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Atti Parlamentari. Camera dei Deputati. La seduta comincia alle

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Academic year: 2022

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La seduta comincia alle 16.45.

Sulla pubblicita` dei lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obie- zioni, rimane stabilito che la pubblicita`

dei lavori sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

(Cosı` rimane stabilito).

Audizione del ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato, Pier Luigi Bersani, sulla situazione industriale del gruppo Finmeccanica.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’audizione, ai sensi dell’articolo 143, comma 2, del regolamento, del ministro dell’industria, del commercio e dell’arti- gianato, Pier Luigi Bersani, sulla situa- zione industriale del gruppo Finmecca- nica.

Poiche´ il ministro Bersani deve parte- cipare ad una riunione di Governo, l’au- dizione dovra` concludersi per le ore 18.

Prego pertanto i colleghi di essere sintetici nell’esporre i quesiti.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Mi scuso per il vincolo orario, ma come ha anticipato il presidente Nesi alle 18 dovro` partecipare ad una riunione a Palazzo Chigi.

Passo subito al tema dell’audizione ovvero l’universo Finmeccanica. La situa- zione di Finmeccanica e` stata messa in luce dalla verifica dei risultati del 1997:

2.350 miliardi di deficit di cui 720 di

perdite gestionali ed un indebitamento di oltre 7 mila miliardi. Finmeccanica ed IRI avvertono l’esigenza di mettere mano ad un piano per la riduzione dell’indebita- mento, immaginando una strategia volta da un lato ad aumentare il capitale di 1.950 miliardi (dal 2 giugno abbiamo la certezza che l’operazione e` andata in porto con il 99 per cento di adesioni), e dall’altro a realizzare dismissioni per 3 mila miliardi. Rimangono 2.350 miliardi di indebitamento da ridurre attraverso razionalizzazioni varie.

All’interno di questa tematica di ordine finanziario si colloca l’intenzione di dare comunque mandato all’IRI ed a Finmec- canica per la conservazione, lo sviluppo e la messa in sicurezza delle risorse e degli assetti industriali, profilando soluzioni in- dustriali per ambiti coerenti capaci di collegare queste imprese a soggetti nazio- nali e internazionali; in altri termini, si tratta di cercare alleanze industriali, pos- sibilmente paritetiche, nei diversi campi di internazionalizzazione con particolare ri- ferimento, nei settori sensibili, all’integra- zione delle industrie su scala europea.

Considerati i vincoli temporali, non mi occupero` del settore aeronautico, della difesa e di quello aerospaziale: se la Commissione lo ritenesse utile, potrei tor- nare in Commissione per fornire le pre- cisazioni e le puntualizzazioni del caso anche perche´, in prospettiva, vi sono decisioni non irrilevanti. In questi mesi abbiamo lavorato intensamente per con- tribuire ad un progetto di integrazione su scala europea dell’industria aeronautica e di quella della difesa. Siamo riusciti ad essere protagonisti, a pieno titolo, dei tavoli che si sono aperti ed il 9 luglio si svolgera` un incontro a Parigi allo scopo di

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delineare un percorso, a livello di governi e di sistemi di aziende, per questo difficile ma necessario obiettivo. L’Italia non e`

stata con le mani in mano perche´, come saprete, si sono profilati accordi nel campo della difesa con la G&C Marconi nel settore degli elicotteri e con la We- stland; per quanto riguarda il comparto aerospaziale si sta discutendo con due cordate europee per giungere ad accordi industriali che abbiano un profilo parite- tico.

Al riguardo, abbiamo predisposto un progetto di legge che prevede un inter- vento significativo sulla questione del duale, cioe` sull’uso di produzioni di pro- totipi per sistemi tecnologici di punta, specie in campo elettronico, di derivazione militare utilizzabili per scopi civili, creando un modello simile a quello pen- sato per l’aeronautica oltreche´ per avviare una programmazione nazionale per i no- stri sistemi di impresa e sostenere progetti congiunti di livello europeo.

Stiamo lavorando su questi tavoli, cosı`

come siamo presenti su quello di Airbus, della difesa, della integrazione tra i due settori: spero vi sia occasione di analiz- zare piu` compiutamente le opportunita`

che si stanno presentando. Per adesso mi limito a dire che i paesi europei coinvolti sono sei oltre ai quattro presenti in Airbus – anche la Svezia partecipa al tavolo –.

Passo ai due temi all’attenzione della Commissione: Elsag Bailey e Ansaldo;

comparto Elsag Bailey e strategie all’in- terno degli obiettivi citati, ossia sistema- zione finanziaria, processo di privatizza- zione e prospettive industriali. Come sa- prete si e` deciso di procedere alla priva- tizzazione del comparto; anche se il tema all’ordine del giorno riguarda i rapporti tra i riassetti industriali concernenti l’au- tomazione di sistema, vulgata e` la parte

« americana » – lo dico tra virgolette – e quella industriale italiana che tradizional- mente e` orientata verso l’informatica, i servizi postali e le telecomunicazioni.

ALBERTO GAGLIARDI. Perche´ dice americana ?

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. L’ho detto tra virgolette.

ALBERTO GAGLIARDI. E` italiana, non americana.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Il 9 per cento della forza lavoro di questa impresa e` italiana, mentre il 91 per cento...

ALBERTO GAGLIARDI. Ero dipen- dente dell’Elsag Bailey, figuriamoci se non conosco la situazione !

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Non intendevo regalare l’azienda all’America !

Dunque, il tema principale e` come procedere nelle privatizzazioni e nella messa in sviluppo e in sicurezza di questi assetti industriali. Sotto il profilo indu- striale essi sono, per la parte automazione di processo, collocati negli Stati Uniti, in Germania e per il 9 per cento in Italia; la rimanente e` in Italia. Il Governo ha indicato all’IRI ed a Finmeccanica un criterio, quello cioe` di non compiere mosse senza previa verifica di una solu- zione unitaria, perche´ preferiamo mante- nere un assetto multinazionale con base in Italia. Abbiamo sempre sostenuto e ribadito che in ogni caso non si dovrebbe procedere ad ipotesi di dispersione, spez- zettamento o riduzione delle prospettive industriali degli assetti relativi all’infor- matica, alle telecomunicazioni e all’auto- mazione postale.

Stando alle richieste pervenute dal mercato ed alle manifestazioni di inte- resse ricevute per Elsag Bailey, l’automa- zione di processo ha registrato un grande interesse internazionale, cosı` come si e`

registrato un interesse da parte di soggetti industriali e finanziari nazionali per le componenti informatica, automazione e

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telecomunicazioni, non per la parte auto- mazione di processo. Una sola proposta nazionale ha riguardato un approccio unitario al comparto Elsag Bailey. Si tratta di una cordata finanziaria che ha sottoposto all’esame del consiglio di am- ministrazione di Finmeccanica tre proble- matiche: innanzitutto il profilo indu- striale, nel senso cioe` che trattandosi di una cordata finanziaria non e` emerso un impegno di lungo periodo in grado di governare e rilanciare le risorse indu- striali; in secondo luogo, la limitata valo- rizzazione del comparto Elsag Bailey (la differenza tra la proposta avanzata e le diverse opzioni di mercato e` stata valutata in 4-500 miliardi) e, infine, le difficolta`

esistenti sul versante del credito e del- l’azionariato.

Ricordo che siamo in presenza di uno scenario ampiamente mutato; in questo momento Finmeccanica ha una percen- tuale molto alta di proprieta` sul mercato, non piu` affidata, come in passato, a banche e istituti di credito e la BPA, cioe`

l’attivita` di automazione di processo quo- tata negli Stati Uniti soggiace alle regole relative all’azionariato proprie di quel paese. Quindi la proposta sotto questo profilo si e` dimostrata debole ed io dico che si e` dimostrata tale anche dal punto di vista delle prospettive industriali.

Ricordo ancora che abbiamo registrato un rilevante interesse di soggetti nazionali anche industriali attorno agli assetti in- formatici dell’automazione e delle teleco- municazioni; soggetti tuttavia non inten- zionati ad « approcciare » il tema dell’au- tomazione di processo. A questo proposito possiamo svolgere una riflessione. Il fatto che i due business, a giudizio di qualsiasi commentatore di politica industriale, siano non intimamente connessi e non sinergici non significa che dovevamo e dobbiamo andare a cuor leggero verso una soluzione unitaria. Tuttavia, dob- biamo responsabilmente valutare quali sono i primari interessi industriali del paese.

Ritengo che innanzitutto si debba porre attenzione alle possibilita` non solo di preservare, ma anche di sviluppare le

basi industriali nazionali. Dobbiamo evi- tare in ogni modo che questo punto venga messo in discussione. A questo proposito abbiamo chiesto a Finmeccanica ed IRI – e crediamo di aver riscontri che cio` sia possibile – che attorno a quegli assetti, che oggi sono nella divisione e automa- zione di Elsag, possa determinarsi un soggetto industriale nel quale possa essere ancora presente Finmeccanica e che sia tale da poter produrre un’aggregazione significativa dal punto di vista non solo della massa critica ma anche della coe- renza del core business per svolgere una missione industriale che si sviluppi sui grandi sistemi dei servizi informatici e dell’automazione.

Credo che questo sia l’oggetto sul quale impegnarci con grande forza, mentre Finmeccanica ed IRI stanno in sostanza procedendo a verificare le condizioni at- traverso le quali possa essere effettuata un’asta competitiva sulla parte dell’auto- mazione di processo. Naturalmente in questo percorso ci sono tutte le condi- zioni, anche per la parte di automazione di processo, per avere dei risvolti nazio- nali, in termini sia di occupazione, sia di presenza industriale e credo che questo debba essere comunque all’attenzione di Finmeccanica ed IRI.

In sostanza, abbiamo constatato che una soluzione nazionale unitaria, con ga- ranzie industriali e adeguata risposta fi- nanziaria, del problema Elsag Bailey non sia comparsa all’orizzonte. Dobbiamo quindi cercare di adoperarci al massimo affinche´ da queste risorse industriali na- zionali possa determinarsi un rilancio e una prospettiva di sviluppo di que- st’azienda.

Altra questione cruciale del sistema Finmeccanica e` quella dell’Ansaldo. Si tratta di problemi molto diversi tra di loro, anche se spesso sono posti insieme essendo anche territorialmente molto con- nessi. Nel caso di Ansaldo, a differenza di Elsag, si pone un problema serio di natura industriale e dal punto di vista dell’effi- cienza dell’azienda. Si tratta del punto di gran lunga piu` delicato sotto il profilo industriale di tutto l’universo Finmecca-

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nica ed i conti di bilancio lo dimostrano.

Abbiamo sottolineato e discusso altre volte in Commissione problemi di mercato.

Ansaldo, in particolare Ansaldo Energia – ma parlero` anche dell’industria dei tra- sporti –, si muove in un mercato che si e`

reso sempre piu` difficile per tutti; questo si somma a seri problemi in termini di efficienza. Non so se a questo proposito abbiate gia` ascoltato l’azienda o Finmec- canica, ma si pone un problema di mer- cato, non solo di gare che spesso non si vincono, ma anche di gare che, quando si vincono, spesso ci si perde. Questa e` la verita`.

Credo che questo dato debba essere posto seriamente all’attenzione di tutti ed e` stato reso ancor piu` evidente con la correzione che e` stata fatta nel 1997 tra previsione di acquisizione di commesse e realta` di acquisizione delle stesse. Di fronte a situazioni di questo genere ab- biamo indicato ad IRI e Finmeccanica la seguente linea: innanzitutto non decam- pare dall’energia (sto parlando del punto cruciale) e quindi investire e riorganiz- zare; in secondo luogo, cercare una pro- spettiva di partnership; infine cercare pro- spettive di partnership che, in via prefe- renziale, come approccio prioritario, ga- rantiscano il collegamento tra i diversi business di cui Ansaldo si occupa (quindi energia, industria e trasporti).

Questo percorso ha portato, non senza qualche scarto, qualche inciampo, qualche difficolta` di comunicazione e qualche in- cidente, ad un insieme di decisioni che via via si sono delineate con una certa net- tezza. La prima decisione e` stata quella di dedicare 850 miliardi dell’aumento di capitale ad Ansaldo Energia per l’allegge- rimento della situazione finanziaria debi- toria di quest’azienda. La seconda deci- sione e` stata quella di presentare un’ini- ziativa per un piano di riorganizzazione che al confronto con i possibili partner internazionali viene comunque ritenuta necessaria. Come sapete, Ansaldo ha pre- sentato un piano per quel che riguarda il settore dell’energia molto duro, con una riduzione della forza lavoro che sostan- zialmente assomma a 1.600 unita` e con la

privatizzazione di una parte del settore manifatturiero a Legnano, quindi con un’alienazione, con un’uscita dal perime- tro di una parte del manifatturiero di Legnano.

A questo punto siamo intervenuti cer- cando di lavorare intensamente con le organizzazioni sindacali e con l’azienda ed abbiamo configurato un sistema di rela- zioni che ha portato a creare, per cosı`

dire, tavoli di leggibilita` e trasparenza nell’evoluzione delle possibili partnership.

Abbiamo a piu` riprese riunito l’azienda e le organizzazioni sindacali perche´ fossero compiuti dei passi in termini di ipotesi di accordo industriale (lo facciamo nel si- stema Finmeccanica e lo faremo nei pros- simi giorni per Elsag), ed abbiamo cercato di accogliere, nel modo in cui cio` sia possibile, l’indicazione di procedere ad una verifica anche della situazione del mercato interno e in particolare delle possibili e utili sinergie industriali tra soggetti del sistema elettrico e Ansaldo.

Questo ha portato ad alcuni avanza- menti della situazione e credo di poter dire che sia prossimo un accordo tra ENEL e Ansaldo, in particolare per l’in- ternazionalizzazione e la collaborazione reciproca per le commesse, ma anche nelle forme di eventuale organizzazione societaria, per determinare sinergie utili alla presenza sui mercati internazionali, oltre a verificare alcune pendenze in corso per commesse nazionali.

Mentre si sviluppavano queste inizia- tive non si e` comunque riusciti per tutta una fase ad aprire un tavolo di confronto sulla riorganizzazione, essendo il piano presentato da Finmeccanica ritenuto non accettabile dalle organizzazioni sindacali.

A questo punto abbiamo preso l’ulteriore iniziativa di dialogare con l’azienda e le organizzazioni sindacali affinche´ si pro- cedesse ad un confronto, rimuovendo al- cune pregiudiziali che avevano irrigidito enormemente il dialogo. Mi riferisco, per esempio, alla pregiudiziale relativa alla questione della privatizzazione, all’espul- sione dal perimetro di una parte mani- fatturiera a Legnano, avendo dichiarato l’azienda la disponibilita` a verificare la

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possibilita` di mettere in efficienza queste manifatture mantenendole nel perimetro.

Abbiamo poi discusso anche di questioni che possono apparire minori, ma che sono molto importanti; in sostanza, siamo riu- sciti insieme a far vivere il tavolo di confronto sulla riorganizzazione di An- saldo, fissando anche il termine del 30 giugno per verificare la possibilita` di un accordo.

Il Governo intende offrire il massimo di stimolo affinche´ si trovi un accordo.

Abbiamo dichiarato la nostra disponibilita`

alle istituzioni locali e ai sindacati a trovare, in tavoli opportuni, il modo di affiancare questa operazione affinche´ ab- bia il minor impatto sociale possibile.

Abbiamo indicato e raccomandato a Finmeccanica una prospettiva di flessibi- lita` nella discussione; tuttavia, dobbiamo assolutamente acquisire la messa in effi- cienza di questa azienda per rendere possibile l’investimento di 850 miliardi ed anche per rendere operative le eventuali partnership. Anche oggi al Ministero del- l’industria sono in corso riunioni ed in- contri a tale proposito e contiamo entro il 30 giugno di arrivare ad un’intesa.

Per quanto riguarda il tema della partnership, anche in questo caso si e`

trattato di una trattativa che si e` svolta en plein air, nel senso che se ne e` discusso a volte anche con elementi comunicativi che hanno avuto un carattere distorsivo e non sempre sono stati utili. Abbiamo racco- mandato a Finmeccanica un profilo di conduzione che avesse il carattere della piena trasparenza. A questo punto o le trattative si portano avanti riservatamente, oppure bisogna dire come stanno le cose.

La scelta di approfondire, su indica- zione apposita del Governo e dell’IRI, la trattativa con Daewoo e` scaturita dalla constatazione che le altre ipotesi non erano capaci, dal punto di vista indu- striale e di mercato, di garantire gli assetti industriali e le opportunita` che Ansaldo presenta. Nonostante le difficolta` finan- ziarie che interessano tuttora la Corea e l’Estremo Oriente, l’intenzione e` di rivol- gersi a partner che abbiano possibilita` di penetrazione sui mercati.

Le discussioni sono state complesse e rese difficili da evenienze intervenute, tuttavia si e` giunti ad una definizione con scambio di memorandum e lettere. Il dialogo e` proseguito utilmente con la configurazione di una newco, una nuova iniziativa industriale paritaria; la possibi- lita` di far rientrare nell’accordo, sia pur con percentuali differenziate, i settori dell’energia, dell’industria e dei trasporti;

la possibilita` di dotare la newco delle risorse necessarie per rilevare le attivita` di Ansaldo nel campo dell’energia, dell’indu- stria e una quota dei trasporti, anche in collaborazione, nelle forme consentite, tra Finmeccanica ed IRI, nel senso che l’IRI aiutera` Finmeccanica in questa opera- zione.

Esistono ancora dei punti aperti, anche se fondamentalmente per me vi e` una sola questione aperta, peraltro non irrilevante, che attiene alla missione della newco.

Tenete conto che per parte italiana e`

prevedibile una configurazione che non si discosti da una missione di tipo indu- striale e ingegneristico, pur nella consa- pevolezza di dover contribuire dal punto di vista finanziario per l’acquisizione delle commesse. I coreani invece propendono per un soggetto finanziario dotato di una massa finanziaria adeguata per le acqui- sizioni, gli ammodernamenti e cosı` via, il che implicherebbe non solo la distorsione nella missione, ma anche una rilevante immobilizzazione delle risorse. Ripeto, sul punto si sta discutendo; in questi giorni saranno proposti approfondimenti da parte di Finmeccanica. Ad ogni modo siamo in presenza di una trattativa che non e` stata ancora chiusa e che incontra difficolta`.

Va sottolineato che questo tipo di intesa non puo` prescindere dalla ricerca, sul piano tecnologico, di accordi e intese con soggetti in grado di fornire tecnologie;

comunque l’operazione relativamente al carico di lavoro, all’acquisizione e alla partecipazione a gare e commesse pre- senta una certa prospettiva temporale e, quindi, la messa in efficienza dell’azienda deve essere affrontata con una certa urgenza.

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Per quanto ci riguarda, quotidiana- mente abbiamo rapporti con l’azienda e le organizzazioni sindacali: il tavolo di con- fronto con le organizzazioni sindacali riguarda la Finmeccanica e i suoi com- parti, in particolare stiamo ospitando la trattativa in corso sulla riorganizzazione di Ansaldo.

Per i trasporti, a prescindere dal pro- cesso di riorganizzazione in corso il carico di lavoro e le prospettive non presentano particolari problematicita`, anche se esi- stono difficolta` sotto il profilo organizza- tivo. Nell’incontro tra Finmeccanica e i sindacati e` emerso che il gruppo ha accettato, nel confronto con Daewoo, che l’assetto dei trasporti sia partecipato per ragioni di composizione finanziaria e di interessi industriali, in misura minore rispetto all’energia e all’industria, con una opzione affinche´ si possa dar vita a una joint paritaria. Questa e` la base su cui e`

aperto il dibattito; ricorrenti voci a pro- posito di una intenzione di Finmeccanica o del Governo di rimettere in discussione l’approccio unitario sono destituite di fon- damento. Poiche´ stiamo parlando di trat- tative non e` detto che le intenzioni cor- rispondano agli obiettivi e ai risultati;

l’approccio alla trattativa ha un carattere unitario. Per non abusare della vostra pazienza mi fermo qui.

PRESIDENTE. Ricordandovi l’impegno del ministro Bersani, esorto i colleghi ad essere estremamente sintetici.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor mini- stro, saro` estremamente sintetico anche perche´ sicuramente non siamo a cono- scenza di tanti aspetti e risvolti della situazione. Mi pare che in Commissione si continuino a ripetere le stesse cose, a tritare gli stessi argomenti; anche il pro- fessor Draghi, nella sua audizione davanti a questa Commissione, ha parlato della grande holding che si vuole creare ! Se si continuano a ripetere gli stessi argomenti e` perche´ – forse – esiste una strategia che noi non conosciamo. Mi creda, signor ministro, non voglio sollevare alcuna po- lemica, anche perche´ in questo momento

mi preme parlare della situazione della Liguria che e` la piu` toccata dalle vicende della Finmeccanica.

Ripeto, non so se esiste una strategia, che comunque noi non conosciamo, cosı`

come non conosciamo, perche´ non e` stato reso noto, il piano industriale tanto au- spicato anche da lei. Signor ministro, mi pare che la sua navigazione sia a vista ! Se noi non conosciamo alcuni dati che lei invece possiede, c’e` il rischio che io dica delle cose che lei non vuol sentire. Ad ogni modo, la situazione dell’Ansaldo e`

sotto gli occhi di tutti, ma gia` alcuni mesi fa, durante gli incontri avuti con la cittadinanza e con gli operai, era stato anticipato quello che poi e` successo, perche´ la Daewoo non doveva entrare sul mercato dato che la FIAT non voleva e via dicendo. Mi permetto di dare un sugge- rimento, quello cioe` di installare un radar per evitare la navigazione a vista, che forse siete obbligati a seguire, che vi porta a cambiare rotta continuamente.

L’Elsag, che doveva essere l’azienda trainante da 2.500-3.000 miliardi e che teoricamente doveva essere venduta per coprire gli ultimi buchi della Finmecca- nica, e` stata l’oggetto di una risoluzione presentata in Commissione. Mi e` parso di capire (mi dica se sbaglio) che si tratta di una impresa valida e solida – come hanno spiegato anche i dirigenti durante la visita della nostra Commissione –, che forse non si puo` vendere interamente ma a pezzetti (di qui il famoso spezzatino), che attraversa una crisi economica e che potrebbe diventare un’azienda leader, ca- pace di assorbirne altre. In questo insieme di notizie, lei non pensa che la Elsag rischi di perdere quotazione ? C’e` il ri- schio che qualcuno inviti qualcun’altro a non avvicinarsi ad una impresa conside- rata un cadavere, ancor prima di esserlo.

E` opportuno percio` agire rapidamente.

Concludo con una raccomandazione:

installate il radar, perche´ la vostra navi- gazione a vista non funziona.

GAETANO RASI. Capiamo l’atteggia- mento elusivo del ministro su alcuni aspetti perche´ le trattative sono in corso:

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e` giusto e rispettiamo la sua volonta`.

Dall’insieme della relazione pero` si fatica a capire quale sia la politica industriale del Governo; non si e` parlato dell’occu- pazione, ne´ della localizzazione delle at- tivita` che scaturiranno dalle dismissioni o dagli accordi ne´ delle ricadute sull’indotto.

Non credo, tuttavia, che questa critica debba essere portata fino in fondo perche´

in relazione a questa vicenda in realta`

possiamo notare che rispetto alla situa- zione precedente il ministro Bersani ha assunto un impegno maggiore. Ci ren- diamo infatti conto di come egli si trovi in condizioni di antagonismo per quanto riguarda i risultati da ottenere con gli obiettivi del Tesoro. In questo senso ri- tengo che la Commissione non debba rendere piu` difficile l’attivita` del ministro, anche se lo dobbiamo sollecitare a non essere elusivo.

Per quanto riguarda la questione rela- tiva all’aerospazio di difesa, mi pare di aver capito che il ministro ce ne parlera`

piu` avanti, dopo che sara` precisato il famoso progetto su scala europea. A questo riguardo credo si preveda il con- ferimento delle attivita` di aerospazio di difesa ad una societa` europea, dalla quale poi avere una partecipazione azionaria per porla via via sul mercato. Mi pare che grosso modo la strategia sia questa, ma vorrei se ne facesse cenno, senza tuttavia ledere gli interessi della riservatezza.

Poiche´ si tratta di un progetto europeo abbastanza noto all’estero, credo che lo debba essere anche in Italia.

Per quanto riguarda la Elsag Bailey, abbiamo compreso che non sono preve- dibili soluzioni unitarie. Purtroppo questa impresa, se ho ben capito, verra` spezzata almeno in due; vedremo, quindi, dove si andra` a finire. Si tratta di un problema gravissimo e non vorremmo che in tutta l’operazione la parte attiva costituisse, per cosı` dire, una scusa per far cassa.

Per quanto riguarda l’Ansaldo, inoltre, sono state prese tre decisioni, che il ministro ci ha indicato: un aumento di capitale per pagare i debiti; un piano di riorganizzazione per avere dei partner che altrimenti non si avrebbero e si parla di

riduzione di occupazione attraverso la privatizzazione della manifatturiera di Le- gnano. A questo riguardo, vorremmo sa- pere in che maniera avviene la privatiz- zazione (vendita, partnership o altro).

Per quanto concerne poi l’altra que- stione relativa all’Ansaldo, mi pare di aver capito che in fase di trattativa si percor- rono contemporaneamente due strade: un accordo ENEL-Ansaldo, quindi attivita`

che riguarda il settore energia, la produ- zione che interessa l’Ansaldo e la produ- zione manifatturiera per le centrali che interessano l’ENEL e un’attivita` con la Daewoo, che oggi e` in difficolta` finanziarie data la crisi in Asia. A questo riguardo si e` partiti con la concezione che Daewoo doveva essere il partner che provvedeva al mercato. Al riguardo basterebbe forse un accordo, non c’e` bisogno di costituire una societa`, tanto piu` che mi pare che adesso la Daewoo non abbia i soldi. E allora chi ci mette i finanziamenti ? Di nuovo l’An- saldo, cioe` la Finmeccanica ? Anche que- sto e` a mio avviso da chiarire. Sono due percorsi che possono essere concomitanti, oppure devono considerarsi alternativi ?

GRAZIA LABATE. Innanzitutto vorrei ringraziare il ministro Bersani per il quadro che ci ha fornito dello stato dell’arte sulla delicatissima vicenda del processo di privatizzazione del gruppo nel suo complesso e, all’interno di esso, delle societa` partecipate. Se non ho colto male le sue parole, in qualche passaggio di notevole importanza egli ha fatto riferi- mento ai difetti che si sono manifestati in questo periodo; difetti nei rapporti di Finmeccanica ed anche di comunicazione.

Vorrei dire che tutto cio` non e` stato senza eco sul piano della politica industriale anche dei gruppi interessati di cui il ministro ci ha fatto il quadro al momento attuale. Persino oggi, leggendo Il Sole 24 Ore, abbiamo appreso le grosse preoccu- pazioni che riguardano Ansaldo in rela- zione al rapporto con Babcock che, e`

noto, fornisce licenza per le centrali che Ansaldo costruisce. Cio` per sottolineare la

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necessita` di correttezza nei rapporti isti- tuzionali, nelle relazioni strategiche di tipo industriale.

Sono grata pertanto al ministro il quale ha detto che vi e` stato un chiari- mento in questa fase perche´ quando si parla bisogna stare attenti a quello che si dice, altrimenti si provocano, per cosı`

dire, squassi sul terreno della politica industriale piu` in generale, con gli effetti che ne derivano. E` vero che siamo im- mersi nell’internazionalizzazione, ma io avverto una certa apprensione anche in relazione agli squassi che si provocano all’interno delle fabbriche interessate, dei percorsi industriali gia` avviati e delle situazioni esistenti in regioni del paese che, pur stando al nord, costituiscono dal punto di vista delle politiche industriali delle aree alle quali il Governo deve porre molta attenzione (e` il caso della Liguria nel nord-ovest).

Nelle parole del ministro, pertanto, scorgo un impegno a che il flusso delle informazioni tra l’azionista di maggio- ranza (in questo caso attraverso l’IRI e la Finmeccanica) abbia quanto meno corret- tezza nei percorsi, altrimenti credo sara`

difficile un po’ per tutti guidare questo processo di privatizzazione del gruppo, certo complicato, e in esso delle attivita`, delle decisioni assunte circa le cessioni in atto sia per quanto riguarda il gruppo Ansaldo sia per quanto riguarda il gruppo Elsag. A questo proposito – il ministro mi conosce da tempo e sa che non ho posizioni politiche di tipo, come dire, irresponsabile – mi permetto, convinta del quadro fornito, di sollevare tre problemi rispetto ai quali, al di la` delle differenti opzioni politiche, i colleghi di questa Commissione hanno lavorato unitaria- mente presentando una risoluzione, preoccupati di seguire nel merito gli obiet- tivi che il processo in atto vuole perse- guire.

La prima questione, che ho sollevato anche nel corso dell’audizione del diret- tore generale del Tesoro, riguarda la necessita` di porre molta attenzione al modo in cui il gruppo Finmeccanica cerca di dare una risposta al problema del suo

debito. Non ci sfugge, soprattutto nell’ul- timo bilancio pubblico presentato attra- verso la certificazione della societa`

Schroeder, la situazione finanziaria con- solidata al 31 dicembre 1997, non ci sfuggono in quel bilancio le operazioni che il gruppo Finmeccanica ha messo in campo, da un lato di ricapitalizzazione, dall’altro di ricavo di introiti finanziari per far fronte a quel debito.

Signor ministro, mi sono fatta un’opi- nione non gia` in quanto deputato ligure, ma perche´ preoccupata sul terreno della politica industriale che questo gruppo pensa di sviluppare. Se i dati, confermati da quel gruppo nelle relazioni di bilancio, sono vicini alla realta` – forse in alcuni casi sono sottostimati – non ci sara`

operazione di cessione che ci consentira`

di tirare fuori il gruppo Finmeccanica dall’elevato indebitamento in cui versa (7.457 miliardi di debito iniziale) e che ci offra garanzie, nonostante la ricapitaliz- zazione e le cessioni di societa` previste per 2.898 miliardi, sul terreno della riva- lutazione di una politica industriale, posto che questo gruppo si riorganizzi per aree di business.

Pongo a questo punto alcuni interro- gativi. Il quadro che il ministro ci ha fornito rispetto alla vicenda Elsag Bailey, corrisponde alle valutazioni dell’advisor circa le offerte in campo per la tenuta unitaria di questo gruppo. Capisco le preoccupazioni del ministro sul fatto che offerte che provengono unicamente da istituti finanziari ci possono mettere a rischio tra tre o sei mesi circa il futuro industriale dell’intero gruppo; tuttavia, la mia opinione e` che qui si tende ad una sottovalutazione.

Il ministro ha detto che non si puo`

parlare di sinergie. E` vero che dal punto di vista industriale e` molto difficile ap- plicare questo termine, ma vorrei ricor- dare che una settimana fa il gruppo ha acquisito una commessa negli Emirati per 218 milioni di dollari nella quale, invece, le sinergie sono insieme, la parte relativa ai servizi e la parte relativa all’automa- zione. Cio` a motivare che, passata una difficile fase di ristrutturazione di Elsag

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Bailey nell’acquisizione di Hartmann &

Braun, che aveva portato i bilanci con una certa difficolta` finanziaria nel 1997, si incamminava un processo in cui la tenuta unitaria del gruppo poteva far valere, proprio perche´ convinti della necessita` di percorrere la strada dell’internazionaliz- zazione, un marchio globale sui mercati che avrebbe potuto dare forza e vigore a questa peculiarita` dell’unica industria ita- liana che da tempo aveva avvertito la necessita` di internazionalizzarsi.

L’ultima questione e` quella relativa ad Ansaldo, alla luce dei chiarimenti forniti nel suo intervento, signor ministro, ed anche dell’attenzione che il Governo sta ponendo in questa vicenda. Lei ha detto che bisogna capire bene qual e` la mission di cosa si mette in campo con la coreana Daewoo. Sempre su Il Sole 24 Ore di oggi ho letto le dichiarazioni dell’IRI, e vorrei solo ricordare che ormai la ricerca di partner internazionali, per come si svol- gono le cose nelle grandi commesse in- ternazionali, ci impone un elemento di riflessione.

Se noi pensiamo alla mission unica- mente industriale nella costruzione di centrali, sara` difficile poter stringere quel- l’accordo; ormai le commesse internazio- nali chiedono strade, autostrade, impian- tistica. Da qui la richiesta al Governo di seguire con molta attenzione questa trat- tativa con Daewoo, perche´ ormai se ne parla da circa un anno e mezzo e non vorrei che alla fine, come dire, si fosse perso molto tempo e non si fosse riusciti a concludere un accordo, se la mission, appunto, non viene vissuta in un’ottica globale.

EDO ROSSI. Il dottor Draghi, nella sua audizione, ci aveva dato un’informativa di cosa abbiano significato le privatizzazioni, elencandoci il bilancio positivo che hanno prodotto rispetto alle entrate raccolte, ma non era stato in condizione di dirci quali siano state le conseguenze sul piano in- dustriale ed occupazionale. Ne abbiamo allora parlato noi perche´, in un modo o nell’altro, tutti i componenti questa Com- missione sono chiamati a rispondere man

mano che questi processi avanzano e si manifestano.

Siamo giunti alla conclusione, pertanto – e lo dice un gruppo politico che sta sostenendo il suo Governo –, che questa politica non solo non produce benefici sul terreno industriale e sociale, ma non e` piu`

neanche compresa dalla gente, che non ci capisce piu` niente. Non riusciamo a farci capire; non riusciamo a spiegare perche´

non siamo in condizioni di procedere in altro modo. Signor ministro, la ringrazio per l’aggiornamento dei dati che ci ha fornito, ma dalla sua audizione mi aspet- tavo qualcosa di diverso, mi aspettavo cioe`

un cambiamento di rotta. Lei ha detto cose che, in parte, sono note sia per informazioni ricevute attraverso differenti canali, sia per averle lette sui giornali, senza pero` che vi siano novita`.

La nostra Commissione ha discusso a lungo di questo argomento giungendo unanimemente ad una conclusione, quella cioe` che il modo di procedere doveva cambiare. Il Parlamento ha votato una risoluzione di impegno al Governo, con la quale si chiedeva esplicitamente di cam- biare e di presentare i relativi piani;

abbiamo accettato la logica del Governo secondo la quale le privatizzazioni dove- vano avvenire per comparti perche´ la finalita` era ed e` il rilancio della politica industriale, la salvaguardia dell’occupa- zione e lo sviluppo delle aree colpite, ma quando lei dice che dobbiamo « riprende- re i primari interessi industriali di questo paese » le domando: come si fa a ripren- dere i primari interessi industriali di questo paese se quello che abbiamo viene continuamente disgregato ?

Lei ha dichiarato che bisogna tagliare e riorganizzare per superare le difficolta`

esistenti, ma questo produce conseguenze che nessuno riuscira` a gestire. Questo modo di pensare non viene compreso ne´

dalla mia parte politica che e` contraria a lasciar andare le aziende sul mercato, ne´

da chi la pensa diversamente. Le do- mando francamente: il Governo intende onorare la risoluzione da noi approvata ? Se intende farlo, cambi immediatamente registro.

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Lei ha sostenuto che per l’aeronautica e il settore spaziale vi sono diversi pro- cessi in atto e che, quindi, per il mo- mento, non verranno presi in considera- zione; bene, si cominci a dire allora che cosa si intende fare, come ci si vuole muovere, quanto si intende investire (na- turalmente cio` vale anche per l’energia, per Elsag e per il resto). Non so se i dati in mio possesso siano veri oppure no, ma in questi anni Finmeccanica grazie a questi processi ha gia` perso circa 14 mila persone e si parla di perderne altre 3 mila, di cui 2 mila in un’unica tranche.

Tutti sappiamo che realizzata la fusione vengono avviati i processi di ristruttura- zione funzionali all’esistenza di un solo gruppo, percio` sono sconcertato; viste le preoccupazioni e la disperazione dei la- voratori...

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Tutti i giorni davanti al ministero stazionano i lavoratori.

EDO ROSSI. D’accordo, ma voi dite che la soluzione dei problemi va ricercata sul piano del lavoro, che prevede anche i prepensionamenti...

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Le risposte le capiscono i lavoratori, con i quali parlo molto volentieri.

EDO ROSSI. Non e` questa la risposta da dare ai lavoratori.

ALBERTO GAGLIARDI. Mi scuso con il ministro Bersani per le interruzioni di prima che non hanno nulla di personale, anche perche´ il ministro dell’industria ha manifestato qualche idea vicina alle no- stre.

Secondo me lei, ministro, e` stato scon- fitto dal Tesoro che pur di andare in Europa vende e svende tutto, fa cassa e non si preoccupa dell’economia reale e del lavoro. Il ministro ha parlato della inter- nazionalizzazione di Finmeccanica che, attraverso Elsag Bailey, era gia` stata af-

frontata. Anzi, ribadisco che Bailey e`

italiana, non americana, perche´ il Genoa non e` una squadra inglese, la Elak non e`

un prodotto dolciario americano, la Du- four non e` un’impresa francese: questo per sottolineare che la Bailey non e`

americana ma italiana. Non capisco nean- che il discorso della borsa americana: e`

una balla che il Tesoro e il professor Draghi hanno raccontato, e` una inesat- tezza rispetto alla quale chiedo di fare chiarezza.

Tagliare la parte di automazione di processo a Bailey equivale a mozzare le ali ad un gabbiano e ad attaccarle a quel leone invecchiato ed addormentato che e`

l’Ansaldo imponendogli di volare: non vorrei che la nostra industria uscisse sconfitta. Al di la` della necessita` di privatizzare, si continua a far cassa perche´ l’obiettivo e` costituito dall’entrata in Europa (anche se oggi, di fronte ai risultati elettorali, il Governo Prodi e il ministro Ciampi dovrebbero essere piu`

cauti nella svendita, il cui esecutore pra- tico e` il professor Draghi che davanti a queste mie osservazioni si era dimostrato – non voglio essere megalomane – molto piu` accorto). Certo, quando si spezzetta la prima volta, si deve continuare e si continua tant’e` che lei ha elencato altri settori che, pur restando all’Elsag, potreb- bero essere venduti. Questo comunque vale per oggi, perche´ domani i 3-400 miliardi incassati dovranno essere desti- nati agli ammortizzatori sociali ed ai prepensionamenti senza che lo Stato ita- liano guadagni qualcosa. Percio`, non e`

vero che lo Stato ci guadagna, anche se pur di prendere il mercato, si e` disposti anche ad ammazzare il concorrente.

Esiste una contraddizione perche´, ri- peto, Elsag aveva anticipato il processo di globalizzazione e di internazionalizza- zione del mercato che oggi siamo costretti, con le cattive, a fare. In Giappone esiste uno stabilimento in cui lavorano 400 operai che formalmente dipendono dal- l’Italia, ma continuando cosı` non dipen- deranno piu` dal nostro paese. Il caso di Elsag e` fondamentale per capire che questo Governo non ha una politica in-

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dustriale, per cui i nostri giovani domani saranno costretti ad emigrare se non vorranno fare solo pizza !

E` incredibile come per otto mesi si sia lasciata sulla graticola un’azienda: se avessi un negozio e per otto mesi il cliente non capisse quale merce sia in vendita, certamente fallirei; l’Ansaldo vivra` un processo di « efimizzazione » inarrestabile se non verranno assunte delle decisioni, perche´ quale cliente assumera` commesse senza conoscere il produttore o i termini contrattuali ?

Se il Governo avesse avuto una politica industriale l’ENEL, magari, in maniera diretta – visto che si interessa di telefo- nini con i soldi dei consumatori – si sarebbe potuta occupare anche di Ansaldo (certamente nella Francia gollista o socia- lista questo sarebbe accaduto). Il grande manager Bernabe` che fa migliaia di mi- liardi di utili, perche´ non si interessa di Ansaldo industria ? Perche´ l’ENI, che e` un attore di livello internazionale, non puo`

occuparsi di Ansaldo ? Forse e` troppo tardi per farlo.

Per i trasporti il discorso e` piu` difficile perche´ ci sono di mezzo le ferrovie. Non le addebito niente, signor ministro, perche´

su alcuni aspetti lei non era d’accordo, a quanto ho appreso dalle interviste che ha rilasciato; lei e` uno sconfitto e ritengo che le sue dichiarazioni siano dettate soltanto dal buon senso.

GIOVANNI SAONARA. Mi sembra che il ministro Bersani sia consapevole delle ricadute sociali della situazione di Finmeccanica. Ritengo tuttavia che al ter- mine della vicenda – ovviamente se avra`

un termine – occorrera` fare una rifles- sione, perche´ le contraddizioni o le diffi- colta` di comunicazione, garbatamente ri- cordate dal ministro, si sono fortemente evidenziate e oggettivamente incrociate con una sensazione, avvertita anche dal ministro Bersani che ha parlato di tagli e di consultazioni al ministero. La sensa- zione e` che il Governo non tuteli suffi- cientemente l’industria italiana; e` una sensazione forse non mediata, ma imme- diata che abbiamo avvertito incontrando i

lavoratori, i responsabili delle aziende, i gruppi dirigenti, gli operatori sindacali e durante le visite svolte nelle aree di declino industriale.

Di fronte alla insufficiente proposta per Elsag Bailey, e` stato fatto tutto il possibile affinche´ altri gruppi italiani o europei si attivassero per evitare lo smem- bramento ? Di fronte alle perplessita` e all’allungamento dei termini, le questioni di fondo relative alla missione della nuova alleanza con Daewoo non hanno solleci- tato l’intervento di altri operatori oltre che dell’ENEL ?

Inoltre, signor ministro, e` probabile che sara` necessario passare dagli incontri, dai dibattiti e dai tavoli ad un vero e proprio piano governativo per la gestione degli esuberi. Abbiamo capito male noi, oppure la questione viene rinviata nel tempo a quando i tavoli si saranno esau- riti ? Abbiamo grande fiducia sul grado di responsabilita` di tutti i soggetti in campo, ma purtroppo ci troviamo a volte (il riferimento e` alla visita di qualche giorno fa ad Ivrea) in situazioni per cosı` dire di non ritorno.

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Confesso che, essendo ministro del- l’industria – credo per mia disgrazia – non all’epoca delle magnifiche sorti pro- gressive di tanti soggetti industriali, che a volte c’erano e a volte no, mi sono trovato a dover affrontare una certa situazione.

Cio` detto non vorrei aver dato – avendo scelto per ragioni di onesta` intellettuale la parte piu` problematica relativa a Finmec- canica – un’impressione per cosı` dire mortifera. La politica industriale, infatti, c’e` e ci sono gli obiettivi, non e` tutto un cimitero. Non ho fatto riferimento a quella parte che riguarda alcuni settori sensibili o strategici, di cui pero` vorrei poter parlare; il tema, grosso modo, e`

quello che ben individuava Rasi, anche se il percorso e` complicatissimo. Noi ci siamo dentro, facciamo la nostra parte e in questo momento ci sono anche pro- spettive industriali attorno alle quali ra- gioniamo con un certo ottimismo.

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Si e` detto che non siamo la Francia, pero` quando vi e` stato l’accordo con la Westland per gli elicotteri, ne ha parlato tutta la stampa internazionale, in alcuni casi se ne e` data notizia nelle prime pagine dei giornali. Quindi, il terzo polo elicotteristico del mondo ha fatto notizia, ma in Italia, se voi verificate la rassegna stampa, non e` stata scritta una riga. E`

necessario, quindi, scusatemi se lo dico, avere anche la proporzione di come il paese vive il suo ruolo nazionale indu- striale.

ALBERTO GAGLIARDI. Fa parte del- l’educazione dei giornalisti !

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Non mi dilungo su questo aspetto, pero` dal punto di vista occupazionale e degli assetti industriali a rischio nell’uni- verso Finmeccanica si pone la questione dell’Ansaldo Energia. Gli altri sono pro- blemi di riorganizzazione, di riprofilo industriale, di partnership, ma sostanzial- mente, al netto delle gravi questioni fi- nanziarie di Finmeccanica, siamo comun- que di fronte a determinate prospettive.

Sono state poi poste questioni piu`

puntuali che hanno riguardato per esem- pio Daewoo e a tale riguardo mi permetto di richiamare un episodio. Nei giorni scorsi mi e` capitato in Germania di parlare con i capi della Daimler, ai quali ho chiesto come hanno fatto a raggiungere l’accordo Mercedes-Chrysler senza che ne sapesse niente nessuno (il ministro tede- sco mi ha confermato che non lo sapeva neanche lui). Mi hanno risposto che hanno chiuso dieci persone in una stanza per il tempo necessario – non hanno detto per quanto tempo – ed un mattino si era raggiunto l’accordo del secolo nel polo industriale.

Ebbene, non si puo` allo stesso tempo voler giustificare – cosa legittima alla quale a volte mi oriento anch’io – un ruolo pubblico di qualsiasi titolo e pre- tendere che le cose funzionino con un adeguato meccanismo di riservatezza.

Tutta la vicenda della ricerca di partner

ha avuto dei difetti. Non credo che questo sia il modo ordinario di condurre le trattative industriali e in questo modo, appunto non ordinario, si sono inserite anche – lo ribadisco – delle inavvertenze.

Si e` quindi ingenerata una sorta di equivoco, o meglio di doppio equivoco. Il primo equivoco e` che ci fosse un rapporto diretto tra possibilita` di avere la partner- ship e carichi di lavoro. Questo non e` un fatto immediato. Il secondo equivoco e`

che ci fosse comunque una sorta di non linearita` nell’approccio di Daewoo per interferenze di questa o quell’altra pro- posta che potesse giungere. Sono arrivate altre dichiarazioni di interesse nella fase precedente che si rivolgevano a questo o a quell’altro aspetto del problema; e` stato detto « no » a quelle dichiarazioni di interesse ed e` stata avviata una trattativa in esclusiva, come normalmente avviene.

La trattativa in esclusiva non e` semplice, ci sono state in mezzo « intemperie » varie e non siamo certi dell’esito perche´ trat- tative pure anomale, che si fanno en plein air come si usa in questo caso, sono pur sempre trattative e non possiamo dare a tutti i costi un’indicazione a Finmecca- nica. E` giustissimo dire che oggi si rea- lizzano centrali con pacchetti finanziari, quando pero` si hanno davanti certe cen- trali, certe commesse e certe gare o una particolare penetrazione sul mercato; al- tra cosa e` bloccare un numero elevatis- simo di risorse per costituire dotazioni, pacchetti, sui quali verificare poi gli in- vestimenti. Il ragionamento e` tutto qui:

occorre trovare un equilibrio, perche´ nes- suno dice di no.

GIACOMO CHIAPPORI. C’e` un difetto di ragionamento, ministro. Se lei dice che si concentra su un elemento, in questo caso Daewoo, dovrebbe aver selezionato tutti gli altri. Si possono anche chiudere i rappresentanti di Daewoo in una stanza per dieci o venti giorni, ma non si puo`

mettere in dubbio che la Daewoo riesca a concludere l’affare, altrimenti perdiamo due o tre anni !

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia-

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nato. L’equivoco e` proprio questo, non si perde niente. Posso anticiparvi che se si chiude l’accordo sindacale al 30 giugno, quell’accordo non puo` essere peggiorato da un’eventuale partnership. Quindi dob- biamo impegnarci dal punto di vista della messa in efficienza del sistema. Racco- manderei che questo argomento venisse davvero considerato perche´, come ho gia`

detto, i conti sono presto fatti. Ci sono dei problemi anche di natura industriale e organizzativa, stanno chiudendo delle fi- liali nel mondo; ci sono, ripeto, problemi che vanno affrontati. Tutti i potenziali e ipotetici partner con cui si e` parlato, compresa Daewoo, hanno messo nero su bianco che loro discutevano al netto di questa operazione, poi gli si potra` chie- dere che le nuove condizioni non siano peggiorative.

GIACOMO CHIAPPORI. La preoccupa- zione non l’ho manifestata io, ma il presidente della regione, il sindacato...

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Ho detto che il piano che ha presentato Finmeccanica e` particolar- mente duro e che in questi termini non era accettabile dai sindacati, e noi stessi abbiamo affermato che quello non era l’approccio migliore al tema. Abbiamo corretto questo approccio e credo sia perseguibile, ma questa e` materia di trattativa sindacale, una situazione nella quale l’impatto sociale sia meno rilevante di quello che si e` ipotizzato e ci siano le condizioni per mettere in efficienza que- sta azienda.

Credo che l’accordo con l’ENEL, che ovviamente e` fatto sull’estero perche´

siamo in Europa, abbia una logica ed ovviamente e` un elemento in piu` nelle trattative con eventuali partner. Chi di- scute, infatti, sa che c’e` comunque un collegamento con un grosso soggetto del settore elettrico e questo puo` far solo bene alle prospettive di mercato. Siamo in una situazione in cui bisogna prendere delle decisioni. Si e` parlato di « far cas- sa », ma ci sono 850 miliardi di stanzia-

mento e poi, se serve per la newco e Finmeccanica non ce la fa a sostenere gli impegni – per essere chiaro –, nelle forme consentite dalla normativa comu- nitaria, l’IRI deve trovare il modo, per cosı` dire, di far da sponda. Non e`, quindi, che noi ci sottraiamo a questo tipo di problema.

Per quanto riguarda la questione Elsag – mi piace pesare le parole quando riguardano la pelle della gente, anche se non e` questo il caso – dissi che non si doveva far nulla senza verificare la pos- sibilita` di una soluzione integrata e co- munque, siccome in quel momento circo- lavano anche altre ipotesi (lo shopping pezzo a pezzo), gli assetti nazionali an- davano discussi in modo unitario. Mi sono fatto qualche opinione sulla capacita` del nostro capitalismo e del nostro sistema finanziario di rispondere all’esigenza di dotare le avventure industriali di risorse economiche, tuttavia sostengo che con buonsenso dobbiamo partire da quelle verifiche.

Ci sono anche motivi finanziari, ma io faccio il ministro dell’industria e a me interessano le prospettive industriali. Se c’e` la cordata finanziaria e mi accorgo che gli interlocutori industriali nazionali sono in grado di reggere su un accordo per la parte nazionale, cosa fa questa famosa cordata da qui a quattro o cinque anni senza piu` neanche la Commissione par- lamentare che esprime un’opinione ? Dob- biamo essere consapevoli di preservare gli assetti, per cui o arrivano risposte con- vincenti dal punto di vista industriale, perche´ e` questo che offre garanzie, op- pure la cosa e` abbastanza rischiosa.

Ad ogni modo, ho ascoltato afferma- zioni che francamente smentirei, come quelle relative alla disoccupazione. Non siamo in questo ordine di problemi, co- munque vadano le cose.

Quanto alle forme, di cui parlava l’onorevole Rasi, si sta esaminando la possibilita` di procedere sostanzialmente per la parte (che non posso dire ameri- cana perche´ non lo e`) di automazioni di processo, al fine di verificare l’ipotesi di un asse competitivo. Per quanto riguarda

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la parte cosiddetta nazionale un’ipotesi c’e`, anche se non posso entrare nel dettaglio. Ho detto prima che intanto bisogna uscire dalla logica divisionale, costituire una societa`, dare delle quote, quindi non far decampare Finmeccanica da questo assetto, e convogliare, attraverso un meccanismo di quote, soggetti adeguati dal punto di vista industriale e finanzia- rio, a base industriale nazionale, per comporre un business, che esiste come profilo e come possibilita`, che si chiama servizi informatici e automazione di ser- vizi. C’e` uno sviluppo di questo settore;

tocca poi a Finmeccanica, ai vari advisor, comporre tutto questo, ma senza proce- dere a vendite, tenendo in campo Finmec- canica. Questa e` l’ipotesi sulla quale ra- gioniamo per quel che riguarda l’assetto italiano. Non mi sento sconfitto per que- sto, ma per un’altra questione. Di fronte a processi di globalizzazione, di liberaliz- zazione e di privatizzazione, quando nel nostro paese si decide di vendere, si deve preliminarmente risolvere il problema del compratore, che e` connaturato alla na- tura, alla struttura, alla forza o meno del nostro apparato industriale e finanziario.

Il Presidente Prodi mi aspetta, percio`

concludo.

ALBERTO GAGLIARDI. Lui vi ha fatto comprare Bailey !

PIER LUIGI BERSANI, Ministro del- l’industria, del commercio e dell’artigia- nato. Sono state ricordate realta` territo- riali molto delicate come la Liguria e Genova in particolare, in cui operano parecchi gruppi industriali, alcuni con successo, come la Marconi, la Riva, la Piaggio oltre all’Ansaldo: siamo attenti e disposti a compiere delle verifiche. Per la situazione di Legnano non e` stato convo- cato un tavolo istituzionale, come richie- sto invece dal presidente della regione e da altri soggetti, perche´ nelle trattative con le organizzazioni sindacali lo si e`

ritenuto non utile ai fini del confronto. Ad ogni modo il ministero e` disponibile a convocare tavoli istituzionali per consen- tire alle realta` locali di seguire il percorso.

Lo stesso vale anche per l’area canavese.

PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.

La seduta termina alle 18.15.

IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO STENOGRAFIA

DOTT. VINCENZO ARISTA

Licenziato per la stampa

dal Servizio Stenografia il 12 giugno 1998.

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

Stampato su carta riciclata ecologica STC13-10AU-11 Lire 500

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