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CAPITOLO 8 – CONCLUSIONI”

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Academic year: 2021

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Capitolo 8 Conclusioni

“Interazione tra materiale flottante ed opere idrauliche” 300

CAPITOLO 8 – “

CONCLUSIONI”

Il territorio situato nell’intorno dei fiumi, dei laghi, del mare ed in generale delle acque, è oggetto di molteplici attenzioni ed interessi, non sempre reciprocamente compatibili, diventando così luoghi nei quali si elaborano strumenti programmatori di pianificazione e dove si realizzano interventi che sembrano definire direzioni e finalità coordinante da un'unica istituzione. Poiché l’interazione tra le attività dell’uomo e l’acqua agisce in ambiti stretti e di elevata “reattività”, avviene così che il confronto tra i soggetti, ai quali sono attribuiti responsabilità e compiti diversi, può diventare aspro, di fronte al verificarsi di situazioni o di eventi certo non positivi. L’asprezza del confronto è proporzionale alla gravità dell’evento; infatti quando si verificano, nei corsi d’acqua naturali, eventi di piena eccezionale, spesso il dibattito assume il carattere di incontrollabilità. Come ho citato nei primi capitoli, il comportamento di un fiume durante le piene, essendo di fatto il raccoglitore di un bacino idrografico spesso di grandissima estensione, non è un fenomeno controllabile e governabile mentre si verifica, pertanto assume un’assoluta rilevanza il realizzare un miglior processo quotidiano di prevenzione per trovare la metodologia atta ad evitare o diminuire i fenomeni che esaltano la potenza di un corso d’acqua. Con la dicitura “Processo quotidiano di prevenzione” si deve intendere il coordinamento e la compatibilità delle attività e delle scelte territoriali nelle aree sensibili. Questo studio ha esaminato un fenomeno che è sempre più evidente durante le intumescenze fluviali e torrentizie: il trasporto del materiale flottante. Il Quarantesimo anniversario dell’alluvione dell’Arno del 1966 mi ha condotto a riflettere su tale problematica, a cercare di capire dove l’uomo può intervenire per non far accadere tali eventi catastrofici. In occasione di detta ricorrenza tutti i media mostravano quelle strazianti e atroci immagini dove l’Arno trasportava con sé tutto ciò che incontrava nel suo percorso verso il mare. Ma osservando i corsi d’acqua in tempi di magra notiamo che essi trasportano con sé, alcune volte, del materiale galleggiante, proprio quello che, agglomerandosi insieme, raggiunge delle dimensioni notevoli e crea delle situazioni di gravissimo pericolo durante gli eventi eccezionali. Ammassi di legname, inoltre, possono essere anche depositati dalla corrente nei luoghi più disparati e meno favorevoli,

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“Interazione tra materiale flottante ed opere idrauliche” 301 pronti per essere nuovamente prelevati e trasportati a valle durante la piena successiva. Quindi ho ritenuto opportuno, calandomi nella realtà regionale, conoscere la vegetazione, con particolare attenzione alla verzura di ripa, nelle sue caratteristiche e il suo ciclo vitale. Successivamente ho effettuato una ricerca storica, attraverso fotografie, immagini e filmati dell’evoluzione dell’accumulo del materiale galleggiante alle opere idrauliche, in particolare mi sono concentrata sul fiume Arno e sui torrenti della Val d’Era. Per rendermi veramente conto di ciò ho immortalato delle opere idrauliche per vari periodi dell’anno per poi confrontare le foto ed esaminarle. Con particolare attenzione ho osservato tali immagini cercando di quantizzare il volume degli accumuli confrontandolo con i risultati di altri indagini, su altri corsi d’acqua trovati in letteratura. Avendo molto chiara la problematica ho effettuato anche una ricerca sulle leggi nazionali e sulle leggi forestali che normano i corsi d’acqua, la vegetazione e le zone pertinenti. Purtroppo devo ammettere che il risultato di ciò mi ha un po’ amareggiato perché in Italia non vi sono ancora delle norme ben definite per la progettazione delle opere idrauliche che tengono conto anche dell’interazione con la vegetazione galleggiante. Per schematizzare il problema ho valutato le esperienze esistenti in letteratura (non italiana), dalle quali emerge sostanzialmente la presenza di un’impostazione allo studio di singoli fenomeni fisici legati alla produzione ed al movimento del materiale flottante nella corrente, studi sulla stabilità della vegetazione, sul fenomeno dell’erosione e della sedimentazione e sul comportamento dinamico del materiale galleggiante. Rielaborando tutte le schematizzazioni presenti in letteratura ho proceduto attraverso esperienze personali. Suddetti test li ho realizzati nel Dipartimento di Idraulica della mia Facoltà osservando l’evoluzione dello scavo alla pila del ponte e il formarsi di una duna più o meno grande in funzione alla variazione del debris adoperato. Le dimensioni dei prototipi di materiale flottante sono state ottenute dallo studio precedente della letteratura. I risultati ottenuti mettono in relazione le dimensioni e la forma del prototipo con la quantità di scavo e la duna. A termine dello studio sperimentale ho ritenuto opportuno sapere come si può risolvere tale problematica, anche se tutto ciò è in funzione di moltissime variabili aleatorie. In Italia non vi è un manuale che descrive le contromisure quindi ho fatto riferimento

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“Interazione tra materiale flottante ed opere idrauliche” 302 all’unico libro più aggiornato trovato, ovvero HEC 9. Vero è che la realtà italiana è molto diversa da quella americana ma è l’unica guida per poter effettuare delle ricerche anche nella nostra nazione. Infine a quanto da me studiato ho effettuato un semplice calcolo dello scavo al ponte della ferrovia di Pisa causato dall’accumularsi di legname ai piedritti. L’attenzione che ho dedicato a questo mio è stato anche suscitato dall’avere verificato che per la gestione dei fiumi molte cose non vanno bene, ovvero, l’uomo incivile non rispetta questo prezioso regalo della natura. Con la speranza che non si verifichino più eventi eccezionalmente catastrofici spero che l’uomo inizi ad amare i corsi d’acqua e che le istituzioni realizzino delle norme per tutelare la natura e l’acqua stessa.

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