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N Amiloidosi: nuovi farmaci e collaborazioni internazionali per la cura della malattia

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Academic year: 2022

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S P E C I A L E M A L A T T I E R A R E

Ne abbiamo parlato con un grande riferimento del settore, il Prof. Dario Roc- catello, Professore Ordinario di Nefrologia dell’Università di Torino e Direttore del Centro Universi- tario di Eccellenza delle Malattie Nefrologiche, Reumatologiche e Rare (ERK-net Member) e Coor- dinamento Interregionale della

Rete delle Malattie Rare del Piemonte e della Valle d’Aosta (CMID- SCU Nefrologia e Dialisi) localizzata presso l’Ospedale Hub San Giovanni Bosco di Torino.

Professore, che cos’è l’Amiloidosi e quali sono le forme principali?

“Per Amiloidosi si intende un gruppo eterogeneo di disordini dovuti alla deposizione e l’accumulo extra- cellulare di un materiale proteico caratterizzato da al- terazioni strutturali che ne determinano la riorganiz- zazione in fibrille aggregate e insolubili. Il deposito di questo materiale (chiamato “amiloide”) induce una progressiva disfunzione d’organo. Cuore, reni, nervi periferici, fegato, milza, apparato gastroente- rico, cute, in qualche caso la lingua sono i distretti più colpiti. Ad oggi sono stati identificati 36 differen- ti tipi di proteine in grado di dare origine a fibrille di amiloide. Sono potenzialmente amiloidogeniche le catene leggere delle immunoglobuline, prodotte in corso di discrasie plasmacellulari (Amiloidosi AL, la stragrande maggioranza delle Amiloidosi sistemi- che), la proteina SAA, prodotta a seguito di svariati processi infiammatori cronici (Amiloidosi AA), la transtiretina (Amiloidosi ATTR), responsabile sia di malattie familiari che acquisite (forma “senile”), ed altre proteine mutate responsabili di forme familiari (Apolipoproteina A/C, gelsolina, lisozima, cistatina C)

o forme prevalentemente sporadi- che (fattore chemiotattico leucocita- rio, beta 2 microglobulina)”.  

 Come si tratta l’Amiloidosi a seconda delle forme in cui si presenta? 

“Riferendoci alle tre principali Ami- loidosi sistemiche, nel caso della forma AL il trattamento è quello della discrasia plasmacellulare alla base dell’i- perproduzione di catene leggere: combinazioni di farmaci citoriduttivi (melfalan, ciclofosfamide), immunomodulatori (talidomide, lenalidomide) ed anti-proteasoma (bortezomib) o più recentemente un anticorpo monoclonale anti CD38 (un recettore presente, ancorchè non selettivamente, sulle pla- smacellule) molto efficace sia quando somministra- to in combinazione con farmaci tradizionali, come il Bortezomib, sia – come dimostrato in un nostro studio di prossima pubblicazione su Autoimmunity Reviews – quando è somministrato da solo.  Nell’A- miloidosi AA (cosiddetta reattiva) il trattamento è so- prattutto mirato al controllo della condizione infiam- matoria di base, oggi più spesso garantito dai nuovi farmaci biotecnologici diretti contro le citochine proinfiammatorie (TNFalfa, Interleuchina 1 e Inter- leuchina 6). Infine la terapia dell’Amiloidosi ATTR si può oggi avvalere di stabilizzatori della transtiretina (come il Tafamidis) che ne riducono il potenziale di autoaggregazione, agenti che interferiscono con le attività dell’RNA coinvolto nel segnale di produzione della molecola amiloidogenica (come il patisiran) e oligonucleotidi antisenso (come l’inotersen) che di nuovo impediscono a livello genico la produzione di proteina. Si tratta di strumenti terapeutici molto innovativi, impensabili fino a pochi anni fa”. 

Quanto conta il supporto di una Rete Europea di Riferimento per lo studio e la cura di queste malattie?  

“Le Reti Europee si stanno imponendo come riferi- mento per iniziative di ricerca non solo epidemiolo- gica, ma anche patogenetica e clinica (in particolare per l’impiego di terapie innovative). Rappresentano anche un riferimento importante per i pazienti. Il no- stro Paese, tuttavia, anche per quanto attiene l’Ami- loidosi, è dotato di un potenziale tecnologico ed as- sistenziale largamente competitivo con qualsiasi altro sistema sanitario europeo. E tale da non giustificare alcuna migrazione sanitaria, ma risultare al contrario attrattivo. Al momento non esiste una Rete Europea di Riferimento per le Amiloidosi Sistemiche nel loro complesso. L’Amiloidosi AL è contemplata nella Rete delle Malattie del Sangue (ERN EuroBlood-net), quel- la reattiva alla Rete dei disordini immunologici (RITA- ERN-net) o a quella dei disordini reumatologici (ERN- ReCONNET), l’Amiloidosi ATTR alla rete delle malattie neuromuscolari (ERN-EUROMND) e tutte le forme a coinvolgimento renale alla rete delle malattie nefro- logiche (ERK-net). È attualmente in discussione l’op- portunità di riunire le diverse forme di Amiloidosi in un’unica Rete”.

Malattie Rare e Covid-19: quali raccomandazioni sono state date per la gestione dei pazienti affetti da queste patologie e in particolare da Amiloidosi?  

“Le Regioni hanno elaborato diversi protocolli di gestione dei pazienti con Malattie Rare. Nel nostro Centro, e in generale in Piemonte, sono stati utiliz- zati nella Fase 1 sistemi di televisita o contatti tele- fonici iterativi, proroghe  dei piani terapeutici (nor- mate a livello regionale) e, laddove indispensabili, trattamenti in regime di ricovero ordinario o Day Hospital molto protetti. Nella Fase 2 è in program- ma nella nostra Regione l’implementazione, con- divisa con le Associazioni dei pazienti, di misure molto stringenti di graduale riapertura delle atti- vità assistenziali”.

CONTATTI

Prof. Dario Roccatello

Professore Ordinario di Nefrologia dell’Università di Torino Corso Raffaello 30 – 10100 Torino Tel. 011 2402072

Mail: dario.roccatello@unito.it

Amiloidosi: nuovi farmaci e collaborazioni internazionali per la cura della malattia

GRAZIE A TERAPIE MOLTO INNOVATIVE E AL LAVORO DI STUDIO E RICERCA DEI CENTRI DI RIFERIMENTO, OGGI MOLTE MALATTIE RARE, TRA CUI L’AMILOIDOSI, HANNO SEMPRE PIÙ SPERANZA DI ESSERE CURATE.

Prof. Dario Roccatello

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