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Atti Parlamentari Camera dei Deputati

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Academic year: 2022

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ATTI DI INDIRIZZO Risoluzioni in Commissione:

L’VIII e la X Commissione:

premesso che:

nella Gazzetta Ufficiale del 30 marzo 2012, n. 76, è stato pubblicato il decreto del Ministro dell’interno 16 marzo 2012, recante il piano straordinario bien- nale, adottato ai sensi dell’articolo 15, commi 7 e 8, del decreto-legge 29 dicem- bre 2011, n. 216, convertito, con modifi- cazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, concernente l’adeguamento alle di- sposizioni di prevenzione incendi delle strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre venticinque posti letto, esistenti alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro dell’interno 9 aprile 1994, che non abbiano completato l’adeguamento alle suddette disposizioni di prevenzione incendi;

il piano straordinario decorre dalla data di entrata in vigore del suddetto decreto ministeriale, fissata nel trentesimo giorno della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ed indica il programma dell’ade- guamento alle norme antincendio da rea- lizzare entro il 31 dicembre 2013;

l’ammissione al piano che consente la prosecuzione dell’esercizio dell’attività recettiva è consentita alle strutture ricet- tive in possesso, alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale, fissata per il 29 aprile 2012, dei requisiti di sicurezza antincendio previsti dal Titolo II, dell’al- legato al decreto ministeriale 9 aprile 1994, integrato dal decreto ministeriale 6 ottobre 2003, e delle misure integrative di gestione della sicurezza e quindi:

punto 9 – impianti elettrici;

punto 10 – sistemi di allarme;

punto 11.2 – estintori;

punto 12 – impianti di rivela- zione e segnalazione incendi, per le sole

strutture ricettive per le quali il decreto ministeriale 9 aprile 1994 ed il decreto ministeriale 16 ottobre 2003 ne prevedono l’obbligo;

punto 13 – segnaletica di sicu- rezza;

punto 14 – gestione della sicu- rezza;

punto 15 – addestramento del personale;

punto 17 – istruzioni di sicu- rezza;

punto 20.2 – larghezza delle vie di uscita;

punto 20.3 – larghezza totale delle uscite, con possibilità di prevedere la capacità di deflusso pari a quella indicata al punto 20.1 alle condizioni ivi riportate;

punto 20.5 – vie di uscita ad uso promiscuo, limitatamente alla larghezza della scala e della via di esodo ad uso promiscuo;

nel rispetto dei parametri di di- mensionamento delle vie di esodo rientra anche l’adozione di eventuali misure equi- valenti;

per l’ammissione al piano, le strut- ture ricettive devono inoltre attivare – quali misure integrative di gestione della sicurezza – anche un servizio interno di sicurezza, permanentemente presente du- rante l’esercizio e ricompreso nel piano di emergenza, composto da addetti con atte- stato di idoneità tecnica, previa frequen- tazione del corso di cui all’allegato IX del decreto ministeriale 10 marzo 1998, il cui numero va stabilito sulla base della valu- tazione dei rischi, in misura non inferiore ad 1 unità, fino a 100 posti letto e 2 unità, oltre 100 posti letto e fino a 300 posti letto, con l’aggiunta di 1 ulteriore unità per ogni incremento della capacità ricet- tiva di 150 posti letto;

il decreto ministeriale 9 aprile 1994, integrato dal decreto ministeriale 6 ottobre 2003 stabilisce obiettivi ambiziosi e di difficile applicazione e nel brevissimo

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tempo entro il quale gli albergatori devono adeguarsi alla nuova disciplina, risulta impossibile realizzare i suddetti interventi, con il rischio che i lavori non vengano eseguiti in maniera adeguata e che gli addetti al servizio di sicurezza non siano sufficientemente preparati a gestire situa- zioni di emergenza;

nel merito del decreto ministeriale 16 marzo 2012 si sottolinea che in caso esso fosse applicato con le date di decor- renza per essere ammessi al piano straor- dinario come oggi stabilite, ossia il 29 aprile 2012, si correrebbe il concreto ri- schio di determinare la chiusura o la riduzione delle attività di numerosissime strutture ricettive a carattere di stagiona- lità che proprio in questi mesi iniziano a lavorare a regime e si comprometterebbe il loro esercizio nella stagione estiva quando vi è il massimo accesso dei turisti in Italia;

in effetti i principi guida e la nor- mativa antincendio hanno un costo eleva- tissimo per le imprese e se pure esse volessero conformarsi pedissequamente entro il mese di dicembre 2013 alle norme antincendio, in questo periodo di crisi finanziaria e di blocco delle banche ad erogare mutui, quasi certamente dovreb- bero rinunciarvi per evidente impossibilità economica a provvedervi;

l’immediata applicazione della nuova disciplina significherebbe, di fatto, una minore crescita e competitività del settore in un momento di grave crisi economica. Le modalità di applicazione della normativa antincendio dovrebbero contemplare elementi differenziati e di maggiore flessibilità in osservanza dei principi di realtà e proporzionalità;

appare illogico imporre alla strut- ture alberghiere di eseguire lavori di ade- guamento nell’imminenza della stagione estiva, in particolare nelle zone marine e ad ogni modo applicare norme di adegua- mento che richiederebbero come minimo la chiusura temporanea delle strutture a causa degli interventi da eseguire;

dall’audizione svolta dal Ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport Piero Gnudi in Commissione attività pro- duttive, il 28 febbraio 2012, è infatti emerso che, nonostante l’Italia sia al quinto posto nel mondo per presenze di turisti stranieri, la sua quota di mercato nel settore è diminuita a vantaggio di altri Paesi europei e pertanto l’adozione di misure che possano in qualche modo osta- colare l’esercizio delle attività alberghiere comporterebbe l’incapacità per il settore di intercettare la consistente quota di domanda turistica, la quale si indirizze- rebbe verso altri Paesi a danno dell’Italia;

l’attuale situazione deriva dal fatto che l’Italia, a suo tempo, ha recepito in toto la raccomandazione del Consiglio del- l’Unione europea del 22 dicembre 1986 per la protezione antincendio degli alber- ghi già esistenti, di per sé non cogente, senza porsi il problema delle effettive modalità di applicazione;

molti altri Paesi hanno recepito la medesima raccomandazione solo per le nuove strutture, permettendo a quelle esi- stenti di adeguarsi solo in occasioni di ristrutturazioni, modifiche o ampliamenti che sono periodicamente necessari, come peraltro richiesto dalla stessa Commis- sione europea;

va fatto presente che la stessa Commissione europea, nell’ambito delle relazioni che ha svolto sull’applicazione della citata raccomandazione, ha riscon- trato serie e fondate criticità nel dare seguito alle prescrizioni previste dalla sua raccomandazione, soprattutto per quanto riguarda l’adeguamento degli alberghi già esistenti, spesso rilevando come la racco- mandazione non abbia potuto essere ap- plicata per ragioni economiche o architet- toniche per cui avrebbe ritenuto consono utilizzare un approccio maggiormente fles- sibile, basato su una valutazione dei rischi di incendio caso per caso in funzione degli obiettivi e dei principi della raccomanda- zione;

la Commissione si è anche posta il problema della disapplicazione della pro-

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pria raccomandazione per gli alberghi ed ha incaricato l’HOTREC (associazione che rappresenta alberghi, ristoranti e bar eu- ropei) di sviluppare linee guida più fles- sibili che consentano di raggiungere il medesimo livello di sicurezza con inter- venti differenziati a seconda delle carat- teristiche dell’albergo. In questo ambito, si è pertanto deciso di chiedere ai titolari delle strutture ricettive di adeguarsi alle normative antincendio solo quando siano programmati i lavori di ristrutturazione,

impegna il Governo:

ad assumere urgenti iniziative per differire l’entrata in vigore del decreto del Ministro dell’interno del 16 marzo 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 30 marzo 2012, n. 76, considerata l’obiettiva impossibilità da parte degli operatori del settore di adeguarsi ai nuovi requisiti ivi previsti nei troppi brevi tempi indicati;

a rivedere i contenuti del decreto medesimo, prevedendo tempi maggior- mente congrui per l’adeguamento delle strutture ricettive;

a valutare la possibilità di assumere iniziative normative per introdurre, se del caso con l’intesa e la partecipazione delle regioni interessate, a favore dei gestori delle strutture ricettive interessate, agevo- lazioni e finanziamenti volti a facilitare le operazioni di adeguamento alle norme di prevenzione incendi.

(7-00842) « Dal Lago, Alessandri, Torazzi, Fava, Lanzarin, Dussin, To- gni ».

La IV Commissione, premesso che:

il sistema della pesca in mare sta vivendo presumibilmente la sua stagione più critica e difficile degli ultimi 50 anni a causa del crollo inarrestabile delle cat- ture e conseguentemente dei ricavi;

a tale già insostenibile situazione deve aggiungersi lo spropositato rincaro del carburante che rende i costi di eser- cizio veramente proibitivi;

la situazione di cui sopra ha reso le imprese di pesca incapaci di produrre reddito e di fare utili ed ha già causato cali consistenti del personale ed una netta diminuzione delle imbarcazioni;

la situazione di gravità sopra evi- denziata è resa per i pescatori di Porto Garibaldi, ancor più difficile a causa della graduale sottrazione di tratti di mare ove poter esercitare la pesca, in ragione della presenza degli impianti di mitilicoltura a nord del Porto, e dell’area interdetta alla navigazione ed alla pesca a sud, per la presenza del poligono di tiro Echo 346;

la situazione venutasi a creare è veramente paradossale se si considera che, nelle giornate di operatività della ordi- nanza della capitaneria di porto di Ra- venna in concomitanza con le esercitazioni di tiro, l’area interdetta alla navigazione preclude addirittura alle imbarcazioni di poter uscire dal porto se non violando la predetta ordinanza;

pertanto i pescatori, peraltro vio- lando le disposizioni impartite dalla capi- taneria si vedono costretti a portare le loro imbarcazioni ad oltre 11 miglia dalla co- sta, con maggiori costi di esercizio ed evidente pericolo, per poter rimanere al di fuori dello spazio di mare precluso a navigazione e pesca;

le disposizioni impartite dall’auto- rità marittima, confliggono apertamente con quelle date dalle motovedette del- l’Esercito, che viceversa, in presenza dei tiri, invitano le imbarcazioni a rimanere al di fuori delle 4 miglia;

negli ultimi giorni vi è stata da parte della capitaneria una recrudescenza dei controlli, con numerosi verbali levati ad imbarcazioni ritrovate entro lo spazio delle 11 miglia;

la situazione di cui sopra non può evidentemente perdurare, essendo di grave

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pregiudizio alle ragioni del « lavoro » che, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, devono avere certamente prio- rità e privilegio rispetto all’esercizio di una attività, quella del poligono di tiro di cui ci si chiede il senso;

la zona a terra ricompresa entro due province, Ferrara e Ravenna e due comuni Comacchia e Ravenna, a partire da nord, dal Lido di Spina in direzione sud, interessa due distinti piani territoriali del Parco del Delta del Po: il Piano di Stazione « Valli di Comacchio » fino alla sponda sinistra del fiume Reno, ed il Piano di Stazione « Pineta di San Vitale e Pia- lasse di Ravenna » per la restante parte dalla sponda destra del fiume Reno (e quindi fino anche a Casalborsetti);

inoltre le porzioni di territorio di spiaggia, pialasse e pinete fanno parte (sempre da nord verso sud) di due riserve naturali dello Stato la cui competenza è affidata al Corpo forestale, ufficio territo- riale di Punta Marina (Ravenna): riserva naturale statale « Sacca di Bellocchio » per metà nel comune di Comacchio, per metà nel comune di Ravenna; il confine fra le due province è alcune centinaia di metri a nord della foce del cosiddetto canale

« gobbino » – Bellocchio, risultando il tratto terminale di quest’ultimo nel terri- torio ravennate fino al Reno; Riserva na- turale Statale « Pineta di Ravenna », che inizia dalla sponda sud del Reno;

a suffragare l’importanza del sito sul piano ambientale e la presenza di vincoli incompatibili con l’attività eserci- tata nel poligono di tiro, si osserva che la zona fa parte di una più grande zona Sic (sito di interesse comunitario) e Zps (zona di protezione speciale) – le cosiddette zone della rete Natura 2000 –;

questa zona, codice IT4060003 e denominata Sic Zps « Vene di Bellocchio, Sacca di Bellocchio, Foce del Fiume Reno, Pineta di Bellocchio »; la zona Sic–Zps comprende anche la zona mare ad est, per circa 300 metri dalla battigia;

a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, la rumorosa e dannosa

attività del poligono viene incomprensibil- mente tollerata, in presenza di specifici divieti di legge, ed in palese violazione di norme poste a tutela e salvaguardia del- l’ambiente e dell’avifauna;

infine, oltre all’incommensurabile danno di natura ambientale ed alla eco- nomia della pesca, la presenza del poli- gono, precludendo la navigazione nel tratto di mare antistante la costa, genera indubbi danni alla economia turistica dei lidi Ravennati e Comacchiesi,

impegna il Governo

ad assumere le iniziative di competenza per avviare la procedura di soppressione del poligono di tiro Echo 346, che risulta in palese contrasto con la destinazione di parco naturale del territorio circostante, e con le ragioni della pesca e del turismo.

(7-00843) « Rugghia, Bratti ».

La IV Commissione, premesso che:

in data 23 giugno 2000 è stato siglato fra il Ministero della difesa, il Ministero dell’economia e delle finanze, la regione Calabria, la provincia di Crotone e il comune di Cutro un Accordo di pro- gramma per la realizzazione di un inse- diamento militare a livello di reggimento con area addestrativa viciniore, in una località appositamente individuata nel co- mune di Cutro;

a seguito di tale accordo, il sud- detto comune, sostenendo una spesa ini- ziale per complessivi 4 milioni di euro, tra urbanizzazione delle aree circostanti e spese accessorie ha provveduto a compiere tutto ciò che era di propria competenza per l’avvio della realizzazione dell’opera, acquistando, proprio a ridosso del centro abitato, un’area in località Mascino di oltre 20 ettari, che avrebbe dovuto ospi- tare circa 1.000 militari (800 soldati e 200 ufficiali);

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un primo lotto funzionale relativo alla realizzazione dell’area destinata agli alloggi è stata appaltata per un importo di circa 14.000.000 di euro a favore dell’im- presa consorzio artigiani romagnoli di Ri- mini, i cui lavori, consegnati in data 5 febbraio 2003, sono stati ultimati e col- laudati il 18 dicembre 2009;

in data 9 giugno 2009 il Ministero della difesa, attraverso il Sottosegretario Giuseppe Cossiga, rispondendo ad un in- terrogazione parlamentare (n. 5-02931) presentata dall’onorevole Di Stanislao (primo firmatario), ha messo a conoscenza che per effetto dei provvedimenti discen- denti dal combinato disposto di cui al decreto legislativo n. 215 del 2001 ed alla legge n. 226 del 2004, che ha determinato la sospensione del servizio di leva obbli- gatorio, con conseguente adozione del ser- vizio di leva su base esclusivamente vo- lontaria, è venuta meno la motivazione posta alla base dell’originario progetto na- scente dalla necessità di dare concreta attuazione all’articolo 1 della legge 23 dicembre 1996 n. 662, accantonando per- ciò la possibilità di dar seguito al com- pletamento della struttura militare, e con- fermando quanto comunicato precedente- mente dallo stesso sottosegretario al co- mune di Cutro con nota del 6 maggio 2009;

l’Accordo di programma sotto- scritto il 23 giugno 2000 dal Ministero della difesa, dal Ministero dell’economia e delle finanze, dalla regione Calabria, dalla provincia di Crotone e dal comune di Cutro prevede all’articolo 10 che eventuali modifiche all’Accordo di programma po- tranno essere apportate soltanto se c’è il consenso unanime delle amministrazioni che lo hanno sottoscritto e all’articolo 7 l’istituzione di un collegio di vigilanza con il compito di vigilare sul puntuale adem- pimento dell’accordo e la possibilità deli- berare in merito all’esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inadempimento delle obbligazioni assunte con l’accordo e con la eventuale nomina di un commissario ad acta. È evidente dunque che questi due articoli vincolino il Ministero della difesa

a completare i lavori di costruzione della caserma militare in assenza di volontà contraria di tutte le parti che lo hanno sottoscritto;

le istituzioni locali e regionali in più occasioni hanno infatti manifestato anche con diversi incontri pubblici, la volontà di completare l’opera militare, for- temente voluta anche dalla popolazione dell’intera provincia;

al momento permane una situa- zione di grave disagio visto che l’accanto- namento del progetto ha determinato un enorme danno per l’intera comunità lo- cale, dato che molti cittadini hanno effet- tuato investimenti per creare servizi che avrebbero dovuto sostenere il funziona- mento della caserma. Il completamento dell’investimento militare, rivestirebbe an- che un impegno strategico rispetto alle condizioni di avanzamento economico che vi potrebbero essere per la centralità che assumerebbe questa struttura non solo nel territorio del comune di Cutro, ma per l’intera provincia di Crotone,

impegna il Governo:

ad assumere le iniziative di compe- tenza dirette a dare concreta attuazione all’accordo di programma sottoscritto in data 23 giugno 2000 in modo da consen- tire finalmente il completamento del- l’opera militare e la destinazione di un reggimento militare;

a provvedere, senza ulteriori indugi, al recupero degli alloggi già completati che, a seguito dell’accantonamento dei la- vori, stanno innanzitutto andando incon- tro ad un progressivo degrado, a scongiu- rare il rischio, soprattutto in un periodo di grave crisi economica nazionale, di un ulteriore spreco di risorse pubbliche visto che per gli interventi finora realizzati sono stati già spesi oltre 20 milioni di euro;

a valutare l’opportunità di rafforzare in modo permanente, la propria presenza militare in un territorio dove risulta piut- tosto radicata e diffusa la presenza di pericolose organizzazioni criminali, e dove

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a pochi chilometri di distanza nel comune di Isola di Capo Rizzuto è ubicato uno tra i centri di accoglienza per immigrati più grandi d’Europa, ciò anche con l’obiettivo di risollevare un comprensorio già marto- riato da vecchie e nuove problematiche, prima fra tutte quella dell’occupazione.

(7-00844) « Rugghia, Oliverio ».

La IV Commissione, premesso che:

l’istituto geografico militare (I.G.M.) è un ente pubblico che svolge funzioni di ente cartografico dello Stato italiano ai sensi della legge 2 febbraio 1960, n. 68.

L’istituto geografico militare ha il compito di fornire supporto geotopocartografico alle unità e ai comandi dell’Esercito ita- liano;

alla luce delle evoluzioni e delle innovazioni tecnologiche che si sono regi- strate negli ultimi anni nel settore dell’in- formazione geografica, è all’ordine del giorno del comando logistico dell’Esercito la riorganizzazione dell’istituto sia dal punto di vista degli obiettivi di produzione, sia delle piante organiche;

la progressiva riduzione delle ri- sorse pubbliche disponibili negli ultimi anni ha fortemente penalizzato lo sviluppo produttivo e l’aggiornamento del personale tecnico dell’istituto geografico militare, con particolare riguardo al personale ci- vile;

anche in relazione alle ridotte ri- sorse presenti in bilancio, l’istituto geo- grafico militare pur essendo organo uf- ficiale di cartografia di Stato, è stato costretto negli ultimi anni a concentrare la prevalenza delle sue attività sui pro- getti di supporto alle Forze armate, a discapito delle lavorazioni per la produ- zione di cartografia civile, spostando gran parte del personale civile tecnico più qualificato verso i progetti militari. In questo senso, si è dovuta registrare la sospensione di diversi rapporti di colla- borazione tra l’istituto e altri enti pub-

blici e di ricerca di rilievo nazionale, con un inevitabile crescente isolamento del- l’istituto geografico militare nello svolgi- mento delle sue attività;

negli ultimi anni le rappresentanze sindacali unitarie dell’Istituto geografico militare hanno avanzato agli organi com- petenti proposte di riorganizzazione del- l’ente, dando testimonianza della disponi- bilità del personale civile, composto da circa 500 lavoratori, a valutare nuove prospettive più efficienti e meno onerose sulla base delle quali riorganizzare la produzione di cartografia in ambito civile;

le stesse rappresentanze sindacali unitarie hanno avanzato all’attenzione del comandante logistico dell’Esercito e del direttore generale per il personale civile – che in diverse occasioni hanno avuto modo di visitare l’Istituto – proposte di rivisita- zione delle tabelle organiche e richiesta di assunzione di personale cartografico tec- nico, nel quadro di una richiesta più generale di programmazione a lungo ter- mine delle attività, che possa rilanciare funzioni e obiettivi dell’ente, per valoriz- zare al meglio le sue competenze, la sua alta specializzazione e le sue potenzialità, e per consentire allo stesso di avere una produzione più efficiente, tecnologica- mente avanzata, per volumi crescenti ed economicamente sostenibili, che si concen- tri non solo sul settore militare, ma anche su quello civile, da considerarsi non come residuale, ma come uno straordinario am- bito nel quale poter attivare collaborazioni e nuove attività con altri enti pubblici,

impegna il Governo

ad adottare misure utili a realizza- re una riorganizzazione dell’Istituto geo- grafico militare con riferimento agli obiettivi di produzione e alla pianta or- ganica dell’ente, in un’ottica di salvaguar- dia e piena valorizzazione delle alte spe- cializzazioni di cui si dispone, di crescita delle risorse finanziarie ed umane, di riconoscimento e di rinnovamento delle competenze e delle professionalità pre- senti;

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a salvaguardare e promuovere le at- tività dell’Istituto geografico militare in ambito civile, in qualità di organo ufficiale di cartografia di Stato, attività che deve accompagnare, in piena complementarità e con opportunità di pieno sviluppo, quelle di natura strettamente militare, di sup- porto cartografico alle unità e ai comandi dell’Esercito italiano.

(7-00845) « Rugghia, Mogherini Rebesani, Villecco Calipari, Pistelli ».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA

DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

il Fatto quotidiano e la Repubblica del 19 aprile 2012, hanno riportato la notizia che il direttore de La Nazione, Mauro Tedeschini, è stato allontanato dal posto di direttore del quotidiano « per libertà di informazione e diritto di cro- naca », sostituito dall’editore Andrea Rif- feser Monti con Gabriele Canè, vicediret- tore del QN e già direttore del Resto del Carlino e candidato alle elezioni regionali del 2000 per il centrodestra;

all’origine della decisione sembra vi siano gli articoli relativi ad alcune vicende interne al Monte dei Paschi di Siena che non sarebbero state gradite al gruppo di controllo della banca e che questo abbia premuto con la proprietà del giornale, il petroliere Riffeser, per ottenere la rimo- zione del direttore;

questo fatto farebbe seguito a un precedente scontro della proprietà del giornale con la Menarini, la grande società farmaceutica, che non avrebbe in passato apprezzato i riflettori della cronaca del

quotidiano fiorentino. In tale occasione, infatti, il vicedirettore Canè si sarebbe, a leggere le notizie di stampa, dimostrato assai sensibile alle pressione del gruppo Menarini e questo gli darebbe titolo oggi per ingraziarsi i gruppi imprenditoriali e assicurare flussi pubblicitari;

quello che una democrazia non può accettare è il condizionamento della libera informazione e l’intimidazione dei giorna- listi. La comunità nazionale si scandalizzò giustamente quando Indro Montanelli fu cacciato dal Giornale da Berlusconi, ma quello scandalo deve valere sempre non solo quando se ne rende colpevole Berlu- sconi, altrimenti, a parere dell’interro- gante, non servirebbe essercene liberati;

il comitato di redazione, in solida- rietà del direttore licenziato, ha indetto immediatamente un giorno di sciopero e pubblicato una nota in cui si denunciano

« le pressioni di una lobby politica e ban- cari »;

sempre nella nota si legge che « La decisione, improvvisa e assolutamente inattesa, assunta da un editore che peral- tro si erge a paladino della diffusione della stampa quotidiana tra i giovani, offende profondamente l’autonomia e la dignità di tutti i giornalisti di un quotidiano prota- gonista di tutta la storia d’Italia, fino dalla costruzione della unità nazionale »;

forte è stata la reazione critica del mondo della stampa; si è registrato anche lo sconcerto della Fnsi e della Consulta delle Assostampa con una netta condanna di tale decisione a difesa della libertà d’informazione: « La Giunta Esecutiva della Fnsi e l’Associazione Stampa to- scana, insieme con la Consulta delle As- sociazioni Regionali di Stampa, esprimono la più viva protesta e grande sconcerto per l’inaudito licenziamento del direttore della Nazione Isauro Tedeschini, sacrificato dal- l’editore a seguito di contrasti sulle auto- nome e libere scelte di informazione a lobby politica e bancaria »;

la vicenda del quotidiano La Nazione appare, a parere dell’interrogante, una

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