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TTUALITÀG
IORGIOS
PANGHERVerso la delega per la riforma del processo penale
Con l’art. 1, co. 2, della l. n. 3 del 2019 si è previsto che la riforma della pre- scrizione opererà dal 1° gennaio 2020.
Il differimento era giustificato – negli intendimenti del Governo – dalla volon- tà di far coincidere le modifiche agli artt. 159 e 160 c.p. con una più ampia riforma del processo penale. L’affermazione che le innovazioni sarebbero state introdotte attraverso una legge delega ha sollecitato gli operatori della Giustizia (A.N.M., C.N.F., Camere penali e vari organismi associativi) e la dottrina (l’Associazione degli studiosi del processo penale) ad interrogarsi su quali percorsi e quali contenuti avrebbe assunto l’iniziativa del Ministro di Giustizia. Si sono susseguiti incontri e dialoghi (con l’Associazione Bricola, ad esempio) fino ad un primo incontro con il Ministro.
Nel frattempo, Camere penali e A.N.M. individuavano alcune aree tematiche sulle quali sarebbe stato possibile definire delle convergenze. Più precisamen- te - come espresso dall’A.N.M. nel corso delle riunioni di Giunta e delle Ca- mere penali a Padova nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario - tre sembravano i possibili settori di intervento: depenalizzazione, riti speciali, udienza preliminare.
Il Ministro, esclusa la nomina di una Commissione ministeriale, elaborava un documento – senza intestazione e firma – di 31 punti, con una rubrica che precisava la riserva di ogni valutazione politica, sul quale si limitava a sondare gli umori dei suoi interlocutori, esclusa ogni trattativa al riguardo.
Seguiva un ulteriore documento, a differenza dell’altro, non riservato, senza rubrica, di 32 punti, sempre “non ufficiale” e non oggetto di “trattativa”, ma solo teso a stimolare riflessioni oltre a quelle già emerse dalla prima interlo- cuzione, che - va ribadito - aveva la finalità di “sondare” gli umori, le possibili convergenze e le già emergenti rigidità.
Venivano richiesti ai partecipanti contributi, elaborazioni da sottoporre al Mi- nistro – che si riservava ampia valutazione – nell’occasione di un prossimo incontro fissato per il prossimo 13 marzo.
Seguivano documenti delle associazioni partecipanti agli incontri, nei quali ognuna precisava le rispettive posizioni.
Parallelamente, il Ministro incontrava anche l’Ufficio di Presidenza dell’Associazione tra gli studiosi del processo penale – al quale non presenta-
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va i riferiti documenti, stanti i differenti ruoli – e con il quale apriva un canale di interlocuzione sul piano culturale e scientifico, destinato a materializzarsi in un documento di ipotesi riformatrici.
La consapevolezza delle Associazioni - portatrici di “interessi” negli equilibri di potere dentro il processo - dell’opportunità (rectius, necessità) di presen- tarsi al Ministro, ove possibile, con una proposta comunde, sta suggerendo alle stesse di riprendere l’intesa fin qui condivisa sulle tre aree tematiche indi- cate (depenalizzazione, udienza preliminare, riti speciali), verificando in quali termini possano sussistere – peraltro limitati – piani di convergenza anche sulle indagini preliminari (poteri del p.m.) e sulla impugnazione (esigenze di- fensive). I prossimi giorni dovrebbero chiarire in termini più precisi questi profili, fermo restando l’intento del Ministro di ascoltare, ma con la riserva di decidere - in quale modo - “a prescindere”.
Dopo le prese di posizione dello scorso sabato 9 marzo dell’Associazione Nazionale Magistrati e delle Camere penali, la situazione è in stand-by.
L’A.N.M., pur ribadendo la possibilità di un accordo sui tre temi dei riti, dell’udienza preliminare e delle depenalizzazione, variamente declinati, mani- festa non secondarie convergenze sui famosi trentandue punti del documento del Ministro (che è invero un pò apocrifo, ma al quale ormai si fa da tutti comunque riferimento). Di fronte a questa posizione dei magistrati, le Came- re penali hanno dichiarato la loro indisponibilità al di fuori delle più volte ri- badite aree tematiche con un documento di chiusura al dialogo, temendo un comportamento ambiguo dell’ANM.
Il Ministro, in vista dell’incontro del 13 marzo, ha invitato le due associazioni alla ricerca di una intesa. Le Camere penali chiedono all’ANM di chiarire il senso della loro posizione che, come detto, per un verso sono disponibili ad una intesa ma per un altro manifestano consenso su alcuni punti del docu- mento ministeriale che è irricevibile da parte dell’avvocatura.