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Relazione Previsionale e Programmatica 2018

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Academic year: 2022

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Relazione Previsionale e Programmatica

2018

Orizzonte temporale 2018-2020

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PRESENTAZIONE

Il Consiglio della Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, nominato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 236 del 6/12/2016 e insediatosi il 19/12/2016, ha approvato con la deliberazione n. 18 del 6/6/2017 il Programma Pluriennale, documento politico che determina le linee di azione per il periodo di mandato 2016-2021.

In coerenza e aggiornamento con il Programma Pluriennale e con la Relazione Previsionale e Programmatica e il Piano Performance 2017 recentemente approvati, questa Relazione Previsionale e Programmatica (di seguito denominata RPP) ha l’importante finalità di definire gli obiettivi ritenuti strategici per il triennio 2018-2020.

Come è articolatamente descritto nel Programma Pluriennale, si tratta di un orizzonte temporale particolarmente complesso e sfidante per una combinazione straordinaria di motivazioni e di cambiamenti di portata storica.

Nella RPP sono stati in questo senso valorizzati tutti gli aspetti informativi fondamentali per la programmazione strategica: i fattori rilevanti ai fini della revisione e dell’aggiornamento della pianificazione, gli obiettivi strategici, il quadro sintetico delle risorse umane e di quelle economiche disponibili per il Preventivo e per il Piano degli investimenti 2018.

La Relazione rappresenta quindi il primo documento di pianificazione anche su base annuale preliminare e/o collegato all’adozione dei seguenti ulteriori strumenti di programmazione:

 Preventivo budget economico;

 Budget pluriennale;

 Budget direzionale;

 Piano della performance;

 Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza;

 Piano triennale e piano annuale dei fabbisogni di risorse umane;

 Programmazione triennale e piano annuale dei lavori pubblici.

In merito alla conformità alla normativa, la RPP è stata elaborata in adempimento al Regolamento sulla gestione patrimoniale e finanziaria delle Camere di commercio (D.P.R. 254/2005), al Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 27 marzo 2013 in attuazione al D.Lgs. 91/2011 che ha disciplinato l’armonizzazione dei sistemi contabili delle PP.AA. e al D.Lgs. 150/2009 relativo alla misurazione della performance negli Enti Pubblici e successivi provvedimenti.

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INDICE

1. I FATTORI RILEVANTI AI FINI DELLA PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE E DEL

PREVENTIVO 2018 ... 4

1.1 Le dinamiche economiche e gli scenari previsionali ... 4

1.2 Le principali novità normative ... 14

2. LE STRATEGIE PER IL 2017-2019 ... 30

2.1 La vision e la mission ... 30

2.2 Le aree di competitività, le linee e gli obiettivi strategici... 31

2.3 Le schede descrittive degli obiettivi strategici 2018-2020 ... 34

3. LE RISORSE UMANE E L’ORGANIZZAZIONE... 81

4. LE RISORSE FINANZIARIE, ECONOMICHE E PATRIMONIALI DISPONIBILI PER IL PREVENTIVO E IL PIANO DEGLI INVESTIMENTI ANNO 2018 ... 84

4.1 Il bilancio pluriennale: triennio 2018-2020 ... 84

4.2 La previsione di massima delle risorse disponibili per l’anno 2018 ... 85

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1. I FATTORI RILEVANTI AI FINI DELLA PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE E DEL PREVENTIVO 2018

1.1 L

E DINAMICHE ECONOMICHE E GLI SCENARI PREVISIONALI

In un quadro generale caratterizzato da elevata complessità, da diffuse situazioni di rischio che alimentano l’incertezza e da “macrotrend” quali il rallentamento strutturale di grandi Paesi driver e il crescente protezionismo, le dinamiche di breve periodo e più recenti delineano finalmente una ripresa diffusa della crescita e una revisione al rialzo delle stime anche per il nostro Paese.

Di seguito è riportato un aggiornamento dei principali indicatori elaborati dal Sistema camerale regionale su dati Prometeia – luglio 2017.

SCENARIO INTERNAZIONALE

VARIAZIONE DEL PRODOTTO INTERNO LORDO

2015 2016 2017 2018

Mondo +3,1 +2,9 +3,3 +3,4

Stati Uniti +2,6 +1,6 +2,1 +2,2

Area Euro +1,9 +1,7 +1,9 +1,7

Cina +6,9 +6,7 +6,6 +6,2

Giappone +1,1 +1,0 +1,1 +1,0

America Latina(1) -0,2 -1,1 +0,7 +2,2

India +7,3 +7,4 +7,1 +7,4

Russia(2) -2,8 -0,2 +1,3 +2,4

Germania +1,5 +1,8 +1,9 +1,8

Francia +1,0 +1,1 +1,5 +1,4

Regno Unito +2,2 +1,8 +1,5 +1,3

Italia +0,7 +1,0 +1,2 +1,0

Spagna +3,2 +3,2 +2,8 +2,0

Europa Centrale (3) +3,6 +2,8 +2,7 +3,2

Dati definitivi: Istat Conti economici trimestrali (corretti per i giorni di calendario)

(1) Messico, Centro e Sud America. (2) Federazione Russa, Bielorussia, Ucraina, Georgia, Tagikistan, Uzbekistan, Kazakistan, Moldavia, Azerbaigian, Turkmenistan. (3) Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Lettonia, Lituania, Romania.

Fonte: elaborazioni Sistema camerale regionale su dati Prometeia, Rapporto di previsione, 05/07/2017

Secondo le analisi realizzate dall’Osservatorio Economico della Camera della Romagna, anche il sistema produttivo di Forlì-Cesena e di Rimini, ha agganciato la ripresa e prosegue la risalita verso performance sempre più diffusamente positive.

Nel primo semestre 2017, si registrano infatti un incremento significativo delle esportazioni, la crescita della produzione industriale nei principali settori, un buon andamento della stagione turistica. I livelli occupazionali sono in miglioramento. Difficoltà permangono invece per l'agricoltura, le costruzioni e i trasporti, afflitti anche da problemi strutturali, e per il commercio.

Anche la dinamica dei prestiti bancari resta critica così come quelle delle sofferenze, si registra però qualche segnale positivo per gli investimenti.

Complessivamente le previsioni elaborate in luglio da Prometeia delineano un miglioramento rispetto allo scenario di aprile con una crescita del valore aggiunto pari all'1,3% per l’anno in corso.

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I dati aggiornati del territorio “Romagna – Forlì-Cesena e Rimini”

La circoscrizione territoriale della nuova Camera, nata dall’accorpamento delle Camere di Forlì- Cesena e di Rimini, al 1° gennaio 2017 ha una superficie di oltre 3.240 kmq, 55 Comuni, più di 730.000 abitanti, quasi 100.000 localizzazioni di impresa registrate e circa 72.000 sedi di impresa.

Nel 2016 la stima del valore aggiunto (dati Istituto Tagliacarne) del territorio Romagna è pari a 19,5 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto pro capite è di € 26.717.

L’imprenditorialità è particolarmente diffusa: 98 imprese attive ogni mille abitanti (91 in Emilia- Romagna, 85 in Italia). I principali settori di attività economica del territorio Romagna (Forlì-Cesena e Rimini) sono i servizi (25,2% del totale imprese attive al 31 luglio 2017), il commercio (24,1%), le costruzioni (14,7%), agricoltura e pesca (12,9%), il turismo (10,5%) e la manifattura (9,2%).

I numeri delineano una realtà imprenditoriale articolata e intraprendente, caratterizzata da importanti specializzazioni e filiere: un mix produttivo composito nel quale alla rilevanza di un solido posizionamento nel settore primario (agricoltura e pesca) e secondario (manifattura) si affianca il ruolo di grande rilievo del terziario tradizionale (commercio, turismo) e quello sempre più promettente del terziario avanzato e dei “grandi servizi” (cultura, università, sanità).

Le previsioni di crescita del valore aggiunto (Prometeia) per il 2017 e il 2018 sono pari, rispettivamente, a +1,3 e +1,1%, sostanzialmente in linea con i dati regionali e superiori a quelli nazionali.

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I dati aggiornati sull’economia della provincia di Forlì-Cesena

Nonostante la flessione nel numero di imprese attive (comunque in stabilizzazione e in linea con quella regionale), prosegue la crescita della produzione industriale (con valori positivi nei principali comparti del settore manifatturiero ed in particolare nelle imprese di medie dimensioni), qualche lievissimo segnale di attenuazione della criticità nel settore delle costruzioni, una performance ottima delle esportazioni del primo semestre e buoni risultati dal comparto turismo per i primi sette mesi dell’anno. Positivo il saldo occupazionale del primo trimestre dell’anno e le relative previsioni per i mesi da agosto ad ottobre. Tra le note negative va sottolineato il perdurare delle difficoltà del commercio al dettaglio, le problematiche strutturali del comparto agricolo e della frutta estiva, il calo dei prestiti alle imprese e l’elevata incidenza delle sofferenze bancarie.

Nel complesso, gli scenari di previsione, predisposti da Prometeia (aggiornati a luglio), stimano per il 2017 un incremento del valore aggiunto dell’1,3% e per il 2018 pari all’1,2%.

I principali indicatori

Il tessuto imprenditoriale provinciale, al 31 luglio 2017, è costituito da 37.321 imprese attive, in flessione dell’1,0% rispetto al medesimo periodo del 2016. I settori maggiormente significativi in flessione sono: Agricoltura, Costruzioni e Trasporti; in aumento invece il comparto dei servizi professionali e tecnici, mentre i servizi di alloggio e ristorazione risultano stabili.

Le società di capitale, pari al 20,0% del totale escluso il settore agricolo, rappresentano una quota progressivamente crescente delle imprese.

Il 94,5% del sistema imprenditoriale provinciale è costituito da imprese con meno di 10 addetti.

Il rapporto abitanti per impresa evidenzia un’imprenditorialità più diffusa in provincia (10,5 abitanti per impresa) rispetto gli altri livelli territoriali di riferimento (Emilia-Romagna 10,9, Italia 11,8). Le start up innovative al 12/09/2017 sono 53.

In flessione il numero delle imprese artigiane (12.150; -1,0% al 30/06/2017 rispetto allo stesso periodo del 2016). In flessione anche il numero (530 al 31/07/2017) delle imprese cooperative.

In merito all’andamento dei principali settori, in calo del 2,2% la consistenza delle imprese del dell’agricoltura attive (sono 6.699 al 31/07/2017), rispetto ad analogo periodo del 2016. Dal punto di vista meteorologico, si è registrato un lungo periodo siccitoso (giugno-agosto), con temperature sopra la media e piovosità assente con alcune grandinate.

Cereali: ad operazioni di raccolta terminate, gli operatori del settore riportano risultati produttivi molto buoni per tutte le tipologie. Foraggi: raccolta molto scarsa a causa della siccità. Prezzi in ripresa come conseguenza della minor offerta.

Annata problematica per la frutta estiva (in primis pesche e nettarine) che ha risentito in modo rilevante della scarsità di pioggia e delle eccessive temperature. Produzione in flessione e frutti di calibro ridotto (minor pezzatura). Prezzi in contrazione e ampiamente non remunerativi. La raccolta di uva è risultata in flessione del 30% con vendemmia anticipata di 2 settimane. Effetti non positivi del caldo eccessivo sul prodotto e sulla sua qualità; in difficoltà la viticoltura in collina. In continua riduzione il patrimonio zootecnico. Quotazioni per bovini e ovini stazionarie ma non soddisfacenti.

Per i suini si conferma una lenta ripresa con copertura dei costi di produzione, dovuta alla contrazione dell’offerta per riduzione dei capi in allevamento.

Con riferimento al comparto avicolo, le quotazioni del pollo da carne appaiono in ripresa (+6,0%, media gennaio-agosto 2017 sul medesimo periodo dell’anno precedente), invertendo il trend degli

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ultimi 24 mesi. In ripresa anche il prezzo delle uova (+11,1%, media gennaio-agosto 2017 sul medesimo periodo dell’anno precedente), quale conseguenza della minor produzione.

Note positive per le attività manifatturiere: su base annuale (2° trimestre 2017: media degli ultimi 12 mesi rispetto ai 12 mesi precedenti) gli indicatori segnalano valori positivi: produzione +1,8%, fatturato +9,6%, ordini interni +2,9%, ordini esteri +3,8% e occupazione +3,1%. Per le imprese manifatturiere della provincia la favorevole fase congiunturale si sta consolidando; la crescita della produzione segna valori superiori alla media nei comparti “mobili”, “altre industrie manifatturiere”,

“prodotti in metallo”, “macchinari”, “legno”, e “calzature”, mentre si conferma in negativo il settore delle “confezioni”. Stazionario il comparto “alimentare” e la chimica.

Dal punto di vista strutturale, si rileva però un calo dell’1,8% della consistenza delle imprese manifatturiere attive al 31/07/2017, rispetto al medesimo periodo del 2016, che si attestano sulle 3.631 unità.

Per il settore delle costruzioni, rallenta la flessione nel numero delle imprese attive: al 31/07/2017 sono 5.658 (-1,3% rispetto al 31/07/2016). Nel secondo trimestre 2017, rispetto ad analogo periodo del 2016, il volume d’affari risulta in aumento (+1,0%).

Riguardo al commercio al dettaglio, nel suo complesso, le vendite nel secondo trimestre 2017 rispetto allo stesso trimestre 2016 sono in flessione (-1,3%). Le performance appaiono differenti per i vari comparti (alimentare +0,5%, non alimentare -2,2%, ipermercati +1,0%) e per classe dimensionale (piccola distribuzione -2,6%, media distribuzione -1,9%, grande distribuzione +0,6%).

In calo la consistenza delle imprese nel settore commercio all’ingrosso, al dettaglio e riparazioni autoveicoli che, al 31/07/2017, sono 8.329 (FC -1,3%) e le attività del commercio al dettaglio al medesimo periodo (4.211 aziende, -1,9%).

Rilevante la performance del commercio con l’estero nei primi sei mesi del 2017: +11,8% nel complesso delle esportazioni, rispetto ad analogo periodo 2016. Risultato positivo su tutte le classi merceologiche, principalmente determinato dalle esportazioni di macchinari (+15,3%), prodotti dalle “altre industrie manifatturiere” (+10,6%), prodotti tessili, abbigliamento pelli e calzature (+3,4%). Le esportazioni verso i Paesi dell’UE (che incidono per il 60,0% del totale delle esportazioni provinciali) crescono dell’8,4%. Tra le altre macro aree di destinazione maggiormente significative crescono l’Asia Orientale (+38,6%), i Paesi Europei non UE (+10,1%) e l’America Settentrionale (+10,1%).

Le imprese attive che erogano servizi di alloggio e ristorazione, al 31/07/2017, rispetto al medesimo periodo del 2016, sono stabili in termini di numerosità (+0,1%). Nei primi sette mesi del 2017, il flusso turistico presenta dati positivi: arrivi +7,1% e presenze +13,3%. Le tendenze complessivamente evidenziano una buona performance del settore, confermata anche dall’aumento del volume d’affari registrato nel secondo trimestre dell’anno (+2,2% rispetto al medesimo periodo del 2016).

Le imprese attive nel settore “trasporti di merci su strada” sono in calo del 2,6% (dati al 31/07/2017 rispetto al 31/07/2016), analogamente alla dinamica del settore principale (trasporti e magazzinaggio) pari al -3,8%.

In relazione al mercato del lavoro, le elaborazioni di Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat Forze di lavoro relativi al primo trimestre 2017, rilevano:

 un tasso di occupazione provinciale 15-64 anni (67,9%) lievemente inferiore al dato regionale (68,8%) e migliore di quello nazionale (57,4%);

(8)

 un tasso di disoccupazione provinciale 15 anni e più (6,7%) in linea con il dato regionale (6,6%) ma decisamente migliore del livello nazionale (11,7%).

Il saldo occupazionale dei lavoratori dipendenti al primo trimestre del 2017 è positivo per 1.416 unità (dati destagionalizzati), al secondo posto in regione, in termini assoluti, dopo quello della provincia di Rimini. In flessione le assunzioni (-0,9% rispetto al trimestre precedente) e le cessazioni (-5,0%).

Relativamente al ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, nel periodo gennaio-luglio 2017, risultano autorizzate n. 1.996.404 ore totali con una flessione, rispetto ad analogo periodo 2016, del 35,7,0%. I principali settori interessati sono Costruzioni, Industria del legno e “fabbricazione di prodotti in metallo”.

Riguardo all’andamento del credito, a giugno 2017 i prestiti bancari alle imprese risultano in diminuzione (-2,5% rispetto al medesimo periodo del 2016). Tra i macrosettori di attività economica, la contrazione dei prestiti si riscontra per le costruzioni (-10,2%), i servizi (-1,1%) e le attività manifatturiere (-7,2%, in continuità a quanto rilevato nel trimestre precedente).

Le sofferenze sugli impieghi totali, al 31/03/2017, sono state pari al 13,10% (Emilia-Romagna 12,42%, Italia 10,32%). Ancora elevato è il ritmo di crescita delle nuove sofferenze (+3,4%) rilevato in provincia nel secondo trimestre 2017.

Gli scenari di previsione aggiornati, predisposti da Prometeia e riferiti a luglio, infine, stimano, per la provincia di Forlì-Cesena, per il 2017 un aumento del valore aggiunto dell’1,3% (Emilia- Romagna +1,4%; Italia +1,1%) e per il 2018 un incremento dello stesso dell’1,2% (Emilia- Romagna +1,2%; Italia +0,9%).

I dati aggiornati sull’economia della provincia di Rimini

I dati aggiornati a metà del 2017 mostrano nel complesso un buon andamento dell’economia riminese, probabilmente la migliore dall’inizio della crisi. In generale: stabili le localizzazioni attive (pur con un lieve calo delle sedi), incrementi nelle variabili congiunturali dell’industria manifatturiera (in merito a produzione e fatturato), buona performance dell’export (pur con aumenti inferiori alla media regionale e al dato nazionale), segno più nel movimento turistico riguardo ad arrivi e presenze (soprattutto straniere) e diminuzione nell’utilizzo delle ore di Cassa Integrazione Guadagni (soprattutto di quelle concernenti la CIG straordinaria); a ciò si aggiunge la positiva dinamica dei prestiti alle imprese, che ha interrotto un trend sfavorevole che durava ormai da tempo. Tra le note invece non positive, va sottolineato il persistere del trend negativo delle vendite del commercio al dettaglio (negli esercizi della piccola e media distribuzione), il livello elevato del tasso di disoccupazione e la dinamica fortemente negativa delle sofferenze bancarie.

Nel complesso, gli scenari predisposti da Prometeia (aggiornati a luglio) prevedono un aumento del valore aggiunto provinciale dell’1,3% per il 2017 e dell’1,1% per il 2018, trend in linea con quello regionale e migliore di quello nazionale.

I principali indicatori

Il tessuto imprenditoriale provinciale (al 30 giugno 2017), è costituito da 43.228 localizzazioni attive (sedi e unità locali), stabili rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il numero delle imprese attive, 34.441 al 31/07/2017, registra invece una lieve flessione dello 0,4%. I settori principali in diminuzione sono: Costruzioni, Agricoltura, Manifatturiero, Commercio e Immobiliare;

in deciso aumento invece il settore dei Servizi alle imprese mentre risultano stabili i servizi di

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Alloggio e ristorazione.

Le società di capitale, pari al 20,1% del totale (escluso il settore agricolo), rappresentano una quota progressivamente crescente delle imprese. Inoltre, ben il 94,8% del sistema imprenditoriale provinciale è costituito da imprese con meno di 10 addetti (microimprese).

Il rapporto abitanti per impresa evidenza un’imprenditorialità particolarmente diffusa in provincia (9,8 abitanti per impresa) rispetto agli altri ambiti territoriali di riferimento (Emilia-Romagna: 10,9 Italia: 11,8). Le start up innovative al 12/09/17 risultano 95, con un forte incremento rispetto a settembre 2016 (+44%).

In flessione il numero delle imprese artigiane (9.729 unità al 30/06/2017, -1,1% rispetto allo stesso periodo del 2016). Decresce anche il numero delle imprese cooperative (310 unità al 31/07/2017; -2,2% rispetto al 31/07/16).

Riguardo ai settori, variazione annua negativa per le imprese agricole (2.540 sedi attive al 31/07/2017) che sul territorio provinciale fanno registrare un calo dell’1,7% rispetto al 31/07/2016 (dovuto principalmente alla flessione delle imprese individuali); crescono invece i produttori agricoli dediti al biologico (207 unità al 31/12/16, +14,4% sul 2015).

Note positive invece per le attività manifatturiere; al 2° trimestre 2017, infatti, i dati relativi all’indagine congiunturale mostrano gli indicatori provinciali con il segno più in merito a produzione e fatturato (con percentuali di crescita superiori a quelle regionali) con l’unica nota stonata rappresentata dal calo degli ordinativi. Rispetto al 2° trimestre 2016, si hanno: produzione +5,0%, fatturato totale +6,7%, fatturato estero +2,5%, ordinativi totali -1,5% e ordinativi esteri +1,4%. Dal punto di vista strutturale, si rileva una lieve diminuzione annua (-0,3%) della consistenza delle imprese manifatturiere attive al 31/07/2017, che si attestano sulle 2.609 unità.

Per il settore delle costruzioni, continua la flessione nel numero delle imprese attive: al 31/07/2017 sono 4.908 (-1,8% rispetto al 31/07/2016). Stabile però il volume d’affari del settore:

+0,8% nel 2° trimestre del 2017, rispetto ad analogo periodo del 2016.

Riguardo al commercio al dettaglio, le vendite nel 2° trimestre 2017 rispetto allo stesso trimestre del 2016 continuano ad essere in diminuzione (-4,0%). Le performance sono differenti per i vari comparti (alimentare: -1,3%, non alimentare: -5,4%, supermercati/iper: +0,4%) e per classe dimensionale (piccola distribuzione: -5,8%, media distribuzione: -6,3%, grande distribuzione:

+0,4%).

In calo anche la consistenza delle imprese attive nel settore del commercio nel suo complesso (ingrosso, dettaglio, riparazione autoveicoli) che, al 31/07/2017, risultano essere 9.000 (-0,8% sul medesimo periodo del 2016) e, nello specifico, le attività del commercio al dettaglio (5.197 aziende, -1,8%).

Buona la performance dell’export provinciale nei primi sei mesi del 2017: +5,7% rispetto ad analogo periodo 2016. Risultato positivo determinato soprattutto dalle esportazioni del settore tessile-abbigliamento-calzature (+3,3%, principale settore export), dei macchinari ed apparecchi (+18,7%) e dei prodotti alimentari e delle bevande (+44,0%); in decisa flessione, invece, uno dei principali settori rappresentato dai mezzi di trasporto, in particolare navi e imbarcazioni, (-28,7%).

Le esportazioni verso i Paesi della UE (che incidono per il 53,5% del totale delle esportazioni provinciali) crescono del 6%; tra le altre macro aree maggiormente significative, aumenta l’export verso i Paesi Europei non UE (+19,5%) e l’Asia Orientale (+12,8%) mentre calano lievemente i flussi commerciali verso l’America Settentrionale (-0,5%). Le importazioni provinciali, nel

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complesso, registrano un incremento del 5,3%.

Le imprese attive che erogano servizi di alloggio e ristorazione (4.747 unità al 31/07/2017), rimangono sostanzialmente stabili rispetto al 31/07/2016 (+0,1%). Nei primi sette mesi del 2017, il movimento turistico presenta dati molto positivi: arrivi +7,6% e presenze +5,1%, con variazioni positive sia riguardo alla clientela italiana (arrivi: +7,5%, presenze: +4,0%) che soprattutto estera (arrivi: +8,2%, presenze: +8,6%). Diminuisce lievemente, invece, il volume d’affari registrato dal settore nel secondo trimestre dell’anno (-0,5% rispetto al medesimo trimestre del 2016).

Comparto dei trasporti: le imprese attive nel settore “trasporti di merci su strada” sono in calo del 3,0% (dati al 31/07/2017 rispetto al 31/07/2016); in generale, il settore trasporti nel suo complesso (1.032 imprese attive al 31/07/17) fa registrare una flessione annua dell’1,1%. Positivi, invece, i dati sul movimento passeggeri all’aeroporto F. Fellini: +32,3% di arrivi e +37,7% di partenze nel periodo gennaio-luglio 2017, rispetto ai primi sette mesi del 2016.

I dati dell’indagine Istat sulle Forze di lavoro relativi al 1° trimestre 2017 (media 2° trimestre 2016 - 1° trimestre 2017), elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna, rilevano:

 un tasso di occupazione provinciale 15-64 anni (63,1%) inferiore al dato regionale (68,8%) e superiore al dato nazionale (57,4%);

 un tasso di disoccupazione provinciale 15 anni e più (10,3%) superiore al dato regionale (6,6%) e inferiore al dato nazionale (11,7%);

 un tasso di disoccupazione provinciale giovanile 15-24 anni (31,8%) superiore al dato regionale (22,0%) e inferiore al dato nazionale (37,0%);

Notizie positive sul fronte dei rapporti di lavoro dipendente nei primi tre mesi dell’anno, dove Rimini presenta il miglior saldo assunzioni-cessazioni (dati destagionalizzati) tra le province emiliano- romagnole: +1.602; aumentano quindi le posizioni lavorative in provincia.

Buone notizie riguardo alla Cassa Integrazione Guadagni; infatti nel periodo gennaio-luglio 2017 risultano autorizzate poco più di 2 milioni di ore, con una variazione, rispetto ad analogo periodo 2016, del -34,5%. Ciò è dovuto, da un lato, al forte calo della CIG Straordinaria (-25,0%) (tipologia che assorbe il 75% delle ore di CIG) e, dall’altro, alla robusta diminuzione nel Settore Manifatturiero (-47,9%) (dove si concentra il 61% delle ore di CIG).

Riguardo all’andamento del credito, a giugno 2017 i prestiti bancari alle imprese risultano in aumento (+0,6% rispetto al medesimo periodo del 2016). Aumentano i prestiti verso le Attività Manifatturiere (+5,3%) e i Servizi (+1,3%) mentre diminuiscono quelli verso le Costruzioni (-7,8%).

Le sofferenze sugli impieghi totali, al primo trimestre 2017, sono state pari al 16,09% (Emilia- Romagna: 12,42%, Italia: 10,32%). Ancora molto elevato è il ritmo di crescita delle nuove sofferenze (+3,4%) rilevato in provincia nel primo trimestre 2017.

Infine, gli scenari di previsione, elaborati da Prometeia e aggiornati a luglio, stimano, per la provincia di Rimini, per il 2017 un aumento del valore aggiunto dell’1,3% (Emilia-Romagna +1,4%;

Italia +1,1%) e per il 2018 un incremento dello stesso dell’1,1% (Emilia-Romagna +1,2%; Italia +0,9%).

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In sintesi, l’Osservatorio Economico della Camera di commercio monitora le dinamiche complessive della Romagna con focus di approfondimento per le province di Forlì-Cesena e di Rimini ed è consultabile all’indirizzo: www.romagna.camcom.gov.it/Informazione economico statistica/

OSSERVATORIO ECONOMICO Principali indicatori

Indicatore Forlì-

Cesena Rimini Romagna

(FC-RN) Unità di misura Periodo di riferimento Popolazione residente 394.067 336.786 730.853 abitanti 31/12/2016

Popolazione residente -0,14% 0,39% 0,11% var.% 31/12/2016 su

1/1/2016

Stranieri residenti 41.368 36.137 77.505 abitanti 31/12/2016

Imprese attive 37.321 34.441 71.762 imprese 31/7/2017

Imprese attive -1,00% -0,40% -0,70% var.% 31/7/2017 su

31/7/2016

Valore Aggiunto 1,30% 1,10% 1,20% var.% 2016 su 2015

Valore Aggiunto 1,30% 1,30% 1,30% var.% 2017 su 2016

Export 11,80% 5,70% 9,40% var.% gen-giu 2017 su

gen-giu 2016 Prezzi al consumo comune capoluogo 0,90% 0,90% ---- var.% agosto 2017 su

agosto 2016 Produzione Lorda Vendibile Agricola -5,10% -9,20% ---- var.% annata agraria

2016 su 2015 Produzione industriale (da 10 addetti

ed oltre) 4,30% ---- ---- var.% (VPsa) 2°t.2017 su

2°t.2016 Produzione industriale (da 1 a 500

addetti) ---- 5,00% 1,60% var.% 2°t.2017 su

2°t.2016 Volume d'affari Costruzioni 1,00% 0,80% 0,90% var.% 2°t.2017 su

2°t.2016 Vendite nel Commercio al dettaglio -1,30% -4,00% -2,70% var.% 2°t.2017 su

2°t.2016 Volume d'affari Alloggio e

Ristorazione 2,20% -0,50% 0,40% var.% 2°t.2017 su

2°t.2016 Depositi presso le banche 2,50% 4,20% ---- var.% giu 2017 su giu

2016

Prestiti bancari -1,10% 0,20% ---- var.% giu 2017 su giu

2016 Sofferenze / Impieghi totali 13,10% 16,09% 14,39% indice di composizione 1° t. 2017

Presenze turistiche 13,30% 5,10% ---- var.% gen-lug 2017 su

gen-lug 2016 Tasso di occupazione 50,90% 48,70% 49,90% occupati su pop. di

riferimento anno 2016 Tasso di disoccupazione 7,50% 9,10% 8,2% persone in cerca di

occupazione su forze di

lavoro anno 2016

Cassa integrazione (ordinaria,

straordinaria e in deroga) 1.996.404 2.008.802 4.005.206 ore gen-lug 2017 Cassa integrazione (ordinaria,

straordinaria e in deroga) -35,90% -34,5% -35,10% var.% gen-lug 2017 su gen-lug 2016 Ns. elaborazione su fonti varie

(12)

DRIVER E ASSET STRATEGICI

Il territorio di riferimento della nuova Camera di commercio costituisce un’importante realtà economica e la valorizzazione dei numerosi asset strategici dei quali è dotata rappresenta una grande sfida ma anche una grande opportunità. Le prospettive di integrazione e di sinergia tra i sistemi economici forlivese, cesenate e riminese, diversi ma per molti aspetti complementari, caratterizzati dalla diffusione di piccole e micro imprese e da una consistente dotazione infrastrutturale, rende il territorio risultante dall’accorpamento potenzialmente molto competitivo e attrattivo.

Dimensione identitaria, culturale e storico-geografica comune, sistemi locali del lavoro contigui, importanti filiere, valorizzazione integrata del patrimonio culturale e ambientale, delle eccellenze e delle tipicità, rappresentano importanti punti di forza sui quali lavorare.

Il territorio di riferimento della nuova Camera è inoltre caratterizzato da numerose specializzazioni e competenze distintive riconducibili a “filiere”, rappresentate di seguito in ordine di ATECO, sulle quali possono essere sviluppate specifiche progettualità:

 Agroalimentare: ortofrutta, avicoltura, vitivinicoltura, olivicoltura, settore ittico e produzioni tipiche;

 Meccanica: fabbricazione di macchine utensili, macchine per l’industria alimentare, macchine per l’imballaggio, macchine agricole, macchine per la lavorazione del legno, metalmeccanica;

 Sistema Moda: abbigliamento, calzature e accessori;

 Sistema Abitare (fra cui mobile imbottito) e contract alberghiero;

 Nautica da diporto;

 Costruzioni e mercato immobiliare;

 Commercio: grande distribuzione organizzata e commercio tradizionale nei centri storici;

 Turismo: ruolo fondamentale del turismo balneare e congressuale e del turismo termale, collinare, montano, culturale e delle città d’arte;

 Servizi alle persone e alle imprese (ruolo rilevante e strategico dell’ICT e del terziario avanzato);

 Terzo settore: ruolo determinante del non profit per assicurare livelli elevati di coesione.

Da sottolineare inoltre:

 “Benessere, cultura, tempo libero e divertimento”: tra gli elementi distintivi progetti come la

“Wellness Valley” e iniziative come la “Settimana del Buonvivere” e in generale la possibilità di valorizzare in una logica integrata l’ampia offerta in termini di ambiente, cultura, eventi, parchi tematici, discoteche e locali, sport, enogastronomia.

Partendo da queste opportunità e dalle altre che si possono creare, è importante quindi lavorare con le imprese driver in un’ottica di filiera per aggregare intorno a loro il maggior numero possibile di PMI e coinvolgerle in percorsi di innovazione e di internazionalizzazione.

Anche la dotazione infrastrutturale del territorio si presenta particolarmente ricca e caratterizzata da importanti asset - non solo in termini di infrastrutture per la mobilità e la logistica ma anche in relazione a fiere, congressi, tecnopoli, incubatori, centri di ricerca, campus universitari - sui quali realizzare strategie e sinergie.

La nuova Camera di commercio rappresenta quindi un’occasione importante per sviluppare e moltiplicare la possibilità di accedere a risorse significative, renderne ancora più efficiente l’utilizzo con investimenti che valorizzino le potenzialità del sistema imprenditoriale creando le condizioni per un nuovo modello di sviluppo che parta dalle caratteristiche dei territori per realizzare un ecosistema sociale ed economico aperto e innovativo.

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ANALISI SWOT

Soggetto: Sistema Imprenditoriale territoriale Obiettivo: Migliorarne la competitività

Punti di forza Punti di debolezza

Elementi interni

 Collocazione geografica e logistica favorevoli e ricchezza di opportunità di sviluppo economico

 Buoni livelli di dotazione infrastrutturale di base

 Varietà ambientale: costa marittima, pianura, collina, montagna

 Benessere diffuso e qualità della vita elevata

 Attrattività demografica e turistica del territorio

 Solido posizionamento nei settori produttivi tradizionali

 Mix produttivo ed economico articolato (plurispecializzazioni)

 Rilevanza di comparti “anticiclici”

 Presenza di importanti filiere produttive (ortofrutta, avicoltura, meccanica, turismo) e di alcune riconducibili al Made in Italy (calzature, mobile imbottito, moda, nautico)

 Competenze di base diffuse e aree di specializzazione distintive

 Elevata propensione ad intraprendere un’attività autonoma

 Ricchezza di produzioni tipiche

 Rilevanza del terziario tradizionale (commercio e turismo)

 Presenza di alcune grandi imprese

 Capacità delle piccole e medie imprese di alimentare la connettività del tessuto produttivo e sociale

 Rilevanza dell’artigianato anche per la diffusione di abilità e competenze e presidio della tradizione

 Rilevanza di imprese cooperative per la diffusione dello spirito solidaristico

 Elevata presenza di start up nel terziario

 Importanza del Terzo settore e in particolare della cooperazione sociale per la coesione

 Apertura all’imprenditoria non italiana

 Rilevanza e sviluppo dei “grandi servizi”: Università, Sanità e cultura

 Criticità nell’asset di alcune infrastrutture strategiche e nei livelli di dotazione infrastrutturale avanzata

 Scarsa strutturazione media delle imprese: dimensionale, giuridica, finanziaria e patrimoniale

 Attrattività degli investimenti da potenziare

 Scarsa presenza di settori e produzioni high tech

 Scarsa presenza di imprese driver nel territorio

 Rilevanza dei rapporti di subfornitura

 Prevalenza della Manifattura di tipo tradizionale

 Bassa diffusione di reti di imprese

 Diffusione di imprenditorialità come forma di auto impiego

 Sviluppo imprenditoria immigrata in settori a basso valore aggiunto

 Scarsa propensione dei giovani all’imprenditorialità

 Livelli di imprenditorialità femminile inferiori alla media nazionale

 Basso livello di Start up innovative nel settore manifatturiero

 Approccio debole alla Strategia di Specializzazione intelligente

 Livelli non elevati di internazionalizzazione

 Scarso livello di innovatività rispetto alle aree driver a livello nazionale

 Dimensione di scala delle imprese non ottimale per effettuare investimenti differenziali, specialmente in R&S

 Livelli scarsamente qualificati dei fabbisogni professionali espressi dalle imprese

 Fragilità del tessuto produttivo nelle aree collinari e montane

 Leva dell’ICT sottoutilizzata e livello delle competenze specifiche scarsamente diffuse

 Sottocapitalizzazione e eccessiva dipendenza dal credito bancario

 Scarsa capacità di cattura fonti di finanziamento nazionali ed internazionali

 Scarso collegamento tra Università, Ricerca e Imprese

 Criticità nel livello di diffusione dell’ICT e dei servizi alle imprese

 Terziario avanzato scarsamente sviluppato

 Difficoltà nel ricambio generazionale

Opportunità Minacce

Elementi esterni

 Propensione degli attori locali al dialogo e a forme di concertazione

 Progettualità a geografia variabile e di area vasta

 Presenza di Insediamenti universitari, di Centri di ricerca e di Tecnopoli

 Presenza di specializzazioni e filiere sviluppate

 Ruolo da sviluppare delle imprese driver

 Presenza di infrastrutture integrabili

 Potenziale turistico espandibile/diversificabile e indotto sui settori commercio e servizi

 Processi di consolidamento e strutturazione delle PMI

 Ruolo dei Consorzi di garanzia

 Elevato potenziale di innovazione

 Leva dell’ICT

 Leva della Green e Blue economy

 Leva dell’internazionalizzazione

 Leva della Responsabilità sociale delle imprese (CSR)

 Informazione economica e big data come fattori di competitività

 Sviluppo dell’Amministrazione digitale e dell’E-Government

 Effetto driver delle prospettive di ripresa economica

 Paradigma della industria 4.0: ruolo nuovo dell’industria manifatturiera

 Ruolo strategico delle attività creative

 Sviluppo dei grandi servizi: formazione universitaria, sanità e cultura

 Accesso a Fondi comunitari

 Attrazione di capitali e talenti per produrre innovazione

 Sviluppo di Smart cities

 Creazione di un’Agenda strategica per lo sviluppo e la competitività del territorio

 Incertezza del contesto politico ed economico internazionale e nazionale

 Scarsa competitività del Sistema Paese e dei livelli di crescita

 Vulnerabilità rispetto alla concorrenza internazionale (specialmente su costo del lavoro)

 Ridimensionamento della base imprenditoriale e dell’occupazione per effetto della crisi

 Livello elevato di disoccupazione giovanile

 Disinvestimento nella formazione continua

 Processo di ricomposizione strutturale del settore agricolo

 Impoverimento del nucleo produttivo manifatturiero e artigiano

 Crisi strutturale in settori strategici come l’edilizia

 Crisi del commercio tradizionale e dei centri storici

 Destrutturazione del tessuto produttivo artigiano

 Criticità nella cooperazione sociale dovute alla crisi ed alla subalternità con il settore pubblico

 Aumento straordinario delle sofferenze bancarie

 Riduzione degli investimenti

 Diffuso calo della redditività aziendale

 Elevata pressione fiscale

 Processi burocratici complessi e onerosi

 Costi e tempi eccessivi della giustizia civile

 Regolamentazione delle attività produttive eccessivamente complessa

(14)

1.2 L

E PRINCIPALI NOVITÀ NORMATIVE

Il quadro normativo di riferimento per le Camere di commercio è ampio e articolato e tocca vari ambiti di interesse. Ai fini del processo di programmazione pluriennale, per ragioni di efficacia e di sintesi, sono riportati di seguito i principali provvedimenti che hanno aggiornato il quadro normativo che disciplina le Camere di commercio e la loro azione.

Decreto Ministro dello Sviluppo Economico 8 agosto 2017 – Razionalizzazione del sistema camerale

Il primo intervento normativo da evidenziare è il Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 8 agosto 2017 con il quale il Ministero, sulla base della proposta di Unioncamere, ha portato a conclusione il piano di accorpamento che ha ridisegnato la nuova mappa geografica delle Camere di commercio italiane. Il provvedimento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 219 del 19 settembre 2017.

Giunge quindi al traguardo il processo di “razionalizzazione” del Sistema Camerale avviato con l’art. 10 della Legge 7 agosto 2015, n. 124 (c.d. Legge Madia) e poi proseguito con i D.Lgs. 25 novembre 2016, n. 219 (decreto recante “Attuazione della delega di cui all'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura”).

Sebbene vi siano alcuni punti sui quali è ragionevole attendersi istruzioni e chiarimenti da parte del Ministero, di seguito sono riportati i punti salienti dell’intervento normativo in esame.

1. Permanendo in ogni caso l’obbligo di accorpamento per le Camere di commercio con meno di 75.000 imprese, le Camere di commercio si ridurranno dalle attuali 95 (dal numero pare evidente che vi erano già stati dei processi di accorpamento di natura volontaria) a 60 salvaguardando, coerentemente ai criteri stabiliti dal D.Lgs. n. 219/2016, la presenza di almeno una Camera di commercio in ciascuna Regione.

2. Le sedi secondarie delle Camere di commercio scendono del 20%, con una riduzione complessiva di un quarto dei metri quadrati utilizzati e la messa a reddito degli uffici non utilizzati.

3. Le Aziende speciali delle Camere di commercio saranno ridotte, attraverso una scansione temporale articolata in due fasi, dalle attuali 96 a 58.

4. Le Unioni Regionali delle Camere di commercio saranno limitate nel numero, con l’obbligo di liquidazione nel caso di Regioni con Camere di commercio inferiori a 3 e ulteriore valutazione circa la necessità del loro mantenimento.

5. Infine, è prevista anche una razionalizzazione delle sedi camerali e dei relativi spazi fisici (al proposito, va rilevato che il decreto sul punto non pare chiaro e non si può determinare immediatamente cosa occorra fare per detti interventi di razionalizzazione degli immobili) e la razionalizzazione organizzativa, con rideterminazione delle dotazioni organiche dirigenziali e non.

6. Per quello che riguarda la Camera di commercio della Romagna - Forlì-Cesena e Rimini, va evidenziato che al nostro Ente, nato da un processo di accorpamento di natura volontaria e non obbligatoria, sono riconosciuti sia la circoscrizione territoriale originaria prevista all’atto della sua costituzione che la dizione Camera di commercio della Romagna - Forlì-Cesena e Rimini (v.

Allegato A del Decreto). E’ poi confermata e riconosciuta l’esistenza della nostra Azienda Speciale CISE (Allegato C del Decreto) ed prevista per l’Ente una dotazione organica di n. 129 unità, con n. 3 figure dirigenziali (Allegato D del Decreto).

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In definitiva, si apre una nuova fase per il Sistema Camerale e per le Camere di commercio in particolare che prevede anche lo svolgimento di nuove funzioni quali quelle in tema di digitalizzazione, orientamento e formazione, valorizzazione del turismo e del patrimonio culturale attribuite dal citato D.Lgs. n. 219/2016.

Decreto Legislativo 16 giugno 2017, n. 100 – Correzioni al Testo unico delle società a partecipazione pubblica

Il D.Lgs. 16 giugno 2017 nasce come correttivo del D.Lgs 75/2016, recante Testo unico delle società a partecipazione pubblica.

Si è cercato così da una parte di rendere più coerente il Testo Unico delle società a partecipazione pubblica e dall’altra di superare le criticità emerse in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 251/2016 con la quale era stata dichiarata l’illegittimità, fra l’altro, dell’art. 18 della Legge 124/2015, norma in attuazione della quale è stato emanato il D.Lgs. 175/2016.

Come commentato da autorevoli giuristi1, queste le principali novità del Decreto correttivo.

Precisazioni sulle società partecipate da società quotate (art. 1, comma 5)

E’ stato previsto che le disposizioni del T.U., oltre che ad essere applicate, solo se espressamente previsto, alle società quotate, si applicano anche alle società da esse partecipate, salvo che queste ultime siano, non per il tramite di società quotate, controllate o partecipate da amministrazioni pubbliche. Quindi le società partecipate da una società quotata applicano le norme del T.U. solo se espressamente previsto, ma se sono controllare dalle Amministrazioni pubbliche applicano tutte le norme del T.U.

Precisazioni in merito alla definizione di società (art. 2, comma 1, lett. l)

La definizione di “società” è stata ampliata attraverso l’inclusione delle società consortili. Pertanto, con il termine “società” devono intendersi ai fini del T.U. gli organismi di cui ai Titoli V e VI, Capo I, del Libro V del Codice Civile, anche aventi come oggetto sociale lo svolgimento di attività consortili di cui all’art. 2615-ter del Codice Civile.

Ampliamento delle attività svolte da società strumentali (art. 4, comma 2, lett. d)

Prima del decreto correttivo era previsto che le Amministrazioni pubbliche potessero costituire società e acquisire o mantenere partecipazioni in società esclusivamente per lo svolgimento di determinate attività, fra cui quelle di autoproduzione di beni o servizi strumentali all'Ente o agli Enti pubblici partecipanti, nel rispetto delle condizioni stabilite dalle direttive europee in materia di contratti pubblici e della relativa disciplina nazionale di recepimento. Con il decreto correttivo a questa attività di autoproduzione di beni o servizi strumentali viene correttamente aggiunta anche quella di svolgimento di funzioni normalmente attribuite alle Amministrazioni pubbliche, rendendo quindi la previsione normativa più coerente con l’attività realmente svolta da società strumentali.

Deroga per le società regionali (art. 4, comma 9)

Rappresenta una novità importante del decreto correttivo e, allo stesso tempo, la concessione che il Governo ha dovuto fare alle Regioni per ottenere la necessaria “intesa” per superare i rilievi della Corte Costituzionale. In pratica, è oggi previsto che i Presidenti di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano possono deliberare l'esclusione totale o parziale dell'applicazione

1 Si veda il contributo elaborato da Alessandro Manetti, Responsabile Scientifico CE.S.PA. - Centro Studi Partecipate.

(16)

delle disposizioni dell’art. 4 del T.U. per singole società partecipate. A prescindere dall’attività svolta dalla società partecipata, sarà sufficiente che il Presidente della Regione o il Presidente della Provincia Autonoma ne dichiari la stretta necessità per il perseguimento delle finalità istituzionali del proprio Ente. I provvedimenti adottati, tuttavia, dovranno essere trasmessi alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, alla struttura di monitoraggio, indirizzo e coordinamento del MEF, nonché alle Camere ai fini della comunicazione alle commissioni parlamentari competenti.

Servizi economici di interesse generale a rete (art. 4, comma 9-bis)

Con l’introduzione all’art. 4 del nuovo comma 9-bis è stato previsto che, nel rispetto della disciplina europea, le Amministrazioni pubbliche possono acquisire o mantenere partecipazioni in società che producono servizi economici di interesse generale a rete, di cui all'art. 3-bis del D.L. 138/2011, anche fuori dall'ambito territoriale della collettività di riferimento, purché l'affidamento dei servizi, in corso e nuovi, sia avvenuto e avvenga tramite procedure ad evidenza pubblica.

Questa disposizione consentirà in futuro agli Enti territoriali di acquisire o mantenere legittimamente una partecipazione in una società che gestisce un servizio pubblico locale a rete in un’altra parte d’Italia, purché tale società abbia acquisito il servizio partecipando ad una gara.

Non è tuttavia consentita la partecipazione a società strutturalmente in perdita; infatti, trova applicazione l’art. 20, comma 2, let. e) del T.U., con la conseguenza che se la società ha prodotto o produrrà un risultato negativo per quattro dei cinque esercizi precedenti, le relative partecipazioni dovranno essere alienate in attuazione del piano periodico di razionalizzazione.

Semplificazioni del procedimento di costituzione di una società o di acquisto di partecipazioni (art. 5) Come noto, il T.U. consente ancora oggi alle Amministrazioni pubbliche di costituire nuove società e di acquisire nuove partecipazioni societarie, prevedendo tuttavia un procedimento più complesso rispetto al passato. Il decreto correttivo ha mitigato parte di questo procedimento, stabilendo l’eliminazione dell’obbligo di indicare nella deliberazione la possibilità di destinazione alternativa delle risorse pubbliche impegnate.

E’ rimasto invece l’onere di sottoporre la decisione a consultazione pubblica, ma è stato aggiunto che ciò dovrà avvenire secondo modalità disciplinate direttamente dall’Amministrazione pubblica interessata. Quest’obbligo continua a destare una certa perplessità.

Limiti alla composizione dell’organo amministrativo (art. 11)

Rappresenta una delle novità più rilevanti del decreto correttivo. Con la sostituzione integrale del comma 3 dell’art. 11 del T.U. viene oggi data la possibilità alle singole società in controllo pubblico di verificare autonomamente se adottare un organo amministrativo collegiale al posto di quello monocratico. Quindi, fermo restando che nelle società in controllo pubblico l’organo amministrativo è costituito, di norma, dall’Amministratore Unico, l'assemblea ha comunque la possibilità di disporre che la società sia amministrata da un consiglio di amministrazione composto da tre o cinque membri, ovvero che sia adottato uno dei sistemi alternativi di amministrazione e controllo previsti dal Codice Civile. La delibera assembleare dovrà essere adeguatamente motivata con riguardo a specifiche ragioni di adeguatezza organizzativa e tenendo conto delle esigenze di contenimento dei costi della società e dovrà essere trasmessa alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti e alla struttura di monitoraggio, indirizzo e coordinamento del MEF. Si raccomanda prudenza nella scelta, anche tenuto conto del fatto che, soprattutto nelle società “in house”, l’organo amministrativo è un mero esecutore degli indirizzi espressi dai soci; pertanto, la scelta di un consiglio di amministrazione al posto dell’Amministratore Unico è spesso difficile da motivare.

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Società in perdita strutturale (art. 14)

Con riferimento alle società in perdita per almeno tre esercizi consecutivi, l’art. 14, comma 5, del T.U. vieta alle Amministrazioni Pubbliche di effettuare una serie di operazioni; fra queste era inizialmente previsto il divieto di “effettuare” aumenti di capitale. Il decreto correttivo ha sostituito il verbo “effettuare” con “sottoscrivere” aumenti di capitale. La modifica, apparentemente poco significativa, serve ad evitare comportamenti poco virtuosi: nelle società strutturalmente in perdita, infatti, la formulazione precedente della norma poteva consentire di porre in essere operazioni di copertura di perdite mediante l’abbattimento del capitale sociale e la successiva ricostituzione dello stesso mediante sottoscrizione da parte delle Amministrazioni pubbliche socie, senza poi che venisse effettuato il necessario versamento del capitale sottoscritto (che era vietato dal comma 5 citato). In questo modo, una società strutturalmente in perdita poteva apparire risanata dall’intervento dei soci, senza tuttavia che venisse dotata delle risorse finanziarie necessarie. Con il decreto correttivo, il divieto di ricapitalizzazione per le Amministrazioni viene anticipato alla fase di sottoscrizione dell’aumento di capitale, eliminando ogni possibilità di comportamenti “borderline”.

Produzione ulteriore per le società “in house” (art. 16)

Il decreto correttivo è intervenuto anche in materia di società “in house”, inserendo il comma 3-bis all’art. 16 del T.U., con il quale è stato precisato che la produzione ulteriore rispetto al limite dell’80% di fatturato da effettuare con le Amministrazioni pubbliche, può derivare anche dallo svolgimento di prestazioni diverse rispetto a quelle erogate ai soci. Tuttavia, come in precedenza, il fatturato realizzato con soggetti non soci è consentito solo a condizione che la relativa produzione permetta di conseguire economie di scala o altri recuperi di efficienza sul complesso dell’attività principale della società.

Indirizzi in merito alla gestione del personale (art. 19, comma 5)

L’integrazione effettuata all’art. 19 comma 5 del T.U. è destinata a produrre effetti notevoli sulla futura gestione del personale delle società in controllo pubblico e, di conseguenza, sugli obiettivi di riduzione della spesa pubblica che il legislatore persegue da diversi anni.

L’art. 19, comma 5, stabilisce che le Amministrazioni pubbliche socie delle società in controllo pubblico sono tenute a fissare, con propri provvedimenti, obiettivi specifici, annuali e pluriennali, sul complesso delle spese di funzionamento, ivi comprese quelle per il personale, anche attraverso il contenimento degli oneri contrattuali e delle assunzioni di personale e tenuto conto: (i) di quanto stabilito in materia di mobilità dei lavoratori dichiarati in esubero (art. 25); (ii) delle eventuali disposizioni che stabiliscono, a loro carico, divieti o limitazioni alle assunzioni di personale.

Il decreto correttivo ha aggiunto che la fissazione dei suddetti obiettivi debba avvenire anche

“tenendo conto del settore in cui ciascun soggetto opera”. Si tratta di una puntualizzazione importante che consentirà verosimilmente alle Amministrazioni pubbliche di fissare obiettivi di contenimento delle spese di funzionamento e del personale tenendo conto delle specificità delle società controllate e dei contesti in cui le stesse svolgono la propria attività.

Quindi, tenuto conto che nel D.Lgs. 175/2016 non è stato riproposto l’obbligo per le società di attenersi al principio di riduzione dei costi del personale, che era previsto nella legislazione previgente, in taluni casi potremmo anche assistere ad un incremento delle spese di personale per motivate esigenze, così come sostenuto, fra l’altro, dalla Corte dei Conti – Sez. reg. controllo Toscana nella deliberazione n. 1/2015.

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Riassorbimento del personale (art. 19, comma 8)

Il comma 8 dell’art. 19 del T.U. prevede che in caso di reinternalizzazione di funzioni e servizi in precedenza esternalizzati ad una società in controllo pubblico, le Amministrazioni pubbliche devono, prima di poter effettuare nuove assunzioni, riassorbire i dipendenti già a tempo indeterminato che erano transitati alla società al momento dell’esternalizzazione, mediante l'utilizzo delle procedure di mobilità previste all’art. 30 del D.Lgs. 165/2001.

Il decreto correttivo ha aggiunto che la spesa per il riassorbimento del suddetto personale non rileva nell'ambito delle facoltà assunzionali disponibili e, per gli Enti territoriali, anche del parametro del contenimento delle spese di personale con riferimento al valore medio del triennio precedente (art. 1, comma 557-quater, della L. 296/2006). Per usufruire di tale possibilità è tuttavia necessario che venga fornita dimostrazione, certificata dal parere dell'organo di revisione economico- finanziaria, che le esternalizzazioni sono state effettuate secondo specifiche modalità (trasferimento delle funzioni e del relativo personale, riduzione dotazione organica, riduzione fondi per contrattazione integrativa, corrispondente riduzione della spesa per il personale).

Mobilità del personale fra società partecipate (art. 19, comma 9)

Mentre nella versione originaria del D.Lgs. 175/2016, all’art. 19, comma 9 era stato previsto che le disposizioni relative alla mobilità del personale fra società partecipate (art. 1, commi da 565 a 568 della L. 147/2013) potevano continuare ad essere applicate alle sole procedure in corso alla data del 23 settembre 2016, con il decreto correttivo è stato più correttamente previsto che tali procedure di mobilità potranno essere ancora utilizzate fino alla data di pubblicazione del decreto con cui verranno stabilite le modalità di trasmissione degli elenchi degli esuberi di personale e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2017.

Sanzioni per mancata razionalizzazione periodica delle partecipazioni (art. 20, comma 7)

Il decreto correttivo ha limitato ai soli Enti locali la pesantissima sanzione prevista all’art. 20, comma 7 del T.U. per la mancata adozione entro il 31 dicembre di ogni anno della deliberazione relativa all’obbligo di razionalizzazione periodica delle partecipazioni societarie (sanzione amministrativa da € 5.000 a € 500.000, salvo il danno eventualmente rilevato in sede di giudizio amministrativo contabile). Ai sensi della disposizione transitoria contenuta all’art. 26, comma 11, l’obbligo della razionalizzazione periodica scatterà solo a partire dal 2018, con riferimento alla delle partecipazioni al 31 dicembre 2017.

Revisione straordinaria delle partecipazioni (art. 24)

Il termine entro il quale le Amministrazioni pubbliche devono effettuare la revisione straordinaria delle loro partecipazioni è stato posticipato dal 23 marzo 2017 al 30 settembre 2017.

Pertanto, entro tale termine ogni Amministrazione pubblica devono verificare, con riferimento alle partecipazioni direttamente e indirettamente detenute alla data del 23 settembre 2016, se il loro possesso è ancora compatibile con le disposizioni contenute negli artt. 4, 5 e 20 del T.U.. Gli esiti della verifica dovranno risultare da un provvedimento motivato, nel quale dovrà essere data evidenza delle partecipazioni da alienare, e che dovrà essere trasmesso alla competente sezione regionale della Corte dei Conti e alla struttura di monitoraggio, indirizzo e coordinamento del MEF.

La mancata adozione dell’atto ricognitivo delle partecipazioni comporta l’impossibilità per l’Amministrazione pubblica inadempiente di esercitare i diritti sociali nei confronti della società.

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Ricognizione del personale (art. 25, comma 1)

Il termine entro il quale le società in controllo pubblico devono effettuare la ricognizione del personale in servizio è stato posticipato dal 23 marzo 2017 al 30 settembre 2017.

L'elenco del personale eccedente, con la puntuale indicazione dei profili posseduti, dovrà essere trasmesso alla Regione in cui ha sede legale la società, secondo modalità che verranno stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, in modo da consentire alle Regioni di formare gli elenchi del personale in esubero, da cui le società in controllo pubblico sono obbligate ad attingere fino al 30 giugno 2018 i nominativi del personale da assumere a tempo indeterminato (obbligo non previsto per le assunzioni a tempo determinato e per le altre forme di lavoro flessibile).

L’entrata in vigore dell’obbligo di attingere all’elenco regionale è stata posticipata dal decreto correttivo alla data di pubblicazione del decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sopra richiamato; pertanto, fino alla pubblicazione di tale decreto le società in controllo pubblico possono ancora effettuare, almeno in linea teorica, assunzioni a tempo indeterminato, scegliendo i candidati tramite selezione pubblica; tuttavia, si tratta di una finestra temporale con una durata incerta, che potrebbe non essere sufficiente per permettere alle società di portare a conclusione le procedure di selezione avviate.

Adeguamento degli statuti (art. 26, comma 1)

Il termine entro il quale le società in controllo pubblico devono adeguare i propri statuti alle disposizioni del D.Lgs. 175/2016 è stato posticipato dal 31 dicembre 2016 al 31 luglio 2017.

Per le società miste il termine per adeguare la quota minima di partecipazione del socio privato (che, si ricorda, non può essere inferiore al 30%) è rimasto fermo al 31 dicembre 2017.

Società in corso di quotazione (art. 26, comma 4)

L’art. 26, comma 4 del T.U. prevede che le società in partecipazione pubblica che hanno deliberato la quotazione delle proprie azioni in mercati regolamentati possono disapplicare le disposizioni del decreto 175/2016 per un determinato periodo. Originariamente la deroga era prevista fino al 23 settembre 2017, ma il decreto correttivo ha concesso altri 6 mesi, portando il termine di disapplicazione fino al 23 marzo 2018. Se entro tale termine la società interessata avrà presentato domanda di ammissione alla quotazione, continuerà a disapplicare le disposizioni del T.U. fino alla conclusione del procedimento di quotazione.

Adeguamento degli amministratori delle società in controllo pubblico (art. 26, comma 10)

L’art. 11, comma 8 del T.U. prevede che gli amministratori delle società in controllo pubblico non possono essere dipendenti delle Amministrazioni pubbliche controllanti o vigilanti. La previsione rappresenta una netta inversione di tendenza rispetto a quanto aveva previsto l’art. 4, comma 4 del D.L. 95/2012, che di fatto sana una vera e propria “stortura” del sistema previgente, dove era venuta meno la distinzione fra controllore e controllato.

Il termine per l’adeguamento degli attuali organi amministrativi, inizialmente previsto per il 23 marzo 2017, è stato posticipato dal decreto correttivo al 31 luglio 2017. Non è stato ancora chiarito se i dipendenti pubblici che sono stati nominati amministratori delle società in controllo pubblico e che sono ancora in carica alla data odierna possano restare al loro posto fino alla scadenza del mandato o se, viceversa, debbano quanto meno presentare le proprie dimissioni entro il prossimo 31 luglio. Un approccio prudenziale consiglierebbe di seguire la seconda strada.

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Società partecipate con ridotto fatturato (art. 26, comma 12-bis)

Fra i vari presupposti che devono essere presi in considerazione ai fini della razionalizzazione periodica delle partecipazioni prevista all’art. 20 del T.U. c’è il requisito del conseguimento da parte della società partecipata di un fatturato medio dell’ultimo triennio non superiore a un milione di Euro. In pratica, il Legislatore si è posto l’obiettivo di spingere le Amministrazioni pubbliche a ridurre la loro partecipazione in società di piccola dimensione.

Il decreto correttivo è intervenuto anche su questo aspetto prevedendo una entrata in vigore più morbida del parametro; in pratica, con l’introduzione all’art. 26 del comma 12-bis, il limite del milione di euro di fatturato entrerà in vigore solo a partire dal 2020 con riferimento al triennio 2017- 2019, mentre per gli anni 2017, 2018 e 2019 il limite di fatturato è stato fissato a € 500.000, da calcolarsi sempre con riferimento al triennio precedente.

Da osservare che il mancato superamento della soglia di fatturato minimo, così come quello degli altri parametri previsti all’art. 20, comma 2, non fa scattare automaticamente l’obbligo di cessione delle partecipazioni o di messa in liquidazione della società, ma genere più semplicemente solo l’obbligo di inclusione della stessa nel piano di razionalizzazione. Sarà poi in quella sede che dovranno essere fatte le necessarie considerazioni circa il futuro delle diverse partecipazioni.

Il Decreto Legislativo 25 Maggio 2017, n. 74 – Riforma del pubblico impiego

In tema di pubblico impiego va evidenziata la pubblicazione del D.Lgs. n. 74/2017, recante

“Modifiche al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n.150, in attuazione dell’articolo 17, comma 1, lettera r), della legge n. 124 del 2015".

Il provvedimento, l’ennesimo in materia, riguarda più in particolare la valutazione della performance dei lavoratori pubblici e persegue l’obiettivo generale di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e di garantire l’efficienza e la trasparenza delle pubbliche amministrazioni.

Questi i suoi punti salienti.

In tema di premialità

Il rispetto assoluto delle norme in tema di valutazione sarà “condizione” necessaria per l’erogazione di premi e per il riconoscimento delle progressioni economiche, per l’attribuzione di incarichi di responsabilità al personale ed il conferimento degli incarichi dirigenziali. La valutazione negativa delle performance rileverà ai fini dell’accertamento della responsabilità dirigenziale, oltre che a fini disciplinari;

Misura della performance

Ogni singola amministrazione dovrà valutare la performance con riferimento all’amministrazione nella globalità, alle unità organizzative o aree di responsabilità in cui si suddivide, nonché ai singoli dipendenti o team.

Obiettivi generali

Fermi restando gli obiettivi specifici di ogni amministrazione, si introduce la categoria degli obiettivi generali, che individuano le priorità in termini di attività, delle pubbliche amministrazioni.

Organismi indipendenti di valutazione

Gli Organismi indipendenti di valutazione, interamente rinnovati nella struttura (tre membri), nella durata (un triennio), nell’investitura (procedura selettiva ad evidenza pubblica da un elenco), nelle funzioni e nella dotazione di strumenti, saranno chiamati a riscontrare l’andamento delle

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