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20/02/2022. Lode! Lode! Lode! Amen! Alleluia! Gloria al Signore, sempre!

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20/02/2022

EUCARISTIA

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/C

Letture: 1 Samuele 28, 2.7-9.12-13.22-23 Salmo 103 (102)

1 Corinzi 15, 45-49 Vangelo: Luca 6, 27-38

OMELIA

Lode! Lode! Lode! Amen! Alleluia! Gloria al Signore, sempre!

Quando leggo questo passo del Vangelo, ricordo di averlo commentato il febbraio 2007, quando è morta mia madre.

Ci trovavamo a Firenze, dove dovevo celebrare la Messa di Guarigione.

Dovevo scegliere fra celebrare la Messa o partire subito per Palermo.

Sono rimasto a Firenze. Ho celebrato la Messa di Intercessione al mattino, poi sono partito per Palermo.

Questo per dire che, quando sono convinto di una cosa, la faccio. Non avrei mai immaginato di essere a Firenze a celebrare la Messa, mentre mia madre era in una bara.

Ve lo dico, perché c’è una grazia di stato. Nei momenti particolari, ci sarà la grazia di stato, la forza che viene dal Signore. Se pensiamo prima a queste cose, ci danniamo e riteniamo che siano impossibili.

Se ci pensiamo, abbiamo superato tante prove ritenute impossibili, perché Gesù è con noi e sarà con noi nei problemi di domani.

“Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro

mi danno sicurezza.” Salmo 23 (22), 4.

Viviamo il momento presente e ringraziamo il Signore.

(2)

Come saremo quando risorgeremo?

La seconda lettura ci dice che ci troveremo nella pienezza della giovinezza, della bellezza della nostra anima. Noi siamo corpo ed anima. Adesso, si vede il corpo e l’anima non si vede.

San Paolo ci ricorda che il corpo si corrompe, mentre cresce l’uomo interiore.

Nella resurrezione si vedrà l’anima e non il corpo.

Quando Gesù risorge, Maddalena non lo riconosce, lo scambia per l’ortolano.

I discepoli di Emmaus incontrano per strada Gesù, ma non lo riconoscono.

Maddalena riconosce Gesù, quando viene chiamata per nome.

I discepoli di Emmaus riconoscono Gesù, quando spezza il pane.

Noi ci riconosceremo attraverso l’Amore che abbiamo avuto per gli altri: sarà il segnale di riconoscimento delle persone.

Il Vangelo letto oggi è la punta della Spiritualità Cristiana.

Domenica scorsa, nel discorso della pianura, Gesù ha detto: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli.” Luca 6, 22-23.

Gesù poi spiega perché c’è questa dinamica.

Nei confronti di quelli che si comportano male, di chi mente su di noi, come dobbiamo comportarci? Dobbiamo fare i conti con le relazioni.

In questa pagina, Gesù illustra quale deve essere il comportamento del Cristiano. Se non seguiamo questo Comandamento, saremo dei bravi Ebrei, che seguono ancora i Dieci Comandamenti o dei bravi pagani, che fanno del bene a chi lo merita.

“Amate i vostri nemici”: Gesù lo ripete due volte.

Sappiamo che non si riferisce all’Amore di amicizia, ma all’ “agapao”, l’Amore a senso unico.

Matteo 18, 17: “Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.”

Il pagano non crede in Dio, ma Dio crede in lui e lo ama.

Il pubblicano è il peccatore pubblico, che rompe la comunione con Dio, ma Dio continua ad amarlo.

Dinanzi a queste persone, continuiamo ad amare, amiamo a perdere, amiamo a senso unico.

Levitico 11, 44: “Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo.”

(3)

Gesù toglie la santità, perché la santità comporta un’esclusione.

Nell’episodio del “Buon Samaritano”, il sacerdote e il levita non soccorrono l’uomo moribondo, altrimenti avrebbero perso la loro santità, la loro purezza.

Gesù sostituisce la santità con la misericordia: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.”

La misericordia è l’Amore viscerale, è l’Amore di una mamma, che perdona tutto e accoglie.

In tutto questo, che cosa ci guadagniamo, qual è la ricompensa?

“Sarete figli dell’Altissimo/figli di Dio.”

Nel Vangelo, il figlio somiglia al padre. Noi dovremmo somigliare al Padre Eterno. Noi abbiamo il DNA di Dio.

“A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio.”

Giovanni 1, 12.

Noi siamo figli degli uomini, ma possiamo diventare figli di Dio.

Non è automatico; sono le nostre scelte che ci faranno diventare figli di Dio.

Quella fondamentale è scegliere l’Amore.

Quando Gesù si incontra con i farisei e i dottori della legge, che conoscevano molto bene la Bibbia ed insegnavano, dice loro che sono figli del diavolo.

Quelli ribattono: “Noi abbiamo per padre Abramo!” Gesù specifica che invece compiono le opere del loro padre, il diavolo, opere di morte. (Giovanni 8).

Per questo, volevano mettere a morte Gesù, per bloccare questa opera di bene verso l’umanità. Le loro opere li hanno fatti diventare figli del diavolo.

La nostra eterna tentazione è quella di Adamo ed Eva, che vogliono essere come Dio; mangiando la mela, avrebbero conosciuto il bene e il male e sarebbero stati come Dio.

Noi crediamo che, seguendo un Corso o partecipando ad un Ritiro, conosciamo qualche cosa in più e possediamo Dio. La tentazione è mangiare la mela, l’albero della conoscenza.

Noi saremo come Dio, quando nella nostra vita metteremo un Amore simile a quello di Dio, quando ci comporteremo come Lui, quando ameremo sempre con un Amore a perdere.

“… perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi”: ama tutti.

Nonostante gli errori, che abbiamo commesso e che ricadono su di noi, Dio ci è vicino.

Quando un figlio è malato, la mamma lo predilige.

Noi siamo uomini. Gesù è stato vero uomo e vero Dio, quindi è stato simile a noi, eccetto che nel peccato. Anche noi possiamo fare tutto quello che ha fatto Gesù, perché in noi c’è la natura divina. Noi siamo figli di Dio.

(4)

Noi abbiamo tutte le possibilità, che ha avuto Gesù: possibilità umane e spirituali.

“Voi siete dei!” Salmo 82, 6; Giovanni 10, 34.

Il cammino, che stiamo facendo, è per tirar fuori il divino, che è in noi.

“…benedite coloro che vi maledicono…”: benedire significa dire bene;

maledire significa dire male.

Ultimamente c’è la tendenza a parlare male del Papa, del Vescovo, del Parroco… Se sbagliano, non continuiamo a dire male.

Nella prima lettura, quando i collaboratori di Davide vogliono ammazzare Saul, egli dice: “Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”

Leggiamo in Atti 23, 3-5: “Paolo allora gli disse: -Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?- E i presenti dissero: -Osi insultare il sommo sacerdote di Dio?- Rispose Paolo: -Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo.”-

Chi sbaglia, farà i conti con Dio; non rimestiamo nel fango, ma “Guardate a Lui e sarete raggianti.”

Se parliamo male, ci inaridiamo ed entriamo in una situazione di “peccato”.

Quando non si può parlare bene di una persona, è meglio tacere.

“A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra”: quando Gesù viene schiaffeggiato, non porge l’altra guancia, ma cerca di far ragionare: “Se ho parlato male, dimostrami dov'è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” Giovanni 18, 23.

Dobbiamo cercare di far ragionare la persona, che ci tratta male, entrando nella dinamica di “rendete ragione della speranza, che è in voi.” Non ci ascolterà, ma avremo messo un freno.

“E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate con loro”:

pensiamo a che cosa vorremmo se ci trovassimo in una determinata situazione.

Nell’Antico Testamento questo comando è espresso al negativo: “Non fare…”, mentre nel Nuovo Testamento è al positivo: “ Fai agli altri…”.

Questa è una Legge Spirituale: quando compiamo qualche cosa, è sempre come un boomerang, che torna su di noi. Il bene, che abbiamo compiuto, non ci arriverà dalle persone che abbiamo beneficato, ma da altre.

“Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta?”: nel Vangelo di Matteo leggiamo l’espressione: “…. quale merito ne avete?” Matteo parla di merito, perché il suo Vangelo è stato scritto per gli Ebrei convertiti, quindi si parla ancora di meritocrazia.

(5)

Nel Vangelo di Luca non c’è il termine merito, ma grazia/eucaristia.

Il culmine della Chiesa Cattolica è l’Eucaristia. Durante la Preghiera di mercoledì, il Signore ci ha invitato ad essere eucaristici. Dobbiamo passare dal culto alla vita.

“Fate questo in memoria di me” non si riduce alla Celebrazione di un rito, ma alla vita.

È l’invito ad amare, a ripetere: “Grazie, Gesù!” continuamente. La gratitudine verso tutti ci aiuta ad andare oltre, perché vengono tagliati rami secchi e aperte vie nuove, universi interi.

Viviamo il ringraziamento, la Messa, come vita, non fermiamoci al culto, al rito.

Tutti abbiamo una persona che amiamo più delle altre: come amiamo lei, così dobbiamo amare tutti gli altri. In questo modo saremo Eucaristia Vivente e il mondo sarà migliore.

“Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio.”

Gesù non si lascia vincere in generosità. Le persone saranno ingrate nei nostri confronti, non così Gesù.

Quando diamo, Gesù ci restituisce una misura colma, traboccante. Il nostro calice è colmo.

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.” Giovanni 10, 10.

Se riusciamo a mettere in pratica questo Vangelo, la ricompensa sarà la vita stupenda! AMEN!

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