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1 1. L’AUTRICE 1.1. Nota biografica Riteniamo opportuno aprire questo intervento di analisi del testo Half of a Yellow Sun (2006) di Chimamanda Ngozi Adichie fornendo una rapida panoramica biografica

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1. L’AUTRICE

1.1. Nota biografica

Riteniamo opportuno aprire questo intervento di analisi del testo Half of a

Yellow Sun (2006) di Chimamanda Ngozi Adichie fornendo una rapida

panoramica biografica 1 che possa equipaggiare il lettore degli strumenti preliminari per orientarsi nella lettura delle opere di questa interessante figura dello scenario letterario contemporaneo.

Chimamanda 2 Ngozi Adichie nasce il 15 settembre 1977 ad Enugu, Nigeria, quinta di sei fratelli nati dalla coppia di etnia Igbo 3 composta da James Nwoye e Grace Ifeoma. Nonostante i genitori siano originari di Abba, cittadina del sud-est nigeriano e riferimento geografico sempre presente nelle opere di Adichie, la famiglia risiederà nella città di Nsukka, sede del polo universitario dove il padre della scrittrice lavora come docente di Statistica, ruolo al quale si aggiunge successivamente la prestigiosa carica di Vicerettore dell’Università. La madre presta servizio nel settore amministrativo della medesima istituzione accademica, distinguendosi come la prima donna ad ottenere la carica di archivista della struttura.

1 Per la compilazione del seguente excursus biografico su Adichie sono state di fondamentale

supporto le informazioni riportate nella sezione dedicata del The Chimamanda Ngozi Adichie Website, sito gestito da Daria Tunca. TUNCA, D., The Chimamanda Ngozi Adichie Website, University of Liège, 2004 – 2017. URL: http://www.cerep.ulg.ac.be/adichie/index.html.

2 Il suo nome significa Il mio Dio non fallirà mai: la famiglia è di religione cattolica.

3 In riferimento a una delle principali etnie che popolano il territorio nigeriano, il presente

intervento utilizza questa grafia preferendola all’equivalente anglicizzato Ibo, in aderenza alla scelta grafica di Adichie.

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Ironia della sorte 4 vuole che Adichie e la sua famiglia occupino nel campus universitario di Nsukka proprio la dimora precedentemente appartenuta alla figura chiave della letteratura postcoloniale nigeriana, lo scrittore Chinua Achebe, autore del quale Adichie, come avremo modo di vedere maggiormente nel dettaglio più avanti 5, si può dire raccolga nel panorama internazionale contemporaneo la preziosa eredità letteraria.

Adichie completa brillantemente i suoi studi secondari nella scuola dell’Università, dove inizia successivamente a frequentare la Facoltà di Medicina e Farmacia. Lo studio per intraprendere la carriera medica non convince però la scrittrice, che all’età di diciannove anni decide infatti di abbandonare il percorso intrapreso e trasferirsi negli Stati Uniti:

I came to the United States about ten years ago to go to college because
I was fleeing the study of medicine in Nigeria. As is the case in many places, when you do well in school in Nigeria, you are expected to become a doctor or to pursue some other exalted science. I had been in the science track in secondary school and matriculated at the University of Nigeria to study medicine, but after a year I realized I would be a very unhappy doctor. To prevent the future inadvertent deaths of patients, I fled.6

Allontanatasi proprio quanto più fisicamente possibile dagli studi medici, Adichie approda negli USA, dove dapprima si accosta al corso di Scienze della Comunicazione presso la Drexel University di Philadelphia, Pennsylvania. Proseguirà il medesimo percorso di studi presso la Eastern Connecticut State University, dove si trasferisce per stare più vicina alla sorella Ijeoma, che

4 Adichie definisce «a lovely coincidence» questo aneddoto della sua infanzia in MURRAY, S.,

The New Face of Nigerian Literature?, BBC News, 2007. URL: http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/6731387.stm (ultimo accesso, 10 agosto 2017).

5 Il lettore veda la sezione 1.2 del presente intervento, p. 4.

6 ADICHIE, C. N., “Authenticity” and the Biafran Experience, in «Transition», 99 (2008), pp.

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gestisce uno studio medico nella cittadina di Coventry, Connecticut. Nel 2001 Adichie consegue con lode il suo Bachelor Degree presso la Eastern, proseguendo il suo percorso di formazione accademica a Baltimora, Maryland, presso la John Hopkins University, dove due anni dopo completa il suo Master Degree in Scrittura Creativa. Nel 2008 consegue un Master of Arts Degree in African Studies presso la prestigiosa Università di Yale, Connecticut.

Durante la sua carriera accademica Adichie ottiene diverse borse di studio che sostengono il suo talento nella produzione delle opere che la rendono oggi famosa sulla scena letteraria internazionale: durante l’anno accademico 2005/2006 diventa Hodder Fellow presso la Princeton University (New Jersey), nel 2008 la sua originalità e creatività artistica vengono premiate dalla fondazione MacArthur 7, mentre nel biennio 2011/2012 riceve la borsa di studio offerta dal Radcliffe Institute for Advanced Study presso la Harvard University, Massachusetts.

Adichie oggi è sposata e ha una figlia 8, e divide il suo tempo tra gli Stati Uniti e la Nigeria, dove ogni estate gestisce nella città di Lagos dei workshops di scrittura creativa di enorme successo di pubblico.

7 La fondazione John D. and Catherine T. MacArthur premia su base annuale un gruppo tra i

venti e i trenta individui, regolari cittadini statunitensi o residenti sul territorio nazionale, che si siano distinti per il proprio impegno in qualsiasi settore lavorativo.

8 Riteniamo interessante sottolineare a questo proposito la scelta di Adichie di vivere in modo

assolutamente privato la propria gravidanza, decisione da leggere all’interno della prospettiva femminista che caratterizza il suo impegno autoriale. A proposito della gravidanza e dei doppi standard culturali ad essa collegati dichiarerà infatti: «I just feel like we live in an age when women are supposed to perform pregnancy. We don’t expect fathers to perform fatherhood. I went into hiding. I wanted it to be as personal as possible.». PILLING, D., Lunch with the FT: Chimamanda Ngozi Adichie, Financial Times, 2016. URL: https://www.ft.com/content/cebd3e6c-3d17-11e6-8716-a4a71e8140b0 (ultimo accesso, 16 agosto 2017).

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1.2. Adichie e l’eredità di Chinua Achebe

È certamente inevitabile al giorno d’oggi per un autore africano (e più nello specifico nigeriano) confrontarsi, tramite lo strumento dell’intertestualità, con l’opera del padre della letteratura africana contemporanea di lingua inglese, Chinua Achebe (1930 - 2013). Figura chiave del panorama letterario postcoloniale del continente africano e non solo, con i suoi testi Achebe risponde in modo chiaro, sempre misurato ed elegante alla forza uniformante dell’Occidente, voce autoriale unica che per troppo tempo ha relegato l’Africa, e in generale ciò che è altro rispetto ai propri standard culturali, ad una rappresentazione tanto degradante quanto priva di qualsivoglia sfumatura. Gli autori che seguono cronologicamente la magistrale opera di Achebe riconoscono dunque in lui un imprescindibile riferimento intergenerazionale che amplia sensibilmente la tradizione letteraria specifica del territorio nigeriano nel solco della quale inserire i propri sforzi autoriali. I modelli di scrittura ai quali rivolgersi non sono più unicamente quelli della letteratura orale africana, né i testi e gli autori cardine della tradizione europea: adesso è possibile per gli scrittori contemporanei attingere ad un’ampia selezione di opere autenticamente nigeriane e dialogare con esse all’interno dei propri testi, cosa possibile grazie proprio alle opere di Achebe, colonna portante appunto della tradizione letteraria specificatamente nigeriana.

La stessa Adichie riconosce in modo esplicito il suo debito nei confronti di Achebe. Le opere del padre della scrittura africana contemporanea (e in particolare il suo Things Fall Apart, capolavoro del 1958 che lo consacrerà agli onori della scena letteraria mondiale) vengono indicate in più circostanze 9

9 Adichie affronta pubblicamente l’argomento anche in occasione del suo ormai celebre

contributo al progetto TED – Ideas Worth Spreading, per il quale interviene nel 2009 con una conferenza dal titolo The Danger of a Single Story, entrata nella classifica dei 25 TedTalks più popolari di sempre grazie ai suoi quasi 13 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma

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dall’autrice stessa come testi chiave per il suo processo di maturazione artistica. Gli scritti di Achebe fanno scoprire alla giovanissima Adichie che il suo mondo, la quotidianità della sua vita in Nigeria, hanno la stessa identica dignità letteraria di quelle occidentali che l’autrice era solita trovare nei testi letti durante la sua infanzia. Le sue precoci letture, tutte legate alla tradizione europea e più in generale occidentale, erano difatti popolate da elementi necessariamente estranei alla realtà africana della quale Adichie faceva invece quotidiana esperienza. I personaggi che affollavano questi testi mangiavano mele anziché manghi e giocavano nella neve, agente meteorologico decisamente sconosciuto a una bambina nata e cresciuta in Nigeria, come la stessa autrice sottolinea nel seguente passaggio con tutta la pungente ironia che caratterizza la sua scrittura:

I grew up in Nsukka, a small university town in southeastern Nigeria, and started reading when I was perhaps four years old. I read a lot of British children's literature, and I was particularly enamored of Enid Blyton. I thought that all books had to have white people in them, by their very nature, and so when I started to write, as soon as I was old enough to spell, I wrote the kinds of stories that I was reading. All my characters were white and had blue eyes and played in the snow and ate apples and had dogs called Socks. This, by the way, at a time when I had not been to England and had never seen snow and was more familiar with mangoes

www.ted.com. TED è un’associazione no-profit che dal 1984 dedica il suo impegno alla diffusione di idee appartenenti a qualsiasi area dell’esperienza umana, nonostante l’acronimo che dà il nome all’associazione faccia ancora riferimento alle sole tre discipline che interessavano gli esordi di questo progetto (Technology, Entertainment, Design). I partecipanti che intendono contribuire al programma sono chiamati a illustrare i propri contenuti in una conferenza della durata massima di 18 minuti, forma che assicura al pubblico la trasmissione di idee e suggestioni nel modo più diretto e dunque più potente possibile. ADICHIE, C. N., The Danger of a Single Story, registrato presso TEDGlobal, Oxford, 2009. URL: https://www.ted.com/talks/chimamanda_adichie_the_danger_of_a_single_story#t-440806 (ultimo accesso, 19 luglio 2017).

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than apples. My characters drank ginger beer, a staple of Enid Blyton's characters. Never mind that I had no idea what ginger beer was. 10

L’autrice, ancora bambina, si avvicina dunque al mondo della letteratura derivandone la convinzione che solo determinati contenuti fossero sufficientemente meritevoli di figurare sulle pagine di un libro: contenuti che, evidentemente, non comprendevano la sua quotidianità fatta di capelli crespi e pelle nera, di tavole imbandite di patate dolci e riso jollof. Il suo passaggio da giovanissima lettrice a precoce scrittrice è altrettanto inevitabilmente segnato da questo approccio dogmatico ai contenuti della letteratura che Adichie sviluppa durante le sue letture d’infanzia. I personaggi che abitano i suoi primi acerbi tentativi di scrittura niente condividono della fisicità e degli oggetti e panorami dei quali Adichie e la sua famiglia fanno esperienza quotidiana. Per la scrittrice, confrontarsi durante i primi approcci alla letteratura esclusivamente con modelli appartenenti al canone letterario della tradizione europea si traduce necessariamente nella persuasione che solo elementi e situazioni autenticamente occidentali possano a ragione reclamare lo status di materiale letterario.

Sarà proprio l’incontro con il lavoro di Achebe a provocare un’importante inversione nel pensiero di Adichie:

Then, when I was perhaps eight or nine, I read Chinua Achebe's Things Fall Apart (1958). It was a glorious shock of discovery. Here were characters who had Igbo names and ate yams and inhabited a world similar to mine. Okonkwo and Ezinma and Ikemefuna taught me that my world was worthy of literature, that books could also have people like me in them.11

Tra le pagine di Things Fall Apart Adichie trova personaggi, ambientazioni e scenari decisamente familiari, incontra volti e situazioni molto vicini a quelli del suo quotidiano, scopre dunque che anche il suo mondo può, e

10 ADICHIE, C. N., Authenticity, cit., p. 42. 11 Ibidem.

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deve avere voce tra le pagine di un libro. Achebe apre gli occhi della scrittrice e le insegna che anche la Nigeria e la vita che scorre all’interno dei suoi confini sono soggetti che meritano la stessa esatta dignità letteraria di quelli relativi invece al mondo occidentale. È grazie ai personaggi che colorano le pagine di Achebe che Adichie abbandona le sue precedenti convinzioni e abbraccia l’idea che anche persone come lei, persone che non hanno gli occhi azzurri e i capelli raccolti in ordinate e precise acconciature abbiano spazio nel mondo della letteratura:

I went through a mental shift in my perception of literature. I realized that people like me, girls with skin the color of chocolate, whose kinky hair could not form ponytails, could also exist in literature. I started to write about things I recognized. 12

Achebe è insomma per Adichie «the writer whose works gave me

permission to write my own stories» 13, l’autore che autorizza una bambina

nigeriana a inserire il proprio mondo nei suoi scritti d’infanzia, l’autore che le permette di dare voce dentro le sue precoci pagine alle cose di cui fa quotidianamente esperienza diretta. La scrittura di Achebe rivela ad Adichie la possibilità di scrivere storie autenticamente proprie, e perciò emotivamente più vere e potenti. La voce di Achebe è la voce genuina di uno scrittore che scrive di ciò che conosce senza nessun timore reverenziale. È la voce che suggerisce in modo forte e chiaro ad Adichie la strada artistica da seguire:

I grew up writing imitative stories. Of characters eating food I had never seen and having conversations I had never heard. They might have been good or bad, those stories, but they were emotionally false, they were not mine. Then came a glorious awakening: Chinua Achebe’s fiction. Here were familiar characters who felt true; here was language that captured my two worlds; here was a writer writing not what he felt he should write

12 ADICHIE, C. N., The Danger of a Single Story, cit. 13 ADICHIE, C. N., Authenticity, cit., p. 42.

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but what he wanted to write. His work was free of anxiety, wore its own skin effortlessly.14

La connessione creativa e il debito artistico che la legano ad Achebe e le sue opere vengono ribaditi da Adichie anche all’interno delle sue stesse pubblicazioni, in una rete di rimandi intertestuali che connettono saldamente la sua produzione a quella del padre della letteratura africana di lingua inglese. Per fornire qualche esempio concreto di questa relazione di rimandi intertestuali, il secondo romanzo di Adichie, Half of a Yellow Sun (2006), principale oggetto di indagine del presente intervento, si apre proprio con una citazione in epigrafe del poema Mango Seedling, opera appunto firmata da Chinua Achebe: «Today I see

it still – Dry, wire-thin in sun and dust of the dry months – Headstone on tiny debris of passionate courage» 15. Come avremo modo di analizzare più nel

dettaglio nel corso del presente intervento 16, Half of a Yellow Sun presenta inoltre, all’interno di un impianto narrativo solido e magistralmente articolato in ciascuna delle sue parti, una particolare strategia metanarrativa che prevede la presenza, all’interno del tessuto principale dell’opera, di alcuni inserti narrativi relativi alla stesura di un testo altro rispetto a quello della narrazione principale. L’impiego di questo strumento narrativo del libro dentro il libro e la creazione dunque all’interno del romanzo di un doppio binario di lettura, ricordano inevitabilmente il livello metanarrativo svelato da Achebe nelle ultime pagine del suo Things Fall Apart, dove il lettore viene a conoscenza del progetto letterario di un anonimo commissario distrettuale britannico intenzionato a

14 ADICHIE, C. N., Chinua Achebe at 82: “We Remember Differently”, Premium Times, 2012.

URL: http://www.premiumtimesng.com/entertainment/108378-chinua-achebe-at-82-we remember-differently-by-chimamanda-ngozi-adichie.html (ultimo accesso, 10 agosto 2017).

15 ADICHIE, C. N., Half of a Yellow Sun, London, 4th Estate – HarperCollins Publishers, 2006.

L’esplicita dedica del poema di Achebe al poeta nigeriano Christopher Okigbo (1932-1967) infittisce ulteriormente la trama di relazioni intertestuali intessuta da Adichie, che rende omaggio diretto al poeta, figura simbolica della Guerra del Biafra (1967 – 1970), tramite la caratterizzazione del personaggio di Okeoma.

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registrare la sua esperienza coloniale in territorio africano sotto il discutibile titolo The Pacification of the Primitive Tribes of the Lower Niger 17.

Altri parallelismi con il lavoro di Achebe possono essere tracciati all’interno della produzione di Adichie, il più rilevante dei quali si configura essere significativamente proprio l’incipit del suo romanzo di esordio, Purple

Hibiscus (2003), opera che anche a livello strettamente tematico presenta, come

evidenzieremo più avanti 18, importanti punti di contatto con la produzione letteraria di Achebe. Adichie debutta infatti così sulla scena letteraria internazionale 19 , tessendo un’evidente trama intertestuale che connette il suo testo al capolavoro di Achebe: «Things started to fall apart at home when my brother, Jaja, did not go to communion» 20. La frase di apertura del testo di Adichie non è l’unica corrispondenza rintracciabile nell’opera: la scrittrice utilizza spesso infatti l’espressione to fall apart e alcune varianti sinonimiche 21 per tracciare la parabola discendente della famiglia Achike, drammaticamente soffocata dal fanatismo cattolico del capofamiglia Eugene.

17 ACHEBE, C., Things Fall Apart, London, Penguin Classics, 2001, p. 152. 18 Il lettore veda la sezione 2.2 del presente intervento, p. 24.

19 L’autrice confessa in realtà la completa assenza di intenzionalità nel rendere esplicito omaggio

all’opera Things Fall Apart con l’incipit della sua prima pubblicazione internazionale; inconsapevolezza che rende plausibilmente ancora più spontaneo il suo inconscio riferimento alla produzione di Achebe. «The novel even begins with a sentence – “Things started to fall apart at home” – which is clearly a homage to Achebe. That, at least, is what critics assumed. In fact, says Adichie, it was entirely unconscious. "My editor pointed it out and then we decided to say it was, but really," she confesses with endearing honesty, “it wasn’t». PATTERSON, C., Chimamanda Ngozi Adichie: Fortunes of war and peace, Independent, 2006. URL: http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/features/chimamanda-ngozi-adichie-fortunes-of-war-and-peace-412278.html (ultimo accesso, 25 luglio 2017).

20 ADICHIE, C. N., Purple Hibiscus, London, 4th Estate – HarperCollins Publishers, 2004, p. 3. 21 Heather Hewett individua con puntualità tutte le occorrenze sinonimiche relative al lavoro di

Achebe presenti nel testo di esordio di Adichie in HEWETT, H., Coming of Age: Chimamanda Ngozi Adichie and the Voice of the Third Generation, in «English in Africa», 32:1 (2005), pp. 73-97.

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Possiamo dunque affermare con sicurezza, come la stessa autrice conferma, che la figura di Achebe e la sua eredità artistica siano elementi fondanti della scrittura di Adichie, ai quali quest’ultima non manca infatti di rendere sentito omaggio: «Achebe is the most important writer for me, and so every opportunity I have to pay tribute to him I'll take it» 22.

Riteniamo rilevante segnalare, a conclusione di questa parentesi sulle forme di contatto artistico tra Adichie e il lavoro del suo predecessore, le parole di stima con le quali proprio Chinua Achebe elogia la produzione della scrittrice. Dopo la pubblicazione di Purple Hibiscus Adichie riceve una mail ad opera del figlio di Achebe, che le comunica il vivo apprezzamento del padre per il suo

testo di esordio 23, ma le parole più importanti arrivano in seguito alla lettura del

suo Half of a Yellow Sun:

We do not usually associate wisdom with beginners, but here is a new writer endowed with the gift of ancient storytellers. Adichie knows what is at stake, and what to do about it. She is fearless or she would not have taken on the intimidating horror of Nigeria’s civil war. Adichie came almost fully made. 24

Il rispetto e la venerazione artistica che la scrittrice nutre fin dall’infanzia nei confronti di Chinua Achebe sono dunque corrisposti dall’altissima considerazione che il padre della letteratura africana di lingua inglese non manca di dimostrare pubblicamente di avere del talento della giovane Adichie. Si può

22 PATTERSON, C., op. cit.

23 «After my first novel was published, I received an email from his son. My dad has just read

your novel and liked it very much. He wants you to call him at this number. » inADICHIE, C. N., We Remember Differently, cit. Nel medesimo intervento l’autrice confessa inoltre di non aver mai raggiunto telefonicamente Achebe, per evitare di ridurre pericolosamente le distanze tra lei e il suo eroe letterario.

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affermare perciò che le parole di stima di Achebe consacrino in modo decisivo la presenza di Adichie nel solco della tradizione della grande letteratura nigeriana e internazionale.

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1.3. Adichie e la Terza Generazione di scrittori nigeriani

Dopo aver presentato al lettore la profonda connessione e il debito artistico sentiti da Adichie nei confronti dell’opera di Achebe, è interessante affrontare adesso il modo in cui l’opera della scrittrice trova posizione all’interno della tradizione letteraria nigeriana e internazionale secondo le categorie tassonomiche individuate dalla critica letteraria.

Riteniamo senz’altro necessaria, prima di passare oltre, una premessa circa la validità critica di un approccio rigidamente tassonomico alle opere di una data tradizione letteraria. Qualunque opera comunica inevitabilmente con i testi che la precedono cronologicamente: ogni pubblicazione, specialmente se di un certo spessore letterario, instaura con la tradizione all’interno della quale si inserisce un dialogo di natura intertestuale che in una certa misura legittima le azioni di generalizzazione e categorizzazione messe in atto dalla critica letteraria. Tali tentativi del mondo accademico di fornire una tassonomia letteraria sufficientemente comprensiva ed esauriente si scontrano necessariamente però con il rischio di produrre etichette sterili e inadeguate a contenere tutta la forza creativa e l’originalità espressiva di un dato autore o di una data opera: le entusiastiche operazioni di categorizzazione promosse dalla ricerca critica e avallate dai rapporti intertestuali rintracciabili all’interno del dialogo tra opere e autori devono pertanto evitare eccessive generalizzazioni che appiattiscano testi e scrittori senza riguardo alcuno per le loro specificità artistiche.

Superata questa dovuta premessa sulla quale torneremo a conclusione della presente sezione grazie alle parole di Adichie stessa, presentiamo adesso il principale approccio tassonomico legato alla tradizione letteraria nigeriana e il modo in cui la scrittrice e la sua originale produzione si inseriscono al suo interno. Il canone letterario nigeriano contemporaneo, e più ampiamente africano, si definisce senza esitazioni in opposizione al fenomeno colonialista e alla tradizione letteraria euroamericana, dalla quale le opere del continente

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africano cercano di affrancarsi proponendosi nella loro specificità. L’attuale categorizzazione degli autori afferenti al canone nigeriano largamente condivisa all’interno del mondo accademico prende le mosse dalla celebre tassonomia proposta dallo scrittore e drammaturgo keniota Ngugi Wa Thiong’o, che individua tre distinte fasi caratterizzanti la produzione letteraria dell’intero continente africano: l’età degli sforzi anti-coloniali, l’età dell’indipendenza e l’età del neocolonialismo 25. La categorizzazione della letteratura specificatamente nigeriana che vede ad oggi concorde la maggior parte degli studiosi del settore prevede invece un’articolazione generazionale, che divide la produzione nigeriana in tre sezioni determinate dalla scansione cronologica delle opere in essa inserite, individuando così tre generazioni di scrittori nigeriani: la prima comprende gli autori le cui opere sono state pubblicate prima e immediatamente dopo l’indipendenza del paese (Achebe, Soyinka, Okigbo); la seconda include invece la produzione di coloro che hanno edito i propri testi in seguito alla Guerra del Biafra (Osundare, Osofisan, Ojaide); la terza e ultima generazione è costituita quindi dagli autori che hanno pubblicato i propri sforzi creativi dalla seconda metà degli anni ’80 in poi, categoria all’interno della quale si posiziona dunque Adichie. La validità teorica di questa suddivisione tassonomica, che associa a livello cronologico, tematico ed estetico autori e opere, è stata in tempi recenti legittimata e rinnovata dalla pubblicazione di due raccolte di interventi accademici in merito alla Terza Generazione della Letteratura Africana, entrambe edite dagli studiosi Pius Adesanmi e Chris Dunton e ospitate all’interno delle riviste English in Africa (2005) e Research in

African Literatures (2008). Come sottolineato provocatoriamente da Dalley 26,

25 NGUGI WA THIONG’O. Writing Against Neo-colonialism, in Criticism and Ideology:

Second African Writers' Conference, a cura di K. H. Petersen, Uppsala, Scandinavian Institute of African Studies, 1988, pp. 92-103.


26 DALLEY, H., The Idea of “Third Generation Nigerian Literature”: Conceptualizing

Historical Change and Territorial Affiliation in the Contemporary Nigerian Novel, in «Research in African Literatures», 44:4 (2013), pp. 15-34. L’autore discute l’approccio a suo parere sterile che monopolizza il dibattito accademico in tema di letteratura nigeriana contemporanea,

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l’attuale critica della letteratura nigeriana si interroga in modo esclusivo circa le differenti combinazioni delle variabili spazio-temporali che la dicitura Terza

Generazione della Letteratura Africana chiama in causa, senza discutere a priori

la legittimità stessa di un approccio critico così vincolato da dati esclusivamente cronologici e geografici. Gli interrogativi che animano l’attuale dibattito in merito alla terza generazione ruotano intorno a due questioni di carattere rispettivamente temporale e spaziale. In che modo va letto il rapporto generazionale che gli scrittori contemporanei hanno consolidato con la tradizione letteraria dei padri? Il loro lavoro va inteso in sostanziale continuità con quello di chi li ha preceduti o questi nuovi autori si propongono in tutta la loro forza distruttiva nei confronti del passato? Per quanto riguarda invece gli interrogativi legati alla dimensione geografica, il dibattito si sposta sull’esistenza o meno di un’etica di appartenenza territoriale che lega a doppio filo gli autori della terza generazione alla loro realtà strettamente locale, piuttosto che la presenza di un respiro più propriamente transnazionale e di una nuova consapevolezza globalizzante che infonde le loro opere di spirito cosmopolita. Le risposte fornite dalla critica a questi interrogativi sono varie e coprono ciascuna variante combinatoria delle configurazioni spazio-temporali previste. Mentre una delle principali correnti critiche sostiene la sostanziale continuità tematica e di intenti degli autori nigeriani contemporanei rispetto alla tradizione antecedente, con la quale condividerebbero la dimensione locale delle proprie opere 27, buona parte degli accademici di settore legge invece negli autori della

invitando i suoi colleghi ad aprire i propri orizzonti critici per non cadere nell’errore di ridurre la portata tematica e stilistica delle opere analizzate nel tentativo di costringerle all’interno di categorie tassonomiche tanto ordinate e logiche quanto limitanti.

27 Citiamo i seguenti interventi a favore della suddetta tesi critica, che rintraccia all’interno delle

opere degli scrittori nigeriani contemporanei un movimento di riavvicinamento nei confronti delle preoccupazioni socio-politiche che agitavano gli autori della prima generazione, come superamento dell’atteggiamento di disillusione che caratterizza invece gli sforzi della seconda generazione: KRISHNAN, M., Biafra and the Aesthetics of Closure in the Third Generation Nigerian Novel, in «Rupkatha Journal on Interdisciplinary Studies in Humanities», 2:2 (2010), pp. 185-195 e NWAKANMA, O., Metonymic Eruptions: Igbo Novelists, the Narrative of the

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Terza Generazione la manifesta volontà di allontanarsi dal tracciato artistico percorso dalle generazioni precedenti, abbandonando le preoccupazioni di respiro rigorosamente locale che ne avevano caratterizzato l’impegno letterario per abbracciare piuttosto le immagini diasporiche e le dimensioni di esilio e sradicamento tipiche del mondo contemporaneo e postcoloniale che contraddistinguerebbe le loro pubblicazioni 28.

Molte sono le costanti tematiche ed estetiche che la ricerca critica ha rintracciato all’interno delle opere prodotte dagli autori di Terza Generazione: tra queste citiamo il ricorrente impiego di tecniche stilistiche legate alla tradizione postmoderna, la fortissima presenza di voci femminili, nuove tipologie di narrazione del conflitto del Biafra (fondamentale elemento di una dolorosa storia nazionale vissuto però solo in modo indiretto da questi autori, che ne propongono quindi necessariamente una versione diversa rispetto a quegli scrittori che ne avevano vissuto in prima persona le strazianti conseguenze) e il costante ricorso alla figura del bambino come personaggio centrale al percorso di maturazione personale del quale dedicare le attenzioni del testo (costante tematica certamente non fortuita se consideriamo che gli stessi autori sono a loro volta, secondo la celebre definizione dell’autore gibutiano Waberi, enfants de la

postcolonie, alle prese con il proprio personale cammino di emancipazione e

Nation, and New Developments in the Contemporary Nigerian Novel, in «Research in African Literatures», 39:2 (2008), pp. 1-14.

28 Tra i principali accademici che individuano il respiro transnazionale delle opere della Terza

Generazione come tratto caratterizzante la loro specificità in opposizione alla tradizione ad esse antecedente citiamo ADESANMI, P., DUNTON, C., Introduction: Everything Good is Raining: Provisional Notes on the Nigerian Novel of the Third Generation, in «Research in African Literature», 39.2 (2008), pp. VII-XII ; EZE, C., Cosmopolitan Solidarity: Negotiating Transculturality in Contemporary Nigerian Novels, in «English in Africa», 32:1 (2005), pp. 99-112 ; HAWLEY, J. C., Biafra as Heritage and Symbol: Adichie, Mbachu and Iweala, in «Research in African Literatures», 39:2 (2008), pp. 15-26 ; HEWETT, H., Coming of Age, op. cit. ; HRON, M., Ora na-azu nwa: The Figure of the Child in Third-Generation Nigerian Novels, in «Research in African Literatures», 32:2 (2008), pp. 27-48.

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riscatto socio-politico) 29.

Sono decisamente evidenti i punti di contatto dell’intera produzione di Adichie con le costanti tematico-stilistiche individuate dagli accademici come caratterizzanti la categoria critica della Terza Generazione della letteratura nigeriana; punti di contatto che legittimano dunque la presenza della scrittrice tra le fila degli autori afferenti a questa categoria letteraria individuata dall’azione tassonomica del mondo accademico. È però necessario ricordare l’arbitrarietà irrimediabilmente sottesa in qualche misura a tutte le operazioni di categorizzazione lecitamente promosse dall’attività della critica letteraria, arbitrarietà che diventa ingombrante soprattutto nel momento in cui a dover essere descritto esaustivamente con l’utilizzo di un’etichetta per sua natura sintetica e perciò limitante è il talento letterario di personalità artistiche particolarmente brillanti e originali, tra le quali rientra di diritto il caso di Adichie. L’autrice stessa si dice in più circostanze 30 scettica riguardo l’utilizzo di categorie e gerarchie che rischiano di soffocare la natura composita dell’identità personale e artistica di uno scrittore, negandone di conseguenza la sua molteplice essenza:

One can ask of Christopher Okigbo: Was he Nigerian, a poet, or an Igbo first? I find it reductive that the different identity labels we carry must somehow be arranged in some sort of ascending or descending order. I am Igbo because I grew up speaking Igbo and was raised with Igbo cultural norms […] I am Nigerian because of the passport I carry and the football team I root for in the World Cup. I am African because I find similar

29 Per approfondire le caratteristiche tematiche ed estetiche condivise dagli autori afferenti alla

Terza Generazione, il lettore veda GREEN-SIMMS, L., What’s New in Africa? African Writing in the Twenty-First Century, in «Journal of Commonwealth and Postcolonial Studies», 1:1 (2013), pp. 3-12.

30 In occasione di uno scambio a mezzo e-mail avvenuto tra Adichie e Hewett, che quest’ultima

riporta in nota all’interno del suo già citato contributo, l’autrice nigeriana confessa ad esempio: «I am generally wary of labels because they are so constricting». HEWETT, op. cit., p. 92.

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concerns, similar ways of looking at the world, in a lot of African people and literature and history. And I am all of these and more at the same time.31

La natura necessariamente arbitraria delle operazioni tassonomiche entusiasticamente sostenute dal mondo della critica letteraria deve perciò essere sempre ben presente a chiunque si approcci allo studio di un autore specifico, in particolare quando l’estro letterario di quest’ultimo lo caratterizza per la sua spiccata originalità. Questa consapevolezza non toglie però la sostanziale legittimità di tali iniziative di categorizzazione, che individuano percorsi comuni e costanti tematico-estetiche senza dubbio preziose al fine di restituire una visione di insieme che tenga conto del dialogo intertestuale tra novità e tradizione.

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