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Sviluppo storico ed architettonico

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Progetto di recupero strutturale della casa di cura Istituto Santa Caterina di Collesalvetti (LI)

Sviluppo storico ed architettonico 15

Sviluppo storico ed architettonico

2.1 Sviluppo storico

Nel 1878 “col divino favore, e per la cura e sollecitudine di parecchi Cooperatori e Cooperatrici”2 venne inaugurata la Casa salesiana di Santa Croce presso Lucca, provvista di oratorio ed un piccolo collegio. Le richieste dalle famiglie toscane erano numerose, ma gli spazi disponibili non consentivano di aumentare il numeri dei convittori, molti dei quali erano ospitati gratuitamente. Perciò, la Casa si trovava già nel 1890 a dover affrontare lo spinoso problema del deficit economico3.

Don Barberis, direttore dell'Istituto, pensò quindi di trasferire il collegio e le scuole in qualche altra città, magari Viareggio o Pisa, dato che a Lucca la popolazione manifestava maggiore devozione per istituti religiosi sorti in epoche più lontane e non mostrava interesse per la nuova scuola salesiana4.

L'idea di stabilirsi a Collesalvetti risale al 1890. L'amministrazione comunale in quegli stessi anni aveva affidato il progetto del nuovo fabbricato scolastico all'ing. Ugo Vaccari di Livorno5, ma stentava a rispondere all'appello dello Stato Italiano a dotarsi di scuole pubbliche. Il dibattito, iniziato nel 1880, ancora non trovava un approdo definitivo nel 18906.

Il pievano della città, don Barsotti, venuto a conoscenza dell'imminente trasferimento dei salesiani, contattò tramite lettera don Barberis annunciandogli la ferma volontà dei colligiani di ospitare una nuova scuola salesiana. Don Barberis si recò, quindi, a Collesalvetti dove gli venne mostrato un terreno prossimo alla parrocchia7.

Don Barsotti, conscio delle difficoltà economiche in cui versava la Casa di Lucca, propose un'offerta che don Rua e don Barberis non poterono rifiutare: il terreno sarebbe stato acquistato a spese della comunità di Collesalvetti, l'edificio sarebbe stato costruito con una forte partecipazione della popolazione: si chiede ai salesiani una quota simbolica di sole 5000£ su un

2 Apertura di nuove case salesiane, in “Bollettino Salesiano”, n.7 anno II, Tipografia Salesiana, Torino,

luglio 1878; p. 5 3 M. Giusti, 1937; p. 3 4 A. Miscio, 1998; pp. 47-55

5 ASPi, Prefettura di Pisa, inv. 30, serie II, f. 171 6 ACC, inv. 1983: II.A.7

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preventivo iniziale di 22000£8.

Il sottoscritto, dietro proposta del signor pievano don Barsotti fatta a nome dell'egregia commissione della comunità di Collesalvetti, dichiara di accettare l'offerta di un terreno con edificio da fabbricarsi totalmente a spese dei benefattori locali [...]9

Il luogo prescelto, però, faceva parte del beneficio parrocchiale e, perché i proprietari potessero alienarlo, occorreva il parere positivo sia della Chiesa che del Ministero di Grazia, Giustizia e Culti10. Don Cagliero, procuratore dei salesiani presso la Santa Sede, riuscì in breve tempo ad ottenere il nulla osta papale; il Ministero, saputo che il terreno sarebbe servito per installare un istituto religioso di educazione, chiese il parere del Ministero dell'Interno ma a causa della crisi di governo del giugno 1892, la pratica si fermò11.

Si decise, quindi, di interrompere le trattative per quel terreno ed acquistarne un altro. La scelta definitiva cadde sull'area identificata nel catasto storico leopoldino con la particella 210 nella sezione F, foglio 2.

Il terreno prescelto, di proprietà delle famiglie Redi e Lemmi-Gigli, aveva una posizione

8 M. Giusti, 1937; p. 9

9 ASC, F662, Casa di Collesalvetti. Lettera di don Rua al comune di Collesalvetti del 22 agosto 1892 10 M. Giusti, 1937; p. 4 e A. Miscio, 1998; p.63

11 ASC, F662, Casa di Collesalvetti

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prossima sia al centro abitato che alla parrocchia della città. Si trattava di una proprietà frazionabile che i salesiani, eventualmente, avrebbero potuto comprare in tempi diversi per ampliare il fabbricato12.

I prelati salesiani, acquistarono il terreno come liberi cittadini del Regno, e non come ente morale, nel 189213. I nuovi proprietari erano i teologi Evasio Rota, Giovanni Garbellone, Domenico Palestrina e Felice Gavarino14, tutti residenti a Torino.

Don Barsotti, che spingeva perché il nuovo collegio fosse concluso prima della scuola comunale e che poteva contare sull'appoggio di molte famiglie colligiane, non attese che la proprietà del terreno fosse ufficialmente in mani salesiane, ma diede il via ai lavori agli inizi di settembre del 1892.

“[...] Dunque abbiamo già fatto il compromesso di metri 3000 di terreno per il collegio; in questa mattina sono stato da mons. Arcivescovo per annunziargli il tutto, chiedendogli la benedizione ed il permesso di lavorare all'edificio nei giorni festivi e dimani 28 agosto 1892 mettiamo mano agli scavi per le fondazioni [...]”15

Con buona probabilità non fu mai richiesta al comune alcuna autorizzazione a costruire, nè tanto meno ne risultano informati il Genio Civile e la Prefettura di Pisa16. Quando la Prefettura chiese spiegazioni su alcune gravi mancanze nel progetto del nuovo fabbricato scolastico comunale, l'amministrazione comunale rispose in questi termini:

“[...] Per corrispondere alle richieste contestate nella nota controindicata, il sottoscritto crede opportuno informare la S.V. Ill.ma delle ragioni per le quali non vennero costruite delle latrine al primo e secondo piano del fabbricato scolastico e perché fu cambiato l'orientamento del fabbricato stesso ed ecco precisamente come si verificarono le due varianti. La popolazione di questo capoluogo da molti anni insisteva per avere dei locali per le scuole sufficienti per ampiezza e salubrità e le varie amministrazioni che per molti anni si successero non trascurarono le pratiche che si rendono sempre più difficili in quantochè tutti i proprietari dei terreni adatti allo scopo ne rifiutavano la vendita. Finalmente trovato il terreno in ottima posizione fu deciso di costruire il fabbricato. [...] Contemporaneamente però alla costruzione del fabbricato comunale i salesiani fecero costruire altro fabbricato per un collegio convitto che infatti fu aperto prima che il fabbricato del comune fosse

12 A. Miscio, 1998; p. 63

13 L'atto di vendita fu rogato il 23 ottobre 1892 a Collesalvetti

14 ASC, Archivio Economato Generale SDB, Armadio 43, Casa di Collesalvetti

15 ASC, F662, Casa di Collesalvetti. Lettera di don Barsotti a don Cagliero e don Barberis del 27 agosto 1892

16 L'Archivio del Comune di Collesalvetti non conserva alcun permesso di fabbricare, né a nome dei vecchi nè dei nuovi proprietari del terreno, relativo agli anni 1890-1905. Collesalvetti ha fatto parte della provincia di Pisa sino al 1925.

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compiuto. [...]”17

Il collegio-convitto di Collesalvetti si aprì agli studenti nell'ottobre 1893, soltanto dopo un anno di lavori e prima che fosse completato il fabbricato comunale. Per diversi anni detenne il quasi totale monopolio sull'educazione dei giovani18.

“[...] Colla speranza di poter fare maggior bene, abbiamo lasciato la casa di Lucca, che esisteva da molti anni e che per mancanza di locale non poteva prendere quello sviluppo che noi avremmo desiderato, per fondare un altro Ospizio a Collesalvetti. [...]”19

Il nuovo ente religioso della città prese il nome di Istituto di san Quirico e santa Giulitta, a ricordo dalla parrocchia e dai santi protettori di Collesalvetti.

Inizialmente l'Istituto poteva contare sulle sole scuole ginnasiali, frequentate, nel 1893, da ben novanta studenti tra convittori ed esterni. Nel 1903, a fronte di una maggiore richiesta da parte dei colligiani, arrivarono anche le scuole elementari e quelle tecniche. L'Istituto salesiano, come tutti gli istituti educativi religiosi, non aveva il riconoscimento di scuola parificata, per cui gli allievi, al termine dei loro studi, si dovevano recare presso gli istituti statali per sostenere l'esame di stato. Ad ogni modo, la preparazione degli studenti era più che soddisfacente e quasi sempre garantiva il conseguimento della licenza superiore20.

Allo scoppio della Grande Guerra, per mancanza di personale, venne chiusa la scuola professionale; rimasero le scuole elementari e ginnasiali, meno richieste dalla popolazione locale che preferiva una preparazione tecnica.

Nel primo dopoguerra arrivarono a Collesalvetti il cinematografo, il campo sportivo, la casa del Balilla e progressivamente i giovani si allontanarono dall'oratorio salesiano.

Nel 1933 l'Ispettoria Ligure-Toscana decise di trasferire il ginnasio nella nuova sede salesiana di Livorno, nel quartiere delle Colline. A Collesalvetti, notevolmente impoverita, si trasferì il seminario salesiano, dapprima situato nella Casa di Strada in Casentino (AR).

Durante la Seconda Guerra Mondiale Livorno fu teatro di numerosi bombardamenti che sventrarono quasi totalmente il centro storico della città. I convittori e gli insegnanti, per questo

17 ASPi, Prefettura di Pisa, inv.30, serie II, f. 171. Lettera del Comune di Collesalvetti alla Prefettura di Pisa del febbraio 1896

18 ACC, inv. 1983: II.A.7

19 Fondazioni fatte nel 1893 in Bollettino Salesiano n.1 anno XVIII, Tipografia Salesiana, Torino, gennaio 1894; pp. 3-5

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motivo, tornarono a Collesalvetti sino alla fine del conflitto.

Nel settembre del 1943 l'edificio venne occupato dalle truppe tedesche che vi installarono un ospedale militare e vi spostarono l'Ufficio Ipoteche ed il Catasto di Livorno. A dicembre venne consentito agli studenti di frequentare la nuova scuola media.

Con i primi bombardamenti, avvenuti nel marzo successivo, dapprima fu distrutta la stazione ferroviaria e, pensando che l'edificio potesse rappresentare un obiettivo sensibile, il prefetto intima ai salesiani di lasciare l'Istituto.

Momentaneamente risparmiato dai bombardamenti che si susseguirono in giugno, fu invece duramente colpito nel mese di luglio del 1944, quando l'artiglieria alleata colpì la torretta, le camere prospicienti l'orto, il guardaroba, il tetto della camerata. Durante la notte del 16 luglio dieci granate raggiunsero direttamente l'edificio, mentre nel cortile ne caddero altre trenta. Pochi giorni più tardi gli americani e gli inglesi presero dimora nell'edificio, che nel frattempo offriva ospitalità anche a numerosi sfollati. Le azioni militari a Collesalvetti finirono nel mese di agosto del 1944, ma la scuola salesiana riaprì soltanto in dicembre a causa di un'epidemia di tifo.

Gli anni del dopoguerra, sebbene inizialmente difficili, furono quelli del boom economico. Col crescere del benessere, l'internato diventò sempre meno appetibile e mano a mano i frequentanti le scuole diminuirono. Il ginnasio venne chiuso definitivamente nel 1959, la scuola media dieci anni più tardi, risentendo dell'apertura della scuola media statale di Collesalvetti e Vicarello nel 1966.

L'Ispettoria Salesiana Ligue-Toscana concesse nel 1968 il nulla osta a vendere il fabbricato, l'Arcivescovo di Pisa espresse parere negativo alla vendita a privati auspicando la vendita ad enti vicini alla fede cristiana. Nel 1973 si chiusero le trattative con il CIF e la struttura venne adattata ad un nuovo compito: da quel momento in poi sarebbe servita quale ospizio per neurolesi con il nome di Istituto Santa Caterina. Tale rimarrà anche quando l'immobile passò nelle mani della fondazione Casa Cardinale Maffi nel 199921.

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2.2 Fasi di sviluppo architettonico

2.2.1 Il primo edificio (1892-1893)

Nell'ottobre 1892 i salesiani acquistarono solamente una porzione del terreno prescelto, credendo di aver bisogno di un edificio di modeste dimensioni22.

I documenti conservati presso l'Archivio Salesiano di Roma testimoniano bene le iniziali intenzioni progettuali di don Barberis. Un primo nucleo del fabbricato risulta già completato nel 1892; a questo mancavano, nell'idea del direttore di Lucca, una cappella ed una tettoia atta a contenere il teatro, entrambe da posizionarsi a nord del fabbricato ultimato.

L'idea di fabbricato che si legge dal suo schizzo non fu mai realizzata, probabilmente egli non riuscì, in quel momento, a convincere i suoi superiori a comprare il terreno che mancava per la realizzazione della sua idea.

“[...] Si tratta adunque a Collesalvetti dell'ubicazione della cappella rispetto alla casa, dell'ubicazione della tettoia, che deve servire anche a teatro; del come provvedere a collocare una buona pompa che faccia salire l'acqua al tetto; di rimediare in qualche maniera allo sbaglio nell'interno della casa per l'area e l'orientazione della stessa. […] E poi si è da tutti vista la necessità di acquistare ancora un po' di terreno per cappella, tettoia, cortile per gli interni ecc.[...] Eccole un rozzo schizzo nella proporzione di uno a mille: le linee interne a inchiostro tutto il terreno già comprato, quelle 22 La particella 210 fu divisa in due particelle distinte, la n.210 e la n.1400. Di queste nel 1892 fu

acquistata la n.210

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punteggiate a inchiostro il terreno che bisognerebbe ancora acquistare, le altre punteggiate a matita il luogo che si sarebbe destinato per la chiesa e la tettoia. La casa è terminata, tutta intonacata al di sotto, mancano i pavimenti, le porte e le finestre, qualche parete di divisione e le latrine coi lavatoi. [...]”23

L'analisi del materiale documentario e della struttura in situ, ha permesso di ipotizzare l'aspetto dell'edificio nella prima fase di costruzione, articolato in tre piani fuori terra ed uno interrato e con la facciata principale lungo via Don Bosco dotata di un'ampia scala.

La porzione dell'edificio già costruita nel 1892 corrisponde a quella evidenziata in arancio nella pianta seguente.

23 ASC, F662, Casa di Collesalvetti. Lettera di don Barberis a Don Rua del 1892

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Inoltre è opportuno sottolineare che, dai saggi effettuati in tempi recenti, la muratura di questa porzione di fabbricato è diversa dalla restante. Qui troviamo una muratura a sacco dal paramento irregolare, mentre l'ampliamento del 1908 presenta una muratura a sacco listata con paramento irregolare.

La tettoia ospitante il teatro fu realizzata entro l'anno successivo in aderenza all'edificio da parte 8. Primo nucleo dell'Istituto Santa Caterina, interpretazione di Damen

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sud, come si evince dai disegni catastali del 1896: gli edifici insistenti sulla particella 210 presero rispettivamente le particelle n.1418 e n.1419.

11. Identificazione dei due edifici, in arancio il 1418 in verde il 1419, interpretazione di Damen

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Nella particella 1418 fu realizzata la parte di struttura contenente le aule, i dormitori e la cucina. L'edificio sulla particella 1419 trovarono posto sia il teatro, intitolato a S. Francesco di Sales, che il refettorio del convitto.

La particella 1419 presenta, nei due lati lunghi, la sequenza di archi su pilastri oggi tamponati. Dall'organizzazione della maglia muraria si evince che in origine si trattasse di un loggiato aperto sui lati est ed ovest dell'edificio.

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La chiusura degli archi risale al periodo antecedente al 1903; come dimostra la cartolina seguente, recante data 21 settembre del medesimo anno e di certo scattata tempo prima.

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Alcuni dettagli si possono cogliere con maggiore precisione nella cartolina seguente, non recante data alcuna ma scattata probabilmente nello stesso periodo.

14. Collegio Salesiano, cartolina spedita il 21.09.1903 (FotoClub di Collesalvetti, Archivio Generale)

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2.2.2 Il primo ampliamento (1908)

Il Collegio di Collesalvetti richiamò dai paesi vicini e persino da Livorno un gran numero di giovani studenti, cosicché nel 1902 la struttura ospitava 118 convittori24.

Le esigenze di nuovi spazi si concretizzarono in un ampliamento della Casa nel 1908:

“Il Collegio-Convitto San Quirico la sera del 12 novembre aveva una visita del sig. D. Rua, al quale i cento alunni interni improvvisarono una bella accademiola. […] La mattina seguente, dopo la messa della comunità, in cui gli alunni andarono a gara per ricevere la S. Comunione dalle sue mani, D. Rua visitò il nuovo braccio dell'Istituto, innalzato l'anno scorso secondo ogni esigenza moderna.[...]”25

I salesiani, per far fronte alla sempre crescente richiesta di internamento, decisero di acquistare la particella 1400 e costruire una nuova ala dell'Istituto in aderenza a quella già esistente.

24 Pagina Intima, in “Bollettino Salesiano”, n.10 anno XXVI, Tipografia Salesiana, Torino, ottobre 1902; pp. 294-295

25 In Italia, in “Bollettino Salesiano”, n.2 anno XXXIII, Tipografia Salesiana, Torino, febbraio 1909; p.60

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18. Terza fase costruttiva, interpretazione di Damen

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Il corpo centrale assunse un aspetto del tutto nuovo. Un lungo corridoio di circa 40m percorreva longitudinalmente tutto l'edificio e collegava l'ingresso principale, ancora situato in via Don Bosco, con l'uscita secondaria nel cortile della scuola. Ad accompagnarlo una volta a botte, che incontrava una seconda volta trasversale nel centro dell'edificio. Questo spazio è coperto da una volta a vela centrale, più alta. Centralmente, in prossimità della volta a vela, fu posizionata la scala principale che, alzandosi di due piani sopra il tetto dell'edificio primitivo, costituiva una torretta, fulcro simmetrico di questa porzione di fabbricato. Lungo il prospetto est furono applicate delle false spalle in pietra a sottolineare la funzione simmetrica della nuova torretta. Nuovamente, la differenza di muratura denuncia l'edificazione in tempi diversi delle due ali dell'edificio.

Questa fase è documentata da alcune fotografie non datate, ma probabilmente scattate tra il secondo ed il terzo decennio del XX secolo ed oggi conservate nell'Archivio Salesiano Centrale. 19. Collesalvetti, Sezione F, 1910, scala originale 1:5000, particolare (ASLi, Catasto Mappe, 689, Cartoncino di variazione n.89)

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20. Collegio "S. Quirico": collegio visto da sud ovest (ASC, archivio fotografico, Casa di Collesalvetti)

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22. Collegio "S: Quirico": Una delle camerate (ASC, archivio fotografico, Casa di Collesalvetti)

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2.2.3 Il secondo ampliamento (anni Venti-Trenta del Novecento)

A causa della Prima Guerra Mondiale il corso tecnico venne chiuso, mentre alcuni allievi e insegnanti parteciparono al conflitto.

Il 10 maggio 1923, al cospetto di molte personalità di spicco, come il cardinale Pietro Maffi, fu inaugurata una lapide commemorativa degli ex allievi caduti in guerra, scolpita da Ugo Bini26 e posta nel prospetto est dell'edificio, in prossimità dell'attuale porta di accesso principale, dove ancora oggi è conservata.

Due anni più tardi, sempre nel fermento delle commemorazioni ai caduti della Grande Guerra, la contessa Carla Celesia di Vegliasco, moglie del podestà di Collesalvetti, dipinse la scala di accesso a Colle Alto. L'inaugurazione si svolse nel cortile del San Quirico e vi partecipò persino il re Vittorio Emanuele III.

26 M. Giusti, 1937; p. 30

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Per soddisfare i bisogni dell'Istituto nuovamente nel 1925 si optò per l'ampliamento. Questa volta i lavori interessarono il nuovo ingresso, spostato nella posizione attuale in via Palestro, la terrazza tra i due corpi longitudinali ed il rialzamento dell'edificio ospitante il teatro27.

27 Ibidem

27. Posizione dei nuovi ampliamenti, in giallo la terrazza, in verde il corpo rialzato, interpretazione di Damen 26. L'inaugurazione della scala nel cortile del S. Quirico (FotoClub di Collesalvetti, Archivio Generale, foto n.43)

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Il rialzamento dell'edificio fu realizzato in mattoni pieni e con tessitura muraria decisamente diversa dal resto, a collegare le due parti fu posizionato un cordolo cementizio. La copertura del corpo rialzato fu realizzata a padiglione poggiante su una trave in cemento armato che segue l'andamento della gronda ed è collegata ad un solaio laterocementizio in sommità alla struttura. Venne realizzata, in concomitanza con il rialzamento, la galleria del teatro. L'accesso a questa fu reso possibile o dalla nuova scala a chiocciola interna, oppure dall'esterno attraverso un piccolo balcone semicircolare che collegava la terrazza con la galleria stessa. Oggi questo balcone non è più visibile perché abbattuto in tempi recenti per poter realizzare il nuovo progetto di ampliamento.

Nel 1933 il ginnasio venne spostato a Livorno, mentre a Collesalvetti rimase l'Aspirantato. Da questo momento iniziò il declino economico dell'Istituto.

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30. Catasto di Livorno, Catasto del 1890 aggiornato al 1930, foglio 53, comune di Collesalvetti, scala originale 1:2000, particolare 29. Collesalvetti – Istituto Salesiano “San Quirico” cartolina degli anni Cinquanta (FotoClub di Collesalvetti, Archivio Generale)

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2.2.4 La Seconda Guerra Mondiale, danni e restauri

Collesalvetti fu teatro di alcune battaglie della Seconda Guerra Mondiale che provocarono danni all'edificio in oggetto. Come si evince da una sommaria memoria pubblicata nel Bollettino

Salesiano:

“[...] il 25 giugno1944, la Casa, per la caduta d'una bomba a pochi metri di distanza, ebbe tre soffitti sfondati, lesioni alle pareti e porte e finestre divelte. Il 17 luglio successivo, durante un grave cannoneggiamento, veniva nuovamente colpita: due camere del piano superiore, con la relativa suppellettile, andarono in completa rovina, mentre danneggiata rimaneva pure tutta la parte sottostante, compresa la cappella, il refettorio dei bambini e le stanze attigue.[...]”28

La Casa di Collesalvetti, abbandonata dagli studenti a causa dei frequenti bombardamenti, ospitò sia le milizie tedesche, sia alcuni uffici di Livorno, sia parte degli sfollati del paese. Questi ultimi si adoperarono per la manutenzione del fabbricato durante tutto il periodo in cui furono ospiti del collegio, provvedendo quindi tempestivamente a molte riparazioni29.

Durante gli anni Cinquanta, a seguito dei sopralluoghi effettuati dal Genio Civile di Livorno, fu commissionato un progetto di riparazione all'arch. Sergio Carpitelli di Firenze.

“[...] Attualmente, però, l'Istituto non è in grado di svolgere in pieno la sua utile attività stante i gravi danni subìti dall'edificio in conseguenza dei frequenti bombardamenti aerei ed i molti cannoneggiamenti che imperversarono nel comune di Collesalvetti nel periodo bellico. Il fabbricato fu infatti colpito da 17 granate, e le numerose bombe cadute in sua prossimità provocarono la devastazione del tetto che, riparato da truppe tedesche e americane, nonché dagli sfollati che ne occuparono buona parte, non impedì pericolose infiltrazioni d'acqua che lo danneggiarono ulteriormente compromettendone la stabilità. In seguito a ciò l'Istituto ha dovuto ridurre la normale capienza di 130 posti letto [...]”30

“[...] III) Natura delle opere fornite. [...] si è rilevato che le opere fornite consistono nella esecuzione delle seguenti categorie di lavori: 1) rimaneggiamento di una porzione del tetto […] per un'aliquota del 20%; 2) sostituzione della piccola e grande orditura del tetto; 3) disfacimento di pavimenti e rivestimenti; 4) ricostruzione dei pavimenti in mattonelle di cemento: 5) ricostruzione del manto di impermeabilizzazione per coperture a terrazzo; 6) ricostruzione di marciapiede; 7) ripristino del canale di gronda; 8) ricostruzione di intonaco interno ed esterno con malta di calce comune; 9) ripresa di grosse lesioni; 10) tinteggiatura di pareti interne e esterne; 11) demolizione di muratura in mattoni per ri-apertura di finestre chiuse provvisoriamente; 12) ricostruzione del cornicione di gronda; 13)

28 Apostolato ed eroismi di carità sotto la bufera, in “Bollettino Salesiano”, n.9 anno LXX, Tipografia Salesiana, Torino, giugno 1946; p. 86

29 A. Miscio, 1998; pp. 369-375

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rifacimento degli infissi di porte e finestre; 14) fornitura e posa in opera di elementi sanitari; 15) ripristino del parafulmine; 16) rifacimento della scala”31

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2.2.5 Il terzo ampliamento (anni Sessanta)

Negli anni Sessanta fu realizzata la Chiesa dell'Istituto, quando oramai le attività del San

Quirico erano molto limitate. Il progetto di ampliamento e sistemazione del Collegio è datato

1959 e rientrò nell'ambito dei lavori per il sollievo della disoccupazione previsti dalla legge 949/1952.

La chiesa, ad aula unica, era di dimensioni limitate. Fu orientata est-ovest, con il lato ovest aderente alla terrazza ed ospitante l'ingresso principale, ed il lato est alloggiante l'abside di forma poligonale. Le facciate laterali furono articolate in finestre monofore, mentre la facciata est rimase cieca. Il solaio di copertura della navata era sorretto da uno schema statico inusuale, comprendente una sequenza di travi in cemento armato che portano dei grandi archi ogivali non spingenti.

I lavori procedettero a singhiozzo, dapprima furono realizzate le fondazioni in muratura, 31b. Progetto per le fondazioni della Chiesa e per il muro di cinta (ASLi, Genio Civile di Livorno, perizia 4951 del 1959)

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ultimate nell'agosto 1960, poi gli alzati, ultimati circa un decennio dopo.

Unitamente ai lavori per la chiesa dell'Istituto si provvide anche a sistemare il cortile con un nuovo sistema di raccolta delle acque reflue.

32. Terzo ampliamento, in magenta la posizione della Chiesa, interpretazione di Damen

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Il progetto conservato all'Archivio di Stato di Livorno mostra esclusivamente la posizione delle fondazioni in muratura ma non ci fornisce informazioni sull'organizzazione volumetrica dell'edificio, che invece si può evincere dalle fotografie scattate nei primi anni Novanta.

La chiesa rimase chiaramente incompleta: l'abside si innalzava al di sopra della quota di gronda della navata, mentre più basse erano le scarselle. Le coperture, su più livelli, erano semplicemente piane.

Si può ipotizzare che, nel progetto mai realizzato, la navata dovesse essere più alta del presbiterio e probabilmente coperta da un tradizionale tetto a capanna. L'abside, più basso, poteva esser coperto da falde che seguivano l'andamento della gronda poligonale, mentre le scarselle probabilmente erano dotate di un tetto a falda unica.

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2.2.6 La trasformazione in centro assistenziale

Nel 1973 l'immobile fu venduto al CIF ed adattato a svolgere il compito di centro di assistenza per pazienti neurolesi. All'atto di vendita, l'Ispettoria Salesiana Ligure Toscana aggiornò le piante catastali: l'immobile presentava piante dagli spazi ampi, atte a contenere dormitori o aule, mentre i servizi igienici erano limitati.

36. Piante catastali del 1973, pianta del piano terra, scala originale 1:200, particolare (Catasto di Livorno)

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E' datato 1974 il progetto di variante di destinazione dei locali, affidato all'ing. Enrico Chiellini di Pisa.

Nel corpo nord le ampie aule scolastiche furono frazionate per ottenere le camere. Il corpo sud, il nucleo più antico, rimase pressoché lo stesso. La cappella non subì alcuna modifica, così come il cinema-teatro, mentre una parte dell'edificio centrale fu adattata a palestra per i pazienti. I servizi igienici, dapprima piuttosto ridotti, occuparono poi degli spazi ben più ampi.

Al piano primo, il corpo nord fu adattato introducendo un solo elemento divisorio nella stanza a destra della scala principale. Il corpo sud subì le modifiche più importanti, ogni spazio fu diviso in due ricavando aule, spazi ricreativi e magazzini.

Il piano secondo è quello che più degli altri subì modifiche nelle divisioni interne. Nel 1973 si presentava suddiviso in quattro ampi locali ospitanti le camerate del convitto, ognuna delle quali disponeva di servizi dedicati; nel progetto rimane invariata soltanto la posizione di tali servizi, mentre le camerate lasciano spazio a camere singole di dimensioni decisamente ridotte.

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L'edificio rimase pressoché invariato sino agli anni Novanta. Nel 1985 il CIF fece richiesta di condono edilizio (legge 47/1985), ma la pratica non ebbe seguito perché mancante di piante catastali e dell'agibilità da parte degli uffici comunali. Due anni più tardi fu richiesto il rilascio del permesso di abitabilità in sanatoria, corredato da piante aggiornate. Durante questo lasso di tempo non risulta alcun permesso richiesto al comune di Collesalvetti, ma si possono, in ogni caso, notare delle novità.

La modifica più vistosa fu quella introdotta nel cinema-teatro San Francesco di Sales: questo fu trasformato in una palestra, lasciando libere le stanze al piano terra dell'edificio centrale precedentemente dedicate a questa funzione. Ivi si impiantarono gli uffici amministrativi, tutt'oggi nella stessa posizione.

In prossimità della terrazza fu introdotta la scala antincendio in acciaio, presente anche allo stato odierno. La terrazza a copertura della cappella non subì modifiche.

Nulla del piano terzo viene conservato: le divisioni interne vengono completamente modificate, mentre rimangono uguali il piano quarto ed il quinto.

39. Comune di Collesalvetti, Sportello Unico Edilizia e S.U.A.P., pratica n.157 del 1987, pianta del piano terra, particolare

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41. Comune di Collesalvetti, Sportello Unico Edilizia e S.U.A.P., pratica n.157 del 1987, pianta del piano primo, particolare

42. Comune di Collesalvetti, Sportello Unico Edilizia e S.U.A.P., pratica n.157 del 1987, pianta del piano secondo, particolare

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2.2.7 Il quarto ampliamento (anni Ottanta)

Nel 1982 il CIF decise di dotare l'Istituto di una nuova piscina terapeutica. Il progetto, affidato all'arch. Gaetano Nencini, prevedeva la trasformazione degli interrati dell'edificio storico in spogliatoi e la costruzione di un nuovo fabbricato in aderenza al vecchio, ma strutturalmente non collegato ad esso. La locazione scelta fu il terreno ad est dell'Istituto32.

La piscina è stata recuperata in tempi recenti ed attorno ad essa è stato costruita l'area riabilitativa, nella fig. 44a è quella di forma semicircolare.

Pochi anni dopo, nel 1985, si ravvide la necessità di avere ambulatori per la terapia riabilitativa interni all'Istituto stesso. In questo senso, il teatrino venne adattato a fare da palestra, mentre il magazzino del teatro venne trasformato in spogliatoio con bagno sia per gli internati che per gli utenti ASL33.

32 Comune di Collesalvetti, Servizio Sportello Unico Edilizia e SUAP, pratica 40/1982 33 Comune di Collesalvetti, Servizio Sportello Unico Edilizia e SUAP, pratica 78bis/1985

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44c.Progetto dipiscina terapeutica,prospetto a valle,scala originale 1:100,particolare (Comune diCollesalvetti,Servizio Sportello Unico Edilizia Privata e SUAP,pratica 40/1982)

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44e.Progetto dipiscina terapeutica,prospetto retro,scala originale 1:100,particolare (Comune diCollesalvetti,Servizio Sportello Unico Edilizia Privata e SUAP,pratica 40/1982)

44f.Progetto dipiscina terapeutica,sezione A,scala originale 1:100,particolare (Comune diCollesalvetti,Servizio Sportello Unico Edilizia Privata e SUAP,pratica 40/1982)

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45. Comune di Collesalvetti, Servizio Sportello Unico Edilizia e SUAP, pratica 78bis/1985: Progetto per costruzione di servizi igienici in un locale facente parte dell'edificio in Collesalvetti via S. Giovanni Bosco, piante, scala originale 1:100,

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2.3 Descrizione dello stato attuale

L’edificio è suddivisibile in quattro corpi: il corpo nord provvisto di torretta, quello sud ospitante il teatro, la chiesa nel lato est e gli ambulatori per la fisioterapia nel lato ovest.

Il corpo nord consta di tre piani fuori terra, un piano interrato e due piani appartenenti alla torretta. Al piano terra, denominato piano convitto, tre volte a botte ed il vano scale principale sono disposti lungo i due assi di simmetria, al centro nasce una volta a vela.

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I piani superiori si presentano oggi privi di volte ma la presenza di controsoffittature suggerisce interventi posticci.

All'interno la distribuzione è semplice e chiara: la volta a botte copre un lungo corridoio sul quale si affacciano le camere dei pazienti, al piano terra trovano spazio anche gli uffici direzionali e la cucina dell'istituto, di recente collegata al quinto nucleo con un tunnel sotterraneo.

La torretta, fulcro simmetrico del prospetto, continua ad ospitare camere e bagni attrezzati al terzo piano mentre all’ultimo piano, cui si accede da una scala a pioli attualmente non praticabile, trova sede un magazzino.

La muratura delle pareti esterne, portanti, è a sacco, di spessore notevole (circa 55cm) ed a paramento lapideo disomogeneo.

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La facciata principale, oggi lungo via Palestro, è costituita da tre fasce: la fascia bassa, che ospita i primi tre piani dell'edificio, la fascia intermedia, la torretta, ed il vano scale, che culmina con uno spazio adibito a magazzino. Il disegno globale è quello di tre corpi che degradano a mano a mano con l'altezza. La fascia bassa è quella più ampia; qui si trovano tre diversi ordini di finestrature: al piano terra un ordine di finestre con grate metalliche e l'ingresso arcuato, al primo piano le cornici alle finestre rettangolari si fanno più importanti ed elaborate, in ultimo il secondo piano presenta le finestre meno ampie e con delle cornici molto semplici. Tra il piano terra ed il piano primo una fascia marcapiano separa zone dell'edificio intonacate con diversi colori, sotto giallo e sopra bianco. Il passaggio dall'ordine basso a quello intermedio della torretta è segnato dalla gronda della copertura più bassa, a padiglione. Al di sopra si trovano tre aperture di fattezza simili a quelle del secondo piano, mentre l'intonaco rimane di colore bianco. La torretta ed il vano scale hanno coperture piane a terrazza. Il disegno della facciata principale non si ripete nel prospetto est, dove scompaiono le fasce marcapiano e le cornici alle finestre.

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Lungo il prospetto est sono stati condotti dei saggi sulle fondazioni. Gli scavi hanno messo in luce che le fondazioni sono profonde circa 1m e sono costituite da due parti: una prima parte, circa 80cm di profondità, è la naturale prosecuzione della muratura portante, mentre i restanti 20cm sono di allargamento della superficie fondale.

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Nella zona sud si erge un corpo di due piani ospitante a piano terra un teatro a doppio volume e la mensa dell'Istituto, al piano superiore dei laboratori per gli internati. Il teatro, da tempo non più in funzione, funge da magazzino. I cordoli in cemento armato visibili nei prospetti e l'uso di diversi materiali costituenti la muratura, evidenziano il rialzamento del fabbricato in epoche più recenti, mentre sono visibili cinque archi tamponati in muratura che scandiscono i due prospetti est e ovest.

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51. Il corpo sud con addossato il magazzino, f.d.a.

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Il terzo corpo, di recente fattura, ospita la cappella dell'istituto ed il centro diurno. La copertura è a coppi e a capanna per tutta la lunghezza del corpo, mentre il tetto del presbiterio ha struttura in legno e manto di copertura in rame.

54. Interni del teatro, gli archi tamponati, f.d.a.

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L'interno della cappella è caratterizzato dall'alternanza di più archi a sesto acuto trasversali all'edificio, all'apparenza elementi strutturali che sorreggono il tetto. L'interno, ad eccezioni degli archi ogivali, è completamente rivestito in marmo chiaro, frutto degli interventi operati negli ultimi dieci anni.

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Non si segnalano particolari quadri fessurativi e di degrado.

La fase conoscitiva dello stato attuale è stata corredata di rilievo architettonico e strutturale in scala 1:200. Per gli elaborati grafici in forma ridotta si rimanda alla sezione “allegati”.

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2.4 Il nuovo progetto di recupero

Nel 1999 la fondazione Casa Cardinale Maffi acquistò l'immobile e decise di recuperare gli spazi, oramai non più funzionali.

In concerto con la ASL di Livorno, il Comune di Collesalvetti e la Regione Toscana, ed in base ad un preciso protocollo di intesa, venne sviluppato un nuovo progetto di recupero: si trattò di rendere ampi gli spazi piuttosto angusti della struttura e costruire nuovi locali per ospitare alcune nuovissime funzioni, come la degenza in regime residenziale per i pazienti autosufficienti.

Il nuovo progetto, data la complessità dell’intervento e le necessità di prosecuzione delle attività dell’Istituto, si suddivide in quattro lotti funzionali esecutivi:

1. Recupero della Chiesa, costruzione del Quinto Nucleo e della Fisioterapia con recupero della piscina esistente;

2. Realizzazione del nuovo Distretto Socio Sanitario e recupero di tutta l’appendice meridionale;

3. Recupero dell’edificio ottocentesco e sistemazione del giardino ad uso esclusivo dell’Istituto;

4. Realizzazione della nuova viabilità comunale e dei parcheggi esterni all’area del Santa Caterina.

Di questi lotti solamente il primo è stato già realizzato.

2.4.1 Il primo lotto esecutivo

Il primo lotto consistette nel recupero della Chiesa, nella costruzione del nuovissimo Quinto Nucleo e nel recupero della piscina esistente, costruita negli anni Ottanta, da inglobarsi nel nuovo reparto di riabilitazione. E' stato eseguito nei primi anni 2000.

Sulla Chiesa sono stati eseguiti lavori di consolidamento, quali il betoncino armato, lungo tutte le pareti, irrigidendo notevolmente la struttura. Gli archi ogivali sono stati mantenuti, mentre la copertura piana lungo la navata è stata sostituita da un più tradizionale tetto a capanna. La zona presbiteriale, nucleo prospettico e fulcro delle celebrazioni religiose, è oggi sormontato da un corpo piuttosto alto, il quale riproduce la muratura che cinge al pianterreno il tabernacolo e culmina con una copertura in legno lamellare, opera della Holtzbau s.r.l. I solai sono stati sostituiti con nuovi laterocementizi.

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Il Quinto Nucleo è una struttura a se stante costruita in prossimità dell'edificio storico, sulla strada costellata da numerosi cipressi che degrada verso Colle Basso. Si tratta di un fabbricato di limitata altezza, nascosto alla vista dal cortile principale, quasi si trattasse di una naturale prosecuzione del muro di contenimento. L'unica novità visibile dal cortile è una copertura a

59. Pianta globale del piano terra. In azzurro il Quinto Nucleo, in blu l'Area Riabilitativa 58. Nuova sistemazione della Chiesa

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padiglione che protegge una terrazza, il tetto piano di una porzione del nuovo edificio.

L'esterno è rivestito parzialmente in pietra naturale e parzialmente in marmo rosa. Le coperture sono per lo più piane, ad eccezione di due elementi più alti che ripetono il motivo della terrazza. Questo nuovo edificio ospita i pazienti autosufficienti, meno gravi e meno bisognosi di attenzioni costanti.

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Il nuovo reparto riabilitativo cinge con una semi-curva lo spazio già occupato dalla piscina terapeutica. L'edificio sorge in aderenza al fabbricato storico, nel lato ovest, ed anche in questo caso la sua modesta altezza lo nasconde dal resto del complesso.

61. C. Salvadori, [s.d.]: Prospetto lungo la strada alberata del Quinto Nucleo

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Le facciate sono per lo più a nastro, mentre la copertura è in legno lamellare. Il complicato disegno delle falde permette l'apertura di lucernari che illuminano dall'alto l'interno della struttura.

Le piante si sviluppano in modo sinuoso seguendo la curvatura semicircolare: gli spazi sono pensati per utenti con deficienze mnemoniche, i percorsi sono circuiti ripetitivi e segnalati da diverse colorazioni relative a varie aree riabilitative.

Questo nuovo reparto non è ad uso esclusivo dei pazienti del Santa Caterina, ma è aperto alla ASL di Livorno e di Pisa.

2.8.2 Il secondo lotto esecutivo

Si tratta della futura realizzazione della nuova sede della ASL di Livorno, in adiacenza all'attuale teatro e previa demolizione del magazzino. L'appendice sud, ospitante il teatro e la mensa, verrà completamente modificata per accogliere le sale riunioni e rappresentative, nonché la reception, la direzione e gli uffici amministrativi. Per questo motivo, l'ingresso principale tornerà nella sua posizione originaria, dalla via Don Bosco direttamente nel cortile dell'ex oratorio. Si auspica la riapertura degli archi tamponati in facciata.

2.8.3 Il terzo lotto esecutivo

L'edificio principale sarà sottoposto a recupero architettonico e strutturale, e continuerà ad 63. La copertura lignea ed i lucernai, f.d.a.

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ospitare i primi quattro nuclei dei pazienti. Primo passo sarà la valutazione della vulnerabilità sismica, quindi la definizione degli interventi di miglioramento rispetto alle azioni dinamiche. Gli interni saranno adattati ai nuovi canoni dettati dalle normative: le stanze da letto verranno rese più ampie, mentre i servizi igienici aumenteranno in numero.

2.8.4 Il quarto lotto esecutivo

Saranno realizzati parcheggi adatti ad accogliere l'aumento di flusso di utenti l'Istituto, nonché una nuova viabilità connessa con quella esistente che permetterà di raggiungere l'edificio senza dover per forza entrare a Colle Alto.

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