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Gruppo Solidarietà

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Academic year: 2022

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ANCHE NEL RECOVERY PLAN SI SONO DIMENTICATI DEL LAVORO PER I DISABILI

Da tempo la politica e le istituzioni si sono dimenticati delle centinaia di miglia di disabili disoccupati che attendono da anni una proposta di lavoro. Si sono dimenticati anche dei richiami internazionali che denunciavano l’inefficacia del sistema del collocamento pubblico, che vede l’Italia fra gli ultimi paesi europei per tasso di occupazione di lavoratori disabili. Solo il 35,8 risultano occupati, di contro, per la stessa fascia d’età, il tasso di occupazione delle persone senza disabilità è pari al 57,8%. Mentre la media europea dei disabili occupati era, nel 2017, pari al 48,7% (Progress Report sull’attuazione della Strategia Europea sulla Disabilità). Si tratta di un gravissimo problema sottovalutato da tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo quinquennio. Eppure tutti sanno che i servizi provinciali non riescono a collocare annualmente più del 3-4% degli iscritti e che per alcune categorie: psichici, intellettivi, malati rari, neuroatipici ecc.

la percentuale scende allo 0,2-0,1%. Alla bassa performance generale si aggiunge il gravissimo divario territoriale fra le regione e le provincie. Eppure nulla è stato fatto ed oggi ci troviamo di fronte un sistema pubblico totalmente inadeguato e una crisi economica e pandemica che acuiranno ulteriormente le contraddizioni sociali esistenti.

Attualmente si sta discutendo di Recovery Fund e del Piano Nazionale (PNNR) che non prende in considerazione una fascia sociale che comprende oltre 5 milioni di cittadini (disabili, famiglie e operatori del settore). Eppure siamo di fronte ad un ingente pacchetto di misure e di risorse economiche finalizzato a ricostruire l'Europa dopo la pandemia di COVID e il futuro socio- economico dell’Italia. Purtroppo nelle bozze di Piano Nazionale presentate nella prima stesura si individuano missioni dedicate quasi interamente ai temi (pur importanti) della Parità di genere, coesione sociale e territoriale, ma niente sul lavoro per i disabili; mentre nella seconda si rende nota una programmazione articolata in progetti incentrati sulla vulnerabilità, inclusione sociale sport con un finanziamento complessivo stimato di 6,6 miliardi. Quello di maggiore interesse, in relazione alla disabilità e al lavoro: “Azioni mirate al potenziamento dei processi di deistituzionalizzazione, di supporto alla domiciliarità e all'occupazione delle persone con disabilità”, è così descritto: “…. Per garantire l'indipendenza economica delle persone disabili e vulnerabili e la riduzione delle barriere di accesso ai mercati del lavoro attraverso soluzioni di smart working, il progetto fornirà loro dispositivi ICT e supporto per sviluppare competenze digitali“.

Mentre,in quella che viene definita missione 5 si parla di “politiche attive del lavoro”, ma ci si dimentica completamente del milione di disabili in cerca di lavoro senza alcuna possibilità di successo. Purtroppo quanto riportato conferma la scarsa conoscenza e il disinteresse verso il tema lavoro per le persone disabili e per le loro famiglie. Spaventa inoltre la superficialità con cui si auspica l’avvento dello Smart Working, vissuto come la panacea lavorativa per tutti i disabili;

inconsapevoli che se utilizzato indiscriminatamente si favorisce un ritorno alla segregazione familiare, all’isolamento sociale. Il problema vero e urgente sta nel come affrontare l’ingresso nel mondo del lavoro di centinaia di migliaia di persone disabili che potrebbero svolgere attività lavorative utili allo sviluppo economico e sociale del Paese. Ciò rappresenterebbe: un fattore terapeutico straordinario per ciascuno di loro, una leva di sviluppo civile per l’intera società, e il passaggio da cittadini passivi a cittadini attivi socialmente utili. Da assistititi a contribuenti, fino ad essere, come tutti, costruttori della società del domani.

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L’inclusione lavorativa delle persone disabili è un tema socialmente macroscopico; è pertanto inaccettabile che la classe politica intera se ne dimentichi. Non è però sufficiente essere fiduciosi che il tema venga ripreso nell’eventuale revisione del PNNR.Bisogna fare in modo che non se ne dimentichino ancora. Serve quindi un pronunciamento della società civile, di tutti cittadini e soggetti pubblici interessati e sensibili. Il rumore deve entrare nei palazzi della politica. E’ bene ricordare che Il silenzio è sempre complice!

Sarà pertanto utile in sede di dibattimento parlamentare sollecitare l’attenzione della classe politica con una proposta concreta e richiedere di introdurre nel Recovery Plan una linea di finanziamento specifica (500 milioni dei 10 miliardi oggi assegnate alle Missioni/Componenti M5C2 ed M5C3) denominata semplicemente:

“Inclusione e accompagnamento al lavoro delle persone con disabilità”.

Questa linea di finanziamento deve avere un soggetto attuatore unico nazionale, Ministero del lavoro/ANPAL, cioè l’istituzione responsabile delle politiche attive per il lavoro e un Fondo disciplinato da un regolamento snello e valido sull’intero territorio nazionale che preveda criteri perequativi di assegnazione delle risorse.

I punti cardine di questo regolamento devono indicare che:

1. le risorse siano finalizzate ai percorsi di accompagnamento al lavoro attraverso un

“progetto personalizzato” e un “inserimento mirato”. Cioè un processo che preveda azioni di valutazione, formazione al lavoro, orientamento, inserimento e accompagnamento.

2. si debba fare ricorso a figure esperte in materia, indispensabili per realizzare efficaci progetti di accompagnamento al lavoro, diffondere buone prassi e promuovere utili sperimentazioni, come già auspicato dal D.lgs 151 del 2015.

3. le azioni debbano essere attivate e gestite dai soggetti che appartengono al Terzo Settore (associazioni, cooperative sociali, imprese sociali) secondo modelli definiti e standardizzati ai fini dell’ammissione al finanziamento.

4. i progetti e le azioni conseguenti debbano caratterizzarsi per un forte carattere sussidiario rispetto al sistema di collocamento pubblico.

Per informazione o adesioni alla campagna potrete rivolgervi a:

marino.bottà@alice.it

,

[email protected]

19 gennaio 2021

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