i
Introduzione
Il territorio della fotografia è vario e sconfinato.
L’immagine fotografica assai precocemente ha conquistato la scienza e l’arte, il tutto senza disdegnare di penetrare stabilmente tra le nostre abitudini e modificare radicalmente il nostro modo di relazionarci alla realtà in cui viviamo, anche la più quotidiana 1 . Per questo motivo ogni contributo teorico che ambisca a svelare qualcosa dei suoi misteri o dei suoi paradossi 2 , deve fare i conti con un iniziale restringimento di campo e farsi discorso, di volta in volta, centrato sui suoi usi sociali, sul suo valore informativo, l’applicazione tecnica o la sua valenza estetica come oggetto d’arte, etc. Come suggerito dal titolo è quest’ultima a interessarci particolarmente, ma non sono infrequenti nel presente lavoro incursioni in altre
1
I media come estensioni della nostra sensibilità naturale, per citare la nota tesi di Marshall McLuhan.
2
È Roland Barthes ne L’ovvio e l’ottuso , Einaudi, Torino 1985, a teorizzare
una paradossalità del messaggio fotografico (messaggio senza codice),
analizzato come testo.
ii
aree di fruizione dell’immagine fotografica e relativi sconfinamenti che speriamo abbiano contribuito ad arricchire il percorso compiuto in queste pagine. Altre differenze nascono poi da una divers ità d’approccio alla fotografia, se ci si avvicina ad essa con l’occhio , ad esempio, del critico d’arte o del sociologo, del massmediologo o, ancora, del semiotico. Nel nostro iter storico abbiamo cercato di registrare uno
spostamento di barometro estetico, avvenuto, a cavallo dei due secoli, intorno al concetto di opera d’arte, come questo abbia influito sui destini critici della fotografia e viceversa. Nel farlo però ci siamo serviti, oltre che di varie e svariate testimonianze d’epoca, anche dell’analisi puntuale delle opere di alcuni artisti, come di contributi teorici multidisciplinari 3 che ci hanno aiutato a definire l’oggetto della discussione, la fotografia, senza tuttavia perdere di vista lo scopo originario. Dalla data della sua presentazione ufficiale all’Accademia delle Scienze 4 di Parigi nel 1839, passando per i Salons delle Esposizioni di Belle Arti 5 ,
3
Ad esempio la teoria semiotica di Peirce, Barthes o i contributi ormai classici di Sonatg, Freund, Benjamin.
4
E non, significativamente, all’accademia di Belle Arti.
5
Soprattutto dal 1859 in poi.
iii
il dibattito intorno alla sua presunta artisticità fu acceso per tutto l’Ottocento. Come concretizzazione di istanze naturalistico-mimetiche (di matrice rinascimentale, ma ravvivate dal clima positivista) la fotografia sembra essere un prodotto naturale dei suoi tempi 6 , ma a ben vedere essa si rivela capace di mettere in crisi le convinzioni allora diffuse e accreditate in materia d’arte e risultare infine eccentrica rispetto allo statuto estetico di provenienza. Perciò - per quanto la definizione di fotografia come arte media si sia presentata spesso con altri significati nell’opera di alcuni autori 7 - è con l’intento di richiamare a questa - così ci è sembrata - identità in bilico che la parola media figura nel titolo della tesi. Come se non bastasse,
la fotografia nel percorso che abbiamo tracciato assume le sembianze di ponte, di tramite, di mediatore appunto tra due modi per certi versi opposti di pensare l’oggetto d’arte. È occorsa una generale rivalutazione del ruolo della manualità in arte e dell’impronta
6
E una cartina tornasole per i canoni estetici dell’epoca.
7