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Mobility Conference Exhibition 2019: in Lombardia 28 mila imprese, 250 mila addetti (+2,4%) e 39 mld di business nei trasporti

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MOBILITY CONFERENCE 2019

Bonomi: “Non accetteremo mai la tirannia della distanza”

Cari amici e colleghi,

grazie a tutti voi per aver accolto l’invito a partecipare alla nostra edizione 2019 della Mobility Conference di Assolombarda, che organizziamo come sempre insieme ai colleghi della Camera di Commercio, di cui saluto e ringrazio il presidente Sangalli.

Un ringraziamento caloroso all’assessore Cristina Tajani che è qui con noi, e a tutti i panelist che interverranno stamane.

Innanzitutto, a Carlos Moreno, delegato speciale del progetto Smart City della municipalità di Parigi.

E a tutti i rappresentanti dei maggiori attori della mobilità nella nostra Città Metropolitana, ai quali rivolgeremo le proposte che abbiamo elaborato coinvolgendo il Gruppo Tecnico Infrastrutture per la Logistica e Trasporti e il Gruppo Trasporti, Logistica e Infrastrutture di Assolombarda, in rappresentanza di più di 160 imprese e circa 30mila occupati del settore, in cooperazione con PwC.

Il tema di quest’anno è duplice.

C’è un contesto nel quale radicare la nostra visione: ed è quello di far ascendere Milano nel ranking delle Global Smart Cities.

E c’è un metodo che avanziamo all’intera comunità degli attori pubblici privati della Grande Milano, per riflettere insieme quest’anno non più solo sulla mobilità delle persone come abbiamo fatto in passato, ma delle merci di cui la nostra grande area urbana abbisogna.

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Le nuove tecnologie digitali abilitanti pongono sempre più la necessità di ripensare i centri urbani ponendo al centro della pianificazione i cittadini e i loro bisogni, razionalizzando le risorse e gli spazi disponibili, rendendo più efficiente l’erogazione e la fruibilità dei servizi.

Dall’incontro di queste numerose esigenze con le nuove tecnologie, servizi e applicazioni riconducibili a domini diversi quali, ad esempio, smart building, energy, environment, mobility, education, health, deriva il concetto di Smart City. La Smart City non scaturisce però dalla sola interazione tra device digitali e infrastrutture urbane, bensì nasce nel momento in cui tali tecnologie vengono integrate in una piattaforma che assicuri interoperabilità e coordinamento e messe a disposizione della collettività che vive quegli spazi urbani e ne utilizza le infrastrutture.

La Smart City, dunque, è davvero tale solo se in grado di mettere la tecnologia a servizio della comunità, con il fine di migliorare la qualità di vita dei cittadini. Le tecnologie intelligenti mostrano applicazioni potenziali dai notevoli risultati su numerosi aspetti della vita quotidiana.

Secondo McKinsey l’utilizzo di sistemi di smart metering, di dispositivi di monitoraggio della qualità dell’acqua e dello smaltimento dei rifiuti, di applicazioni intelligenti per l’efficientamento energetico di case e strade e altre tecnologie simili, potrebbe ridurre del 20-30% il consumo di acqua, del 10-20% la produzione di rifiuti solidi e del 10-15%

le emissioni di gas serra. O ancora, l’impiego di applicazioni tecnologiche a servizio del trasporto pubblico potrebbero migliorarne l’efficienza (attraverso analisi di dati di traffico in tempo reale, sistemi di pagamento ticketless ecc…) e ridurre il traffico urbano. Oltre a far emergere, in virtù della sua flessibilità e dei risparmi di costo che consente, forme nuove di mobilità privata tipiche della sharing economy, di cui Milano in Italia è stata e resta all’avanguardia.

Che siano relative ai servizi di mobilità o ad altri domini, le Smart City offrono nuove opportunità a quelle imprese, non solo tecnologiche, in grado di innovare e adattarsi a cambiamenti piuttosto rapidi. Con le Smart City crescono dunque le possibilità di business connesse anche alla mobilità urbana e le imprese sono chiamate ad evolversi:

la competizione non proviene solo da aziende del settore, bensì anche da altre

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numerose realtà industriali e dei servizi pronte a scommettere su nuove soluzioni di mobilità.

Lasciatemi dire che, attraverso EXPO, la comunità delle imprese milanesi e delle multinazionali digitali che a Milano operano ha lasciato in eredità alla nostra Città Metropolitana la più avanzata piattaforma digitale integrata di gestione di flussi e servizi in tempo reale che esista in Italia, e probabilmente in Europa: e sarebbe saggio non far decadere E015 ma implementarla, come data base e rete neurale comune di tutti i network integrati di Milano Smart City.

Negli ultimi anni, molte case automobilistiche hanno raccolto la sfida e dimostrato un’elevata capacità d’innovazione, di cui sono prova l’offerta di nuove piattaforme multimodali e open cloud dedicate alla mobilità, l’introduzione dei servizi di car sharing, e, sotto la drammatica accelerazione impressa dal dieselgate, gli ingenti investimenti in nuove tecnologie per la guida autonoma e il trasporto elettrico.

Il futuro delle Smart City non dipende, tuttavia, solo dall’abilità delle imprese di impiegare in maniera funzionale le nuove tecnologie, ma anche dalla capacità delle amministrazioni di monitorare e accompagnare questo percorso di continua innovazione. I policy maker sono infatti chiamati, da un lato, a introdurre le misure in grado di creare le condizioni affinché le imprese siano incentivate a contribuire allo sviluppo innovativo degli spazi urbani.

Dall’altro, l’intervento pubblico deve mirare a sostenere e incentivare quegli investimenti infrastrutturali necessari alle città per dialogare con le tecnologie intelligenti. Per poter sfruttare a pieno le potenzialità delle “soluzioni intelligenti” nelle città, è quindi fondamentale che il mondo virtuale dei servizi mobili, dei dispostivi dell’Internet of Things, delle applicazioni su smartphone interagiscano con le infrastrutture fisiche di edifici intelligenti, utilities e sistemi di comunicazione.

In questa direzione va il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile adottato a Milano l’8 giugno 2017, con misure che per quanto riguarda la logistica urbana, sono volte a:

• introdurre il telecontrollo e la prenotazione delle aree di carico e scarico merci;

• valutare la realizzazione di un centro per la distribuzione urbana delle merci;

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• introdurre una low emission zone (LEZ) che regolamenti gli accessi e la circolazione in città dei mezzi sulla base dei livelli di emissione dei veicoli e delle loro dimensioni.

Proprio la LEZ, rinominata Area B, è l’ambito su cui il Comune di Milano ultimamente ha concentrato le maggiori attenzioni. Introdotta a partire dal 25 febbraio 2019 sulla maggior parte del territorio comunale, prevede azioni che riguardano:

- divieti di accesso progressivi per i veicoli sulla base delle classi emissive di inquinamento fino ad arrivare al 2030 al divieto totale di circolazione anche per i diesel euro 6;

- divieti di accesso senza previa autorizzazione dei veicoli merci di lunghezza superiore ai 12 metri;

- monitoraggio dei veicoli che trasportano merci pericolose.

Ed è esattamente in tale quadro complessivo, che condividiamo, che vanno a incidere le proposte che avanziamo di una moderna visione della logistica integrata e sostenibile per la Grande Milano.

Abbiamo innanzitutto elaborato una stima avanzata delle circa 200mila consegne urbane quotidiane alle imprese di vari settori che insistono su Milano.

Abbiamo studiato le migliori pratiche europee come quelle proposte da Londra, Barcellona e Parigi.

Abbiamo esaminato i casi avanzati in Italia di “distribuzione intelligente”, come quelli realizzati a Padova e Parma.

E proponiamo uno schema complessivo di confronto pubblico-privato a tutte le imprese clienti e fornitrici di distribuzione e logistica, e insieme alle Autorità cittadine, che integri disciplina delle aree e degli orari di accesso, necessità di potenziamenti infrastrutturali attraverso appositi centri di distribuzione urbana di area, adozione di nuove tecnologie propulsive per i veicoli adibiti come le cargo-bikes elettriche e veicoli elettrici compatti, nonché tutte le caratteristiche della nuova distribuzione h24 che contempla lockers e consegne notturne.

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La nostra è una proposta metodologica per identificare meglio le opzioni da perseguire, per valutarne insieme gli impatti economici e sociali, per considerarne le politiche di finanziamento pubblico-private: in una logica di grande confronto tra tutti gli stakeholder della Città Metropolitana milanese.

Verrà illustrata in dettaglio stamane nel corso dei lavori, e come Assolombarda vogliamo sperare che diventi una roadmap comune per il futuro di Milano, all’avanguardia nella sostenibilità e insieme coerente alle logiche ed esigenze di sviluppo delle imprese e del lavoro.

Prima di chiudere, lasciatemi però svolgere anche qualche considerazione sul quadro generale in cui avviene il nostro incontro.

Non posso che ribadire la più energica delusione per come l’attuale governo imposta la questione delle infrastrutture di trasporto nel nostro Paese, che non è solo un tema di fisicità delle infrastrutture ma di qualità della nostra vita e di sviluppo sostenibile.

Poche settimane fa, insieme a Unione Industriale di Torino, Confindustria Genova e in collaborazione con Confindustria Piemonte, abbiamo presentato il Rapporto Annuale OTI, che fa il punto della situazione a fine 2018.

Il quadro generale desta enormi preoccupazioni.

Nel 2018 il 93% dei progetti monitorati da OTI Nordovest è risultato in sofferenza, in peggioramento rispetto al biennio precedente.

Su 45 opere monitorate nel 2018, solamente 3 (il 7%) hanno avuto un avanzamento conforme agli obiettivi dichiarati, 22 (49%) hanno avuto un avanzamento inferiore ai programmi e ben 20 (44%) sono risultati fermi.

Per 20 progetti su 45, il procedere è rallentato o bloccato dal procrastinarsi dei mancati finanziamenti necessari al loro avanzamento.

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Molto critica è la mancanza di finanziamenti per l’avanzamento dei lavori di molti dei grandi assi ferroviari (es. nuove infrastrutture di accesso al sistema dei valichi svizzeri e raddoppio del ponente ligure).

Nel 2018, delle 9 principali nuove infrastrutture ferroviarie che dovrebbero costituire le dorsali del trasporto sostenibile di merci e persone nel Nord Ovest, 8 non hanno visto un avanzamento e solo il Terzo Valico dei Giovi ne ha avuto uno, modesto. Mentre Torino-Lione, Brescia-Verona, le nuove opere di accesso al tunnel del Gottardo, Genova-Ventimiglia e Pontremolese sono rimaste ferme.

Non dobbiamo commettere l’errore di concentrarci solo sul giuoco a rimpiattino della TAV Torino-Lione. I finanziamenti bloccati nel 2018 hanno riguardato anche il 25% del valore del Terzo Valico, il 66% del valore della Brescia-Verona. I cantieri sono stati bloccati dalla volontà politica del governo di rimettere in discussione opere ricadenti nei Corridoi infrastrutturali europei, compresa la gronda autostradale di Ponente a Genova, di cui è stato fermato l’iter autorizzativo e che ha un valore complessivo di 4,2 miliardi di euro finanziato da Autostrade per l’Italia.

Su diverse infrastrutture già avviate, quali il completamento della Rho-Monza, il nodo ferroviario di Genova, il tunnel stradale del Colle Tenda, pesa inoltre l’effetto che i tempi lunghissimi esercita sulle piccole imprese subappaltatrici: cioè il fallimento di molte di loro, anche grazie alla farraginosità della procedura normata dal codice degli appalti per la riassegnazione dei lavori in queste circostanze.

I ritardi nella realizzazione delle opere che ci uniscono ai Paesi europei hanno conseguenze dirette sulla capacità di import/export delle nostre imprese (il 60%

dell’interscambio economico italiano avviene con il resto d’Europa), sulla competitività e attrattività dei territori del nord ovest, sulle possibilità di sviluppo di nodi infrastrutturali strategici per il Paese (porti, interporti e aeroporti localizzati nel nord ovest).

Ciò comporta un ulteriore aggravio delle inefficienze logistiche che già oggi costano all’Italia 13 miliardi all'anno e ci vedono al 22° posto come performance logistica contro il 3° posto della Germania.

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Un mancato miglioramento della competitività e capacità di attrazione turistica e di investimenti dei territori attraversati dai Corridoi infrastrutturali europei: il loro completamento consentirebbe di raggiungere Parigi in 3 ore e 46 minuti da Torino e in 4 ore e mezza da Milano, oppure in poco più di 6 ore Barcellona e Bruxelles da Milano e in 5 ore e 20 minuti da Torino.

I ritardi impediscono il consolidamento dello sviluppo delle traiettorie logistiche oltralpe verso gli sbocchi dei porti nord europei, da cui già oggi transitano almeno 300.000 TEU da e per la Pianura Padana, e il progressivo ulteriore impoverimento dei porti liguri.

E contribuiscono a frenare lo sviluppo della catchment area dei nostri aeroporti e del loro sviluppo, attivabile con l'incremento di connessioni e frequenze dei treni (particolarmente pesanti le ricadute sullo sviluppo di Malpensa, ora il secondo aeroporto italiano per traffico passeggeri e il primo per traffico merci, con oltre il 50%

del cargo aereo movimentato).

E a una riduzione della capacità di crescita del sistema interportuale, snodo per lo sviluppo dell'intermodalità ferro-gomma, che già oggi vale oltre il 70% del traffico internazionale merci italiano con benefici in termini di riduzione della congestione stradale, dell'inquinamento e dei costi di trasporto.

In Europa le regioni del Nordovest rappresentano il 3,1% della popolazione, il 3,7% del PIL, e il 7-8% del valore aggiunto manifatturiero. La Lombardia è in assoluto la seconda regione europea per valore del PIL e rappresenta la terza regione manifatturiera in Europa.

Per le nostre imprese non solo il balletto sulla TAV, ma la Pedemontana Lombarda bloccata dal 2016 e i potenziamenti ferroviari Rho-Gallarate Milano-Mortara che non hanno fatto passi in avanti, insieme alle opere ferroviarie di connessione ai valichi svizzeri del Gottardo e del Monte Ceneri, rappresentano altrettanti freni potentissimi alla nostra crescita.

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Giustificare tutto questo con le promesse fatte ai propri elettorati avvicinandosi le elezioni europee è un vero e proprio tradimento del dovere di ogni buona politica:

guadare al lungo periodo, a ciò che fa crescere il PIL potenziale, le imprese e il lavoro, il reddito e gli scambi commerciali.

E tuttavia siamo delusi, ma non molliamo la presa, non accetteremo mai la tirannia della distanza.

Come imprenditori, siamo votati a costruire per il Paese.

Ed ecco il senso forse più profondo, di iniziative e giornate come quella odierna.

Grazie ancora a tutti voi.

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