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CAPITOLO 2: ANALISI CONOSCITIVA

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Academic year: 2021

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25 CAPITOLO 2: ANALISI CONOSCITIVA 2.1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La Bonifica come settore d'attività risale ai primi del novecento. L'origine dell'Istituto Consortile ha carattere privatistico e volontario, i primi Consorzi sono nati per iniziativa privata al fine di gestire in comune e potenziare attività di interesse collettivo.

La prima norma che, sia pure in modo sommario regolamentava l'istituto consortile, ignorato dal precedente codice Napoleonico e da quello Albertino, compare nel Codice Civile del 1865, art. 657 che stabilisce: “coloro che hanno interesse comune nella derivazione e nell'uso dell'acqua o nella bonificazione o nel prosciugamento dei terreni, possono riunirsi in Consorzi, al fine di provvedere all'esercizio, alla conservazione e alla difesa dei loro diritti”..

Successivamente le Leggi speciali emanate in materia di bonifica delinearono meglio la figura del consorzio orientandosi verso la natura pubblicistica di questo ente in virtù dell'interesse pubblico che la bonifica realizza con il risanamento igienico delle terre paludose e con la trasformazione delle strutture agricole. Significativa in tale senso fu la Legge 25.6.1882 n° 269, (Legge Baccarini), che rese possibile l'intervento dello Stato per l'esecuzione di bonifiche di prima categoria e cioè delle opere ed attività dirette ad un grande miglioramento igienico o agricolo del territorio.

Il Testo Unico, approvato con R.D. 13 Febbraio 1933 n.215, rappresenta ancora oggi la legge fondamentale in materia di opere e consorzi di bonifica, attraverso di esso la materia viene sistematicamente ordinata e la ''bonifica'', da sostantivo che individuava esclusivamente un sistema di opere per il risanamento di zone paludose e malsane, perviene ad una connotazione più ampia, comprendente anche, in via generale, il riassetto dei territori per qualunque causa dissestati, la difesa del territorio dalle acque e il miglioramento fondiario attraverso l'utilizzo ai fini irrigui delle opere idrauliche (art. 1 R.D. n. 215 del 1933).

In tale ampio quadro funzionale, pertanto, rientrano, tra le opere di bonifica, oltre a quelle relative al prosciugamento e al risanamento di laghi, stagni, paludi e terre paludose, anche le opere di rimboschimento e ricostituzione di boschi deteriorati, di sistemazione idraulico agraria e di rinsaldamento delle pendici montane, di

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correzione dei tronchi montani dei corsi d'acqua, nonché le opere di difesa dalle acque, di provvista e utilizzazione agricola di esse, e ancora, le opere stradali, edilizie o di altra natura, che siano d'interesse comune del comprensorio o di una parte notevole di esso (art. 2 R.D. n. 215 del 1933 cit.).

Con l'avvento della Repubblica e l'entrata in vigore della Costituzione, l'attività di bonifica diventa interesse pubblico di rilievo costituzionale (art. 44 Cost.).

Successivamente, con l'entrata in vigore del D.P.R. n. 11 del 1972 e, soprattutto, del D.P.R. n. 616 del 1977, viene data attuazione all'art. 117 della Costituzione, che prevedeva, tra l'altro, il passaggio delle funzioni in materia di agricoltura e foreste e, quindi anche del settore relativo alla bonifica, dall'Amministrazione Statale alle Regioni a statuto ordinario, con potestà normativa concorrente, da parte di questi ultimi Enti.

Con la Legge 18.5.1989 n. 183, concernente la difesa del suolo, il risanamento delle acque e la fruizione e la gestione del patrimonio idrico, veniva stabilito che, oltre ad altri enti, anche i consorzi di bonifica ''...partecipano all'esercizio di funzioni regionali in materia di difesa del suolo nei modi e nelle forme stabilite dalle regioni singolarmente o d'intesa tra loro, nell'ambito delle competenze del sistema delle autonomie locali'' (v. artt. 1 e 35, 1° comma L. n. 183 del 1989).

Da ultimo, con la Legge 5.1.1994 n. 36 (legge quadro sulle risorse idriche) il legislatore statale, oltre ad avere precisato le attribuzioni dei consorzi di bonifica riguardo all'utilizzazione delle reti di canali ed impianti per uso irriguo, ha affidato a tali enti ulteriori attribuzioni in materia di utilizzo della suddetta rete ''per usi che comportino la restituzione delle acque e siano compatibili con le successive utilizzazioni, ivi compresi la produzione di energia elettrica e l'approvvigionamento di imprese produttive'' (v. art. 27, 1° comma).

Nell'ambito della Regione Toscana, la materia é disciplinata dalle leggi regionali n. 34 del 1994 e sue successive modificazioni ed integrazioni (Legge Regionale 29.7.2003 n.38 e Legge Regionale 27.1.2004 n.3) che, ispirandosi al Testo Unico n. 215 del 1933 individuano l'attività di bonifica, come ''un mezzo permanente finalizzato allo sviluppo, alla tutela e alla valorizzazione delle produzioni agricole,

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alla difesa del suolo, alla regimazione delle acque e alla tutela dell'ambiente e delle sue risorse naturali'' (Art. 1 L.R. 34/94).

Costituiscono attività di bonifica (Art. 2 L.R. 34/94) ''il complesso degli interventi finalizzati ad assicurare lo scolo delle acque, la sanità idrica del territorio e la regimazione dei corsi d'acqua naturali, a conservare ed incrementare le risorse idriche per usi agricoli in connessione con i piani di utilizzazione idropotabile ed industriale, nonché ad adeguare, completare e mantenere le opere di bonifica già realizzate. Costituiscono inoltre attività di bonifica, se finalizzate alla medesima, gli interventi volti ad assicurare la stabilità dei terreni declivi ed a realizzare infrastrutture civili''. La L.R. 38/2003, all'Art. 1 specifica, modificando l'Art. 8 della 34/94, che ''Ai fini della difesa del suolo i piani di bonifica sono riferiti alle attività di manutenzione e di gestione delle opere esistenti ed efficaci per l'equilibrio idrogeologico, idraulico costiero e ricomprendono tutte le opere definite e programmate dagli strumenti di bacino e dagli strumenti di governo del territorio in attuazione degli indirizzi di bacino''.

Sulla base del percorso storico normativo sopra delineato si vede come già la normativa statale fondamentale del 1933 conteneva un concetto di bonifica, non limitato esclusivamente al risanamento, ai fini sanitari, di zone malsane, ma al contrario, proteso ad identificare un'attività di recupero e di sviluppo produttivo, soprattutto ai fini agricoli, dei territori bonificati, non disgiunta da una secondaria attività finalizzata alla difesa e al generale riassetto del territorio mediante la realizzazione, la gestione e l'utilizzo delle opere idrauliche e di bonifica. In tal senso, le funzioni dei Consorzi di Bonifica comprendevano anche la difesa del territorio dalle acque e dai dissesti idrogeologici collegati alla bonifica.

La necessità e il dovere di assolvere a tali funzioni, unitamente all'espansione dei centri urbani a scapito della campagna, spiegano le ragioni dell'assoggettamento a contributo consortile anche della proprietà urbana o comunque extra agricola, in funzione del vantaggio ricevuto da opere di bonifica ed idrauliche consortili che contribuiscono a preservare il territorio.

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La Regione Toscana è intervenuta in tema di bonifica con due atti legislativi fondamentali: la Legge 83/1977 e la Legge 5 maggio 1994, n° 34, Norme in materia di bonifica che sostituisce la precedente.

Nell' articolo 1 della citata Legge 34/94 viene chiaramente definito il campo di attività della bonifica riconosciuta come un "mezzo permanente finalizzato allo sviluppo, alla tutela e alla valorizzazione delle produzioni agricole, alla regimazione delle acque e alla tutela dell'ambiente e delle sue risorse naturali".

La legge, oltre ad individuare il complesso degli interventi finalizzati alla bonifica, stabilisce la necessità di "adeguare, completare e mantenere le opere di bonifica già realizzate" e riconosce la necessità di strumenti previsionali quali i piani generali di bonifica (art. 2). A riguardo gli articoli 8, 9, 10 definiscono i contenuti del piano generale di bonifica, la tipologia delle opere con finalità di bonifica ed infine le procedure di redazione ed approvazione del piano stesso.

Nel capitolo III (Soggetti) e IV (Disciplina dei Consorzi di Bonifica), vengono chiariti i ruoli dei diversi soggetti coinvolti nelle attività di bonifica e stabilita la struttura organizzativa e di autogoverno dei consorzi. In particolare viene stabilito che le funzioni amministrative di competenza regionale in tema di bonifica sono esercitate dalle Provincie (art. 11). Viene inoltre ribadito il carattere di persona giuridica pubblica dei Consorzi di Bonifica i quali concorrono con la Regione e con gli enti locali a perseguire le finalità della bonifica (art. 12). In particolare, tra altre importanti funzioni, i consorzi formulano le proposte da inserire nel programma regionale di bonifica e provvedono alla progettazione, alla esecuzione in concessione ed alla gestione delle opere pubbliche di bonifica.

La L.R.T. 34/94 è stata aggiornata con la Legge Regionale 29.7.2003, n° 38, e con la Legge Regionale 27.1.2004, n° 3.

2.2 CARATTERISTICHE DELL’AREA GEOGRAFICA 2.2.1 CARATTERISTICHE DEL BACINO

Il sistema idrografico è costituito dalla rete dei canali delle acque basse di Vecchiano. Tale bacino situato a sud del lago di Massaciuccoli, ha una distribuzione

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a raggiera rispetto allo zero di bonifica, impianto idrovoro di Vecchiano (la rete è riportata nella Tavola 1 allegata).

L’area di competenza è delimitata a Nord dall’argine frontale del Lago, a Sud dal centro abitato di Vecchiano (rete delle acque alte), a Ovest dalla strada statale Aurelia, a Est dal canale delle acque alte Barra - Barretta.

L’estensione del bacino preso in esame è di 1740 ha. Nel progetto originario il collettore di Vecchiano risultava essere il canale principale della bonifica, al presente la rete risulta quasi essere articolata in due rami principali uno composto dai canali: Fosso delle Bugie, Traversagna, Gorello, Fossa Nuova, collettore Tori – Baschieri; l’altro composto dai canali: Fosso del Cancellino, II Traversa Baldacci, Immaginetta e Collettore di Vecchiano. Tale constatazione è stata fatta sulla base dello studio delle aree scolanti e quindi dei sensi di deflusso delle acque di bonifica all’interno della rete.

Interessante osservare come il bacino di bonifica di Vecchiano risulti direttamente collegato, tramite una soglia sfiorante, al canale Separatore, canale allacciante delle acque alte. Per cui qualora il deflusso prodotto nel bacino delle acque alte risulti superiore a quello che può defluire all’interno del Separatore, si ha uno sfioro di tali acque alte nel canale Storrigiana, appartenente alla rete delle acque basse, il quale si immette nel canale Traversagna.

Un altro manufatto all’interno del bacino di bonifica è situato a metà del canale Traversagna, prima della zona industriale; una paratoia mobile permette lo sfioro della acque in eccesso nel canale Nuova Fossa Magna, direzionando quindi il flusso delle acque verso il canale Immaginetta. Tale intervento è stato concepito con lo scopo di andare a preservare proprio la parte industriale, a scapito della zona agricola, essendo l’accidentale danno arrecato ovviamente minore.

La presenza di tali manufatti sarà tenuta di conto nell’analisi idrologica, infatti questi andranno a modificare in maniera significativa l’apporto di deflussi e soprattutto la loro derivazione inciderà nella verifica della sezione dei canali al deflusso.

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2.2.2 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E GEOMORFOLOGICHE

La parte pianeggiante del territorio di Massaciuccoli è costituita da una fascia litoranea sabbiosa a dune (tomboli) e dalle circostanti paludi, e da una strettissima striscia pedemontana (in Figura 9 è riportata una carta geomorfologica della Pianura Settentrionale Pisana). Essa ha incominciato a formarsi nel Quaternario recente, ma solo all’epoca storica risalgono i suoi lineamenti fondamentali attuali. Da trivellazioni eseguite già a metà del novecento si è giunti alla conclusione che i terreni posteriori all’ultima glaciazione raggiungono la profondità di oltre cento metri .

Figura 9: Carta geomorfologica della Pianura Settentrionale Pisana

L’alternarsi delle fasi glaciali ed interglaciali ha determinato una maggiore o minore estensione della pianura costiera, che in alcune fasi è stata invasa dal mare e in altre si è notevolmente ampliata. A questo fatto ha contribuito in modo notevole la formazione di cordoni di dune sabbiose lungo la spiaggia. A tali cordoni è dovuta la genesi, nel entroterra, di estesi laghi salmastri o di acqua dolce. In queste condizioni si sono formati qua e là livelli torbosi, residuo delle piante palustri di quel tempo.

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Dalle analisi geologiche svolte per la costruzione dell’impianto idrovoro di Vecchiano si evince uno strato torboso dello spessore variabile compreso tra 5 e 10 metri, al di sotto del quale è presente uno strato sabbioso disposto parallelamente al lido marino.

I depositi presenti nell’area sono in prevalenza depositi sabbiosi limosi o argillosi – sabbiosi. Dalle analisi effettuate dall’ Autorità del Parco di Massaciuccoli, si deduce che in tali sedimenti prevalgono argille – sabbie, nelle zone più prossime al corso attuale del fiume Serchio, accumulatesi durante le frequenti esondazioni del passato. Nelle zone più distanti dall’alveo fluviale sono invece più diffuse le sabbie, i limi e le torbe a indicare che tali aree sono state, in passato, più soggette ad impaludamenti. Depositi a prevalente carattere torboso si sono formati a causa dello sbarramento al deflusso delle acque verso il mare prodotto dai cordoni litoranei. Tali depositi affiorano come già accennato nel settore immediatamente a sud del Lago di Massaciuccoli.

Si rilevano variazioni granulometriche passando gradualmente da sedimenti limosi argillosi a limi sabbiosi fino ai terreni argillosi- sabbiosi presenti i corrispondenza delle antiche aree di esondazioni del fiume.

2.2.3 CARATTERISTICHE PEDOLOGICHE

Da uno studio effettuato nel 2004 dall’Autorità del Parco di Massaciuccoli è possibile verificare la presenza di una percentuale maggiore di terreni argillosi a sud della bonifica nelle aree adiacenti al corso del Serchio, che vanno trasformandosi in vicinanza del lago in limi e torbe.

Le torbe, la cui componente organica risulta superiore al 50%, hanno un elevata capacita di infiltrazione; anche da analisi effettuate su campioni prelevati nell’area di studio, la porosità risulta essere del 60%.

Come messo in luce da analisi in sito la torba ha un comportamento diverso a secondo del livello della falda.

Nelle zone con terreno ad elevata umidità a sud-ovest del lago, a causa della falda prossima al piano campagna, risulta una ridotta permeabilità, cosicché l’insufficiente scolo naturale per gravità delle acque viene a determinare ristagni e fenomeni di

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sommersione nelle aree più depresse. Ciò è dovuto a condizioni da sempre esistenti, aggravate dalla ciclica lavorazione dei campi ai fini agricoli, che ha nel tempo determinato una graduale compattazione.

Nelle parti della bonifica in cui la falda è a profondità maggiori si hanno elevate possibilità di infiltrazioni delle acque meteoriche, con scarsa potenzialità di deflusso. La bonifica delle acque basse di Vecchiano risulta, in massima parte, caratterizzata da terreni torbosi e da terreni alluvionali.

In sintesi, tale area, da un punto di vista podologico presenta cinque tipi di terreno: • Torbosi per il 35% circa

• Limosi per il 20% circa • Sabbie per il 10% circa • Argillosi per il 5% circa

• Terreni di transizione pari al 30% circa 2.2.4 SUBSIDENZA

Con il termine "subsidenza" si intende l'abbassamento della superficie del suolo, indipendentemente dalla causa che l'ha generato, dal suo sviluppo areale, dalla velocità di esplicazione, dall'evoluzione temporale e dalle alterazioni ambientali che ne possono conseguire. La subsidenza ha luogo per cause sia naturali sia indotte dalle attività antropiche che talora si sommano nella risultante. In genere la subsidenza naturale si verifica con evoluzione lenta e a scala regionale, mentre quella indotta si esplica in un arco di tempo decennale e ha uno sviluppo territoriale più limitato. La subsidenza è il risultato in superficie di processi che si esplicano nel sottosuolo e che in qualche modo sono correlati alla storia geologica del territorio; particolari caratteristiche dei terreni possono infatti favorire, accelerare o impedire tali processi. Le principali cause di subsidenza naturale sono: la tendenza all’equilibrio isostatico e costipamento naturale dei sedimenti. Inoltre un’altra causa naturale, che particolarmente ci interessa in questo studio di tesi, è la modifica dello stato fisico dei terreni, dovuta a processi di ossidazione e compattazione di materiali organici. Come già detto, i terreni hanno una grande percentuale di torbe: materiale organico, soprattutto di natura vegetale, decomposto in condizioni particolari con il risultato di

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una parziale carbonificazione. Lo strato torboso, risalente a circa tremila anni fa, può presentare uno spessore variabile fra qualche metro e quasi quindici metri in taluni casi eccezionali. Dopo l’ultima torba s’incontra lo strato di sabbia silicea che costituisce il frutto del processo finito di mineralizzazione del detrito organico. Perciò la subsidenza dei suoli torbosi avviene principalmente per perdita di massa di terreno sotto forma di CO2 rilasciato in atmosfera. Il fenomeno, di natura irreversibile, si verifica attraverso il processo di ossidazione biochimica del materiale organico presente nel terreno. Essendo un processo aerobico, la reazione di ossidazione è limitata dalla presenza di ossigeno e di batteri nel sottosuolo ed è caratterizzata da una cinetica che raggiunge la sua velocità massimo intorno ai 40°C. le pratiche agronomiche possono accelerare in modo significativo il processo quando richiedono franchi di bonifica elevati, con un conseguente limitato contenuto d’acqua nel terreno più superficiale, e quando portano in superficie strati di materiale torboso non ancora mineralizzato.

L'estrazione di fluidi dal sottosuolo è la causa di subsidenza antropica più diffusa e più conosciuta, sia per entità sia per estensione del fenomeno. L'estrazione di fluido modifica le condizioni di equilibrio naturale causando una riduzione della pressione del fluido interstiziale e un incremento della tensione tra i grani che compongono il terreno; gli spazi porosi tra i granuli pertanto si riducono, il terreno si compatta facendo diminuire lo spessore dello strato e la superficie del suolo si abbassa.

Nelle bonifiche quindi si hanno due processi principali: uno fisico, che comporta la riduzione di volume per compattazione, e uno biochimico che avviene per ossidazione dei terreni ad alto contenuto organico e conseguente perdita di massa. Sono proprio le zone immediatamente a sud del Lago, dove prima si trovava il padule, che maggiormente soffrono di tale fenomeno: in alcune zone il terreno è sprofondato di oltre due metri. Tali constatazioni possono essere effettuate mediante confronto di rilievi della bonifica di epoche diverse, ma anche recandosi sul posto. Si notano infatti dislivelli di oltre un metro tra i manufatti fissi, che non hanno subito alcun fenomeno di abbassamento, come possono essere i ponticelli, e le strade e i terreni vicini. In Figura 10 è possibile vedere un esempio del fenomeno appena descritto.

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Figura 10: Ponticello ubicato nei pressi dei canali Traversa S.N.

Tale fenomeno, evidente da decenni, come è possibile leggere in una trattazione del 1978 (Fenomeni di subsidenza nel comprensorio del consorzio di bonifica della Versilia, di Michele Auterio, Valerio Milano, Franco Sassoli e Carlo Viti) che in particolare studia i bacini a nord del lago.

Le considerazioni possono essere estese al bacino in esame in quanto la natura dei terreni risulta essere la medesima in particolare modo per il bacino del Massaciuccoli – Lucchese. Sono state confrontate le quote del terreno riportate in planimetrie degli anni 1928 e 1935 e le corrispondenti quote del 1971, ed è stato quindi possibile dedurre gli abbassamenti del suolo nelle diverse zone e la compilazione delle relative curve isocinetiche. I costipamenti massimi hanno raggiunto e superato anche i 2 m, in quei punti dove lo strato torboso è più spesso, a causa di tale fenomeno perciò gli impianti idrovori esistenti all’epoca risultarono insufficienti al totale prosciugamento dei terreni. All’epoca di tale studio, l’impianto idrovoro del Bacino di Vecchiano è stato potenziato per far fronte a tale insufficienza, ma il fenomeno della subsidenza si

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è presto ripresentato. E adesso la situazione risulta critica, poiché gli abbassamenti del terreno nelle aree più depresse sfiorano i 3m, come è possibile vedere dalla Figura 11, il franco in alcune zone è di soli 40 cm senza apporti alla rete, perciò un’eventuale evento meteorico trova la rete di bonifica in questa situazione. Tale franco non permette nemmeno agli agricoltori di coltivare i campi.

Figura 11: Franco di 40 cm nelle zone più depresse

Inoltre gli abbassamenti del suolo hanno causato gravi danni alle strutture murarie degli impianti e dei ponticelli, come si vede chiaramente dalla Figura 12 dove le fondazioni risultano scoperte e nella maggior parte dei casi la soglia di fondo dei ponticelli funge da stramazzo e l’acqua di monte ruscella con difficoltà verso valle.

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Figura 12: Zoom delle fondazioni ormai scoperte di un ponticello

2.2.5 USO DEL SUOLO

Le colture del mais, girasoli e cerealicola in genere sono quelle più diffuse nell’area e attualmente interessa circa il 60% delle aree coltivate.

In relazione alla superficie occupata, il mais è la coltura principale e da sola interessa una superficie quattro volte superiore a quella delle altre colture appartenenti al settore cerealicolo: frumento duro e frumento tenero.

Tra le colture intensive a carattere industriale il girasole è il più diffuso seguito da soia e dalla barbabietola da zucchero.

Nell’orticoltura a pieno campo si ha la netta prevalenza dello spinacio e del cavolo, mentre la più limitata è la coltura del pomodoro; negli ultimi anni si è diffusa la coltivazione del melone. Per quanto concerne le colture arboree, esse sono molto esigue ed in genere riguardano la frutticoltura per lo più a pescheti e uliveti.

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Complessivamente l’attività agricola interessa circa il 90% del territorio, mentre il restante 10% è occupato da capannoni ad uso industriale sviluppatisi negli ultimi anni in prossimità di via Traversagna.

2.2.6 CLIMA

La vicinanza del mare, la prevalenza di venti tiepidi meridionali quali scirocco e libeccio e la presenza verso N e NE della catena delle Alpi Apuane, che funge da valida barriera ai venti freddi settentrionali, fanno si che tutta l’area sia caratterizzata da un clima mite.

Le temperature medie annue si aggirano sui 15-16° C, con minime invernali superori a 7° e punte minime assolute di -2°,-3° e pochissimi giorni al disotto dello zero; durante i periodi estivi le massime estive si aggirano intorno ai 23-24° con punte massime assolute superiori a 30°.

Il regime dei venti mostra una polarizzazione delle frequenze attorno ai venti del secondo quadrante (ESE e SE 30% circa). Altre direzione ben rappresentate sono l’ovest (Ponente) e l’est (Levante). Le calme (ovvero situazioni in cui non vi sono circolazioni d’aria superiori a 3,6 km/h) coprono solo il 5% del totale e sono più frequenti in inverno. In estate, infatti, compare un regime di brezze locali che, se pur senza dar vita ad una circolazione generale, si muovono con velocità superiori al limite che istituisce la condizione di “calma di vento”. I venti più veloci sono quelli di mare, da Sud (Mezzogiorno), Sud-Est (Scirocco), Ovest (Ponente) e in particolare il Libeccio che soffia da Sud-Ovest. Il vento regnante in base alle frequenze ha direzione Est-Sud-Est, vicino quindi allo Scirocco e il Levante. In base invece alla sua velocità media annua possiamo considerare dominante la direzione Ovest-Sud-Ovest, tra il Libeccio e il Ponente. Nel semestre invernale dominano i venti orientali mentre nel semestre estivo prendono il sopravvento quelli occidentali, per lo più brezze di mare. In inverno i venti occidentali sono meno frequenti degli orientali ma molto intensi e violenti. I venti orientali (Levante e Scirocco) sono altamente forieri di umidità e piogge, come anche il Libeccio, che sopratutto in primavera risulta piovoso per oltre il 50% dei casi.

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La prevalenza di venti occidentali e le correnti derivanti costituiscono un impedimento al deflusso naturale delle acque del lago, accentuandone ulteriormente il problema già esistente dello scarso ricambio idrico.

La piovosità annuale gravita attorno agli 800-900 mm annui, valore analogo anche se inferiore a quello relativo a Pisa che risente più marcatamente delle piogge di versante causate dalla presenza dei Monti Pisani. La piovosità stagionale presenta una distribuzione che vede piogge intense in autunno (>40%) e inverno (>30%). Anche la primavera è piuttosto piovosa e in certi anni il mese di agosto, può raggiungere livelli di piovosità pari e superiore a certi mesi primaverili e invernali. Ciò è soprattutto dovuto al fatto che in Agosto sono frequenti i temporali a forte intensità, superiori a 10 mm/h, mentre in inverno e primavera prevalgono intensità inferiori a 5 mm/h. Il mese di luglio è normalmente più arido.

Tali caratteristiche pluviometriche dipendono dalla particolare conformazione fisica del bacino; completamente aperto in direzione del Tirreno, da dove provengono i venti umidi meridionali.

Occorre aggiungere che a causa dei cambiamenti climatici si è assistito negli ultimi anni ad una maggiore frequenza degli eventi estremi.

2.2.7 CONDIZIONI DEI CANALI

Le sezioni dei canali principali un tempo trapezie oggi assumono una forma irregolare. Tutto ciò è essenzialmente dovuto alla natura dei terreni torbosi che aumentano sia l’interrimento dei canali a causa dell’ erosione delle sponde, sia il parziale franamento delle stesse a causa della scarsa coerenza dei terreni. Infine non è inutile sottolineare il fatto che spingendo le coltivazioni agricole fino alle sponde dei canali, spesso i mezzi agricoli a causa degli spazi di manovra limitati scaricano involontariamente nei canali intere zolle di terreno. Tale interrimento contribuisce alla riduzione dei volumi invasabili nella rete durante le massime piene, con aumento del rischio di esondazione.

Il collettore principale di Vecchiano è tenuto in un buono stato di conservazione grazie alla programmazione periodica di interventi di manutenzione al fine di favorire il deflusso delle portate nei periodi di massima precipitazione. La

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manutenzione da parte del Consorzio di Bonifica di Versilia - Massaciuccoli viene effettuata nel mese di giugno (periodo in cui la vegetazione è particolarmente rigogliosa) o in autunno per sopportare meglio eventuali eventi critici nel periodo più gravoso: inverno-primavera.

Però in talune circostanze ritardi burocratici e alcuni problemi di coordinamento hanno portato a ritardare tali interventi sui canali, i quali potrebbero trovarsi in una cattiva situazione durante i periodi più rischiosi. Per questo fatto a scopo cautelativo si è tenuto conto di canali in cattivo stato di manutenzione.

2.3 CARTOGRAFIA E RILIEVI DI RIFERIMENTO

La cartografia di riferimento che è stata utilizzata per analizzare la situazione del bacino è di seguito riportata:

• Cartografia della Regione Toscana dell’intero bacino in scala 1:10000;

• Rilievo pedologico dell’area in esame da parte dell’Autorità del Parco di Massaciuccoli;

• Carta tematica dell’uso del suolo della Regione Toscana;

• Rilievi LIDAR (Laser Imaging Detection And Ranging) del 2006 forniti dall’Autorità di Bacino del Fiume Serchio.

Sono stati utilizzati rilievi di sezioni dei canali principali che scaturiscono dall’elaborazioni di rilievi effettuati in tempi diversi, quali:

• Rilievo effettuato dalla Società Autostrade nell’Ottobre del 1998;

• Rilievo effettuato dal Consorzio di Bonifica di Versilia – Massaciuccoli per conto dell’Università di Firenze nel Gennaio del 2001;

• Rilievo effettuato dal Consorzio di Bonifica di Versilia – Massaciuccoli, per la costruzione di un nuovo sistema irriguo nel Settembre del 2003;

• Rilievo effettuato dal Consorzio di Bonifica di Versilia – Massaciuccoli nel 2004, tra Marina di Vecchiano e il paese di Migliarino;

• Rilievo effettuato dal Consorzio di Bonifica di Versilia – Massaciuccoli, nel Luglio del 2005, per la stima delle quote delle aree sprovviste.

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Il primo rilievo ha fornito i punti quotati a destra e a sinistra della autostrada Genova - Rosignano, nel tratto di attraversamento della bonifica, per una fascia di rispetto di 150 m. Tali punti hanno fornito un andamento plano – altimetrico della zona Ovest dell’ area.

Il secondo rilievo è stato effettuato nella zona centrale della bonifica, per il quale è stato utilizzato come metodo principe quello di quotare la parte iniziale, intermedia e finale dei collettori principali con l’aggiunta di sezioni specifiche in prossimità di punti singolari quali ponti e tombini. Inoltre al fine di stimare le quote e le pendenze dei terreni sono stati presi alcuni punti dei terreni agricoli.

Il terzo rilievo è stato effettuato lungo l’argine frontale del lago in corrispondenza dei sifoni per l’ emungimento dello stesso a scopi irrigui durante i periodi estivi e a Est lungo il Barra- Barretta con le stesse modalità.

Il quarto rilievo ha fornito la totalità dei punti della parte Sud-Ovest della bonifica, a sinistra della statale Aurelia.

2.4 PROBLEMATICHE DELLA BONIFICA DI VECCHIANO

Le ipotesi progettuali di sistemazione del bacino sono scaturite dalle seguenti fasi di studio:

• Interconnessione della rete

• Interventi sulla rete e sviluppo della stessa non sempre integrati tra di loro;

• Sottodimensionamento di alcuni canali ed opere d’arte lungo la rete, causa di esondazioni degli stessi;

• Eccessiva umidità di alcune zone, a causa della ridotta profondità a cui si trova la falda;

• Eccesso di apporto solido alla rete, con rischio di interrimento dei canali stessi (tale apporto solido in arrivo all’impianto idrovoro, viene in parte scaricato nel Barra – Barretta con il rischio di interrimento del canale stesso).

• Impianto idrovoro in parte crollato e con una limitata vasca di aspirazione (progettata inizialmente per una portata massima di 7000 l/s, oggi assume il valore di 10500 l/s); • Scarico di nutrienti all’interno del Lago di Massaciuccoli.

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41 2.5 IPOTESI PROGETTUALI

A seguito dello studio delle problematiche della zona sono state formulate le seguenti ipotesi progettuali di sistemazione del bacino:

• Studio idrologico del bacino di Vecchiano attraverso l’utilizzo del programma HEC-HMS;

• Verifica della rete dei canali esistenti tramite l’utilizzo del programma HEC – RAS;

• Verifica del rispetto del franco di piena e di esondazione; • Verifica della capacità dell’impianto idrovoro;

Figura

Figura 9: Carta geomorfologica della Pianura Settentrionale Pisana
Figura 10: Ponticello ubicato nei pressi dei canali Traversa S.N.
Figura 11: Franco di 40 cm nelle zone più depresse
Figura 12: Zoom delle fondazioni ormai scoperte di un ponticello

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