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La cenurosi cerebrale negli ovini: stato dell arte e prospettive future

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Academic year: 2022

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a cenurosi cerebro-spinale, è una metacestodosi sostenuta dalla for- ma larvale di Taenia multiceps (Le- ske, 1780) che allo stadio adulto vive nel piccolo intestino dei ca- nidi, mentre la forma larvale, Coenurus cerebralis, si localizza nel cervello e più raramente nel midollo spinale dei ru- minanti, principalmente degli ovini e più raramente di altri ruminanti dome- stici e selvatici. È una parassitosi dal- l’evoluzione cronica, che porta inevita- bilmente a morte gli animali colpiti ed è diffusa nelle aree climatiche tempe- rate e temperato-calde ovunque sia pre- sente l’allevamento ovino estensivo.

Questa parassitosi, il cui target è rap- presentato soprattutto dagli animali da rimonta, assume un’importanza note- vole nel management delle aziende, men- tre la sua natura zoonosica la rende pe- ricolosa al pari di altre metacestodosi, come l’Echinococcosi Cistica (EC) che presenta il medesimo ciclo biologico.

Nel presente articolo vengono forniti, con un approccio multidisciplinare, ele- menti utili per un approfondimento su morfobiologia, diagnostica e profilassi di questa parassitosi.

Morfo-biologia del parassita

Taenia multiceps è un cestode apparte- nente all’ordine Ciclophyllidea, famiglia Taenidae, che si localizza nell’ileo del- l’ospite definitivo (OD); misura 40-80 cm ed è munito di uno scolice piriforme avente diametro di 800 e dotato di un rostro formato da una duplice corona di 22-23 uncini (foto 1). La tenia, la cui vi- ta non supera i 6/8 mesi, raggiunge la maturità dopo 42 giorni circa dall’inge-

stione da parte dell’OD della forma lar- vale (foto 2). Le uova, liberate dalle pro- glottidi gravide (foto 3) in seguito al- l’autospremitura delle stesse, sono già mature al momento dell’emissione con le feci nell’ambiente esterno e, pertan- to, immediatamente infestanti. Queste contaminano pascoli e corsi d’acqua e resistono all’esterno 15 giorni in am- biente secco, 24h a temperature elevate e 3 settimane in ambiente umido [12].

Una volta ingerito, l’uovo libera nell’in- testino dell’ospite intermedio la larva esacanta grazie all’azione di una pro- teasi pancreatica che digerisce la so- stanza cementante dei prismi esagona- li di materiale proteico simil-cheratini- co, tipici dell’embrioforo dei tenidi; con- tribuisce alla sua liberazione anche il movimento attivo degli uncini, che la- cerano le membrane che la racchiudo- no [12].

Tramite il torrente circolatorio (vena porta e vene sovra-epatiche), le onco- sfere arrivano alla vena cava posteriore e attraverso il cuore destro si distribui- scono al polmone; le arterie polmonari le immettono nel cuore sinistro, per gua- dagnare quindi il grande circolo. Solo le larve pervenute nel SNC possono evol- vere vescicolizzandosi in un tipico ce- nuro (foto 5), mentre le altre general- mente degenerano [12].

Le tappe cronologiche dell’evoluzione dell’oncosfera sono le seguenti: all’8°

giorno circa raggiunge i centri nervosi;

al 40° si vescicolizza assumendo aspet- to piriforme con scolici appena abboz- zati; dopo 2 mesi raggiunge le dimen- sioni di una ciliegia; a 3 mesi è matura con scolici ben formati; a 7/8 mesi as- sume le dimensioni definitive, che va- riano da 2 a 6 cm [12].

La cenurosi cerebrale

negli ovini: stato dell’arte e prospettive future

MALATTIE DEGLI OVINI

Formazione

L

Antonio Varcasia*, Maria Lucia Manunta**, Giovanni Garippa*, Antonio Scala*

*Dipartimento di Biologia Animale, Università degli Studi di Sassari

**Dipartimento di Patologia e Clinica Veterinaria, Università degli Studi di Sassari

■ RIASSUNTO

La cenurosi cerebro-spinale è una metacestodosi sostenuta da Taenia multiceps, che allo stadio adulto vi- ve nel piccolo intestino dei canidi, mentre la forma larvale, Coenurus cerebralis, si localizza nel SNC dei ru- minanti, principalmente degli ovini.

La presente review tratta prelimi- narmente gli aspetti relativi alla mor- fobiologia del parassita, per poi pas- sare all’aspetto diagnostico, in cui le recenti acquisizioni attraverso la dia- gnostica per immagini e la presenza di varianti genetiche policistiche han- no di fatto spiegato la complessità dei quadri neurologici causati da que- sto metacestode. Infine, gli autori trattano la parte relativa alla tera- pia convenzionale, ovvero quella chi- rurgica, assieme a cenni sulle spe- riementazioni più o meno recenti in campo di terapia medica e soprat- tutto nella profilassi vaccinale uti- lizzando proteine ricombinanti con- tro la infestazione degli animali gio- vani.

Parole chiave: cenurosi, SNC, RM, proteine ricombinanti, ovini.

■ SUMMARY

Coenurosis by Taenia multiceps in sheep: state of the art Coenurosis is a disease caused by the larval stage of Taenia multiceps that in its adult stage lives in the small intestine of canids. Coenurus cerebralis, is localized in the CNS of ruminants, mainly sheep raised with extensive methods. This review first focuses on the morfobiology of the parasite, and then highlights the dia- gnostic aspects, where recent ac- quisitions with MRI and the presen- ce of polycystic “new” genetic va- riants have in fact explained the com- plexity of the neurological sintoma- tology. Authors review conventional and new aspects of therapy from sur- gery to experimental treatments with antelmintics and recent advances in profilaxis through the vaccination using recombinant proteins.

Keywords: coenurosis, CNS, MRI, recombi- nant proteins, sheep.

S PECIALE PARASSITOLOGIA

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In sede di localizzazione il cenuro ma- turo è circondato da un’esile membra- na connettivale e da una reazione ma- crofagica-gigantocellulare con la quale tuttavia ha solo rapporti di contiguità, per cui risulta facilmente enucleabile [12].

A questo stadio contiene un liquido chia- ro, translucido, con caratteristiche an- tigeniche ben definite, con numerose formazioni biancastre puntiformi, rag- gruppate irregolarmente e corrispon- denti a cluster di protoscolici invagina- ti (fino a 500) (foto 6). Questi possono talvolta evaginarsi e protrudere sulla su-

perficie interna della vescicola; sono provvisti di un rostro armato di una co- rona di uncini chitinosi disposti su due file (foto 7). Il parassita a questo stadio si nutre per osmosi finché non viene in- gerito dall’OD alla morte dell’ospite.

Cronobiologia

La cenurosi colpisce, in particolar mo- do, gli animali durante il primo anno di vita (foto 4); successivamente il sistema immunitario dell’ospite completa il suo sviluppo e acquisisce la possibilità di con- trastare con maggiore efficienza lo svi- luppo del parassita [16]. Il ruolo della ri- sposta immunitaria nell’infestazione de- gli animali è stato confermato dai recenti lavori sulla vaccinazione con proteine ri- combinanti [28].

In Sardegna la malattia colpisce nel 69,5%

dei casi gli agnelli, nel 26% le pecore di un anno, e solo nel 4,3% i capi adulti. Per quanto riguarda la stagionalità, questa sembra coinvolgere i primi nel periodo primaverile (62% dei casi), mentre nelle pecore giovani la malattia si riscontra in fase cronica prevalentemente in autun- no (72%) [25].

Ciclo solo domestico o anche silvestre?

Il ciclo solitamente è di tipo rurale: l’in- festione si trasmette dal cane alla peco- ra e viceversa; si potrebbe tuttavia par- lare anche di un tipo rurale-silvestre qua- lora fossero coinvolte le volpi e gli un- gulati selvatici, così come riportato in Sardegna [6, 7].

Anche se alcuni lavori indicano la vol- pe come un ospite improbabile, per via della difficoltà di questo canide di in- taccare la scatola cranica per asportar- ne l’encefalo [9], recenti studi docu- mentano invece come questa evenienza sia possibile, come confermato dal ri- scontro del parassita adulto in sede di esame parassitologico diretto [29]. Inol- tre l’assottigliamento della teca ossea causato dalla compressione esercitata dalla cisti (foto 9), assieme alla giovane età degli animali parassitati, in presen- za di una componente ossea più “mor- bida”, può favorire l’ingestione da par- te degli ospiti definitivi. Il coinvolgi- mento della volpe potrebbe anche esse- re favorito dal fatto che questo preda- tore necrofago ha accesso alle carcasse degli animali solo successivamente ad altri predatori, cibatisi prevalentemente FOTO1.Taenia multiceps: il parassita adulto visto allo stereomicroscopio.

FOTO2.Cane da pastore che si ciba di una carcassa di ovino lasciata al pascolo:

ecco il primo fattore di rischio e il potenziale inizio del ciclo della cenurosi.

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di visceri e tessuti molli.

Ciò che invece sembra influenzare deci- samente la diffusione del parassita è es- senzialmente l’aspetto antropico, in quan- to molto spesso è l’allevatore stesso che, dopo aver provveduto all’apertura del cra- nio delle agnelle infestate per curiosità, non smaltisce correttamente il materia- le parassitario, che pertanto può essere facilmente ingerito dai cani presenti in azienda.

Caratterizzazione

biomolecolare del parassita

Come in altri cestodi, anche per Taenia multiceps studi di biologia molecolare sui geni mitocondriali hanno consenti- to di rilevare una certa variabilità in- traspecifica [28]. In particolare, in Sar- degna grazie a studi condotti su un cam- pione abbastanza vasto di parassiti pro- venienti da tutto il territorio regionale, sono state individuate tre varianti ge- netiche di Taenia multiceps identificate come Tm1, Tm2 e Tm3. Anche se non statisticamente valido, per via del cam- pione esaminato non abbastanza gran- de, lo studio ha dimostrato che le va- rianti Tm3 isolate, che costituiscono quelle filogeneticamente più distanti dal

“ceppo” principale Tm1, erano quasi sempre provenienti da casi di infesta- zione multipla (varie cisti presenti nel SNC) [28]. Si ritiene pertanto che la va- riabilità genetica possa giocare anche in questa specie un ruolo rilevante, si- mile a quanto già da tempo noto per Echi- nococcus granulosus, che presenta di- versi ceppi/specie e varianti genetiche, ciascuna con una spiccata specificità di specie e caratteristiche morfo-biologi- che proprie. Tale situazione sembra con- fermata anche da studi recentemente condotti nei caprini in Medio Oriente.

In questa specie è stata infatti isolata un’ulteriore variante genetica di Taenia multiceps che dà luogo a una caratteri- stica localizzazione dei cenuri a livello sottocutaneo e muscolare e non a livel- lo del SNC (foto 13) [21].

Forme cliniche e sintomatologia

L’esame clinico, insieme al segnalamento e ai dati anamnestici, costituisce un ot- timo ausilio per emettere una diagnosi presuntiva di malattia; più complesso appare invece localizzare clinicamente la sede della cisti finalizzata a una suc-

cessiva eventuale rimozione chirurgica.

Nell’ambito della cenurosi vengono soli- tamente descritte tre forme cliniche: iper- acuta, acuta e cronica [6, 19].

1.Forma iperacuta

È causata dall’invasione massiva di on- cosfere e si manifesta con una menin- go-encefalite clinicamente non diffe- renziabile da altre forme a diversa ezio- logia. Colpisce perlopiù animali di età compresa tra i 4 e 7 mesi e la cui sinto- matologia si manifesta dai 13 ai 33 gior- ni dopo l’infestione, con segni neurolo- gici intermittenti e multifocali caratte- rizzati da fenomeni convulsivi alterna- ti a depressione del sensorio. Il decor-

S PECIALE PARASSITOLOGIA

FOTO3.Proglottidi mobili di Taenia multiceps nelle feci di un cane infestato.

FOTO4.Gli ovini fra i 3 ed i 18 mesi di vita sono quelli maggiormente colpiti dalla parassitosi.

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so rapido, della durata massima di 10 giorni, è generalmente letale.

2.Forma acuta

In questa forma si può osservare head tilt, digrignamento dei denti, atassia e decubito laterale permanente; altre vol- te gli animali alternano periodi di apa- tia e di adinamia a stati convulsivi con attacchi simil epilettici. Nelle ultime fa- si viene meno anche l’assunzione di ali- menti, per cui i soggetti interessati di- magriscono vistosamente [25]; secondo

Edwards [11], la sola diminuzione del peso potrebbe essere presa in conside- razione come indicatore della parassi- tosi. Colpisce soprattutto soggetti di 6- 8 mesi. Segue un periodo di latenza di 3-4 mesi, in cui l’animale sembra clini- camente sano o dà lievissimi segni di malessere. È questo il periodo corri- spondente allo sviluppo del cenuro e al- la formazione dei protoscolici.

3.Forma cronica

Colpisce ovini di 7-12 mesi ma, seppur con minore frequenza, si può osservare fino ai 36 mesi d’età.

A prescindere dalla localizzazione intra- cranica o extracranica della cisti, i sin- tomi sono ingravescenti perchè derivan- ti da un’azione compressiva diretta o in- diretta del parassita sul parenchima ner- voso. La malattia è fatale e l’exitus in ge- nere sopraggiunge 4-7 mesi dopo l’inge- stione delle oncosfere.

Decorsi atipici possono talvolta essere messi in relazione con infestioni causa- te da un numero rilevante di parassiti che determinano imponente compressione del sistema nervoso centrale già in una fase intermedia di sviluppo. In caso di lo- calizzazione intracranica, la maggior par- te degli animali presenta alterazione del- lo stato del sensorio e del comportamento con una minore reazione agli stimoli ester- ni e la tendenza a isolarsi dal gregge. La gravità della depressione del sensorio va- ria dal disorientamento allo stato stupo- roso.

Altri segni clinici osservabili sono la di- minuzione delle reazioni posturali, la ri- duzione o assenza della reazione alla mi- naccia, entrambi in forma mono o bila- terale, atassia cerebellare, circling, head turn e andatura compulsiva. A tutto que- sto si associa in genere un progressivo deperimento organico per ridotta as- sunzione di alimenti. Negli ultimi cin- quant’anni sono stati diversi i tentativi di individuare un’associazione tra la se- de della cisti e la sintomatologia clinica.

Il circling è uno dei sintomi più frequen- temente riportati dall’allevatore in pre- senza di malattia. Consiste nell’incapa- cità di procedere secondo linee rette per cui il paziente procede seguendo circon- ferenze immaginarie, generalmente am- pie; tale segno è quasi invariabilmente ipsilaterale alla lesione quando essa è a carico degli emisferi cerebrali, può es- sere controlaterale se la lesione ha sede diencefalica e, comunque, può derivare anche da interessamento di altre parti FOTO5.Encefalo di ovino in cui si evidenziano due cenuri da Taenia multiceps

(necroscopia).

FOTO6.Particolare del cenuro in cui si possono notare le rosette di protoscolici riuniti in clusters.

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del sistema nervoso centrale [5]. Secon- do Achenef [1], questo segno si rende più evidente con l’evolversi della malattia:

l’autore stima che il valore predittivo del circling e dell’head turn nella localizza- zione della cisti sia del 62%. Tirgari [27], osserva circling e head turn in animali con cecità monolaterale in direzione del- l’occhio cieco. Nell’esperienza degli au- tori, il circling associato a cecità mono- laterale è caratterizzato da un’andatura in senso circolare di corto raggio nella direzione dell’occhio non vedente. L’a- tassia cerebellare con arpeggio, tremori della testa e riduzione della reazione al- la minaccia si possono osservare in caso di coinvolgimento del cervelletto [26, 17].

L’andatura compulsiva può indicare un interessamento della regione frontale o prefrontale [5], tuttavia nei ruminanti può derivare anche da patologie cerebrali diffuse per liberazione del tronco dall’i- nibizione corticale [8]. Bagedda [3] ipo- tizza che sintomi quali l’ottundimento del sensorio, l’ipocinesi e l’iporiflessia possano derivare dal progressivo incre- mento della pressione intracranica. Sker- rit [26], osservando il repentino miglio- ramento della sintomatologia neurolo- gica dopo la rimozione chirurgica della cisti, ipotizza ugualmente un effetto del- l’incremento della presione endocranica sul manifestarsi della sintomatologia. In caso di localizzazione extracranica, pe- raltro meno frequente, la sintomatologia dipenderà dal tratto midollare colpito.

In letteratura è riportato anche l’inte- ressamento del segmento toracoloma- bare o lombosacrale con sintomi a cari- co dei soli arti posteriori: atassia, para- paresi o plegia, riduzione fino alla scom- parsa della nocicezione e riflessi nor- mali/aumentati o ridotti/assenti a seconda del tratto midollare interessato.

Esami clinici

Nel tentativo di confermare la diagnosi e di localizzare la cisti in cavità cranica sono state utilizzate nel tempo numero- se procedure diagnostiche.

L’esame radiologico del cranio è stato proposto al fine di individuare eventua- li fenomeni di lisi ossea (foto 9), peral- tro non patognomonici di cenurosi, ma indicativi, semmai, di una importante le- sione occupante spazio [26].

L’elettroencefalogramma è stato impie- gato per migliorare le conoscenze dello stato funzionale dell’encefalo, ma non ha permesso di formulare una diagnosi, né

eziologica né di sede [3]. L’esame eco- grafico è stato utilizzato in sede intrao- peratoria per l’individuazione della cisti [10].

Recentemente, l’esame citologico del li- quor cefalorachidiano è stato proposto come un utile strumento per la diagnosi della malattia in fase acuta. Si tratta di una procedura di semplice realizzazione e poco costosa che consente di eviden- ziare il quadro infiammatorio tipico di una meningoencefalite con la possibili- tà di ipotizzarne la natura parassitaria dato che si osserva una marcata pleoci-

S PECIALE PARASSITOLOGIA

FOTO7.Protoscolice evaginato di Taenia multiceps.

FOTO8.Ovino con sintomatologia nervosa dovuta a cenurosi cronica.

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tosi neutrofilica ed eosinofilica [20].

Da circa 10 anni la TC e la RM sono uti- lizzate con successo in caso di cenurosi cronica per la conferma eziologica di ma- lattia, per la diagnosi di sede e per otte- nere informazioni prognostiche riguar- do lo stato del parenchima nervoso [14;

15].

Nelle immagini in TC la cisti appare co- me una struttura ipodensa, di forma in genere ellittica che determina un effetto massa più o meno marcato a carico del parenchima cerebrale.

L’aspetto della ciste in RM è caratteri-

stico: massa a limiti netti, di forma ro- tondeggiante o ellitica, omogenea all’in- terno, ipointensa in T1W e Flair, iperin- tensa in T2W. La capsula, di spessore uni- forme, presenta un segnale che risente della componente fibrosa perciò è iper- intensa in T1W e iso-ipointensa in T2W.

In alcuni casi è possibile individuare al suo interno gruppi di scolici, con segna- le iso-iperintenso. Dopo somministra- zione di mezzo di contrasto si osserva modica captazione nel parenchima at- torno alla cisti. La metodica presenta una spiccata sensibilità per i tessuti molli e, pertanto, offre un’ottima visualizzazio- ne dello stato di sofferenza del paren- chima nervoso (sofferenza mielinica con gliosi riparativa, edema, emorragia, ne- crosi, ernia cerebrale) (foto 14 e 15).

L’impiego di TC e RM viene considerato essenziale allo stato attuale per una pre- cisa localizzazione della ciste in vista del- la rimozione chirurgica.

Le metodiche descritte sono state utiliz- zate inoltre per correlare i segni clinici con la sede o la dimensione della ciste, senza però che sia stato possibile otte- nere risultati significativi. Tuttavia, ri- sultati preliminari di indagini ancora in corso sembrano indicare una connessio- ne tra segni clinici e incremento della pressione endocranica osservabile in RM.

Terapia

1.Terapia medica

Sebbene non vi sia un protocollo uffi- ciale per quanto riguarda il trattamen- to delle forme di cenurosi iperacuta e acuta, sembra importante riportare per completezza quanto rilevato a livello sperimentale sia in bibliografia [30] che nell’esperienza clinica degli autori. I pro- tocolli sperimentali prevedono l’utiliz- zo di praziquantel (derivato chinolini- co) a dosaggi decisamente superiori a quelli terapeutici normali e prolungati per alcuni giorni. Verster [30] ha uti- lizzato questo farmaco in prove con ovi- ni infestati sperimentalmente con oltre 5500 uova di T. multiceps ciascuno, con una percentuale di efficacia del 100%

con dosaggi di 50mg/kg p.c. per 5 gior- ni e 100mg/kg p.c. per due giorni. In na- tura tuttavia è abbastanza difficile ave- re delle infestazioni di questa consi- stenza e con animali dello stesso greg- ge allo stesso stadio della malattia. Tut- tavia, alcuni trial di campo condotti da- gli autori hanno dato buoni risultati (gua- rigione da sintomatologia iperacuta in FOTO9.Assottigliamento del tavolato osseo del cranio dovuto all’azione compressiva

del cenuro.

FOTO10.Terapia chirurgica della cenurosi cronica: estrazione della cisti.

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agnelli di 4 mesi) anche utilizzando il praziquantel a 30mg/kg p.c. per 3 gior- ni. In ogni caso anche questo protocol- lo costituisce un notevole costo per l’al- levatore, senza che di fatto sia possibi- le fornire garanzie dell’efficacia del trat- tamento. Risultati parziali (28,5% di ef- ficacia) sono stati ottenuti utilizzando altri farmaci come l’albendazolo (10mg/kg p.c. per 14 giorni) [30].

Punto fondamentale di questo tipo di in- tervento è quello di bloccare le oncosfe- re in migrazione a livello del circolo o ap- pena pervenute nel SNC.

In questo tentativo la tempistica è fon- damentale, in quanto trattare degli ani- mali con cenuri già in fase di vescicoliz- zazione equivale spesso a causare rea- zioni infiammatorie che portano a mor- te l’animale conseguentemente alla rot- tura del cenuro e all’esposizione dei suoi antigeni responsabili di imponenti rea- zioni infiammatorie (meningiti e pachi- meningiti).

2.Terapia chirurgica

La rimozione chirurgica della cisti rap- presenta allo stato attuale l’unica forma di terapia della cenurosi in fase cronica [17].

In passato, era lo stesso allevatore a in- tervenire direttamente in corrisponden- za della zona di assottigliamento del ta- volato osseo con un oggetto, spesso un mattone reso incandescente alla fiamma, applicato sulla sede di presunta localiz- zazione del cenuro. Si trattava di un ri- medio non sempre efficace, in quanto, nonostante l’aumento locale della tem- peratura potesse causare la devitalizza- zione degli scolici, la presenza della pa- rete cistica permetteva l’ulteriore pro- duzione di liquido cistico. La procedura chirurgica consiste in una craniectomia in corrispondenza della sede della ciste, che viene isolata con strumenti dedicati effettuando poi una lenta aspirazione del contenuto liquido tramite agoinfissione.

A questo punto, dopo aver afferrato la pa- rete cistica, la si rimuove delicatamente.

La cavità residua viene lavata abbon- dantemente con NaCl 0,9%. L’interven- to si conclude con la ricostruzione tis- sutale.

La principale complicanza chirurgica ri- portata è la lesione dei seni venosi. Nel- la pratica clinica degli autori i casi di ce- nurosi cronica sono molto frequenti e l’impiego della RM ha rivoluzionato il trattamento e la prognosi della malattia.

Lo studio in RM permette infatti di at-

tuare un accurato planning pre-operato- rio migliorando in maniera significativa la prognosi. La craniectomia viene pre- parata nel punto in cui la ciste appare più facilmente aggredibile; la perfetta cono- scenza della sede cistica consente di crea- re mini approcci chirurgici (diametro di circa 1,5 cm); in caso di cisti multiple, evento di frequente riscontro in sarde- gna [24], è possibile eseguire multipli ap- procci immediatamente sopra ciascuna cisti (foto 10).

La rimozione chirurgica della cisti è ac- compagnata, nella maggioranza degli ani- mali, dal miglioramento della sintoma- tologia neurologica che si completa nel- l’arco di 5 settimane [17]. Le percentua-

S PECIALE PARASSITOLOGIA

FOTO13.Cenurosi muscolare e sottocutanea in una capra degli Emirati Arabi.

FOTO11 E12.Un vaccino sperimentale che utilizza proteine ricombinanti contro le forme larvali di T. multiceps è stato utilizzato con successo per la prima volta a livello mondiale in alcune aziende della Sardegna fornendo dei risultati altamente incoraggianti per la profilassi di questa metacestodosi.

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li di successo riportate in letteratura da differenti autori si aggirano tra il 54%

[26] e l’83 % [17]. Le principali difficol- tà riportate erano legate alla difficoltà di localizzare la ciste e all’impossibilità di individuare cisti multiple. L’avvento del- la TC e della RM modificherà certamen- te la percentuale di successo nel tratta- mento della malattia. Nell’esperienza de- gli autori, il protocollo diagnostico, te- rapeutico e anestesiologico messo in at- to ha consentito di ridurre significativa- mente le complicanze intraoperatorie, di limitare il danno tissutale e di diminui- re i tempi di chirurgia: tutto questo si ri- flette in un rapido e completo recupero clinico con un tasso di successo dell’87,5%.

La maggioranza degli animali recupera la stazione quadrupedale e presenta un netto miglioramento dello stato del sen- sorio già dopo 8h dalla fine della chirur- gia. Negli altri casi, gli stessi parametri si osservano entro 24 h post-intervento.

Il ritorno a uno status di normalità si os-

serva entro 5-15 giorni, a seconda dello stato neurologico iniziale.

Aspetti zoonosici

La cenurosi è una zoonosi minore con ol- tre sessanta casi riscontrati ufficialmente a livello mondiale, di cui ben cinque in Sardegna [2, 22]. Fra gli ultimi casi van- no segnalati, per quanto concerne l’Ita- lia, quello descritto da Sabbatani [23] in una donna di 46 anni abitante in una zo- na rurale dell’Appennino modenese e, a livello internazionale, un caso di cenu- rosi (con protoscolici vitali) in una bam- bina di 4 anni in Israele [4].

Questi dati potrebbero essere decisamente sottostimati perché casi riportabili a ce- nurosi cerebrale possono essere erro- neamente diagnosticati come casi di EC e cisticercosi, specie quando le forme parassitarie sono sterili e non è possibi- le rilevare la esatta morfologia delle pa- reti cistiche e dei protoscolici.

Importanza economica della cenurosi

La cenurosi, colpendo soprattutto ani- mali giovani che costituiscono la quota di rimonta ovvero soggetti selezionati dall’allevatore per il loro valore geneti- co, costituisce una problematica sanita- ria ed economica di primaria importan- za per gli allevatori. Di fatto questa pa- tologia interessa animali che l’allevato- re ha allevato per 9-15 mesi senza che questi abbiano ancora iniziato a produrre e quindi a “ripagare” gli investimenti del proprietario. Senza contare che la man- canza di una rimonta (può esser colpito dalla cenurosi anche il 90% dei capi del- la quota di rimonta) squilibra il gregge, fa sì che si introducano animali di se- conda scelta, e che vengano rinviati i par- ti e la lattazione, con conseguente per- dita economica. Non sono da trascurare anche tutte le spese relative allo smalti- mento o addirittura alla macellazione, che spesso sono al di sopra del valore de- gli animali stessi. La parassitosi assume pertanto per gli allevatori un’importan- za molto più rilevante (almeno dal loro punto di vista) rispetto ad altre metace- stodosi come l’ EC.

Metodi di controllo e profilassi

La profilassi della cenurosi cerebrale è sovrapponibile a quella di tutte le altre FOTO14.RM T1W: cisti multiple (3) in sede

rostrotentoriale.

FOTO15.RM T1W: cisti multiple in sede rostro (1) e caudotentoriale.

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metacestodosi ovine con le quali spesso si associa, quali l’EC e la cisticercosi da C. tenuicollis. Le cause, infatti, che con- sentono il perpetuarsi e il persistere di queste parassitosi sono le stesse e deb- bono essere affrontate attraverso il con- trollo della popolazione canina e del ran- dagismo, il trattamento antielmintico periodico dei cani (con praziquantel e successiva distruzione delle feci), il con- trollo delle macellazioni e soprattutto attraverso l’educazione sanitaria. Que- sto tipo di approccio “classico” è stato recentemente supportato anche da un protocollo sperimentale che utilizza pro- teine ricombinanti contro le infestazio- ni da T. multiceps negli ospiti intermedi (ovini) messo a punto dalla scuola au- straliana [18] che negli ultimi venti an- ni ha lavorato sulla messa a punto di pro- tocolli vaccinali con proteine ricombi-

nanti contro le forme larvali dei cestodi grazie al fatto che questi parassiti, con- trariamente ad altri, sono responsabili di produrre una buona memoria immu- nitaria negli ospiti intermedi che con- sente di prevenire la reinfestazione. Que- sta caratteristica è stata sfruttata dal punto di vista profilattico somministrando proteine ricombinanti di antigeni im- munogeni e protettivi contro T. multi- ceps, prima che gli animali giovani ven- gano in contatto con i parassiti [13]. I primi trial di campo (foto 11 e 12) han- no dato risultati molto soddisfacenti con una copertura degli animali vaccinati statisticamente significativa rispetto agli animali di controllo, che lascia ben spe- rare per il futuro, anche se naturalmen- te la strada verso uno sviluppo su larga scala di un vaccino potrebbe essere an-

cora lunga [29]. ■

Bibliografia

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