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ETNOBOTANICA in Val di Vara

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Academic year: 2021

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ETNOBOTANICA in Val di Vara

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La fisionomia e la composizione floristica, di questi consorzi erbacei, è assai varia e dipende dalle caratteristiche geologiche, pedologiche, climatiche e dalla gestione colturale operata dall’uomo.

Nella compagine vegetazionale, che contraddistingue il paesaggio della Val di Vara, troviamo anche le lande, formazioni arbustive nelle quali spesso si rintraccia il mirtillo (Myrtillus vaccinium L.), nota ericacea apprezzata per i suoi frutti edùli. Si individuano anche aree a forte determinismo antropico come i rimboschimenti praticati con essenze alloctone: pino nero (Pinus nigra Aiton) e silvestre (Pinus sylvestris L.), abete bianco (Abies alba L.), rosso (Picea excelsa (Lam.) Link) e di Douglas (Pseudotsuga menziesii (Mirbel) Franco) e l’infestante acacia (Robinia pseudoacacia L.).

Infine abbiamo le zone agricole destinate alle colture seminative e specializzate con fruttiferi (Prunus sp.pl.), vite (Vitis vinifera L.), olivo (Olea europaea L.), frumento (Triticum aestivum L.), mais (Zea mays L.), patata (Solanum tuberosum L.) e altri ortaggi, spesso coltivati su tipici terrazzamenti: vestigia di un’agricoltura aspra e difficile (fig.

10).

VAL DI VARA: PROFILO STORICO

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La Val di Vara fa parte della cosiddetta Lunigiana storica, quel territorio che in epoca Romana e nell’Alto Medioevo faceva capo alla città di Luni.

Le prime testimonianze di presenza umana nella valle sono sporadiche: solo alcuni manufatti in pietra, trovati a Cota (Carro), Suvero (Rocchetta Vara) e sulle alture fra Maissana e la Val Petronio, sono riconducibili all’Uomo di Neanderthal, che probabilmente frequentava la zona per cacciare i grandi mammiferi. Scarsi sono anche i reperti del Paleolitico Superiore e del Neolitico (Maggi, 1988).

Nell’età del Rame e del Bronzo Antico (fra il 3200 e il 1600 a.C. circa) il Tigullio e le valli del Vara, del Magra e del Serchio erano abitate da una popolazione forse proto-ligure che ci ha lasciato alcune sepolture in grotte naturali e le enigmatiche statue stele, monumenti in pietra che riproducono in modo primitivo personaggi maschili e femminili, divinità o, forse, antenati-eroi. La prima statua stele fu rinvenuta nel 1827 proprio in Val di Vara, a Zignago; una seconda, è stata recentemente ritrovata fra Veppo e Borseda, fra i comuni di Calice e Rocchetta Vara. Un’altra importante testimonianza di questo periodo storico è costituita dalla grande cava di diaspro rosso di Lagorara (Maissana).

Dalla fine del Bronzo Medio e durante il Bronzo Recente e Finale (1300-900 a.C. circa) in Val di Vara fiorirono alcuni insediamenti d’altura, i cosiddetti “Castellari”

(Zignago, Pignone, Vezzola, Veppo, solo per citare i più noti), frequentati da gruppi di pastori e diffusi in tutta la Liguria antica. A partire dall’VIII-VII secolo a.C. i mercanti etruschi, soprattutto quelli di Pisa, intrattengono stretti rapporti commerciali e culturali con i Liguri orientali. Una testimonianza di questi contatti in Val di Vara è costituita dall’alfabeto in cui è redatta l’iscrizione che in questo periodo viene incisa sulla statua stele di Zignago (AA.VV., 2004; Armanini, 2007).

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Il testo è stato redatto dal Dr. Michele Armanini, storico.

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Fig. 9 - Castagneto in località Scurtabò (Varese Ligure)

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