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PATOLOGIE PROSTATICHE

PATOLOGIE PROSTATICHE

PATOLOGIE PROSTATICHE

PATOLOGIE PROSTATICHE

2.1: CONSIDERAZIONI GENERALI

La prostata può essere interessata da innumerevoli patologie primitive, così classificabili secondo Marcato (2002):

• CISTI

– Cisti dei linfatici periprostatici

– Cisti periprostatiche fibrose e/o epiteliali – Cisti prostatiche epiteliali

– Cisti del dotto paramesonefrico

• CORPORA AMYLACEA • CALCOLI • ATROFIA / IPOTROFIA – involuzione senile – castrazione, estrogeni • METAPLASIA – squamosa

• associata ad iperplasia ed ipersecrezione

• stesse lesioni in ghiandole bulbo-uretrali e uretra prostatica

– mucosa

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• IPERPLASIA

– molto frequente nel cane anziano – influenza ormonale

• alterazione del rapporto androgeni/estrogeni sierici

– iperplasia ghiandolare benigna

• iperplasia adenomatosa papillare dendritica (sollevamento dell’epitelio in pieghe verso il centro degli alveoli)

– iperplasia complessa

• iperplasia cistica della prostata: epitelio iperplastico che tappezza alveoli cistici (dilatati dal ristagno di secreto) e contemporaneo aumento dello stroma connettivale e muscolare

• accompagnata da un’infiammazione cronica

• probabile evoluzione dell’iperplasia ghiandolare benigna

• PROSTATITE

– associata ad iperplasia

– E. coli, Proteus, Pseudomonas, Brucella, stafilococchi, streptococchi, cimurro – via ematogena o ascendente

–infezioni delle basse vie urinarie, urolitiasi, neoplasie, traumi

–alterazioni della normale secrezione prostatica (metaplasia squamosa e iperplasia

cistica)

– acuta (purulenta)

– diffusa o a focolaio, aumento asimmetrico, congestione, zaffi purulenti – cronica (apostematosa)

– ascessi multipli, che fistolizzano o confluiscono

• NEOPLASIE DELLA PROSTATA

- Neoplasia epiteliale(carcinomi ed adenocarcinomi)

– poco frequenti – età media 10 anni – molto aggressive

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- Tumori mesnchimali

– ancora più rari

-Neoplasie secondarie

– Linfoma

– Invasione da carcinomi uroteliali dal collo della vescica o dall’uretra prostatica

Le manifestazioni cliniche delle diverse malattie prostatiche sono simili tra loro poiché ognuna causa un certo grado di ingrossamento o infiammazione della ghiandola (Nelson e Couto, 2006); i segni più frequenti sono scolo uretrale, ematuria e tenesmo rettale (Kraviec e Helfin, 1992).

Questi sintomi possono inoltre verificarsi in cani affetti da patologie delle basse vie urinarie e con problemi intestinali, pertanto, estremamente aspecifici. Altre manifestazioni aspecifiche sono febbre, malessere generale e dolore del tratto caudale dell’addome in corso di prostatiti batteriche e neoplasie; l’adenocarcinoma può rendere anomala l’andatura dell’animale come conseguenza di lesioni metastatiche a livello pelvico e della colonna vertebrale nel suo tratto lombare. Poco frequenti, a differenza dell’uomo, sono invece difficoltà nella minzione, incontinenza e infertilità.

TAB 2.1.1: schematizzazione dei segni clinici caratteristici delle diverse patologie prostatihe.

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Nei cani con i suddetti sintomi Ă© necessario effettuare un esame clinico completo ed un esame accurato della prostata.

La valutazione della prostata si fa mediante esplorazione rettale digitale (DRE), usando la seconda mano per palpare l’organo dalla parete addominale e intanto sospingerlo verso il canale pelvico (Barsanti e Finco, 1995). La palpazione é importante per valutare le dimensioni, la forma, la simmetria, la consistenza e la mobilità dell’organo, nonché per rilevare un’eventuale dolorabilità.

FIG 2.1.1: DRE

La prostata normale Ă© liscia, simmetrica, non dolorante, liberamente mobile e si apprezza bene la scanalatura mediana dorsale. Normalmente un attento esame clinico e i riscontri obiettivi consentono di localizzare i processi patologici, ma non sono in grado di differenziare le varie condizioni prostatiche.

Per una distinzione delle patologie specifiche Ă© necessario ricorrere a:  Radiografia

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 Studi di citologia prostatica  Valutazione istopatologica  Colture batteriche

 Esami di laboratorio

Spesso la lista delle diagnosi differenziali si elabora sulla base dei dati clinici unita ad associazioni di questi accertamenti diagnostici.

RADIOGRAFIA ADDOMINALE: La possibilità di visualizzare la prostata nel cane con l’esame radiografico varia in base all’età, alla maturità sessuale e alla patologia in corso; in un cane giovane, seppur sessualmente maturo, la prostata é quasi totalmente nel canale pelvico ed i suoi profili scarsamente definibili con questa tecnica (Bertoni et al., 2005).

L’esame radiologico é utile nel determinare alterazioni di forma, dimensioni e localizzazione della prostata, sebbene siano reperti non specifici, correlabili a diverse patologie. Atalan e coll. (1999) hanno ipotizzato essere un indice di prostatomegalia il riscontro, in radiografie addominali in proiezione latero-laterale, di dimensioni dorsoventrali della ghiandola superiori al 70% della distanza tra il promontorio sacrale e il margine dell’ingresso del bacino.

L’intimo rapporto tra prostata e vescica fa sì che, aumenti prostatici di volume dorsali, determinino uno spostamento craniale della vescica lungo il pavimento dell’addome; se la prostatomegalia, come accade spesso in corso di cisti e ascessi, é eccentrica la direzione dello

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spostamento vescicale può essere diverso. In caso di prostatomegalia ventrale si ha uno spostamento dorsale della vescica.

La prostata normale appare radio-opaca, ovoidale o rotonda, con bordo liscio e regolare, quasi totalmente nel canale pelvico; se il disegno supera cranialmente il margine del bacino si può affermare che é ingrossata (Burk e Ackerman, 1998). Nelle razze condrodistrofiche é invece normale la posizione davanti al margine del bacino della prostata, come in soggetti con vescica repleta e/o colon dilatato.

L’uretrocistografia può essere utile per valutare eventuali restringimenti, irregolarità, reflusso in quantità anormale dell’uretra prostatica e qualora sia difficile differenziare la prostata dalla vescica (Johonston, 1991). I reperti radiologici non differenziano comunque le cisti dagli ascessi o l’iperplasia dalla metaplasia e le prostatiti dalle neoplasie.

FIG 2.1.2: la freccia indica la prostata aumentata di volume; come si può ben capire é

impossibile , da tale immagine fare una diagnosi differenziale tra le diverse patologie

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ECOGRAFIA: l’esame ecografico é più sensibile della radiologia nella valutazione degli aspetti morfo-funzionali della ghiandola, in presenza di malattia prostatica intraparenchimale, poiché fornisce informazioni sull’omogenicità di quest’ultima, sulla natura focale o diffusa delle lesioni, sulle dimensioni e sull’alterazione di forma che determinano; inoltre é utile per valutare il diametro dell’uretra e per guidare aghi sottili e strumenti da biopsia.

La prostata normale Ă© uniformemente ed omogeneamente ecogena, simmetrica, bilobata e con margini regolari. Atalan e coll. sostengono che dimensioni normali in ecografia sono una media di: 2,9 cm di lunghezza, 2,3 cm di spessore e 2,5 cm di larghezza.

In corso di patologie si possono riscontrare cavitazioni, aumenti e/o diminuzioni di volume, margini irregolari e cambiamenti focali, multifocali o diffusi dell’ecoarchitettura.

La ghiandola é ben delimitata dai tessuti circostanti e appare una banda iperecogena riferibile all’interfaccia tessuo ghiandolare-connettivo periprostatico.

La si può osservare in sezione trasversale o longitudinale, dove l’uretra, nella prima appare come un’area tondeggiante ecopriva, nella seconda scansione si presenta come una stria anecogena che divide la ghiandola in due parti. Nella parte centrale si possono notare strie lineari iperecogene espressioni del tessuto fibroso periuretrale e/o della confluenza dei dotti escretori prostatici nell’uretra (Bertoni, 2005). Lo studio ecografico può avvenire mediante diversi approcci:

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ultrasonography, TRUS) in base all’esperienza acquisita in campo

umano. Tuttavia nel cane, l’applicabilità transrettale é molto limitata dal costo elevato delle sonde, dalle dimensioni inadeguate di quest’ultime per i soggetti di taglia medio-piccola e dalla necessità di sedare i pazienti.

Ciò rende l’approccio transaddominale la tecnica d’elezione attuale per l’esplorazione ultrasonografica della prostata canina.

Oltre alla valutazione morfo-strutturale, l’esame ecografico può dare informazioni sulla funzionalità vascolare, grazie alla tecnica Doppler.

FIG 2.1.3: prostata di dimensioni, ecogrnicitĂ  e struttura normali.

ESAME CITOLOGICO E MICROBIOLOGICO : materiale cellulare può essere ottenuto direttamente dall’uretra o attraverso aspirazione con ago sottile dalla ghiandola.

Il metodo diretto Ă© la raccolta, mediante catetere, in seguito a massaggio prostatico; campioni piĂą rappresentativi si possono avere

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iniettando una soluzione salina di lavaggio vicino all’uretra, e aspirandola, durante il massaggio. Sicuramente però l’ago aspirato ecoguidato é il metodo migliore per ottenere campioni cellulari rappresentativi, soprattutto quando si hanno lesioni focali (Cowell et al., 1999).

FIG 2.1.4: tecnica del massaggio prostatico con iniezione di soluzione salina di lavaggio per la raccolta di materiale cellulare.

Sia l’esame citologico che microbiologico sono spesso fondamentali per la conferma della diagnosi, infatti, utilizzando la tecnica adeguata é possibile ottenere campioni di liquido o tessuto prostatico la cui valutazione citologica é in grado di differenziare la malattia in corso (Baker e Lumsden, 2001).

Come detto sopra il materiale prostatico può essere ottenuto con diverse metodiche; il sistema migliore per ottenere un campione dalla prostata del cane é l’aspirazione transaddominale ecoguidata con ago

sottile. Grazie alla visualizzazione ecografica si può dirigere l’ago precisamente sul tessuto che notiamo alterato ed eventuali colture

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batteriche, in caso di sospetto fenomeno settico, consentiranno un accertamento di notevole attendibilitĂ  (Feldmann e Nelson, 2004).

Di solito vengono usati aghi da 20 o 22 G, lunghi 6-15 cm, analoghi a quelli usati per il prelievo del liquido cefalo rachidiano. Normalmente non si presentano complicanze particolari, occasionalmente si possono avere piccole emorragie periprostatiche o ematuria transitoria che, in genere, si risolve in 48h.

L’agoaspirato normale contiene cellule epiteliali cubiche o tendenzialmente colonnari, con citoplasma basofilo finemente granulare ed occasionalmente vacuolizzato. I nuclei sono tondi o ovalari con nucleoli singoli e poco evidenti (Thrall, 1985). Alcuni autori dichiarano che l’agoaspirato può essere fonte di contagio peritoneale o penetrazione di materiale infetto o neoplastico nelle strutture circostanti, in realtà il rischio é minimo; Teske e coll. (1996) non hanno avuto infatti alcun tipo di problema in uno studio eseguito su 77 cani valutati con tale metodica.

In alternativa all’agoaspirato si può eseguire il massaggio prostatico introducendo un catetere in vescica e rimuovendo tutta l’urina presente, tranne un campione usato per futuri confronti. Si iniettano 5-10 ml di soluzione fisiologica sterile, che poi viene aspirata, ottenendo il prelievo pre-massaggio. Il catetere viene fatto successivamente retrocedere a livello prostatico, sotto controllo del dito esploratore, si esegue il massaggio della prostata per 1-2 min. e, tenendo chiuso l’ostio uretrale esterno, si iniettano altri 5-10 ml di fisiologica sterile che rappresentano il campione post-massaggio ( Feldmann, 2004).

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La comparazione delle due colture individuerĂ  la presenza o meno di patologia prostatica.

Nei soggetti sani il prelievo post-massaggio dovrebbe contenere solo pochi elementi cellulari, (emazia, leucociti, cellule squamose e di transizione) (Barsanti e Finco, 1995) e con carica batterica < a 100 elementi/ml.

Questa metodica appare, però, meno valida della precedente poiché i campioni sono sempre contaminati da materiale proveniente dalla vescica, inoltre, può portare alla rottura di ascessi prostatici o liberazione di emboli settici e in caso di cancro spesso non si trovano le cellule neoplastiche.

Quasi del tutto simile ma più indicato per l’accuratezza dei prelievi é il

massaggio prostatico e prelievo bioptico con spazzolino. La differenza é che nell’uretra il catetere funge da protezione dall’inquinamento microbico per un mandrino fornito all’ estremità di una specie di spazzolino per prelievi citologici.

Una volta posizionato il catetere a livello del meato prostatico, lo spazzolino viene sospinto fuori dal catetere e fatto ruotare su se stesso, durante il massaggio, per raccogliere il materiale da analizzare; il resto Ă© tutto uguale. Importante, in entrambi i due casi, Ă© il confronto con prelievi uretrali e vescicali, fatti prima di quello del liquido prostatico.

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FIG 2.1.6: (A) catetere per il massaggio prostatico; (B) spazzolino

VALUTAZIONE ISTOPATOLOGICA : questo esame viene fatto su campioni di prelievi bioptici ed é attualmente il metodo più accurato per diagnosticare le patologie prostatiche, in quanto fornisce materiale sia per la valutazione istopatologica che per l’esame colturale. La biopsia ad oggi viene eseguita con approccio transaddominale ecoguidata.

Dopo anestesia generale del soggetto, si prepara chirurgicamente la cute e viene fatta una piccola incisione, con lama di bisturi n°11, per far passare lo strumento da biopsia. Grazie all’ecografia aumentano le possibilità di un campione diagnostico e si riducono i rischi di complicazioni quali: ematuria transitoria, orchite ed edema scrotale. Ovviamente é la metodica diagnostica più invasiva di tutte.

ESAMI DI LABORATORIO : insieme alla visita clinica sono il primo passo verso la diagnosi o comunque un ulteriore metodo d’indagine da affiancare ai precedenti. L’esame emocromocitometrico può mettere in evidenza una leucocitosi neutrofila in caso di fenomeni infettivi,

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l’esame delle urine allo stesso modo ci può dare indicazioni sulla presenza di sangue, batteri, pus provenienti dalla prostata; in alcuni casi non ci dovrà meravigliare di un esame del sangue e dell’urine completamente normale.

2.2 : METAPLASIA SQUAMOSA

Le cellule epiteliali cubiche o colonnari possono sviluppare le caratteristiche morfologiche e cromatiche delle cellule squamose in conseguenza ad una stimolazione estrogenica (Lumsden e Baker, 2001). Le cause piĂą frequenti sono i tumori delle cellule del Sertoli, somministrazioni esogene di estrogeni a scopo terapeutico e raramente neoplasie surrenaliche.

I recettori per gli estrogeni, (vedi cap.1.7), sono presenti a livello delle cellule duttali, mesenchimali e in un 10% della componente epiteliale; un loro aumento, oltre a causare una metaplasia squamosa dell’epitelio, porta anche a stasi duttale, formazioni cistiche (cisti prostatiche epiteliali) che possono trasformarsi in ascessi (Barsanti, 1995) e ad un ingrossamento complessivo della ghiandola. Questa patologia, infatti, si accompagna spesso a forme di iperplasia prostatica benigna (Marcato, 2002).

Il metodo migliore per diagnosticarla sembra essere il prelievo bioptico con spazzolamento in associazione a massaggio prostatico.

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A livello citologico patognomonico, della differenziazione in senso squamoso, Ă© un rapporto N:C da ridotto a intermedio, citoplasma con cromatina basofila e contorno poligonale e angolato delle cellule.

2.3 : CISTI

Possono essere congenite o insorgere secondariamente ad altre patologie come neoplasie, prostatiti e iperplasia.

Cisti dei linfatici periprostatici : sembrano essere conseguenza del dislocamento dei linfatici perighiandolari in seguito ad ipertrofia ghiandolare. Si osservano in cani anziani e si presentano come formazioni multiple, rotondeggianti o irregolari, grandi fino a 2 cm con parete sottile e traslucida per la presenza di liquido incolore.

Cisti periprostatiche o paraprostatiche rivestite da epitelio o tessuto fibroso: si osservano in cani anziani soprattutto di grossa taglia, craniolateralmente o caudalmente alla vescica e alla prostata (Krawiec, 1992; Closa 1995). Possono essere singole o multiple, piccole o molto grandi ( fino a 20 cm), spesso comunicano attraverso piccole aperture con dotti e acini ghiandolari e la parete può essere tessuto fibroso ma anche epitelio secernente, il contenuto varia da rosa a bruno reso torbido e spesso maleodorante da fibrina e l’eziologia é sconosciuta ma potrebbero essere resti dei dotti di Müller (Ettinger, 2002).

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Cisti prostatiche epiteliali (vere): si trovano all’interno della prostata e si formano per ritenzione di secreto in cani con IPB e Metaplasia squamosa; l’eziologia é sconosciuta, ma come per le altre due patologie a cui si accompagnano, é importante l’aumento degli ormoni estrogeni. possono raggiungere notevoli dimensioni, il contenuto é un liquido biancastro lattiginoso e le pareti solitamente sottili (Marcato, 2002).

In corso di patologia cistica, qualunque sia la natura, i soggetti manifestano anoressia, distenzione addominale, debolezza, ematuria e/o disuria (Closa et al., 1995), tutto si aggrava con l’aumentare del numero e delle dimensioni. Lo scolo uretrale o gli aspirati, dal punto di vista citologico, sono acellulari e favoriscono la differenziazione delle cisti dagli ascessi.

Per la diagnosi, oltre al suddetto esame citologico, la radiografia con mezzo di contrasto può essere utile per differenziare cisti paraprostatiche da prostatomegalie; l’ecografia può risultare utile per differenziare, invece, le cisti paraprostatiche da quelle da ritenzione e per avere una definizione migliore si può infondere soluzione fisiologica in vescica (Ettinger, 2002).

2.4 : NEOPLASIE

Si riscontrano in soggetti di età avanzata (in media sui 10 anni) e, a differenza di quanto si verifica nell’uomo, sono piuttosto rari.

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Generalmente si tratta di neoplasie epiteliali, adenocarcinoma

prostatico, e l’incidenza desunta da studi eseguiti alla necroscopia é compresa tra lo 0,2 e lo 0,6% di tutti i tumori (Bell, 1991); solitamente piuttosto aggressivi, metastatizzano nel 70-80% dei casi a livello dei linfonodi iliaci, polmone, vescica, ossa e talvolta al mesentere, al colon e al retto (Marcato, 2002). Causano un aumento di volume asimmetrico della ghiandola a superficie irregolare con la presenza di formazioni nodulari dure e dolenti alla palpazione. I sintomi che vengono manifestati dai soggetti colpiti sono: tenesmo rettale, stipsi, anoressia, perdita di peso, minzione difficoltosa, ematuria, scolo uretrale ematico e debolezza degli arti posteriori. Altre anormalità sono il dolore addominale, dolore in risposta alla palpazione, aumento di volume della parte caudale dell’addome, aumento dei linfonodi sottolombari e depressione. La prognosi é infausta in quanto al momento della diagnosi spesso si hanno già metastasi diffuse (Bell, 1991; Hargis, 1983).

La maggior parte delle prostate carcinomatose presenta aree iperplastiche, facendo supporre che l’iperplasia sia la base da cui evolvono. Non mancano, anche se di gran lunga più rare, reazioni sclerosanti che portano addirittura ad una diminuzione del volume prostatico.

Questi tumori, in realtà, possono essere ancora più rari di quanto riportato in letteratura, perché spesso mal distinguibili dai carcinomi

uroteliali che originano nell’uretra prostatica. La sua distinzione dal carcinoma prostatico può risultare difficile e richiedere un’accurata

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dissezione del campione macroscopico, l’esame istopatologico di sezioni multiple e l’impiego del metodo immunoistochimico con anticorpi monoclinali verso la fosfatasi acida prostatica, non presente nelle neoplasie uroteliali. Le cellule epiteliali tumorali si presentano in grandi aggregati con perdita del normale orientamento cellulare e delle architetture mosaiciformi; il rapporto N:C é aumentato con lieve o moderata anisocitosi e nucleoli numerosi e prominenti, di rado alcune cellule hanno attività secernente (Baker e Lumsden, 2001).

Ancora piĂą rari sono i tumori mesenchimali , benigni o maligni, e si tratta in genere di sarcomi, fibromi, leiomiomi e leiomiosarcoma, con caratteristiche analoghe alle stesse neoplasie dei tessuti molli.

Infine la prostata può essere sede di neoplasie secondarie del sistema linforeticolare o di metastasi del carcinoma del collo vescicale.

Per la diagnosi di neoplasia, oltre ai riscontri clinici, Ă© fondamentale la conferma citologica e/o istologica ottenuta mediante prelevamento di campioni con agoaspirazione e/o biopsia ecoguidate. Ecografia e radiologia possono essere validi ausili diagnostici per valutare sviluppo e caratteristiche del tumore ed eventuali metastasi.

2.5 : PROSTATITI

L’infiammazione della prostata é una patologia piuttosto comune nel cane, in particolare in soggetti anziani con concomitanti lesioni

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iperplastiche (Marcato, 2002). Normalmente la prostata é un ambiente praticamente sterile, poiché alla risalita di batteri verso le vie genitali ed urinarie superiori si oppongono numerosi meccanismi difensivi, (Feldmann e Nelson, 2004) quali:

a) Dilavamento continuo creato dal flusso urinario e del secreto prostatico,

b) Movimenti peristaltici uretrali,

c) Conformazione uretrale in grado di “intrappolare” i microrganismi,

d) Presenza di un fattore antibatterico nel liquido prostatico,

e) ImmunitĂ  mucosale con produzione di IgA

In seguito ad alterazioni dell’architettura prostatica dovute a iperplasia benigna, neoplasie, metaplasia squamosa e formazioni cistiche, possono venire meno uno o più dei meccanismi difensivi prima menzionati. Le modificazioni strutturali, unite alla produzione di substrati favorevoli, predispongono una crescita batterica che esita nel fenomeno flogistico. L’agente causale più comunemente coinvolto é Eschrichia Coli, seguita, in ordine d’importanza, dagli Stafilococchi coagulasi-positivi, Streptococchi, dalle Klebsielle spp. e dagli Enterobacter, mentre é raro il riscontro di Proteus mirabilis, Pseudomonas, Brucella canis e le prostatiti granulomatose in generale. Le prostatiti si dividono sulla base di segni clinici sistemici e locali in: acute e croniche (Couto, 2006; Marcato, 2002).

I fenomeni acuti sono caratterizzati da letargia del soggetto colpito, inappetenza, scolo ematico o purulento uretrale/prepuziale,

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dolorabilità addominale più o meno marcata, spesso uniti a febbre, rifiuto di accoppiarsi e dolore alla visita rettale. Tale forma ha carattere purulento, diffuso o a focolaio, provoca spesso un aumento asimmetrico del volume dell’organo con edema e congestione; l’esito può essere la guarigione o la cronicizzazione con formazione di ascessi solitamente multipli, soprattutto quando l’infezione provoca lo sviluppo di ampie tasche di raccolta del materiale purulento.

Le prostatiti croniche rappresentano la diretta complicanza di un processo flogistico acuto, ribelle alla terapia oppure un fenomeno ex novo in un cane sano fino a quel momento (Nelson, 2004). Nella flogosi cronica si possono osservare pochi segni clinici, quello che deve far insospettire sono le ricorrenti infezioni delle vie urinarie in un soggetto apparentemente sano e intero. Più raramente si ha scolo uretrale e/o prepuziale, tenesmo o costipazione e peritoniti; all’esplorazione rettale la ghiandola si presenta normale o asimmetrica qualora sia presente una cavità cistica o ascessuale denunciata dalla presenza di aree cedevoli e fluttuanti, solitamente indolenti.

Le prostatiti batteriche e gli ascessi prostatici vengono diagnosticati sulla base dell’esame clinico unito ad ecografia, esami colturali del liquido prostatico e/o dell’urina e dalle indagini citologiche su materiale ottenuto per agoaspirazione. Oltre i sintomi descritti prima, rilevabili alla visita, l’ecografia ci indirizza verso la diagnosi, qualora metta in evidenza una ghiandola con: aree iperecogene e presenza di zone ipo o anecogene, in caso di fenomeno cronico con cisti o ascessi; aree ad ecogenicità normale o attenuata a cui si alternano zone

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iperecogene irregolari. L’esame colturale si fa su liquido prelevato con massaggio prostatico o su materiale ottenuto da agoaspirazione ed é importante per la scelta dell’antibiotico adeguato, fatta attraverso antibiogramma, e il tempo di durata della terapia. L’agoaspirato, in caso di sospetta prostatite con ascessi, é opportuno eseguirlo in corso di ecografia ed evitare la biopsia. La diagnosi istopatologica di infezione é correlata alla citologia infiammatoria e alla crescita superiore a 100.000 batteri/ml. Di ausilio sono inoltre: l’esame emocromocitometrico, con presenza di iperleucocitosi neutrofila prevalentemente nei fenomeni acuti, e l’esame delle urine con presenza di ematuria, piuria e batteruria; non ci deve stupire se, entrambi questi riscontri diagnostici, risultano del tutto normali, talvolta, nelle prostatiti croniche (Feldmann, 2004).

Figura

FIG 2.1.1: DRE
FIG 2.1.2: la freccia indica la  prostata aumentata di volume;  come si può ben capire é
FIG 2.1.3: prostata di  dimensioni, ecogrnicitĂ  e  struttura normali.
FIG 2.1.4: tecnica del massaggio  prostatico con iniezione di  soluzione salina di lavaggio per  la raccolta di materiale cellulare
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Riferimenti

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