• Non ci sono risultati.

4.1 Aspetti introduttivi. Misurabilità e rilevanza della performance sociale. Capitolo 4

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "4.1 Aspetti introduttivi. Misurabilità e rilevanza della performance sociale. Capitolo 4"

Copied!
47
0
0

Testo completo

(1)
(2)

147

Capitolo 4

Misurabilità e rilevanza della

performance sociale.

4.1 Aspetti introduttivi.

Sebbene negli ultimi anni si sia assistito ad un fenomeno di sviluppo tanto rapido quanto esponenziale della diffusione dei fondi SRI, come abbiamo avuto modo di osservare nei precedenti capitoli, molte sono ancora le questioni afferenti a questa particolare nicchia dell’industria finanziaria che risultano essere oggetto di dibattito e di controversie. Tra queste, oltre alle già analizzate perplessità circa la capacità di questi fondi di risultare parimenti performanti rispetto ai propri competitors tradizionali, ve ne sono altre in cui l’accento si sposta dalla dimensione meramente finanziaria dell’investimento SRI, a quella relativa agli attributi di eticità connessi al medesimo. Se infatti la scelta di un prodotto finanziario “convenzionale” si riflette in un approccio all’investimento imperniato su parametri di riferimento di natura meramente economica e finanziaria, (tradizionalmente rischio e rendimento) l’investimento in un fondo SRI necessiterà al contrario dell’introduzione di processi valutativi ulteriori, che mirino non tanto a sostituire, quanto piuttosto ad integrare, le procedure sopra menzionate. In particolare, oltre ai necessari processi di valutazione e quantificazione ex ante della performance finanziaria attesa, il concetto di investimento SRI andrà a delineare una vera e propria dimensione valutativa ulteriore e complementare nell’ambito dell’analisi globale dell’investimento: quella della performance sociale. Tale dimensione, lungi dal sostituire quella finanziaria, andrà ad introdurre dei parametri valutativi aggiuntivi, volti a misurare il riflesso dell’investimento

(3)

148

stesso sull’economia reale o più generalmente sulla società mediante una quantificazione il più possibile oggettiva, dell’impatto sociale e ambientale riconducibile a quelle imprese nei cui titoli si decida di veicolare le proprie risorse (Lunaria 2000). Se infatti nel precedente capitolo ci siamo concentrati su un’analisi della performance finanziaria delle istituzioni e degli organismi che assumono un ruolo di innegabile rilevanza tra gli attori istituzionali dell’universo SRI, e cioè gli SRI funds, ciò su cui ci concentreremo adesso, è la possibilità di tracciare un profilo misurabile della loro performance sociale. Appurato infatti che le peculiari strategie di investimento che caratterizzano l’operatività degli SRI funds hanno alla base processi di selezione e analisi basati su criteri di natura ambientale, sociale ed etica, nonché sulle strutture di corporate governance scelte dalle varie emittenti (cd ESG Criteria), sarà necessario adesso tentare di pervenire ad una quantificazione dell’impatto che tali strategie sono in grado di generare, non tanto dal punto di vista strettamente finanziario o di rendimento atteso, quanto piuttosto dal punto di vista etico, sociale e ambientale.

A tal proposito, la questione che andremo ad affrontare nei paragrafi seguenti, ruota esattamente attorno a questa ulteriore e necessaria dimensione valutativa della performance dei Fondi SRI, ossia quella che potremo definire “Performance ESG”.

Se infatti, al di là delle perplessità sui valori raggiungibili dalla stessa, per ciò che attiene alla quantificazione della performance finanziaria dei fondi SRI è stato possibile attingere ad una gamma notevolmente ampia e variegata di strumenti matematici e statistici, lo stesso non può dirsi per la sua dimensione socially responsible (Eurosif 2014). Quest’ultima infatti, proprio perché fisiologicamente dotata di un certo grado di soggettività, risulta tutt’oggi essere una variabile non agevolmente quantificabile ed è proprio a fronte delle difficoltà riscontrate nell’ottenere una misurazione oggettiva dell’impatto sociale e ambientale generato dagli investimenti SRI che,negli ultimi anni si sono

(4)

149

sviluppati tutta una serie di tentativi che hanno visto nascere nuovi parametri di valutazione, appositamente elaborati per questi particolari investimenti.

È muovendosi in questa direzione che ad esempio è nato il concetto di rating etico o rating ESG, una metodologia di classificazione dei titoli delle imprese, e dunque più in generale dei fondi che in essi investono, che tiene conto non solo dei parametri finanziari, ma anche del livello di responsabilità sociale e ambientale degli stessi. Trattasi dunque di un approccio più completo rispetto al rating tradizionale, che prevede una valutazione e classificazione di tutto il processo produttivo dell’azienda, dei codici aziendali ed etici, delle dichiarazioni formali d’impegno verso i propri dipendenti e i consumatori finali, di certificazioni etiche e notizie trasmesse dalla stampa e dalle ONG. Anche per giungere ad una valutazione di questi ulteriori e peculiari aspetti, esattamente come accade per quelle stanti alla base dell’elaborazione dei rating finanziari, diviene necessario il coinvolgimento di attori indipendenti, atti a giudicare l’effettivo comportamento sostenibile delle società in maniera imparziale, segnalando agli investitori quelle più virtuose e meritevoli di catalizzare le loro risorse. Dal lato dell’offerta è quindi nata una particolare categoria di soggetti che mutuando dai rating tradizionali i principi operativi e i presupposti della forma di valutazione, includono all’interno delle proprie analisi anche quei principi di responsabilità sociale e ambientale rintracciabili nel concetto di sviluppo sostenibile. L’incontro tra domanda e offerta ha così dato vita a una misura credibile, sintetica, ma allo stesso tempo idonea a rappresentare la capacità di un’impresa di avere buoni rapporti con i dipendenti e le organizzazioni sindacali, di essere responsabile nei confronti dell’ambiente, di adottare una struttura di corporate governance moderna, di rispettare la concorrenza e i diritti umani.

Quella del rating etico, non è tuttavia l’unica direzione in cui si è mosso il processo di elaborazione di indicatori e strumenti per la misurazione della performance sociale. Al contrario, per soddisfare la crescente esigenza dei fondi SRI di comunicare in maniera chiara e trasparente la sostenibilità delle singole

(5)

150

organizzazioni, imprese in cui essi veicolano le risorse dei propri investitori, è stato altresì necessario sviluppare una visione globalmente condivisa di concetti, linguaggi e standard , visione che è andata a concretizzarsi nella creazione di una serie di sistemi per il reporting di sostenibilità, utilizzabili da organizzazioni di qualsiasi dimensione, settore o paese.

Se da un lato, l’esigenza di pervenire ad un certo grado di oggettività nella misurazione della performance sociale degli investimenti SRI, ha condotto alla comparsa di una serie di strumenti e indicatori creati ad hoc, dall’altro, ha congiuntamente portato alla comparsa di una vera e proprio sottoinsieme di attività d’investimento rintracciabile all’interno del più ampio panorama dell’universo SRI e definito con il termine “Impact Investment”. Quest’ultimo fenomeno si esplica infatti attraverso investimenti in imprese, organizzazioni, fondi, finalizzati a generare un impatto sociale e ambientale misurabile, garantendo al contempo un ritorno finanziario per gli investitori.

4.2 Il concetto di misurabilità e il fenomeno Impact Investing.

Il termine Impact Investing fu coniato per la prima volta nel 2007 in occasione del Bellagio Summit organizzato dalla Rockefeller Foundation negli Stati Uniti e, da quel momento, questa nuova e particolare nicchia dell’universo SRI è andata ad acquistare una sempre maggior popolarità presso investitori e policy makers su scala globale (Eurosif 2014). La diffusione è stata tale che, nel 2013 tale fenomeno è stato inserito anche tra le questioni al centro del World Economic Forum Annual Meeting a Davos in Svizzera mentre, nel medesimo anno, il Regno Unito ha ospitato il primo G8 Social Impact Investment Forum, evento in cui, per la prima volta, è stata utilizzata la piattaforma del G8 per discutere del fenomeno SRI e delle tematiche ad esso afferenti.

(6)

151 4.2.1 Aspetti definitori e qualificanti.

Per quanto attiene alle tematiche che nello specifico ruotano attorno al fenomeno dell’Impact Investing, sul piano definitorio lato sensu considerato, possiamo rilevare l’esistenza di una molteplicità di questioni sociali classificabili in due macro categorie:

1) Il primo nucleo tematico accoglie tutte le attività attinenti alle questioni che ricadono in quel particolare ambito denominato “Social Integration”, come l’accesso alle abitazioni ad un prezzo equo, la salute, l’istruzione e l’occupazione. In particolare, l’attività principe tra quelle che ricadono in questa categoria, è il microcredito.

2) Nella seconda categoria, rientrano invece i cd Progetti Sostenibili che vengono attuati nei campi relativi all’accesso e alla produzione di energia rinnovabile, cibo, acqua, agricoltura biologica e sostenibile e che solitamente vengono sviluppati nei mercati dei paesi emergenti (Eurosif 2014).

Per quanto attiene invece ad una definizione stricto sensu del fenomeno, c’è da rilevare come, a fronte della crescita e dell’evoluzione subita dallo stesso, non risulti presente un impianto nozionistico caratterizzato dai contorni chiari e distinguibili. Al contrario, proprio in tale ambito, sarebbe possibile osservare con una certa frequenza una sorta di sovrapposizione terminologica tra quello che è il concetto di Impact Investing e quello, ben più ampio, di SRI (Sustainable and Responsible Investment), concetti che, per quanto similari, delimitano in realtà due ambiti distinti che si differenziano per alcune peculiarità. Secondo quanto riportato da Eurosif, in particolare, il termine Impact Investing potrebbe considerarsi, utilizzando la terminologia anglosassone, come una specie di “umbrella term”, come un concetto cioè che, trascendendo la rigida suddivisione tradizionalmente operata tra le varie asset classes ,va al contrario a configurarsi come un canale di funding alternativo per quelle imprese, o più in generale, per tutte quelle organizzazioni, che tentano di affrontare specifiche

(7)

152

problematiche di natura sociale, etica o ambientale passando attraverso i meccanismi di mercato (Eurosif 2014).

Finanziamenti alternativi per questa tipologia di imprese, provengono essenzialmente da donazioni, denaro pubblico e, più recentemente anche dal canale del Crowd Funding; in particolare, sebbene in relazione alle donazioni, non si possa parlare tecnicamente di Impact Investing, data l’assenza del requisito dell’aspettativa circa un ritorno economico finanziario, è comunque innegabile che si tratti di canali che giocano un ruolo fondamentale nel finanziamento delle Social Enterprises, soprattutto nella fase iniziale di incubazione e nel primo sviluppo.

Ciò che è fin’ora possibile desumere dalle considerazioni fatte in relazione ad una possibile definizione da associare al fenomeno in parola, e’ che essa si esplica attraverso il perseguimento di un duplice scopo: quello di generare un ritorno finanziario di entità più o meno grande e quello di dar luogo ad un impatto di natura etica, sociale e/o ambientale. In tale ottica dunque, il fenomeno dell’ Impact Investing sembrerebbe potersi legittimamente considerare semplicemente come un canale alternativo da utilizzare per l’implementazione di un investimento socialmente responsabile (SRI).

Tuttavia, è possibile asserire che se da un lato il fenomeno Impact Investing possiede talune caratteristiche comuni anche allo SRI tradizionale, dall’altro si differenzia da questo per alcuni tratti del tutto peculiari.

Proprio allo scopo di colmare le lacune esistenti sul piano definitorio e di pervenire ad una nozione chiara, entro cui far confluire le caratteristiche chiave del fenomeno in analisi, riportiamo di seguito una tabella che raccoglie le definizioni offerte in proposito da varie organizzazioni e istituzioni internazionali.

(8)

153

Tabella 16: Definizioni e caratteristiche chiave del fenomeno dell’Impact Investing.

Fonte Definizione Caratteristiche chiave

OECD1 Attività che provvede al finanziamento di organizzazioni con

l’aspettativa di un risultato in termini sia sociali che finanziari.

 Include investimenti privati che contribuiscono alla creazione di benessere per la comunità  Presenza di una esplicita

dimensione sociale Attività ibrida di funding  Gli obiettivi finanziari possono

variare dalla conservazione del capitale al tasso di rendimento di mercato

GIIN2 (Global

Impact Investing Network)

Gli Impact Investments, sono investimenti effettuati in compagnie, oprganizzazioni e fondi,

allo scopo di generare un risultato sia in termini finanziari che in termini sociali e ambientali. Tali

investimenti possono essere effettuati sia in mercati sviluppati

che in quelli emergenti e si prefiggono un target di rendimento

che si posiziona solitamente al di sotto o in linea con quello di

mercato.

 Intenzionalità: caratteristica essenziale è l’intenzione dell’investitore di generare un impatto sociale e ambientale  Aspettative di remunerazione:

deve essere presente l’aspettativa per chi effettua l’investimento circa una certa remunerazione del capitale o quantomeno circa la conservazione/restituzione dello stesso.

 Le aspettative di rendimento oscillano in un range che si colloca al di sotto o alla pari del rendimento di mercato.

 Misurazione dell’impatto ambientale e sociale: è necessaria la presenza, di una costante attività di misurazione e

reportistica della performance

ambientale ne sociale dell’investimento.

1 La OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) è un organizzazione

internazionale, il cui scopo è quello di promuovere azioni e politiche volte ad incrementare il benessere economico e sociale delle popolazioni nel mondo. In particolare questa organizzazione offre ai vari governi un network internazionale in cui cooperare allo scopo di affrontare questioni comuni di natura sociale, etica e ambientale.

2 Il GIIN (Global Impact Investment Network) è un network internazionale che raccogli al suo interno

più di 500 organizzazioni, il cui scopo è quello di ampliare la portata e lo sviluppo delle attività di Impact Investing.

(9)

154

WEF3 (World

Economic Forum)

Strategia di investimento che si prefigge di dar luogo ad un risultato

finanziario creando anche un impatto sociale e ambientale positivo che richiede di essere

attivamente monitorato. Tale strategia dovrà essere attuata con l’intenzione di perseguire un duplice risultato sia in termini finanziari che

in termini sociali e ambientali.

 Si tratta di una strategia di investimento che si sviluppa coinvolgendo varie asset classes e non di una sola asset class  Importanza dell’intenzionalità di

dar luogo mediante l’investimento ad un impatto positivo in termini ambientali e sociali.

 i risultati in termini di rendimento e di performance sociale e ambientale devono essere attivamente misurati

 l’investitore accetta di rinunciare a rendimenti maggiori in termini finanziari per conseguire anche risultati in termini di impatto sociale e ambientale

 la definizione copre tutti quegli investimenti che intenzionalmente perseguono come scopo la creazione misurabile di valore sociale e ambientale.

European Commission

Gli EuSEF (European Social Enterprise Funds) sono fondi che

investono almeno il 70% del capitale raccolto in attività economiche a sfondo sociale (cd

social businesses)

 per social businesses si intendono quelle attività che hanno come obiettivo primario il

perseguimento di una performance sociale positiva

 devono essere presenti procedure specifiche e indicatori di

performance per la misurazione dell’impatto sociale

dell’investimento

 gli investitori devono essere informati circa i risultati attuali e attesi in termini di performance sociale e circa le metodologie di misurazione utilizzate .

IESE research project

Qualsiasi attività di investimento a scopo di lucro che persegue come obiettivo quello di generare benefici

per la società

 - necessaria correlazione tra risultati in termini finanziari e sociali; i value drivers della performance finanziaria devono essere necessariamente correlati con gli obiettivi di impatto socio- ambientale

 L’impatto sociale deve essere intenzionale e misurabile

3 Il World Economic Forum (WEF), è un’organizzazione internazionale per la cooperazione tra settore

pubblico e privato, che raccoglie al suo interno alcuni tra i più importanti esponenti in ambito economico, politico e sociale, al fine di delineare piani d’azione comuni per la risoluzione di questioni di portata e interesse globale.

(10)

155

 L’impatto sociale

dell’investimento deve generare benefici per la comunità

Fonte: Eurosif, Impact Investing in Europe, Extract from European SRI Study 2014.

Come è possibile osservare, non tutte le caratteristiche chiave individuate dalle varie definizioni proposte risultano essere in grado di tracciare un confine preciso tra il fenomeno dell’Impact Investing e quello dello SRI tradizionale; prima tra tutte l’intenzione di dar luogo, tramite le attività di investimento poste in essere, a risultati positivi in termini di impatto sociale e ambientale.

Vi sono tuttavia, a fronte di numerose caratteristiche neutrali, almeno due tratti peculiari individuati in grado di circoscrivere il fenomeno dell’Impact Investing dal più generale contesto dello SRI:

 L’aspettativa di una performance sociale misurabile

La presenza di una attività di misurazione e reportistica costante

della performance sociale.

Riassumendo il contenuto delle due peculiari caratteristiche sopra menzionate, è dunque possibile asserire che coloro che approcciano questo tipo di investimenti si propongono di generare benefici misurabili in termini extrafinanziari e di monitorarne l’entità. Si va quindi a delineare un obiettivo ulteriore e qualificante delle attività di Impact Investing rispetto al mero perseguimento di scopi di natura etica e ambientale, rintracciabile anche nel più generale contesto SRI e che diviene di fatto il nucleo centrale della definizione del fenomeno stesso.

Questo particolare tratto qualificante inoltre, non risulta rintracciabile solo sul piano nozionistico, ma è al contrario riconducibile anche alle peculiari strategie e alle modalità con cui il concetto di Impact Investing fin qui delineato va ad estrinsecarsi nella prassi.

Tipicamente infatti, gli attori che ruotano attorno al fenomeno menzionato, si trovano ad investire in un portafoglio di imprese aventi per scopo primario quello di generare valore in termini di benessere sociale per una specifica comunità

(11)

156

locale, sia nei paesi ad economia avanzata che in quelli in via di sviluppo. Trattasi dunque, come è agevole intuire in relazione alle varie strategie adottate

dai fondi SRI4, di attività d’investimento facenti capo alla categoria del

Community Investing, le quali, proprio perché mirate a produrre effetti positivi sulle comunità in cui l’emittente opera, risulteranno in qualche modo suscettibili

di rendere meno difficoltosa la misurazione dell’impatto sociale

dell’investimento medesimo.

4.2.2 Trend di crescita del fenomeno e manifestazioni concrete sui mercati

Il fenomeno dell’Impact Investing è andato assumendo nel corso della sua diffusione forme e manifestazioni differenti nei vari mercati europei; come accade infatti per molti dei fenomeni connessi all’universo dell’investimento sostenibile, i vari mercati, poiché influenzati dalle culture locali e in particolare dal differente grado di sensibilità verso le questioni etiche, sociali e ambientali, nonché dalla diversa struttura dei vari sistemi finanziari e degli apparati giuridici, sono andati con il tempo a delineare trend di evoluzione talvolta anche molto distanti tra loro.

A livello quantitativo, secondo quanto stimato da Eurosif, il mercato europeo dell’Impact Investing, avrebbe registrato una considerevole crescita tra il 2011 e il 2013 fino a raggiungere un valore complessivo di circa 20.000 milioni di euro (Eurosif 2012 e Eurosif 2014).

Come possiamo osservare anche dal grafico sottostante (Grafico 17), nel biennio 2011-2013, la diffusione del fenomeno ha subito un incremento in media del 52.3% annuo, con un aumento totale del valore degli investimenti del 131.6%. Tali risultati inoltre, appaiono ancora più significativi se si considera che Eurosif ha effettuato le stime riportate utilizzando solo dati relativi ad investimenti effettuati da investitori istituzionali e retail appartenenti al settore privato, escludendo dunque qualsiasi finanziamento pubblico o ad opera di eventuali

4 Per approfondimenti in merito alle strategie d’investimento adottate dagli SRI funds, si veda il paragrafo

(12)

157

associazioni benefiche o filantropiche facenti capo ad iniziative di mera rilevanza sociale.

Grafico 17: Trend di crescita del fenomeno Impact Investing sul mercato Europeo nel biennio 2011-2013.

Fonte: Eurosif, European SRI Study 2014.

In particolare, focalizzando l’attenzione sulla tipologia di investimenti effettuati dai vari asset owners e asset managers europei alla fine del 2013, come si può osservare dalla figura sottostante (Grafico 18), i risultati rivelano che circa il 55% di questi riguardava iniziative nell’ambito del settore della cd micro finanza. Tale settore,si identifica con quelle attività suscettibili di generare valore in termini etici e sociali, agevolando l’accesso a prodotti e servizi finanziari, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, a soggetti che per la loro condizione socio-economica non avrebbero altrimenti accesso ai circuiti finanziari tradizionali. Gli investimenti in micro finanza sono solitamente realizzati attraverso specifici microfinance investment vehicles, ossia fondi di investimento indipendenti che permettono a capitali sia pubblici che privati, di essere veicolati verso le istituzioni di micro finanza vere e proprie. Il restante 45% , includerebbe invece altre tipologie di attività e investimenti quali il community investing, gli investimenti in imprese di rilevanza sociale, nonché investimenti tematici centrati sulla sostenibilità, soprattutto in settori strettamente connessi alle tematiche ambientali e alle fonti di energia rinnovabile.

(13)

158

Grafico 18: Classificazione degli Impact Investments presenti sul mercato europeo per

tipologia.

Fonte: Eurosif, European SRI Study 2014.

Per quanto attiene alla distribuzione tra le varie classi di investitori, o più in generale tra i vari attori del panorama finanziario internazionale, una quota rilevante delle risorse che confluiscono nel bacino degli impact investments, proviene senza dubbio da quelli che sono definiti come High Net Worth Individuals (HNWI) . Con questo acronimo, tipicamente utilizzato nella terminologia propria del settore del private banking, si va ad identificare una particolare nicchia di clientela, il cui patrimonio globale netto personale,

immobile di residenza escluso, eccede il milione di dollari.5

Una tale circostanza non dovrebbe sorprendere il lettore trattandosi di investitori che, oltre ad avere un patrimonio di considerevoli dimensioni, solitamente gestito per il tramite di un team altamente qualificato di private bankers o nell’ambito dei cd Family Offices , non sono tipicamente sottoposti a particolari vincoli formali o regolamentari di investimento e risultano inoltre, rispetto ad altre tipologie di investitori, maggiormente aperti a investimenti di lungo periodo e caratterizzati da profili di rischio anche molto diversi tra loro. Ad oggi, alcune delle maggiori banche d’investimento, avendo compreso le potenzialità di crescita del fenomeno in analisi, sono entrate nel mercato degli Impact Investments tramite attività di assemblaggio e distribuzione di prodotti ad hoc,

5 Definizione di High Net Worth Individuals elaborata da Cap Gemini- Merril Lynch.

Impact Activities

Microfinance Other

(14)

159

destinati proprio alla loro clientela private ; tra queste French BNP Wealth Management , German Private Bank Berenberg e Belgian Dagroof, sono stati tra i pionieri del mercato in parola.

Accanto a questa particolare nicchia di soggetti, le fondazioni e le varie associazioni a scopo benefico, continuano a mantenere un ruolo di primaria importanza soprattutto per ciò che attiene alle donazioni e dunque a tutti quei canali di finanziamento per le iniziative economiche di rilevanza sociale scevre di ogni qualsivoglia aspettativa di un ritorno finanziario. A tal proposito, di nuovo, è importante sottolineare come il fenomeno in parola sia pervenuto a manifestazioni differenti nella prassi, in relazione ai differenti ambiti di sviluppo. I particolare, la presenza di orientamenti legislativi differenti in materia di fondazioni nei diversi paesi, sono inevitabilmente andati ad influire con diverso peso sulla libertà di queste ultime di intraprendere attività rientranti a vario titolo nell’ambito delle attività di investimento, andando talvolta a rallentare e talvolta ad agevolare il loro ingresso e il loro operare sui mercati finanziari. In Germania, ad esempio, dove la regolamentazione in oggetto propende per una logica di conservazione del capitale, le opportunità delle fondazioni di impiegare fondi in attività connesse al fenomeno dell’ Impact Investing, risultano fortemente limitate a meno di una ragionevole certezza circa un rendimento che si attesti su livelli quantomeno prossimo a quelli di mercato.

Diversa è invece la questione se spostiamo il nostro focus di analisi sul mondo degli investitori istituzionali dove il quadro, in ragione di una maggiore complessità e articolazione strutturale, risulta sicuramente più variegato. Pur riconoscendo infatti un tasso di penetrazione relativamente basso degli impact investments all’interno dei portafogli istituzionali, le stime effettuate da Eurosif evidenziano per il futuro un potenziale trend di crescita. Uno degli esempi più concreti, suscettibili di incentivare la formulazione di previsioni positive in tal senso, è quello che riguarda le compagnie assicurative, le quali, pur essendo tradizionalmente poco coinvolte nel mondo SRI, ad oggi sembrano aver

(15)

160

gradualmente iniziato ad approcciare, più o meno direttamente, il fenomeno dell’Impact Investing.

In particolare, nell’anno 2013, alcuni dei maggiori gruppi assicurativi del panorama finanziario internazionale, avrebbero lanciato o aderito ad iniziative riconducibili a vario titolo alle attività tipicamente connesse al mondo dell’ Impact Investing. A tal proposito, alcuni esempi sono riportati nella tabella sottostante (Tabella 17 ).

Tabella 17: Iniziative connesse con il fenomeno dell’Impact Investing, poste in essere

da alcune compagnie assicurative.

Istitution Year Investment Axa Group 2013

 Il gruppo ha lanciato l’iniziativa «Impact Investment» allo scopo di allocare capitali presso investimenti di rilevanza sociale ;

 Le principali tematiche includono:mutamenti climatici, tutela della salute e aspettativa di vita, rischi socio-economici;  L’investimento iniziale è quantificabile in 150 milioni di euro

circa;

 L’iniziativa è stata costruita sulla base di una struttura fund-of-(Impact Investing) funds6 , basata in primo luogo su attività di

microfinance, private equity e sstructured bond funds;

 L’esposizione verso mercati emergenti e in via di sviluppo è di circa il 70%;

 Targeted annual return: 4%- 8%

Aviva France 2013

Lancio di “Aviva Impact Investing Fund France”, un fondo avente per scopo quello di finanziare la crescita e lo sviluppo delle social enterprises francesi;

 Partnership con Comptoir de l’Innovation, attore specializzato nel settore dell’ Impact Investing francese, cui è stata delegate la gestione del fondo;

 Tematiche principali: sanità e cure mediche, integrazione sociale, diritto all’abitazione e istruzione;

 Investimento iniziale quantificabile in 10 milioni di euro circa;  Targeted annual return (net of fees): 3.5% - 4.5%

6 Strategia attuata da un fondo comune in cui , al fine di ridurre al massimo la componente di rischio

sistematico insita nell’investimento stesso, non va ad investire direttamente in una specifica iniziativa o impresa ma piuttosto in un altro fondo. Sarà poi quest’ultimo ad investire le risorse di cui dispone all’interno di un portafoglio diversificato.

(16)

161

Legal & General 2013

 Lancio dell’investimento in un programma di infrastrutture incentrato su “trasporti, energy projects, house-building e istruzione ” con investimenti addizionali in progetti abitativi (£70 million) e nella costruzione di ospedali (£89 million);  Investimento iniziale di circa £15 000 milioni;

 Ad L&G fanno capo anche investimenti in social housing, green energy e student accommodation.

Zurich Insurance Group

2013

 Ha lavorato sullo sviluppo di una strategia in relazione al fenomeno Responsible Investment;

 Ha in programma investimenti in assets che andranno a generare un impatto sociale positivo, prefissato e misurabile congiuntamente all’aspettativa di un ritorno finanziario. Ciò al fine di pervenire ad un concetto di sviluppo economico sostenibile di cui possano beneficiare anche le comunità residenti nei luoghi in cui il gruppo si trova ad operare;  L’iniziativa è focalizzata su opportunità di investimento in cui

il rendimento possa compensare il livello di rischio assunto;  Sta sviluppando una strategia connessa al fenomeno

dell’Impact Investing da collocare nell’ambito di ognuna delle maggiori asset classes in cui Zurich già investe;

 Come nel gennaio 2014, Zurich ha investito più di 200 milioni di dollari in varie tipologie di green bonds.

Fonte: Eurosif, , Impact Investing in Europe, Extract from European SRI Study 2014.

A fronte tuttavia delle iniziative sopra menzionate, che inducono a prevedere una maggiore penetrazione dei portafogli istituzionali da parte degli investimenti cd ad impatto, i dati sulla diffusione odierna degli stessi delineano un trend di crescita ancora piuttosto contenuto. A tal proposito, uno dei fattori chiave legato alla non eccessiva diffusione degli strumenti e delle attività legate agli investimenti ad impatto sociale all’interno dei portafogli degli investitori istituzionali, parrebbe essere legato ai numerosi vincoli cui questi soggetti sono sottoposti, sia in merito all’entità delle passività ammissibili, e dunque ai rapporti di copertura delle stesse, sia in merito alla necessità che questi hanno di accedere a strumenti che includano un certo grado di garanzia di rendimento. Tali vincoli andrebbero infatti ad influenzare questo tipo di investitori, tra cui anche i gestori dei fondi pensione, nella valutazione di quel trade off tra rendimento finanziario e performance sociale, etica e ambientale che inevitabilmente caratterizza questo

(17)

162

tipo di investimenti, soprattutto quelli che, privilegiando la seconda a scapito del primo, si propongono in tema di rendimento, un target che si attesta al di sotto del benchmark di mercato.

Un altro fattore da considerare, in relazione all’inserimento del fenomeno dell’Impact Investing nello spazio istituzionale, è quello della relativa mancanza per questo tipo di prodotti, di una “documentazione tracciabile” analoga a quella presente invece per i cd prodotti mainstream. Gli investitori istituzionali infatti, proprio perché in possesso di risorse di considerevole entità per lo svolgimento delle proprie attività di investimento, spesso, risultano essere riluttanti all’idea di dover impiegare tempo e risorse in attività di due diligence rivolte a fondi di piccola entità. Al contrario questi sarebbero maggiormente interessati a prodotti che offrano un pool sufficientemente ampio di opportunità e che permettano loro di frazionare il rischio supportato, condividendolo in maniera bilanciata con altri soggetti, propendendo maggiormente per l’acquisizione di partecipazioni di minoranza.

Un modo per ovviare a questo tipo di problematiche, potrebbe essere quello di approcciare il fenomeno attraverso una struttura di tipo FoF (Fund-of-Funds), allo scopo di effettuare investimenti che includano anche una performance sociale, etica e ambientale senza tuttavia penalizzare il profilo della diversificazione, e andando così a ridurre l’esposizione diretta dell’investitore, sia in termini di risorse impiegate, sia dal punto di vista del profilo rischio-rendimento dell’investimento stesso.

Un’operazione di questo tipo è stata effettuata da AXA IM7, che nel 2013 ha

lanciato l’iniziativa “Impact Investment” di AXA Group allo scopo di allocare capitali su investimenti suscettibili di dar luogo anche ad una performance sociale. Tale iniziativa, includeva tra le tematiche principali, quella del cambiamento climatico, della tutela e della garanzia della salute, dell’aspettativa di vita e questioni relative al monitoraggio di rischi socio-economici. Come è possibile osservare nella tabella riportata sopra, l’iniziativa è stata lanciata con un

7 AXA Investment Managers è il gestore patrimoniale del Gruppo AXA, ha oltre €694 miliardi in

gestione a fine Giugno 2015, con fondi di Investimento e mandati su misura per 5.000 clienti in 21 Paesi, tra Europa, America ed Asia. (www.axa-im.it)

(18)

163

impiego iniziale di risorse pari a circa 150 milioni di euro, realizzando una struttura di tipo Fund-of- (Impact Investing) Funds che, investendo in fondi connessi alle attività di micro finanza, private equity e di emissione di obbligazioni strutturate, si posizionava su un targeted annual return che oscillava in un range del 4%-8%, con un esposizione totale verso i mercati

emergenti e dei paesi in via di sviluppo8 di circa il 70%.

Tale iniziativa era stata in realtà preceduta qualche anno prima, nel 2009, da CCLA, con il lancio di CEIF Charities Ethical Investment Fund, un fondo di tipo azionario che, oltre ad applicare uno screening di tipo ESG nella selezione dei propri investimenti, va ad investire una determinata quota del proprio portafoglio (circa l’1%), in attività ad alto livello di impatto sociale.

4.2.3 Possibili trend futuri di evoluzione

Come già evidenziato nei paragrafi precedenti, sebbene negli ultimi anni anche il settore istituzionale abbia cominciato a muoversi verso alcune iniziative connesse con il fenomeno dell’Impact Investing, permangono ancora alcune perplessità circa un futuro trend di crescita del fenomeno in tale ambito di attività. Soprattutto per ciò che attiene al mercato europeo infatti, sarebbe possibile individuare alcuni tratti comuni alle varie strutture operative degli investitori istituzionali e che risulterebbero essere in conflitto con quelli che invece caratterizzano il fenomeno dell’Impact Investing, o quantomeno le modalità con cui esso va a concretizzarsi nella prassi. In particolare, tra le principale aree di conflitto, possiamo menzionare quelle connesse alla scarsità di prodotti appetibili per l’universo degli investitori istituzionali, i quali, come già precedentemente sottolineato, prediligono per i propri portafogli strumenti caratterizzati da:

 Quantitativi compatibili con il taglio minimo tipico degli investimenti

istituzionali o di multipli dello stesso (solitamente 5 milioni di euro)

8Benché i termini “mercati emergenti” e “in via di sviluppo” vengano adoperati spesso come sinonimi, in

realtà si tratta di due aggregati distinti. Se in fatti con il primo termine si va ad identificare i cd BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), il secondo è invece riferibile ai paesi dell’Europa Orientale, dell’America Latina e del Sud Est Asiatico. (Si veda a tal proposito F.Colombini e A.Calabrò, (2012))

(19)

164

 Dati storici in relazione a rendimenti passati e tracciabilità in termini

di relativa documentazione

 Caratteristiche che siano compatibili con i vincoli regolamentari cui sono

sottoposti in termini di liquidità, volatilità, strategie d’investimento, patrimonio di vigilanza etc.

Ulteriori problematiche in tal senso, sarebbero state poi individuate anche in relazione ad una certa scarsità di conoscenze e competenze circa questa tipologia di investimenti presso gli investitori istituzionali stessi. A fronte infatti di una crescita e di una continua evoluzione del fenomeno dell’Impact Investing, gli investitori professionali sembrano necessitare di maggiori supporti informativi per comprendere le modalità di funzionamento del tutto peculiari delle strategie e dei rischi ad esso connessi, in modo da poterne quantificare con maggior precisione eventuali impatti negativi sulle loro dinamiche gestionali e operative, nonché sul valore dei loro patrimoni.

Tuttavia, la questione di rilevanza maggiore, appare essere quella connessa alla problematica ormai sempre più sentita in questa peculiare nicchia del mondo finanziario, della misurabilità della performance etica e sociale. Le ricerche effettuate da Eurosif, su un campione che racchiude al suo interno alcuni tra i maggiori fondi di investimento, hanno infatti messo in luce la necessità da parte di queste istituzioni, di una maggior chiarezza circa le modalità di misurazione, monitoraggio e reportistica della performance sociale di questo tipo di investimenti, da inserire, sia a consuntivo che a livello previsionale, nell’ambito di una eventuale attività di due diligence.

Né basta; a limitare la crescita di un mercato europeo dell’Impact Investing a livello istituzionale, agli impedimenti di ordine generale già menzionati, se ne aggiungerebbero infatti ulteriori di natura più tecnica, quali, tra i più evidenti:

 La necessità di uno sviluppo ulteriore dei meccanismi e delle

infrastrutture del mercato in oggetto: i costi di transazione e le asimmetrie informative sono entrambi ancora troppo alti ; risulta dunque assolutamente necessaria l’implementazione di una piattaforma

(20)

165

di intermediari qualificati che miri ad una maggiore efficienza dell’intero sistema.

 Il bisogno di definire e implementare degli standard, universalmente

accettati e dotati di un certo grado di comparabilità con quelli tradizionali, per la misurazione della performance sociale degli investimenti ad impatto. Come è stato precedentemente asserito infatti, una delle caratteristiche peculiari e qualificanti della nozione stessa di Impact Investing, è riconducibile proprio alla necessità di dar luogo ad una performance sociale misurabile e, benché essa sia per sua natura difficile da quantificare, ad oggi molti gestori dei cd Impact Investments funds, si stanno muovendo verso la creazione di propri strumenti al fine di colmare questa lacuna.

Proprio nella direzione di fornire agli investitori una gamma di standard e di strumenti volti ad una quantificazione il più possibile oggettiva della performance sociale degli investimenti posti in essere, si è mossa nel corso degli ultimi anni, tutta una serie di istituzioni ,organismi e network che si sono adoperati nell’implementazione di piattaforme di misurazione. Se infatti, per ciò che attiene alla misurazione della performance finanziaria degli SRI funds, la letteratura si è mossa nella direzione di fornire tutta una serie di analisi comparate che ponessero a confronto i rendimenti registrati in corrispondenza degli SRI funds con quelli ottenuti da campioni di fondi tradizionali con caratteristiche ad essi similari, in relazione alla misurabilità della performance sociale di questi organismi si rileva ancora oggi l’esistenza di una notevole lacuna da colmare. Sebbene infatti l’universo finanziario risulti ad oggi dotato di una molteplicità di strumenti matematici, statistici e analitici per la misurazione della performance finanziaria di un qualsiasi investimento, continuano a scarseggiare i sistemi di misurazione finalizzati alla quantificazione delle performance sociali, etiche e ambientali. La difficoltà riscontrata dall’universo degli investitori e dei vari organismi istituzionali nella creazione di standard oggettivi e universalmente accettati

(21)

166

per la misurazione di questo tipo di grandezze è in parte imputabile alla natura intrinseca delle stesse, trattandosi, soprattutto per le tematiche sociali ed etiche, di fenomeni affetti da una fisiologica soggettività e da un certo grado di relatività. Sebbene siano dunque presenti dei gap fisiologici che rendono maggiormente difficoltosa la determinazione di standard oggettivi di misurazione, nel corso degli ultimi anni, anche a seguito del sempre maggior interesse dimostrato dagli investitori verso gli SRI funds, alcune organizzazioni si sono adoperate allo scopo di pervenire alla creazione di indici, standard di misurazione e sistemi di rating in grado di quantificare la performance sociale dei vari strumenti finanziari, in maniera del tutto similare a quanto avviene in relazione alla loro performance finanziaria. I paragrafi seguenti, a tal proposito, sono finalizzati proprio ad illustrare alcuni esempi concreti di sistemi di reporting e standard di misurazione della performance sociale degli investimenti socially responsible .

4.3

Global Reporting Initiative: un sistema di misurazione e

reportistica della performance sociale.

Con il termine “Reporting di Sostenibilità” si va ad individuare tutta una serie di attività di misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità (accountability) nei confronti degli stakeholder, sia interni sia esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione oggetto dell’attività di reportistica, rispetto all’obiettivo primario dello sviluppo sostenibile.9

Tale espressione lato sensu considerata, assume un significato piuttosto vasto essendo spesso utilizzata come sinonimo di altre espressioni adoperate per illustrare l’impatto economico, ambientale e sociale delle attività di investimento (ad esempio, triple bottom line, corporate responsibility reporting, ecc.).

9 Per approfondimenti ulteriori circa quanto esposto nel presente capitolo si veda diffusamente, GLOBAL

(22)

167

Il report di sostenibilità, come sopra definito, dovrà dunque fornire una rappresentazione equilibrata e ragionevole della performance di sostenibilità di un’organizzazione, che risulti essere comprensiva degli impatti sia positivi sia negativi, in termini sociali , etici e ambientali, generati dal suo operare.

4.3.1 Caratteristiche e funzionamento del sistema.

Il GRI (Global Reporting Initiative) Reporting Framework si pone come obiettivo quello di essere un modello universalmente accettato per la realizzazione di report sulla performance economica, ambientale e sociale di

un’organizzazione10.

Tale strumento, può essere utilizzato da tutte le organizzazioni, indipendentemente da dimensione, settore di attività o paese di appartenenza, dal momento che il modello cui fa riferimento include considerazioni e pratiche comuni a diverse tipologie di organizzazioni, dalle imprese più piccole a quelle di maggiori dimensioni, localizzate in diverse aree geografiche. Il GRI Reporting Framework inoltre contiene al suo interno argomenti sia di carattere generale, sia settoriali, rintracciabili nell’ambito degli elementi valutativi utilizzati da un’ampia gamma di stakeholder di tutto il mondo e universalmente applicabili per la comunicazione dei dati di performance di sostenibilità, relativi all’organizzazione stessa.

Il report di sostenibilità costruito sulla base del GRI Reporting Framework, dovrà pertanto illustrare i risultati e gli effetti che hanno caratterizzato il periodo di rendicontazione relativamente a impegni, strategia e modalità di gestione dell’organizzazione in maniera chiara, trasparente e suscettibile di dar luogo ad eventuali comparazioni in sede valutativa.

In relazione alle principali finalità di tale strumento, è necessario altresì sottolineare che il report di sostenibilità si configura come un processo dinamico

10 Data l’ampiezza della gamma di soggetti potenzialmente operanti nell’ambito delle attività facenti capo

al fenomeno dell’Impact Investing, con il termine generico “organizzazione” ci riferiamo in questo paragrafo e in quelli che seguono, a qualsiasi ente del settore pubblico o privato, avente scopo di lucro o non profit.

(23)

168

che pertanto, non inizia né si esaurisce con la mera pubblicazione di un documento; al contrario esso si esplica attraverso un processo più ampio, finalizzato anche alla definizione delle strategie di un’organizzazione, all’attuazione di piani d’azione nonché alla valutazione a consuntivo dei risultati raggiunti.

Tale attività, se globalmente considerata, consente inoltre di pervenire ad una valutazione approfondita della performance dell’organizzazione e ad un incremento di tale grandezza nel tempo; in particolare, mediante utilizzo del contenuto informativo della stessa, sarà possibile svolgere analisi di benchmark e valutazioni della performance di sostenibilità rispetto a quanto previsto da leggi, norme, codici, standard di performance o iniziative su base volontaria.

Né basta; il contenuto del report così delineato sarà inoltre in grado di illustrare le modalità attraverso cui l’organizzazione influenza ed è a sua volta influenzata dalle aspettative in tema di sviluppo sostenibile, nonché di operare confronti tra diversi valori di performance, sia nell’ambito di una stessa organizzazione, sia tra diverse organizzazioni nel corso del tempo.

Obiettivo e valore sottostante a tutti gli aspetti fin qui menzionati del report, è infine quello della trasparenza, che si esplica sia attraverso un’attività di trasmissione di tutte le informazioni sui vari indicatori, necessaria per quantificare gli impatti generati e permettere agli stakeholders di prendere decisioni, sia mediante identificazione dei processi e delle ipotesi stanti alla base di tale attività di trasmissione. Mediante il perseguimento di quest’ultimo obiettivo sarà dunque possibile fornire all’organizzazione stessa, un valido strumento per un più attivo coinvolgimento degli stakeholders e per ottenere input utili all’implementazione di processi organizzativi più efficienti.

Stabilite dunque le peculiarità e i tratti principali che caratterizzano un report di sostenibilità quale strumento di valutazione e comunicazione della performance sociale di un’organizzazione, ciò che rimane da stabilire è come tale strumento vada a manifestarsi concretamente nella prassi operativa. In altre parole, ciò che ci chiediamo, al di là di ogni velleità definitoria, è quali siano le strutture che concretamente devono essere utilizzate per la stesura di tale documento, quale

(24)

169

forma questo debba assumere e quale contenuto informativo debba fornire ai diversi utilizzatori.

A tal proposito, nel delineare lo “scheletro” su cui implementare poi l’intera sovrastruttura del sistema, è possibile in primo luogo delineare quattro elementi principali che si pongono alla base del processo di reporting, secondo quanto stabilito dal GRI Reporting Framework:

Principi di reporting di materialità

Principi di inclusività degli stakeholders

Principi per la definizione del contesto di sostenibilità

Completezza

L’applicazione di questi quattro principi, unitamente all’Informativa Standard, andrà a determinare poi gli argomenti e gli indicatori che concretamente dovranno essere inclusi all’interno del report. Ad integrazione del contenuto di base, ai principi fondamentali sopra menzionati, faranno seguito poi i cd Principi di garanzia della qualità del report, ossia quelli di:

Equilibrio Comparabilità Accuratezza Tempestività Affidabilità Chiarezza.

Per ciò che attiene invece all’Informativa Standard, tale elemento dovrà rispondere alla necessità di identificare le informazioni maggiormente significative e “materiali” (rilevanti) per la maggior parte delle organizzazioni e, al contempo, di maggior interesse per gli stakeholders. Lo scopo finale di questa particolare sezione del report sarà infine quella di pervenire alla definizione di un contenuto che si articola su tre piani informativi principali:

(25)

170

Strategia e Profilo: definizione del contesto generale, mediante

descrizione delle strategie attuate, delle strutture di governance e del profilo operativo dell’organizzazione, al fine di contestualizzarne dal punto di vista qualitativo i risultati di performance rilevati sul piano quantitativo.

Modalità di gestione: vengono illustrate le modalità con cui

l’organizzazione affronta una determinata serie di argomenti, allo scopo di determinare i tratti costitutivi delle specifiche aree operative e contestualizzarne dunque i singoli risultati di performance registrati

Indicatori di performance: fornisce informazioni chiare e

suscettibili di essere inserite all’interno di un confronto, sulla

performance sociale, economica e ambientale

dell’organizzazione.

Per quanto attiene invece al contenuto informativo, al fine di garantire una presentazione equilibrata e ragionevole della performance dell’organizzazione, sarà necessario operare un’idonea selezione delle informazioni cd “rilevanti”. In particolare, tale aspetto dovrà essere affrontato previa valutazione sia dei tratti che caratterizzano l’organizzazione in termini di mission, di view e di esperienza, sia in relazione alle aspettative e ai legittimi interessi facenti capo alla generalità degli stakeholders. A tal proposito, occorrerà dunque identificare in primo luogo mediante applicazione dei principi fondamentali e successivamente, di quelli addizionali sopra elencati, quali siano gli argomenti e i relativi indicatori di maggior rilevanza. Utilizzando come base gli argomenti e gli indicatori rilevanti identificati tramite l’ausilio dei principi, sarà dunque possibile stabilire l’ordine di priorità degli elementi selezionati, per poi pervenire in un secondo momento alla definizione vera e propri dei dati da inserire nel report mediante applicazione degli opportuni test indicati per ogni principio dal sistema stesso. Inoltre, applicando questo tipo di approccio, sarà altresì necessario operare un’idonea distinzione tra indicatori Core e Additional, dove con il termine Core sono da

(26)

171

intendersi quei particolari indicatori universalmente applicabili e considerati rilevanti per la maggior parte delle organizzazioni e dunque, da inserire necessariamente all’interno del report di sostenibilità.

FIGURA 2: Elementi costitutivi e step di costruzione di un sistema di reporting di sostenibilità secondo le disposizioni del GRI.

Fonte: Elaborazione propria del contenuto informativo rilevato in Global Reporting Initiative (GRI), RG. Linee guida per il report di sostenibilità .

4.3.2 Principi per la definizione del contenuto, della qualità e del perimetro del report.

Delineate quelle che sono le fasi attraverso le quali si esplica il processo di costruzione di un report di sostenibilità secondo il GRI Reporting Framework, andiamo adesso ad analizzare in maniera più approfondita quelle che sono le singole componenti operanti nell’ambito dell’iter di selezione che abbiamo appena presentato, e dunque a fornire una descrizione del contenuto e delle modalità con cui i singoli principi vengono applicati.

A tal proposito, da un punto di vista strutturale, ciascun Principio di Reporting comprenderà una definizione, una spiegazione e una serie di test ad esso collegati da utilizzare principalmente quale strumento di autodiagnosi .

Per quanto attiene al Principio di Materialità, è necessario che le informazioni contenute in un report siano riferite ai temi e agli Indicatori suscettibili di riflettere impatti significativi, sia dal punto di vista economico che da quello

-principi di definizione del contenuto - principi di garanzia della

qualità - definizione del

perimetro

informativa

(27)

172

ambientale e sociale, o che potrebbero influenzare in modo sostanziale le valutazioni e le decisioni degli stakeholder.

La materialità in tale contesto, corrisponde dunque a quella soglia oltre la quale un argomento o un indicatore divengono suscettibili di poter essere considerati come rilevanti, prefigurandosi dunque quale condizione necessaria ancorché non sufficiente, per l’inserimento di un determinato elemento all’interno del report. Oltre questa soglia infatti, non tutti i temi giudicati significativi avranno la medesima importanza e sarà attraverso un’analisi congiunta con tutti gli altri principi, che verrà stabilito il rilievo da attribuire a tale elemento nel report fornendone una misura che dovrà riflettere la priorità di detti temi e Indicatori significativi.

In altre parole, se in un ipotetico report finanziario, di norma, la materialità viene considerata come potenziale capacità di influenzare le decisioni economiche degli utilizzatori del bilancio d’esercizio di un’organizzazione, in particolare degli investitori, il medesimo concetto di soglia potrà applicarsi per il report di sostenibilità, seppur in maniera più complessa, data l’ampia gamma di modalità attraverso cui un determinato argomento potrà impattare sulle decisioni degli stakeholders.

In particolare, nella redazione di un report di sostenibilità, la materialità non potrà essere valutata in relazione al solo impatto finanziario di un determinato argomento sull’organizzazione, ma occorrerà al contrario, tener conto anche degli impatti economici, ambientali e sociali che superano una determinata soglia, influenzando la capacità di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere quelli delle generazioni future .

Infine, a seguito dell’individuazione dei temi “materiali”, ottenuta mediante l’applicazione dei vari principi, sarà necessario verificarne l’effettiva rilevanza attraverso l’utilizzo di opportuni test individuati dallo stesso GRI Reporting Framework. In sede di applicazione di suddetti test, che ricordiamo avere mera funzione di autodiagnosi dell’analisi precedentemente effettuata, dovranno essere valutati in primo luogo tutti i rischi e le opportunità in tema di sostenibilità

(28)

173

ragionevolmente stimabili e identificabili tramite indagini condotte da esperti o da organismi le cui credenziali in materia siano riconosciute.

Saranno inoltre oggetto di valutazione il grado di rilevanza assunto dai temi individuati per gli stakeholders in relazione alla sfide future del settore comunicate da pari e concorrenti, nonché rispetto al grado di allineamento alle varie leggi, ai regolamenti e agli accordi internazionali in vigore.

Infine, dovrà essere considerata anche la rilevanza assunta da tali temi per l’organizzazione stessa in relazione alle politiche adottate, alle strategie di gestione operativa implementate e agli obiettivi e finalità ad essa riconducibili, tenendo congiuntamente conto sia dei potenziali rischi connessi, sia dei fattori critici di successo, in relazione al contributo che questi ultimi potrebbero offrire in termini di sviluppo sostenibile.

Il secondo principio di definizione, ossia quello di Inclusività degli Stakeholders, avrà invece come finalità principale quella di identificare le tipologie di stakeholders riconducibili all’organizzazione e di definire all’interno del report le modalità con cui la stessa abbia perseguito lo scopo di soddisfarne le aspettative e i legittimi interessi. A tal proposito, sebbene la categoria di soggetti sopra menzionata comprenda, lato sensu, tutte quelle entità o persone ragionevolmente e legittimamente interessate all’attività dell’organizzazione, sarà opportuno operare una distinzione tra gli stakeholders potenziali utilizzatori del report e quelli che invece, presumibilmente, non ne faranno uso. Le varie organizzazioni pertanto, durante il processo di redazione dovranno necessariamente tendere ad un equilibrio tra gli interessi/le aspettative specifiche degli stakeholder che ragionevolmente si prevede utilizzeranno il report e le aspettative più generali di responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholder. Inoltre, in merito a particolari decisioni, quali l’obiettivo o il perimetro del report, sarà necessario considerare le aspettative ragionevoli e gli interessi di una vasta gamma di differenti tipologie di soggetti. Tra questi rientrano infatti anche quei soggetti le cui preoccupazioni e considerazioni sono presentate tramite delega a terzi, o quelli che potrebbero decidere di non esprimersi sui report basandosi al contrario su diversi strumenti di comunicazione e coinvolgimento.

(29)

174

Ebbene, le aspettative e gli interessi di questi stakeholder dovranno comunque essere riconosciute nelle decisioni relative al contenuto del report.

Infine, affinché un report possa ottenere un’assurance esterna si dovrà documentare il processo di coinvolgimento degli stakeholder, che dovrà necessariamente essere basato sull’utilizzo di approcci, metodologie e principi sistematici comunemente accettati, in modo da garantire l’adeguata comprensione del fabbisogno informativo degli stessi.

In particolare, in sede di redazione del report, l’organizzazione dovrà documentare l’approccio utilizzato nell’individuazione degli stakeholders coinvolti, specificando altresì con quali modalità e tempistiche detto coinvolgimento ne abbia influenzato il contenuto. La mancanza sia dell’identificazione sia di un effettivo coinvolgimento degli stakeholders infatti, potrebbe dar luogo a un report inadeguato e, pertanto, non del tutto credibile per alcuni di essi. Al contrario, il regolare coinvolgimento degli stakeholders contribuirà a migliorare la ricettività degli stessi da un lato e ad incrementare l’utilità del report dall’altro, dando luogo ad un duplice meccanismo di feedback di cui andranno a beneficiare sia l’organizzazione, grazie ad una maggiore fiducia da parte degli stakeholders, sia questi ultimi, mediante una più efficiente funzione comunicativa del report.

Infine, per ciò che attiene all’ultimo principio di definizione e cioè a quello finalizzato a delineare gli elementi costitutivi del contesto di sostenibilità, il report dovrà risultare idoneo a fornire un quadro chiaro e completo della performance dell’organizzazione con riferimento al più ampio tema della sostenibilità. A tal proposito, al fine di fornire un’analisi completa sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, ogni informazione fornita in merito alla performance sociale e ambientale dell’organizzazione, dovrà essere necessariamente e opportunamente argomentata e contestualizzata. Nucleo centrale di questo principio sono infatti tutte le attività mediante le quali l’organizzazione contribuisce, o intende contribuire in futuro, al miglioramento o al peggioramento delle condizioni economiche, ambientali e sociali a livello locale, regionale o internazionale e, in relazione a tale obiettivo una mera attività

(30)

175

di reporting svolta sull’andamento della performance individuale o sull’efficienza dell’organizzazione non risulterebbe in alcun modo esaustiva. Pertanto, sarà necessario che il report giunga non solo a quantificare la performance dell’organizzazione, ma che al contrario ne contestualizzi i risultati in relazione alle risorse ambientali o sociali presenti nel contesto in cui essa si trova ad operare, nonché alle esigenze delle comunità locali e ai risultati raggiungibili in termini di contributi offerti allo sviluppo delle stesse.

Sebbene questo tipo di concetto vada a tradursi in maniera più agevole nella prassi concreta in relazione a temi di natura ambientale, (solitamente in termini di limiti complessivi all’utilizzo delle risorse o ai livelli di inquinamento prodotti), risulta comunque applicabile anche ad obiettivi sociali ed economici. A tal proposito, ad esempio, un’organizzazione potrebbe includere nel report dati relativi agli stipendi dei dipendenti e ai livelli di prestazioni sociali offerte rispetto al minimo nazionale e ai livelli di reddito medio, o offrire una misura della capacità delle reti di sicurezza sociale di assorbire tutti quei soggetti che vivono vicino alla soglia della povertà.

Infine, sarà altresì necessario che le organizzazioni operanti in luoghi o settori diversi o caratterizzate da soglie dimensionali differenti, vadano ad illustrare i propri risultati globali di performance in relazione al contesto di sostenibilità ad esse riconducibile, mediante le modalità più opportune individuate in relazione alle proprie caratteristiche.

A tal proposito, potrebbe ad esempio rendersi necessario operare un’opportuna distinzione tra gli argomenti o i fattori che guidano gli impatti a livello globale, come il cambiamento climatico, da quelli che hanno un impatto più locale o regionale, ponendo l’accento in quest’ultima circostanza sulla misurazione dello sviluppo impresso dalle attività facenti capo all’organizzazione sulle comunità in cui si trova ad operare e inserendo, se necessario, tra le variabili considerate, anche quelle di natura geografica.

In sede di autodiagnosi, dovrà poi essere verificata la presenza di taluni elementi ritenuti necessari al fine di pervenire ad un’idonea contestualizzazione dei risultati di performance. In particolare, è richiesto che l’organizzazione fornisca

(31)

176

una propria interpretazione del concetto di sviluppo sostenibile e che il contributo offerto dai vari argomenti inseriti nel report, risulti misurabile sulla base di informazioni oggettive e disponibili. Inoltre, i risultati di performance riportati, dovranno essere illustrati in maniera conforme a quanto disposto dalle disposizioni regolamentari in materia e, al fine di fornire all’utilizzatore un’analisi qualitativa esauriente degli stessi, dovrà essere presente una descrizione dettagliata delle interazioni e dei legami esistenti tra i valori riportati e la strategia di lungo termine adottata dall’organizzazione, evidenziandone rischi e opportunità.

Infine, a conclusione del processo di definizione del contenuto informativo del report, troviamo l’applicazione del principio di completezza che, in tal sede, si configura come un requisito che dovrà risultare soddisfatto in termini di obiettivi, perimetro e tempistica.

Per ciò che attiene agli obiettivi, sarà necessario che la somma degli argomenti e degli Indicatori inclusi nel report, risulti tale da riflettere da un lato, gli impatti economici, ambientali e sociali significativi e da permettere agli stakeholders di valutare la performance dell’organizzazione dall’altro.

Il perimetro del report infine, delinea l’insieme di entità (controllate, joint-venture, subappaltatori, ecc.) la cui performance risulta essere oggetto di rappresentazione. All’interno di tale aggregato, l’organizzazione dovrà poi operare una ulteriore distinzione tra quello che viene definito “perimetro dell’organizzazione”, di cui fanno parte tutte le entità su cui essa esercita il controllo e quello identificato come “perimetro operativo”, in cui risultano ricomprese le entità su cui la stessa esercita influenza.

In particolare, nella definizione del proprio perimetro operativo, l’organizzazione dovrà considerare sia la propria capacità di influenzare le entità “a valle”, come ad esempio i distributori e gli utilizzatori dei propri prodotti e servizi, sia quelle” a monte”, come quelle facenti parte della supply chain.

In relazione alle “tempistiche” infine, sarà necessario che le informazioni selezionate risultino complete con riferimento al periodo di tempo specificato nel report. Per quanto possibile dunque , le attività, gli eventi e i relativi impatti

(32)

177

dovranno essere presentati nel periodo di rendicontazione nel quale sono avvenuti, avendo cura di includere anche la descrizione di quelle attività che pur avendo un impatto contenuto nel breve termine, potranno ragionevolmente generare un effetto cumulativo, suscettibile di divenire inevitabile o irreversibile nel lungo termine, come nel caso degli agenti inquinanti bioaccumulabili o persistenti.

Inoltre, nei processi di stima degli impatti futuri, siano essi positivi o negativi, al di là di un fisiologico grado di incertezza, l’obiettivo finale dovrà essere quello di pervenire ad un output informativo funzionale e inclusivo di un’adeguata descrizione della natura e della probabilità associata agli impatti stimati, come conditio sine qua non per una rappresentazione equilibrata e ragionevole della performance economica, ambientale e sociale dell’organizzazione.

FIGURA 3: Principi di definizione del contenuto informativo del report di sostenibilità.

Fonte: elaborazione propria dei dati rilevati in Global Reporting Initiative GRI, RG. Linee guida per il report di sostenibilità.

Definito il contenuto del report, in termini di argomenti, indicatori e informazioni rilevanti che si ritiene debbano essere in esso inseriti, come già anticipato, dovranno essere applicati ulteriori principi, detti “principi di garanzia della qualità del report”, al fine di garantire l’adeguatezza sia della qualità appunto delle informazioni selezionate, sia delle modalità con cui esse sono

DEFINIZIONE DEL CONTENUTO DEL REPORT contesto di sostenibilità e completezza materialità inclusività degli stakeholders

Riferimenti

Documenti correlati

Credo che su questo versante la Federazione stia camminando bene: in diverse opere salesiane il “lavoro” SDB-Laici è molto sinergico: tutte le nostre “Casefamiglia” hanno

Attivare iniziative finalizzate alla realizzazione di sinergie con i competenti Enti territoriali per il completamento dei processi di adeguamento e di sviluppo delle

considerando esclusivamente le multinazionali appartenenti ai BRIC, sono state estratte casualmente 15 imprese, per ciascuno dei quattro paesi. L’attenzione posta alle

● Con mail del 3 giugno 2020 ho provveduto a trasmettere l’aggiornamento del piano degli acquisti di beni e servizi a seguito della deliberazione delle variazioni di

1.2 Esito complessivo delle attività previste nel Piano della Performance 2020 Per l’anno 2020 questa Direzione Generale ha raggiunto appieno tutti gli obiettivi

predisporre la scheda di verifica sul raggiungimento degli obiettivi che comprende sia i risultati specifici per ciascun indicatore, sia il riepilogo generale della % di

In questo gran concerto fonico si inserisce la altra « gura» che Hopkins de nì e ricercò tutta la vita, una gura non necessariamente legata alla struttura semiologica del

ducazione della bambina e del bambino; una complementarità vera e propria, grazie alla quale a) le educatrici e gli educatori divengono abi- li e competenti nella “lettura”