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CAPITOLO 6ANALISI ED INTERPRETAZIONE DELLE IMMAGINI GPR6.1Introduzione al capitolo

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Academic year: 2021

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CAPITOLO 6

ANALISI ED INTERPRETAZIONE DELLE IMMAGINI GPR

6.1 Introduzione al capitolo

Il presente capitolo si articola in più parti.

Nella prima, saranno presentati brevemente i risultati dello studio geoelettrico condotto a Campocatino da Ribolini nel 2009. La scelta di inserire all’inizio di questa sezione i risultati di uno studio precedentemente condotto è stata dettata da esigenze di chiarezza espositiva. Ai risultati dell’indagine geoelettrica, infatti, si accennerà nella sezione dedicata all’analisi dei profili rilevati nella piana fluvioglaciale.

La seconda parte è dedicata all’analisi dei profili rilevati nella piana di Campocatino. Essi sono i profili contrassegnati con i numeri dal 5 al 10 ed essendo stati rilevati in un’area pianeggiante non hanno necessitato di correzione topografica. Nel capitolo verrà illustrata l’analisi condotta profilo per profilo e messi in evidenza i punti ritenuti di maggiore interesse scientifico. Le caratteristiche delle riflessioni, verranno interpretate tenendo conto dei risultati dell’indagine geolettrica (Ribolini, 2009).

Successivamente verrà esaminata la griglia di profili rilevata nell’area antistante la chiesetta. Verrà illustrato quanto portato alla luce dal GPR attraverso metodi diversi di lettura delle informazioni, poiché differente è stata la modalità di acquisizione dei dati.

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6.2 Indagine geoelettrica della Piana di Campocatino

Nel presente lavoro è riportata una breve analisi dei risultati dell’indagine geoelettrica del sottosuolo effettuata nell’area di Campocatino (Ribolini, 2009).

In particolare, viene illustrato quanto emerge dalla comparazione tra i dati rilevati attraverso l’uso del Georadar e quelli ottenuti con le tecniche geoelettriche.

Un’indagine geofisica di tipo geoelettrico si esegue immettendo nel suolo una corrente elettrica di intensità nota. Il valore della resistività, che si ottiene attraverso questo metodo d’indagine (espresso in Ohm x m) è rappresentativo dell’ intensità della corrente che attraversa il terreno. Essa è influenzata dalle caratteristiche litologiche oltre che dal contenuto in acqua e in fluidi. In generale, i terreni più conduttori (terreni argillosi o comunque a granulometria sottile, umidi o con rocce marnoso-argillose) tenderanno a favorire il flusso di corrente e daranno valori di resistività medio bassi (poche decine di Ohm x m); mentre i terreni cattivi conduttori (tutte le rocce a basso contenuto argilloso, i terreni sciolti a granulometria grossolana, come ghiaie, ciottoli e sabbie, e quelli asciutti) presenteranno valori di resistività nettamente più alti (da alcune decine a migliaia di Ohm x m).

In figura 6.1 è possibile osservare l’immagine 3D ottenuta incrociando le tomografie relative alla campagna di indagine condotta a Campocatino da Ribolini (2009).

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Figura 6.1; Immagine 3D delle tomografie elettriche relative alla Piana di Campocatino (Ribolini, 2009).

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In figura 6.2 è, invece, possibile osservare e comparare le immagini longitudinali rilevate con le due diverse tecniche geofisiche. Innanzi tutto si può notare che queste vanno ad indagare porzioni di sottosuolo diverse, fornendo immagini, l’una più dettagliate ma limitate a minori profondità (GPR), l’altra relative a profondità maggiori, ma con minori dettagli riguardo alla struttura del sottosuolo (geoelettrica).

Nel radargramma (frutto della tecnologia GPR con antenna da 200 MHz) le riflessioni raggiungono profondità massime intorno ai 4-5 m. Nella tomografia elettrica si raggiungono profondità intorno ai 40 m. L’indagine geoelettrica ha evidenziato nella piana uno strato posto nei primi metri di sottosuperficie con valori di resistività piuttosto bassi, compresi tra i 200 e i 400 Ohm x m, circa. Questo tende ad approfondirsi procedendo da Ovest verso Est, seguendo, cioè la direzione di allungamento del ghiacciaio. In altri termini la tomografia, evidenziando la presenza di sedimenti poco resistivi con profondità crescenti verso la fronte della morena, conferma la presenza della piana fluvioglaciale e ne mostra lo spessore dei depositi.

L’indagine GPR del deposito in questione mostra una visuale parziale (relativa ai primi metri di profondità), ma offre la possibilità di andare ad indagare la struttura interna al deposito stesso, portando alla luce, ad esempio, zone a sedimentazione differente (fluviale o palustre) e aree caratterizzate da riflessioni particolari, collegabili a strutture legate ad un trasporto canalizzato. La comparazione con le indagini geoelettriche permette anche di poter escludere (tranne casi particolari successivamente illustrati), che tra i sedimenti investigati attraverso l’uso del Georadar sia presente materiale morenico non rimaneggiato (non preso in carico dal torrente e ridepositato), poiché le profondità indagate da questa tecnologia

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a) d)

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Figura 6.3; Tomografia elettrica trasversale della Piana di Campocatino (Ribolini, 2009).

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Lo studio effettuato da Ribolini (2009) ha prodotto anche una tomografia trasversale alla piana di Campocatino, qui riportata in figura 6.3.

Nell’immagine si osserva un’area a bassa resistività posta nel centro della sezione nei primi metri di profondità. Essa per la sua localizzazione e per i valori di resistività che presenta è associabile ai sedimenti della piana fluvioglaciale e nel punto di rilevamento ha spessori variabili tra i 2,5m e i 7 m circa.

Su entrambi i pendii del profilo si osservano delle aree a maggiore resistività, con valori compresi tra i 1000 e i 7000 Ohm x m. Tali valori dovrebbero corrispondere ad una maggiore granulometria del deposito. La localizzazione di queste aree ad alta resistività e la loro forma è associabile con i cordoni morenici presenti lungo la linea di rilevamento.

La tomografia in figura 6.3 è risultata particolarmente utile per completare l’analisi dei radargrammi relativi alla piana di Campocatino. Essa, infatti, ha potuto fornire dei valori indicativi dello spessore dei sedimenti fluvioglaciali, sia nell’area centrale della piana, sia nelle zone periferiche, dove questi si vanno a sovrapporre ai depositi morenici.

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