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Indice. Indice. Introduzione. 1. Il libro Peter Pan di J. M. Barrie. 2. Il film di animazione

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Introduzione

1. Il libro “Peter Pan” di J. M. Barrie

1.1 La letteratura per l’infanzia nel Regno Unito dalle origini a J. M. Barrie

1.1.1 Le origini 1.1.2 Il Settecento

1.1.3 L’Ottocento e il Novecento 1.2 J. M. Barrie

1.3 La Nursery 1.4 Peter Pan: il libro 1.5 Peter Pan

1.6 Wendy 1.7 Hook 1.8 Neverland

1.9 Le canzoni nel libro di Barrie

2. Il film di animazione

2.1 Come si realizza un film di animazione?

2.2 Altre tecniche

2.3 Breve storia dei film animati americani 2.3.1 I primi vent’anni del Novecento 2.3.2 Gli anni Venti

2.3.3 Gli anni Trenta

2.3.4 Gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta 2.3.5 Dagli anni Sessanta agli anni Novanta 2.3.6 I lungometraggi

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3. Il film “Peter Pan” di Walt Disney

3.1 Peter Pan: il film di animazione Disney

3.2 Panoramica degli anni Cinquanta negli Stati Uniti 3.3 Peter Pan

3.4 Wendy 3.5 Hook

3.6 Trama del film

3.7 La Englishness nel film 3.8 Musiche e canzoni

4. Il libro di Barrie e il film di Disney 4.1 Affinità e differenze tra le due opere 4.2 I due Peter Pan a confronto

4.3 Le due Wendy a confronto 4.4 I due Hook a confronto

4.5 Le due Neverland a confronto

5. Peter Pan: Disney e non solo

5.1 La commedia teatrale “Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up”

5.2 Il film “Hook” di Steven Spielberg 5.3 Il film “Peter Pan. Return to Neverland”

5.4 Utilizzo dei personaggi presenti in Peter Pan nell’ambito della musica

5.5 Utilizzo di Peter Pan nell’ambito della psicologia 5.6 Impieghi diversi dei personaggi presenti

in Peter Pan

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Appendici

Appendice 1: Le funzioni di Propp

Appendice 2: Canzoni in Peter and Wendy Canzoni in Peter Pan, or The Boy Who Would Nor Grow Up

Appendice 3: Testi delle canzoni citate Appendice 4: Saggio di traduzione

Bibliografia

NOTA REDAZIONALE

La presente tesi si compone di 173 pagine

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Introduzione

Ho scoperto Peter Pan due volte: la prima è stata al cinema e la seconda leggendo il libro di J. M. Barrie. La differenza tra i due personaggi mi ha talmente colpita che ho voluto cercare di capire più a fondo queste due icone. Si tratta di due Peter diversi: il Peter Pan della versione cinematografica Disney, l’eroe positivo che incarna la giovinezza eterna, e il Peter Pan di J. M. Barrie, che rappresenta la realtà del disagio provocato dal rifiuto.

Diverse volte il personaggio del bambino che non voleva crescere è riemerso prima e dopo l’apparizione cinematografica disneyana. Peter Pan compare per la prima volta in

“The Little White Bird” (1902), in cui Barrie descrive gli incontri tra un uomo e un bambino, David, che passeggiano per i Kensington Garden. L’adulto racconta a David diverse storie legate ai giardini in cui si trovano, una di queste è quella di Peter Pan. Successivamente, nel 1904, venne realizzata la versione teatrale più estesa e approfondita: Peter Pan: or The Boy Who Would Not Grow Up. La commedia ebbe un successo tale che gli editori Hodder and Stoughton decisero di pubblicare i capitoli di “The Little White Bird” riguardanti Peter in un volume a sé, intitolandoli Peter Pan in Kensington Garden. Il romanzo che ora noi leggiamo, Peter and Wendy, è del 1911, a questo hanno fatto seguito molte versioni cinematografiche e non. Già nel 1924 Herbert Brenon realizzò un film muto sulle avventure di Peter Pan, seguito l’anno successivo da Walter Lantz. Da citare sono Hook (Stati Uniti, 1991) e Peter Pan. Ritorno all’isola che non c’è (Stati Uniti, 2002); il primo è il sequel del romanzo di J. M. Barrie immaginato da Steven Spielberg, il secondo è il sequel realizzato dalla Disney. Oltre ai film per il cinema e la televisione sono stati realizzati musical e serie di film d’animazione per bambini, soprattutto in Giappone. Alcuni cantanti, italiani e stranieri, come Edoardo Bennato, Enrico Ruggeri, Giorgia, The Smashing Pumpinks, Kate Bush e Patty Griffin, hanno introdotto il personaggio di Peter Pan nei loro lavori.

Prima di giungere a leggere la versione originale dell’opera di Barrie, i miei incontri con Peter Pan sono stati attraverso il cinema e la musica: in particolare attraverso il film Disney e l’album “Sono solo canzonette” di Edoardo Bennato. Seguendo un corso sulla letteratura per l’infanzia del Professor Carlo Pagetti1 ho avuto modo di affrontare Peter and Wendy e il ricordo che avevo del personaggio non coincideva con la figura riscontrata nel romanzo. Le differenze tra il libro di Barrie e il film di Walt Disney mi hanno spinto a voler capire quali fossero i motivi di tale diversità. Questi sono stati individuati principalmente in

1Mi riferisco al corso tenuto nell’anno accademico 2001/2002 presso l’Università Statale di Milano

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tre cause: i destinatari delle due opere, la prima è stata scritta principalmente per gli adulti, mentre la seconda è stata realizzata per i bambini. La seconda causa è lo spazio narrativo a disposizione dei due autori, Barrie poteva contare su un lasso di tempo decisamente più lungo rispetto alle poco meno di due ore concesse a Disney. La terza causa è dovuta alla diversa epoca in cui le due opere sono state realizzate.

E’ interessante capire anche i motivi per cui Peter Pan sia diventato un simbolo. Nel primo capitolo, si è quindi ritenuto utile fare una panoramica della letteratura per l’infanzia a partire dalle sue origini per arrivare a J. M. Barrie. Per meglio comprendere il personaggio, si è riportata anche la vita dell’autore, essendo Peter and Wendy un romanzo con notevoli elementi autobiografici.

Il risultato dell’indagine è stata l’individuazione degli elementi che caratterizzano Peter Pan e lo rendono un’icona. Il bambino, essendo scappato di casa, è orfano, come la maggior parte dei protagonisti della letteratura per l’infanzia del periodo; questa situazione gli permette di poter affrontare esperienze che altrimenti non avrebbe fatto, come quella di volare alla volta di Neverland.

La capacità di volare rispecchia, soprattutto nel film, la gioia di vivere e la spensieratezza del bambino. Nel libro di Barrie, rappresenta principalmente lo scappare dalle responsabilità terrene; il volo è il modo per realizzare i desideri e trasportarsi in una realtà diversa.

Si è, inoltre, analizzata l’intera storia utilizzando le funzioni individuate da Propp.2 Si è ricercato quali di queste siano presenti nell’opera di J. M. Barrie.

Il mito di Peter Pan viene utilizzato anche nell’ambito della psicologia, poiché Peter ha molte delle caratteristiche che colpiscono i bambini che si sentono rifiutati dai genitori;

da qui deriva il nome della sindrome di Peter Pan.

Nonostante il bambino che non voleva crescere sia una figura universale, dato che rappresenta le paure che tutti devono affrontare, esso viene recepito in modo differente da culture diverse.

In Inghilterra, infatti, Peter Pan è quasi un eroe nazionale ed è molto presente nella cultura di tutta la popolazione. Questa affermazione è giustificata dalla popolarità della versione teatrale dell’opera di Barrie, che è da subito diventata la commedia natalizia per eccellenza e a cui molte famiglie assistono ogni anno.

2 Vladimir Ja. Propp, etnologo russo, ha analizzato le fiabe popolari russe, formulando una teoria sulla loro struttura, legata alle origini e alla funzione, che è valida anche per le nostre fiabe, poiché anch’esse di derivazione indoeuropea

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Probabilmente anche i bambini statunitensi hanno visto a teatro Peter Pan, ma è molto più raro che lo abbiano fatto i bambini italiani; per questo, in Italia, ci si trova di fronte a un personaggio quasi sconosciuto quando si affronta il lavoro di Barrie.

Per capire come siano stati creati i personaggi del film di Walt Disney, si è ritenuto opportuno ricercare nel romanzo-fonte la loro descrizione e ricavarne gli aspetti più significativi per poter verificare se si possono ritrovare nella pellicola.

E’ stato dedicato un intero capitolo, il quarto, al confronto tra le opere di J. M. Barrie e Walt Disney. Qui si sono evidenziate differenze e affinità, soprattutto per quel che riguarda i personaggi principali, Peter Pan, Wendy e Hook, scoprendo che il film smussa gli aspetti più crudi del romanzo.

In particolare, la differenza principale tra i due Peter Pan è la cattiveria del personaggio di J. M. Barrie che non si trova in quello di Disney. Le due Wendy tengono un comportamento piuttosto simile, ma la bambina descritta dallo scrittore vuole crescere e vede il soggiorno a Neverland come un’ottima occasione per accorciare i tempi. Mentre la bambina creata da Disney scappa da Londra per non dover crescere, il viaggio le servirà a capire che diventare adulti non è una cosa negativa. La funzione di Hook, sia nel libro che nel film, è la stessa: rappresentano il mondo degli adulti, ma ne rappresentano la sfera ostile. Quello che Disney fa con questo personaggio è renderlo più accettabile, ridimensionarlo.

Per poter fare un confronto adeguato si è ritenuto utile analizzare anche la struttura del film, per confrontarla con quella del libro di Barrie. Perciò è stato introdotto un capitolo in cui vengono elencate le principali tecniche utilizzate per la realizzazione dei film di animazione e anche una breve presentazione dei principali film animati che hanno segnato una svolta nella storia del cinema di questo genere.

L’analisi della struttura delle due storie ha portato a individuare diverse mancanze nel film disneyano, dovute principalmente al fatto che la pellicola è indirizzata a un pubblico composto da bambini, mentre il libro era rivolto principalmente agli adulti.

Gli episodi che non sono stati riportati nella versione cinematografica di Disney appartengono a due categorie. La prima comprende i brani che mettono in evidenza la cattiveria e la tristezza di Peter Pan. La seconda i brani che non avevano particolare rilevanza ai fini della storia, episodi inseriti da Barrie per meglio delineare il carattere di Peter.

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La storia narrata dalla pellicola risulta essere non solo più breve rispetto alla fonte originale, ma anche più adatta ai bambini, il pubblico a cui si rivolge. Si è infatti riscontrato che il film animato rientra nell’etica della compagnia Disney, l’etica dei buoni sentimenti, in cui perfino l’antagonista non merita di morire. Peter Pan appare come un eroe positivo buono e soddisfatto, quindi molto lontano da quella che dovrebbe essere la sua fonte, il Peter di J. M. Barrie. Quest’ultimo è infatti afflitto dal rifiuto di sua madre e la sua voglia di giocare non è altro che un modo per distrarsi. Il Peter Pan creato dallo scrittore vola ogni sera alla finestra della famiglia Darling perché spera di poterne far parte, non si può quindi affermare che sia sereno e contento della propria situazione.

L’importanza e l’universalità del personaggio creato da J. M. Barrie hanno fatto sì che la figura di Peter Pan fosse sfruttata in diversi campi oltre a quello del cinema e della letteratura.

E’ stata svolta anche una ricerca per individuare in quali altre riletture è stato coinvolto Peter Pan. In precedenza si sono già citate diverse versioni cinematografiche e non in cui compare Peter; si ritiene giusto in questo contesto scrivere qualcosa di più sul secondo episodio delle avventure di Peter realizzato dalla Disney.

Peter Pan. Return to Neverland, è uscito in Italia nel settembre del 2002, ma non ha certo avuto il successo del primo episodio. Si è colto un unico spunto interessante: il film animato si apre nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, i bambini londinesi non possono più giocare spensieratamente, devono crescere in fretta per poter affrontare i pericoli e la povertà portati dal conflitto. Lo dimostra benissimo Jane, la figlia di Wendy, che non ha più tempo per giocare col fratello più piccolo e che non ride più. La bambina considera le storie di Peter Pan delle frottole, proprio come faceva il nonno Darling; si ricrederà solo dopo essere stata rapita e portata sulla Neverland da Hook.

Ancora una volta la Disney si è allontanato dal personaggio creato da J. M. Barrie, che qui ha la funzione di restituire la fantasia e la voglia di giocare a una bambina disillusa.

Il Peter Pan realizzato dallo scrittore non avrebbe certo compreso i problemi di Jane, sarebbe stato troppo occupato da se stesso per poter aiutare la bimba a riconquistare fiducia nel divertimento e nell’immaginazione.

Non si ritiene che lo scarso successo del film possa essere attribuito alla figura di Peter Pan, simbolo di disagi più che mai attuali, piuttosto alla scarsa originalità della storia creata, spesso basata su cliché molto sfruttati.

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Una ulteriore rilettura del personaggio di J. M. Barrie è stata fatta in psicologia: ci si riferisce alla sindrome di Peter Pan. Questo disturbo si presenta in genere in bambini che provengano da famiglie benestanti e ha preso il nome da Peter poiché chi ne soffre si comporta in maniera similare a quella del bambino che non voleva crescere.

Infine si è riscontrato come il nome di Peter Pan compaia nei campi più diversi: dai videogiochi a tutto il necessario per organizzare una festa; dal nome di una discoteca in Italia al nome di una ditta che vende pesce in scatola negli Stati Uniti; dal nome di un cavallo al nome di una compagnia di pullman.

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CAPITOLO 1: IL LIBRO “PETER PAN ” DI J. M. BARRIE

1.1 La letteratura per l’infanzia nel Regno Unito dalle origini a J. M. Barrie3 1.1.1 Le origini

La letteratura per l’infanzia in Inghilterra nasce nel ‘700, ma già Chaucer nel 1300 scrisse A Treatise on the Astrolabe (1391) per il figlio e fece raccontare alcune storie di animali ai suoi personaggi nei Canterbury Tales. Durante il Medioevo vennero scritti diversi poemi cavallereschi che narravano le gesta di re Artù (ciclo bretone) o di Carlo Magno (ciclo carolingio); non erano destinati ai ragazzi, ma erano adatti anche a loro.

Con la diffusione della stampa anche i libri per bambini ebbero maggiori spazi, il primo stampatore inglese, William Caxton, tradusse e stampò il Book of the Knight of La Tour-Laundry, (1371-72), scritto da Geoffrey de la Tour Laundry; il testo era rivolto ai genitori perché lo leggessero alle figlie. Nel 1484 Caxton pubblicò, sempre dal francese, alcune favole di Esopo con 185 xilografie e più tardi anche dei romanzi cavallereschi per adulti che vennero letti anche dai ragazzi4.

A partire dal 1500 si diffusero hornbooks, primers, chapbooks e nursery rhymes. I primi erano delle tavolette di legno cui venivano fissati dei fogli con stampati i numeri, l’alfabeto e le preghiere, il tutto ricoperto da una pellicola trasparente che ne consentiva l’uso senza timore di rovinarli. I primers erano sillabari e abbecedari o libri di preghiere e devozione cristiana, scritti quasi sempre in latino. I chapbooks erano invece dei libri economici dal formato ridotto e in veste dimessa con riportati semplici motti popolari, che venivano venduti porta a porta da ambulanti; questi, assieme alle ballate, costituiscono le prime vere fonti della letteratura per bambini. Le nursery rhymes erano filastrocche bizzarre e pervase da nonsense, venivano raccontate nella stanza dei giochi ed erano amatissime dai bambini.

3Per scrivere questo paragrafo mi sono avvalsa di:

Appunti del corso sulla letteratura per l’infanzia tenuto dalla Professoressa dell’Università Statale di Milano Francesca Orestano per l’anno accademico ‘97/’98

C. Bravo Villasante, Storia universale della letteratura per ragazzi, Emme Edizioni, 1981 M. Valeri, E. Monaci, Storia della letteratura per i fanciulli, Giuseppe Malpiero, Bologna, 1961

4 Cfr. Bravo Villasante, op. cit., p.68

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Nel ‘600 puritano si elaborano scritti religiosi per ragazzi appartenenti all’aristocrazia e alle classi più elevate. Il bambino era visto come un essere peccaminoso, un adulto mancato e gli si doveva insegnare a essere un buon cristiano. A questo scopo si pubblicavano i “libri esemplari”, biografie di bimbi morti di “morte cristiana” e i little goodly books, con rime, filastrocche e pochi indovinelli che dovevano indottrinare e orientare il piccolo lettore.

Con la riforma protestante, cominciata nel 1534, l’inglese assunse una nuova posizione di fronte a Dio; non c’era più un intermediario tra i due e il credente dovette imparare a leggere la Bibbia da solo. In questo modo la religione fece sì che il grado di alfabetizzazione aumentasse anche tra le classi meno abbienti e il mercato librario si allargò.

Il libro più diffuso in questo periodo fu The Pilgrim’s Progress (1678) di John Bunyan. Narra la storia di un pellegrino in viaggio verso la città celeste, è una quest farcita di precetti morali scritta in forma piacevole, adatta anche a un pubblico non ancora adulto.

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1.1.2 Il Settecento

La cultura laica del ‘700 fu grandemente influenzata dalle teorie di John Locke, anche nel campo della pedagogia. Egli riteneva che il bambino fosse una tabula rasa e che dovesse imparare a leggere non appena ne avesse avute le capacità. Per far sì che il bambino apprendesse il più possibile, le letture dovevano essere piacevoli e arricchite da figure, egli doveva acquisire le nozioni divertendosi così da non rifiutare l’istruzione5.

L’autorità massima del ‘700 sui bambini fu Rousseau, che con Émile (1762) diede delle nuove linee di pensiero riguardo a questa creatura che fino ad allora non era quasi stata considerata. Grazie al filosofo francese l’infanzia fu rivalutata e venne vista come un momento prezioso, durante il quale il bambino, fondamentalmente buono, doveva essere educato secondo canoni naturali.

Sull’onda della dottrina di Locke, John Newbery, il primo stampatore per bambini, pubblicò molti libri che divertivano e insieme insegnavano, come il Libro della lotteria6. Nel 1744 diede alle stampe A Little Pretty Pocket Book, il primo libro stampato esclusivamente per un pubblico infantile, che conteneva anche il racconto Jack the Giant Killer.

I più piccoli apprendevano tramite il canto e nel 1714 Isaac Watts scrisse Divine Songs Attempted in Easy Language for the Use of Children che fu molto popolare ed ebbe molte edizioni.

Durante questo secolo molte furono le donne che scrissero per i bambini, spesso appartenevano alla middle class, erano colte e avevano tempo per leggere e per scrivere.

Sarah Fielding (1710 - 1768) è una di queste: scrisse The Governess: or, the Little Female Academy (1749) in cui sono raccolte favole realistiche, piccoli episodi di vita quotidiana ambientati nella scuola di una ideale insegnante. Sarah Fielding fu la prima a scrivere una storia per bambini che abbia come protagonisti dei bambini simili al lettore.

La scrittrice più famosa fu Maria Edgeworth7 (1767 – 1849), che cominciò a scrivere da molto giovane, prima col padre e poi da sola. Le sue opere più famose sono Letters to Literary Ladies, (1795), The Parents’ Assistant” (1796), Blinda (1801) e Practical Education del 1798, Harry and Lucy (1801), all’interno di Early Lessons, che ebbe un enorme successo e Castle Rackrent (1800), in cui venivano descritte le usanze scozzesi e che fu consultato da Walter Scott. Di solito Maria Edgeworth raccontava le storie ai suoi numerosi fratelli e se piacevano le metteva per iscritto.

5Cfr. Valeri, Monaci, op. cit., p. 36

6 Cfr. Bravo Villasante, op. cit., p. 73

7Per una più approfondita informazione sulle scrittrici di quest’epoca si veda:

IBIDEM, pp. da 79 a 88

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Figura altrettanto importante fu Anna Letitia Barbaud (1745 – 1825), donna molto acculturata, scrisse Lessons for Children of Two to Three Years Old (1778), Hymns in Prose for Children (1781) e Evenings at Home, or the Juvenile Budget Opened (1782) col fratello. Nel 1811 pubblicò The Female Speaker, un’antologia per ragazze con una raccolta dei migliori scrittori e poeti inglesi con una sua prefazione.

Sulle orme di A. L. Barbaud si mosse Sarah Trimmer (1741 – 1810) spinta dagli amici a scrivere le lezioni che era solita impartire ai suoi dodici figli. Nel 1782 scrisse An Essay Introduction to the Knowledge of Nature) e Sacred History Adapted to the Comprehension of Young Persons (1784), una raccolta di brani scelti dalle Sacre Scritture con annotazioni e commenti per gli adolescenti. Scrisse inoltre letteratura non pedagogica come le Storie meravigliose e pubblicò due giornali per adulti: The Family Magazine (1788-89) e Guardian of Education (1802-06).

Altre scrittrici da ricordare sono Lady Eleanor Fenn (1743 – 1813), Dorothy (1735- 1836) e Mary Jane Kilner e Mary Wollstonecraft (1759 – 1797).

Tra gli uomini scrisse per l’infanzia Thomas Day (1748 – 1789) che ebbe un certo successo con The History of Sandford and Merton (1783).

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1.1.3 L’Ottocento e il Novecento

Durante l’Ottocento la figura del bambino venne rivalutata, soprattutto grazie ai romantici che lo vedevano come una creatura primitiva ancora vicina alla natura e quindi particolarmente sensibile. C’era però una corrente di pensiero che riteneva che il bambino, cattivo, impulsivo e trasgressivo per natura, dovesse essere educato. Questa convinzione decadde nel momento in cui furono evidenziate le pecche della società, il bimbo che se ne discostava risultava vincente, ne è un esempio Huckleberry Finn di Mark Twain.

Durante il vittorianesimo il bambino venne visto come un individuo con una propria personalità che attraversava il periodo spensierato dell’infanzia, periodo isolato dai momenti di vera responsabilità. In questi anni il fine della letteratura doveva essere quello di educare i futuri sudditi inglesi, di stimolare e incuriosire i ragazzi a vedere i luoghi esotici dell’impero e di preparare le ragazze a essere brave madri e mogli.

Mary e Charles Lamb8 diedero il via a una serie di adattamenti per bambini con Tales from Shakespeare (1807). Visto il successo dell’opera furono pubblicate riduzioni anche di Robinson Crusoe, dei Gulliver’s Travels, delle Arabian Nights, di Moby Dick, di Treasure’s Island e di libri di Kipling e Twain.

L’Ottocento fu il secolo in cui i fratelli Grimm raccolsero per una ricerca filologica le fiabe orali tedesche, che vennero poi tradotte in inglese. Si riscoprirono anche le favole medievali, che vennero apprezzate per gli ideali antindustriali diffusisi durante l’epoca vittoriana.

Un filone pedagogico che si sviluppò all’inizio del secolo fu l’awful warning che consisteva in libri che contenevano ammonimenti per i bambini, alcuni erano molto crudi e volevano spaventare il lettore. Coleridge si levò contro queste storie che indebolivano la voglia di leggere dei bambini.

Diversi furono gli scrittori di awful warning, a cominciare dalle sorelle Ann e Jane Taylor, imitate da Elizabeth Turner che nel 1807 scrisse La farfalla ovvero ammonimenti in versi per bambini dai quattro agli otto anni. L’anno successivo James Parkinson scrisse Giochi pericolosi, Mary Elliot pubblicò L’orfano, Storie per bambini e Storie per bambine.

Moglie di un missionario, Mrs. Sherwood (Mary Martha Butt, 1775 – 1851) riportò le esperienze vissute in India in diversi libri, Il pellegrino indiano (1810), La ragazza e il precettore (1813), Little Henry and his Bearer (1815) e The Fairchild Family (1813).

8 Cfr. Valeri, Monaci, op. cit., p.242

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Ci fu anche una letteratura più piacevole. William Roscoe (1753 – 1831) realizzò per la rivista The Gentlemen’s Magazine illustrazioni di animali accompagnate da un breve testo; il titolo dell’articolo era The Butterfly's Ball, and the Grasshopper's Feast (1806), descriveva il comportamento di questi animali durante un ricevimento.

In questi stessi anni, Dickens pubblicò diversi romanzi con bambini come protagonisti, ma i destinatari dei libri erano gli adulti, dal momento che lo scrittore esprimeva un’aspra critica nei confronti della società, che i più piccoli non avrebbero potuto cogliere.

Catherine Sinclair (1800 – 1894) portò una ventata di nuovo nella letteratura infantile con la Holiday House (1839), racconto spiritoso con personaggi comici, con cui introdusse il tono del nonsense nella prosa. Scrisse inoltre “Le assurde storie di giganti e di fate” e Letters for Children (1861).

Illustratore di piante e animali per la Società Zoologica, Edward Lear9 (1812 – 1888) scrisse e illustrò per i nipoti A Book of Nonsense (1846), Laughable Lyrics (1877), L’alfabeto matto e la Botanica assurda (1888).

Ancora nel campo dell’assurdo nasce Alice’s Adventures in Wonderland (1865) di Lewis Carrol10 (Charles Dodgson, 1832 – 1898), professore di matematica a Oxford. Egli passava molto tempo con le figlie di un amico che amavano sentirgli raccontare storie, un giorno gli chiesero una favola assurda e così nacque il capolavoro. Qualche anno dopo (1871) Carrol scrisse Through the Looking Glass in cui Alice incontra diversi personaggi tipici delle nursery rhymes.

Soprattutto tra i grandi scrittori si riscontra una forte divaricazione di gender tra ragazzi e ragazze. Stevenson (1850 – 1894) e Kipling (1865 – 1936) scrivono per i bambini, narrano di avventure in mondi esotici.

A cavallo tra Ottocento e Novecento vengono anche pubblicati due giornali: il Boy’s own Paper per bambini e il Girl’s own Paper per bambine, di durata inferiore.

Oscar Wilde (1850 – 1900) si cimentò nelle letteratura infantile con The Happy Prince and Other Tales (1888) una raccolta di racconti impregnati di simbolismo. John Ruskin (1819 – 1890) scrisse il racconto “The King of the Golden River” (1841) e “Dame Wiggins of Lee and Her Seven Wonderful Cats”11.

9 Cfr. Bravo Villasante, op. cit., pp. 88, 89, 90

10 IBIDEM, pp. 90, 91, 92, 93, 94

11 IBIDEM, pp. 97, 98

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Black Beauty (1877) di Anna Sewell anticipa la moda di antropomorfizzare gli animali protagonisti dei libri. Black Beauty è un cavallo che racconta in prima persona la storia della sua vita; il risultato è un romanzo fortemente didattico.

Il Novecento vede la fine della Golden Age (1850 – 1910) della letteratura per l’infanzia: gli scrittori e le scrittrici più famosi che scrissero per i bambini durante il primo decennio dei Novecento sono Edith Nesbit, Beatrix Potter e Kenneth Grahame. Tutti esprimono la nostalgia del mondo naturale e infantile che hanno vissuto da piccoli, i temi che affrontano sono quelli dell’ostilità del mondo adulto e della conseguente solidarietà infantile, attuata per combattere la solitudine. Gli adulti sono visti come dei che guardano dall’alto, che non si interessano dei problemi dei bambini e tanto meno li sanno comprendere.

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1.2 James Matthew Barrie

Peter and Wendy è intriso di elementi autobiografici, perciò ritengo necessario riportare la vita dell’autore.

James Matthew Barrie nacque il 9 maggio 1860, nella cittadina di Kirriemuir in Scozia. Il padre, David Barrie, era un tessitore e la madre, Margaret Ogilvy, figlia di un tagliapietre, adottò un’educazione piuttosto rigida per i suoi dieci figli.

Quando Barrie aveva appena sette anni il fratello più grande, il preferito della madre, morì in un incidente di pattinaggio e il piccolo James cercò di sostituirlo per consolarla. Si creò così un rapporto molto stretto tra i due che influenzò tutta la vita e la maggior parte dei lavori dello scrittore; c’è chi attribuisce a questo legame l’incapacità di Barrie di avere un rapporto stabile con le donne. Stranamente l’autore del bambino che non voleva crescere arrestò la sua crescita fisica a 14 anni e un metro e 50 centimetri di altezza.

Nel 1868, all’età di otto anni, James seguì il fratello Alexander a Glasgow, dove studiò e si appassionò al teatro, passione che coltivava già da piccolo nella lavanderia di casa. Conseguì all’università di Edimburgo nel 1882 il titolo di Master of Arts, presso la Dumfries Academy. Già durante gli anni della scuola Barrie scrisse articoli per mantenersi.

Finita l’università lavorò per il Nottingahm Journal, nel 1885 si trasferì a Londra dove scrisse come giornalista freelance per la St. James’ Gazette e per alcune riviste periodiche. Le opere più famose di questo periodo sono gli “Auld Licht Idylls” (1888) e “A Window in the Thrums” (1889), entrambi racconti che illustrano la vita scozzese. Inoltre Barrie scrisse My Lady Nicotine (1890), in cui fa un elogio della nicotina che lo aiutò a contrastare i mal di testa che lo colpivano di frequente12; e The Little Minister (1891), un romanzo melodrammatico che ebbe un discreto successo e rese noto l’autore.

12 F. M. Cataluccio (a cura di), Peter Pan. Il bambino che non voleva crescere, Feltrinelli, Milano, 1992

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Durante la lavorazione di Walker, London del 1892 Barrie conobbe Mary Ansell, che sposerà due anni dopo; il matrimonio non sarà dei più felici e i due divorzieranno nel 1909.

Lo scrittore si ispirò alla sua storia con la moglie per scrivere due romanzi Sentimental Tommy (1896) e il suo seguito Tommy and Grizel (1900).

Sempre nel 1896 Barrie pubblicò Margaret Ogilvy, una biografia della madre morta l’anno prima, a cui era particolarmente affezionato.

Nel 1897 avvenne il fortunato incontro con la famiglia Llwelyn Davies nei giardini di Kensington, dove Barrie era solito passeggiare col suo cane Porthos, che ispirerà la figura di Nana. I Signori Llwelyn Davies avevano tre figli, altri due nasceranno in seguito, che aiutarono lo scrittore a realizzare il suo personaggio più conosciuto, Peter Pan. Barrie si affezionò talmente a loro che nel 1910, alla morte dei genitori, li adottò.

Il 1902 fu un anno felice per Barrie, due delle sue commedie più famose vennero prodotte a Londra: Quality Street, in cui due sorelle aprono una scuola e The Admirable Crichton, in cui un maggiordomo salva un’intera famiglia dopo un naufragio. Inoltre fu l’anno di “The Little White Bird”, il racconto in cui per la prima volta Peter Pan fa la sua comparsa. E’ la storia di un adulto che accompagna un bambino attraverso i giardini di Kensington raccontandogli fiabe sulle fate.

Due anni dopo Barrie scrisse la commedia teatrale Peter Pan, or The Boy Who Would Not Grow Up, che diventerà appuntamento natalizio per eccellenza per molte famiglie londinesi. Visto il successo dell’opera Barrie pubblicò “Peter Pan in Kensington Gardens”, una raccolta dei capitoli di The Little White Bird in cui compare Peter.

Peter and Wendy venne edito nel 1911, è la versione in prosa della favola di Peter Pan, che ebbe tanto successo in teatro.

Barrie continuò a scrivere soprattutto per il teatro ma si cimentò anche con il cinema; durante la prima guerra mondiale, assieme a K. Jerome, Arthur Conan Doyle e P.G. Wodehouse, girò un film western13.

Le ultime due commedie teatrali che scrisse sono Dear Brutus (1917) e Mary Rose (1920), entrambe opere di fantasia; la prima narra di un gruppo di persone che attraversano una foresta magica in cui diventano le persone che sarebbero state se avessero fatto scelte diverse nella vita. La seconda è la storia di una madre che cerca il figlio scomparso e diventa un fantasma.

13 www.kirjasto.sci.fi

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Durante gli ultimi anni di vita, Barrie soffrì del crampo dello scrittore ed essendo ambidestro scrisse con la mano sinistra; dichiarò che le opere scritte con questa mano erano più strane e meno razionali14.

Lo scrittore ricevette alcune importanti onorificenze: diventò baronetto nel 1913, ricevette l’Order of Merit nel 1922, fu eletto preside della St. Andrew's University e infine nel 1930 divenne rettore dell’università di Edimburgo.

Barrie morì il 3 giugno 1937 lasciando i diritti d’autore di Peter Pan al Great Ormond Street Hospital for Sick Children di Londra.

14 www. tartans.com

(19)

1.3 La Nursery

La nursery15 era la stanza a solo uso dei bambini, qui giocavano e studiavano; solitamente situata all’ultimo piano della casa, lontano dai genitori che non

volevano essere disturbati. L’unico adulto sempre presente era la nurse, una donna che viveva coi bambini e regolava i loro giochi. Spesso era una ragazza

povera costretta a lavorare, istruita grazie alla chiesa, perché figlia di un pastore o perché figlia di persone con un certo reddito rimasta orfana.

Solo i bambini borghesi avevano la nursery, anche perché quelli più poveri non potevano permettersi il lusso di giocare e di studiare, ma dovevano lavorare dalla più tenera età.

La nursery era importante perché aveva a che fare col gioco e con lo studio insieme, i bambini giocavano con il linguaggio e potevano stravolgere le parole a loro piacimento e ottenere suoni particolari. Il bimbo poteva non rispettare le regole grammaticali trasformando la nursery in un grande laboratorio; per questo spesso le nursery rhymes riflettevano il mondo infantile e i suoi rumori.

Nella nursery avveniva il contatto tra il bambino e il mondo dell’adulto, caratterizzato dalla scrittura, che è il confine tra i due mondi, l’adulto sa leggere e scrivere, il bambino no.

E’ nella nursery che si svolge l’incontro tra Peter Pan e i fratelli Darling, perché questa stanza contiene un po’ di magia, è il luogo dove le regole possono essere infrante e quindi tutto è possibile. Soprattutto nella nursery di casa Darling, dove non c’è nessuna nurse e Nana è stata allontanata, la mancanza della supervisione del mondo adulto permette che la magia si realizzi.

15 Cfr. Valeri, Monaci, op. cit., p.226

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1.4 Peter Pan: il libro

Peter and Wendy fu pubblicato nel 1911, ma Barrie fece un lungo percorso prima di giungere alla stesura del romanzo. La figura che anticipa Peter Pan si trova in The Boy Castaways of Black Lake Island scritto nel 1901 dopo un’estate passata coi figli di Lwellyn Davies a leggere L’isola del tesoro. L’anno successivo Barrie scrisse The Little White Bird che contiene alcuni capitoli in cui compare Peter Pan e viene raccontata la sua storia.

Nel 1904 lo scrittore dedicò un’intera commedia al bambino che non voleva crescere, la prima si tenne il 27 dicembre 1904 al Duke of York’s Theatre di Londra. Il pubblico apprezzò talmente l’opera che, nel 1906, l’editore Hodder and Stoughton decise di isolare i capitoli di Little White Bird in cui compariva Peter e pubblicarli a parte intitolandoli Peter Pan in Kensington Garden.

Infine nel 1911 Barrie diede alle stampe il romanzo Peter and Wendy, in cui rielaborò, con alcuni cambiamenti, il testo teatrale.

Come ho già anticipato in un paragrafo precedente16, Barrie riportò nel libro parecchi elementi autobiografici. Innanzitutto il suo amore per la madre, Margaret Ogilvy, a cui si ispirò per il personaggio della madre di Peter Pan. Margaret rivolgeva la sua attenzione a un altro figlio, David, che morì all’età di quattordici anni in un incidente di pattinaggio su un lago ghiacciato. Da questo momento Barrie cercò di sostituirlo per far contenta la madre; dovette crescere in fretta perdendo così parte della sua infanzia. Lo scrittore rimpianse sempre di non aver vissuto gli anni più belli e il suo corpo sembrò assecondare la sua volontà di non crescere e rimase piccolo di statura.

L’incontro con la famiglia di Arthur Llewelyn Davies produsse importanti elementi che si trovano nel libro: l’avvocato e la moglie Sylvia du Murier avevano cinque figli che servirono da modello per i Bimbi Sperduti ma aiutarono anche Barrie a elaborare la storia delle avventure di Peter. La loro madre funse da modello per Wendy, nome suggerito allo scrittore da una piccola amica, Margaret Henley, che aveva un difetto di pronuncia, così invece di chiamare Barrie my friendy lo chiamava my fwendy17.

Infine il cane tata Nana è ispirato al suo san bernardo Porthos18, con cui si recava spesso ai Kensington Garden, i giardini che di sera si trasformerebbero in paese delle fate in cui Peter avrebbe vissuto i primi tempi della sua vita.

16 Paragrafo 1.2 pag. 15

17 Cfr. Cataluccio, op. cit., p. 24

18 Cfr. Cataluccio, op. cit., p. 23

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L’etnologo sovietico Vladimir Ja. Propp19 ha analizzato la struttura delle favole scomponendole in funzioni e scoprendo che tutte le fiabe sono composte in maniera similare. Le funzioni individuate da Propp sono trentuno20, non tutte necessariamente si ritrovano in tutte le favole, ma alcune fondamentali sì; vediamo quali sono quelle presenti nella storia di Peter Pan.

La prima funzione è quella dell’allontanamento, i Signori Darling si allontanano da casa per andare a una festa; questa azione dà la possibilità all’eroe o all’eroina di vivere le esperienze che li faranno maturare.

La seconda funzione è quella del divieto, in questo caso Wendy e Peter devono crescere, non possono più essere bambini nel mondo degli adulti, per questo devono compiere un’infrazione, la terza funzione, per scappare e rifugiarsi nella Neverland.

A questo punto si instaura tra Wendy e Peter, tornato per prendere la sua ombra, una complicità, prevista dalla funzione sette; la bimba confessa a Peter di dover crescere e lui la convince a partire (funzione dieci e undici) non senza averle fornito un mezzo magico, la polvere di fata per poter volare (funzione quattordici). Quindi avviene il trasferimento dell’eroe (funzione quindici) e la lotta tra questo e il suo antagonista: in questo caso Wendy è l’eroina e Peter è il nemico, colui che le impedisce di fare veramente ciò che vuole, cioè tornare alla sua vita e poter crescere. Lo scontro, che è verbale e psicologico, avviene nel momento in cui Wendy racconta la storia sua e dei fratelli e insieme decidono di tornare a casa per tema che la madre chiuda la finestra della loro camera, chiudendoli per sempre fuori dalla sua vita, così come aveva fatto la mamma di Peter (funzioni sedici e diciotto).

Wendy si rende conto di voler crescere e tornata a casa la madre è contenta di ritrovarla, anche se in un primo momento crede di sognare e la ignora (funzioni diciannove, venti, ventisette).

Si può analizzare in parallelo anche la storia di Peter, che dopo essere scappato di casa (funzione della partenza dell’eroe), incontra il suo nemico, Hook, lo sconfigge (funzione diciotto) e ritorna al suo nascondiglio sull’isola (funzione venti). Peter rivive questa avventura in continuazione, fino a quando il nemico viene definitivamente sconfitto.

La sua storia è stereotipata e quindi esemplificativa, serve per far comprendere il suo carattere e far avanzare la storia di Wendy.

19 Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, 1973, p. 72

20 Riporto le funzioni in appendice

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Nonostante il romanzo di Barrie sia stato scritto per un pubblico adulto, ha indubbiamente alcune caratteristiche tipiche dei libri per bambini editi nello stesso periodo21. Il protagonista è nella maggior parte dei casi un orfano, oppure i suoi genitori sono distanti, fisicamente o mentalmente, e non si occupano di lui per motivi più o meno validi. Anche nel caso di Wendy, i genitori sono assenti e questo le permette di vivere le sue esperienze.

Il passaggio dalla realtà usuale alla dimensione dell’avventura avviene attraverso quella che è chiamata una soglia, nel caso di Wendy la soglia è la finestra della nursery, da cui spicca il volo verso la Neverland.

Infine i protagonisti sono in età preadolescenziale, quando le problematiche sessuali non sono ancora presenti, in modo da non turbare il lettore. Anche Peter and Wendy termina appena prima che Wendy cessi di essere una bambina e la ritroviamo quando è adulta.

La voce narrante è onnisciente, a volte vorrebbe rivolgersi ai personaggi, ad esempio vorrebbe dire a Mrs. Darling che i suoi bambini stanno tornando a casa; nel capitolo “Do You Believe in Fairies?” si rivolge direttamente ai lettori e chiede loro di battere le mani per salvare Tinker Bell che rischia di morire avvelenata. Si crea un’atmosfera teatrale, ci si immagina un attore che dal palcoscenico si rivolge al pubblico di bambini e chiede loro di intervenire per salvare la piccola fata.

Il romanzo è attraversato da una vena umoristica, spesso i personaggi dicono battute ironiche, e altrettanto fa la voce narrante. Alcuni personaggi, come i Bimbi Sperduti, sono comici mentre altri sono cattivi, ma riescono a farci ridere per la loro acutezza, Hook è uno di questi.

Il lettore che legge il libro dopo aver visto il film Disney si trova spaesato, di fronte a una realtà molto più violenta e a personaggi ben più cattivi, a partire da Peter Pan stesso.

La cattiveria del protagonista può essere cercata nella origine della parola: cattivo deriva dal latino captivus e cioè prigioniero, Peter è imprigionato nella Neverland. Rimane sull’isola perché non ha altro luogo dove andare, non gli piace stare solo, ma non può vivere nel mondo degli adulti, la sua non è una scelta libera, è costretto a stare nella Neverland.

21 Per la seguente analisi mi sono avvalsa degli appunti del corso di letteratura inglese contemporanea tenuto dal Professor Carlo Pagetti nell’anno accademico ‘01/’02

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Per un verso ci ricorda Tom Sawyer22 quando deve imbiancare la staccionata di casa e fa credere ai suoi amici che sia molto divertente e addirittura si fa pagare da loro per fare il suo lavoro. Peter Pan illude Wendy che la sua isola sia un posto bellissimo dove poter vivere divertendosi per sempre; Neverland piace alla bambina perché è la proiezione delle sue fantasie, ma passato qualche tempo, Wendy si annoia e si rende conto che non è giusto per i fratelli rimanere lì.

E’ vero che il mondo degli adulti non è sempre bello, ma Peter sbaglia nello scappare di fronte alle difficoltà; dovrebbe cercare di cambiare ciò che non gli piace o tentare di creare un ambiente a lui gradito, senza approdare a un’altra dimensione. Invece si arrende e preferisce crearsi una realtà parallela in cui è costretto a vivere solo o con gli altri bambini che sono stati scartati dal mondo degli adulti.

Attraverso il libro Barrie avverte i lettori della possibilità di diventare, come i Bimbi Sperduti, adulti uguali a tutti gli altri; lo scrittore invita a conservare i ricordi della Neverland, cioè dell’infanzia, da cui però ci si deve separare. E’ giusto tornare sull’isola, come fa Wendy per le pulizie di primavera, ma si deve imparare a dare il giusto peso a questo luogo ben definito in cui molte cose non possono avvenire, soprattutto quelle legate alla sfera sessuale, che è una parte della vita importante tanto quanto quella del gioco.

Wendy decide di rinunciare alle sue visite sull’isola per mandare la figlia Jane, così che anche lei potrà beneficiare degli insegnamenti che la Neverland offre, prima di tutto la possibilità di confrontarsi con altre culture, quali quella dei pirati o dei pellerossa. Jane, infatti, potrà vivere in anticipo le esperienze del mondo degli adulti ma sotto la supervisione di Peter che la protegge.

22 Mark Twain, The Adventures of Tom Sawyer, 1876

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1.5 Peter Pan

Il personaggio di Peter Pan è il risultato della fusione di diverse figure. Il nome stesso ci aiuta a individuarle, Pan è una divinità e Peter è un insieme di bambini che hanno segnato l’esistenza di J. M. Barrie.

Secondo i greci Pan era figlio di Ermes e della ninfa Penelope, la quale lo rifiutò appena nato a causa del suo aspetto; infatti Pan aveva zampe caprine, corna sulla fronte, una lunga barba ed era peloso in tutto il corpo. Questo rifiuto ritorna nel Peter Pan di Barrie anche se non è causato dalle fattezze del bambino ma dalla sua fuga.

Ermes fece crescere il figlio in Arcadia, in mezzo alla natura, stesso paesaggio in cui vive il Peter di Barrie; qui si invaghì della ninfa Siringa che non lo ricambiava e che durante un inseguimento, ormai raggiunta da Pan si trasformò, grazie all’aiuto di Gea, in canne palustri. Mentre il fauno la abbracciava, uscì un lamento dalle canne che gli diede l’idea di legarne insieme alcune di diversa lunghezza creando così la zampogna che suona anche in Peter and Wendy.

Il dio Pan si divertiva a spaventare i viandanti emettendo voci strane e producendo rumori inaspettati, da qui Barrie può aver preso l’idea che Peter fosse un abile imitatore di voci e facesse il verso del gallo.

Infine Pan era il protettore dei pastori ed era egli stesso un pastore, così come Peter è la guida dei Bimbi Sperduti23.

Peter è innanzitutto il fratello di Barrie, David, morto a quattordici anni in un incidente di pattinaggio sul ghiaccio. Poi è George Lwellyn Davies e quindi i suoi fratelli;

Barrie stesso scrisse “Ho creato Peter Pan strofinandovi violentemente insieme, come fanno i selvaggi che producono una fiamma da due stecchi. Questo è Peter Pan, la scintilla venutami da voi”.24

Peter Pan è anche l’evoluzione di diversi personaggi creati da Barrie, a cominciare dal protagonista di “The Boy Castaways of Black Lake Island”, storia di pirati scritta con il piccolo Peter Llewelyn Davies e corredata di trentasei foto. Nata durante l’estate del 1901, che lo scrittore passò coi ragazzi Llewelyn Davies inventando avventure e leggendo L’isola del tesoro, anticipa la trama di Peter Pan25.

23 F. Ramorino, Mitologia classica, Hoepli, Milano, 1934

24 F.M. Cataluccio, op. cit.

25 Cfr. Cataluccio, op. cit., p.23

(25)

Peter compare per la prima volta in “The Little White Bird”, romanzo nato dalla collaborazione tra Barrie e George Llewelyn Davies, soprannominato David. Barrie narrava una storia a George-David, questi la raccontava allo scrittore come se l’avesse inventata lui e così via finché la storia era ricca a sufficienza.

Il bambino che non voleva crescere conquista il ruolo da protagonista con la commedia “Peter Pan or The Boy Who Would Not Grow Up” scritta a partire dal marzo del 1904 e presentata il 27 dicembre dello stesso anno al Duke of York’s Theatre di Londra.

Dato il successo dell’opera teatrale, l’editore Hodder and Stoughton pubblicò “Peter Pan in Kensington Garden”, isolando i capitoli di “The Little White Bird” che narravano la storia di Peter Pan, il libro aveva delle preziose immagini realizzate da Arthur Rackham.

Attraverso questo lungo percorso Barrie giunse a scrivere Peter and Wendy, in cui ebbe più spazio per realizzare appieno il personaggio che inseguiva da una vita.

Personaggio che è stato ripreso da Dan Kiley per descrivere il comportamento degli uomini immaturi, affetti, dunque, da sindrome di Peter Pan26.

Il primo disturbo che viene ripreso da Kiley è l’irresponsabilità di Peter, la decisione di non affrontare la vita perché pensa che non gli piacerà. A pochi giorni preferisce scappare prima di provare a stare nel mondo in cui è nato; basta una conversazione tra i genitori che ne delineano il futuro a farlo spaventare e volar via senza accertarsi che valga la pena vivere in un mondo che neanche conosce27.

Dopo essere tornato a casa e aver scoperto che la madre ha chiuso la finestra della sua camera e lo ha rimpiazzato con un altro bambino, inizia a crescere in lui l’ansia creata dall’abbandono. Bisogna essere giusti con la madre,

cosa che Peter non fa, e riconoscerle che non ha chiuso la finestra appena il figlio se ne è andato, infatti quando il bambino torna la prima volta la trova aperta e, forte di questa scoperta, se ne va di nuovo non pensando al dolore che provoca ai genitori. Solo quando tornerà la seconda volta, dopo quanto tempo non sappiamo, la madre avrà chiuso la finestra e si sarà dimenticata di lui.

Non a caso Peter Pan visita la famiglia Darling, in cui ritrova un ambiente che doveva essere simile a quello di casa sua e in cui pensa di poter trovare un nuovo discepolo. Dan Kiley sostiene che le vittime della sindrome di Peter Pan provengano da famiglie simili in cui padre e madre faticano a comunicare e in cui spesso il padre è affetto da SPP28. Il comportamento di Mr. Darling rivela tutta la sua incapacità a rapportarsi in

26 D. Kiley, Gli uomini che hanno paura di crescere. La sindrome di Peter Pan, Rizzoli, Milano, 1985

27 J. M. Barrie, Peter and Wendy, Penguin Books, Londra, 1995, p. 28

28 Cfr. Kiley, op. cit., p. 74

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modo adulto con la vita, i valori che considera prioritari sono solo fittizi e la sua immaturità è colta persino dai figli. I signori Darling non hanno un vero dialogo, i loro caratteri sono molto diversi e questo rende le cose più difficili, hanno desideri diversi e il loro legame non è profondo. Barrie ci informa che Mary Darling ha sposato George per il semplice motivo che si è presentato prima degli altri pretendenti29 e con tali premesse non ci si può aspettare un matrimonio idilliaco. Per questo John rischia di essere vittima della SPP, mentre Wendy non corre pericoli poiché è una femmina.

Peter accorre alla loro finestra sperando di ingrossare le fila dei suoi compagni di gioco e di poter trovare una madre in sostituzione della sua. Scappato di casa, il bambino che non voleva crescere si trova solo e cerca qualcuno che gli dia conforto e che gli faccia compagnia, qualcuno che lo distragga dalla realtà triste che vive e che continua a riaffiorare. Infatti, nonostante Peter dimentichi in continuazione le avventure che vive, ricorda benissimo il rifiuto della madre. La sua memoria è talmente corta che, mentre accompagna Wendy e i fratelli verso Neverland, si dimentica chi siano e una volta giunti a destinazione a volte sparisce per ore e al ritorno non sa cosa abbia fatto mentre era via.

Un episodio che non dimentica mai è quello in cui taglia la mano a Hook, forse perché rappresenta la sua vittoria sul mondo degli adulti. A lungo andare però dimenticherà perfino chi siano Hook e Tinker Bell.

Per combattere la solitudine Peter si circonda di compagni di gioco e gli unici che trova sono i Bimbi Sperduti, bambini caduti dalle carrozzine che non vengono reclamati per una settimana e giungono sulla Neverland30. Questi bambini molto simili a lui non possono essergli di grande aiuto e Peter ne cerca sempre di nuovi, se poi i Bimbi Sperduti crescono vengono subito sfoltiti.31

Il disagio del bambino è segnalato anche dal suo continuo pellegrinare nel mondo degli adulti, in continuo volo tra la sua casa e quella che lui vorrebbe lo diventasse dimostra di non appartenere a nessuna delle due. Le serate passate dietro la finestra di casa Darling mostrano l’incapacità di Peter ad adattarsi e a decidere quale ruolo assumere, decisione troppo definitiva per un eterno bambino che vuole essere libero da qualsiasi impegno.

29 Cfr. Barrie, op. cit., p. 2

30 Cfr. Barrie, op. cit., p. 31

31 “… when they [lost boys] seem to be growing up, which is against the rules, Peter thins them out;…” . IBIDEM, p. 52

(27)

Un conflitto che è tipico della vittima di SPP e che Peter rispecchia benissimo è quello sul ruolo sessuale. Nel libro Barrie non ne parla direttamente ma è chiaro che Wendy, Tinker Bell e Tiger Lily mirano a qualcosa di più dell’amicizia di Peter. Il bambino non riesce a capire assolutamente cosa le tre amiche vogliano, perché tutto quello che lui desidera è una madre e pensa che loro dovrebbero volere in lui solo un figlio. Questo meccanismo è causato dal rifiuto della madre di Peter; ora lui cerca una madre sostitutiva e tutto quello che vuole dalle figure femminili che incontra è essere accettato come figlio.

Vuole poter essere quello che non è mai stato e l’unica che accetta questo ruolo, anche se a malincuore, è Wendy. Quello che rende Peter tanto affascinante sono la sua eterna giovinezza e l’instancabile voglia di vivere, che nasconde, come ho già detto, profondi disagi.

Ascoltare favole di cui è protagonista aiuta Peter a confermare la stima e la fiducia in se stesso. Il bambino che si è visto rifiutato dalla madre ha costruito, per potersi accettare, un’immagine di sé come essere perfetto e ha bisogno che qualcuno dall’esterno confermi la sua idea. Wendy, raccontando le sue avventure, non fa altro che ribadire a Peter quanto sia bravo cosicché possa fortificare la sua immagine di se stesso.

Il timore del rifiuto interviene anche nella considerazione che Peter ha nei confronti di Wendy. La mette su un piedistallo che gli serve per adorarla come madre, ma che la tiene anche a dovuta distanza come donna. Uno dei timori di Peter è infatti quello di essere toccato e la distanza che lo separa da Wendy gli consente di evitare ogni contatto fisico, che teme possa portare a un nuovo allontanamento.

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1.6 Wendy

Wendy è la perfetta bambina vittoriana la cui massima aspirazione è sposarsi, possibilmente con Peter, e dedicare ogni minuto del suo tempo alla famiglia e alla casa; sa che il suo dovere sarà quello di difendere le scelte del marito anche se non le condividerà.

Per creare questo personaggio Barrie si ispirò innanzitutto alla madre, che ebbe una grossa influenza su di lui, ma anche alla sorella Ann e a Sylvia du Murier Llwelyn, la madre dei bambini grazie a cui nacque Peter Pan. Una prima traccia di Wendy si trova in

“Peter Pan in Kensington Garden”, in cui una bambina, Maimie Mannering, va a trovare Peter tutte le sere dopo la chiusura dei giardini.

Wendy, il cui nome deriva dall’appellativo di Barrie che una piccola amica, Margaret Henley, chiamava “my fwendy” a causa di un difetto di pronuncia32, è una donna in piccolo perché già all’età di due anni ha imparato che dovrà crescere e che “two is the beginning of the end”33.

Dal pomeriggio in cui la madre dice a Wendy che dovrà crescere la piccola deve aver accumulato molte informazioni su come si fa a diventare grandi e soprattutto su come si fa a diventare delle brave donne di casa e madri di famiglia. A dieci anni sa già cucire, cucinare e mandare avanti una casa, come dimostrerà sull’isola. Essendo una madre giovane fa alcuni errori, lascia dormire i Bimbi Sperduti sulle rocce anche quando va via il sole, col rischio che si ammalino per il freddo, non li sveglia perché devono dormire almeno mezz’ora dopo pranzo.

E’ proprio la voglia di mettersi in gioco e di mettere alla prova tutto ciò che ha imparato che spinge Wendy a seguire Peter verso la Neverland. La bambina accetta l’invito solo dopo l’ennesima tentazione a cui non riesce a resistere, potrà rimboccare le coperte a Peter e ai Bimbi Sperduti e sarebbe la prima a farlo. Certo potrà anche cucire le loro calze e applicare delle tasche ai vestiti e ogni sera racconterà loro una favola. Questa prospettiva attira Wendy ben più delle sirene che Peter promette di mostrarle.

Fin dalle prime pagine Wendy dimostra il suo carattere da perfetta donna di casa che vuole e sa rendersi utile, Barrie scrive che è “always glad to be of service”. Per questo corre tanto da farsi venire il fiatone per portare la bottiglia della medicina al padre, il quale la ringrazia con ironia per la sua efficienza34.

32 Cfr. Cataluccio, op. cit., p. 24

33 Cfr. Barrie, op. cit., p. 1

34 IBIDEM, p. 18

(29)

Il senso di correttezza della bambina è altrettanto spiccato. Rimane indignata dal comportamento del padre che non beve la medicina quando dovrebbe dare il buon esempio al figlio e soprattutto quando la versa nella ciotola di Nana.

E’ stupita da Peter che si procura il cibo rubandolo agli uccelli in volo e che non si rende conto che ci siano altri modi per farlo.

La personalità di Wendy si rivela ancora meglio sulla Neverland dove la bambina è libera di agire secondo la sua natura. Qui scopriamo la sua educazione perfetta, in sintonia con il pensiero vittoriano della donna di casa e poiché Wendy è un tipo “stay-at- home” deve aver appreso i suoi principi dai libri che, come quello di Barrie, mostrano il comportamento da tenere in diverse occasioni.

Appena giunta sulla Neverland Wendy viene colpita da una freccia scoccata dai Bimbi Sperduti e sviene, questa morte apparente le permette di rinascere nelle vesti di donna adulta e provoca un distacco completo tra la Wendy bambina del mondo degli adulti e una nuova Wendy che potrà essere quello che preferisce.

Le occupazioni di Wendy sull’isola sono quelle di sarta e cuoca; passa intere giornate chiusa nella casa sottoterra rammendando i calzini dei Bimbi Sperduti, dei fratelli e di Peter. La bambina non si lamenta del lavoro che deve svolgere, anzi, quando i bambini sono a letto e lei ha un po’ di tempo per sé, le piace cucire nuovi indumenti per loro e mettere delle toppe sui pantaloni. Wendy non pensa mai a se stessa, anche nel tempo libero si occupa della famiglia; è annientata dagli impegni, la donna che deve essere non deve avere un pensiero suo, dei desideri, che sottrarrebbero solo tempo prezioso per le faccende di casa.

A volte, davanti a un cesto pieno di calze da rammendare, si lamenta: “Oh dear, I am sure I sometimes think spinters are to be envied”35, ma il viso tradisce il suo vero pensiero, le piace lamentarsi ma in fondo sa che una zitella non sarà mai veramente felice come lo è lei circondata dalla sua famiglia.

Chi crea veramente dei problemi sono i Bimbi Sperduti perché sono selvaggi, mancano di educazione. Quando bisticciano e si lamentano Wendy pensa che i bambini diano più pene che gioie, ma questo perché questi bambini non si comportano come dovrebbero.

35 IBIDEM, p.79

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Al contrario dei ragazzi non viene affascinata dai pirati, con la loro vita avventurosa e sempre in movimento, quello che la colpisce di più della loro nave è la sporcizia, tanto che, sfidando la loro ira, scrive nella polvere “dirty pig” in diversi luoghi36.

Il patriottismo di Wendy, che una donna vittoriana deve coltivare anche nei figli, si rivela appena prima che si getti in mare dall’asse della nave pirata: infatti per infondere coraggio ai Bimbi Sperduti dice che se le loro mamme fossero lì, vorrebbero che morissero “like English gentlemen”37.

Uno dei pochi momenti in cui Wendy si comporta da bambina è quando, per ripicca nei confronti di Peter che non vuole essere il padre dei suoi bambini, racconta una favola che a lui non piace e sarà in seguito a questo episodio che le nascerà il desiderio di tornare a casa. Peter stizzito le dice che sua mamma lo ha chiuso fuori di casa e che probabilmente anche la loro mamma ormai ha chiuso la finestra da cui pensano di rientrare, Wendy e i fratelli presi dal panico decidono di tornare prima che sia troppo tardi38.

Un atteggiamento da bambina che Wendy assume è quello di non preoccuparsi del dolore che la loro partenza può aver provocato nei genitori. Li rispetta e vuole che i fratelli li ricordino, tanto che prepara loro dei temi e dei test per verificare i loro ricordi, ma anche lei pian piano sta dimenticando. La decisione del ritorno non è spinta dalla volontà di tranquillizzare i genitori, ma da quella di tranquillizzare se stessa.

Infatti, una volta a casa, Wendy ripartirebbe subito con Peter, ormai è sicura che sua madre non chiuderebbe la finestra, ma la signora Darling non vuole farsi portar via la figlia di nuovo e acconsente che vada a trovare l’amico una volta all’anno durante la settimana delle pulizie primaverili.

Negli anni successivi, Peter si ricorda poche volte di tornare e Wendy teme sempre che si accorga che lei sta crescendo. Il pericolo in realtà non sussiste perché il bambino è talmente concentrato su se stesso che non nota nessuna differenza nell’amica.

Nonostante ciò Wendy si sente in colpa nel crescere e cerca di non avvertire i dolori di crescita, fino a che un giorno decide che vuole diventare grande, indipendentemente da Peter e lo fa anche più velocemente delle altre ragazzine39.

36 IBIDEM, p. 146

37 IBIDEM, p. 146

38 IBIDEM, pp. 116, 117

39 IBIDEM, p. 178

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Wendy risulta essere una bambina piuttosto normale, chiusa nel recinto delle regole del buon comportamento. Pur avendo a disposizione tutta un’isola magica, non trova altro compagno che un cucciolo di lupo, che probabilmente non vede l’ora di scappare nei boschi. La bambina passa la maggior parte del tempo chiusa in una casa sotterranea invece di correre all’aria aperta o fare il bagno spensieratamente in mare; Barrie ci mostra come la cultura vittoriana imbrigli le menti delle bambine e faccia di loro delle mamme perfette ma senza fantasia. I bambini hanno più libertà di movimento, ma solo perché da grandi dovranno desiderare di andare a vivere lontano da casa per controllare ogni angolo dell’Impero Britannico.

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1.7 Hook

Hook è il capitano dei pirati ed è oscuro tanto nel carattere quanto nell’aspetto, Barrie lo descrive scuro di carnagione e dotato di “black voice”. Il pirata è molto violento e non si fa scrupoli a uccidere perfino i suoi marinai se lo infastidiscono; il suo carattere di ferro lo abbandona solo quando sente il ticchettio dell’orologio che annuncia il coccodrillo che lo insegue per mangiarlo.

Hook è una persona colta, ha studiato a Eton e tiene molto alle buone maniere, ne è anzi ossessionato.

Il capitano è il nemico di Peter Pan, lo odia per la sua impertinenza e vuole vendicare la mano destra che il bambino ha gettato in pasto al coccodrillo, che ora lo insegue per avere il resto. Hook si sente come un leone in gabbia in cui sia entrato un passero, Peter, che pur essendo un animale più piccolo e più debole ha però la capacità di volare e quindi la libertà.

Il pirata è affetto dalla sindrome di Peter Pan e vorrebbe guarirne. Peter è la personificazione di questo disagio, per questo Hook lo vuole eliminare.

I sintomi che il capitano mostra sono chiari: è in ansia di fronte al coccodrillo, che non è altro che la rappresentazione del tempo che passa; Hook vorrebbe rimanere bambino, per questo teme tanto il trascorrere dei secondi segnalati dal ticchettio della sveglia inghiottita dall’animale.

Il senso di solitudine del pirata è evidente, si isola dalla ciurma perché troppo diverso da loro e li tiene lontani trattandoli come cani, è incattivito nei loro confronti perché vorrebbe far parte di un gruppo. Insieme a loro condivide le scorrerie tipiche dei pirati, che gli servono per distrarsi dalla sua vita che lo soddisfa poco.

L’ossessione che Hook dimostra nei confronti delle buone maniere esplicita la sua voglia di essere accettato, è un’ulteriore dimostrazione della solitudine che prova e che lo spinge a pensare che se farà tutto secondo le regole che disciplinano la società nessuno lo rifiuterà.

Verso la fine della vita il capitano rimpiange di non aver avuto figli, pensa che almeno loro lo avrebbero amato e apprezzato, lo avrebbero fatto sentire meno solo e meno insulso40. Nonostante questo, Hook non cerca mai una compagna, l’unica presenza femminile che vorrebbe avere accanto è quella di Wendy, ma la vorrebbe come madre, per sostituire quella che lui probabilmente non ha mai avuto o che non gli è stata vicino

40 IBIDEM, p. 143

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quando era piccolo; per questo lo vediamo addirittura piangere quando scopre che Peter ne ha trovata una.

Se Peter guarda dalla finestra la famiglia Darling, Hook guarda Peter e lo invidia, non si rende conto che anche il bambino soffre come lui; l’odio vela gli occhi del capitano che vede solo un bimbo felice che gioca con gli amici e ora ha perfino trovato una madre.

Il pirata non riesce a vedere il disagio di Peter, è accecato dall’impertinenza del nemico e non capisce che questo atteggiamento è manifestazione della sua insicurezza.

Il narcisismo di Hook non è esplicito, ma si può cogliere da alcuni segnali. Sulla nave non ci sono turni di guardia perché il pirata è convinto di avere una fama tale che nessun malintenzionato oserà avvicinarsi al suo vascello per il timore suscitato dal suo nome41.

L’aspetto del pirata è molto curato, a partire dalla capigliatura a boccoli per finire con gli abiti; Barrie ci dice che Hook prova disagio se usa lo stesso vestito sia per andare all’arrembaggio di una nave che per prenderne il possesso dopo la vittoria.

Inoltre è molto seccato del fatto che i Bimbi Sperduti lo abbiano visto in preda al panico a causa dell’arrivo del coccodrillo.

L’accanimento di Hook nei confronti di Peter Pan porta il pirata a cercare di far compiere al bambino un gesto contrario alle buone maniere, ma non ci riesce, Peter è sempre impeccabile. Il capitano è soddisfatto solo nel momento della morte quando chiede di essere ucciso non dal coltello ma da un calcio e finalmente Peter compie un atto non conforme alla good form e Hook può morire contento42.

Hook è la proiezione di Mr. Darling sulla Neverland: entrambi i personaggi sono adulti ma infantili, riescono a ottenere l’ubbidienza di chi li circonda solo infondendo timore e non sanno guadagnarsi il rispetto. In teatro, venivano infatti interpretati dallo stesso attore e nel film Disney la loro voce è prestata da un solo doppiatore.

41 IBIDEM, p. 89

42 IBIDEM, p. 160

(34)

1.8 Neverland

Barrie ambienta il suo racconto su un’isola, Neverland, come hanno fatto già molti scrittori prima di lui e altri faranno più tardi43.

Ci sono stati anche scrittori che hanno riprodotto le caratteristiche dell’isola in un luogo diverso, come Frances Hodgson Burnett ha fatto col giardino in The Secret Garden (1910).

Ma quali sono le caratteristiche che rendono l’isola ambientazione così sfruttata da scrittori e scrittrici? Prima fra tutte è la condizione di isolamento che si vive in questo luogo, lontano dal resto del mondo e chiuso in se stesso. L’indipendenza dell’isola fa sì che abbia delle leggi proprie, ricalcate su di essa e che quindi la rispecchiano.

L’isola è autosufficiente e a volte sembra avere una personalità propria; Barrie ci dice che quando Peter lascia Neverland, questa si rilassa, si riposa in attesa del ritorno del suo abitante più esigente.

L’isolamento di questo luogo fa sì che i suoi abitanti siano protetti dal mondo esterno, ma può anche succedere che l’isola sia la riproduzione in piccolo del mondo che la circonda e lo scrittore se ne serva per fare una critica alla società.

Antonio Faeti associa l’isola a un’aula di scuola, entrambi i luoghi sono chiusi e vi si apprendono delle regole; il bambino non apprende solo nozioni scolastiche, ma impara anche a relazionarsi coi compagni e con gli insegnanti, l’aula è quindi simile all’isola, in entrambe si impara a vivere44. Proprio questo apprendere fa sì che chi si trova sull’isola subisca un cambiamento, rendendola a pieno diritto il luogo della metamorfosi.

Barrie sceglie il nome della sua isola ispirandosi a un distretto australiano chiamato

“Never, Never, Land”, che sarà “Never, Never, Never, Land” nella prima stesura teatrale,

“Never, Never, Land” nella rappresentazione, “Never Land” nel testo teatrale pubblicato nel 1928 e infine “Neverland” nel libro Peter and Wendy45.

43 Uno dei primi esempi di libri ambientati su di un’isola è Utopia di Thomas More, pubblicata nel 1516; e per citare solo i più importanti ricordo The Tempest (1611-1612) di William Shakespeare, Robinson Crusoe di Daniel Defoe, Treasure Island (1883) di Robert Louis Stevenson e il più recente Lord of the Flies (1954) di William Golding.

44 A. Faeti, I tesori e le isole. Infanzia, immaginario, libri e altri media, La Nuova Italia, 1986, p. 8

45 Cfr. Cataluccio, op. cit., p.201

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