istituto affari internazionali
88, Viale mazzln! i 00195 to ma.
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IAIB624
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COO PER AZIONE POLITICA EUROPEA E POLITICA DI SICUREZZA NEI RAPPORTI EUROPA-AMERICA
di Gianni Bonvicini
Fra i vari
aspetti
delle relazioni euro-americane»quello
delcoordinamento delle
rispettive politiche
estere è torse fra i meno studiati e conosciuti. E ciò essenzialmente per tre motivi.Il
primo
è che a differenza deiproblemi
di sicurezza, ove esiste la Nato, o diquelli
economici, dovepiù
o meno funzionano dei meccanismi diregolazione
dei conflitti ovest-ovest (Gatt, inf, Vertici dei Sette, Comitati bilaterali Usa-Cee, ecc.), per lequestioni
dipolitica
estera in senso strettonon esiste una sede istituzionale
propria
e ben definita che possa dirimere ledivergenze.
Il secondo motivo è che, a differenza della Cee, il meccanismo
di picmati
co-governativo
deilaCooperazione poli
tica europea(Cpe)
haprocedure più
flessibili esfuggenti
daipunto
di vista del decision-making
e deliecompetenze
ed èquindi più
difficile da "riconoscere" cane interlocutore istituzionale daparte
deipaesi
terzi.Infine,
collegato
aquesta
ultimaragione,
vi è il fatto che lasovrapposizione
deirapporti bilaterali
fra 1singoli governi europei
egli
Stati Uniti al tentativi didialogo
"istituzionale" fraCpe
e Usa è tale dacreare un senso di confusione e di incertezza sulla strada da
scegliere
e sulla"prevalenza"
dellaCpe rispetto
ai tradizionali canali dipi
ematici interstatali.La nascita della Cpe come elemento di approfondimento del processo di
integrazione
europea.Eppure
laCpe,
nell' intenzione dei suoipremotori,
è nataproprio
con ilduplice
scopo di dare vita nella Comunità europea ad unaspecie
di"clearing
house" dove confrontare i
propri
interessi nazionali dipolitica
estera ed,eventualmente, elaborare
posizioni
comuni allo scopo di fareprogredire
l'influenza
dell'Europa
occidentale nel mondo (1KE dove, se non nel campo delle relazioni fondamentali e vitali fra
Europa
e Usa doveva cimentarsi laCpe?
Chequesto
d' altronde fosse uno dei banchi di provaprincipali
per la determinazione dellacapacità degli europei
adagire
inquanto
Entità autonoma anche nel settore dellapolitica
estera,oltreché in
quella
economica, veniva autorevolmente riconosciuto dall'alloraprimo
ministrobelga
Leo Tindemans nel suoRapporto
sull' Unione europea del 197b(2).
D' altronde le tensioni fraeuropei
ed americani dell'iniziodegli
anni '70 stavano lì a dimostrare che il
problema
deirapporti
ovest-ovest costituiva ilpunto
dipassaggio obbligato
diogni
tentativo europeo diaffermare la
propria immagine
nel mondo, sia ad Est che nel Sud Africa, nelMediterraneo ed in America Latina.
Questo non
significa
che laCpe
sia nataprincipalmente
allo scopo di risolvere laquestione
deirapporti
congli
Usa o che il suo contributo alraggiungimento
di unapiù completa
"UnioneEuropea"
debba essere forzatamenteIAI8624 settembre 1956 p. 1
intesa in chiave anti-americana.
Anche
segià
nel1965 Kissinger
con il suoconsueto cinismo affermava: "The
assumption
that a unitedEurope
and the UnitedStates would
inevitably
conductparallel policies
and have similar views aboutappropriate
tactics runs counter to historicalexperience.
Aseparate unity
hasusually
been establishedby opposition
to a dominant power. TheEuropean
senseof
identity
isunlikely
to be anexception
to thisgeneral
rule - its motives could well be to insist on aspecifically European
view of the world. . .- whichis another way of
saying
that it willchallenge American hegemony
in Atlanticpoi icy
"(3) » la decisione di dare vita aliaCpe,
presa all' Aia nel1969
daiCapi
di Stato e ai Governo dei
Seii rispondeva
aragioni profondamente
diverse.La
prima,
sevogliamo, poteva
esseregiudicata dagli europeisti
inmodo
negativo
: il tentativo» cioè, di introdurre nel processo diintegrazione
europea un elemento dicooperazione intergovernativa
in alternativa aquello
funzionalistagià sperimentato
con notevole successo nella Cee(4)
.La seconda, molto
più
sostanziale, di"approfondire"
inpositivo,
attraverso la
cooperazione
inpolitica
estera alcune dellepolitiche più
rilevanti
già
allora ottenute oprossime
da ottenere(come
l'allargamento
della Cee da Sei aNove)
nel campo delle relazioni economiche esterne. Basti pensareagli
accordi commercialinegoziati
nelKennedy
Round,agli Accordi
diAssociazione con i
paesi
in via disviluppo,
al sistema dipreferenze
generalizzate,
ecc. , tuttiesempi
di un modo autonomo di contribuire, inquanto europei,
alla stabilizzazione delle relazioni economiche internazionali. LaCpe
non faceva altro che
completare questo disegno
diglobalizzazione
deliepolitiche
comunitarie ed, in teoria, contribuire alraggiungimento
del,
traguardo
finale dell' Unione europea. Al di là,quindi
delle controversie iniziali edella
difficile convivenza fraCpe
e Cee, lalogica "positiva"
diavviare la
cooperazione
nel campo dellapol
itica esterarispondeva
al cri teriodell'"approfondimento"
del processo diintegrazione dell'Europa (5).
La crescita del contenzioso
Europa-Usa.
La nascita della
Cpe
èquindi
anteriore aquello
che Dahrendorf chiama ilperiodo
dell'"ameri canizzazione dell' America" e che sipuò
fare risalire all'agosto
dei 1971, al cosiddetto Nixon Shock, cioè alia decisioneimprovvisa
ed unilaterale disganciamento
del dollaro dall'oro e della fine di Bretton Woods(6)
. ILproblema Cpe-Usa
nasce infatti da necessitàoggettive
;più precisamente
dallaprofonda
modifica deipreesistenti rapporti Europa-Usa,
a cominciare da
quelli
monetari. Ad essi siaggiungeranno
inseguito
altrieventi,
magari
non direttamentecollegati
al contenzioso bilaterale Cee-Usa, ma che avrannoprofondi
influssi su di esso.Basti
qui
ricordare i crescenti contrasti sulla ridefinizione delleresponsabilità
nell' Alleanza Atlantica del 1973,quello
che forse con unapunta
di ironia fu battezzato da
Kissinger
"l' anno dell'Europa",
cuiseguirono
le tormentate vicendedell'atteggiamento
da assumere sul conflitto nel MedioOriente
e del ruolo da attribuire alla costituendaAgenzia
Internazionaledell'Energia,
chegli
americani volevano in chiave fortemente antiaraba. Itentativi di trovare dei meccanismi di consultazione
preventiva
fraeuropei
e americani, che sembraronogiungere
ad una soddisfacente soluzione con la formula diGymnich
nel 1974(di
cuiparleremo ampiamente più avanti)
, furonopoi
travolti dalla crisi della distensione durante lapresidenza
Carter e dalparallelo
estendersidegli
interessieuropei
nei vari scacchieri mondiali, dalCentro America al Sud Africa, dove le occasioni di attrito non
potevano
che moltipllcarsi.
IAIS624 settembre 1986 p. 2
Ciò che si
può
sicuramente afl'ermare è che»rispetto
alpassato,
la caratteristica odierna delle difficili relazioni euro-americane èquella
diestendersi a tutti i settori di
cooperazione,
e nonpiù
solamente aquello
tradizionale del commercio, e dicoinvolgere globalmente
o di volta in volta tutti ipartners europei
e nonpiù
solo la "terribile" Francia ; la stessa Comunità europea, infine, non épiù,
cane neiprimissimi
anni del processo d'integrazione,
nellegrazie degli Usa,
ma anzi è divenuta unodegli
obiettiviprincipali
delle recriminazioni americane (7)
.Le difficoltà nei
rapporti
interatlantici sispiegano,
a nostro avviso, in base a treragioni principali, collegate
fra di loro.La
prima
è la debolezza delie Istituzioni internazionali,quali regolatrici
dei conflitti. Esse non sono state adattate intempo
ai nuovicompiti
e all'accresciuto nunero di attori nel sistema internazionale. Adesempio,
perquanto riguarda gli
accordi monetari, nulla ha preso ilposto
deicambi fissi e del dollaro come perno del sistema. Nel settore dei
rapporti
commerciali, l'areageografica
che dovrebbe interessare il Gatt è divenutapiù
estesa dell'area di competenza diquesta
istituzione. Nel campo dellepolitiche
ma eroe conomi che la comune accettazione del
paradigna Keynesiano quale
base per l'esercizio dellacooperazione
è andataperduta
edoggi
anche le dottrineeconomiche sono conllittuali. Infine, per
quanto riguarda
iproblemi
strategici,
la Nato ha perso molto del suo peso a causa della moltiplicazione
epericolosità
dei conllitti locali al di fuori dell'area di suacompetenza,
del terrorismo internazionale e del trasferimento del confronto est-ovest nelle zoneperiferiche rispetto
al tradizionale fronte centrale.La conseguenza ovvia delia caduta o del ridimensionamento delie istituzioni internazionali fe stata la crescita di un disordinato
multllateralismo ad hoc
(Gruppo
dei 5, dei 7, Direttorio a Tre, Club vari, ecc.)
e di una tentazione al diffuso ricorso all'iniziativa unilateralepiuttosto
che aliacooperazione.
La seconda
ragione
è che le considerazioni dipol
itica interna hannooggi
sempre dipiù
laprevalenza
suogni
tentativo di coordinamentointernazionale: la sovranità nazionale fe formalmente indiscutibile e
indiscussa, ed 'e
persino appesantita
dalmaggiore coinvolgimento
sia deigoverni
che delleopinioni pubbliche
in tutti imaggiori problemi
del nostro tempo, a cominciare dallagestione
dell'economia, dellapolitica
epersino
dellastrategia.
La ricerca del consenso interno, anche per la minore influenza deigoverni
neiprocessi
decisional i, è divenuta unaesigenza
semprepiù
avvertita. Considerazioni elettorali o di
potere divengono
decisive. Quindi laricerca di un coordinamento internazionale e del consenso
degli
altrigoverni partners
diventano secondari.Infine cresce, in modo contradditorio
rispetto
all'emergente
nazionalismo,
l'interdipendenza
dei sistemipolitici
ed economici, tanto cheogni
atto unilaterale dipolitica
interna ha immediate conseguenzeinternazionali, cane pure
ogni
decisione internazionale ha effetti suicomportamenti
interni. Cresce anche 1'interdipendenza
fra i settori,commerciale, monetario, industriale e
ogni
decisione presa in uno di essi haripercussioni
immediate anchenegli
altri. Se in un sistema cosi strettamenteinterdipendente
si adottanopratiche protezionistiche,
le conseguenze si fanno sentire a catena siasugLi
altripaesi
che fra i diversi rami dell' attività economica epolitica.
In effetti ilprotezionismo
ha in ste motivazioni ed effetti contraddittori: è un forte elemento diaggregazione
del consenso interno in difesa disupposti
interessi lesi da una slealecompetitività,
macrea
contemporaneamente
incertezza all' esterno, rendendoimpossibili
iprogrammi
di investimento e la libertà di movimento sulplano
internazionale(8).
La
regolazione
del contenzioso euro-americano attraverso laCpe
: la formula diGymnlch
e 1 suoi sviluppi.Per tornare al tema
specifico Cpe-Usa,
l' unico vero tentativo fattoper cercare di
regolare
lerispettive posizioni
inpolitica
estera èquello
sopra accennato della formula diGymnich»
offertodagli europei agli
americani l'11giugno
del1974
sotto lapressione
di avvenimentigià
inparte
ricordati: guerra dello YomKippur
dell' autunno 1973» la dichiarazione dei Nove sul Medio Oriente del 6 novembre '73(con
il riconoscimento deilegittimi
diritti deiPalestinesi)
> la dichiarazione sull' Identità europea del 14 dicembre delio stesso anno» la presenza fisica, ilgiorno
successivo» dei ministri arabi nelluogo
del Vertice deicapi
digoverno
delia Cee» l'avvio deldialogo
euro-araboannunciato
agli
americani nel marzo del'74,
la contrastata creazione dell' Aiesenza la Francia.
La formula di
Gymnich
tendeva a porre rimedio in extremis ad una situazione che stava visibilmentepeggiorando
digiorno
ingiorno»
attraverso l'istituzione di unaprocedura
di consultazionepreventiva
congli
americaniche evitasse il sorgere di ulteriori
equivoci
sullerispettive posizioni
dipolitica
internazionale. Naturalmente, a causa deisospetti, soprattutto
francesi(ma
nonsolo),
dilegarsi troppo
le mani, la formula è un ben notocapolavoro
diambiguità
e di comprcmesso(9)
. Vale la pena ricordarne il testo:"Les ministres ont
estime,
d'un commun accord, que 1' elaboration depositions
communnes des Neuf en
politique ètrangère
pose laquestion
de la consultation avec les Etats alliès ou amis. De telles consultations font tout naturellement partie de toutepol itique ètrangère
moderne.On s'est mis d'accord sur une
procedure pragnatique
ad hoc. Des consultations sont menèes au nom des Neuf par laprèsidence qui
en estchargèe
par ses huitpartenaires.
Dans la
pratique,
cela veut dire que si l'un despartenaires
soulève, dans le cadre de laCpe,
laquestion
de 1'information et de la consultation d'un Etat alli'e ou amie, les Neuf en discutent et s' ils sont parvenus à unaccord,
chargent
laprèsi
denced'agir
sur cette base.Les ministres
espèrent
fermement que ce"genti
eman' sagreement"
informe! conduira aussi avec les
Etats-Unis
à des consultationssouples
etpragnatiques
tenantcompte
d'une manière raisonnable des intèrets des deux cot'es."Malgrado
lavaghezza,
la formula poneva in modopreciso
laquestione
della consultazione con ipaesi
terzi. Si avvertiva infatti la necessità di nonisolare la
politica
esteradegli europei
daquel
sistema di alleanze e dirapporti privilegiati
che si erano faticosamente costruiti neldopoguerra.
Il successivorapporto
di Londra dell' ottobre 1981 e la dichiarazione solenne di Stoccarda delgiugno '83
ribadivano infatti l'importanza
di una rete diconsultazione con i Paesi terzi. L'obiettivo era
triplice
: riassicurare ipartners
abituali, formare coalizionipiù ampie possibili
suigrandi
fatti eproblemi
internazionali,allargare
il numero e laqualità degli
amici nel mondo(10).
Ma è evidente che al di là di
questi
obiettivigenerali,
d' altrondegià
enunciati neidettagli
nella Dichiarazione sull' Identità europea del dicembre 1973» il destinatarioprincipale
delia Formula diGymnich
eranogli
Stati Uniti. La rilevanza di
questi rapporti
era tale che, a differenza di tuttigli
altripaesi
ed areegeografiche,
non si era ritenutoopportuno delegare questa
materia ai cosidettiworking
groups,piccole
unità didi
pi
cai atici incaricati nell' ambito dellaCpe
diapprofondire singol
i issues aIAI8624
settembre1906
p. 4relazioni con Paesi terzi. Il carattere
globale
delleproblematiche Europa-Usa abbisognava
infatti di un trattamentoparticolare»
alpiù
alto livello e conuna
frequenza maggiore
diquella
normalmente attribuita aigruppi
di lavoro.Questo non vuol dire che la formula di
Gymnich
intendesse"istituzionalizzare" i
rapporti Cpe-Usa,
ma solamente dare unsegnale pol
itico sulla buona volontà europea di non sottrarsi alleesigenze
deldialogo
Interati antico ed istituire una
procedura "souple",
ungentleman'
sagreement»
di consultazioni
preventive (e
successive). .L'
esperienza
e la prassi della consultazioneCpe-Usa.
Difatti fino ad
oggi
la formula diGynmich
ha funzionato»rel ativamente bene su una base di assoluto
pragmatismo
e dimigl
ioramentoprogressivo
diprocedure
di consultazioni adottate di volta in volta a seconda delle necessità.Il ruolo centrale in
questo
processo ègiocato
come c'era daaspettarsi,
dallapresidenza
di turno dellaCpe
e» daparte
americana, dall'ambasciata che ha la sede nel paese che assicura la stessapresidenza.
Questi
contattiavvengono
congrande frequenza
e a vari livelli» fra direttoredegli
arraripol
itici ed ambasciatore americano o vice ambasciatore, fracorrispondente
econsigliere politico Usa,
e cosi via. Tuttavia anchequi
nonesiste una
regola precisa
: tuttodipende
dall'importanza
e dall' urgenza delproblema
da risolvere, dai contattipersonali
fra funzionarieuropei
e americani, dallagrandezza
del paese che detiene lapresidenza.
La missione americana presso la Ceegioca
spesso il ruolo di coordinatore fra le varie ambasciate e ilDipartimento
di Stato(11)
.Oggi, dopo
l'istituzione del sistema della Troika nellaCpe,
il ruolodelle ambasciate si è diversificato ed
ampliato
entrando nelgioco
anchequello degli
altri duepaesi (in
futuroprobabilmente quattro dopo
l'allargamento
della
Troika)
interessati allagestione
dellapresidenza
dellaCpe.
I contatti fra
europei
ed americani non si limitano al suolo europeo.Anche a
Washington (Dipartimento
diStato)
e a New York(Nazioni Unite)
l'attività di scambio delle informazioni è intenso ed articolato. Daparte
della
Cpe
è sempre lapresidenza (o
laTroika)
ad assicurare la funzione diportavoce
: dal1982,
inoltre, si è elevato il livellodegli
incontri con una visita, all'inizio del semestre, delpresidente
di turno delalCpe
al suocollega segretario
di stato americano.Questa
vasta attività ha due obiettiviprincipali
: in via preventiva ottenere il consensodegli
Usa ad iniziative europee ed in via successiva chiarire il contenuto dell'accordoraggiunto
fraeuropei
ed evitareequivoci
con
gli
americani. Essa, tuttavia» non funziona solo in una sola direzione»dalla
Cpe agli
Usa, ma molto spesso inquella opposta, allorquando gli
Usavogliono
assicurarsi chegli europei
seguano una ben determinata"policy",
comeè ad
esempio
avvenuto allavigilia
della famosa dichiarazione di Venezia sul MedioOriente
del 1980 con un flusso inusuale di informazioni americane sul contenuto dell'accordo diCamp
David» volto a convinceregli europei
a non discostarsene (12) .Eccezionalmente
poi»
i contatti fra americani edeuropei
si spostano anche in altripaesi
terzi»allorquando
l'interesse comune o la necessità di un coordinamento in loco lo richiedono.La consultazione
preventiva
e successiva avviene su tutti i temi trattati in seno allaCpe»
che abbiano evidente rilevanza per irapporti
interatl antici:oggi
entrano inquesti
contatti anche le informazioni sulla lotta al terrorisno internazionale,dopo
che diquesto problema
si è deciso didiscuterne anche in sede di ministeri
degli
esteri{e
diDipartimento
diStato)
, attraverso l'istituzioni di unità ad hoc.I limiti della
Cpe
nell' azione di coordinamento fra europei ed americani.Tuttavia,
anche sel'esperienza
maturata inquesti
anni ha indicato che la formula diGymnich
haoperato meglio
delprevisto (nel
senso che non vi sono statequelle rigidità dognatiche
temuteall'inizio)»
ilprobiema
deirapporti Cpe-Usa
nel campo dellapol
itica estera èlungi
dall'essere risolta. Eciò per varie
ragioni.
La
prima» può apparire
banale ma è pur vera, è che la distinzione fra attività ecompetenze
dellaCpe
e della Cee crea confusione edisagio
fra ipaesi
terzi. Gli stessiUsa»
che ormai hanno dimestichezza con laCpe,
faticanoa rendersi conto dell'attribuzione a
questo piuttosto
che aquell'istituzione
di determinati
compiti
e di diverseprocedure (13)
.Nella
loro concretezza,inoltre, gli
americani tendono a darepiù importanza
alla Cee, dove sipuò
trattare su
argomenti
benprecisi (agricoltura,
commercio, ecc.) , che sullasfuggente
natura dell'attività connessa allaCpe,
ove è difficile andare oltrela fase
puramente
declaratoria e passare aquella operativa.
Molto spesso inaltre essi si trovano disorientati dalla lentezza dell' elaborazione delle decisioni comuni e dal fatto che esse sono solitamente il risul tato di un"minimo com un denominatore". Si ritorna
qui
al notoproblema
della credibilità e dell'efficacia delle dichiarazioni dei Dodici nellaCpe. Spesso, quindi»
per evitare di cadere nellatrappola
dellasopravvalutazione
delsignificato
dell'attività in seno alia
Cpe» gli
Usapreferiscono
ilpiù
efficace emeglio
conosciuto mezzo dei
rapporti diplomatici
bilaterali con isingoli
stati membridella Cee
(14)
. Ciò accade, adesempio, quando
lapresidenza
di turno dellaCpe
è
gestita
da unpiccolo
Paese. D' altronde lo stesso accade daparte
europea,allorquando
per dissenso con ipropri partners
o perparticol
ariesigenze
nazionali si
preferisce
trattare direttamente con l'alleato d' oltreatlantico.Il secondo el emento di affievolimento dell'
importanza
dellaCpe
neirapporti
e uro-americani è venuto dall'istituzione dei Vertici dei Sette e,soprattutto,
dalla lorograduale
trasformazione da vertici economici a incontri dipolitica
estera; in effetti ilcompito
del coordinamento ovest-ovest suigrandi
temi dipolitica
internazionale è crescent emente attribuito aquesto
consesso» in cui la Comunità è
rappresentata
dalpresidente
delConsiglio
e daquello
della Commissione(15)
. Daquesto punto
di vista, la riduzione del numero deiConsigli europei
da tre a due, introdotta dal recente AttoUnico
diLussemburgo,
ha diminuito lacapacità
delia Comunità di preparare inanticipo
una
posizione
comune di fronteagli
americani, cane avveniva normalmente nelConsiglio
europeo diprimavera.
Una terza considerazione
riguarda
la difficoltà a mantenere certiargomenti
del contenzioso e uro-americano all'interno dellaCpe, allorquando
laloro natura si trasforma e finiscono per ricadere sotto la competenza di altre istituzioni ; ciò succede ad
esempio
su temi che hanno risvolti di sicurezza,come succede spesso sulle
questioni
est-ovest; nel caso delle sanzioni alla Polonia, adesempio,
sipassò
dall' ambitoCpe
aquello
Nato allorché la crisi si fece acuta e lepressioni
americane per adottare in comune delle sanzioni crebbero di intensità(16).
Queste ultime riflessioni ci conducono al
più generale problema
delrapporto
fra diverse istituzioni,allorquando
laquestione
ricadecontemporaneamente
sotto la competenza dipiù
di esse. LaCpe
daquesto punto
di vista
gioca
un ruolo secondario» dal memento che in essagli
americani nonsono fisicamente
presenti,
mentre nelle altre, siano esse il Vertice dei SetteIAI8624 settembre
1986
p. 6o la Nato,
godono
di una presenza istituzionale che ne aumenta l' influenza e lepossibilità
di interveniretempestivamente.
La mancata "istituzionalizzazione"delle
procedure
diGymnich
è. sottoquesto profilo,
un elemento di debolezza dal memento chepermette agli
americani disceglire
la scorciatoia deirapporti
bilaterali diretti con isingol
igoverni
o lospostamento
di unproblema
in altre sedi. Per dipiù
la naturapragnatica
e flessibile dellaCpe,
adifferenza di
quella "rigida"
della Cee ove lecompetenze
e i ruoli sonomeglio
definiti, non aiutagLi europei
adaprire
undialogo
su basiparitetiche
conl' amministrazione Usa, dal memento che le strutture non sono
comparabili
nè sottol'aspetto
deipoteri
nè diquello
del ruoli.Riprende quindi
validità l'ipotesi
di una ri definizione deirapporti
internazionali perpoli cmogeni.
Gli Usa ovviamente lo sono digià.
La Comunitàeuropea 6 invece ancora da
perfezionare
nei suoi meccanismi di elaborazione delle decisioni,soprattutto
nel campo dellapaLitica
estera. Fra 11 restoquesta esigenza,
ormai ineludibile,può
costituire unodegli
elementi dipressione più
convincenti perobbligare gli europei
ad unirsi e adagire
inquanto
Entità. Le istituzioni internazionali possono essere ricostruite suquesta
ipotesi
fondamentale, che passa per un rinnovato sforzo europeo a trovare unapropria
identità internazionale ecapacità negoziale.
Gli stessirapporti
congl
i Usa ne possono, allalunga,
trarre beneficio.Cpe-Usa
e sicurezza collettiva: verso la nascita di un "polo" europeo"?D'altronde a
spingerci
versoquesta
conclusione, cui nelpassato
sonopervenuti
con alcuneproposte
di istituzionalizzazione deldialogo
euro-atlantico nel settore della
politica
estera i ministri Colombo e Undanans(17J
, è iltipo
diproblemi
cheeuropei
ed americani sono costretti a risolvereassieme senza avere un ambito istituzionale ove farlo. Abbiamo accennato ad
esempio
alla lotta al terrorismo internazionale, ove alcuniprogressi,
anche sea livello
puramente
informativo, sono statigià compiuti
fraCpe
eDipartimento
di Stato. Ma abbiamosoprattutto
in mente laquestione
dellagestione
in comune delle crisiperiferiche,
ove la Nato e le altre istituzioni internazionali non hanno nè lacompetenza
nè lapossibilità
di farlo( 18)
. D' altronde un minimo dicoordinamento sia a livello
politico
che di sicurezza fra americani edeuropei
è
più
che mai necessario, se si vuole contribuirepiù
efficacemente almantenimento della stabilità dei
rapporti
internazionali nelle aree di crisi.Una eccessiva divaricazione delle
posizioni,
come ha dimostrato il recente casodesila Libia,
può portare
alpeggioramento
della situazionegenerale politica
estartegica.
H fatto che la
Cpe
sia ancora solomarginalmente competente
in materia di sicurezza non deveagire
da freno. Anzi, anche se obiettivamente molto difficile, 11 ricorso allaCpe
per risolvere ilproblema
di unimpegno
europeo nelle aree
periferiche
ed in modoparticolare
nel Mediterraneo è forse l'ipotesi più
interessante.In
questi
ultimitempi
si "e cercato di inserire nellaCpe
lapol
itica di sicurezza europea. Per il memento,malgrado
iripetuti
tentativi,quello
cfcesi è ottenuto è la menzione in alcuni
rapporti
del concetto di sicurezzapolitica
ed economica. Sia nelRapporto
di Londra del1981,
volto amigliorare
le
procedure
dellaCpe,
sia nella dichiarazione solenne di Stoccarda del 19(13.sia
più
recentemente nell' Atto unicoapprovato
alConsiglio
europeo diLussemburgo
nel dicembre 19tS5 si menziona la necessità dioccuparsi
almeno diquesti aspetti
della sicurezza, lasciando per il memento daparte quelli
militari. Tuttavia, anche se in modopragmatico,
nelpassato
laCpe
haaffrontato situazioni che avevano un diretto risvolto con
problemi
disicurezza, come nel caso dell'
appoggio
alla GranBretagna
nellaprima
fase della vicenda delle Faklands o nellapolitica
di sanzioni contro l'Iran al tempo dellaprigionia
dei dipi
ematici americani. Si tratta ora di determinare fino a chepunto
la Comunità europea sia ingrado
disviluppare
l'uso deipochi
strumenti a suadisposizione ( 19)
.Evidentemente la vocazione naturale dell'attuale collaborazione in seno alla
Cpe
fequella
dioccuparsi degli aspetti politici
delle crisiinternazionali. Ciò è anche dovuto alia reticenza di alcuni stati membri» per motivi diversi, ad aderire ad azioni che
implichino
il ricorso a strumenti di"sicurezza", dalle sanzioni a
quelli
militari.Tuttavia anche la sola lussazione di una dichiarazione
politica
comune
può
rivestiregrande importanza
sulpiano
internazionale. L'appoggio
e la "benedizione" fornita alletruppe
di GranBretagna,
Francia, Italia e Olandanella
partecipazione
al corpo di pace nel Sinai è stato di notevoleimportanza
sia per facilitare una decisione in tal senso da
parte
deigoverni
inquestione,
sia adistinguere
lapartecipazione degli europei
"in quanto tali"da
quella degli
altripaesi (20)
. La mancanza, al contrario, di una"benedizione"
analoga
nel caso dell' intervento di Italia, Francia e GranBretagna
nel Libano ha obiettivamenterappresentato
un elemento di debolezzaoggettiva,
avendo messo in luce che la decisione era stata presa dalsingolo
stato membro e nonrappresentava
il frutto di un accordo solidale ed unanime dei Dieci.Malgrado
ciò e dal memento che uncoinvolgimento
apiù
alto livello dellaCpe
nellagestione
delle crisi non 'epensabile,
l'unica viapraticabile
fequella
intermedia dettata dall'esperienza,
di differenziazione cioè del ruolo deigoverni
nelle attività dellaCpe
relative allagestione
delle crisi fuoridall'area. L' idea è
quella
di affidare di volta in volta agruppi
dipaesi
laresponsabilità
concreta di intervenire in determinate situazioni eregioni.
Fraii resto, l' entrata della
Spagna
nellaCpe
rende ancorapiù urgente
ladefinizione di una
politica complessiva
verso il Mediterraneo e,probabilmente,
ancora
più
necessaria la costituzione di un gruppo dipaesi
comunitari, fra cui Francia ed Italia, che concordino linee dirisposta
ad eventuali crisinell'area.
Senza dare vita,
quindi,
ad un sistema decisionale a due opiù
velocità, si
potrebbe
pensare di modulare lapartecipazione degli
stati membria
quello
che fe il fattorequalificante
di un' azione dipolitica
estera: l'usodi strumenti diretti. Vi dovrebbero
quindi
essere due livelli:quello
poi iticodi adozione delle
posizioni
comuni in seno allaCpe,
cui tuttigli
stati msnbriparteciperebbero
;quello
operativo, di uso di strumenti economici, finanziari emilitari (per il momento nazionali, ma in
prospettiva
anche comuni nel caso diuna ridefinizione dei
compiti
dell'UEO)
che sarebbero utilizzati solo da alcuni stati membri ingrado
diprendersi
laresponsabilità
dell' azione(mentre gli
altri ne sarebbero
esentati)
. LaCpe fungerebbe quindi
dacopertura pol
itica per azioni di alcuni stati in settori ed aree par ticclL armente delicate dellapolitica
estera dei Dodici. Deve esserviqui
unaprecisa delega
comunitaria perquegli
stati membri che intendano sobbarcarsi il peso e leresponsabilità
ditali iniziative. La
copertura politica
dellaCpe
dovrebbe inol tre essere a totale e "apriori"
e,soprattutto,
continuare neltempo
dando il segno di un controllopolitico
effettivo sull' azione condotta da alcuni suoi membri.A nostro modesto avviso, solo
seguendo questa strategia gradualista,
ma
già
fin dall' inizioglobale,
sipotranno predeterminare
le basi concettuali epratiche
per una direttaresponsabilità
della Comunità nel campo dellasicurezza e contribuire, per
questo
tramite, allagestione
delle crisi al di fuori dell'area in modo coordinato ed efficace sia fraeuropei
che fraeuropei
ed americani.IAia624 settembre 1986 p. ti
Infatti» in una situazione
particolarmente
difficile comequella
dellMlout of area", ove la definizione deisingoli
ruoli non è"istituzionalizzata", il rischio da evitare è
quello
dell' unilateralisrao delie azioni americane o diqual
chesingolo
governo europeo. Daquesto punto
di vista» la flessibilità ed il caratterepragmatico
dellaCpe
possono costituire unvantaggio
: rendere cioèpossibile
la messa in opera "ex-novo" di uncredibile
polo
europeo, anche se di naturacomplessa
ed articolata, daaffiancare al
polo
americano ed evitarequindi
che la mancanza di coordinamentoe la
oggettiva
tendenza americana a muoversi da soli si tramutino in elementidi ulteriore instabilità in situazioni
già
di per sè di grave rischio.NOTES
1. Cfr.
Bourguignon
/ Rummel» "The role of the Ten in international al'rairs:Speaking
with one voice andbeyond?".
Document de travail. Conference»"From Six to Ttoelve - EPC a New
Approach
to theEuropean Foreign Policy?"»
Institut fur
Europaische
Politik» Bonn, Nov. 1985» p. 3.2.
Philippe
de Schoutheete, "LeRapport
Tindemans: dix ansaprès",
inPolitlque Etrangére,
No. 2, fete1986,
p. 531.3.
Henry
A.Kissinger,
The TroubledPartnership.
AReappraisal
of the Atlantic Alliance, New York, 1965, p. 39.4. D. Alien and W. Wallace, 'Political
Cooperation
: Procedure asSubstitute for Pol
icy?",
in Wallace, Wallace, Webb,Policy Making
in theEuropean Community,
2nd ed. , London, 1983.5. G. Borwicini, "Tne Dual Structure of EPC and
Community
Activities:Problems of Coordination", in Allen, Rummel, Wessels
(eds.
),European
PoliticalCooperation,
Butterworth, London, 1982, pp. 33-45.6. R. Dahrendorf and T. Sorensen, A
Widening
Atlantic? DomesticChange
and ForeignPolicy,
Council onForeign Relations,
New York, 1986» p. 6.7. Kaiser, Lord, de Montbrial and Watt, Western
Security
: What hasChanged?
What Should be Done?,RIIA»
London, 1981, p. 9.8. G. Bonvlcini, J. Sassoon
(eds.
) » Governare l'economia europea.Divergenze
e processi integrativi. FondazioneAgnelli,
Torino» 1978» pp.299-329.
9. Sur l'accord de
Gymrich
: B. Kohler, "Euro-American Relations andEuropean
PoliticalCooperation",
in Allen, Rummel, Wessels,European
PoliticalCooperation,
cit. , pp. 83-93.10.
Bourgignon
/ Rummel, "The role of the Ten in international affairs:Speaking
with one voice andbeyond?",
cit., p. 10.11. E.
Regelsberger, European
PoliticalCooperation.
Contacts with Third Countries: Past and Present, EUIWorking Paper
No.85/
172, BadiaFiesolana, 1985, p. 15.
12. E.
Regelsberger,
cit. , p. 16.13. J. M.
Seymour,
The External Relation of EPC, paper, EUI, Badia Fiesolana, November1984.
14.
Bourgigpon /
Rummel, cit. , p. 10.15. G. Bonvicini» W.- Wessels» "The
European Community
and the Seven", in C. Meriini (ed. ) , Economic Summits and Western Decision-Making,
Croom and Helm, London, 1984, pp. 167-191.16. R.
Bourgignon,
"CrisisManagement
in the Poland Crisis: LimitedActing Capacity
of EPC", inBourgignon
/ Rummel, cit.17. E. Colombo» Le relazioni Euro-Am ericane, Conference à l'Università
Georgetown, Washington»
inEurope
Documenti, No. 44,6/3/82.
18. B. Burrcws /A.
Tyrie, European
DefenceCooperation. Prospects
and Limits, Federal Trust» London, 1986, p. 8.19. G. Bonvicini, "L1
organisation
de la sfecurltè et de la dèfensedans le cadre de la Communautè
Europèenne",
in Textes et Documents, No. 334,1986, Bruxelles, pp. 21-33.
20. A.
Pijpers, "European Entry
into the Multinational Sinai Force and Observers", in The InternationalSpectator,
No. 1, 1984, Rome, pp.34-41.
IAI8624 settembre 1986 p. 10
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