• Non ci sono risultati.

Architetture a Lucca, Pisa e Livorno, dal boom economico al post moderno UNIVERSITÀ DI PISA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Architetture a Lucca, Pisa e Livorno, dal boom economico al post moderno UNIVERSITÀ DI PISA"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

Architetture a Lucca, Pisa e Livorno,

dal boom economico al post moderno

Gli edifici e la città come immagine e documento,

con riferimenti all’arte cinematografica

ABSTRACT

Tesi di Laurea Magistrale in

Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media.

Relatore

prof.ssa Denise Ulivieri

Candidato

Franco Gian Toce

(2)

ABSTRACT

La ricerca, censirà opere d’architettura realizzate in un arco temporale che copre tre decenni, a partire dagli anni ‘60, limitando il campo d’indagine alle province di Lucca, Pisa e Livorno. Si propone di restituire un quadro rappresentativo delle dinamiche generali in atto nel periodo storico culturale analizzato, se pur da un punto di vista periferico, rispetto ai grandi centri urbani nazionali e internazionali. La selezione punterà, pertanto, a presentare quelle opere che, oltre all’intrinseco valore architettonico e documentale, siano rappresentative delle dinamiche e del pensiero nel contesto storico culturale in cui sono state ideate e realizzate.

Gli anni ‘60 hanno rappresentato un momento critico per il panorama economico e sociale italiano. Il cosiddetto “boom economico” e le istanze della ricostruzione post-bellica innescarono fenomeni di forte inurbamento della popolazione rurale e di migrazione interna. Il nord della penisola ne fu “motore economico” e polo d’attrazione grazie all’offerta di lavoro che riuscì a proporre la nuova industria nascente. I tumultuosi fenomeni che vennero a generarsi, per l’intensità con cui si manifestarono, suscitarono urgenze di carattere sociale che si tradussero, sul piano urbanistico ed edilizio, in una forte domanda di residenze e di servizi connessi.

L’espansione delle città avvenne, spesso, in maniera incontrollata, sfruttando le lacune della pur unitaria e aggiornata Legge Urbanistica Nazionale del 1942 che si dimostrò inadeguata a governare l’improvvisa, inedita e diffusa situazione di emergenza venutasi a creare durante la ricostruzione. Gli strumenti normativi, in sintesi, non garantirono un’equilibrata convergenza tra le finalità degli “attori” coinvolti, pubblici e privati, che si fronteggiarono. La conseguenza principale fu il proliferare di insediamenti sorti nelle aree limitrofe alla città storica, talvolta abusivi, inadeguati nella qualità e nella quantità degli alloggi, privi dei servizi essenziali e complementari per l’istruzione, la sanità, il commercio, la mobilità, il tempo libero, il verde pubblico, etc. I nuclei di nuova costruzione, i cosiddetti “quartieri dormitorio” nelle “zone di espansione”, costituirono, negli anni a seguire, entità estranee alla città nella totale assenza di un rapporto “organico” con questa e, al tempo stesso, totalmente dipendenti da essa. Dal punto di vista sociale, l’inospitalità e le carenze degli insediamenti, la “dissociazione” tra il centro e la periferia urbana, resero difficile per gli abitanti condurre stili di vita soddisfacenti e dignitosi, sia in forma privata che collettiva,

(3)

generando fenomeni di vera e propria alienazione dei nuovi insediati. Questa situazione esplosiva non mancò di suscitare reazioni da parte della comunità intellettuale e azioni da parte delle istituzioni che, in un contesto di emergenza, si tradussero, sovente, in soluzioni “tampone” estemporanee, parziali, non risolutive.

Il forte inurbamento delle popolazioni rurali si attenuò in seguito al mutato scenario economico nazionale e internazionale culminato, a metà degli anni ‘70, con la crisi petrolifera che pose nuove urgenze, segnando una cesura con il periodo precedente. Questo evento, emblematico e sostanziale al tempo stesso, segnò il tramonto definitivo, in Occidente, di un modo di pensare e affrontare il “progetto del futuro” basato su soluzioni e prefigurazioni definitive, organiche, unitarie, valide indipendentemente dal contesto e che prescindessero dalla disponibilità delle risorse.

In architettura, il riduzionismo funzionalista aveva mostrato i suoi limiti meccanicistici e lo Stile Internazionale i limiti della sua componente “utopica”, ereditata dalle prime avanguardie artistiche. Nuove declinazioni del rapporto Uomo - Società - Ambiente trovarono spazio di discussione e approfondimento.

Fu questo il contesto in cui esordì la nuova coscienza ecologica che, superando un’iniziale fuga verso nuovi “paradisi” e una rassegnata rinuncia all’intervento, trovò punti di convergenza e nuovi strumenti d’azione nello sviluppo scientifico e tecnologico. Indirizzando la tecnica verso un rapporto più equilibrato con l’ambiente e il territorio, orientò la propria proposta verso un approccio pragmatico ai problemi, volto a immaginare soluzioni e a prefigurare scenari che avessero carattere di esemplarità, in contesti più limitati e governabili.

Tra le contrapposte tendenze, di rinuncia e proposta, in una realtà ormai frammentata, in certi casi irrimediabilmente compromessa, la globalizzazione, ormai in atto, aprì nuovi interrogativi e motivò riflessioni sui temi dell’identità e dell’alterità. Si inaugurò, così, una stagione che puntava a proporre strategie complesse e diversificate, in obiettivi e prassi, basate sulla convergenza di diverse conoscenze e competenze, discipline e pensieri, che coinvolgesse, nel processo decisionale, anche il destinatario ultimo delle azioni in un rapporto dialettico tra specialisti e collettività, pubblico e privato.

Le proposte di questi anni in ambito architettonico, circoscrivendo il campo al contesto toscano, alle idee della “Scuola fiorentina” e a quelle dei Radical, trovarono eco e riscontro in campo internazionale, con soluzioni sperimentali che, se da una parte furono di carattere

(4)

meramente teorico, dall’altra spostarono l’accento e la riflessione sul tema del progetto d’Architettura e d’Urbanistica, sulla sua portata culturale, sul suo aspetto documentale. Le cosiddette “architetture disegnate” furono un contributo che riallacciava rapporti con le avanguardie storiche, con la loro inquieta oscillazione tra provocazione e immaginazione, fornendo un importante apporto al dibattito teorico.

Al culmine di questo processo si pone la stagione del Post-Modern, caratterizzata dalla “poetica del frammento”. La citazione iconica, capace di coagulare attorno alla propria pregnanza, archetipi simbolici di facile consumo, una volta decontestualizzata, si presta ad un riuso inedito, ad una sorta di riappropriazione che può caricarsi di nuovi significati, parole, scene. Nel “montaggio”, gli eterogenei frammenti formano un patchwork che suggerisce possibili rapporti, scenari e riflessioni altrimenti non evocabili. Il Post-Modern e gli anni ‘80 sancirono la fine del pensiero Moderno, capace di immaginare rivoluzioni, grandi scenari, soluzioni globali, a favore di un approccio circoscritto, contingente e contestualizzato che non poteva prescindere dall’analisi oggettiva dello stato di fatto, ricercando e suggerendo soluzioni e prospettive più aderenti nelle specifiche realtà e alle loro peculiarità, riconosciute come elementi caratterizzanti una cultura e il suo contesto.

L’indagine, qui proposta, si prefigge di evidenziare, attraverso richiami ai temi dibattuti in quegli anni e, in parte, tutt’ora oggetto di riflessione, i punti di convergenza e divergenza riscontrabili tra le due arti: l’Architettura (intesa anche come disciplina urbanistica) e il Cinema.

Il focus sarà centrato sul piano dell’immagine, reale e virtuale, e su quello del processo formativo dell’opera. Nel primo caso saranno evidenziate le finalità documentali (la città costruita) e speculative (la città immaginata) delle due arti, in relazione alla rappresentazione che queste si prefiggono di restituire dell’ambiente costruito, volte a rappresentare lo scenario e le relazioni che con esso instaura l’individuo singolarmente, e come appartenente ad una comunità. Nel secondo caso, sarà discusso il processo che, dall’ideazione dell’opera, conduce alla sua realizzazione coinvolgendo una pluralità di “attori” nelle varie fasi della produzione. Sulla base di questa convergenza, l’opera rappresenta l’espressione e la sintesi del lavoro, del pensiero, della tecnica e dell’arte di un determinato periodo storico e contesto culturale.

Il lavoro che presentiamo è articolato in due parti, la prima comprende due capitoli di analisi e ricerca. La seconda ne restituisce i risultati emersi.

(5)

Il primo capitolo, debitore del saggio storico di Leonardo Benevolo L’architettura nell’Italia contemporanea (Laterza, 1998), tratta principalmente degli aspetti economici, politici e sociali che hanno condizionato la teoria e la prassi architettonica in Italia, nel dopoguerra.

Nel secondo capitolo, testo e immagine sono posti a confronto, talvolta in maniera dissonante, attraverso un Visual Storytelling d’Architettura: una sofferta selezione di immagini d’architettura e d’arte è stata composta al fine di far scaturire, dalla sequenza di montaggio, stimoli visivi e suggerimenti tematici. La selezione è una carrellata di opere che, nel nostro intento, dovrebbe poter essere letta anche in assenza del testo scritto. Infatti, il testo delinea, soltanto in parte, il filo conduttore del racconto visuale: talvolta, ne enfatizza il contenuto, talaltra se ne discosta procedendo autonomamente. Dalla sovrapposizione dei due media, testo e immagine, sono sorti ulteriori spunti di riflessione. Tra gli autori del cinema contemporaneo di cui si fa cenno, il lavoro del regista statunitense Stanley Kubrick “guida” la discussione sul tema mondo/labirinto: una costante della sua cinematografia, come evidenziato dal blogger Salvatore Campo nell’articolo Shining, Borges e il labirinto (2011), pubblicato sul blog L’ermenauta. Considerazioni inattuali (www.turicampo.it).

Nel terzo capitolo, che apre la seconda parte, argomentiamo su alcuni aspetti e temi suggeriti dal montaggio del Visual Storytelling ed esaminiamo quegli interventi che nelle tre province, a nostro avviso, recano traccia delle tendenze e degli aspetti teorici, progettuali, formali e costruttivi del periodo studiato.

L’ultimo capitolo presenta le schede delle architetture locali esaminate, corredate da una breve descrizione delle opere, fotografie, indicazioni su progettisti e costruttori, ove sia stato possibile reperirne la fonte.

Riferimenti

Documenti correlati

Justice of the European Union's (CJEU) Kadi 2 saga, and more recently its Opinion 2/13, 3 as symptoms of the CJEU's unwillingness and the EU's incapacity to reconcile

The previous sections have shown that privatisation linked with liberalisation has fundamentally changed the operational framework, as well as the attitudes, of the

As mentioned before, what is most impaired in individuals who suffer from dyslexia is the ability to learn reading and writing, since problems with oral language and speech are

But the ‘public reason’ governing the GATT/WTO dispute settlement system remains limited, notably by (1) the domination of GATT/WTO decision-making by governments interested

En primer lugar, la filosofía amorosa que impregna la literatura de aquellos años no puede estudiarse sin tener en debida cuenta la égloga profana, bien porque el tema central es

Traducir una novela que nunca alguien hubiese traducido antes ha sido el objetivo de este trabajo, y he elegido esta novela en concreto para comparar las

12 Il vescovo Giuseppe Maria Peruzzi resse la diocesi di Vicenza dal 1818 al 1830. 13 Libro Cronistorico …, cit.; ASDVi, Stato delle chiese, Trissino... In alcuni documenti la

Second, by 2019 all European navy and coast guard assets had disengaged from carrying out 1 The dotted line shows the average of the multiple imputation models used to