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Grafico 9 Dati climatici di Livingstone

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Academic year: 2021

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1 1. INQUADRAMENTO GEOCLIMATICO

1.1 Il continente africano

Superficie:

30.258.010 Km² Abitanti:

821.050.000

Densità: 27ab/Km² Città più popolata:

Il Cairo (13mila ab.)

Monte più alto:

Kilimangiaro 5895 m Fiume più lungo:

Nilo 6671 Km Lago più esteso:

Vittoria 68.100 Km² Isola più estesa:

Madagascar 586.500 Km²

L’Africa è il terzo continente per estensione, dopo l’Asia e l’America; è delimitata a nord dal mar Mediterraneo, a ovest e a sud dall’oceano Atlantico, e ad est dall’oceano Indiano.

Politicamente il continente africano è formato da53 Stati, caratterizzati da differenti paesaggi: deserti, fitte foreste, grandi fiumi e laghi, imponenti rilevi, altopiani e depressioni.

Nel territorio si possono distinguere tre aree morfologiche. L'Africa settentrionale e centro-occidentale è costituita da tavolati interrotti da massicci montuosi e da ampi bacini, attraversati dai principali fiumi della regione. L'Africa orientale è caratterizzata dalla presenza di una profondissima fossa tettonica che sta spaccando la zolla africana: questa zona è detta Rift Valley per la sua forma allungata e stretta; ha inizio dal lago Malawi e si divide in 2 rami: uno verso nord-ovest che finisce nella depressione del Mar Morto e l’altro diretto verso il golfo di Aden.

Lungo la Rift Valley si sono innalzati grandi blocchi che hanno raggiunto altitudini elevate, come il Ruwenzori(5.109 m s.l.m.); altri sono sprofondati provocando profonde fosse occupate da laghi di forma

Fig.1 Divisione amministrativa dell’Africa

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allungata; la fuori uscita del magma ha formato un allineamento di vulcani tra cui spiccano il Kenya(5.199 m s.l.m.) e il Kilimangiaro(5.895 m s.l.m.). L'Africa meridionale è costituita da altopiani elevati che culminano nella catena dei monti dei Draghi.

L'Africa comprende una serie di isole e arcipelaghi: nell'Oceano Atlantico Madeira, Canarie, Capo Verde; nell'Oceano indiano Riunione, Comore, Zanzibar e Seicelle. Le coste sono lineari e povere di approdi naturali; in molti punti il deserto si estende fino al mare con coste basse e sabbiose, per la maggior parte però i rilievi arrivano a ridosso della costa. La caratterizzazione dei bacini d'acqua è fortemente legata alle zone climatiche cosicché, soprattutto vicino all'equatore, sono presentii fiumi e i laghi maggiori.

1.1.1 Il clima

Il clima africano è molto vario e può essere influenzato da diversi fattori, quali la latitudine, la disposizione dei rilievi sul territorio, l’esposizione a correnti calde provenienti dall’oceano Indiano e a quelle fredde del Bengala che investono la costa atlantica, ma principalmente è soggetta alla forte influenza climatica dei tropici e dell’equatore. E’ possibile così individuare tre fasce climatiche:quella equatoriale nell’Africa centrale, tra il Camerun e la Repubblica del Congo, occupata dalla foresta

pluviale; quella

caratterizzata da un clima tropicale secco nella zona dei tropici, dove domina un paesaggio desertico (Sahara, Dancalia, Namib e Kalahari);

e infine la fascia di clima temperato mediterraneo nell’estremità settentrionale del continente (Marocco, Algeria e Tunisia) e nell’estremità meridionale (in Sudafrica).

A questa prima generale classificazione si possono aggiungere altre suddivisioni climatiche più raffinate e specifiche:

a- zona tropicale umida:

Fig.2 Fasce climatiche dell’Africa

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si estende nella parte sud con caratteristiche pluviometriche equatoriali.

La forte presenza di umidità è dovuta alla vicinanza del mare ed all’orientamento perpendicolare alla direzione dei monsoni.

b- zona di transizione:

caratterizzata dalla presenza degli alisei nella stagione secca, che durante il giorno si alternano con i monsoni. E’ compresa fra la zona tropicale umida e quella secca. Le caratteristiche sono quelle della zona tropicale umida, con però, una escursione termica diurna più elevata.

c- zona tropicale secca:

comprende tutta la parte interna ad esclusione delle zone montuose e dell’estremo sud. Da sud a nord la durata della stagione secca tende ad allungarsi e le precipitazioni totali diventano meno importanti. E’

caratterizzata dalla presenza di una lunga stagione secca , con una bassa umidità relativa e con escursioni termiche diurne sui 15°, durante l’inverno le condizioni climatiche tendono ad avvicinarsi a quelle della zona tropicale umida, pur mantenendosi sempre più basso il grado di umidità relativa.

d- zona desertica:

si estende nella parte nord,è caratterizzata da scarsissime precipitazioni, la radiazione diretta è preponderante durante la maggior parte dell’anno.

e- zona sub sahariana :

questa zona è soggetta per la maggior parte dell’anno all’azione degli alisei, mentre durante la stagione delle piogge si rientra in un regime monsonico.

f- zona d’altitudine:

comprende le zone poste ad un’altezza maggiore di 400 metri. con temperature minime durante i mesi centrali dell’inverno e all’inizio della stagione secca. Il clima è simile a quello delle zone circostanti ad altitudine inferiore, ma le temperature sono inferiori.

1.1.2 L’idrografia

In Africa vi sono vaste zone areiche, ovvero prive di corsi d'acqua, quali ad esempio il deserto del Sahara; regioni endoreiche, in cui i corsi d'acqua si perdono nel deserto o sfociano in laghi chiusi. La fascia centrale del continente, dove le piogge sono regolari, forma invece una zona esoreica, ovvero con corsi d'acqua che sfociano nel mare, principalmente nell'Oceano Atlantico, come il fiume Nigere il fiume Congo. Il Niger, di 4.160 km di lunghezza, nasce dal rilievo del Fouta Djalone sfocia con un grande delta nel golfo di Guinea. Il fiume Congo, di 4.200 km di lunghezza, sfocia nell'Oceano Atlantico e dà nome alle due repubbliche che si affacciano sulle sue rive. Nella parte meridionale scorrono l'Orange, che sfocia nell'Oceano Atlantico, il Limpopo e lo Zambesi, tributari dell'Oceano Indiano. Lo Zambesi, di 2650 Km di lunghezza, è celebre per le Cascate Vittoria, fra le più spettacolari del mondo. Il principale fiume africano è il Nilo che, con il suo affluente

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Kagera, è il secondo fiume più lungo del mondo (6.671 km) dopo il Rio delle Amazzoni (6937 km).

Le depressioni costituite dalle fosse tettoniche ospitano i principali laghi: Vittoria, Tanganica, Malawi, Alberto, Turkana, Edoardo e Kivu;

altri bacini lacustri sono paludi, a superficie variabile con le stagioni,che costituiscono aree endoreiche: tali sono il lago Ciad, il Bangweulu, lo Ngami e i chott dell'Atlante; tipici delle zone aride sono gli uidian, letti fluviali solitamente asciutti che raccolgono le rare precipitazioni.

1.2 Lo Zambia

- Il verde rappresenta l'agricoltura

- Le tre bande verticali, sul lato al vento, rappresentano rispettivamente: la rossa, la lotta per la libertà; la nera, la popolazione; la gialla, le risorse minerarie

- L'aquila ad ali spiegate è simbolo della conquista della libertà e delle aspirazioni future

1.2.1 La morfologia

Superficie: 752.813Km² Abitanti: 9.350.000 Densità: 12ab/Km²

Capitale: Lusaka (1.317.000 ab.)

Etnie: Bemba 40%, Tonga 15%, Ngoni 15%, altri 30%

Clima: Tropicale

Lingua:Inglese (ufficiale), dialetti bantu

Religione: Cristiana 63%, Animista 27%, Induista 8%, Musulmana 2%

Moneta: Kwacha dello Zambia (1€ = 2.447,21 ZMK)

Forma presidenziale:

Repubblica Presidenziale Fiume più lungo: Nilo 6671 Km

Lago più esteso: Vittoria 68.100 Km² Fig. 3 La bandiera dello Zambia

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La Repubblica dello Zambia è uno stato dell’Africa centromeridionale senza sbocchi sul mare; confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a nord-est con la Tanzania, a est con il Malawi, a sud con il Mozambico, lo Zimbabwe, Botswana e Namibia e a ovest con l'Angola. Ha un’estensione di 752.614 Kmq, paria una volta e mezza l’Italia.

Lusaka è la capitale,e la più grande città del Paese; capoluogo della provincia e del distretto omonimo. Si trova nella parte centromeridionale, su un altopiano a 1400 m di altezza, nei pressi del fiume Lunsemfwa; è un importante polo commerciale oltre che politico, ed è snodo delle principali vie automobilistiche dello Zambia.

Il territorio ha caratteristiche morfologiche piuttosto uniformi: è infatti costituito principalmente da altopiani, di altezza variabile fra i 1070 m nel centro-sud e i 1300 m nella parte nord, che digradano verso sud-ovest, nel bacino dello Zambesi. La parte occidentale invece è caratterizzata da vaste pianure alluvionali, che vengono inondate nella stagione delle piogge. Ad ovest la regione è arida e caratterizzata dalla presenza di una savana ricca di arbusti, mentre a nord-ovest s'innalzano i monti Muchinga, il principale sistema montuoso zambiano, che supera i 1800 m e rappresenta uno spartiacque naturale tra i bacini dello Zambesi e del fiume Congo. Nell’ambito del tavolato si riconoscono due aree ribassate: a nord il bassopiano occupato dai laghi Mweru, al confine con la Repubblica Democratica del Congo, e Bangweulu; a ovest la vallata del medio corso dello Zambesi, propaggine settentrionale del bassopiano del Kalahari.

Le cime più elevate si trovano sui monti Nyika, al confine con il Malawi, e con il Mafinga Hill raggiungono i 2301m; invece il punto più basso del Paese è il fiume Zambesi, ad un’altezza di 329 m. A nord i rilievi si abbassano verso il lago Tanganica, che occupa l'estremità nord-orientale dello Zambia.

Quasi tutto il territorio è ancora completamente selvaggio ed incontaminato; la scarsa rete stradale, l'inaccessibilità dei luoghi e le ridotte strutture ricettive, l’hanno reso una nazione ancora integra e remota. Il Paese si trova su un altopiano formato da rocce sedimentarie di milioni di anni che custodiscono una delle sue maggiori risorse economiche sotto forma di minerali pregiati, in particolare nella regione del Copperbelt, che si trova nella parte nord-occidentale. Il terreno in Zambia è scarsamente coltivabile; copre, infatti,solo il 7% dell’intero territorio, mentre i pascoli e le foreste coprono rispettivamente il 40%

e 39%.

Fig. 4 Mappa morfologica dello Zambia

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6 1.2.2 Il clima

Fig. 5 Composizione del suolo dello Zambia

Fig. 6 Mappa delle precipitazioni annuali dello Zambia

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Lo Zambia si colloca nella parte centro-meridionale del Continente africano; si estende tra il 10° e il 18° di latitudine sud e il 22° e il 33° di longitudine est.

Nonostante sia compreso nella zona tropicale, gran parte dello Zambia beneficia di una relativa omogeneità climatica, grazie agli estesi altopiani che ne caratterizzano l'orografia. Gode quindi di un clima subtropicale caratterizzato dal succedersi di tre stagioni: fresca e secca, da maggio ad agosto; calda e secca, da agosto a novembre; calda e umida, da novembre ad aprile.

Da dicembre ad aprile le piogge e i temporali sono frequenti, la temperatura massima media varia tra i 27° e i 28°C; a gennaio, il mese più piovoso, si attesta mediamente una temperatura intorno ai 22°C.

Fig. 7 Andamento delle temperature dello Zambia

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Da maggio ad agosto la temperatura massima media varia tra i 24° e i 28°C e la minima media tra i8° e i 11°C:a luglio, il mese più freddo dell'anno, la temperatura media è di 16°C.

Tra settembre e novembre, il clima si mitiga progressivamente fino alla stagione delle piogge,con una variazione tra i 31° e i 32°C ; a ottobre, il mese più caldo, si registra una media di 32°C.

Grafico 1 Dati climatici dello Zambia

Grafico 2 Temperatura Media

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Grafico 3 Temperatura media massima e minima

Grafico 4 Temperatura e umidità media

Grafico 5 Giorni di pioggia

Grafico 6 Millimetri di pioggia

Grafico 7 Ore di luce

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L’inizio della stagione delle piogge si colloca, generalmente, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, raggiungendo il picco tra dicembre e febbraio, in cui si hanno dalle 7 alle 10 ore di precipitazioni al giorno. Sebbene il periodo delle piogge sia lo stesso per l’intero territorio dello Zambia, il livello delle precipitazioni varia spostandosi da nord a sud, dalla zona più vicina all’Equatore a quella più lontana. Nel Nord del Paese si raggiungono circa 1300 mm di pioggia all’anno, spostandosi a sud verso Lusaka si scende a circa 750 mm e ancora più a sud tra i 500 e i 700 mm. Sugli altopiani l'umidità relativa è molto contenuta, anche durante la stagione delle piogge:bastano infatti due ore di sole per riassorbirla.

Le temperature medie (18°C in luglio e 24°C in gennaio) vengono mitigate dall'altitudine, anche se la forte continentalità provoca notevoli escursioni termiche giornaliere. Nelle vallate del Luangwa, dello Zambesi,e del lago Kariba, caratterizzate da altezze inferiori ai 500m, le condizioni non sono le stesse.

L'escursione termica giorno/notte varia discretamente solo in presenza di piogge notturne, come nei mesi tra dicembre e maggio, mentre tra giugno ed agosto la temperatura può passare dai 5°C notturni ai 30°Cgiornalieri.

Il periodo climaticamente migliore è quindi quello secco, che va da luglio a settembre, quando le temperature diurne sono miti (circa 20°/25°C) e le notti fredde.

1.2.3 L’idrografia

Fig. 8 Mappa idrografica dello Zambia

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Lo Zambia si estende per circa 750mila chilometri quadrati, di cui10mila sono coperti da acqua, composti da due grandi bacini fluviali: quello dello Zambesi a sud e quello del fiume Congo a nord.

Il bacino dello Zambesi

Il fiume Zambesi, o Zambezi, con i suoi 2.574 km di lunghezza è il quarto fiume più lungo dell'Africa, e il più grande tra i fiumi che sfociano nell'Oceano Indiano. La sua sorgente si trova in Zambia, scorre poi in Angola e lungo il confine tra Zambia e Zimbabwe, fino al Mozambico, dove sfocia nell'Oceano Indiano. Lo Zambesi è navigabile solo per brevi tratti a causa della presenza di molte rapide e cascate; il suo bacino copre un'area di 1.570.000 km², poco meno della metà di quello del Nilo.

Zambesi superiore

Il fiume scorre in direzione sud-ovest per circa 240 km, per poi piegare verso sud e unirsi a molti affluenti. A pochi chilometri a nord di Kakengi, il fiume si allarga da 100 a 350 m, e a sud di Kakengi vi sono una serie di rapide che terminano nelle cascate Chavuma, dove il fiume scorre attraverso una stretta fenditura rocciosa.

Il primo dei grandi affluenti che si uniscono allo Zambesi è il fiume Kabompo, nello Zambia settentrionale, e un po' più a sud vi è la confluenza con il più grande degli affluenti dello Zambesi, il fiume Lungwebungu. A 30 km più a sud dall'unione con il Lungwebungu la terra diventa piatta, e nella stagione delle piogge è in gran parte coperta dalle inondazioni. Ottanta chilometri più a sud, nei pressi della città diLealui, il fiume Luanginga, che con i suoi affluenti copre un’ampia area del bacino occidentale, si unisce allo Zambesi. Dopo Lealui il fiume piega verso sud-est; dal lato orientale continua a unirsi a numerosi affluenti minori, mentre dal lato occidentale rimane senza affluenti per 240 km, quando si unisce al fiume Kwando (lunghezza 735 km; bacino 96.780 kmq). Qualche chilometro prima del fiume Kwando, lo Zambesi inizia a scorrere in direzione est, e il suo corso viene interrotto dalle cascate Ngonyee successivamente da una serie di rapide. Dopo l'unione con il Kwando il letto del fiume diventa molto largo e poco profondo e l'acqua avanza a bassa velocità, e, scorrendo in direzione est verso il grande altopiano centrale africano, raggiunge il grande dislivello che forma le cascate Vittoria, note come Musi-Oa-Tunya, "Fumo che Tuona",uno spettacolo naturale, con un fronte di circa 1700 m e un salto di oltre 100 m.

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Zambesi medio

Le cascate Vittoria sono considerare il confine tra lo Zambesi superiore e lo Zambesi medio. A questo punto il fiume entra nel lago Kariba formatosi nel1959,quando venne completata ladiga Kariba. Il lago è uno dei laghi artificiali più grandi del mondo, e l'energia idroelettrica prodotta grazie alla diga soddisfa il fabbisogno energetico di gran parte dello Zambia e dello Zimbabwe.

Subito dopo la diga, il fiume continua verso nord, fino alla confluenza con il fiume Kafue, piegando verso est. Dopo circa 150 Km si unisce a un altro grande affluente di sinistra, il Luangwa, per sfociare così nel lago Cahora Bassa, in

Mozambico, dove

ufficialmente termina il corso dello Zambesi medio.

Il lago si formò nel 1974dopo la costruzione della diga che ne prende il nome, in una zona precedentemente nota per ospitare una serie di rapide pericolose, conosciute col nome di Kebrabassa.

Zambesi inferiore

Lo Zambesi inferiore è lungo 650 km e va da Cahora Bassa all'Oceano Indiano. È completamente navigabile, anche se le sue acque, durante la stagione secca, raggiungono un livello molto basso in diversi punti. Le secche emergono quando il fiume arriva in un'ampia valle, dove il letto si allarga coprendo una vasta area. La sua larghezza varia da 5 a 8 km, con l'unica eccezione del tratto iniziale, in cui il fiume attraversa la golaLupata, in cui una serie di dirupi scoscesi lo rendono non più largo di 200 m. Più a valle il flusso del fiume si divide in diverse ramificazioni, che durante la stagione delle piogge si riuniscono formando un unico flusso.

A 150 km dalla foce, lo Zambesi riceve le acque del lago Malawi, attraverso il fiume Shire; avvicinandosi all'Oceano Indiano, si dirama formando un ampio delta in cui le quattro bocche principali, Milambe,

Fig. 9 Immagine delle Cascate Victoria

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Kongone, Luabo e Timbwe, sono ostruite da banchi di sabbia. Una bocca molto più a nord, chiamata Chinde, ha una profondità minima di 2 metri all'entrata, e di 4 metri all'interno, ed è la ramificazione usata per la navigazione. Il delta dello Zambesi è oggi la metà di come era precedentemente alla costruzione delle due grandi dighe, Kariba e Cahora Bassa.

Lungo gli oltre 2000 Km del suo corso il fiume Zambesi è scavalcato da solo 5 ponti: Victoria Falls Bridge fu il primo a essere completato nell’aprile del 1905, lungo 205 m, si trova 125 m sopra il livello dell’acqua; Chirundu, in Zambia, fu costruito nel 1939 e rifatto nel 2003;

Tete, in Mozambico, fu costruito nel corso degli anni Sessanta;

Chinyingi, nel nord dello Zambia, costruito negli anni Settanta, è un ponte solo pedonale;

Katima Mulilo-Sesheke, rispettivamente Namibia e Zambia, terminato nel corso del 2004 a completamento della Trans Caprivi Highway, una strada che collega Lusaka, capitale dello Zambia, con Walvis Bay, sulla costa della Namibia.

Il fiume consente la sopravvivenza a molte specie animali tra cui

sono numerosi

ippopotami, coccodrilli e varani.

Il bacino del fiume Congo

I laghi Bangwelu, Mweru e Tanganyika, insieme ai fiumi Chambeshi e Luapula, fanno parte del bacino idrografico del fiume Congo e interessano il territorio dello Zambia.

Il corso del fiume Chambeshi si trova interamente all’interno dello Zambia ed è considerato il ramo sorgentifero da cui scaturisce il Congo.

Fig. 10 Immagine del Ponte di ferro di Danger Point

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E’ l’immissario del lago Bangwelu (5000 Kmq in media) e delle Bangwelu Wetlands, piane alluvionali situate nella parte settentrionale del paese, le quali alimentano il fiume Luapula; quest’ultimo scorre inizialmente in direzione sud per piegare, poi, in direzione ovest e nord. Segna per un lungo tratto il confine con la Repubblica Democratica del Congo prima di immettersi, da sud, nel lago Mweru (4920 Kmq), il cui altro maggiore immissario è il fiume Kalungwishi, da est. L’emissario del lago Mweru è il fiume Luvua, il quale nei pressi di Ankoro confluisce nel fiume Lualaba, considerato la parte superiore del corso del fiume Congo. Il fiume Lualaba assume il nome di Congo dopo le cascate Boyoma. La parte meridionale del lago Tanganyika si trova in territorio zambiano per 2100 Kmq. Nella parte sud-orientale riceve come immissario il fiume Kalambo, che traccia parte del confine con la Tanzania. Il fiume Kalambo ha la seconda cascata, in ordine di altezza, del Continente africano: le cascate Kalambo (le più alte si trovano in Sudafrica, cascate Tugela). Il fiume Lukaga è un emissario del lago Tanganyika e affluente del Congo.

Se si eccettua la parte settentrionale del paese, tributaria del bacino del Congo, il territorio del rientra interamente nel bacino dello Zambesi; grazie a questo patrimonio d'acqua, lo Zambia ha il 45% delle risorse idriche dell'Africa meridionale.

1.2.4 L’assetto naturale

La maggior parte del territorio dello Zambia è costituito da un’umida savana boscosa, dove gli alberi decidui a foglia larga crescono abbastanza distanti da consentire la crescita di erba e piante sul suolo.

Circa il 27% del territorio è coperto da foreste pluviali che crescono soprattutto nelle più umide regioni settentrionali e sono ricche di baobab millenari. La foresta tropicale ricopre la maggior parte del territorio sud-occidentale, dove il clima è più asciutto.

Fig. 11 Immagine cielo africano

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La natura incontaminata dello Zambia è probabilmente la sua più grande bellezza;

ospita una fauna selvatica ricca di specie animali quali: leoni, elefanti, ippopotami, coccodrilli, antilopi, bufali, zebre e giraffe. Tra quelli che si vedono più facilmente ci sono facoceri, manguste, tassi, babbuini, donnole striate africane e alcelafi del Lichtenstein.

Il territorio, inoltre, ospita circa 750 specie di volatili, tra cui struzzi, bucerotidi e storni.

Tra gli anni ‘60 e ’90 lo Zambia ha subito gli effetti devastanti del bracconaggio, giunto a minacciare o cancellare l’esistenza d’intere specie animali presenti anche in aree protette, come il rinoceronte nero o la popolazione di elefanti.

Esistono tre tipi diversi di bracconaggio: di sussistenza, sportivo e commerciale. Il più diffuso e fortunatamente il meno importante dal punto di vista dell’impatto sull’ambiente è il bracconaggio di sussistenza: lo Zambia è una nazione relativamente povera e la gente nei villaggi, spesso, non gode degli agi per poter apprezzare la bellezza della fauna selvatica, se non in termini di approvvigionamento di cibo.

Il bracconaggio sportivo è quello che minaccia maggiormente le specie in via di estinzione e mira prevalentemente alla conquista di un trofeo nella forma di zanne, corna e pelli. Il più pericoloso e quello con un impatto maggiore sugli ecosistemi è il bracconaggio commerciale, che incide per circa il 90% su questo tipo di attività.

Dal 1991 il governo della Repubblica dello Zambia ha avviato una serie di riforme in campo economico coinvolgendo il settore turistico. In linea con tali riforme, il primo novembre 1991, con un atto del Parlamento, il

“National Parks and Wildlife Service”, NPWS, è stato sostituito da un’organizzazione autonoma, il “Zambia Wildlife Authority”, ZAWA, con il fine di realizzare un progetto di conservazione e protezione dell’ambiente, in grado di garantire un numero consistente di aree incontaminate.

L’elevato numero di specie animali e la varietà di eco-sistemi distribuiti sull’intero Paese ha portato alla costituzione di: 19 parchi nazionali; 34 Game Management Area, GMA, zone dove la caccia è permessa e controllata; 4 oasi avifaunistiche.

Fig. 12 Immagine elefante nello Zambesi

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16 I parchi nazionali

Fig. 13 Mappa della vegetazione dello Zambia

Fig. 14 Mappa della localizzazione dei parchi nazionali

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I parchi nazionali sono delle aree naturali che, con atto legislativo, sono state poste sotto la regolamentazione di leggi aventi lo scopo di salvaguardare l’integrità dell’habitat e della biodiversità.

I principali sono:

il Kafue National Park, situato nella parte centro-occidentale del Paese, a 200km da Livingstone, che fu il primo ad essere istituito nel 1950 e, con i suoi 22400 kmq, è il più grande Parco Nazionale.

La zona è un mosaico di foreste e distese erbose pianeggianti, che crescono intorno al fiume Kafue e ai suoi due affluenti, il Lunga ed il Lufupa, i quali si estendono attorno al Lago Itezhi-Tezhi. Questa ampia bio-diversità favorisce la vita di molte specie animali: il Kafue vanta la presenza di 109 specie di mammiferi, più di 460 specie di uccelli e il più alto numero di specie di antilopi rispetto a qualunque altro parco del mondo.

Un luogo di particolare bellezza sono le Busanga Plains, pianure all'estremità nord del parco; quest'area, di 750 kmq, da marzo a maggio si trasforma in un'immensa pozza d'acqua a causa delle piene del fiume Lufupa, attirando migliaia di ippopotami e di uccelli; quando le acque si ritirano lasciano una vegetazione rigogliosa che richiama grandi mandrie e predatori.

Il Great Bangweulu Basin rappresenta un ecosistema a sé. Situato nella vasta depressione presente nel nord del Paese, ospita il lago Bangweulu e un ampio sistema di bacini e paludi, dove la flora è dominata da foreste di miombo. Le specie di animali che si sono adattate alla vita in quest’area sono molteplici.

Il Mosi-o-Tunya è un parco zoologico che si trova in prossimità di Livingstone, dove vi sono varie specie di zebre, giraffe, antilopi e rinoceronti bianchi.

Il Lonchivar National Park: meraviglioso parco conosciuto per la presenza di centinaia di esemplari di antilopi 'lichwe' rosse di Kafue, specie endemica è inoltre un paradiso per gli amanti del birdwatching, con ben 428 specie di uccelli. All'interno del parco vi sono le sorgenti di acqua calda di Gwisho e di Sebzanzi Hill, in prossimità delle quali furono trovate testimonianze risalenti all'età della pietra e del ferro.

Il Kasanka National Park è uno dei più piccoli parchi dello Zambia, ma al suo interno vi sono ben 8 laghi ed è solcato dalle acque di 4 fiumi. La presenza di tanta acqua e di un ambiente ricco di lagune, pianure alluvionali e foreste, crea l'habitat ideale per moltissime specie animali e ne fa una delle riserve naturali più pittoresche dello Zambia.

il South Luangwa National Park è situato nella parte nord- orientale dello Zambia, e si estende per circa 9050 kmq. Racchiuso da una grande scarpata che ha un’altezza che varia tra i 500 e i 1100 m s.l.m, è attraversato dal grande fiume Luangwa. La vegetazione presente in quest’area è molto diversificata e passa da fitta boscaglia ad aperte pianure erbose e lagune. La fauna della Valle South Luangwa è tra le più abbondanti del mondo e

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inoltre, ci sono alcune delle più interessanti specie endemiche:

le giraffe di Thornicroft, gli gnu Cookson e le zebre Crawshaii.

Il North Luangwa National Park è generalmente è inaccessibile al pubblico e per questo motivo è una delle aree più incontaminate dell’Africa con foreste di ebano, marula, tamarindo e mopane.

Lungo le rive dello Zambezi si estendono i 4092 Kmq del Lower Zambezi National Park, il più recente dei 19 parchi nazionali dello Zambia, rimasto per un paradiso dimenticato. Ancora poco frequentato dalle rotte turistiche questa zona rivela la sua bellezza proprio nella sua natura selvaggia. Le rive del fiume, frontiera naturale tra Zambia e Zimbabwe, sono ricoperte da una folta vegetazione di ficus e di foresta fluviale, mentre più all’interno prevalgono gli alberi di mopane e di acacia; le colline che si trovano alle spalle del parco sono ricoperte di alberi a foglia più grande. Questo habitat millenario permette ai grandi pachidermi e felini, coccodrilli, ibis, bufali e scimmie, di vivere e transitare liberamente sul territorio, senza recinzioni e confini, per migliaia di chilometri. Un grande punto di forza di questo parco è il fatto che si trova esattamente di fronte alla Mana’s Pool Reserve dello Zimbabwe, così che l’intera area, su entrambi i lati del fiume, si presenta come una grandissima riserva protetta favorisce le naturali migrazioni di animali tra i due parchi.

Le cascate Victoria

“Fumo che Tuona”, o in lingua

originale Mosy-oa- Tunya:

termine onomatopeico teso a

delineare uno dei fenomeni più

affascinanti e allo stesso temuti, la tempesta, sin dagli albori dell’

interazione uomo-natura.

Il nome aborigeno è il solo a rendere giustizia alle maestose cascate del fiume Zambesi, che da tempo immemorabile tuonano e fumano nel loro balzo, oggi confine di stato tra Zambia e Zimbabwe. L’infinito muro d’acqua delle cascate Vittoria rappresenta la sontuosa linea di demarcazione tra due facce di un continente magnifico quanto aspro: quella centrale-

Fig. 15 Le cascate Victoria

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equatoriale, più verde, rigogliosa e ricca di acqua e quella meridionale, dominata dal desolato Kalahari. Avvicinandosi alle acque dello Zambesi, l’aria si fa sempre più calda e il paesaggio arido degrada progressivamente.

La striscia d’acqua si snoda per 1,7 Km (la più lunga del mondo),di altezza variabile tra i 90 e i 110 m circa, con una potenza di getto spaventosa, sia nei mesi di secca che nel periodo delle piogge, quando l’acqua e il fumo rimbalzano dal basso superando i 300 m e restando visibili fino a 50 Km di distanza. Sul ciglio del precipizio, tre isole dividono lo Zambesi, in modo che le cascate sono in realtà quattro, una accanto all'altra. Dalla riva destra del fiume inizia una prima cateratta di 35 m, chiamata Leaping Water (Acqua che salta), seguita dall' Isola Boaruka, larga circa 300 m, e che divide la prima cateratta dalla cascata principale, che si estende per 460 m. L'Isola di Livingstone divide la cascata principale da un altro ampio canale d'acqua di circa 530 m, infine sulla riva sinistra si trova la Cateratta Orientale. Quando il fiume è in piena, diventa difficile vederle distintamente, perché tutto ribolle in un vortice di schiuma.

Le cascate Vittoria rovesciano nella stagione delle piogge una quantità d'acqua pari a 9.100 m³/s che durante la stagione secca si riducono poco più di 350 m³/s; in questo periodo si può apprezzare la profondità della gola, normalmente oscurata dal vapore.

Come metro di paragone si pensi che sono quasi due volte più larghe e più alte di quelle del Niagara, però il salto d'acqua di maggior dislivello è quello della cascata Yosemite, in California, che misura 775 m d'altezza.

Dopo il salto, lo Zambesi scorre tra gole profonde e tortuose, una delle quali è attraversata da un ponte molto ardito, su cui passa la linea ferroviaria di Capo Congo.

Le cascate alimentano il lago artificiale di Kariba, che attraverso la gigantesca diga fornisce 5 miliardi di chilowattore l'anno. La diga è stata costruita dagli italiani; inaugurata il 17 maggio 1960, le acque crearono rapidamente il lago costringendo alla fuga migliaia di animali.

Le cascate fanno parte di due parchi nazionali, il Mosi-oa-Tunya National Park in Zambia ed il Victoria Falls National Park in Zimbabwe, e sono oggi una delle attrazioni turistiche più importanti del sud del continente africano. Le cascate Vittoria sono patrimonio dell'umanità protetto dall'UNESCO.

1.2.5 La divisione amministrativa

Lo Zambia è una repubblica presidenziale nell'ambito del Commonwealth, membro delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana e associato all'Unione Europea. La costituzione dello Zambia del 1996 prevede una suddivisione amministrativa in governi locali, risulta attualmente suddiviso in nove province, a loro volta suddivise in settantadue distretti.

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1. Provincia Centrale 2. Provincia di Copperbelt 3. Provincia Orientale 4. Provincia del Luapula 5. Provincia di Lusaka 6. Provincia Settentrionale 7. Provincia Nord-Occidentale 8. Provincia Meridionale 9. Provincia Occidentale

1. La Provincia Centrale si estende su una superficie di 94.395 kmq divisa fra sei distretti nei quali risiedono circa 1 milione di abitanti, per una densità di 10,7 abitanti per kmq. Il capoluogo di provincia è Kabwe, fondata nel 1902 quando vennero scoperte miniere di piombo e zinco nella zona della vicina collina di Broken Hill;

oggi la città conta 200mila abitanti.

2. La Provincia di Copperbelt ricopre 31.328 kmq e ha una densità abitativa di 50,5 abitanti a kmq. L’area ha sempre rivestito un’importanza economica fondamentale nella storia del Paese, poiché il sottosuolo è ricco di minerali, in particolare di rame, di cui lo Zambia è il quarto produttore mondiale. È divisa in dieci distretti che fanno a capo a Ndola, seconda città dello Zambia, con 374.757 abitanti, poco distante da Kitwe, crocevia ferroviario e stradale; la città gode della presenza di diverse industrie: metallurgiche, alimentari, chimiche e della gomma; è anche sede di un fiorente mercato, favorito dalla presenza di un aeroporto internazionale.

3. La Provincia Orientale si estende per 69.106 kmq, comprendendo otto distretti sui quali risiedono circa 1.300.000 abitanti, la densità è pari a 18,9 abitanti a kmq. Il capoluogo di provincia è Chipata, un tempo conosciuta come Fort Jameson, situata vicino al confine con il Malawi.

4. La Provincia del Luapula ricopre 50.567 kmq divisi in sette distretti, la densità abitativa della regione è di 15,3 abitanti per kmq. Il capoluogo è Mansa, che conta ben 180.000 abitanti, ma il centro è poco più grande di un isolato. La città appare degradata e insignificante, priva di una qualsiasi bellezza architettonica o attrattiva culturale: oltre alla grande cattedrale cattolica, vi è un supermercato sudafricano, qualche benzinaio e l'ufficio postale.

L'importanza della città di Mansa si percepisce dal grande mercato, ben fornito e sempre affollato; e dall'ospedale, che rappresenta il centro sanitario di riferimento di tutto il distretto.

5. La Provincia di Lusaka si snoda su quattro distretti, stendendosi su una superficie di 21.898 kmq che conta circa 1.400.000 abitanti.

Lusaka è la capitale e la più grande città dello Zambia, oltre che capoluogo della provincia e del distretto. Si trova su un altopiano a

Fig. 16 Divisione amministrativa

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1400 metri di altezza, nei pressi del fiume Lunsemfwa; è un importante polo commerciale e politico, oltre che snodo delle principali vie di comunicazione dello Zambia; qui ha sede un aeroporto internazionale, oltre che la stazione ferroviaria. Prima del XX secolo, Lusaka era un villaggio e, solo con il colonialismo britannico del ‘900, si delineò una città moderna, divenendo nel 1935 la capitale della Rodesia settentrionale. Oggi è una città in espansione, motore della crescita economica dello Zambia moderno.

L'evoluzione delle infrastrutture ha consentito una rapida crescita della popolazione, e ha fatto di Lusaka una tappa frequente degli itinerari turistici in Zambia. A pochi chilometri dal centro sorge l’Università di Lusaka, la più importante struttura scolastica dello Zambia.

6. La Provincia Settentrionale si estende per 147.826 kmq sui quali vivono circa 1.250.000 abitanti, divisi su dodici distretti con a capo Kasama.

7. La Provincia Nord-Occidentale comprende sette distretti che si sviluppano su 125.827 kmq; Solwezi ne è la capitale.

8. La Provincia Meridionale si snoda su 85.283 kmq, comprendendo undici distretti, e ospita circa 1.200.000 abitanti, per una densità pari a 14,2 abitanti per kmq. Livingstone è la capitale della provincia, sita a 10 km dalle cascate Vittoria sul fiume Zambesi. La città porta il nome dell'esploratore scozzeseDavid Livingstone, il primo europeo ad esplorare la zona. Si è sviluppata all’inizio del secolo scorso, quando venne costruito il primo ponte sulla Zambesi Gorge, nel 1904, sul quale iniziò il lento cammino del turismo locale, che durò per almeno 70 anni, quando venne soppiantato dalla città di Victoria. Nel 1911 Livingstone divenne la capitale della colonia inglese della Rhodesia Settentrionale, fino a quando la sede del governo si spostò a Lusaka. Dal 2000, dato il declino dell'economia e delle condizioni sociali dello Zimbabwe, Livingstone ha vissuto una rinascita del turismo, è divenuta la meta prescelta per alloggiare durante le visite alle Cascate Vittoria, godendo inoltre di una serie di investimenti nel settore alberghiero, commerciale e turistico in genere. In particolare nel 2004 è stata completata la “strada ponte”

che collega la Namibia alla rete stradale dello Zambia, sviluppando la rotta commerciale dal centro-sud Africa all’Atlantico.

9. La Provincia Occidentale conta sette distretti distribuiti su 126.386 kmq; gli abitanti della regione sono circa 800.000, per una densità abitativa pari a 6 abitanti per kmq. Il capoluogo di provincia è Mongu.

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22 1.2.6 Le infrastrutture

La rete ferroviaria

La rete delle comunicazioni zambiane venne creata in epoca coloniale principalmente in funzione degli interessi minerari.

Il sistema ferroviario, in particolare, era il diretto proseguimento della rete dell'odierno Zimbabwe, che a sua volta aveva gli sbocchi portuali nel Mozambico; lo Zambia era inoltre collegata con le ferrovie dello Zaire e dell'Angola, grazie alle quali il Copperbelt era unito direttamente al porto angolano di Lobito. Per eliminare le ingerenze di tali Paesi, lo Zambia cercò di studiare un sistema di trasporti autonomo;

in tale contesto si colloca la realizzazione dell'importante ferrovia Tazara.

La Tazara è una linea ferroviaria a scartamento di 1067mm che congiunge Dar es Salaam, in Tanzania, a Kapiri Mposhi, nello Zambia. È nota anche col nome in forma più estesa Tan-Zam(o Tanzam Railway), e anche come Great Uhuru Railway ("grande ferrovia dell'Uhuru"). La ferrovia fu costruita nei primi anni settanta, con il supporto tecnico ed economico della Cina. In passato è stata la principale via per l'esportazione via mare del rame estratto nello Zambia.

Fig. 17 Mappa delle infrastrutture dello Zambia

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La compagnia ferroviaria Zambia Railways (ZR) amministra la linea interna che collega Lusaka-Livingstone, Lusaka-Kitwe e Livingstone-Kapiri Mposhi.

Il trasporto su gomma

La rete stradale si sviluppa per oltre 90.000 km, di cui però solo il 20%

è asfaltato e collega i principali centri urbani, ma in molte aree rurali non è transitabile durante la stagione delle piogge. Infatti, molte vie di comunicazione interafricana scompaiono durante la stagione delle piogge, sommerse da periodiche alluvioni e inondazioni. La ragione di questa situazione affonda le sue radici nell’esperienza coloniale quando, ignorando le vie storiche di comunicazione create nei secoli dalle comunità locali; gran parte delle viabilità realizzata nel secolo scorso dagli europei per lo sfruttamento e il controllo del territorio si è rivelata distaccata dalla realtà ambientale e insediativa preesistente, sono state realizzate opere stradali in zone impraticabili, decentrate rispetto alle economie locali, funzionali solo alle esigenze di controllo sulle popolazioni e di sfruttamento delle risorse naturali.

Il principale servizio di trasporto su gomma, invece, viene fornito dalla United Bus Company of Zambia (UBZ), che organizza una rete di collegamento fra Lusaka, Kitwe, Mpika e Ndola. Il punto di ingresso in Zambia più accessibile è quello adiacente le Cascate Vittoria, poiché la linea Livingstone-Lusaka è quella più efficiente.

C'è un servizio regolare di autobus tra Harare e Lusaka; il viaggio dura circa nove ore. Gli altri valichi di frontiera dallo Zimbabwe sono Chirundu e Kariba.

Dal Mozambico, il punto di ingresso è Cassa Catiza, dal Malawi il posto principale dove si attraversa la frontiera è a est di Chipata, sulla strada principale tra Lusaka e Lilongwe. Per attraversare la frontiera tra lo Zambia e il Botswana è necessario prendere il battello che attraversa il fiume Zambezi a Kazungula, circa 60 km a ovest delle cascate Victoria. Dalla Namibia si attraversa la frontiera al villaggio zambiano vicino a Sesheke.

I minibus sono i mezzi di trasporto più utilizzati nelle grandi città, ma presentano diversi svantaggi: non sono affidabili dal punto di vista della manutenzione, Il traffico e i lunghi tragitti rendono il viaggio poco confortevole.

Le comunicazioni aeree

Le comunicazioni aeree si incentrano sugli aeroporti di Lusaka, Ndola e Livingstone ,anche se esistono otto aeroporti e ottantasei scali minori, soprattutto in prossimità dei Parchi.

Lo Zambia non ha compagnie aeree di bandiera e tutte le rotte sono coperte da società private internazionali, ma nessuna con voli diretti da e verso l’Europa, né verso gli Stati Uniti o l’Asia.

Per i collegamenti con l’Europa, esistono società aeree che hanno circa tre voli settimanali per l’Europa. La British Airways, la KLM e l'Air France offrono un servizio regolare su Lusaka. Tra le linee aeree africane che volano sulla capitale ci sono l'Air Zimbabwe, l'Ethiopian Airways, la Kenya Airways, e la South African Airways.

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Gli aeroporti principali dello Zambia sono il Lusaka International Airport, a 20 km a est della città e il Livingstone Airport, situato in prossimità delle Cascate Victoria. I parchi nazionali sono comunque attrezzati con almeno un piccolo aeroporto o, con una semplice pista d’atterraggio.

Le idrovie

Data la notevole quantità di corsi d’acqua, lo Zambia conta anche su 2250 km di idrovie, sul Lago Tanganyika e i fiumi Zambesi e Luapula; mentre l’unico porto mercantile di riferimento per il paese è quello di Mpulungu.

1.3 La città di Livingstone

Livingstone è il capoluogo della Provincia Meridionale, la regione più a sud dello Zambia, al confine con lo Zimbabwe, su un altopiano (a circa 1000m) che garantisce un clima abbastanza mite rispetto ai parametri della latitudine.

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Oggi Livingstone è una città con circa 97mila abitanti, con una densità di circa 150 persone per kmq; la maggior parte della popolazione, circa l’85%, vive infatti nell’area urbana mentre il 15% in quella peri-urbana.

I gruppi etnici d’origine africana sono in maggioranza Tonga, mentre i Lozi, i Toka-leya, i Bemba e i Ngoni sono una minoranza, insieme con i bianchi e gli indiani, entrambi vecchio retaggio del colonialismo; pur vivendo a stretto contatto, non esiste una vera e propria integrazione, poiché ognuno ha il suo ruolo ben definito nel sistema sociale ed economico della città: i bianchi sono a capo dell’area ricettiva (alberghi e lodge), gli indiani gestiscono il commercio, mentre i neri sono per lo più la manovalanza e in qualche caso nel settore terziario (uffici e amministrazione pubblica). È chiaro che questo è un equilibrio raggiunto in decenni di convivenza ed è quindi auspicabile mantenerlo tale, senza voler necessariamente attivare dinamiche di coesione sociale che altererebbero le singole identità così fortemente radicate.

Le risorse economica rilevanti per la maggior parte del distretto sono il commercio di frontiera e l'agricoltura di sussistenza.

Negli ultimi anni, a seguito delle difficoltà politico-economiche dello Zimbabwe, lo Zambia, e in particolare Livingstone e il suo intorno, può contare anche sul settore turistico: le Cascate Vittoria, situate al confine fra i due Paesi, sono un forte richiamo naturalistico.

Grafico 9 Dati climatici di Livingstone

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Le strutture ricettive presenti in città sono molte, per lo più lodge molto esclusivi, ma anche locali e ristoranti, dislocati su tutta l’area urbana e in particolar modo sull’asse principale di Mosi-Oa-Tunya; è questo un settore in espansione, che richiama quindi molti investitori stranieri.

A causa della ristrutturazione dei dipartimenti governativi e del collasso dell'industria tessile, la percentuale dei capifamiglia con lavoro regolare è del 29,7%, mentre il 56,4% è coinvolto in attività informali.

Il tasso di povertà è particolarmente alto: l'86% della popolazione vive al di sotto della soglia minima di povertà; anche il tasso di mortalità è molto alto, si aggira infatti intorno al 22%, a causa della povertà e della disattenzione alle più semplici regole igieniche.

Recentemente, diversi night club sono sorti con la conseguenza di un consistente aumento di prostituzione e di prevalenza di HIV/AIDS. Il tasso di prevalenza dell'Aids sugli adulti è di oltre il 26%, più alto della media del Paese, soprattutto per quanto riguarda donne incinta sieropositive; a Livingstone la presenza di donne incinta sieropositive è del 32%, con importanti ripercussioni sui bambini-orfani.

Nella città convivono zone dignitose e quartieri miserabili, la maggior parte di quest'ultimi identificati con il nome di “compound” sono posti nella periferia della città. In questi quartieri, l'allargamento e l'accorpamento delle famiglie, in seguito alle alte condizioni di povertà e di mortalità, hanno comportato il sorgere di capanne e baracche, aumentando del 100% la densità abitativa e peggiorando sensibilmente le condizioni igieniche ed ambientali.

È netta la distinzione fra le abitazioni rurali, dei più poveri, realizzate con ciò che il territorio offre (ovvero terra alle pareti e paglia come copertura) e le costruzioni urbane, dove le finanze straniere permettono importazioni e contaminazioni, come il cemento, mattoni cotti o la lamiera.

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Attualmente, il sistema costruttivo più diffuso a Livingstone è quello in blocchi di cemento: dopo aver creato il perimetro di fondazione con mattoni legati insieme grazie ad una rete a doppio filo, si getta nella rete elettrosaldata il cemento unito a sabbia e ghiaia, successivamente si compongono le murature con blocchi di cemento, infine si realizza la copertura spesso in lamiera (anche se poco consona al clima caldo della città)o in paglia compressa e antifiamma (soprattutto nei lodge, dove è importante il richiamo all’aspetto pittoresco della tradizione per attrarre i turisti).

Questi materiali sono tutti reperibili sul territorio zambiano, specialmente nell’area di Lusaka e nella fascia settentrionale del Copperbelt, pur non essendo di gran qualità; quindi, date le caratteristiche scadenti dei materiali e la minima incidenza della manodopera sui costi di costruzione (si parla di circa €1 al giorno!), spesso i tecnici che operano a Livingstone preferiscono importare dal Sudafrica (o dallo Zimbabwe, un tempo).

Il quadro urbanistico è quindi di una città relativamente occidentalizzata: le case non sono più realizzate con il fango (se non nelle periferie o nelle zone più povere) ma con il cemento prefabbricato e importato da città vicine o addirittura da Paesi confinanti; le infrastrutture

come un aeroporto

internazionale (il

Livingstone Airport), una stazione ferroviaria, strade asfaltate di collegamento alle principali città del Paese (Lusaka e Kazangula) e piste d’atterraggio ad ogni

parco attrezzato,

Fig. 18 Evoluzione delle tipologie insediative di Livingstone

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garantiscono connessioni ad un raggio molto ampio (nonostante i limiti ancora presenti dati dalla scarsa manutenzione, dalle condizioni climatiche a volte sfavorevoli, dalla cultura locale spesso distante da quella occidentale); i servizi come ospedali, scuole, musei, alberghi (normalmente lodge molto esclusivi), locali notturni, bar, centri sportivi e quant’altro offrono prestazioni qualitative e quantitative in continua evoluzione e trasformazione.

Fig. 19 Sistema infrastrutturale di Livingstone

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29 2. CENNI STORICI DALLA A ALLA Z

2.1 Le esplorazioni geografiche in Africa

Tra il Settecento e l’Ottocento vi furono numerose esplorazioni dell’interno del continente africano per sete di conoscenza e spirito di avventura, ma con le spedizioni di Livingstone e Stanley ebbe inizio un nuovo capitolo: le esplorazioni geografiche non ebbero più carattere prevalentemente scientifico, ma furono volte ad aprire la strada alla conquista.

2.1.1. Il Colonialismo. Processo di occupazione e spartizione del territorio africano da parte delle Potenze Europee. XVI-XX secolo

Le avventure di Livingstone accesero gli animi dei conquistatori che alla fine del IXX secolo cercarono di colonizzare vari territori dell’Africa.

Fino ad allora gli europei non avevano conquistato e imposto il loro diretto dominio su alcun territorio africano; unica importante eccezione era stata l’Africa meridionale, nel 1652, dove la Compagnia olandese delle Indie orientali aveva costruito un forte, attorno al quale si era venuta a creare una colonia olandese, passata poi all’Inghilterra nel corso delle guerre napoleoniche (odierno Sudafrica).

La colonizzazione dell'Africa da parte delle nazioni europee, raggiunse il proprio apice a partire dalla seconda metà del XIX secolo, periodo in cui si ebbe una vera e propria spartizione del continente; i protagonisti principali furono Francia e Gran Bretagna e, in misura minore, Germania, Portogallo, Italia e Belgio. Pur riferendosi spesso a una presunta

"missione civilizzatrice" nei confronti soprattutto dei popoli relativamente arretrati dell'Africa sub-sahariana, le potenze coloniali europee si dedicarono soprattutto allo sfruttamento delle risorse naturali del continente.

La spartizione geografico-politica dell'Africa fu codificata dalla Conferenza di Berlino del 1885; il dominio europeo trasformò radicalmente il contesto culturale, socioeconomico e politico del continente, causando squilibri e dipendenze strutturali che pesarono poi, tanto sulle modalità della decolonizzazione, quanto sugli assetti degli odierni stati africani.

2.1.2 L’Indipendenza dei Paesi africani

Il processo di decolonizzazione, dopo la Seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni ’70, portò all'indipendenza di numerose nazioni asiatiche e africane e alla fine degli imperi coloniali europei. La Gran Bretagna tentò di evitare la radicalizzazione e la repressione militare, con l'eccezione del Kenia nel 1963, puntando tramite il Commonwealth, a mantenere stretti legami economici con i Paesi decolonizzati. Le altre nazioni cercarono di impedire il distacco delle colonie ricorrendo spesso

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alle armi, come la Francia, in Algeria e il Belgio, in Congo. In alcune ex colonie, la minoranza bianca tentò di mantenere un ferreo dominio, fallendo in Zimbabwe, ma riuscendovi a lungo in Sudafrica.

2.2 La storia dello Zambia

Fino a circa 2000 anni fa, lo stato dello Zambia fu abitato dal popolo di cacciatori-raccoglitori Khoisan. I Khoisan iniziarono ad allontanarsi dal territorio in seguito all'immigrazione di popoli più tecnologicamente avanzati, con cui alcuni gruppi si mescolarono. Le più importanti immigrazioni si ebbero durante l'espansione Bantu, a partire dal XII secolo, in seguito alle quali le lingue bantu divennero predominanti nella regione. Fra questi popoli, i primi a insediarsi nello Zambia furono i Tonga (o Batonga), provenienti dall'estremo oriente dell'Africa.

Anche i Nkoya giunsero in Zambia in tempi antichi, forse dai regni Luba- Lunda del nord; ancora di origine Luba e Lunda furono gli immigranti che fra il XVII e il XIX secolo giunsero dal Congo e dall'Angola; dal sud, sempre nel XIX secolo, giunsero gli Ngoni.

L'odierna collocazione delle etnie in Zambia era già sostanzialmente consolidata nella seconda metà del XIX secolo.

Fig. 20 Mappe storiche della colonizzazione africana

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31 2.2.1 Il dominio britannico

Gli esploratori portoghesi furono i primi a giungere in Zambia, ma non si preoccuparono mai di estendere la propria egemonia nei territori più interni, che furono utilizzati solo per fini “commerciali” includendo in questo termine il più grande crimine nella storia dell’umanità: la tratta degli schiavi. Il commercio portoghese includeva avorio e metalli pregiati, ma soprattutto uomini da rendere schiavi e deportare nelle Americhe, come manodopera; i tentacoli dello schiavismo s’insinuarono in profondità nei territori dell’Africa centrale e restarono per secoli la primaria fonte di commercio.

Solo dopo la metà del XIX secolo, i bianchi anglosassoni, provenienti da sud, iniziarono a giungere in Zambia; principalmente erano esploratori, missionari e mercanti.

Nel 1855, il missionario ed esploratore David Livingstone giunse per primo a vedere le imponenti cascate dello Zambesi, che lui stesso battezzò Cascate Vittoria; in suo onore la città di Maramba ha oggi una doppia denominazione: Livingstone-Maramba.

All'epoca della penetrazione britannica nella regione, lo stato più potente era quello dei Lozi guidato da Lewanika, il quale chiese la protezione inglese che si concretizzò con la stipulazione di un accordo tra il capo Lozi e un rappresentante della British South Africa Company

Fig. 21 Mappa dell’Indipendenza africana

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fondata da Cecil Rhodes nel 1889 (fondatore della famosa marca di diamanti De Beers, che cominciava a costruire il suo impero economico con la sua compagnia BSAC, British South African Company).

Nel 1911 Rhodes conquistò, col consenso della monarchia inglese, la zona dell’attuale Zambia e Zimbabwe e diede a questi nuovi stati il suo nome, delineando i confini della Rhodesia del sud e della Rhodesia del nord.

La scoperta dei giacimenti di rame nella regione del Copperbelt, nel 1928, trasformò la Rhodesia del nord da territorio con limitate prospettive di colonizzazione agraria da parte dei bianchi, ad area di esportazione del prezioso minerale.

Nel 1939, agli inizi della seconda guerra mondiale, lo Zambia divenne uno dei maggiori produttori di rame e l'area nordoccidentale del paese conobbe una forte urbanizzazione; l'industrializzazione richiamò inoltre tecnici e amministratori europei, che divennero da quel momento una forza dominante nel paese.

Nel 1953 il governo inglese creò la Confederazione della Rhodesia e del Nyasaland, comprendente i territori della Rhodesia del Nord (odierno Zambia), della Rhodesia del Sud (odierno Zimbabwe) e del Nyasaland (attuale Malawi), alla quale si opposero i nazionalisti africani, contrari all'estensione del predominio dei coloni bianchi della Rodhesia del Sud.

2.2.2 L’Indipendenza

Nel 1959, Kenneth Kaunda, detto il "Gandhi nero" per la sua lotta pacifista contro il colonialismo e in favore dell'accesso al potere della maggioranza nera, fondò il Partito unito dell'indipendenza nazionale (UNIP).

All’inizio del 1960 tante nazioni avevano già raggiunto l’indipendenza e gli zambiani cominciarono a lottare per i propri diritti con una campagna chiamata, in codice, la Ribellione, non violenta, Chachacha.

Nel 1964 la Rodhesia del Nord proclamò l'indipendenza con il nome di Zambia e Kenneth Kaunda divenne il primo presidente della repubblica zambiana.

I primi anni di indipendenza furono segnati dalle rivalità etniche tra i Lozi e i Bemba; contemporaneamente il governo britannico e la BSAC lasciarono un debito pubblico multimilionario.

Pochi erano gli zambiani istruiti o con attività, e Kaunda basò quindi la sua politica sull’umanizzazione, con l’obiettivo di migliorare il paese e poter essere in grado di colmare il debito. Furono costruite nuove scuole, ma il tasso di istruzione era ancora troppo basso, sia per la formazione di nuove classi politiche, che per riuscire a sfruttare a dovere le risorse minerarie.

Il Governo dello Zambia fu, da subito, allineato con le rivendicazioni che le forze di opposizione, il più delle volte armate e clandestine, esercitavano nei confronti dei regimi coloniali o a minoranza bianca dei paesi vicini. Kaunda permise a diversi movimenti di liberazione africani, ovvero organizzazioni clandestine, di organizzare il proprio quartier generale all’interno dei confini dello Zambia: ZAPU e ZANU della Rhodesia

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(Zimbabwe) e ANC del Sudafrica. Questo schieramento non portò facilitazioni al governo Zambiano, a partire dalle difficoltà di intraprendere scambi commerciali con paesi esteri.

Grazie all’intervento della Repubblica Popolare Cinese fu portata a termine la linea ferroviaria che collegava lo Zambia e la Tanzania, questo permise di aprire sbocchi commerciali con l’estero, che erano invece bloccati a sud, a causa della lotta contro il Regime minoritario bianco nella Rhodesia del Sud e più a sud contro il regime di Apartheid del Sudafrica. Alla fine degli anni ’70, ottennero l’indipendenza Zimbabwe, Angola e Mozambico.

L’isolamento internazionale e la pessima situazione economica del paese costrinsero Kaunda, in seguito a pesanti proteste, a emendare la costituzione, consentendo il multipartitismo.

2.2.3 I nuovi governi

I risultati si fecero subito vedere: nel 1991 il candidato del MMD, Movement for Multiparty Democracy, Frederick Chiluba fu eletto presidente a larga maggioranza.

Quando Chiluba salì al potere il debito pubblico ammontava a sette miliardi di dollari e per questo motivo pianificò una riforma totale dell’economia che includeva la liberalizzazione del mercato, nuove leggi sugli investimenti e programmi di privatizzazione. Chiluba si impegnò in una politica di appoggio alle grandi istituzioni finanziarie internazionali, chiudendo le imprese minerarie statali, ridotte ormai alla bancarotta, e attuando una serie di riforme strutturali, che portarono però a un pesante rialzo dei prezzi.

Frederik Chiluba fu succeduto da un altro esponente del MMD, Patrik Levy Mwanawasa, il quale divenne presidente con le elezioni del 2001.

La politica del nuovo presidente si concentrò subito su problematiche molto vicine alla popolazione zambiana quali la disoccupazione,

Fig. 22 Mappe dello Zambia pre e post coloniale

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l’inflazione e sensibilizzazione verso malattie infettive, come l’AIDS.

Un’altra nota positiva del nuovo governo furono gli incentivi allo sviluppo turistico e la creazione della Zambian Wildlife Authority, autorità creata appositamente per proteggere le aree dei parchi e gli animali che ci abitano. Mwanawasa fu rieletto presidente della repubblica nel settembre del 2006; la sua morte nel giugno del 2008 ha visto vincente il suo vice Ruphia Banda, eletto nelle elezioni straordinarie dell’ottobre 2008.

2.3 Livingstone: cenni storici della città

La città prende il nome dall’esploratore vittoriano Dr. David Livingstone, che la fondò nel 1905.

Nato a Glasgow nel 1813, David Livingstone cominciò i suoi viaggi in Africa come missionario per la London Missionary Society, seguendo le tracce di Robert Moffatt. A partire dal 1850 viaggiò costeggiando il fiume Zambesi da est a ovest: durante il suo percorso sviluppò, con estrema precisione, mappe e documenti con dettagliate nozioni di botanica, ricerche sui comportamenti di animali, uccelli, insetti, studi circa minerali e importanti saggi riguardanti i rapporti umani e il suo relazionarsi con la popolazione locale. In quanto missionario inoltre, promosse una crociata contro gli schiavisti. David Livingstone fu il primo europeo a inoltrarsi e scoprire il cuore dell’Africa nera, documentando con maestria e cura le sue spedizioni che, essendo considerate molto fruttuose, vennero finanziate dal governo inglese.

L’apogeo delle sue spedizioni lo raggiunse nel 1855 quando scoprì le cascate allora chiamate MOSI-OA-TUNYA, termine che, in lingua nativa, significa "Il fumo che tuona". Livingstone le descrisse come “uno spettacolo che anche gli angeli in volo si soffermano ad osservare”.

Successivamente Livingstone le ribattezzò MOSI-OA-TUNYA col nome di Cascate Vittoria, in onore della regina d'Inghilterra.

L'odierna città iniziò a sviluppare processi di urbanizzazione già durante il periodo coloniale, quando accanto ai nuclei abitativi storici, vennero realizzati i quartieri del popolo europeo e insieme si

Fig. 23 David Livingstone: percorsi esplorativi

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addossarono gli insediamenti spontanei delle masse rurali emigrate verso la città.

Come maggior insediamento europeo in Africa, la città divenne capitale della Rodesia del Nord nel 1911, godendo così di ottime strutture superiori al resto del Paese; ad esempio gli edifici coloniali Edoardiani, superstiti sulla via principale della città.

Dopo che la capitale fu trasferita a Lusaka nel 1935, Livingstone divenne una città tranquilla, un po’ trascurata, ma che ha mantenuto intatto un fascino speciale. Infatti, la particolare invasione dell’edilizia abusiva, sia in forma di sovradensificazione dei nuclei urbani storici, sia in quella di costruzione di nuovi insediamenti localizzati in aree periferiche, non è così presente; invece nelle grandi capitali africane, il governo non ha quasi mai controllato e fatto fronte alle esigenze abitative, frutto di uno sviluppo urbano accelerato, offrendo così spazio a case illegali o auto costruite.

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3. INQUADRAMENTO MACROECONOMICO DELLO ZAMBIA

Sin dal 1928, quando fu aperto il primo impianto per l’estrazione del rame, questo elemento ha monopolizzato l’economia Zambiana. Già a partire dal periodo del dominio coloniale britannico, la Rodesia del Nord (attuale Zambia) era stata di fatto riconosciuta dalle autorità locali come la principale fonte di ricchezza, grazie alle immense risorse del sottosuolo. Patrimonio che veniva però destinato quasi esclusivamente alle più significative infrastrutture industriali, sociali, educative e governative della Rodesia del sud (ora Zimbabwe).

3.1 Un Paese legato all’estrazione mineraria 3.1.1 La nazionalizzazione delle miniere

Quando lo Zambia, il 4 ottobre del 1964, conquistò l’indipendenza politica, il suo primo presidente, Kenneth Kaunda, ripose grandi speranze nello sviluppo del paese. La rapida crescita dell’industria del rame, resa possibile dai prezzi favorevoli del minerale sul mercato mondiale tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, ebbe un ruolo centrale per la ripresa economica dello Zambia.

Nel corso del 1968 Kenneth Kaunda, persuaso dal fatto che dal momento dell’indipendenza poche entrate erano affluite nelle casse dello Stato da parte delle due grandi imprese che detenevano la totalità delle industrie minerarie (la Roan Selection Trust e l’Anglo-American Corporation), annunciò la nazionalizzazione delle miniere: la costituzione venne emendata attraverso un referendum e tutti i diritti dei proprietari delle miniere, così come le licenze esclusive per effettuare le esplorazioni del sottosuolo e le eventuali estrazioni, passarono al Governo, obbligando le due compagnie allora esistenti a cedere allo Stato una quota pari al 51% delle proprietà mineraria esistente: nacque così nel 1982 il colosso parastatale Zambia Consolidates Copper Mines (ZCCM).

La filosofia di Kaunda, il cosiddetto “Umanitarismo Zambiano”, si concentrava principalmente sullo sviluppo delle potenzialità delle popolazioni rurali e su una serie di ambiziosi piani quinquennali di sviluppo nazionale, miranti ad indirizzare i profitti delle nuove miniere del rame nazionalizzate (ovvero i due terzi delle entrate governative) verso la costruzione di ospedali, scuole ed università, settori fino ad allora poco considerati.

Tuttavia il Presidente stava costruendo lo sviluppo su fondamenta non solide, in quanto caratterizzate quasi esclusivamente dalla crescita del settore minerario senza alcuna diversificazione economica. Quando infatti, in seguito alla crisi petrolifera del 1974, il prezzo del rame crollò, il paese dovette ricorrere al prestito estero per poter mantenere la spesa pubblica e, dopo la seconda crisi petrolifera del 1979, i tassi di interesse si innalzarono vertiginosamente e lo Zambia si ritrovò in una situazione di forte indebitamento.

Già nel 1980 la Banca Mondiale (BM) ed il Fondo monetario Internazionale (FMI) iniziarono a sfruttare il massiccio indebitamento contratto dal

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