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Academic year: 2022

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Fare insieme una cosa difficile ...

Relazione finale anno 2020

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2 INDICE

I. Cambiamenti…

II. Fare insieme una cosa difficile

III. ASAI ai tempi del Covid 19 ... La ripartenza di settembre!

IV. La Comunicazione: raccontare i piccoli gesti che muovono la comunità, soprattutto nell’emergenza

V. “Ti racconto di me”: l’esperienza di volontariato durante il lockdown. L’impegno, le relazioni e le prospettive future di Claudia Burlando estratto dalla Pubblicazione ASAI “Fare insieme una cosa difficile”

VI. I numeri e le attività del 2020

1. Centri aggregativi: il sostegno scolastico 2. Corsi di italiano per minori e under 30 3. L’accoglienza

VII. Lo Sportello Lavoro ASAI [Rimando]

VIII. Gli indicatori e i numeri: letture del presente e del futuro IX. Sezione Articoli

Mi importa di te: Asai al tempo del Coronavirus

Caro Lancini, ti scriviamo per dirti che..

Centri aggregativi e distanziamento fisico: insieme alla giusta distanza

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3 Cambiamenti

Il 2020 è stato un anno particolare, intenso, difficile, sfidante, stimolante a volte, faticoso, di grandi riprese.

Oltre alle sfide che tutti conosciamo, ASAI ha vissuto un grande cambiamento al suo interno.

Dopo un percorso interno di confronti, dialoghi e passaggi, il 5 novembre 2020 l’assemblea dei soci ha ufficializzato un significativo avvicendamento, costruito attraverso un processo lungo e stimolante.

Sergio Durando, fondatore dell'associazione e presidente storico, ha "consegnato le chiavi" a un nuovo consiglio direttivo.

All'interno dell'assemblea del 5 novembre è stato eletto il nuovo consiglio direttivo composto da 7 volontari che portano con sé un miscuglio di esperienze e sguardi diversi, tutti accomunati dall'essere "innamorati" di ASAI. Tra i membri del nuovo consiglio direttivo, è stato nominato presidente Francesco Caligaris che di ASAI dice di amare quello che l'associazione sa intercettare e sprigionare: diversità, opportunità e umanità, una ricchezza di cui prendersi cura e da continuare a coltivare.

Ritiene che uno dei preziosi ruoli di ASAI consista nell'accogliere e alimentare i desideri delle persone, per poi farli incontrare tra loro e trasformarli in sogni collettivi, da realizzare passo dopo passo in attività concrete e in un appassionante cammino comune.

Cogliamo queste parole per affrontare il nuovo anno con passione, vitalità e slancio!

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4 Fare insieme una cosa difficile

Il 2020 è stato un anno difficile, complesso, che ci ha portato a lavorare, ragionare, pensare e agire in modi impensati, che ci ha fatto smontare gli schemi a cui eravamo abituati per costruirne di nuovi.. Il titolo di questa relazione è un po' l’emblema di questo anno nonché il titolo della pubblicazione che ASAI ha voluto realizzare per raccontare e raccontarsi ai tempi del Coronavirus https://www.asai.it/multimediale/pubblicazioni

La domanda che soprattutto all’inizio della pandemia ci rimbombava nella mente era: “come possiamo fare il nostro lavoro che è fondato al 100% sulla relazione interpersonale in un momento storico in cui proprio la relazione interpersonale, la vicinanza e i contatti non possono essere attuati?”.

Non è stato facile e nelle prime settimane di lockdown a febbraio /marzo abbiamo riflettuto, ragionato, cercando soluzioni per non perdere quei legami relazionali e di fiducia che con tanta fatica erano stati costruiti nel tempo con bambini, ragazzi e famiglie.

Quello che ASAI ha fatto è ESSERCI, non interrompere le attività e continuare a mantenere i legami. Fin da subito ci si è attivati per le attività a distanza, scontrandosi con le innumerevoli complessità legate alla povertà digitale e alla difficoltà di reperire e/o utilizzare gli strumenti ICT. Questa situazione ovviamente si è rivelata più complessa ove erano già presenti altre difficoltà di natura economica e culturale /linguistica, acuite dalle complessità derivanti dal momento storico vissuto.

Elemento essenziale per garantire il raggiungimento del maggior numero di persone è stata la FLESSIBILITA’. Solo attivando strumenti e modalità flessibili alle specifiche esigenze di ciascuno è stato possibile mantenere i contatti, realizzare parte dei percorsi e rimanere connessi.

La rete territoriale è stata fondamentale in questo e i gruppi/azioni che si sono sviluppate nei mesi di lockdown hanno rappresentato un valido strumento per individuare soluzioni funzionali alle specifiche esigenze.

Durante il periodo estivo è stato possibile rivedere i Bambini e i ragazzi, con tutte le precauzioni necessarie, ed è stato un momento molto importante per andare a riprendersi quegli spazi di gioco, libertà, movimento, socialità e aggregazione che si erano bruscamente interrotti a fine febbraio.

Con il mese di settembre l’avvio è stato diverso dagli anni precedenti, peraltro in continua evoluzione tenuto conto del mutare della situazione pandemica e delle relative disposizioni ministeriali. I centri, ove possibile sono rimasti aperti, con modulazione delle attività in presenza e a distanza per consentire a tutti di poter partecipare, attivando così una

“macchina organizzativa” modulare, flessibile e capace di adattarsi alle specifiche esigenze.

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ASAI ai tempi del Covid 19 ... La ripartenza di settembre!

Centro aggregativo San Salvario

Dopo il periodo di lockdown nel quale sono state attivate le attività a distanza, e il periodo estivo che ha consentito di riprendere le attività in presenza, a settembre il Centro si è organizzato per ripartire con le attività in presenza per quanto possibile.

Molto utile in questo periodo di necessità di spazi è stata la pedonalizzazione del tratto di strada da Via Lombroso a Via Principe Tommaso proprio di fronte all’ASAI. Questo spazio ci è servito per poter accogliere con debita distanza i bambini, i ragazzi, le famiglie, i volontari avendo lo spazio per poter tenere insieme più persone ma con le debite distanze e all’aperto (tempo permettendo!).

E' stato bello vedere un grande cerchio di sedie sulla strada dove i bambini, i volontari, i genitori, hanno potuto condividere dei momenti di incontro piacevoli.

Le elementari a partire dai primi di ottobre sono ripartite in presenza con 35 iscritti. I bambini/e vengono coinvolti in attività di supporto ai compiti e attività laboratoriali (fumetti, capoeira) essenziali per lavorare sulle loro soft skills. Si è cercato di mantenere le attività in presenza, sapendo quali difficoltà ci siano nella gestione e organizzazione di attività online per bambini più piccoli. Particolare attenzione è stata agli aspetti legati alla sicurezza sia per i bambini che per i volontari che si sono resi disponibili. Il grande beneficio è stato quello di acquisire nuovi volontari giovani (e meno giovani) che hanno deciso di dedicare del proprio tempo proprio in questo periodo complicato.

Da ottobre è ripartito anche il percorso Piccoli Esploratori seguito da molti bambini anche nel periodo del lockdown...

Da sabato 17 ottobre 2020 abbiamo ripreso le attività dei piccoli esploratori:

laboratori conoscitivi e educativi per i bambini delle elementari.

Finalmente dopo tanto tempo siamo riusciti a tornare in presenza ed è stato bello vedere come i bambini durante le varie attività siano riusciti ad esprimere le emozioni che provavano e ad accrescere la propria autostima, fidandosi di noi responsabili e dell'esperto che conduceva l'attività.

Tra una salita in cima al campanile di Torino, un'attività di giardinaggio, alcuni laboratori di pittura e creazioni di pasticceria siamo riusciti a divertirci sentendoci un po' scalatori, un po' pittori un po' pasticceri e un po' giardinieri. Pietro Grison Le criticità? Tante e differenti:

• Dover mettere un freno alle relazioni: è veramente stancante doverci trattenere a dare la mano, a fare un abbraccio “A volte mi sembra di avere nelle braccia dei freni continuamente bloccati tant'è che mi fanno male anche le braccia!”.

• Dover limitare le iscrizioni per questioni di spazi (quest’anno tema particolarmente critico) e di numeri previsti dalle linee guida nazionali

• La difficoltà di dover programmare a breve termine e di essere in grado di ridefinire la programmazione sulla base delle esigenze del momento (cambio delle disposizioni nazionali, quarantene, etc)

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• Verificare perché molti bambini non stanno venendo, cercando di capire le preoccupazioni delle famiglie. L’inizio è stato faticoso… questo peraltro ci ha permesso di sentire maggiormente alcune famiglie e far sentir loro la nostra vicinanza

• Avere passaggi di informazioni fluidi e affrontare le quarantene delle classi e mantenere l’aggancio con loro

• Ascoltare e supportare i bambini con le loro preoccupazioni...

Sabato mattina abbiamo chiesto loro cosa volessero da Babbo Natale e molti bambini hanno scritto alcune frasi che riportiamo qui di seguito:

Caro Babbo Natale puoi aiutarmi ad abbracciare i miei compagni di classe di nuovo come prima?

Caro babbo Natale per favore fai venire la pace nel mondo. Meno male che andiamo a scuola. Vorrei anche che non litigassimo e vorrei che tra le persone non ci fossero ladri.

Caro Babbo Natale vorrei che nel mondo nessuno comandasse o desse ordini a nessuno.

grazie di cuore.

Caro Babbo Natale vorrei tornare a scuola come prima e continuare a venire in Asai senza aver paura che tutto venga di nuovo chiuso

Caro Babbo Natale, la mia scuola ha delle persone generose e responsabili, vorrei che tutte le persone fossero così.

Caro Babbo Natale, vorrei che le persone fossero più buone sempre.

Caro Babbo Natale, vorrei che le persone avessero cibo, grazie Babbo Natale.

Caro Babbo Natale vorrei tanto che tu stessi bene così potrai esaudire i desideri di tutti.

Chissà come troveremo i bambini al termine di questa avventura! Forse questa reclusione, ci porterà ad accendere il desiderio di stare insieme?

Per i ragazzi/e delle medie (ad oggi 38 iscritti), la modalità di realizzazione è mista (online-in presenza) sia per le attività di sostegno allo studio che per le attività laboratoriali. Di solito i ragazzi/e turnano essendo in parte in presenza e in parte online. In genere si predilige l’attività in presenza per i minori con maggiori difficoltà per supportarli al meglio.

I laboratori vertono su diverse attività (fotografia, tutorial, musica, cucina, radio, creatività, attività di conoscenza del territorio per la definizione di un Urban game) che vengono organizzate in presenza o a distanza sulla base delle specifiche esigenze.

Le principali criticità ovviamente sono dovute all'assenza di relazione/presenza fisica sia dei ragazzi che con gli adulti (famiglie, etc).

E' complesso in termini di tempo ed energie avere il quadro della situazione su tutti i ragazzi.

Con i volontari si è creata una buona routine con lo strumento del diario di bordo, con il quale i volontari aggiornano gli operatori sui loro incontri a distanza con i ragazzi. Spesso nelle note oltre all'aspetto prettamente didattico riescono a catturare qualcosa di personale.

Come stanno i ragazzi, se ci sono problemi o se hanno scoperto qualcosa di nuovo da far emergere come punto di forza.

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Di positivo c'è che i piccoli gruppi permettono di relazionarsi meglio, dando più spazio a chi di solito fa fatica ad emergere. Abbiamo anche potuto constatare che la maggior parte dei ragazzi iscritti, hanno un gran senso di appartenenza al centro, subito dopo i compiti a distanza, vengono in presenza per i laboratori con molto entusiasmo.

I ragazzi/e delle superiori sono 49. Attualmente il sostegno scolastico (doposcuola) si sta svolgendo tutto a distanza, fatta eccezione per qualche situazione particolare:

- Una ragazzina di prima superiore con ritardo cognitivo seguita in presenza da una civilista sia per la parte di compiti che per la parte ludica.

- Una volontaria anziana e sola che desidera continuare a frequentare in presenza la sede e che sta affiancando nello studio della lingua inglese due ragazzini di prima superiore.

- I corsi di italiano L2 per minori, che proseguono in presenza in piccoli gruppi.

I laboratori sono pensati in presenza (eventualmente convertibili online se necessario), in particolare Lunedì: dalle 16:30 proseguono le attività del gruppo di animazione.

Attualmente, date le circostanze, le attività sono concepite per essere svolte sia in presenza che in remoto, quindi si privilegiano registrazioni e videointerviste.

Mercoledì: dalle 16:30 continua il laboratorio di musica. Una volta a settimana un piccolo gruppo di appassionati di produzione digitale si ritrova per comporre, scambiarsi idee, darsi consigli reciproci. Tutto con un obiettivo ambizioso: realizzare un nostro brano unendo la base da noi prodotta alla registrazione della voce e dei vari strumenti, mixando così la parte digitale fatta con il programma FL studio a quella acustica con chitarra e tastiera.

Giovedì: dalle 16:30 abbiamo organizzato un nuovo laboratorio esclusivamente al femminile:

auto produzione e cosmesi consapevole. Mentre creiamo, a partire da ingredienti naturali, scrub e creme per la cura del corpo, ci ricaviamo uno spazio di discussione su tematiche che riguardano la femminilità. Le ragazze hanno la possibilità di confrontarsi tra pari e con ragazze più adulte come educatrici e tirocinanti, in un ambiente disteso e mentre si produce qualcosa insieme. Il laboratorio è uno spazio di protagonismo per le ragazze, che hanno interesse e competenze nel mondo dell’estetica: intanto, vengono immessi contenuti riguardanti la cura del corpo con prodotti naturali e a zero impatto ambientale.

Criticità

Non tutti gli iscritti degli anni passati si sono presentati a settembre al momento delle iscrizioni in presenza. Sicuramente l'emergenza sanitaria è motivo di preoccupazione per diverse famiglie e per i ragazzi, quindi non tutti se la sono sentita di tornare alla quotidianità con spensieratezza.

Alcuni dei problemi relativi ai devices sono stati risolti durante il primo lockdown e sicuramente molti studenti hanno acquisito maggiore dimestichezza nell'utilizzo delle piattaforme per la DAD e in generale, per rimanere in contatto in remoto. Il problema, forse, non sta tanto nel sapere usare la tecnologia o meno, ma nel rischio di passività che sta dietro le relazioni in remoto. Connettersi, senza necessariamente dover accendere la videocamera è sicuramente un modo di partecipare, ma a metà, che non richiede presenza fisica né tanto sforzo.

Così, alcuni ragazzi del doposcuola non rispondono alle chiamate, raramente ai messaggi, dicono che va tutto bene e non hanno bisogno di nulla, probabilmente per ovviare il problema.

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C'è una parte di ragazzi, invece, che sente forte il bisogno di relazione in presenza con i propri pari e con gli educatori del centro, e partecipa con molto entusiasmo alle attività laboratoriali che sono state mantenute in presenza.

Altri ancora, che frequentavano in presenza fino a fine ottobre, ora rimangono tutto il tempo a casa per volontà dei genitori.

La fascia degli adolescenti in questa fase si è trovata fortemente penalizzata: sono stati i primi a dover rinunciare alla didattica in presenza e a tutte le occasioni di aggregazione che potevano incontrare.

Una difficoltà che noi educatori riscontriamo è dover portare avanti le varie attività in modalità mista (presenza/remoto), dovendo concepire, quindi, le attività contemporaneamente.

Altra criticità del periodo è l'esclusione di alcuni volontari dalle attività digitali a distanza; in pochi casi si è mantenuta la classica impostazione del doposcuola (volontario e adolescente si incontrano in ASAI per fare i compiti); in altri, purtroppo, non si è riusciti a trovare un buon compromesso: alcuni volontari non hanno dimestichezza con i devices e preferiscono restare a casa. In questi casi, manteniamo comunque un contatto con loro tramite chiamate e messaggi.

Qualcosa di bello:

Mahmood, diciottenne del doposcuola superiori, ha deciso di girare il video del suo brano rap in ASAI, perché il posto in cui lui si sente libero di esprimersi, e perché sa un po’ di casa. Educatori, tirocinanti e coetanei si sono resi disponibili a seguirlo in questa impresa e con molta dedizione e professionalità ci siamo messi all’opera, cercando di curare i vari aspetti della produzione e del montaggio.

Anita, quindicenne del doposcuola. Grazie ad una chiacchierata con lei abbiamo deciso di avviare il laboratorio di cosmesi consapevole, partendo da una sua passione che ha deciso di condividere con noi e le sue coetanee. Nonostante la sua giovane età, Anita conosce tantissimi rimedi naturali per la cura del corpo, grazie al lungo tempo trascorso con sua nonna in Romania e ai suoi insegnamenti.

Centro Aggregativo Porta Palazzo – Via Genè 12 Torino

Un obiettivo comune, tante modalità

Da settembre all’ultimo Dpcm le attività sono riprese in presenza nel rispetto delle norme anti-Covid: sia l’area dell’accompagnamento e sostegno scolastico sia l’area artistico creativa hanno ritrovato un loro spazio e un loro tempo, grazie ad un costante lavoro di co- progettazione tra operatori, volontari e tutte le figure che ruotano attorno al centro aggregativo.

Il rispetto della sensibilità di ciascuno è stata una sfida: mettere insieme, ricreare luoghi piacevoli e di incontro attraverso nuove modalità.

Da subito si è dunque configurato un doposcuola misto presenza – distanza, con l’obiettivo di non perdere nessuno.

A partire dal Dpcm di novembre in poi abbiamo deciso di continuare le attività in presenza in piccoli gruppi scaglionati tra loro in diverse fasce orarie, potenziando parallelamente anche

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la modalità in remoto per gli adulti e i bambini e i ragazzi più lontani e/o che preferivano stare a casa.

I ragazzi e i bambini ora più che mai portano il bisogno di uno spazio di svago ma anche di sostegno e di confronto in un momento di così forte incertezza. Da qui parte e si rafforza il nostro impegno a mantenere sia il lavoro in presenza che quello in remoto.

Per scendere nello specifico…le nostre attività

Fascia Elementari: da settembre sono stati coinvolti 60 bambini e bambine in presenza con i volontari in attività di sostegno scolastico e momenti di gioco e laboratorio in piccoli gruppi.

L’attività si svolge 3 volte alla settimana. I volontari che seguono i bambini nei compiti, si occupano anche di pensare e organizzare attività ludico creative da proporre ai bambini nella seconda parte del pomeriggio. Solo alcuni bambini/e di 4° e 5° elementare si collegano da Via Genè con operatori e/o volontari in remoto. Di fatto l’attività di aggregazione viene integrata nei singoli sottogruppi del sostegno scolastico al fine di mantenere le stesse “bolle”

e realizzare con loro attività didattiche e ludico creative.

Fascia Medie: da settembre sono stati coinvolti 65 ragazzi e ragazze in modalità mista.

L’attività si svolge 3 giorni alla settimana. Parallelamente il Laboratorio L2 (Corsi di Italiano) si svolge 2 volte a settimana per i NAI. Le attività di Sostegno scolastico vengono realizzate con operatori e con i volontari con differenti modalità a seconda del bisogno e della disponibilità, ad es.: ragazzo in presenza in via Genè collegato con volontario in remoto;

volontario e ragazzo in remoto; volontario e ragazzo in presenza. Vengono realizzati attività laboratoriali con piccoli gruppi su differenti argomenti: lettura (in presenza), inglese (metà in presenza e metà in remoto), creatività (in presenza), cucito (in presenza); giochi di gruppo (in presenza e a distanza).

Fascia Adolescenti: coinvolti da settembre 2 volte alla settimana 14 ragazze/i coinvolti con modalità mista. Le attività di sostegno scolastico vengono organizzate con operatori e volontari in modalità differenti (in presenza e in remoto). Inoltre vengono proposte delle attività laboratoriali sotto forma di gioco. Ad es. viene organizzato un gioco di ruolo realizzato in presenza e in remoto al quale i ragazzi partecipano mettendosi in gioco. I ragazzi sono stati inoltre coinvolti nelle attività di sostegno scolastico con i bambini delle elementari e sull’orientamento scolastico dei ragazzi di terza media in vista della scelta della scuola superiore con l’obiettivo di favorire loro azioni di protagonismo attivo e promuovere azioni di reciprocità.

Attualmente sono in stand by alcune attività che storicamente venivano organizzate presso la sede di Via Gene, ovvero i corsi L2 e le attività laboratoriali per adulti. In particolare avevamo in programma l’organizzazione oltre dei Corsi L2, anche di attività per adulti quali, un corso di arabo Darija, corso di cucina, corso di cucito gestito da una mamma di 3 ragazzi che frequentano il centro, corso di ginnastica mamma/bambino gestito da una mamma di 2 ragazzi che frequentano il centro) . I corsi di L2 sono partiti mentre le attività laboratoriali verranno attivate non appena possibile avendo necessità di essere organizzate in presenza e di difficile gestione tenuto conto delle disposizioni ministeriali.

Il coinvolgimento dei volontari è fondamentale per ASAI e questi tempi di pandemia hanno messo in crisi anche questo aspetto, a tutela delle persone più fragili. Ciò nonostante, la voglia di partecipare e di esserci è stata forte e i volontari si sono messi a disposizione, chi in presenza chi in remoto sulla base delle proprie sensibilità, al fine di mantenere il legame con i minori seguiti e mantenersi attivi per la società. Chi non viene coinvolto in attività in presenza, viene anche inserito in altre attività quale ad es. la ricerca di materiali per le attività. Questo permette alle fasce più deboli di rimanere in sicurezza e al contempo di

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essere coinvolte nelle attività dell’associazione. Per questo motivo sono state istituite 5 commissioni di lavoro (commissione uscite; commissione laboratori; commissione sostegno scolastico; commissione spazi e visibilità sede) che vedono nutriti gruppi di volontari e operatori lavorare a distanza per il benessere della collettività. Le difficoltà tecnologiche in alcuni casi non aiutano alla connessione anche con i volontari o fra volontari e minori, ma lentamente questa situazione è in miglioramento, anche grazie a giovani volontari che si rendono disponibili per un supporto tecnologico!

La sede è coinvolta in coordinamenti di quartiere e collabora con i servizi sociali per intercettare risorse e servizi per le famiglie in difficoltà sin dal primo lockdown (Aurora2020, progettazione ToNite).

Criticità

I bambini e i ragazzi coinvolti partecipano tutti, tranne i cinesi per i quali si è attivata una rete territoriale di confronto con la Città, l’associazione Zhi Song e 3 Dirigenti Scolastici.

Rispetto alle attività a distanza, la modalità in remoto per le elementari è molto complicata:

il video non è sufficiente come supporto visivo senza che i compiti e le consegne siano condivise precedentemente con i volontari.

Rispetto alle medie risulta difficile motivare i ragazzi a venire in presenza dovendosi collegare in remoto con i volontari e in assenza di possibilità di spazi aggregativi e di gruppo.

Infine, molto spesso intere classi o gruppi di bambini e ragazzi che frequentano le attività sono in quarantena e la continuità delle relazioni e dei percorsi attivati in questo periodo è molto difficile da mantenere.

Sicuramente risulta complesso far convivere più modalità di partecipazione contemporaneamente, prestando la stessa attenzione e cura a tutti e riuscire a far percepire il senso di coinvolgimento e di appartenenza ad un insieme organico e ampio le persone coinvolte a distanza. La complessità sta anche nel creare dinamiche di gruppo dovendo limitare le attività laboratoriali rispetto al numero di partecipanti e al rispetto delle modalità adeguate.

Sicuramente si denota una maggiore incostanza rispetto agli scorsi anni nella partecipazione da parte dei ragazzi, dovuta ai cambiamenti repentini, alle paure e alle singole necessità oggettive e soggettive legate al COVID.

Note positive

Michael e Omar si sono iscritti per partecipare al laboratorio di inglese.

Michael e Omar sono grandi amici, fanno entrambi la terza media ma in scuole diverse. Anche se non devono fare i compiti in Via Genè, si fermano oltre il loro corso per fare ricerche insieme a Roberto, volontario a distanza, sui murales di Torino. Desiderano dedicare del tempo a qualcosa di diverso, e soprattutto avere del tempo per sé...

Chiacchiere, una buona spremuta per recuperare le energie, un piccolo aiuto nel prendere le misure alle finestre (serviranno per attaccare adesivi per rendere più visibile la sede), insomma, un pomeriggio insieme!

Ecco racchiuso in un episodio uno dei valori più importanti del doposcuola: si parte dai bisogni di ogni singolo ragazzo e ragazza e giorno dopo giorno si costruisce uno spazio di vita significativo basato sule relazioni.

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Quest’anno in particolare i ragazzi ci danno come rimando l’importanza di avere un luogo in cui si possa stare bene con gli altri, a prescindere dalle (ma con l’aiuto delle) attività che si svolgono.

Durante il doposcuola Clarence ci racconta che al mattino è nata la sua sorellina. È molto emozionato e non vede l’ora di vederla; non sa ancora dirci il nome che i genitori hanno scelto per lei, ma promette di farcelo sapere. Alla sera riceviamo dal papà di Clarence un messaggio da parte sua con una foto di una bellissima bambina nata da poche ore e con tantissimi capelli neri!!

Barriera di Milano – Centro di Via Baltea

Anche il Centro di Via Baltea ha riaperto i battenti a ottobre 2020 dopo il lockdown e il periodo estivo nel quale sono stati mantenuti i rapporti con i minori coinvolti nelle attività. In via Baltea è attivo il doposcuola medie e il doposcuola superiori.

I ragazzi/e delle medie per l’a/s 2020-21 sono 28 (con alcuni in lista di attesa). Da settembre l’organizzazione aveva ipotizzato di avviare tutto in presenza, ma i continui cambiamenti hanno portato a rivedere la programmazione prevedendo una attività mista (presenza/distanza). Le attività sono in parte didattiche e in parte volte a stimolare l’attività aggregativa, cercando di rafforzare i legami di gruppo e lavorare sulla coesione interna.

A causa delle difficoltà legate agli spazi e alla disponibilità dei volontari, alcune attività sono state rinviate in attesa della possibilità di rivedersi in presenza. Peraltro sono state organizzate e verranno organizzate attività per stimolare l’aggregazione e la socialità in piccoli gruppi e nel rispetto delle normative previste.

Anche per i ragazzi delle superiori, che vede coinvolti 37 ragazzi/e, la scelta è stata quella di prevedere un sistema misto (distanza/presenza). In particolare, le attività di doposcuola sono realizzate in presenza er a distanza, e parallelamente è stato avviato un laboratorio di giocoleria (iniziato a ottobre e ripartito il 10/12 dopo l'interruzione per il DPCM) due volte alla settimana.

I ragazzi hanno deciso di mettersi in gioco e di rendersi utili per la comunità.

Per questo motivo hanno deciso di attivarsi per la consegna dei pacchi alimentari e in attività di volontariato in collaborazione con la Casa del Quartiere di via Agliè. Inoltre, 4 ragazze si sono rese disponibili per fare attività di animazione con i bambini delle elementari di via Genè mettendo a disposizione il proprio tempo per gli altri.

PACCHI ALIMENTARI? PENSIAMOCI INSIEME!

I ragazzi del doposcuola Asai di via Baltea quest'anno si sono offerti di collaborare con i Bagni Pubblici Via Agliè, per la distribuzione dei pacchi alimentari alle famiglie del territorio.

Quest'esperienza, svolta anche con i ragazzi del doposcuola di San Salvario, li ha portati ad osservare ciò che succede nel quartiere di Barriera.

Si sono poi lanciati in un'ulteriore iniziativa natalizia: raccogliere doni per chi usufruisce del servizio "Docce" dei Bagni pubblici.

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Se vuoi contribuire anche TU con un dono segui le seguenti istruzioni (o leggile sul volantino) e contatta il numero: 3484010063

PRENDI UNA SCATOLA QUALSIASI, DECORALA E METTICI DENTRO:

Una cosa calda, anche se non nuova ben tenuta (guanti, sciarpa, cappello...)

Una cosa golosa (caramella, liquirizia...)

Un prodotto di igiene personale (bagno schiuma, sapone...)

Un biglietto con un messaggio di gentilezza, perché le parole valgono anche più degli oggetti.

#urbanengagement #solidarietà #bagnipubblici #cittadinanza #dono #ASAI

I ragazzi inoltre sono stati molto coinvolti nella programmazione della Web Radio Linea4 e hanno avviato un laboratorio di fotografia insieme a dei volontari.

Sicuramente uno dei temi che hanno condizionato le attività in Via Baltea ma non solo ai tempi del Covid è quello degli spazi. Il distanziamento fisico richiesto e la necessità di mantenere le distanze, ha determinato una riorganizzazione interna in termini di numeri e attività realizzabili. Ove gli spazi lo consentono è stato possibile sfruttare gli spazi esterni o gestire le attività in modo più funzionale, mentre in alcuni casi i gruppi si sono dovuti ridimensionare per garantire la sicurezza delle persone.

Anche in questo caso il tema della connessione è stato centrale dovendo realizzare parte delle attività online, e non sempre la connessione ha funzionato.

Barriera di Milano - Giovani al centro – Centro Interculturale della Città di Torino

Giovani al Centro è partito a ottobre in presenza. Dal 3 novembre all'11 dicembre si è convertito in attività on line e dal 15 dicembre di nuovo in presenza. Attualmente gli iscritti sono 46 ragazzi/e delle superiori. Oltre al doposcuola sono stati organizzati alcuni laboratori:

⚫ laboratorio teatrale in collaborazione con casa teatro ragazzi (a conclusione del percorso iniziato nell’a.s. 2019-2020).

⚫ Laboratorio di radio

⚫ Laboratorio Green con la collaborazione delle associazioni Mais e Rete ong (Progetto all'interno del co-city)

Dopo i primi 8 incontri in presenza, quando il gruppo stava iniziando a formarsi, abbiamo dovuto passare alla modalità on line. A differenza di marzo, questa volta è stato più semplice mantenere un contatto soprattutto rispetto ai compiti.

Già a partire da venerdì 6 novembre, grazie alla classroom attiva dallo scorso marzo ed alla creazione di piccoli gruppi whatsapp si è iniziato a lavorare on line tramite Gmeet collegando volontari a ragazzi a seconda delle necessità.

A causa di orari scolastici molto diversi da quelli in presenza e che toccavano anche la fascia preserale abbiamo dovuto offrire una maggiore disponibilità ed elasticità chiedendo ai volontari e agli operatori di essere disponibili anche in momenti differenti da quelli prestabiliti dal servizio; questo però ci ha permesso di mantenere legati la maggior parte dei ragazzi iscritti mantenendo attiva la relazione.

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Dopo i primi incontri ci siamo resi conto di due potenziali difficoltà:

• la proposta di attività green on line rischiava di perdere di senso. Abbiamo quindi, dopo diversi confronti con i conduttori, rimodulato differenziando in due momenti la proposta:

 l’associazione Mais ha proposto una formazione online per adulti e volontari senior sull’uso di piattaforme e app utili all’accompagnamento didattico a distanza.

 l’associazione Rete Ong dopo una prima presentazione online del progetto di orto urbano ha atteso la ripartenza in presenza. La presentazione online del progetto ha permesso, una volta ritornati in presenza, di ripartire subito con un gruppo formato di ragazzi.

• dopo i primi incontri online ci siamo resi conto che iniziavano ad emergere bisogni in particolare dal gruppo delle ragazze legate alla difficoltà di relazione e stare insieme.

C’era bisogno di un momento intimo di relax e condivisione dove, in maniera leggera, dedicarsi del tempo, state bene insieme anche se a distanza. Così, grazie ad un gruppo numeroso di giovani adulte che si sono messe in gioco in prima persona (civiliste, mentor e volontarie), è stato possibile creare un momento al femminile chiamato “La sala del thè” avviato a distanza e proseguito successivamente in presenza.

Attività al Lingotto presso l’IC Pertini

Da anni ASAI lavora presso l’IC Pertini grazie al progetto “Provaci ancora, Sam!” e all’organizzazione di attività di supporto allo studio in orario extrascolastico sostenuto da diverse progettualità e/o garantito dall’associazione medesima.

Le attività sono state garantite anche durante il primo lock down attivando fin da subito attività di didattica/sostegno a distanza in stretta collaborazione con i docenti dell’istituto comprensivo.

Con l’avvio dell’anno scolastico 2020-2021, con tutte e quattro le classi, il lavoro degli educatori è cominciato in presenza, prima del DPCM del 06/11/2020. Ciò ha reso possibile rivedere le tre classi in presenza e riprendere le attività con tutta la classe, nel tradizionale spirito del SAM. In tal senso, durante le prime settimane di attività, con le tre classi medie sono state realizzate attività di conoscenza (per l'ingresso della nuova figura Laura Di Vita) e, soprattutto, attività volte a indagare come sia stato il rientro a scuola dei ragazzi e come stiano vivendo questo nuovo modo di “stare in classe”.

Ciò è avvenuto tramite la somministrazione di un “questionario di bentornati” SAM in cui si chiedeva ai ragazzi, tra le altre cose, come avessero vissuto la DAD, quali fossero stati gli aspetti positivi/negativi della DAD e come fosse stato il rientro a scuola a settembre. È emersa una maggiore consapevolezza nei ragazzi rispetto alla difficoltà di fare scuola a distanza, accompagnato da un senso di maggiore stanchezza, minore resa e frustrazione. A ciò si è aggiunta la consapevolezza della differenza tra i due lockdown: mentre il primo di marzo è stato vissuto con più leggerezza (e forse anche gioia - “che bello, non si va a scuola!”), il secondo ha portato con sé difficoltà, noia, staticità e mancanza del gruppo classe e della scuola tradizionale in presenza.

Con l'arrivo del DPCM del 6/11/20, il lavoro con la classe delle elementari è continuato senza

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Con le classi medie, invece, si è trasformato radicalmente, dal momento che non è stato più possibile lavorare in presenza con l'intero gruppo classe.

Nonostante ciò, in tutte e tre le classi è sempre presente un piccolo gruppo di alunni (con bisogni educativi speciali o con maggiori difficoltà di apprendimento), che ruota a seconda dei giorni.

Le maggiori difficoltà hanno riguardato l'orario scolastico (che inizialmente è variato di settimana in settimana) e l'introduzione delle lezioni sincrone (lezione rivolta contemporaneamente ai ragazzi presenti e a quelli a casa) e asincrone (solo con i presenti in classe). Ciò ha portato educatori e docenti a rivedere la classica impostazione del SAM (lavori di gruppo, scambio di materiali, coinvolgimento intero gruppo classe, etc.) e a sperimentare nuove modalità di lavoro.

Come per le attività mattutine, anche quelle pomeridiane sono iniziate coinvolgendo i ragazzi in presenza e proseguono ora – per le medie – a distanza.

Tali attività vedono la viva partecipazione di 4 volontari e di 5 persone inseriti in un percorso di Giustizia Riparativa.

A volte lo studio riguarda un'unica materia, per cui è condotta contemporaneamente con l'intero gruppo dei partecipanti; altre volte ci si divide a seconda delle materie da studiare. Al momento, per le medie, lo spazio extrascolastico è dedicato quasi in toto al sostegno scolastico, benché si riesca sempre e comunque a ritagliarsi spazi di dialogo con i ragazzi. Il sostegno scolastico a distanza incide negativamente sulla presenza dei ragazzi, accentuando purtroppo la dispersione.

“E’ stato difficile tornare a scuola con le mascherine sul viso; speravo che quando saremmo tornati a scuola il covid sarebbe già stato sconfitto. Ma tutto sommato sono stato contentissimo di rivedere i miei compagni e i professori!”

La compagnia teatrale assaiASAI e la “gentilezza” come strumento di lavoro

Fin dall’inizio della pandemia, il gruppo di teatro comunitario assaiASAI, con i suoi 50 attori, ha dovuto ripensarsi. Nel discorso pubblico ci chiedevano (e ci chiedono) un distanziamento fisico, non sociale. Ci si chiede di rinunciare a una parte importanti delle relazioni – il contatto fisico, gli abbracci, la vicinanza dei corpi – non alle relazioni. Proprio le relazioni, quelle personali che si sono create negli anni tra singoli teatranti e quelle collettive, legate al sentirsi parte di un gruppo, sono state una risorsa fondamentale per affrontare le difficoltà diverse che questa pandemia ha posto di fronte a ognuno della compagnia.

Nel periodo del primo lockdown, la compagnia ha dimostrato di aver contribuito alla creazione di un gruppo resiliente, capace di adattarsi per fronteggiare il cambiamento. La regia, già durante la prima settimana di chiusura, ha elaborato una modalità per mantenere in essere il funzionamento del gruppo. Il gruppo chiuso su Facebook, fino ad allora usato in maniera saltuaria per condividere informazioni o a scopo ludico, è diventato la nostra piattaforma di lavoro.

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A seguire la compagnia ha iniziato a lavorare sul tema della gentilezza, tema sul quale abbiamo focalizzato il nostro lavoro a partire dalla ripartenza di settembre. La scelta del tema non è stata certo casuale. Il distanziamento fisico e il pericolo del contagio hanno contribuito ad alimentare in questi mesi un senso di diffidenza reciproca, soprattutto verso gli sconosciuti. La crisi ha alimentato un senso di sfiducia nel futuro e di paura che volevamo contrastare con un’attenzione dal basso al tema della gentilezza. In un primo momento abbiamo condiviso alcune nostre storie di gentilezza che, durante il secondo periodo di zona rossa, sono state trasformate in piccole drammaturgie tramite un corso di scrittura e recitazione online, e trasformate in pillole audio che, in queste settimane, sono in onda su RadioLinea4, la nuova radio comunitaria di ASAI.

Il lavoro di assaiASAI, quindi, ha trovato un nuovo sbocco online nel programma “Frequenze in compagnia!”, in attesa di tornare presto sulle scene.

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La Comunicazione: raccontare i piccoli gesti che muovono la comunità, soprattutto nell’emergenza

Durante l’anno 2020, il lavoro della comunicazione è aumentato parallelamente alle esigenze di spostare gran parte delle attività online.

Oltre alla cura e all’aggiornamento dei siti internet legati all’associazione (www.asai.it www.terremondo.it), abbiamo potenziato l’utilizzo dei social, in particolare di Facebook e della pagina Instagram, arricchendo i nostri contributi con nuovi strumenti comunicativi (video, contest, storie, eccetera) che potessero coinvolgere anche gli adolescenti.

Abbiamo supportato la comunicazione del primo anno della famiglia-comunità di Piobesi, promuovendo un filo diretto tra gli ospiti di Casa Aylan e l’associazione (www.casaayalan.it ).

Abbiamo anche implementato l’uso del canale YouTube per le formazioni dello Sportello Lavoro che sono passate in remoto. Siamo stati impegnati in prima linea nella progettazione e nella costruzione del sito della radio comunitaria di ASAI (www.radiolinea4.it) e nella promozione della diffusione dello strumento.

Sempre più consapevoli dell’importanza della comunicazione, abbiamo lavorato e stiamo lavorando insieme ai colleghi per promuovere una “cultura della comunicazione nel sociale”

negli operatori e nei volontari, affinché il materiale prodotto e diffuso sia parte del percorso educativo, umano e artistico e, allo stesso tempo, possa essere strumento di qualità, attivo di diffusione, sensibilizzazione e contatto diretto con le persone, specialmente in questo momento di emergenza sanitaria.

Abbiamo provato a sintetizzare l’anno di ASAI in un video di due minuti circa, visibile al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=bpn3DdlUK_k

In allegato, un pdf di sintesi dei settori associativi che vedono impegnata in prima linea l’Area Comunicazione.

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“Ti racconto di me”: l’esperienza di volontariato durante il lockdown. L’impegno, le relazioni e le prospettive future di Claudia Burlando

L’intervista

Questo lavoro è il frutto dell’intervista di una ventina di volontari di ASAI che hanno partecipato in vario modo alle attività aggregative e di sostegno a distanza di bambini e ragazzi durante il periodo di lockdown e fino al termine del periodo scolastico.

Ciascuno è stato intervistato sulla sua storia in associazione, come ha partecipato e vissuto il sostegno a distanza e sui pensieri e considerazioni che ne sono scaturiti.

L’intento è di dare loro voce per condividerne le esperienze e fare tesoro dei tanti spunti di riflessione, preziosi per ASAI ben al di là della situazione di confinamento, anche in una prospettiva di “normalità”.

I volontari intervistati

Si è cercato di raccogliere contributi da volontari rappresentativi dei centri sparsi nei diversi quartieri di Torino e delle attività a distanza svolte durante il lockdown (doposcuola di tutti i cicli di istruzione, animazione, compagnia teatrale assaiASAI, giustizia riparativa). Il campione è formato da persone di età, esperienze e formazione diverse, che hanno iniziato l’attività in associazione spinte da motivazioni molto varie.

Significativa al riguardo è la contestazione del termine “volontario” da parte di uno degli intervistati, in quanto espressione che non riesce a rappresentare in maniera esaustiva la natura e lo scopo dell’impegno delle persone.

Non mi piace la parola “volontario”, apparteniamo alla società, non siamo individui singoli, ciascuno di noi ha una responsabilità; c’è un tempo per te ma anche per gli altri, questo dovrebbe appartenere a tutti. “Volontario” significa che fa quel che vuole fino a quando vuole, invece quando prendi un impegno poi lo devi mantenere.

Per me ASAI è uno spazio e un posto che mi permettono di fare politica, che non è una appartenenza a un partito ma mettersi insieme con gli altri perché condividi dei valori, vedi il mondo intorno a te e dici:

“dai, facciamo qualcosa”. (S.)

Il lockdown, come ci siamo sentiti

Le prime settimane sono state di attesa, di vuoto, di confusione. La sensazione iniziale più diffusa tra i volontari è di spaesamento, solitudine, paura.

Contemporaneamente il tempo libero, l’interruzione dei ritmi e l’assenza delle “distrazioni” della vita quotidiana è stata per molti un’opportunità di profondità, di mettere a fuoco l’essenziale. Sono emerse debolezze e fragilità ma anche nuovi, più profondi bisogni e, soprattutto, la voglia di mettersi in gioco.

Voglia di (ri)mettermi in gioco e in discussione. Li dico insieme perché mi è venuta voglia di mettermi in gioco e quindi ho dovuto mettermi in discussione per sapere quello che voglio. (Alberto)

Scuole e centri aggregativi chiusi, come muoverci per il sostegno a distanza

Abbiamo fatto il doposcuola prima delle vacanze di carnevale senza sapere che sarebbe stato l’ultimo di quest’anno. (I volontari)

Appena è stato chiaro che le attività non sarebbero ricominciate a breve, i coordinatori delle attività hanno contattato i volontari per sapere come stavano e se desideravano essere coinvolti nel sostegno a distanza; qualcuno ha chiamato di sua iniziativa per sapere come dare una mano. C’era una gran desiderio di aiutare in un momento difficile.

I contatti tra volontari, coordinatori e educatori sono avvenuti nello spirito di dare attenzione all’altro, di aiuto e incoraggiamento reciproco, ma anche di confronto sul da farsi, di raccolta e discussione di proposte e suggerimenti, di divisione dei compiti tra chi poteva contribuire.

L’immediata priorità era contattare le famiglie dei bambini e ragazzi più giovani, mentre la scuola era ancora assente, stava cercando di organizzarsi. Sono state fatte centinaia di telefonate alle famiglie.

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Non potevo mandare solo un messaggio, dovevo sentirli, sapere come stavano vivendo l’emergenza, in quale situazione si trovavano. A volte le telefonate erano lunghissime. (Anna)

I ragazzi più grandi sono stati contattati direttamente.

Abbiamo cercato di non perdere i contatti con i ragazzi. Si è dovuto capire in che condizione fossero i ragazzi a casa, se avessero strumenti digitali e possibilità di connessione. Se avessero lezioni con la scuola e come fossero organizzate. All’inizio sia noi che i ragazzi abbiamo navigato a vista.

Rispondevamo a qualsiasi ora del giorno e della notte per non lasciarli senza un aiuto: “aiutami ti prego a fare il riassunto della vita di Petrarca”, “devo rispondere in inglese a domande sul linguaggio tecnico dell’aviazione”.

Piano piano ci siamo organizzati e si è entrati in un’ottica di normalità, di accettazione. (Gaia) Era una situazione nuova e imprevista per tutti, di difficoltà e al tempo stesso stimolo comune a tutti.

Il confinamento non ha colpito tutti allo stesso modo, le situazioni sono diversissime, ma la condizione di isolamento, il pericolo e la paura del contagio ha accumunato tutti. Il confronto in questo senso è stato su un piano di parità. Si era tutti in difficoltà, vi erano esigenze da parte di tutti. (Francesco)

L’unico aspetto positivo che vedo (per i ragazzi) è un meta-aspetto: l’aver preso in carico un imprevisto – e le sue stranianti conseguenze operative e quotidiane – che per una volta non dipende dalla loro personale storia e situazione famigliare (imprevisti cui hanno già certamente dato abbastanza), ma è comune a una gran parte dell’umanità. (Enrico)

Dopo i primi momenti di recupero dei contatti, di attenzione alle persone e di confronto sul da farsi, è partita l’attività di sostegno a distanza.

A ciascun volontario disponibile sono stati assegnati uno, due o più bambini e ragazzi del doposcuola in cui già lavoravano, che spesso già conoscevano (non sempre è stato possibile).

L’organizzazione e le modalità delle attività sono state le più diverse, a seconda della fascia d’età dei bambini e ragazzi, della disponibilità e affidabilità degli strumenti informatici, del tempo a disposizione dei volontari, del carattere e preferenze dei bambini e dei volontari.

L’individuazione della frequenza, durata e i mezzi di comunicazione e di incontro virtuale – anche dove sono state date linee guida dai coordinatori del centro – è avvenuta in modo naturale, talvolta progressivo, tramite la reciproca attenzione all’altro (bambino, ragazzo, volontario) dall’altra parte del monitor o del cellulare, ai suoi bisogni, disponibilità e preferenze.

Talvolta gli appuntamenti erano a orari e giorni prestabiliti, altre volte dipendevano dai bisogni e richieste dei bambini e ragazzi. Alcuni si trovavano durante la settimana, altri durante il fine settimana perché i ragazzi erano troppo occupati con la scuola.

Chi ha usato le video-chiamate, chi solo l’audio, chi (con ragazzi più grandi) ha privilegiato la comunicazione scritta, chi ha usato tutte e tre le modalità.

La relazione al centro

All’inizio, in particolare quando le scuole non avevano ancora organizzato la didattica (e questo periodo per alcune scuole è durato più di un mese e mezzo), si è trattato soprattutto di mantenere la relazione, di fare esprimere e parlare bambini e ragazzi, di allenare le competenze di base.

È risultata subito evidente la necessità di trovare un equilibrio tra momenti di gioco, di dialogo e momenti di esercizi e studio.

Alcuni bambini e ragazzini hanno espresso le loro ansie (avevano bisogno di capire meglio cos’era questo virus), di rassicurazioni sull’andamento dell’epidemia, di informazioni sull’avanzamento della ricerca sui vaccini, o semplicemente desiderio di raccontare l’ultima puntata del cartone animato che avevano visto.

In alcuni casi il sostegno allo studio è passato totalmente in secondo piano: “io non ho bisogno, mi bastano le lezioni online” dice R., una ragazza di 2^ media.

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R. però ha una situazione difficile a casa, è in ansia, ha paura di uscire, anche quando le restrizioni vengono allentate. La volontaria che la segue continua a chiamarla per chiacchierare, per darle il sostegno personale di cui ha percepito il bisogno.

D., un bambino di 5^ elementare, non ha voglia di fare nulla. Chi segue D. cerca sempre di trovare un appiglio per coinvolgerlo, interessarlo, farlo aprire, ma senza successo; eppure non rinuncia a cercarlo, a provare, perché sia chiaro a D. che lui c’è per fare delle cose insieme o anche solo per ascoltarlo, che può sempre contare su di lui.

Bisogno di coordinamento con la scuola

Il coordinamento con la scuola e gli insegnanti è stato fondamentale, innanzitutto per recuperare ragazzi e bambini rimasti isolati. Alcuni si è riusciti a recuperarli, altri sono rimasti indietro, evidenziando la difficoltà di aiutare proprio quelli che hanno più bisogno.

Quando poi la didattica scolastica è iniziata, c’è stata necessità di sostegno e coordinamento in relazione alle richieste della scuola a bambini e ragazzi.

In un contesto in cui i genitori non sono in grado di far fronte da soli alle richieste della scuola (per esempio per problemi di lingua o tecnici legati alla possibilità di connessione in remoto), il ragazzino si è trovato solo, senza un confronto con l’insegnante, i compagni, gli operatori di ASAI. Le famiglie si sono trovate senza l’aiuto a rispondere alle richieste della scuola, che di solito venivano risolte in collaborazione con l’associazione. (Letizia)

Le lezioni online, tanti compiti, la scarsa disponibilità di strumenti digitali, di connessione, l’insufficiente conoscenza della lingua italiana di alcuni genitori, hanno messo in grande difficoltà gli studenti e le loro famiglie: una impresa anche solo trovare i compiti inviati per email o tramite cellulare o caricati su piattaforme online, capire come scaricarli e, una volta fatti i compiti, come caricarli sulle piattaforme o inviarli altrimenti agli insegnanti. Tutto questo in famiglie con più figli, di età diverse, in cui sovente gli unici strumenti digitali erano i cellulari dei genitori o dei fratelli, la cui disponibilità era condizionata dagli impegni di lavoro o di studio, in case in cui mancava uno spazio adeguato per seguire le lezioni e fare i compiti.

Per i più piccoli, i volontari hanno chiesto alle maestre se potevano ricevere anche loro i compiti da fare e hanno così potuto aiutare le famiglie in difficoltà.

Il contatto diretto con le maestre ha portato in qualche caso a una collaborazione più ampia, uno scambio di idee, di informazioni e conoscenze utili in relazione al bambino o ragazzino. Dove c’è stata interazione con gli insegnanti è stata molto efficace, ha permesso di mettere a fuoco situazioni che non sarebbero altrimenti state evidenziate; al tempo stesso, c’è stato un riconoscimento da parte della scuola del lavoro dell’associazione.

In molti casi questa interazione è mancata; è mancato un ragionamento comune su cosa è meglio per quel bambino e ragazzo.

È il caso di O., 4^ elementare, che non riesce a stare dietro a compiti fuori dalla sua portata a causa di una notevole difficoltà nella lingua italiana (a casa non si parla mai italiano).

Un giorno ha pianto tanto; è stato difficile riuscire a calmarlo senza essere in presenza. Per lui è fondamentale che i compiti siano eseguiti e consegnati nei tempi richiesti. Purtroppo, le carenze con la lingua italiana compromettono ogni materia di studio. Il risultato è un senso forte di frustrazione: il bambino si trova stretto tra le richieste della famiglia e le richieste delle maestre. Il risultato è un’angoscia inaccettabile. Le maestre hanno bisogno di essere coinvolte di più al fine di rendersi conto della reale situazione di ciascun bambino.

Condividere la nostra esperienza con gli insegnanti, parlare molto senza timore, dialogare, trovare insieme le soluzioni adatte (per esempio la possibilità di eseguire con il nostro aiuto compiti semplificati), fare sentire alla famiglia una voce unica di scuola e di ASAI, questo mi pare sia l’insegnamento da raccogliere, insegnamento che non sarebbe emerso così chiaro senza l’intervento imprevedibile del lockdown. (La volontaria)

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Siamo entrati l’uno nella “casa” dell’altro

Siamo entrati in punta di piedi nelle case e famiglie dei ragazzi ma “senza chiedere permesso”. (Letizia)

Abbiamo sbirciato dove questi bambini vivono e come vivono, scoperto alcune dinamiche della famiglia:

il papà ha un negozio, si alza presto per andare ai mercati generali; il papà riposa e la mamma va in negozio, in quel lasso di tempo il bambino è responsabile del fratellino più piccolo di cui deve farsi carico.

(S.)

I volontari hanno sentito fratellini e sorelline urlare e disturbare, li hanno visti giocare, hanno parlato con genitori, fratelli e sorelle maggiori per organizzare le attività dei più piccoli, condiviso la quotidianità del ramadan e i festeggiamenti dell’ultimo giorno, aiutato anche fratelli e sorelle a fare i compiti, sentito la madre urlare con la vicina, partecipato alla nascita di due gemellini. “Lei sarà sempre la benvenuta nella nostra casa”, dice una madre a Franca (la volontaria che segue il figlio) per esprimere la sua gratitudine.

D’altro canto, la condivisione di spazi e momenti domestici e familiari è andata in entrambe le direzioni.

I volontari hanno presentato ai bambini e ragazzi i propri mariti, mogli, figli, fratelli, sorelle, cani e gatti, raccontato come hanno passato la Pasqua. I bimbi e ragazzi sono diventati parte della quotidianità domestica delle famiglie dei volontari così come loro lo sono diventati per le famiglie dei ragazzi e bambini.

Un ragazzino e il figlio di una volontaria scoprono di avere entrambi la passione per la cucina, inizia così uno scambio di foto dei piatti cucinati. Una volontaria ha fatto un tutorial con i propri figli per insegnare a costruire un gioco (un memory) al bambino che seguiva e lui lo ha costruito per giocarci con i fratelli.

Questa condivisione più ampia, seppur digitale, della sfera privata di ognuno ha fatto sì che nei rapporti con i bambini e ragazzi si passasse da un piano di disparità ad uno di parità.

Nei centri aggregativi il rapporto tra ragazzo ed educatore è di disparità, c’è una distinzione di ruoli, il ragazzo è subalterno, l’educatore ha informazioni sul ragazzo ma il ragazzo non sa nulla di lui; per quanto ci sia relazione, anche amicizia, il ruolo di educatore viene mantenuto ed è ben chiaro a entrambi.

Essere ognuno a casa propria e aprire i propri spazi privati, casa, famiglia, ci ha messo in una situazione di parità e questo è un modo di essere uniti.

All’inizio mi sistemavo e truccavo prima della videochiamata, sistemavo la telecamera in modo che lo scorcio di casa visibile fosse decoroso (per es. ci fossero libri dietro). Poi a poco a poco le cose sono cambiate. (Letizia)

Importanza di spazi e momenti propri

ASAI è anche fatta di luoghi e momenti dove bambini e ragazzi possono esprimersi, divertirsi, socializzare e trovare un modo di esprimere se stessi senza avere “interferenze” di casa.

Con il lockdown, i bambini si sono trovati in contatto con i volontari, ma in presenza dei propri genitori.

Ambiente e dinamiche diverse si sono intrecciati. I genitori che suggerivano, sgridavano, correggevano, volevano aiutare e, in realtà, tarpavano le ali. Questo è un limite a livello di crescita personale: poter avere spazi “altri” per bimbi e ragazzini vuol dire uscire dal proprio nido e confrontarsi con il mondo esterno. (Francesco)

Per i ragazzi l’interruzione dell’attività del centro educativo è stato un doppio trauma: da un lato non avevano più un pomeriggio rilassante, di socializzazione con coetanei, dall’altro quel tempo veniva sostituito con un tempo per i compiti, in cui si dovevano impegnare ed erano da soli. (Letizia)

Ai bambini mancava molto ASAI, uno spazio in cui stare insieme agli altri bambini, giocare, fare attività che non fossero scuola. (Benedetta)

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La mancanza di questo spazio è pesato a bambini e ragazzi ma anche ai volontari: più bimbi, più persone, tutti in un luogo e tempo dedicato in cui il resto viene lasciato fuori.

Alcuni volontari hanno concordato fasce orarie in cui sentirsi, ma il loro contatto era sempre a disposizione, potevano essere raggiunti a ogni ora, con telefonate o messaggi.

Da un lato volevano far sapere ai ragazzi che c’erano per l’aiuto, ma nello stesso tempo i ragazzi non dovevano diventare dipendenti.

Per alcuni, rispetto al doposcuola in presenza, è stato più difficile definire gli incontri in mancanza di un momento e luogo preciso predisposto per l’attività. Non rispondere a una chiamata è “facile”, a volte i bambini e ragazzi non rispondevano perché affaticati o semplicemente perché non ne avevano voglia.

Opportunità di conoscersi meglio

Nel sostegno a distanza si è passati da una dimensione di gruppo in spazi e tempi predefiniti a un rapporto individuale.

La relazione a due, la disponibilità del contatto, le dilatate possibilità di comunicazione e di tempi per la comunicazione, sono stati una preziosa e importante occasione per conoscere meglio i bambini, per dare spazio alla loro espressione, al dialogo, alla condivisione.

È stata l’occasione di conoscere di più i bambini, di sapere cose che non sarei mai venuto a sapere. Per esempio, R. con dei ritagli di carta e cartone crea delle costruzioni, alcune lunghe due metri, e poi crea dei personaggi e delle storie.

Nell’attività in presenza questo non è venuto fuori perché ci sono sempre cose da fare, non ci sono quei tempi morti in cui ce la si può contare un po’. È sempre un tempo da organizzare, ma in questo periodo ho scoperto che è altrettanto necessario dare spazio e tempo per permettere a questi bambini di tirare fuori quello che sentono, quello che sono. (S.)

Una volta V. mi ha chiamato soltanto per sfogarsi perché la mamma gli aveva tolto la play. (Chiara)

In via Sant’Anselmo li “vedevo” molto di meno perché talvolta, nel corso dei due giorni di mia presenza, seguivo anche altri. Il tempo limitato costringe a tagliare tutto quello che non è immediatamente indispensabile. (Enrico)

C’è stata la possibilità di passare il tempo insieme: un tempo per il gioco, non solo compiti o attività, un tempo per loro tutto da inventare, in cui i bambini possano metterci del loro. (Benedetta)

Per P. è stata dura: il padre lavorava, aveva paura che portasse il contagio (ha anche avuto la febbre).

Abbiamo condiviso le paure, parlato della pandemia e persino della peste del ‘300 e del ‘600. Abbiamo chiacchierato molto in questi mesi. La relazione che si è creata è stata molto piacevole per me. Anche P.

ha più volte espresso lo stesso piacere. Si è creato un legame. (Gemma)

Anche i bambini e ragazzi hanno potuto conoscere meglio i volontari: oltre a conoscere le loro case e famiglie, hanno scoperto che anche loro studiano o che lavoro fanno, hanno condiviso con loro momenti difficili, emozioni, passioni, fotografie, pezzi di storia della loro vita.

Si è instaurata una relazione di cura e di affetto in entrambe le direzioni e dove già esisteva si è intensificata. I ragazzi chiamavano o scrivevano messaggi per sapere come stavano i volontari, la famiglia, i figli.

Alla fine della scuola A. e A., senza che avessero più compiti da fare, mi hanno chiamato per salutarmi, per fare una chiacchierata. (Franca)

Alcuni volontari hanno organizzato con regolarità attività e giochi a distanza a gruppetti di 3 o 4 bambini.

In questi casi, anche i bambini hanno potuto conoscersi meglio e approfondire la relazione tra loro oltre che con i volontari.

Nonostante la difficoltà della situazione, il fatto di essere concentrati su noi tre è stato positivo per conoscerci meglio. Lo hanno detto anche i bambini: “speriamo poi che l’anno prossimo potremo stare

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ancora così noi tre”. Hanno sentito che c’era un ambiente meno incasinato, meno distrazioni, più concentrazione su di loro, la possibilità di passare il tempo insieme non solo a fare i compiti. Al doposcuola uno dei due aveva tantissimi compiti il sabato, era difficile fare altro. Quando riuscivamo lo facevamo. Uno dei due si muoveva sempre, andava in bagno, si faceva sempre prendere da mille distrazioni. (Benedetta)

Occasione di migliorare

Il sostegno individualizzato è stato molto importante durante la didattica a distanza della scuola, in cui lezioni, spiegazioni e compiti non raggiungevano sempre tutti nello stesso modo (per mancanza di strumenti, di connessione, di spazi). In qualche caso ha portato al miglioramento a scuola di bambini e ragazzi, all’aumento della fiducia in loro stessi, alla progressiva acquisizione di maggiore autonomia.

In particolare, laddove ci sono grosse lacune, dove mancano le basi, il lavoro individuale consente di affrontare le difficoltà. In una situazione in cui i professori mandavano le richieste di compiti online, a volte senza spiegazioni, un lavoro di tipo individuale è stato fondamentale.

Due fogli scritti a mano mandati dall’insegnante di chimica con un po’ di spiegazione. S. capiva già poco l’italiano, figuriamoci come poteva affrontare quei due fogli … (Michelangelo)

All’inizio C. aveva un po’ di pigrizia mentale, a poco a poco è diventata più autonoma, più che in presenza. Ha fatto progressi enormi. (Elisa)

“Io sono contentissimo di non andare a scuola” mi ha detto G. Nella didattica a distanza è venuto fuori il ragazzino intelligente che è, perché ha eliminato la dinamica di classe. Ragazzino fastidioso, facilmente distratto e distraente. Così si poteva concentrare. Gli insegnanti si sono resi conto che è intuitivo, che ha pensieri propri, non convenzionali. (Daniela)

Smartphone, tablet e computer, una diversa prospettiva

L’anno scorso noi animatori al Centro Interculturale avevamo creato l’hashtag “spegni il cellulare inizia a chiacchierare”. (Gaia)

Durante l’attività in presenza, cellulari e tablet sono un argomento di conflitto tra operatori e ragazzi:

mettete via i cellulari, spegneteli, quanto state al telefono!?! (Chiara)

Improvvisamente, dall’esortazione a limitarne l’uso si è passati, non senza imbarazzo da parte nostra, alla richiesta di usarli, di tenerli sempre accesi, di stare sempre connessi. (Gaia)

D’altro canto, l’eccezionalità della situazione di confinamento ha cambiato radicalmente la prospettiva con cui molti adulti hanno percepito e vissuto gli strumenti digitali: da motivo di distrazione a strumento di relazione, da tecnologia che divide a tecnologia che mette in relazione.

Il computer, da strumento di lavoro, al mio servizio, è diventato strumento indispensabile per accedere al mondo, da cui io dipendevo per “uscire di casa”. (Patrizia)

Il nuovo ruolo acquisito dagli strumenti digitali durante il periodo di confinamento ha indotto ASAI ad attivarsi per la consegna di tablet a bambini e ragazzi che non avevano strumenti a disposizione per partecipare alle attività scolastiche di didattica a distanza.

Pur riconoscendo l’importanza di dotare bambini e ragazzi di tali strumenti laddove non ce ne fosse disponibilità, è cresciuta la consapevolezza della loro insufficienza ai fini di garantire una reale partecipazione di bambini e ragazzi alla didattica online o al sostegno a distanza. Non sono risolutori da un punto di vista tecnico (per esempio in mancanza di connessione) ma soprattutto da un punto di vista della reale partecipazione di bambini e ragazzi.

Pur avendo i tablet, se i bambini non hanno un adulto che li assiste nell’utilizzo, o non hanno lo spazio fisico (o la tranquillità) in casa per poter ascoltare una lezione, partecipare alle attività proposte, fare i compiti, e soprattutto se non si connettono, allora i tablet non saranno serviti a nulla.

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