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DISCIPLINARE DI PRODUZIONE FAGIOLO POVERELLO BIANCO

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Academic year: 2022

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DISCIPLINARE DI PRODUZIONE

“FAGIOLO POVERELLO BIANCO”

Titolo I – CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO

Art. 1 - Denominazione del Prodotto

La denominazione “Fagiolo poverello bianco” è riservata al prodotto coltivato in conformità alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione. Il “Fagiolo poverello bianco” è un ecotipo della specie Phaseolus vulgaris L. che appartiene alla famiglia delle Leguminose. La qualità, la tipicità e le caratteristiche del “Fagiolo poverello bianco” sono riconducibili alla combinazione delle condizioni ambientali ed alle pratiche agricole tradizionali unite alla specificità del genotipo.

Art. 2 – Cenni storici e botanici Origine e domesticazione

Il Fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) appartiene alla famiglia botanica delle Leguminose. Il genere Phaseolus comprende circa 200 specie di cui solo 4 sono quelle coltivate. Infatti, accanto al fagiolo comune, la specie economicamente più importante, si coltivano anche il Phaseolus lunatus (fagiolo di Lima), il Phaseolus coccineus (fagiolo di Spagna) e il Phaseolus acutifoglius. Il centro di origine del fagiolo è stato localizzato nell’America cenro-meridionale in un’area che va dal messico al Perù e Columbia (Laghetti G. 2000). Il suo progenitore selvatico è il Phaseolus aborigineus una vigorosa pianta rampicante con piccoli semi neri. Le varietà nane sono state selezionate da quelle rampicanti in epoca più recente. Il Fagiolo è stato introdotto in Europa solo dopo la scoperta dell’America e si è poi esteso in India, Africa e altre parti del mondo. I Fagioli così come tutte le Leguminose da granella (fagioli, ceci, lenticchie, ecc.) da sempre, grazie all’elevato contenuto proteico (20-38%), sono state alla base dell’alimentazione umana e in Calabria, sono ben inserite nella tradizione gastronomica. L’ecotipo “Fagiolo poverello bianco” coltivato localmente è stato da tempo studiato e i lavori pubblicati dall’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) in collaborazione con l’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Bari ed il CRA-Istituto Sperimentale per l’Orticoltura di Pontecagnano (SA) hanno definito le caratteristiche agronomiche, fisiologiche e molecolari in base alle quali questo può essere definito un ecotipo locale, dotato cioè di caratteristiche proprie che permettono di distinguerlo dagli altri ecotipi locali coltivati in Italia oltre che da tutte quelle di commercio. La pianta del Fagiolo poverello bianco è rampicante; ha fiori di colore bianco e presenta mediamente 6- 7 semi per baccello.

Art. 3 - Descrizione del prodotto e qualità

Sui campioni di fagiolo Poverello bianco proveniente dal territorio di coltivazione presso i laboratori dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse (ex IGV) del CNR di Bari sono stati determinati preventivamente i pattern di faseolina nonché il profilo elettroforetico per determinare l’omogeneità del campione ( Lioi et al 2003). La frazione proteica dei semi di fagiolo è in larga parte costituita da due gruppi di proteine: la faseolina e la fitoemoagglutinina. Entrambe presentano una certa variabilità e vengono usate come marcatori biochimici. In particolare attraverso i pattern di faseolina è possibile risalire all’origine andina o mesoamericana dei fagioli analizzati che sono i due centri di domesticazione del fagiolo( Lioi et al 2003). Il profilo di tipo C della faseolina indica una origine andina del fagiolo Poverello bianco. Il profilo elettroforetico di estratti proteici da semi singoli può essere utilizzato per determinare l’omogeneità del campione.

Inoltre, sono state effettuate le seguenti determinazioni:

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- peso 100 semi (g): 52,45;

- presenza screziature: No;

- colore del tegumento: Bianco;

- brillantezza del seme: Lucido;

- forma del seme: Ovale;

- tegumento (% su tal quale):5,25 - umidita’(%):12,9;

- contenuto proteico (% su sostanza secca): 26,6;

- ceneri (% su sostanza secca):4,52;

- proteine solforate (% su sostanza secca): 0,87;

- inibitori della tripsina (TIU/mg di sostanza secca): 28,5; - indice di idratazione (% a 3 ore):

60,1; - tempo di cottura (minuti): 34.

Questo fagiolo si caratterizza per il seme grosso (peso dei 100 semi > 40g) di forma ovale con tegumento bianco privo di screziature. Tale tipologia di seme è particolarmente gradita ai consumatori e pertanto costituisce un pregio. I campioni analizzati hanno mostrato un contenuto in umidità più alto rispetto ai valori consueti che di solito oscillano tra il 9 e l’11%. Per quanto attiene gli aspetti nutrizionali va segnalato l’elevato contenuto proteico che risulta mediamente pari a 26 %, come pure gli alti valori di proteine solforate, di cui le leguminose sono notoriamente carenti. Una ulteriore caratteristica di pregio del Poverello bianco è la bassa percentuale di tegumento, un parametro interessante sia perché legato al tempo di cottura che alla gradevolezza del prodotto cotto.

Interessanti sono anche la rapidità e l’uniformità di imbibizione dei semi come attestato da valori dell’indice di idratazione pari o superiore al 50% dopo appena 3 ore. Infine, il peso dei semi risulta quasi raddoppiato dopo 24 ore di imbibizione. Una veloce ed uniforme imbibizione della granella rende molto apprezzabile una varietà o ecotipo, sebbene questo parametro è anche influenzato dalle fluttuazioni climatiche durante il ciclo colturale (temperatura media e piovosità). Interessante è anche il ridotto tempo di cottura registrato come pure la mancanza di semi rotti al termine della cottura (Lioi et al 2003).

Art. 4 –Area di Produzione

L’area di produzione della “Fagiolo poverello bianco” è costituita dal territorio agricolo irriguo dei Comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo in provincia di Cosenza all’interno del Parco Nazionale del Pollino.

Titolo II - TECNICHE DI PRODUZIONE

Art. 5 - Esigenze pedo-climatiche

Il clima presente nel territorio di origine del “Fagiolo poverello bianco è tipico degli ambienti microtermi e caratterizzato da inverni lunghi e rigidi, primavere con frequenti gelate tardive ed estati corte.

Art. 6 - Il materiale di moltiplicazione

Il materiale utilizzato per la produzione del Fagiolo poverello bianco è ottenuto da seme moltiplicato in campi posti all’interno della zona di produzione e individuati di anno in anno dalla Commissione appositamente istituita.

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Art. 7 - Tecniche colturali e pratiche di impianto

La coltura viene seminata nella prima metà del mese di giugno.

La tecnica di coltivazione del fagiolo Poverello bianco consiste in operazioni in parte meccanizzate e in parte manuali. Per la preparazione del terreno si effettua una aratura o altra lavorazione principale e successivamente una lavorazione secondaria effettuata, generalmente, con erpici a dischi (frangizolle) o a molle o erpici rotanti. La semina si effettua in postarelle (fossarelle) di forma quadrata con lato di circa 30-40 cm, deponendo da 5 a 8 semi per postarella, a seconda della dimensione delle postarelle e della distanza tra esse. Le postarelle, vengono disposte a file e distanziate 60 - 80 cm una dall’altra e lungo la fila quasi contigue. Sono ammesse anche file binate di postarelle, cioè due file di postarelle distanziate 30-40 cm e ogni coppia di queste distanziate 80- 100 cm. Trattandosi di una coltura rampicante, dopo la semina, o comunque, entro la prima settimana dall’emergenza delle piantine, si mettono i paletti, generalmente di castagno ricavati dai sottoprodotti del taglio del bosco ceduo. In alternativa alla tecnica a postarella, è possibile effettuare la semina a file parallele distanziate circa 100-150 cm e, in sostituzione dei paletti si può utilizzare la rete di plastica sostenuta da pali più robusti. In questo caso la semina può essere meccanizzata mediante seminatrice pneumatica di precisione. Al fine di facilitare le operazioni colturali successive alla semina, per il passaggio di mezzi meccanici con maggiore larghezza di lavoro, la distanza tra le file può essere superiore a 150 cm. La raccolta dei baccelli secchi avviene manualmente nel mese di ottobre o all’inizio di novembre perché la maturazione dipende dall’andamento climatico oltre che dall’epoca di semina e dall’altitudine. Alla realizzazione della resa in granella contribuiscono la fertilità del terreno, l’epoca di semina e l’andamento climatico. Si registrano abitualmente rese in granella secca che vanno da un minimo di 10-12 ad un massimo di 18-20 q/ha.

Art. 9 - Irrigazione

Il Fagiolo poverello bianco è una coltura irrigua; sono ammessi tutti i metodi irrigui sia a scorrimento che per aspersione, ecc… Per contenere il consumo dell’acqua irrigua ed evitare la bagnatura della chioma che può facilitare lo sviluppo di malattie fungine, è consigliabile l’irrigazione a micro-portata di erogazione con manichette, ecc…

Art. 10 - Concimazione

Il Fagiolo poverello bianco, come tutte le Leguminose, ha un grande valore ambientale in quanto, le radici, per effetto di un rapporto simbiotico con dei batteri del genere Rhizobium, sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, gassoso, trasformandolo in forme (nitrico ed ammoniacale) assimilabili dalle piante, fornendo, alla coltura che segue nella rotazione, una discreta dotazione di azoto nel terreno. Inoltre, l’accrescimento della radice fittonante ha un effetto positivo sulla struttura del terreno; il mantenimento di una buona struttura del terreno è ritenuto, oggi, da molti studiosi, un processo conservativo e antidegradante dei suoli agricoli. Per questo la concimazione tradizionalmente utilizzata è solo quella organica, basata sull’impiego del letame. Sono ammessi tutti i tipi di letame o stallatico, purché abbia raggiunto il giusto grado di maturazione. Nel caso si rendesse necessario procedere ad una integrazione di concime è previsto l’utilizzo esclusivo dei prodotti ammessi dall’ agricoltura biologica.

Art. 11 – Rotazioni e consociazioni

Per le ragioni descritte nel precedente art. 10 il Fagiolo poverello bianco, essendo una leguminosa è considerata una miglioratrice delle condizioni del terreno.

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Si preferisce comunque non ripetere la coltivazione sullo stesso terreno per annate successive al fine di evitare attacchi parassitari.

Art. 12 – Controllo delle erbe infestanti

L’eliminazione delle erbe infestanti avviene manualmente se si adotta il sistema tradizionale di semina a fossarelle ma, può essere meccanizzato nel sistema di semina a file. In ogni caso, sono ammessi metodi agronomici, meccanici e fisici…. Non è ammesso l’uso di alcun tipo di diserbante chimico.

Art.13– Trattamenti antiparassitari

Sul Fagiolo poverello bianco non sono stati riscontrati parassiti che negli stessi ambienti di produzione attaccano altri tipi di fagioli. Per la difesa fitosanitaria sono ammesse tutte quelle tecniche (agronomiche, biologiche, genetiche, meccaniche) atte a sfavorire e contenere lo sviluppo degli attacchi parassitari. Inoltre, per il contenimento di eventuali attacchi parassitari in campo è ammesso l’utilizzo esclusivo dei prodotti previsti dell’agricoltura biologica.

Art. 14 - Raccolta

La raccolta dei baccelli secchi avviene manualmente nel mese di ottobre o all’inizio di novembre perché la maturazione dipende dall’andamento climatico oltre che dall’epoca di semina e dall’altitudine. Dopo la raccolta i baccelli maturi si lasciano essiccare qualche altro giorno al sole e si procede alla separazione della granella dal resto del baccello mediante la battitura. Infine la granella così ottenuta viene ripulita da tutte le eventuali impurità (parti di pianta, particelle di terreno o piccoli sassi, ecc.). La resa in granella dipende dalla fertilità del terreno, dall’epoca di semina e dall’andamento climatico e va da un minimo di 10-12 ad un massimo di 18-20 q/ha. È ammessa l’introduzione di macchine e tecniche innovative per la riduzione dei carichi di lavoro manuale, per la riduzione delle perdite di prodotto e per il miglioramento qualitativo di questo, ecc…

Art.15 - Conservazione

Per la protezione del prodotto in magazzino sono prioritariamente utilizzati i mezzi fisici, è ammesso l'uso esclusivo dei prodotti previsti dal Regolamento dell’agricoltura biologica.

Titolo III – Norme di commercializzazione

Art. 16 - Etichettatura

Il consumo del Fagiolo poverello bianco è solo sotto forma di granella secca, pertanto si può commercializzare solo la granella secca. Non è ammessa la vendita di prodotto sfuso ma solo confezionato con etichetta del produttore. La produzione, per essere posta in commercio con il marchio De.Co, dovrà essere preventivamente autorizzata dal Comune o dai Comuni e per quantitativi congrui alle superfici investite ed ai quantitativi di seme impiegati da ciascun produttore.

Sull’etichetta del prodotto confezionato, oltre alle seguenti indicazioni: nome e cognome o ragione sociale del produttore e indirizzo; eventuale marchio (o logo) del produttore, ecc…; e le altre indicazioni obbligatorie secondo la vigente normativa. Dovrà essere riportato il marchio De.Co.

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Art. 17 – Marchio De.Co.

Sarà istituito un marchio identificativo “Fagiolo poverello bianco” da applicare sulle confezioni e controllate a norma del presente disciplinare.

Il marchio De.Co predisposto secondo le normative e modalità di legge, dovrà essere apposto sul sacchetto e dovrà contenere tutti gli elementi utili a consentire qualsiasi controllo. Per ottenere l’apposizione del marchio, i fagioli contenute nelle confezioni, oltre che essere stati ottenuti secondo il presente disciplinare, devono rispettare tutte le norme vigenti in tema di sicurezza sanitaria alimentare.

Art. 18 - Commercializzazione dei prodotti confezionati

Per quanto riguarda la sua immissione al consumo, il Fagiolo poverello bianco è confezionato in contenitori di tutti i materiali ammessi in commercio per alimenti (sacchetti di juta, plastica, cartone, ecc.) dal peso di 0,075 kg - 0,250 kg- 0,400 kg- 0,600 kg-0.800 kg – 1 kg- 1,5 kg.

Sarà cura di ciascun produttore provvedere ad utilizzare un imballaggio riciclabile, eventualmente monomateriale o che possa avere un basso impatto ambientale.

Art. 19 - Controlli - Sanzioni

Il Comune o i Comuni, mediante commissione appositamente nominata, può/possono effettuare controlli sulla corretta applicazione del presente disciplinare, su tutto il processo produttivo, avvalendosi anche di esperti, tecnici abilitati, laboratori pubblici e privati, ecc…; Pertanto i produttori, sono tenuti a consentire ed agevolare eventuali ispezioni, senza preavviso, finalizzate al controllo dei campi di coltivazione, della produzione e della documentazione prevista. I controlli sono finalizzati alla verifica del mantenimento delle tecniche di produzione in base a quanto previsto dal presente disciplinare, al controllo dei piani di coltivazione e al prelevamento di campioni di alimenti da sottoporre ad analisi.

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