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CAPITOLO 2

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 2

Nel seguente capitolo, si intende entrare nell‟obiettivo vero e proprio del presente elaborato. Si cercherà dapprima, seguendo le direttive riportate nel precedente capitolo, di analizzare il conflitto attuale e ancora in corso nel territorio siriano.

Le fasi che si seguiranno per un‟analisi ed uno studio approfondite sono quelle elaborate

da O. Ramsbotham, all‟interno del volume “Contemporary Conflict Resolution” 1.

Nella sua formulazione, l‟autore evidenzia la successione di tre macro fasi, composte a loro volta da sotto paragrafi di specifica: innanzitutto ritroviamo la fase di background, composita dallo studio del contesto storico, geografico e attuale dell‟area in cui si svolge il conflitto selezionato; successivamente ritroviamo la fase composta sia dalla delinea degli attori principali e secondari, del rapporto fra essi e dei loro comportamenti all‟interno del conflitto sia delle questioni alla base del conflitto (issue) ed infine una terza fase che riguarda il contesto globale, nazionale e locale del suddetto conflitto.

1 T. Woodhouse, H. Miall, O. Ramsbotham and C. Mitchell, The contemporary conflict resolution

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2.1 Fase iniziale (o background)

La fase iniziale del conflict mapping è composita da: uno studio del conflitto, all‟interno del quale viene riportato un quadro attuale della situazione da analizzare; una delinea del contesto storico, che intende riportare in maniera più accurata e dettagliata le notizie e gli accadimenti riguardante il conflitto nella sua totalità; ed infine un‟ultima sezione nella quale vengono delineati i confini del conflitto dal punto di vista geografico, andando a riportare le eventuali presenze di fiumi, laghi, corsi d‟acqua, montagne, communication networks e distribuzione della popolazione che potrebbero aver svolto un importante ruolo nel corso del conflitto e che potrebbero averne un altro altrettanto rilevante in una fase successiva di trasformazione, risoluzione o gestione dello stesso. Iniziamo a esaminarle una alla volta.

2.1.1 Breve descrizione del conflitto

In questa fase dell‟analisi del mapping del conflitto si ritiene opportuno fornire una breve descrizione e un breve riassunto di come esso si presenta oggi, mostrando in maniera statica una fotografia dei fatti e delle vicissitudini che si possono registrare. Si intendono qui riportare per la precisione, avvenimenti che a partire dalla fine del 2015 fino ad oggi (aprile 2016), si sono verificati all‟interno del contesto geopolitico siriano.

Lo scenario a cui oggi assistiamo, all‟interno del territorio siriano, è caratterizzato da una sensibile intensificazione dei contatti fra il governo siriano e quello russo, il quale fin dalle prime fasi della crisi aveva sostenuto politicamente e con forniture militari il regime assediato di Bashar al-Assad. Tale intensificazione ebbe come obiettivo ultimo

lo Stato Islamico, rappresentante di una minaccia alla sicurezza a livello nazionale 2 e

vide l‟avvio di una serie di attacchi e bombardamenti nelle aree controllate dall‟ ISIS, inclusa la capitale del Califfato: Raqqa.

Contemporaneamente a questi attacchi aerei, questi mesi furono caratterizzati anche dall‟intensificarsi di avanzate ed offensive da parte dell‟esercito siriano nella zona nord

2 N. S. articolo “Why Russia is an ally of Assad”, da Economist del 30 settembre 2015. Consultato on

line presso http://www.economist.com/blogs/economist-explains/2015/09/economist-explains-22, il 16 aprile 2016.

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– ovest del paese, sostenuti da miliziani di Hezbollah e dalle Forze Q‟uods iraniane sotto la direzione strategica di Qassem Soleimani.

Durante quei mesi, oltre alle vicende interne al territorio siriano, si verificarono anche avvenimenti di carattere internazionale, che ebbero alcune ripercussioni all‟interno del conflitto principale. Ad esempio, nacquero le prime ostilità tra Russia e Turchia (membro NATO) da dopo la fine della guerra fredda a causa dell‟abbattimento di un cacciabombardiere russo. La giustificazione e l‟azione della Turchia fu descritta dal presidente, Vladimir Putin come una pugnalata alla schiena, inflitta da complici dei terroristi, accusando in tal modo il governo turco di proteggere l‟IS e permettere un

continuo prosperare del commercio fra essi 3.

Figura 1

3 Articolo “Over the borderline. Turkey shoots down a Russian jet, and Syria grows yet more

complicated”, da Economist del 28 novembre 2015. Consultato on line presso http://www.economist.com/news/europe/21679252-turkey-shoots-down-russian-jet-and-syria-grows-yet-more-complicated-over-borderline, il 16 aprile 2016.

Figura 1: Attraverso tale figura, è possibile avere una chiara rappresentazione delle aree di controllo dei diversi attori nel Novembre 2015. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21679461-defeat-islamic-state-west-needs-sunni-arab-allies-price-will-be.

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Il periodo compreso tra la fine del 2015 e l'inizio del 2016 vede in generale l‟aumento di intensità delle attività su quasi tutti i fronti siriani: nella maggior parte dei casi è l'esercito siriano che intraprende azioni offensive, ponendo in evidenza il sempre più efficace supporto aereo russo. A tal proposito si sottolinea l‟avanzata compiuta nel mese di novembre dalle forze governative all‟interno del governatorato di Latakia, posta a est, lungo le rive del mar Mediterraneo e nei pressi del confine con la Turchia. A dicembre l'esercito siriano lanciò un'offensiva al fine di conquistare la città di Al-Shaykh Maskin, che taglia la linea di comunicazione tra Damasco e Dar‟a. La battaglia è considerata vitale da parte dei ribelli, i quali riescono a rallentare l'avanzata governativa. Da lì a pochi giorni, nel gennaio 2016 la battaglia entra in una situazione di stallo, con l'esercito che riesce a controllare buona parte della città. L'offensiva ripresa a fine gennaio, si conclude con l‟annuncio della completa conquista della città.

Approfittando di tale situazione, una parte dell‟esercito siriano avanzò a est di Aleppo conquistando alcune cittadine a nord dell'aeroporto militare di Kuwayris (all‟interno del governatorato della città di Aleppo). In risposta, lo Stato Islamico, lanciò un offensiva contro la sacca governativa che fu respinta con la morte di numerosi civili.

Nel corso del gennaio 2016 le offensive dell'esercito siriano a sud di Aleppo rallentarono, ma nel febbraio dello stesso anno, l'esercito governativo sferrò una violenta ed improvvisa offensiva dai sobborghi settentrionali verso nord-ovest; il quale –grazie all‟appoggio dell‟aviazione russa, dei miliziani Hezbollah, degli sciiti iracheni, iraniani ed afghani- riuscì a superare le difese ribelli conquistando le cittadine sciite di Nubl e Zahraa. Tale avanzata permise anche di creare un corridoio che, dal nord di Aleppo si congiungeva alle aree sotto controllo curdo nel Cantone di Afrin e permise di tagliare una fondamentale via di approvvigionamento dei ribelli ad Aleppo obbligando in questo modo i mezzi e i beni (tra cui, anche petrolio e carburante) a passare dal governatorato di Idlib, geograficamente più distante da Aleppo.

Ad est di Aleppo, le truppe governative siriane allargarono l'area di controllo intorno all'aeroporto militare di Kuwayris avanzando verso ovest con l'intenzione di collegarsi ai quartieri orientali della città e chiudere i miliziani dello Stato Islamico all‟interno di una sacca. L'operazione svoltasi fra gennaio e febbraio, fu caratterizzata da un lento ritiro dei miliziani dello Stato Islamico che opposero poca resistenza. Tra le aree conquistate vi fu anche la centrale termoelettrica di Aleppo, che garantisce energia a tutta la città.

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Qualche giorno dopo, contemporaneamente al bombardamento e alla distruzione di due

città siriane, Damasco e Homs da parte dello Stato Islamico 4, si verificò un evento

rilevante sul piano diplomatico internazionale: l'11 febbraio a Monaco di Baviera, in

occasione della Conferenza annuale sulla sicurezza 5, si giunse ad un accordo avente lo

scopo di analizzare le condizioni per un rilancio del processo politico di pacificazione della Siria. L'incontro fu organizzato da USA e Russia, rispettivamente dai segretari di Stato John Kerry e Sergei Lavrov e con la partecipazione delle principali nazioni mediorientali, incluse Arabia Saudita e Iran, e delle Nazioni Unite. La conseguenza di tale accordo fu una dichiarazione congiunta riguardante la consegna di aiuti umanitari in Siria e su una “cessazione delle ostilità” entro una settimana, che a sua volta aveva lo scopo di preparare il terreno per un cessate il fuoco più formale. Tale piano, fu approvato dal governo siriano, dai miliziani curdi e da alcuni gruppi armati dell‟opposizione; la tregua entrò in vigore il 25 febbraio.

Malgrado vengano segnalate alcune violazioni della tregua nei primi giorni di marzo, si registrò una diminuzione sostanziale dei combattimenti, tanto è vero che il Segretario di stato americano J. Kerry, affermò che si stava rispettando tale tregua tra «l‟80 e il 90 per cento» 6.

Tale accordo ebbe anche come conseguenza la riapertura di negozi e scuole in molte città siriane, oltre che all'apertura di corridoi umanitari per la distribuzione di aiuti alla popolazione civile.

Anche la Russia in seguito, annunciò il progressivo ritiro delle proprie forze dal

territorio siriano, 7 come gesto di distensione in vista dei colloqui di pace, garantendo

ugualmente, il continuo sostegno aereo alle truppe siriane sui fronti attivi contro coloro

4

BBC News , “Syria conflict: Homs and Damascus bomb blasts kill 140”, del 21 febbraio 2016. Consultato on line, http://www.bbc.com/news/world-middle-east-35624654 il 15 aprile 2016.

5 Economist , “A questionable agreement to stop the war in Syria. A ray of hope amidst the darkness

of the Syrian civil war, or a bit of political theatre that reflects Russian cynicism and American weakness?”, del 12 febbraio 2016. Consultato on line

http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21692977-ray-hope-amidst-darkness-syrian-civil-war-or-bit-political il 15 aprile 2016.

6 Corriere della Sera, Regge la tregua in Siria. Una luce alla fine del tunnel. 12 marzo 2016.

http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_13/regge-tregua-siria-f6afc046-e8a0-11e5-9492-dcf601b6eea6.shtml consultato il 15 aprile 2016.

7 Economist, “Russia brings its planes home from Syria. But what does Vladimir Putin mean by

“withdrawal”?”, del 15 marzo 2016. Consultato on line

http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21694916-what-does-vladimir-putin-mean-it-russia-brings-its-planes-home-syria il 15 aprile 2016.

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che il governo considera ed etichetta come “terroristi”, con tutte le implicazioni che ne deriva 8.

Tale cessazione momentanea però desta qualche perplessità, sia per quanto riguarda la libera interpretazione che viene fatta dagli attori sia anche, per l‟esclusione all‟interno di essa dello Stato Islamico (IS) e di Jabhat al-Nusra (JAN), affiliata siriano di al-Qaeda in quanto designati come gruppi terroristici dall‟opinione degli Stati internazionali.

Allo stato attuale, il cessate il fuoco soddisfa tutti i requisiti diplomatici e militari auspicati da V. Putin: viene confermata la sopravvivenza del regime di Assad, si verifica una potenziale divisione dei ribelli, infine essa asseconda le preoccupazioni occidentali attraverso sia la promessa di un impegno più concreto contro lo Stato Islamico, sia verso una possibilità di una soluzione politica che vada a tamponare il

flusso di rifugiati verso l'Europa 9.

Il perdurare di tale tregua permise sia all'esercito siriano, sia alle milizie ribelli di concentrare gli sforzi contro le azioni dello Stato Islamico.

L'operazione più significativa che si può riportare brevemente, fu quella condotta dalle truppe siriane che, grazie al sostegno dell'aviazione russa e di numerose milizie alleate, il 12 marzo lanciò per la riconquista di Palmira e di Al-Qaryatayn, entrambe occupate dallo Stato Islamico nel 2015. Le truppe siriane riuscirono a completare la liberazione delle città e provocarono la ritirata dei miliziani islamisti verso Raqqa e Deir Ezzor. La riconquista di queste due città, permise alle truppe siriane di prendere il controllo su gran parte dell'area desertica della Siria centrale e di organizzare una testa di ponte per la futura offensiva verso la sacca di Deir Ezzor.

8

Economist, “Why would he stop now?. Russian bombers have brought the regime of Bashar

al-Assad within sight of victory, but the bloodshed and dangers are growing”, del 20 febbraio 2016.

Consultato on line http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21693280-russian-bombers-have-brought-regime-bashar-al-assad-within-sight il 15 aprile 2016.

9

Economist, “Russia calls the shots. The timing of a proposed truce locks in the regime’s military

gains”, del 27 febbraio 2016. Consultato on line

http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21693616-timing-proposed-truce-locks-regimes-military-gains-russia-calls il 15 aprile 2016. Figura 2: http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21693280-russian-bombers-have-brought-regime-bashar-al-assad-within-sight.

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Figura 2

Come si denota dalla cartina sopra riportata, ad oggi il territorio siriano è variopinto nella sua composizione: troviamo le truppe governative controllare la parte Ovest del territorio, le zone a Nord- Ovest e a Sud- Est occupate dai ribelli e dalle Forze di Jabhat al- Nusra mentre le conquiste da parte dello Stato Islamico si estendono lungo il fiume Eufrate e nella zona attorno alla città di Palmira.

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2.1.2 Contesto Storico

E‟ bene ora, dopo aver mostrato un‟istantanea dell‟attuale situazione in Siria - specialmente del frangente tra la fine del 2015 (novembre – dicembre, per l‟esattezza) e i primi mesi del 2016 - fare un passo indietro e, analizzare e riportare di seguito, le vicissitudini e gli avvenimenti che hanno caratterizzato il conflitto siriano fino ai suoi esordi.

Il conflitto siriano che va a caratterizzare lo scenario internazionale in questi anni e che costituisce il fulcro del presente elaborato, può essere fatto coincidere con l‟insorgere della guerra civile che nel 2011 ha interessato il paese, combattuta fra le forze governative e quelle dell‟opposizione.

Le iniziali proteste avevano lo scopo di spingere alle dimissioni il presidente

راش ت ظ فاح , (Baššār Ḥāfiẓ al-Asad, Bashar Hafiz al-Asad) ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba'th.

Il partito, di ispirazione laica e inizialmente legato al socialismo arabo e al panarabismo, fin dalla sua fondazione negli anni Quaranta ha evidenziato la sua caratteristica interconfessionale essendo composito da ideatori appartenenti alla religione cristiana, alawita e sunnita. Il Ba'th in Siria assunse un ruolo di primo piano a seguito del disfacimento della Repubblica Araba Unita (RAU) nel 1961 e il successivo caos politico derivato da un susseguirsi di colpi di stato militare, durante i quali, nel 1962, venne introdotto lo stato di emergenza che sospese la maggior parte dei diritti costituzionali dei cittadini, definendo la nuova classe dirigente siriana. L'8 marzo dell‟anno successivo, un nuovo colpo di stato portò il partito al governo, attraverso il "Comando Rivoluzionario del Consiglio Nazionale", composto da ufficiali dell'esercito

e funzionari civili. دسلأا ظفاح (Ḥāfiẓ al-Asad – padre), ebbe così l'opportunità di

esercitare una grossa pressione sul governo eliminando tutti gli altri partiti politici e divenendo ministro della Difesa.

Negli anni successivi egli conquistò la presidenza della repubblica, aprendo un periodo di grande stabilità attraverso l‟instaurazione di un sistema di governo verticistico, monopartitico e repressivo caratterizzato anche da un forte culto della personalità. Tale stabilità, permise importanti riforme infrastrutturali, e la laicità garantita dal partito assicurò forte tutele alle numerose minoranze religiose presenti in Siria.

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Gli anni Novanta furono contrassegnati dall‟avvicinamento della Siria ai paesi occidentali, a seguito del sostegno all'Operazione Desert Storm contro l'Iraq di Saddam Hussein e al tentativo di siglare un accordo di pace con Israele.

Dopo la morte di Ḥāfiẓ al-Assad, avvenuta il 10 giugno 2000, il figlio, Bashar al-Assad, eletto con la maggioranza dei voti grazie ad un emendamento, che fece abbassare la soglia minima di età per essere eletti – gli succedette alla presidenza del Paese. A fronte di tale mandato plebiscitario, inizialmente la Siria sembrò essersi incamminata verso un processo di effettiva liberalizzazione politica e verso un procedimenti di democratizzazione, infatti la giovane età del nuovo presidente e la sua formazione di stampo occidentale sembravano favorire un‟evoluzione del regime sotto il profilo del rispetto dei diritti politici e civili.

In un primo momento, al-Assad permise la creazione e la diffusione di circoli intellettuali, in cui artisti, scrittori, oppositori politici e attivisti per i diritti umani si

incontravano per discutere delle riforme necessarie per il Paese 10. Successivamente, la

polita interna del Presidente si qualificò con repressioni delle forme di dissenso ed in politica internazionale furono numerosi gli eventi compiuti che fecero inserire la Siria

all‟interno del cosiddetto asse del male 11

o «Stati canaglia». Ad esempio: 1) il sostegno politico, economico e militare al partito libanese بزح ﷲ (Hezbollah, Ḥizb Allāh) di Hassan Nasrallah; 2) la protezione di Ḥamās, l‟organizzazione palestinese, di carattere politico e paramilitare- considerata dalle maggiori potenze come un‟organizzazione terrorista ; 3) l‟ostilità verso Israele, stato con il quale, sin dal 1948, la Siria non ha mai firmato alcun accordo di pace e alla quale reclama la restituzione di alcuni territori e città; 4) la sintonia con l‟Iran, la cui influenza è cresciuta con il crollo del regime iracheno.

Solamente grazie al riavvicinamento alla Turchia, la Siria riuscì in maniera graduale a inserirsi nuovamente all‟interno della comunità internazionale, partecipando nel 2008 all‟incontro svoltosi a Parigi sull‟Unione per il Mediterraneo, per la creazione di un organismo regionale che comprendesse tutti i Paesi che si affacciavano sul

Mediterraneo e quelli che facevano parte dell‟Unione Europea 12.

10

S. M. Torelli, Storia, Enciclopedia Treccani, http://www.treccani.it/enciclopedia/siria_(altro)/ consultata il 17 aprile 2016. (fonti: M. Galletti, Storia della Siria contemporanea, Milano 2006, 2013; L. Trombetta, Siria. Dagli ottomani agli Asad. E oltre, Milano 2013).

11 Ibidem. 12

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10

Nonostante i progressi compiuti dal punto di vista della diplomazia estera, sul fronte interno il Paese continuava ad avere un regime di tipo autoritario, caratterizzato da episodi di repressione del dissenso e dalla censura delle opinioni dissidenti.

Questa situazione di natura politica, causata dal Presidente nella limitazione delle libertà alla popolazione siriana compresa la possibilità di svolgere libere elezioni, è una delle

cause che ha scatenato la rivolta antigovernativa 13.

Si può, inoltre, suddividere il conflitto siriano in tre macro fasi ben distinte l‟una dalle altre: la prima fase, segnata dell'insurrezione contro il governo siriano e risalente al 2011, può essere definita anche come la “protesta pacifica”; la successiva fase, caratterizzata dall‟accendersi del confronto armato diviene un passaggio essenziale per la terza ed ultima fase contraddistinta da una effettiva guerra interna fra gli attori. A ognuna delle seguenti fasi corrisponde poi, un cambiamento all‟interno delle pratiche e delle attitudini sia del regime sia dell‟opposizione.

La prima fase, come accennato poc‟anzi, fu caratterizzata da una serie di manifestazioni in piazza di carattere pacifico, organizzate da parte dell‟opposizione, attraverso i social network. La repressione di tali proteste venne fatta dal governo attraverso l‟attuazione di una politica di censura su internet, impedendo l‟accesso a Facebook, Twitter e YouTube. Chi protestava, sulla scia delle rivolte che si stavano svolgendo negli altri Paesi Arabi, chiedeva: la caduta del regime di al- Assad, un‟apertura vera alla democrazia e infine, l‟adozione di riforme economiche con l‟obiettivo ultimo di restituire dignità alla popolazione.

Il 15 marzodello stesso anno, migliaia di persone scesero per le strade di Damasco e

Aleppo. In tale occasione il governo cercò di reprimere le proteste con la forza, senza ottenere il successo sperato, ma al contrario, originando una guerra civile siriana, che da lì a poco avrebbe interessato e visto la partecipazione anche dei governi esteri.

In quegli stessi giorni, un‟altra grande manifestazione del paese si verificò contro il regime del presidente: il 18 marzo, a Darʿā, citta della Siria meridionale e capoluogo della regione agricola e tribale del Ḥawrān (Hawran), si verificò una delle manifestazioni più imponenti, repressa anche questa attraverso l‟uso della forza militare.

13

L. Brenna, Siria. Dietro la guerra civile c’è la siccità, articolo del 14 settembre 2015 in

http://www.lifegate.it/persone/news/siria-la-crisi-ambientale-dietro-la-guerra consultato on line il 20 aprile 2016.

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Il 4 giugno 2011 avvenne per la prima volta, un'azione di protesta in cui anche i dimostranti presero le armi e reagirono violentemente agli apparati di sicurezza. Essa si svolse nella provincia di Idlib, vicino al confine con la Turchia. In tale frangente, la reazione del governo fu una delle più dure in quanto oltre all‟esercito, furono dispiegati anche carri armati ed elicotteri.

Un‟altra dura manifestazione contro il governo si verificò di lì a poco, il 3 luglio, ad Hamah - durante la quale, la dura repressione, generò anche la prima forte protesta sul piano internazionale, principalmente da parte degli Stati Uniti e dell‟Unione europea. Il 29 luglio, quattro mesi dopo le prime proteste, un gruppo di ufficiali disertori proclamò la nascita del Free Syrian Army (FSA, Esercito Libero Siriano). Esso si trasformò in un vero e proprio esercito combattente con lo scopo di deporre il governo in carica.

Con la nascita dell'Esercito Siriano Libero, gli scontri diventarono molto più violenti e, al posto delle dimostrazioni di piazza, si verificarono atti di guerriglia, sabotaggio e imboscate.

L'evento più significativo fu la serie di attacchi che a fine ottobre vengono compiuti dal ESL nella città di ح , (Ḥimṣ, Homs), durante il quale furono uccisi un numero consistente di soldati. La reazione dell'esercito regolare incontrò un livello di resistenza mai avvenuto prima e, a differenza delle operazioni precedentemente svolte, la rivolta non fu sedata, determinando in tal modo la conquista da parte dell‟Esercito Siriano di alcuni quartieri nevralgici della città, e la costrizione dell‟esercito ad un‟azione difensiva. L‟assedio di Homs, provocò altresì i primi scontri tra i civili, prevalentemente tra musulmani sunniti e alawiti, considerati sostenitori del regime de facto. Successivamente nel giro di breve tempo, l‟esercito libero siriano, attaccò la sede dei servizi segreti dell‟aeronautica a Damasco, la sede del partito Ba'th, un edificio dell‟intelligence a Idlib ed infine un aeroporto militare vicino Homs.

Il mese successivo, grazie ad un‟imboscata, i ribelli uccisero alcuni soldati a Darʿā (Dar'a) commettendo l‟attacco più sanguinoso fino a quel momento. Tale fatto provocò un cambio nella strategia politica del presidente al- Assad, il quale dinnanzi alle difficoltà sorte nel combattere una guerra asimmetrica, acconsentì ad alcune concessioni agli oppositori: la più importante fu la modifica della costituzione, che tra i punti fondamentali, prevedeva la possibilità di ricandidatura del presidente a due anni ed

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eliminava l‟esistenza del partito unico in Siria – fino a quel momento rappresentato dal Partito Ba‟th.

Nella cartina riportata di seguito si evince una chiarificazione degli avvenimenti della

guerra civile durante tutto il 2011 14.

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A partire da gennaio 2012, al posto delle manifestazioni pacifiche in piazza, si assistette alla terza e ultima fase, caratterizzata da un conflitto armato su larga scala e dall‟irrigidimento delle posizioni assunte dagli attori.

Sebbene l'Esercito Siriano Libero costituisca l'ossatura dell'opposizione armata in Siria, a inizio gennaio comparvero altri gruppi paralleli che operarono in maniera più autonoma: tra essi, quello più importante da menzionare fu il Fronte al-Nuṣra (Fronte per il sostegno per il popolo di al-Sham) il gruppo - inizialmente composito solamente da membri della branca irachena di Al-Qaeda (Stato Islamico dell'Iraq) combattevano la presenza americana nel paese- successivamente con l‟aggiunta di membri siriani, videro nella crisi siriana un opportunità di rovesciare il governo di al-Asad e di instaurare uno Stato islamico basato sulla sharia.

Esso introdusse tuttavia una strategia di attacco molto più violenta basata anche su attentatori suicidi che eseguivano singoli attentati contro istituzioni governative con finalità di puro terrorismo: strategie degli attacchi suicidi per mezzo di auto- bombe. Nei mesi successivi, le tecniche e le azioni utilizzate contro i ribelli e i civili da parte del regime, divennero sempre più violente, principalmente perché considerati sostenitori dell‟opposizione. Gli autori di tali massacri e violazioni dei diritti umani, si riscontrano nelle bande di Shabīḥa (spettri, fantasmi), coloro che, armati e spesso vestiti in abiti civili, attaccavano i dimostranti durante le manifestazioni contro il governo del presidente Bashar al-Assad. L‟abuso di tali bande provocò una serie di massacri della popolazione civile, che culminò con la strage di Hula durante la quale il bombardamento e l‟esecuzione di oltre cento persone, fra cui numerosi bambini, seminò

orrore e indignazione nell‟opinione pubblica 15

.

Il governo siriano negò l'accaduto e la propria responsabilità attribuendola ai gruppi ribelli, ma l‟eco delle stragi e il ruolo dei media, provocò una forte reazione a livello internazionale: inizialmente molte nazioni presero le distanze dal presidente siriano, per poi successivamente, prefigurare un sostegno al fronte dei ribelli con lo scopo di una sua caduta. La Nazione più attiva fu la Turchia, che fornì armi all‟ESL e diede rifugio ai vertici militare dell‟opposizione; USA, Francia e Gran Bretagna cominciarono a fornire equipaggiamenti e finanziamenti; mentre l‟azione dell‟Unione Europea fu quella di inasprire l‟embargo sulla Siria. Anche gli Stati del Golfo Persico, finanziarono e inviarono armi ai ribelli.

15 N. Locatelli, Il massacro di Houla non cambia il copione in Siria, articolo Limes. Rivista italiana

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La presa di posizione a favore dei ribelli di molte Nazioni, provocò la reazione degli Stati tradizionalmente alleati della Siria; difatti, la Russia, legata da un accordo con il governo di al-Assad per l'utilizzo del porto di Tartus, inviò del personale tecnico per la formazione dei militari siriani. La strategia russa nei confronti del governo siriano fu quella di ammettere la colpa della strage ad entrambe le fazioni, di affermare l‟uso della forza da parte del governo sproporzionato e di far in maniera tale che il comunicato ufficiale del Consiglio di Sicurezza dell‟Onu, fosse meno duro nei confronti del regime di al-Assad, accusato esplicitamente dei bombardamenti ma non dell‟esecuzione dei suoi cittadini 16.

L'Iran invece, mosso dalla paura di perdere un prezioso alleato regionale, cominciò ad inviare armi e finanziamenti al governo siriano.

Contemporaneamente sul campo, i ribelli continuarono a guadagnare terreno avanzando nel Governatorato di Idlib e soprattutto conquistando la cittadina di

Al-Qusayr, posizionata strategicamente al confine con il Libano e sulla strada che conduce dalla costa ad Homs.

A metà luglio, i ribelli attaccarono le citta siriane di Damasco e Aleppo, cuore commerciale del paese, che fino a questo momento non erano state teatro di forti manifestazioni antigovernative e colpite solo marginalmente dal conflitto in corso. A tale operazione presero parte anche, l‟Esercito Libero Siriano e tutte le formazioni islamiste.

Il 15 luglio 2012, si verificò la battaglia di Damasco – denominata “Operazione Vulcano di Damasco”. Essa coinvolse brigate ribelli che si riversarono nella città dando luogo ad una serie di scontri a fuoco con l‟esercito regolare applicando la tattica della guerriglia cittadina. Qualche giorno più tardi, una bomba distrusse il quartier generale della Sicurezza Nazionale e nell'attentato morirono alti dirigenti militari e del governo. Tale avvenimento, assieme all‟offensiva ribelle delle aree centrali della città fece presagire un imminente crollo del regime. Ma ciò nonostante, i ribelli non riuscirono a consolidare le posizioni conquistate, e le forze armate siriane riuscirono ad organizzare una controffensiva, riuscendo ad emarginare i ribelli verso le zone periferiche della città e a riprenderne il controllo. Tale battaglia fu una dura sconfitta per l‟immagine dell‟Esercito Siriano Libero.

16 Ibidem. Per la consultazione del comunicato ufficiale, si veda

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Nel giro di pochi giorni, vi fu l‟altra importante battaglia dal punto di vista della rilevanza dell‟obiettivo e della sua portata: la battaglia di Aleppo, denominata dai ribelli come la “madre di tutte le battaglie” (19 luglio 2012). Tale attacco colse alla sprovvista le truppe governative, impegnati nella difesa di Damasco. I ribelli, attaccando da sud- ovest e da nord- est riuscirono ad entrare nella città, e a raggiungere il centro storico. Tuttavia a seguito dell‟imponente uso dell‟aviazione e dell‟artiglieria pesante, l'esercito regolare riuscì a bloccare l'avanzata delle milizie ribelli.

La battaglia non si concluse totalmente, ma si trasformò in una guerra di posizione, caratterizzata dalle parti che controllano ognuno circa la metà della città.

I mesi successivi alle battaglie, appena delineate, videro i ribelli nuovamente all‟attacco nelle zone del paese, allargando il conflitto all‟interno del territorio nazionale sino alla parte sud- est della capitale.

A novembre i ribelli, intrapresero una nuova offensiva su Damasco ottenendo infine la chiusura dell‟aeroporto civile e la cattura di due basi militari poste a sud e ad est, dove furono collocati i centri direzionali dell‟ESL.

Il successo strategicamente più' significativo di quei mesi, fu la conquista della città di Ma'arrat al-Nu„mān tra l'8 e il 13 ottobre. La città situata lungo uno snodo fondamentale collega Damasco, Aleppo, Idlib e la costa.

Tale conquista, comportò la divisione in due parti della Siria.

A questo punto possiamo affermare che nei primi due anni della guerra siriana l‟opinione pubblica mondiale si è comprensibilmente concentrata sugli aspetti umanitari della vicenda, sulle vittime innocenti, sulla repressione governativa e sulle concessioni con l‟Iran, la Turchia e Israele.

La questione siriana venne descritta e interpretata come un regime autoritario e sanguinario che veniva sfidato da una massa popolare operosa e moderata. Questi due anni furono caratterizzati da un regime che non voleva cedere e da oppositori che mano a mano si macchiavano degli stessi crimini che intendevano denunciare.

La rivolta siriana, di cui si sono riportati i primi fatti, iniziò come un movimento non violento, che si indirizzò fin da subito verso la militarizzazione, sfociando in una guerra

(17)

17

civile con aiuti anche a livello internazionale in nome dei principi quali libertà,

democrazia e diritti umani 17.

Continuando il percorso dell‟evoluzione della guerra siriana, è importante delineare che agli inizia del 2013 contemporaneamente al dispiegarsi di missili NATO lungo il confine fra Siria e Turchia, anche le violenze nel paese non accennarono a placarsi, con duri scontri tra ribelli e forze lealiste ad Aleppo e Homs.

All‟interno di tale crisi siriana, importante fu anche il coinvolgimento di Israele.

A febbraio dello stesso anno, il segretario di Stato statunitense, John Kerry incontrò a Roma i rappresentanti della Siria e il leader della Coalizione Nazionale Siriana,

حأ ذاعم ةي طخ ل ل (Aḥmad Muʿādh al-Khaṭīb al-Ḥasanī, Mu'adh al-Khatib. Trascritto spesso dalla stampa Moaz al-Khatib).

La dichiarazione finale del vertice si limitò a confermare l'impegno generico per un coordinamento nella gestione della sicurezza delle popolazioni nonché il sostegno a qualsiasi richiesta di un dialogo nazionale senza la mediazione o la partecipazione di

Bashar al- Assad18.

Ad aprile la guerra civile siriana vide il costante avanzamento dei ribelli in tutte le regioni del paese, soprattutto nelle zone rurali; mentre il governo riuscì a mantenere il controllo sulle principali città, esclusa Aleppo.

In questo periodo di difficoltà per il governo siriano, l‟Iran – storico alleato e fornitore di forze armate, rifornimenti e finanziamenti – decise di intervenire in maniera più

decisa affidandosi ai miliziani libanesi di Hezbollah, i quali possedevano roccaforti sul

confine siriano. Da lì a qualche giorni, l‟esercito siriano scatenò un‟offensiva contro una cittadina controllata dai ribelli e posta lungo il confine.

Con la crescita di intensità del conflitto e la tattica di guerriglia di Hezbollah, i ribelli furono costretti a ritirarsi e a cedere ampie zone di territorio. Le truppe di al-Assad e i miliziani libanesi di Hezbollah riconquistano il nodo strategico di Qusayr, «la Stalingrado siriana», vincendo una battaglia chiave nella guerra civile, e ottenendo il

17

F. Mini, Due anni dopo e un giorno prima, articolo Limes. Rivista italiana di geopolitica, Guerra mondiale in Siria, Gruppo editoriale L‟Espresso SpA, Roma, 2/2013. Pp. 25, 26.

18 Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Siria: la cronologia dell'escalation, 30 maggio

2013. http://www.ispionline.it/it/articoli/articolo/mediterraneo-medio-oriente/siria-la-cronologia-dellescalation , consultato in data 20 aprile 2016.

(18)

18

territorio che si estendeva da Damasco fino al Libano e fino ai porti siriani sul

Mediterraneo 19.

Tale situazione ebbe un forte impatto sul fronte dei ribelli, e l'Esercito Siriano Libero che aveva avuto un ruolo primario fin dagli inizi della crisi cominciò a sgretolarsi, mentre le formazioni islamiste, che col tempo avevano aumentato la loro influenza nelle battaglie, cominciarono ad operare in maniera sempre più autonoma e a prendere la guida delle operazioni. Precisamente il gruppo islamista più violento, il Fronte al-Nuṣra, fu affiancato da una nuova formazione composita prevalentemente da miliziani non siriani: lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS).

Il leader dello Stato Islamico dell'Iraq (ISI) Abū Bakr al-Baghdādī dichiarò la fusione dei due gruppi nello "Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham" (ISIS), il quale interpretò la guerra siriana come un passo verso la Jihād globale e per la rifondazione del califfato. A settembre - a seguito della denuncia da parte della comunità internazionale, per gli utilizzi di armi chimiche contro militari governativi, ribelli e popolazione civile a

Damasco – fu approvata una risoluzione del Consiglio di Sicurezza numero 2118 20, che

consentiva l‟individuazione e la distruzione dell‟arsenale chimico detenuto dal regime siriano da parte delle Nazioni Unite e dell'OPCW (l'Organizzazione per la proibizione

delle armi chimiche) 21. Essa, come appena citato, segna un passo importante in

direzione del disarmo chimico della Siria, presentando elementi innovativi come la previsione di un bando universale sull‟uso delle armi chimiche e un dettagliato meccanismo misto per l‟eliminazione dell‟arsenale chimico. Ma tuttavia ad essa non mancano anche punti critici, come ad esempio - la mancanza di tutele per la

popolazione civile 22.

Tale vicenda, si può intuire, portò effettivamente la crisi siriana su un piano internazionale, accentuando ad ogni modo le differenze fra gli schieramenti.

I mesi seguenti furono tuttavia caratterizzati dalle molteplici vittorie e riconquiste dei territori, da parte dell‟esercito siriano lealista.

19 Ibidem.

20 V. Risoluzione del CdS 2118, http://www.un.org/press/en/2013/sc11135.doc.htm 21

I. Geerardyn, The Syrian civil war and the paralysis of the United Nations, Global - KIB / January 24, 2014. https://globalkib.wordpress.com/2014/01/24/the-syrian-civil-war-and-the-paralysis-of-the-united-nations/, consultato il 20 aprile 2016.

22 I. R. Pavone, La Siria e le armi chimiche: La risoluzione del consiglio di sicurezza 2118 (2013),

(19)

19

Nonostante il sostegno ricevuto da molteplici forze, il presidente al- Assad iniziò a

mostrare la sua debolezza a fronte dell‟aumento dell‟opposizione 23

.

Il 2014, si aprì con la conferenza di pace di Ginevra (Ginevra II), indetta dall‟ONU con la collaborazione di Stati Uniti e Russia, con lo scopo di trovare una soluzione politica e diplomatica al conflitto e creare un governo di transizione che includesse rappresentanti del regime e dei ribelli e che conducesse a elezioni libere. A tale conferenza parteciparono anche il governo siriano, la Coalizione Nazionale siriana composita dalle forze di opposizione al governo di Bashar al- Assad e il fronte curdo. Rifiutarono ogni forma di dialogo tutte le formazioni islamiste, inclusi il Fronte al-Nuṣra, il Fronte Islamico e l'ISIS 24.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, dichiarò che sarebbe stato «unforgivable not to seize this opportunity» (trad. imperdonabile non cogliere tale opportunità) di porre fine ad un conflitto che stava causato la morte di più di 100,000 persone e ne costrinse oltre 9 milioni ad abbandonare le proprie case.

Tale conferenza non riuscì a raggiungere gli obiettivi prefissati a causa dell‟inconsistenza dei colloqui fra le parti in causa, e si concluse di fatto, senza alcun accordo politico.

Contemporaneamente alle elezioni presidenziali, svoltesi a giugno con la rielezione di al- Assad, si verificarono anche una sequenza di vittorie da parte dello Stato Islamico dell‟Iraq e del Lavante (ISIL) che cambiarono lo svolgimento della guerra civile siriana. A seguito dell‟occupazione della città di Mosul, la seconda in Iraq, e di moltissime altre, il 29 giugno 2014 il leader dell‟ISIL, Abū Bakr al-Baghdādī annunciò l'instaurazione del califfato nei territori controllati tra Siria e Iraq cambiando il suo nome in Stato Islamico (IS).

A luglio, si verificarono alcune offensive nella regione desertica a nord di Palmira, ricca

di giacimenti di gas, e la conquista della base militare posta a nord di ةقرلا (al-Raqqa) –

divenuta successivamente il quartier generale e la capitale del califfato.

23 Articolo, “Assad on the back foot.Despite Iran’s support, the president is weakening” , 4 aprile

2015. http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21647673-despite-irans-support-president-weakening-assad-back-foot consultato in data 20 aprile 2016.

24 Geneva II Syria peace talks delayed again as all sides fail to agree conditions,

http://www.euronews.com/2013/11/05/geneva-ii-syria-peace-talks-delayed-again-as-all-sides-fail-to-agree-conditions/, consultato il 20 aprile 2016.

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20

Fra tutti gli attacchi dei successivi mesi, ciò che si può evidenziare come pesante sconfitta del governo siriano fu proprio l‟attacco alla città di Palmira da parte dello Stato Islamico, in una posizione strategica nel deserto, tra il confine iracheno, Homs e Damasco.

Nel corso del 2014 quindi, le forze lealiste guadagnarono terreno all‟interno dell‟area urbana di Aleppo e nella zona a Nord, conquistando i territori chiave nei sobborghi settentrionali, orientali e meridionali di Damasco.

L‟anno successivo, il 2015, non fu caratterizzato da scontri di importanza rilevante, ma fu caratterizzato da avvenimenti a livello politico e diplomatico internazionale.

Sebbene la Russia abbia fin dalle prime fasi della crisi, sostenuto il governo siriano, dal settembre 2015, come già delineato, si verificarono un intensificazione dei rapporti fra i due governi aventi lo scopo di intervenire contro lo Stato Islamico.

Le motivazioni che spinsero la Russia a sostenere al- Assad possono essere molteplici, alcune di queste risalgono infatti al periodo della guerra fredda, durante la quale la Siria

trasformò la Russia in un grande fornitore di armi, gas e sostegno 25. Inoltre è bene

ricordare anche gli interessi economici e politici che la Russia ripone in Siria, come ad esempio la base navale nel porto di Tartus, l‟unico appoggio in Medio Oriente e ancora la rilevanza che tale azione portava nell‟opinione pubblica russa, che veniva presentata

come una distrazione dalla questione ucraina svoltasi nel medesimo periodo 26.

Ad un primo avvicinamento della Russia al governo siriano, si assiste ad un seguente distacco da essa, provocato soprattutto da motivazioni internazionali, dimostrando in tal

modo di porsi al pari degli Stati Uniti 27.

Un altro evento importante fu il congresso di Vienna, svoltosi a novembre per decidere del futuro della Siria, divisa tra l‟avanzata dell‟IS e il regime di al-Assad.

I partecipanti ai negoziati furono: Stati Uniti, Russia, Turchia, Ira, Arabia Saudita, Regno Unito, Germania, Francia, Giordania, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman, Libano, Onu, Unione Europea, Cina ed Iraq – che trovarono un accordo relativo a temi

25 N. S. articolo “Why Russia is an ally of Assad”, da Economist del 30 settembre 2015. Consultato

on line http://www.economist.com/blogs/economist-explains/2015/09/economist-explains-22, il 16 aprile 2016.

26 Articolo, “A new spectacle for the masses. Vladimir Putin embarks on a risky campaign to prop up

the Syrian regime and embarrass America” del 3 ottobre 2015, da Economist. Consultato on line

http://www.economist.com/news/europe/21670061-vladimir-putin-embarks-risky-campaign-prop-up-syrian-regime-and-embarrass-america il 21 aprile 2016.

27 Articolo, “Russia brings its planes home from Syria. But what does Vladimir Putin mean by

“withdrawal”?”, da Economist del 15 marzo 2016. Consultato on line

http://www.economist.com/news/middle-east-and-africa/21694916-what-does-vladimir-putin-mean-it-russia-brings-its-planes-home-syria il 15 aprile 2016.

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21

quali, l‟instaurazione di un cessate il fuoco per dare avvio a dialoghi e negoziazioni con il regime siriano e non per quanto riguarda la lotta contro l‟ISIS, al-Qaeda e al-Nuṣra; la creazione di un governo di transizione senza che il paese perdi integrità ed indipendenza; la creazione di una missione di supervisione dell‟Onu e infine, l‟accesso ad aiuti umanitari 28.

Per concludere la sequenza di atti e fatti che hanno caratterizzato il contesto storico della guerra siriana sino agli avvenimenti degli ultimi mesi, possiamo dapprima definire la guerra siriana come un mosaico di trattative, conflitti e alleanze mutevoli tra gruppi armati che si contengono le spoglie del regime. Questa affermazione, è facilmente spiegabile nel fatto che oggi la Siria, ha un valore geopolitico molto alto: non solamente per i giacimenti di gas e petrolio, o per l‟inestimabile patrimonio archeologico, ma

soprattutto per la sua posizione geografica 29.

La Siria è inoltre, un complesso di guerre all'interno di una guerra: una rivolta contro la dittatura; una battaglia settaria tra sunniti e alawiti (e i loro alleati sciiti); una lotta intestina fra gli arabi sunniti; una ricerca per il popolo curdo di una patria; e un concorso

geopolitico tra una timida America e una Russia risorgente 30.

Inoltre è opportuno sottolineare che a differenza delle forze di opposizione armata, il regime siriano e il «califfato» si presentano ed agiscono come uno «stato». Il quale dopo aver ucciso, torturato, sgozzato, arrestato, derubato e discriminato i suoi sudditi offre loro protezione, sicurezza, ordine e servizi essenziali.

Dopo aver liberato dal controllo del regime alcuni territori, gli insorti e i leader delle opposizioni in esilio e in patria non sono riusciti a fornire le risposte cruciali a una popolazione stremata, sfollata, violentata, in cerca di libertà, giustizia sociale e di beni

di prima necessità 31.

28 Articolo, Chi sono i protagonisti dei negoziati di Vienna sulla Siria, del 29 ottobre 2015.

http://www.internazionale.it/notizie/2015/10/29/siria-colloqui-di-pace-paesi-scheda consultato on line il 24 aprile 2016.

29

L. Trombetta, Le Sirie in Vendita, articolo in Limes. Rivista italiana di geopolitica, Le guerre Islamiche, Gruppo editoriale L‟Espresso SpA, Roma, 9/2015. P. 149.

30 Articolo “The peril of inaction. Russian daring and American weakness have changed the course

of the war—for the worse”, da Economist del 20 febbraio 2016. Consultato on line presso

http://www.economist.com/news/leaders/21693208-russian-daring-and-american-weakness-have-changed-course-warfor-worse-peril, il 15 aprile 2016.

31 L. Trombetta, Quattro Sirie, articolo in Limes. Rivista italiana di geopolitica, Le Maschere del

Califfato, Gruppo editoriale L‟Espresso SpA, Roma, 9/2014. P. 64.

(22)

22

2.1.3 Contesto Geografico

Si vuole, in tale sezione riportare un secondo aspetto che compone la fase iniziale della mappatura: un‟analisi approfondita della situazione geografica del conflitto in analisi è importante per comprenderne meglio gli aspetti fondamentali e le eventuali implicazioni future. Tale sezione inoltre, diviene utile allo studioso per inquadrare meglio le vicissitudini – appena riscontrate – che delineano un conflitto.

In questo caso, potrebbe essere adeguato incominciare l‟analisi del contesto geografico, con uno studio elementare della geografia fisica della Siria.

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23

Aspetto geografico. La Siria è posta in una posizione strategica tra l‟Europa, l‟Asia e l‟Africa, e ha la funzione di ponte per le trasmissioni delle influenze culturali fra i paesi

limitrofi e per le transazioni commerciali 32.

Si trova in Medio Oriente, a sud-est dalla Turchia ed è uno dei paesi più importanti della zona. Confina a Nord con la Turchia, a Ovest con Israele, Libano e Mar Mediterraneo, a Sud con la Giordania e a Est con l‟Iraq.

Lungo il confine con Israele si trova la catena montuosa più alta con all‟interno il Monte Hermon, la vetta più alta della Nazione.

All‟interno del paese scorrono alcuni fiumi importanti come l‟Eufrate, l‟Oronte e il Khabur, uno dei maggiori affluenti dell‟Eufrate.

Il territorio è variegato, al suo interno possiamo riscontrare la parte settentrionale ed orientale di natura pianeggiante e la parte meridionale desertica. Passiamo ora a distinguere tali unità morfologicamente ben distinte: la regione costiera mediterranea, l‟altopiano arabico e il bassopiano della valle superiore dei fiumi Tigri ed Eufrate (Mesopotamia). La prima, è composta da una stretta pianura lungo il mediterraneo. Nella seconda zona, troviamo il monte sopracitato, contornato da una vegetazione arida e stepposa. La regione mesopotamica, invece, è completamente arida, formata da deserti di rocce laviche o di dune sabbiose e la coltivazione avviene solamente nelle zone adiacenti i fiumi.

Ordinamento dello Stato. Indipendente dalla Francia dal 1946, sulla base dell‟art. 1 della Costituzione del 1973 – approvata con referendum il 12 marzo- la Repubblica Araba di Siria si delinea come uno “Stato democratico, popolare, socialista e sovrano”, con il riconoscimento del ruolo di partito guida nella società e nello Stato al partito arabo socialista Ba‟th, il quale, in particolare guida il fronte progressista nazionale. Il capo dello Stato è il Presidente della Repubblica, eletto con un mandato di sette anni, in base alla designazione del candidato da parte del Parlamento e su proposta del partito stesso. La conferma del candidato deriva poi da parte dei cittadini attraverso un referendum, nel quale egli deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti validi.

In caso contrario il Parlamento indicherà un secondo candidato 33.

32 M. Galletti, Storia della Siria contemporanea. Nuova edizione aggiornata alle rivolte della

primavere araba, i grandi tascabili Bompiani, Milano, 2013.

33 http://leg16.camera.it/561?appro=410&Siria:+scheda+politico-parlamentare “Siria: scheda

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24

Alle ultime elezioni, svoltesi nel 2014 si è riconfermato Bashar al- Assad con l‟88,7% dei voti 34.

Il parlamento di stampo monocamerale, assemblea del popolo, è composto da 250 membri, eletti per un periodo di quattro anni attraverso un sistema maggioritario plurinominale, basato quindi, su 13 circoscrizioni corrispondenti ai distretti amministrativi del paese. Ciascuna lista include due terzi dei candidati appartenenti al Fronte Progressista Nazionale: i partiti appartenenti a tale Fronte, rappresentano gli unici partiti legali in Siria.

Aspetto economico. Si è più volte, inoltre, accennato al fatto che la Siria sia un territorio conteso non solamente dal punto di vista politica ma anche e, soprattutto, dal punto di vista economico ed energetico - come si evince dalla figura sottostante.

Si può affermare che essa presenti un‟economia strutturalmente fragile, limitata dalle condizioni sfavorevoli climatiche e dal ruolo a livello nazionale e internazionale, assunto dal partito Ba‟th nel corso degli anni.

Ad ogni modo, nella cartina proposta, si desume che l‟industria del petrolio, del gas e del fosfato rappresentino la principale risorsa economica – nonostante la loro produzione non sia elevata come nei paesi arabi adiacenti- assieme alle esportazioni di prodotti agricoli e tessili.

I giacimenti di petrolio di un certo rilievo si collocano tutti nella zona nordorientale del paese, a loro volta collegati da oleodotti alle raffinerie presenti a Homs e al porto di Tartus.

La guerra civile, ancora in corso, provocò un crollo delle modeste produzioni di petrolio a seguito del controllo esercitato dei ribelli sui giacimenti. Tale conflitto ha altresì interrotto il lento processo di modernizzazione economica e infrastrutturale, distruggendo gran parte dell‟industria e delle infrastrutture.

34 Battendo i rivali Maher Hajjar (3,2%), deputato dell‟ex Partito comunista, e Hassan Nouri (4,3%),

ex Ministro dello Sviluppo. Tali elezioni hanno fin da subito destato perplessità di legittimità elettorale, sia a livello nazionale sia a livello internazionale (Russia e Iran, l‟hanno invece, riconosciuta come legittima), per il contesto conflittuale in cui il paese verteva e per il fatto che tale votazione avvenne solamente nelle zone controllate dal governo, escludendo di fatto, quelle controllate dai ribelli e senza tenere conto dei milioni di profughi o sfollati siriani che hanno cercato rifugio nelle città o nei paesi limitrofi.

S. S. Mohamed, “Siria, elezioni: vince Assad, il futuro è già passato”, 7 giugno 2014.

http://www.rivistaeuropae.eu/esteri/esterni/siria-elezioni-vince-assad-futuro-gia-passato/ consultato il 21 aprile 2016.

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25

Le produzioni agricole più importanti sono di tipo cerealicole (orzo e frumento) coltivate soprattutto nelle zone pianeggiante, mentre la produzione di agrumi è sviluppata nelle aree montuose del paese e nelle pianure costiere. Altre coltivazioni rilevanti sono la vite, l‟olivo, le patate, il cotone e la barbabietola da zucchero.

(26)

26

Nelle seguenti due immagini si intende riportare e mostrare l‟utilizzo del suolo siriano durante la guerra civile. Gran parte del paese come si è detto, è caratterizzato da deserto e steppa permettendo solamente una certa pastorizia nomade. La parte coltivata si colloca lungo la costa mediterranea della Siria, lungo il confine settentrionale con la Turchia e lungo le rive dell‟Eufrate.

Non a caso la maggioranza della popolazione risiede nelle aree sostenute storicamente

dall‟agricoltura e nelle medesime aree si è incentrato anche il conflitto in questi anni 35

.

Figura 3: Ibidem, p. 66.

35 B. M. Jenkins, The Dynamics of Syria’s Civil War, http://www.rand.org/ del 2014. Consultato il 24

(27)

27

Città 36. Le maggiori città che troviamo all‟interno del territorio sono:

Raqqa. Situata a nord della Siria, fin dal 639 d.C. caratterizzata da un forte valore simbolico islamico jihadista. A seguito degli scontri per l‟occupazione nel 2014 da parte dello Stato Islamico contro il governo siriano, ne divenne la capitale. Tale fatto si verificò in quanto, la città oltre ad avere una storica importanza simbolica, si trova in una posizione strategica essendo vicina al confine con la Turchia e in prossimità dei territori iracheni.

La prima misura imposta dall‟IS agli abitanti rimasti, fu quella della pratica religiosa attuata grazie alla presa del controllo delle moschee e imponendo ai cittadini l‟osservazione di alcune regole. Vennero inoltre istituiti nuovi tribunali basati sulla šarī’a, un complesso di norme religiose, giuridiche e sociali direttamente fondate sulla dottrina coranica. In quest'ultima convivono regole teologiche, morali, rituali, affiancate da norme fiscali, penali, processuali e di diritto bellico. Sharia significa, alla lettera, "la via da seguire", ma può essere tradotta con "legge divina". Furono istituite anche nuove forze di polizia con il compito di garantirne l‟occupazione e nuovi apparati con lo scopo di gestirne l‟economia. E‟ principalmente sulla repressione che lo Stato Islamico ha basato e continua a basare il suo potere politico, militare e amministrativo. Simbolo di ciò è la piazza centrale di Raqqa «piazza del paradiso» nella quale l‟Is, esibisce le

manifestazioni della sua politica 37.

Aleppo. Collocata a Nord- Est del paese, è abitata da arabi, armeni, curdi, circassi e turchi. E‟ la terza maggiore città cristiana del mondo arabo e la seconda per importanza e vastità nel territorio siriano. E‟ inoltre la più popolosa e industrializzata del paese, gli scontri avvenuti in essa hanno rapidamente incrinato gli equilibri economici e sociali.

36 A tale rassegna non vengono fatti cenni al numero di abitanti che compongono le diverse città,

questo poiché non vi sono stime ufficiali aggiornate – in quanto la situazione di conflittualità che le caratterizza e la situazione di forzata emigrazione ,rende difficoltoso alle agenzie ufficiali a livello internazionale e locale riportare tali dati. Nel 2015 l‟UNHCR riportava i seguenti dati: 3.984.393 rifugiati, 7.6 milioni il numero degli sfollati, 12,2 milioni il numero di persone in condizione di bisogno, 5,6 milioni il numero di bambini in condizione di bisogno, 9,8 milioni il numero di individui che soffrono per insicurezza alimentare e 11,6 milioni il numero di individui in urgente bisogno di accedere ad acqua potabile e servizi sanitari (http://www.unhcr.it/).

37 B. E. Selwan el Khoury, Raqqa, l’is tra šarī’a e affari, articolo in Limes. Rivista italiana di geopolitica, Chi ha paura del califfo, Gruppo editoriale L‟Espresso SpA, Roma, 3/2015. Pp. 121-127.

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28

Idlib. Essa si colloca nella zona di passaggio dalla Siria centrale al Nord, vicino al confine con la Turchia. E‟ una città cruciale per i collegamenti fra la zona sotto il controllo del governo e quella in mano agli insorti di varie sigle.

Ḥimṣ e Ḥamā (Homs e Hama). Attualmente sotto l‟egemonia dello Stato Islamico, situate a Est del paese. A partire dalle prime rivolte, la loro composizione sociale e l‟ordinamento politico e ideologico della popolazione è mutato moltissimo.

Damasco. La capitale della Siria dal 1941, situata a Est del paese, al confine con il Libano. E‟ composita dalla maggioranza della popolazione araba di religione musulmana, ma sono presenti anche sunniti, sciiti, drusi e alawiti e una piccola

parte da cristiani ed ebrei 38.

Ṭarṭūs (Tartus). Situata a Est, è il secondo porto per importanza della Siria. Dal 1971 in questa zona vi risiede una base navale russa, nata da un accordo stipulato dai due governi. Oggi tale porto è ancora in possesso della flotta russa risultando l‟unica base navale al di fuori dei territori dell‟ex-Urss e l‟unica nei pressi dei Paesi Arabi.

Darʿā (Dar‟a). E‟ una città del Sud- Est della Siria, in prossimità delle frontiere con la Giordania, il Libano e Israele.

Popolazione. Dal secondo dopoguerra l‟accrescimento demografico fu notevole: la crescita annua che si raggiunse del 3,5% fu uno dei tassi più alti al mondo.

Oggi la tendenza, a causa delle condizioni provocate dalla guerra civile, è di netto calo. Infatti, la popolazione è concentrata maggiormente nelle aree più occidentali del paese, nei dintorni di Aleppo e lungo l‟Oronte. A oriente i centri abitati si distendono lungo le sponde dei fiumi più importanti; mentre, le zone desertiche del paese sono caratterizzate

da poche oasi abitate, la più importante di queste è Palmira 39.

38

L. Trombetta, Raqqa, lo stato islamico e le matriosche del conflitto, articolo in Limes. Rivista italiana di geopolitica, La strategia della paura, Gruppo editoriale L‟Espresso SpA, Roma, 11/2015. Pp. 60-67.

39 M. Galletti, Storia della Siria contemporanea. Nuova edizione aggiornata alle rivolte della

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29

Questa è anche una motivazione al fatto che oggi la zona comprendente Suwaydā a Latakia, Damasco, Homs, Tartus e Gabla, sotto il controllo di al- Assad, corrisponde circa al 35% del territorio siriano nel quale è presente però, poco meno del 60% della

popolazione del paese 40.

Questa situazione può essere notata in maniera dettagliata nella figura sottostante.

Figura 4

40 L. Trombetta, Le Sirie in vendita, Limes. Rivista italiana di geopolitica, Le guerre islamiche.

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30

Tale regione, che a vari livelli si pone come alternativa allo Stato Islamico e al regime di al- Assad, è caratterizzata da un alta frammentazione territoriale: a Nord, due o tre cantoni a maggioranza curda si sono congiunti contro lo Stato Islamico; a Nord-Ovest l‟ampia area è suddivisa in due parti, da un lato sotto il controllo dell‟IS, e dall‟altro nelle mani degli insorti. Il tratto meridionale, del confine turco- siriano, dalla valle del fiume Yarmūk fino al valico frontaliero con la Giordania è saldamente nelle mani di un gruppo che – negando la loro annessione allo Stato Islamico- si riconoscono in un

insieme di combattenti locali affiancati da jihadisti palestinesi e giordani 41.

A seguito dello studio dei dati riportati da un‟analisi condotta nel 2014, si può suddividere il territorio siriano in quattro aree: una sotto l‟egemonia del regime della famiglia presidenziale degli Assad; un‟altra dominata dagli jihadisti dello Stato Islamico (IS); la terza, in mano alle opposizioni armate ed infine la quarta parte controllata dalle milizie curde.

Infatti, la Siria del regime degli Assad, incarna sempre di più la dimensione urbana della Siria di un tempo: le forze lealiste estendono la loro autorità da Dar‟a ad Aleppo, fino a Latakia e Tartus passando per Homs; la Siria nelle mani degli jihadisti venuti dall‟Iraq, si inerpica lungo l‟Eufrate con radici nella dimensione desertica della Siria storica. La Siria ribelle è, assieme alla Siria curda, posizionata nella dimensione rurale della Siria Moderna.

I confini posti tra queste quattro aree sono mobili e per lo più sfuocati. Tra loro non si riconoscono più i confini amministrativi della Siria pre 2011, in quanto lo Stato Islamico e le altre occupazioni hanno, ciascuno a modo loro, contribuito alla

ridefinizione delle aree di influenza 42.

La forza del regime risiede in maniera apparente nel controllo della maggioranza della Siria abitata, ma al contrario, in maniera pratica, tale controllo è esercitato in zone ristrette del paese, questo poiché bisogna ricordare che il 40% del territorio siriano è desertico e scarsamente popolato, e oltre il 60% della popolazione si concentra di conseguenza nelle poche città.

41

Ibidem, p. 157-158.

Figura 4: B. M. Jenkins, The Dynamics of Syria‟s Civil War, http://www.rand.org/ del 2014. Consultato il 24 aprile 2016.

42 L. Trombetta, Quattro Sirie, articolo in Limes. Rivista italiana di geopolitica, Le Maschere del

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31

Ad esclusione di Raqqa, le forza lealiste sono presenti in tutti i capoluoghi di regione, tenendo saldamente in pungo l‟accesso al mare, i principali assi stradali, gli aeroporti

civili e la maggioranza delle basi aeree militari 43.

Dal 2013 ad oggi, invece lo Stato Islamico si è impadronito della Siria orientale e nord- occidentale attraversata dall‟Eufrate e dal suo affluente Habur. Il territorio che attualmente controlla, va dalla periferia orientale di Aleppo fin verso la regione a maggioranza curda e fino al confine iracheno.

Oltre ad aver un controllo diretto delle vie di comunicazione che conducono ai valichi frontalieri con la Turchia e l‟Iraq, e a tenere in pugno tre aeroporti siriani (Albukamal, Tabaqa, Girah), controllano anche la principale risorsa idrica del territorio oltre, ad

alcuni importanti giacimenti di gas e petrolio nell‟Est del paese 44

.

Attualmente, i ribelli resistono nella parte orientale di Aleppo, a nord, a sud e a ovest della città: congiungendosi verso ovest con la regione rurale di Idlib, con le montagne a nord- est di Latakia e, verso sud, con le campagne a nord di Hama. L‟area urbana di Aleppo è suddivisa in una zona occidentale, sotto il controllo del regime, e in una orientale, dominata da varie milizie di insorti. A causa dei continui bombardamenti aerei e dall‟assenza dei servizi essenziali e faide tra gruppi armati locali tale luogo non attrae, ma al contrario, spaventa i civili che ne ricercano la fuga.

Un‟altra sacca di resistenza, si può notare a nord e a ovest della città di Homs, e in alcuni avvallamenti del Qalamūn occidentale, tra l‟autostrada che collega Damasco e Homs e il poroso confine col Libano.

A ridosso del confine con la Giordania, ribelli di varie origini si spartiscono il territorio rurale: a est, ove si trova la regione a maggioranza drusa di Suwaidā‟ e a ovest invece,

lungo la sponda settentrionale del fiume Yarmūk 45.

Una chiara distinzione è riportata anche dalla cartina sottostante.

43 Ibidem, p. 64. 44 Ibidem, p. 67. 45 Ibidem, p.70-72.

(32)

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La Siria dai dati riscontrati nel 2008, aveva una popolazione di 19.747.586 abitanti, con una densità media di 107 unità per km². Gli arabi costituiscono il maggiore gruppo etnico presente nel paese, pari al 90%, mentre i curdi, che vivono in gran numero nella regione confinante con la Turchia, e gli armeni sono le due principali minoranze. La Siria è amministrativamente divisa in tredici distretti, oltre alla municipalità di Damasco, capitale e maggiore città del paese; altri centri urbani di rilievo sono Aleppo, Homs, Latakia e Hama.

Il Paese, ad ogni modo, si mostra come un mosaico di identità, popolazioni, religione e appartenenze che cercano di mantenere una gelosa autonomia culturale e che oggi sono di importanza strategica per le parti in conflitto.

Per trovare l‟estremità della matassa e comprendere quali siano effettivamente le differenze che caratterizzano la sua popolazione è necessario tenere presente le variabili della lingua, della confessione religiosa e dell‟eventuale collocazione geografica delle diverse comunità, tenendo presente che raramente queste diversità agiscono tutte insieme nella definizione di identità e appartenenze.

L‟arabo, la lingua ufficiale, è anche quella parlata della maggioranza degli abitanti, non solamente della maggioranza araba musulmana e dei cristiani, ma anche delle minoranze etniche presenti, quali curdi e armeni.

La comunità religiosa drusa parla l‟arabo (seppure di una varietà dialettale specifica) ed è concentrata, per lo più, in un‟area geografica specifica, che si trova al centro del governatorato di Suweyda, al confine sudorientale della Siria con la Giordania.

I curdi invece parlano la loro lingua, il curdo, e sono localizzati in aree specifiche, lungo il confine nord e nordorientale con la Turchia e l‟Iraq, ma dal punto di vista confessionale appartengono, almeno in Siria, alla branca maggioritaria dell‟Islam, il sunnismo. Le dinamiche di questi due gruppi all‟interno del gioco politico siriano sono molto differenti. I primi, in quanto comunità fortemente minoritaria, sono stati generalmente protetti del regime e vi hanno in parte contribuito. I secondi tendono in diverse forme ad essere riconosciuti come una realtà etnico-linguistica, e dunque nazionale, specifica e sono sempre stati guardati con diffidenza dal regime in virtù dei loro collegamenti con altre comunità curde che abitano nei paesi confinanti.

La distribuzione geografica dei parlanti in queste lingue evidenzia alcuni dati storici relativi alle comunità stesse. Se l‟arabo è parlato in tutto il paese, le comunità linguistiche minoritarie non sono così omogeneamente distribuite, talvolta sono

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