico della città contemporanea: la cosiddetta slumizzazione. Nel 2003, il 71,9% della popolazione dell’Africa subsahariana vive negli slum. Questa è la condizione urbana più diffusa nel continente: quella di periferico. A livello mondiale gli abitanti degli slum accolgono oggi il 31,6% della popolazione. È un popolo enorme.

Un mondo che non ha voce, ma riceve costanti messaggi da un centro («mediatico»), che attrae verso standard di vita peraltro non praticabili. I periferici sono un popolo di

«esclusi», che vengono continuamente sollecitati e messi a contatto con modelli non raggiungibili.

I problemi concreti posti dal rapido cambiamento della condizione di vita della popolazione mondiale sono numerosi:

da quelli inerenti agli approvvigionamenti alimentari, a quelli della diminuzione o dell’inquinamento delle risorse idriche, alla difficoltà dei trasporti urbani (inadeguati o estremamente carenti in alcune città), agli ovvi, ma drammatici, problemi del lavoro. La realtà umana e sociale della città del XXI secolo è fortemente diversa da quella della città novecentesca. La presenza di grossi agglomerati di proletariato (quindi di periferici) nella città novecentesca

(31)

spesso era in rapporto dialettico o conflittuale con il

«centro» attraverso la realtà della lotta politica e sindacale, ma in fondo si ritrovava — pur in contrapposizione

— all’interno di un orizzonte comune. Attraverso lo scontro e la politicizzazione delle aspirazioni della periferia, si veniva a creare un processo integrativo.

Oggi è molto diverso. Le periferie, che sono molto più integrate da un punto di vista di comunicazione rispetto a quelle del secolo scorso, sono invece distaccate e non rappresentate da un punto di vista sociale e politico. Qui spesso le reti sociali sono scadenti o assenti. Il controllo sugli spazi urbani periferici risulta complesso e difficile, tanto che vaste aree — specie nelle megalopoli — finiscono sotto il dominio di mafie e di cartelli internazionali o nazionali del crimine.

La città del XXI secolo è sempre meno una comunità di destino.

Anzi, mentre una parte di essa viene assorbita nei flussi globali e procede sulla via dell’internazionalizzazione, u n ’ a l t r a r e s t a a i m a r g i n i e f u o r i d a i c i r c u i t i d i integrazione, se non sprofonda in una condizione di isolamento. Sono i quartieri abbandonati dove spesso le persone vivono per l’intera esistenza e dove forse i figli faranno la stessa vita dei genitori. L’universo delle megalopoli si è strutturato in modo che molto spazio abitato diventi luogo di esclusione. La megalopoli produce costantemente periferie urbane e periferizzazioni umane. Di fronte a questa realtà, specie nel Sud del mondo, lo Stato e le istituzioni sovente rinunciano ad un controllo reale di questi spazi. Diventa un mondo perduto, in cui i drammi umani e sociali si annodano con reti criminose e ribellismi endemici, nel quadro di una cultura della sopravvivenza.

Il cristianesimo — su impulso di papa Bergoglio — ha la possibilità di comprendere in modo nuovo la condizione umana e urbana del XXI secolo. Certo questo processo richiede profondi cambiamenti. Non è più possibile affrontarlo con la mappatura

(32)

territoriale, tipica di altre età, fortemente influenzata dal mondo delle campagne, che divideva lo spazio in circoscrizioni predefinite. L’idea stessa di territorio come habitat esclusivo dell’uomo e della donna è rimessa in discussione dalla mobilità umana e dai trasporti, oltre che dalle comunicazioni via internet. Il sistema pastorale si rivela inadeguato.

Dopo il Vaticano II, sulla scorta del rinnovamento dell’eccelesiologia, si è molto insistito sulla dimensione della Chiesa locale, ma è stato un rinnovamento a metà. La C h i e s a l o c a l e , a s u a v o l t a , h a s p e s s o u n a v i s i o n e centralistica che non dà spazio alle periferie. Non basta dividere le diocesi e rendere il centro più prossimo alle periferie. Occorre suscitare nuove realtà cristiane nelle periferie, accettandone la storia e la configurazione. Non tutto può essere programmato dal centro. E la diversità delle esperienze cristiane sullo stesso territorio non significa competitività. Il vero punto focale è quello di un cristianesimo inserito nella cultura e nella realtà urbana, soprattutto, delle periferie.

Papa Francesco, parlando ai superiori generali delle comunità religiose, ha fatto un’importante affermazione: «Io sono convinto di una cosa: i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal centro, ma dalla periferia. È una questione ermeneutica: si comprende la realtà solamente se la si guarda dalla periferia, e non se il nostro sguardo è posto in un centro equidistante da tutto».

La «chiave ermeneutica» di Franceso non è un progetto di riforma della Chiesa attraverso strutture più decentrate. È una proposta che va recepita e realizzata con costruttività, inaugurando o continuando percorsi nelle periferie e con una visione dal basso. Bisogna infatti chiedersi che cosa significa vivere il Vangelo in un mondo urbano globale così cambiato, anzi vorrei dire in una «civiltà» per tanti aspetti nuova, come quella introdotta dalla globalizzazione. Per

(33)

compiere questa operazione così importante, che rappresenta un passaggio storico, occorre dislocarsi nelle periferie come vissuto cristiano e come punto di partenza per un’intelligenza della realtà. Non si tratta di una posizione ideologica, ma di ripensare una storia che può e deve ricominciare da queste posizioni e di maturare una visione in questi ambienti.

Il tema delle periferie e quello della città globale segnano un passaggio fondamentale da una concezione ecclesiastica della Chiesa e della pastorale, che faticosamente e con contraddizioni ha provato a recepire il Concilio Vaticano II, a una concezione di Chiesa di popolo. Non si tratta certo di sottovalutare il ministero sacerdotale, ma di non concentrare in esso tutta la responsabilità pastorale (come si fa generalmente, nonostante i tanti discorsi di segno contrario e quelli ricorrenti contro il clericalismo). Si deve far emergere un popolo che, nella sua complessità e interezza, sia capace di comunicare il Vangelo, di viverlo nelle periferie delle città, di dar origine a percorsi cristiani diversi, anche se convergenti nell’unica grande famiglia della Chiesa.

link all’articolo

Riferimenti

Documenti correlati

ventando sempre più autenticamente consacrata attraverso l’appello o invito di Dio, l’esperienza sentita della sua presenza, la volontà di rispondere, un progetto concreto

[r]

Il risultato netto da Continuing Operations, ossia delle Attività Gas e Filiera Energia Elettrica su cui Edison è focalizzata, si attesta a 98 milioni di euro con una crescita del

Milano, 3 maggio 2019 – Il Consiglio di Amministrazione di Edison, riunitosi oggi, ha esaminato il Resoconto intermedio di gestione al 31 marzo 2019, che si è chiuso con un

13 febbraio 2012 – Il Consiglio di Amministrazione di Edison ha approvato gli accordi finali per il riassetto societario di Edison ed Edipower fra la società, A2A, Delmi ed EDF

Qualora il programma venisse attivato con un secondo parametro sulla linea di comando, allora il calcolo delle vincite dovr`a essere ristretto alle sole vincite che sono avvenute

TRA I MASCHI INTERVISTATE IL 64% DICE CHE NEL SUO LAVORO E’ NECESSARIO CONTROLLARE LE

Installazione di impianti non integrati in edifici, per la produzione di energia elettrica o termica, con funzione di copertura di consumi e utilizzi finali collettivi o