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2. MATERIALI E METODI

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2. MATERIALI E METODI

2.1 AREA DI STUDIO

Il Lago di Porta rappresenta la zona umida costiera più settentrionale della Toscana. E’ compreso tra la stretta fascia di pianura che si interpone tra il mare da un lato e le colline che si ergono ai piedi delle Alpi Apuane dall’altro, ed è inserita in un contesto territoriale fortemente antropizzato. I suoi confini amministrativi ricadono nei comuni di Pietrasanta e Montignoso appartenenti rispettivamente nelle province di Lucca e di Massa-Carrara.

L’area è delimitata a nord dalla linea ferroviaria Genova-Pisa e dalla Statale Aurelia e a sud dall’autostrada A12 Genova-Livorno.

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andranno di seguito ad immettersi nel Fosso del Metano, considerato l’unico emissario del lago.

Da quanto riportato nel Regolamento dell’A.N.P.I.L., presente quale allegato della D.C.C. n.18 del 2003, nell’area è vietata ogni forma di attività venatoria ad eccezione della zona delle Rupi di Porta situata a monte della Statale Aurelia.

Nell’area inoltre si possono individuare tre ambiti territoriali distinti sulla base della loro importanza conservazionistica, come evidenziato in Figura 2.1.

Figura 2.1 Ambiti territoriali individuati nell’area protetta

L’indagine che ha permesso il rilevamento dell’avifauna del lago, è stata effettuata nei terreni ricadenti all’interno del perimetro dell’A.N.P.I.L. ad eccezione delle Rupi di Porta situate a nord della ferrovia.

2.1.1 L’origine del Lago di Porta

L’origine del Lago di Porta risale probabilmente al Medio Evo. La sua prima citazione storica si trova in un documento datato 1244, un Atto di confine tra i Nobili di Castello Aghinolfi e i Signori di Corvaia. Nel 1818 fu ritrovato sul letto del lago un elemento marmoreo riportante le sigle E AR con le sottostanti cifre CXIIX e

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sempre nello stesso anno fu scoperto il selciato di un’antica strada, quasi certamente la Via Emilia completata nel 109 d.C. dal censore Emilio Scauro. Quest’ultima, che costituiva il prolungamento dell’Aurelia Vecchia, congiungeva Roma con l’Alta Italia passando attraverso le città di Pisa, Lucca e Luni. A seguito dell’allagamento dei terreni con la conseguente formazione del lago, la Via Emilia venne abbandonata e sostituita con la Via Francesca, che, attraversando la città di Pietrasanta, passava sul ponte del fiume Frigido e si dirigeva verso il Passo della Cisa. La mancanza di documenti antecedenti il XIII secolo ed il ritrovamento del selciato fanno quindi supporre che il lago abbia avuto origine in epoca medievale (per le notizie storiche, vedi Migliorini e Marselli, 1990).

Le vicende che determinarono la genesi delle pianure costiere lungo il tratto litoraneo che si estende da Pisa fino al fiume Magra, iniziarono nel Pliocene a seguito di fenomeni di trasgressoni e regressioni marine che portarono alla formazione di cordoni dunali. La presenza di tali cordoni rese possibile l’accumulo di ingenti quantità di materiale litico di origine fluviale dando origine ad estesi coni di deiezione. L’area in cui successivamente si formerà il Lago di Porta era esclusa da questi accumuli di materiale grossolano in quanto si interponeva tra il torrente Montignoso da un lato e i fiumi Versilia e Bonazzera dall’altro, ricevendo quindi dalle loro esondazioni solo materiale fine e torboso. Il continuo deposito di questi materiali e il loro costipamento crearono una depressione nella quale si raccolsero le acque dei fiumi circostanti determinando così la formazione del lago.

Al momento della sua origine il Lago di Porta faceva parte della “Silva Regia”, ovvero di quella grande boscaglia che si estendeva pressoché ininterrotta dal fiume Frigido fino a Cecina. Rappresentazioni cartografiche del sec. XVI mettono in evidenza le fasce di vegetazione che caratterizzavano la pianura della Versilia di un tempo: lungo la fascia litoranea si trovava la macchia mediterranea seguita dai boschi di lecci ed oltre si trovavano le aree paludose che circondavano il lago ed i boschi di

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si introducono abbondanti quantità di ragni, di muggini e di altro pesce bianco di esquisita bontà…”. Anche in un documento di Sforza del 1867 si dice che nel 1391 il pescato del Lago di Porta era venduto sui mercati di Lucca ed era preferito a quello proveniente da altri luoghi.

La pesca non era l’unica risorsa economica legata al lago. In quest’area infatti veniva praticata la caccia alla folaga e al piccione selvatico (Santini, 1858-1862) e il collegamento con il mare favoriva il commercio e il trasporto locale e permetteva di utilizzare il lago come porto per le piccole imbarcazioni. Nel 1800 si ebbero i primi tentativi di coltivare il riso nei terreni allagati adiacenti, ma la pratica, che riscosse un grande successo nel 1842 a seguito di un florido raccolto, venne subito abbandonata per il timore della malaria, peraltro già ampiamente diffusa in queste zone.

Il lago è andato progressivamente incontro ad una riduzione del suo perimetro (dai 300 ha nel 1500 a 120 ha nel 1770, fino quasi a scomparire) dovuta alle variazioni dei tracciati dei fiumi circostanti che vi furono apportate. Le prime modifiche riguardarono il torrente Montignoso che nel 1619 fu canalizzato e fatto sfociare nell’emissario Cinquale perdendo così la sua funzione di immissario. L’innalzamento dell’alveo è legato alle modifiche del corso del fiume Versilia che all’inizio del sec. XVIII fu totalmente deviato all’interno del lago riversandovi nel tempo tutti i suoi sedimenti. Per tutto il 1700 e il 1800 venne portato avanti un progetto di bonifica per colmata che si concluse solamente nel 1906: il Lago di Porta, al termine di questo anno, fu ridotto ad un piccolo stagno.

2.1.2 L’assetto del lago negli ultimi decenni

Dal 1900 in poi l’area del Lago di Porta è stata caratterizzata da un susseguirsi di opere idrauliche e di bonifica che ne hanno modificato l’assetto in maniera sostanziale. Gli ultimi interventi legati al riassetto del fiume Versilia risalgono al 1918 quando quest’ultimo fu deviato esternamente all’alveo in modo da evitarne un ulteriore interramento. Nel 1932 inoltre fu costruito l’argine che delimita il lago a nord e che in quegli anni determinò una forte riduzione dell’area palustre. Tra gli anni ’30 e gli anni ’50 si ebbero delle modifiche nella conduzione dei terreni: venne progressivamente abbandonato lo sfalcio delle erbe nei prati ubicati nella parte centrale dell’area, favorendo così il ripristino della copertura arborea. Furono via via abbandonate anche le pratiche dello sfalcio della cannuccia di palude, delle tife e del

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falasco che incrementarono la chiusura dei chiari. Tra il 1969 e il 1970 il Rio Strettoia, che si immetteva anch’esso nell’alveo del lago, fu indirizzato nel Versilia e sempre in questi anni il Versilia stesso venne completamente arginato mentre il corso del torrente Montignoso fu prolungato fino a sfociare nel Versilia, raccogliendo poche decine di metri prima, le acque del fosso del Metano.

Tutti questi interventi erano volti ad impedire un ulteriore riempimento del lago e nello stesso tempo erano mirati ad utilizzare quest’ultimo come cassa di espansione nel caso in cui si fosse presentato il pericolo di esondazione dei corsi d’acqua adiacenti.

Agli inizi degli anni ’80 il Lago di Porta fu abusivamente utilizzato come discarica di pezzami di marmo e di materiale di risulta della lavorazione di quest’ultimo. Ne sono prova le foto aree del 1965 che vedono l’acqua del Rio Strettoia e del Versilia di colore bianco lattiginoso e le testimonianze di naturalisti e botanici che in quegli anni portavano avanti studi sull’area (Bartelletti,1981 e Garbari e Tomei,1982). Sicuramente l’accumulo di inerti modificò in maniera irreversibile la qualità del terreno ma il danno più grave fu causato dalla “marmettola”, ovvero dal quel fango, costituito da polvere di marmo e acqua, prodotto nelle segherie con il taglio dei blocchi e delle lastre. La marmettola, oltre ad innalzare il livello dell’alveo dei fiumi o dei bacini in cui viene depositata, crea uno strato impermeabile che impedisce l’attecchimento di qualsiasi forma di vita. Per favorire l’attività di scarico furono approntati sempre in quegli anni dei bacini di decantazione a nord del Rio Strettoia. Oltre ai problemi legati all’inquinamento delle acque e del suolo va aggiunto inoltre lo stravolgimento che una parte di bosco, in prossimità del corso del fiume Versilia, subì in quel periodo, venendo utilizzato come pista da motocross. Nel 1996 infine, a seguito dell’alluvione che interessò la zona, venne risezionato il corso della fossa Fiorentina portandolo così ad immettersi nel fosso del Metano e vennero innalzati gli argini del lago per garantire la messa in sicurezza idraulica del Fiume Versilia.

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2.2. METODOLOGIE DI RILEVAMENTO DELL’AVIFAUNA

In questo paragrafo si indicano le metodologie che hanno consentito la stesura della check-list dell’avifauna del Lago di Porta. L’insieme delle informazioni raccolte sono il risultato di approcci diversi all’osservazione degli uccelli: si va infatti dall’utilizzo di metodologie scientifiche di tipo quantitativo, ad osservazioni sporadiche.

Sono stati inoltre consultati i dati contenuti nella Banca Dati del Centro Ornitologico Toscano (C.O.T.) e i risultati di indagine o rapporti tecnici realizzati nell’ambito dell’attività dell’A.N.P.I.L. “Lago di Porta”, anche inedite. Infine sono state consultate le voci bibliografiche che mi è stato possibile reperire ad iniziare dalla ripresentazione del testo di Emilio Simi Prodromo della fauna della Versilia (Bartelletti, 1991).

2.2.1 Le osservazioni sul campo dal 2004 al 2006

Le informazioni più recenti sull’avifauna del Lago di Porta sono state da me personalmente raccolte nel triennio 2004–2006. Le metodologie utilizzate, tutte di tipo qualitativo e non quantitativo, sono state le seguenti:

 l’osservazione diretta

 l’ascolto (di canti, richiami, ecc.)  il playback

Le osservazioni diurne sono state effettuate ad intervalli di dieci giorni l’una dall’altra ad eccezione del periodo primaverile-estivo (da Aprile fino a metà Luglio) in cui sono avvenute una volta a settimana. Il metodo utilizzato è stato quello del transetto: il percorso scelto, lungo circa 4 km e coincidente in parte con il perimetro dell’area protetta (vedi Figura 2.2), ha permesso di visitare tutte le tipologie ambientali riscontrate per il Lago di Porta.

Le uscite sono avvenute tutte nelle prime ore del mattino ad eccezione di quattro, effettuate, durante la stagione estiva, a partire dal tardo pomeriggio fino al crepuscolo in modo da osservare il rientro degli Ardeidi nei chiari del lago.

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I mezzi di cui ci si è avvalsi per l’osservazione degli uccelli sono stati un binocolo 12x50 e un cannocchiale a 60 ingrandimenti.

Il transetto è stato percorso in un tempo non standardizzato (in media 4-5 ore) a seconda dell’esigenza di identificazione della specie, visto che il fine di questo studio era quello di fare un elenco degli uccelli senza dare alcun tipo di informazione riguardante parametri quantitativi. Gli ambienti che si sono prestati meglio all’osservazione diretta sono stati il canneto, le aree marginali e gli incolti degradati, mentre nel bosco è stato più utile il metodo dell’ascolto. La tecnica del playback è stata impiegata più volte per il canneto per rilevare, senza però alcun successo, la presenza del Pagliarolo e della Salciaiola mentre è stata di fondamentale importanza nel bosco per l’identificazione del Picchio rosso minore.

Il rilevamento di alcune specie notturne (Allocco e Civetta) è stato invece possibile solo tramite il playback. In questo caso si è scelta una stazione lungo l’argine nord del lago, nel tratto che va da Casina Mattioli fino alla ferrovia. Sono state effettuate tre uscite: una in Novembre, una in Febbraio e una in Marzo. La scelta delle vocalizzazioni, della durata di circa un minuto ciascuna, intervallate da 5 minuti di silenzio dedicati all’ascolto, si è basata sulla conoscenza delle abitudini delle specie: nei periodi scelti, infatti, l’attività canora degli Strigiformi si fa particolarmente intensa in quanto i maschi sono impegnati nella scelta e nella difesa dei territori a fronte del successivo periodo degli accoppiamenti.

La presenza del Barbagianni è stata confermata da osservazioni casuali, mentre il non aver mai registrato il canto dell’Assiolo durante tutto il periodo estivo lascia supporre la sua assenza come nidificante.

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Figura 2.2. Carta dei percorsi

2.2.2 L’attività di inanellamento: il “Progetto Rondini di Porta”

Tra il 1998 e il 1999 alcuni tecnici del WWF Toscana accertarono all’interno della zona umida del Lago di Porta l’esistenza di un dormitorio di Rondine.

Ad attrarre ancora oggi questi uccelli in numero elevato (vengono infatti stimati nei primi 15 giorni di Settembre, corrispondenti al momento di massima concentrazione, circa 500.000 esemplari) sono due fattori fondamentali: l’ubicazione del lago e la presenza di un esteso canneto.

Il lago, trovandosi su una rotta migratoria che collega la parte centrale della pianura Padana con le regioni tirreniche, svolge un ruolo fondamentale quale area di sosta per questa specie. Inoltre la presenza di un vasto canneto delimitato in gran parte da bosco, nonché l’esistenza di specchi d’acqua libera, costituiscono per le rondini una fonte di cibo e di protezione. Esse si radunano sul lago al tramonto posandosi sulle cannucce di palude e si disperdono la mattina seguente nelle aree circostanti. La permanenza a Porta di gruppi successivi va da Agosto a fine Settembre, periodo in cui sia i giovani che gli adulti si radunano in previsione della migrazione, attirando a loro volta i contingenti di migratori già in viaggio verso l’Africa.

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Allo scopo di monitorare la consistenza del dormitorio, il WWF Toscana e l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) hanno promosso nel 1999 il “Progetto Rondini di Porta” che va avanti tutt’oggi.

Il progetto consiste in una campagna di inanellamento al roost della rondine effettuato tramite cattura ed inanellamento.

La cattura avviene con l’utilizzo di reti mist-net (in numero variabile da 3 a 8) in poliestere, di 12 metri ciascuna, aventi maglie di 16 mm e costituite ognuna da 4 sacche, e sostenute da pali in alluminio.

L’impianto viene disposto lungo un transetto lineare sull’argine nord della Fossa Fiorentina (Figura 2.2); è montato solitamente intorno alle ore 18.00 di ogni sessione di inanellamento e viene rimosso una volta terminato il recupero delle rondini. In presenza di vento e di pioggia le reti vengono tenute chiuse.

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diamentro della zampa dell’animale, sul quale sono riportate la sigla dell’INFS e il numero di serie dell’anello stesso.

Il numero di serie di quest’ultimo viene trascritto su un’apposita scheda insieme ad altre misure biometriche che, per la rondine in particolar modo riguardano: il sesso (per gli adulti la distinzione tra maschio e femmina avviene attraverso la differenza tra la misura della timoniera più esterna e quella più interna), l’età, la quantità di grasso accumulata fino a quel momento, lo sviluppo dei muscoli pettorali, la lunghezza dell’ala e della terza remigante ed infine il peso, tutto secondo indici prestabiliti.

Una volta inanellati gli uccelli vengono riportati all’alba del giorno seguente sull’argine del lago ed ivi liberati.

Il Progetto “Rondini di Porta” ha permesso la cattura non solo degli esemplari di rondine ma anche di altre specie di uccelli altrettanto interessanti. Tra le catture più significative ricordiamo: il Picchio rosso maggiore, il Martin pescatore, il Forapaglie castagnolo.

Nella Tabella 2.1 sono elencate le specie catturate durante alcune sessioni di inanellamento a cui ho partecipato personalmente.

Tabella 2.1

Specie catturate

Averla piccola Martin pescatore

Beccamoschino Merlo

Bengalino Occhiocotto

Cannaiola Passera scopaiola*

Cannareccione Pettirosso

Capinera Picchio rosso maggiore

Cinciallegra Porciglione

Cinciarella Saltimpalo

Codibugnolo Scricciolo

Forapaglie castagnolo Torcicollo

Luì piccolo Usignolo di fiume

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2.2.3 Il censimento degli uccelli acquatici svernanti a Porta

Il Centro Ornitologico Toscano (C.O.T.) realizza dal 1984 il censimento degli uccelli acquatici svernanti nell’area del Lago di Porta anche se il monitoraggio avviene con continuità solamente dal 1990. L’attività è iniziata nel 1984 anche in tutte le zone umide della Toscana e sin da allora è stata coordinata dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, nell’ambito di un progetto internazionale lanciato nel 1967 dal IWRB (International Waterfowl Research Bureau), oggi Wetlands International. Lo scopo del progetto è quello di monitorare l’entità complessiva dei contingenti svernanti e la loro distribuzione arrivando a quantificare l’importanza delle aree di sosta utilizzate dagli uccelli nel periodo non riproduttivo.

Come per ogni altra zona umida della nostra regione, anche il Lago di Porta è stato mappato attraverso l’uso di carte geografiche e di un navigatore satellitare (GPS). Il censimento viene effettuato nella prima metà di Gennaio e consiste in una sola giornata di osservazioni. Le aree interessate riguardano ovviamente tutta la zona umida: il canneto e il chiaro ubicato in prossimità di via del Lago (facenti parte dell’area protetta), il campo da golf, il tratto del fiume Versilia e quello del Montignoso che delimitano l’A.N.P.I.L. Una volta giunti sul posto il censimento di solito prevede una suddivisione del personale competente nelle varie parti dell’area sopra elencate. In questo modo si ha una maggiore copertura della zona e quindi la possibilità di registrare un più alto numero di esemplari. I conteggi effettuati sono assoluti e vengono applicati a tutte le specie di uccelli acquatici. La mancanza al Lago di Porta di zone sopraelevate o di “altane” che permettano di osservare gli animali all’interno dei chiari o in bassure ricoperte da folta vegetazione, può creare a volte qualche problema. In questi casi si ricorre a due soluzioni: la prima, abbastanza invasiva, consiste nell’utilizzo di battitori (in gergo “spadulatori”) che fanno alzare gli uccelli o che comunque li fanno allontanare dai loro nascondigli, spingendoli verso osservatori opportunamente disposti che procedono al conteggio;

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2.2.4 Struttura della check-list e fonti per la sua comprensione

Le voci per ogni singola specie sono strutturate in tre parti come segue:

1) Indicazione della specie con numero progressivo, codice Euring, nome comune italiano, nome scientifico, status. Le specie sono elencate per Ordine e Famiglia.

2) Informazioni relative ad avvistamenti e riferimenti bibliografici per l’area. 3) Presenza eventuale della specie nella Lista Rossa Italiana e nella Lista Rossa

Toscana, secondo lo schema sottostante.

PRIMA PARTE DELLA SCHEDA

Si segue il modello di check-list di Brichetti e Massa del 1998 e la relativa organizzazione sistematica.

Ad ogni specie è associato un numero progressivo ed il codice Euring. A questo segue il nome comune italiano, il nome scientifico e lo status attuale della specie, sulla base delle valutazioni conseguenti a questa ricerca.

I termini fenologici utilizzati sono quelli proposti da Fasola e Brichetti nel 1984 (vedi oltre). A questi ne sono stati aggiunti due ripresi da Puglisi e Taverni (2000) e specificatamente:

Occ = occasionale. Specie occasionalmente presente nell’area per l’alimentazione oppure perché in spostamento. Proviene comunque da zone esterne.

Num. Progr. Cod. Euring Nome comune Nome scientifico Fenologia

1) 015 01240 Airone rosso Ardea purpurea M reg, B

2) presenza costante (almeno 2 cpp) in periodo

riproduttivo, osservati 2 juv. Luglio 2006;

specie comune durante il passo (Bartelletti e Tomei 1979);

presente con un alto num. di indd. durante il passo primaverile, nidificante con poche cpp. (Simi 1859)

3) LRI : cat IUCN: LR, minacce: A1, B7

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AE = nidificante in aree esterne. Specie che frequenta continuativamente l’area considerata per l’alimentazione ma che nidifica all’esterno certamente o probabilmente.

Tutti i termini usati sono intesi come relativi alla presenza delle specie nell’area di studio.

Inoltre alcuni nomi italiani sono sottolineati, intendendo con questo indicare le specie effettivamente osservate durante il periodo di rilevamento (2004-2006).

Abbreviazioni dei termini fenologici

B = Nidificante (breeding); viene sempre indicato anche se la specie è sedentaria; per i nidificanti irregolari («B irr») vengono indicati regione e anno dell’ultimo caso accertato

S = Sedentaria o Stazionaria (sedentary, resident): viene sempre abbinato a «B »

M =Migratrice (migratory, migrant): in questa categoria sono incluse anche le specie dispersive e quelle che compiono erratismi di una certa portata; le specie migratrici nidificanti («estive») sono indicate con «M reg, B»

W = Svernante (wintering, winter visitor): in questa categoria sono incluse anche specie la cui presenza nel periodo invernale non sembra assimilabile a un vero e proprio svernamento (vengono indicate come «W irr»)

Acc = Accidentale (vagrant, accidental): viene indicato il numero di segnalazioni ( e non di individui) ritenute valide; per le specie segnalate fino a 5 volte sono indicati anche regione e anno

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Con Stato indeterminato (Stato ind.) vengono indicate specie inserite in check-list sulla base di avvistamenti storici e precedenti segnalazioni non riconfermate recentemente, e tali da non poter verosimilmente ricadere nelle categorie fenologiche precedentemente descritte.

Alcune specie cosiddette a status multiplo, perché presenti con popolazioni a differente comportamento migratorio, possono portare più abbreviazioni fenologiche elencate senza alcun riferimento alla differente valenza ecologica delle popolazioni stesse.

Per quanto riguarda alcune abbreviazioni utilizzate da Bartelletti e Tomei (1979), riportate anch’esse nella presente check-list come di seguito:

ar = specie abbastanza rara r = specie rara

mr = specie molto rara rr = specie rarissima

er = specie estremamente rara

si precisa che gli Autori non forniscono alcun criterio quantitativo relativo a questa categorizzazione.

SECONDA PARTE DELLA SCHEDA

Si compone di un numero variabile di righe, con informazioni di vario tipo riguardanti avvistamenti o segnalazioni bibliografiche specifiche. Vengono prima evidenziate le informazioni più recenti con indicata la data in cui è avvenuta l’osservazione, anche diretta. Per gli avvistamenti recenti (2004-2006) di specie molto comuni si è ritenuto superfluo precisare il periodo in cui sono stati effettuati (es. cornacchia grigia).

Fanno poi seguito le indicazioni tratte dalla bibliografia, relativa all’area, che è stato possibile reperire. Vista la scarsità di notizie si è ritenuto di considerare anche quanto riportato in riviste divulgative di settore.

Il 1859 è una data che ricorre spesso nella check-list in quanto fa riferimento all’opera di Simi. Prima di questa data, a nostra conoscenza, non si hanno informazioni sugli uccelli del Lago di Porta, fatta eccezione per il puntiforme

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riferimento di Santini (1858-1862) che vi dice presenti (e cacciabili!) Folaga e Piccione selvatico (Colombaccio?).

Infine i dati raccolti nel triennio 2004-2006 sono stati integrati con informazioni tratte dalla Banca Dati del Centro Ornitologico Toscano (C.O.T.) e da comunicazioni personali di Bonvicini, Paesani e Politi.

TERZA PARTE DELLA SCHEDA

La terza ed ultima parte della scheda presenta due abbreviazioni evidenziate in rosso che stanno per Lista Rossa Italiana (LRI) e Lista Rossa Toscana (LRT). A fianco dell’abbreviazione “LRI” si riporta (quando presente) la categoria IUCN in cui la specie è stata inserita, e a fianco di quella “LRT” la specifica categoria di rischio. Nel caso in cui l’animale sia nominato nella Lista Rossa Italiana ovvero nella Lista Rossa Toscana ne viene indicata la relativa posizione di minaccia, per i cui dettagli si rimanda la testo originale.

Nell’ambito della Lista Rossa Italiana, le categorie IUCN attualmente utilizzate sono quelle del 1994 e si applicano non solo alla “specie” ma a qualsiasi altra divisione tassonomica.

L’elenco completo è il seguente:

 NE – Non valutate (Not evaluated): taxa non ancora attribuiti ad alcuna categoria in quanto di essi non si hanno informazioni a disposizione (per questi si adotta lo stesso grado di protezione dei taxa inseriti nella categoria “EN”)

 E – Valutati (Evaluated): taxa non ancora attribuiti ad alcuna categoria, di cui si hanno però informazioni a disposizione

 DD – Dati insufficienti (Data deficient): si applica a taxa per i quali mancano adeguate informazioni sulla distribuzione e/o sullo stato di una popolazione per una valutazione diretta

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 In pericolo (Threatened) - questa categoria di rischio comprende:

 CR – Gravemente minacciato (Critically endangered): taxa esposti a gravissimo rischio di estinzione nell’immediato futuro, in base a criteri quantitativi

 EN – Minacciato (Endangered): taxa che, pur non essendo “Gravemente minacciati”, sono esposti a grave rischio di estinzione in natura in base a criteri quantitativi

 VU – Vulnerabile (Vulnerable): taxa che, pur non essendo “Gravemente minacciati” o “Minacciati” sono esposti a grave rischio di estinzione in natura in base a criteri quantitativi

 LR – A minor rischio (Lower risk): Taxa che non rientrano nelle categorie di maggior rischio. A sua volta comprende:

 Cd – Dipendenti dalla conservazione (Conservation dependent): taxa che costituiscono obiettivo di programmi di protezione, la cessazione dei quali farebbe rientrare gli stessi in una categoria di maggior rischio entro un periodo di 5 anni

 Nt – Quasi a rischio (Near threatened): taxa che non possono essere classificati come Cd, ma che sono prossimi a essere qualificati come vulnerabili

 Lc – A rischio relativo (Least concern): non classificabili tra le due categorie precedenti

Per quanto riguarda la Lista Rossa Toscana, le categorie di rischio proposte ricalcano il modello di quelle IUCN del 1994 ma con alcune modifiche.

Esse sono:

 ES – specie estinte: specie estinte in Toscana tra quelle segnalate come nidificanti da Giglioli (1889,1890)

 A – minacciate di estinzione: specie in serio pericolo di estinzione la cui sopravvivenza, in Toscana, è improbabile se i fattori causali continuano a operare

 B – altamente vulnerabili: specie le cui popolazioni toscane sono in diminuzione nell’intera regione ed eventualmente scomparse da alcune aree: rischiano nel prossimo futuro di entrare nella categoria delle specie minacciate di estinzione se i fattori causali continuano a operare  B* - mediamente vulnerabili: specie le cui popolazioni toscane sono in diminuzione in

alcune aree; rischiano di subire contrazioni di areale e di entrare nella categoria delle specie minacciate di estinzione se i fattori causali continuano a operare

 C – rare: specie presenti in Toscana con piccole popolazioni che al momento non sono né minacciate né vulnerabili ma che corrono dei rischi a causa delle ridotte dimensioni delle loro popolazioni

 D – a categoria di status indeterminata: specie da includere fra quelle estinte, minacciate, vulnerabili o rare in Toscana, ma la cui conoscenza non è tale da consentire il corretto inserimento in una delle suddette categorie

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 E – insufficientemente conosciute: specie sospettate di appartenere ad una delle precedenti categorie ma la cui eventuale attribuzione non è attualmente possibile per carenza di informazioni. Sono comprese in questa categoria anche le specie nidificanti in Toscana in modo presumibilmente occasionale

 F – con popolazioni autoctone minacciate da inquinamento genetico: specie le cui popolazioni autoctone sono minacciate dalle presenza e/o dall’immissione di individui non appartenenti a tali popolazioni

 N – che attualmente non sembrano minacciate: specie le cui popolazioni toscane non sono rare e per le quali non è evidente una riduzione degli effettivi; non fanno parte della Lista Rossa in quanto, allo stato attuale delle conoscenze, non sembrano in alcun modo minacciate

Per alcune specie presenti in questa lista, e menzionate nella check-list del Lago di Porta, si riportano inoltre le cause che hanno determinato il loro inserimento nelle categorie di tipo B (specie altamente vulnerabili), B* (specie mediamente vulnerabili) e D (specie a categoria di status indeterminata), come indicato nelle seguenti tabelle:

 Categoria B: specie altamente vulnerabili

Specie Cause

Tarabuso alterazione del principale sito di riproduzione Albanella minore distruzione dei nidi, rimboschimenti

Occhione modificazione alvei, cessazione pascolo Fratino turismo

Colombella sconosciute, abbattimenti illegali Culbianco cessazione pascolo, rimboschimenti Monachella rimboschimenti, cessazione pascolo Codirossone cessazione pascolo, rimboschimenti

Averla cenerina modificazione tecniche agricole,cessazione pascolo Ortolano modificazione tecniche agricole, rimboschimenti

 Categoria B* : specie mediamente vulnerabili

Specie Cause

Gheppio modificazione tecniche agricole, abbattimenti illegali, ristrutturazione ruderi

Quaglia modificazione tecniche agricole

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2.3 INQUADRAMENTO DEL PAESAGGIO VEGETALE

Allo scopo di valutare la distribuzione degli uccelli in base alle tipologie ambientali presenti, è stata realizzata una carta del paesaggio vegetale.

Per una dettagliata analisi delle diverse formazioni vegetali si rimanda a Vietina (1997); nel presente lavoro non si è ritenuto necessario effettuare rilevamenti floristico-vegetazionali, dato che gli uccelli quasi mai evidenziano specifici legami con determinate entità vegetali.

Le diverse formazioni vegetali sono state individuate su base fisionomica.

La carta del paesaggio vegetale è stata realizzata utilizzando come base la cartografia tecnica regionale vettoriale (CTR) in scala 1:10000 ed effettuando numerosi rilevamenti sul campo nella primavera 2006, finalizzati all’individuazione e localizzazione, con l’ausilio di un navigatore satellitare (GPS), di alcuni punti situati al margine delle varie formazioni vegetali. Inoltre è stata utilizzata una foto aerea della zona del Lago di Porta, scattata nel 2003 e in scala 1:9000, fornita dal CGR (Compagnia Generale Riprese aeree).

I dati raccolti sul campo sono stati utilizzati tramite il programma ArcView GIS 3.2 che ha permesso, tra l’altro, di calcolare l’estensione superficiale delle diverse tipologie ambientali individuate.

Sono state rilevate tutte le formazioni ricadenti all’interno della perimetrazione dell’A.N.P.I.L. (con l’esclusione delle Rupi di Porta, situate a nord della linea ferroviaria) e quelle presenti in alcune zone, interessanti da un punto di vista ornitologico, appena fuori dal confine dell’area protetta (cfr. § 3.1, Figura 3.1 a, Figura 3.1 b).

Con l’utilizzo di ArcView GIS 3.2 è stato inoltre possibile realizzare tutte le altre carte utili ai fini del presente studio.

Riferimenti

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