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TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA E FORMAZIONE NELLA LOGISTICA: COMPETENZE RICERCATE

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÁ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN STRATEGIA MANAGEMENT E

CONTROLLO

TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA E FORMAZIONE

NELLA LOGISTICA: COMPETENZE RICERCATE

RELATORE

Prof. Federico NICCOLINI

CANDIDATO Giulia DEI

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2

INDICE

INTRODUZIONE ... 5

1. IL CONTESTO EUROPEO DEL SISTEMA FORMATIVO ... 8

1.1 Introduzione ... 8

1.2 Spazio Europeo dell‘educazione ... 9

1.3 Società della conoscenza ... 11

1.4 Le politiche Europee per l‘istruzione e la formazione ... 14

1.4.1 Il Trattato di Maastricht ... 15

1.4.2 La Strategia di Lisbona ... 17

1.4.3 La Strategia Europa 2020 ... 20

2. PRODUZIONE, DIFFUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLA CONOSCENZA: IL TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA ... 26

2.1 Cooperazione tra università, ricerca e impresa ... 27

2.1.1 L‘Università verso l‘impresa ... 33

2.1.2 Promozione dell‘imprenditorialità ... 37

2.1.3 Il Modello della Tripla Elica ... 40

2.2 Competenze e formazione professionale ... 46

2.2.1 Il Lifelong Learning... 51

2.2.2 Il Sistema delle Qualificazioni ... 54

2.2.3 I ―Knowledge Workers‖: protagonisti di un nuovo scenario ... 60

2.3 Quality Assurance: concetto di qualità ... 66

2.3.1 L‘importanza della qualità nell‘istruzione e nella formazione ... 67

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3

3. LE FIGURE PROFESSIONALI DELLA SUPPLY CHAIN ... 78

3.1 Supply Chain Management: definizione ... 79

3.1.1 Misurazione delle prestazioni nella Supply Chain ... 83

3.1.2 Performance qualitative della Supply Chain ... 94

3.1.3 Prestazioni umane nel contesto del SCM ... 96

3.2 Gestione delle Risorse Umane (HRM) e Gestione della Supply Chain (SCM) ... 99

3.2.1 Pratiche di HRM ... 100

3.2.2 Tendenze chiave che influenzano la gestione delle risorse umane ... 103

3.2.3 Sfide relative alle risorse umane nel SCM ... 106

3.3 Competenze Logistiche, Abilità e Formazione ... 109

3.3.1 Logistics Performance Index ... 110

3.3.2 Competenze logistiche ricercate ... 115

3.3.3 Carenze di competenze logistiche ... 117

3.3.4 Formazione e sviluppo delle competenze logistiche ... 121

3.3.5 Attori della formazione e dello sviluppo delle competenze logistiche ... 124

3.3.6 Modelli di competenze ... 127

3.4 Logistica 4.0 ... 145

3.4.1 Pianificazione delle risorse ... 148

3.4.2 Sistemi di gestione del magazzino... 148

3.4.3 Sistemi di gestione dei trasporti (TMS) ... 149

3.4.4 Intelligent Transportation Systems (ITS) ... 150

3.4.5 Information Security ... 151

4. APPLICAZIONE DEL TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA NEL SETTORE DELLA LOGISTICA: IL PROGETTO FRAMELOG ... 154

4.1 Introduzione ... 154

4.2 Il progetto Framelog ... 155

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4.2.2 Scopo e obiettivi ... 156

4.2.3 Strumento di indagine ... 158

4.2.4 I partner... 159

4.3 Possibili implementazioni del Triangolo della Conoscenza ... 166

CONCLUSIONI ... 177

BIBLIOGRAFIA ... 182

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5

INTRODUZIONE

Il continuo adattamento delle aziende a una domanda sempre più varia che necessita di una risposta di qualità ha posto al centro le università, le imprese e la ricerca come protagonisti di un processo di miglioramento. Questo lavoro analizza il rapporto tra i tre attori del Triangolo della conoscenza con l‘obiettivo di elaborare proposte per rendere più dinamica la relazione degli attori coinvolti; il Triangolo della Conoscenza formato dal sistema universitario, sistema produttivo e ricerca determina il progresso dell‘innovazione sociale, culturale ed economica di un Paese.

La cooperazione tra le tre componenti è uno strumento essenziale nella capitalizzazione della conoscenza e garantisce una maggiore competitività grazie a un‘azione sinergica a livello locale, nazionale e internazionale. L‘attuale fase storica è caratterizzata dall‘avanzare dei processi di globalizzazione che hanno portato a una trasformazione del mondo del lavoro, l‘intensificazione dei flussi di informazione, la moltiplicazione delle forme di comunicazione e conseguentemente la ridefinizione dei rapporti individuo-società, rappresentano significativi fattori di cambiamento che ben rendono il grado di complessità degli odierni sistemi sociali.

Nel primo capitolo contestualizzando il progresso economico e sociale si analizza la necessità di un‘evoluzione della formazione. Attraverso la costruzione di uno ―spazio europeo dell‘educazione‖ l‘Unione Europea si è impegnata a contribuire allo sviluppo di un‘istruzione e di una formazione professionale che mira ad incentivare la cooperazione tra gli Stati membri e a sostenere e integrare le loro azioni. Per il raggiungimento dell‘obiettivo l‘Europa ha adottato diverse politiche per l‘istruzione come: il trattato di Maastricht, la strategia di Lisbona e la strategia Europa 2020, i quali attraverso la costituzione di programmi formativi aggiungono l‘obiettivo di crescita occupazione mantenendo un livello elevato di competitività.

La creazione di figure professionali di alto livello è il risultato dell‘impegno di università, imprese ed enti di ricerca che necessariamente devono collaborare per uno scambio virtuoso di conoscenze, risorse ed esperienze. Presentando unitariamente i tre protagonisti del triangolo emerge la necessità di trovare strategie concrete per superare gli ostacoli di accessibilità delle une nei confronti delle altre; il ruolo tradizionale dell‘università viene visto non più come quello di trasmissione della cultura ma comprende l‘insieme delle azioni volte a trasferire le conoscenze in tecnologia e innovazione a sostegno delle attività

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imprenditoriali e dello sviluppo socio-economico. Gli enti di ricerca, collaborano con il sistema industriale promuovendo l‘innovazione e la competitività fornendo tecnologie e soluzioni capaci di dare risposte ai bisogni emergenti. Gli obiettivi comuni dei tre protagonisti del triangolo della conoscenza e le loro interazioni sono allora inserite all‘interno di un modello di sviluppo economico e sociale: la tripla elica. Il dinamismo della figura presenta una sinergia che non ha interruzione che ci pone di fronte al divario tra teoria e pratica e di come superarlo. L‘università ha il compito di provvedere a un livello formativo di base che le imprese esplicitamente ritengono adeguato per svolgere determinate professioni ma anche di rispondere alla richiesta di esperienza che si ritiene debba integrare, e non sostituire, le conoscenze acquisite con un titolo di studio. La formazione però non viene più vista come l‘acquisizione di conoscenze di base ma viene intesa come una componente permanente dell‘intera vita lavorativa (lifelong learning). Tali competenze necessitano di un sistema di riconoscimento, validazione e certificazione che permetta all‘individuo di poter valorizzare e spendere le competenze acquisite in un determinato contesto geografico, nel mercato europeo del lavoro e nei sistemi di istruzione e formazione.

Sia dal punto di vista finanziario che in termini di servizio al cliente un contributo alle prestazioni aziendali viene fornito dal supply chain management, tematica affrontata nel terzo capitolo. Il Supply Chain Management ha l‘obiettivo di definire un sistema gestionale in grado di governare singole attività logistiche con metodi manageriali di conduzione dell‘impresa. Tradizionalmente il Supply Chain Management si occupava di gestione dell'infrastruttura, dei processi e della tecnologia, nell‘attuale contesto economico deve integrare la gestione del capitale umano con un approccio basato sulla competenza, rendendo necessario da parte delle imprese lo sviluppo di modelli di competenze. Nello specifico la tesi intende occuparsi di definire quelle che sono le competenze richieste nel settore della logistica. Diversi studi hanno esaminato il ruolo delle competenze nel contesto logistico e SCM e hanno identificato e classificato le competenze essenziali riassunte in una comprensione interfunzionale di vari settori di attività, decisioni strategiche, comunicazione, capacità di leadership e interculturali e competenze analitiche e informatiche ben sviluppate per gestire quotidianamente i molteplici compiti da affrontare. La logistica influenza fortemente le prestazioni economiche di altre industrie e dei paesi in cui si trovano per cui deve essere dotata di risorse adeguate, in senso fisico e in termini di risorse umane. Attraverso il Logistics Performance Index si è cercato di individuare le

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sfide e le opportunità che i paesi devono affrontare nel campo della logistica commerciale e cosa possono fare per migliorare le loro prestazioni.

Il miglioramento della qualità delle prestazioni e l‘aumento delle interconnessioni tra i tre protagonisti del triangolo della conoscenza sono riassumibili negli obiettivi del progetto Framelog. Si tratta di un Progetto Erasmus+/Partenariati Strategici coordinato dall‘università di Pisa e altri partner dall‘Italia, Belgio, Bulgaria e Romania, e co-finanziato dalla Comunità Europea.

Il progetto intende rafforzare la rilevanza della formazione accademica per la crescita e l‘occupazione nella logistica e la sua attrattiva internazionale, attraverso una più stretta ed efficace cooperazione tra università, ricerca e impresa al fine di migliorare i meccanismi di trasparenza e fiducia reciproca per il riconoscimento delle qualifiche professionali. La durata stabilita è da settembre 2016 ad agosto 2019, infatti all‘interno della tesi sono stati utilizzati dati solo parziali ma comunque rilevanti nella definizione di un quadro in cui c‘è bisogno di trovare sistemi che permettano di implementare la conoscenza e la formazione. La domanda di ricerca posta per la stesura di questa tesi è stata:

un‘interazione tra università, impresa ed enti di ricerca, come può portare all‘incremento nella formazione logistica?

Partendo dall‘analisi parziale dei dati del progetto Framelog, e da una revisione della letteratura, sono state individuate le criticità e 3 possibili spunti di riflessioni su sistemi integrativi di collaborazione tra impresa e università, all‘interno del 4 capitolo.

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1. IL CONTESTO EUROPEO DEL SISTEMA FORMATIVO

1.1 Introduzione

Il presente capitolo adotta un approccio storico-istituzionale nel descrivere le premesse, il contesto e le idee, che maggiormente hanno influito sull'adozione di un sistema formativo europeo.

L‘ambito di questo primo capitolo riguarda le politiche condotte dall‘Unione Europea per promuovere lo sviluppo di sistemi formativi europei in grado di affrontare le sfide poste dal processo di globalizzazione in atto, con particolare attenzione al versante dell‘Istruzione e Formazione professionale.

Il tema della cooperazione europea in materia di istruzione e formazione viene affrontato attraverso gli interventi e i processi di innovazione veicolati dal Trattato di Maastricht, dai Libri Bianchi della Commissione Europea oltre che da alcune importanti Raccomandazioni del Parlamento Europeo e del Consiglio. Tra le politiche europee che hanno avuto maggiore impatto sui sistemi scolastici nazionali vengono analizzate la ―Strategia di Lisbona‖ e la ―Strategia UE 2020‖.

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1.2 Spazio Europeo dell’educazione

I paesi membri dell‘Unione Europea sono impegnati nella costruzione di uno ―spazio europeo dell‘educazione‖, nel duplice senso della elaborazione e messa in opera di orientamenti e azioni comuni in campo educativo, e del coinvolgimento attivo delle singole istituzioni educative. Sotto il primo aspetto, la configurazione di questo spazio conferisce un ―valore aggiunto europeo‖ alle attività educative nel Paesi membri, promuovendone qualità e capacità di risposta alle sfide del nostro tempo. Le istituzioni educative sono chiamate a creare negli studenti quella ―coscienza europea‖, al fine di porli in condizione di contribuire in futuro allo sviluppo economico.

Le scuole e le università operano in questo senso ma con modalità diverse, in relazione alle caratteristiche dei loro ordinamenti. La formazione è intesa come processo continuo che contribuisce a creare valore aggiunto al set di competenze possedute. Il ruolo della formazione non si limita ad essere quello di ammortizzatore, ma diventa condizione di sviluppo e costruzione di competenze talvolta assolutamente nuove rispetto al passato1. Le azioni della Comunità europea in materia di istruzione e formazione, contribuiscono allo sviluppo di un‘istruzione e di una formazione professionale che mira ad incentivare la cooperazione tra gli Stati membri e a sostenere ed integrare le loro azioni.

In particolare, il capitale umano inteso come l'insieme delle conoscenze, capacità e competenze dei singoli individui, è considerato dalle più recenti politiche comunitarie come la principale risorsa di cui disponiamo per il progresso e lo sviluppo, pertanto la sua valorizzazione è ritenuta determinante sotto il profilo della qualità della vita, dell'occupazione, della coesione sociale e della competitività2. Negli ultimi anni, gli Stati membri e la Commissione hanno operato congiuntamente per elaborare una strategia per la realizzazione della formazione lungo tutto l'arco della vita. Tali interventi vanno più chiaramente delimitando i confini della politica comune per l‘istruzione: ogni Stato membro resta responsabile dei contenuti e dell‘organizzazione dei propri sistemi di istruzione e formazione, mentre l‘UE può offrire quanto segue:

− Partenariati multinazionali per l‘istruzione, la formazione e i giovani; − Programmi di scambio e opportunità di apprendimento all‘estero;

1

Cammelli, A. (Ed.). (2005). La transizione dall'università al lavoro in Europa ed in Italia. Il mulino.

2

Gori, E. (2004). L‘investimento in Capitale Umano attraverso l‘istruzione. G. Vittadini (a cura

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− Progetti innovativi di insegnamento e apprendimento; − Reti di competenze in campo accademico e professionale;

− Un quadro di riferimento per affrontare questioni comuni, quali le nuove tecnologie nell‘istruzione e il riconoscimento internazionale delle qualifiche;

− Una piattaforma per creare consenso, effettuare confronti e analisi comparative e formulare politiche.

Questa dimensione europea si basa su una stretta collaborazione con gli Stati membri. Tutto ciò risponde alla necessità di adeguare i sistemi europei di istruzione e formazione alle nuove esigenze di una società basata sulla conoscenza, migliorando la qualità e l'accessibilità degli stessi.

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1.3 Società della conoscenza

Le strategie europee per l‘occupazione e la formazione sono state adottate prendendo in considerazione il concetto di ―società della conoscenza‖. Tale espressione viene spesso utilizzata per definire una delle principali caratteristiche del sistema economico e produttivo contemporaneo, in quanto sempre di più il sapere, ancor più del capitale ―materiale‖, diventa una risorsa indispensabile per la produzione e per lo sviluppo del sistema economico. La ―società della conoscenza‖, è considerata la condizione essenziale per la creazione di settori competitivi ad alto valore aggiunto. La volontà di orientare energie e risorse nella realizzazione di una società della conoscenza appare conseguenza dei mutamenti che, incessanti, attraversano la società contemporanea. L‘attuale fase storica è caratterizzata dall‘avanzare dei processi di globalizzazione: apertura dei mercati internazionali, knowledge economy, trasformazione del mondo del lavoro, intensificazione dei flussi di informazione, moltiplicazione delle forme di comunicazione e conseguentemente ridefinizione dei rapporti individuo-società rappresentano significativi fattori di cambiamento che ben rendono il grado di complessità degli odierni sistemi sociali3. L‘idea che la conoscenza possa essere considerata come fattore intrinseco, e non solo strumentale, è un fatto su cui si sta avviando un processo di condivisione. L‘Unione Europea invita alla partecipazione sia le imprese che il sistema educativo, formativo e della ricerca.

Con società della conoscenza ciò che si vuole valorizzare è il fatto che gli individui, nella vita personale e nel lavoro, continuamente sono tenuti a cercare, elaborare, acquisire il sapere e la conoscenza come un nuovo capitale e come fondamento strutturale dell‘economia e dello sviluppo sociale. Il cosidetto capitale ―intangibile‖, è il capitale più prezioso che consente di far muovere l‘economia: la mente e l‘intelligenza, ovvero le capacità cognitive dell‘uomo, come risorsa imprescindibile per lo sviluppo. Un ―capitale‖ che, ovviamente, non nasce da sé, ma è il risultato di un processo di formazione e di istruzione. L‘investimento in capitale cognitivo è un obiettivo strategico dell‘Unione Europea, che riflette un cambiamento rilevante nel modo di intendere la formazione e l‘istruzione, come aree che non riguardano solo gli ambiti propri del mercato del lavoro e dei sistemi educativi, ma anche le politiche attive della cittadinanza4. È questo il contesto in cui uomini e donne determinano la propria maggiore o minore libertà, autorealizzazione

3Pastore, G. (2009). Verso la società della conoscenza. Le Lettere, Firenze. 4

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e autonomia, in base alla propria capacità o incapacità di accedere e far uso di saperi, competenze e, in generale, di competenze di apprendimento continuo5.

Un primo utilizzo dell‘espressione si è avuto in ambito socio-economico-organizzativo; sembra sia stato Peter Drucker 6, nel 1969, ad introdurla nei suoi studi sulle trasformazioni del capitalismo e dei sistemi di produzione7. La rivoluzione annunciata è quella del ―management delle conoscenze‖ che va a sostituire, il ―management dei lavoratori‖ dell‘epoca taylorista e fordista. Il riferimento specifico è ai cambiamenti occupazionali e alla crescente importanza del ―capitale umano‖ nelle nuove forme di organizzazione del lavoro.

Si identifica nella conoscenza la risorsa strategica, la cui gestione è fondamentale per il successo e la competitività, tanto delle singole imprese quanto degli interi sistemi economici e sociali8.

Ci possono essere molteplici letture della società della conoscenza come letture in chiave politica, sociologica, pedagogica, filosofica, ed altre ancora. I diversi modi di concepirla ci consentono di definire con maggiore precisione i concetti e gli assunti a cui esse rinviano. In questo contesto, un modello che si fa strada, è quello di learning organization: un vero e proprio sistema cognitivo che crea l‘immagine di organizzazioni e imprese dematerializzate, i cui tratti distintivi sono da ricercarsi nella stessa natura cognitiva dell‘ambiente, nella pervasività delle conoscenze e competenze, nonché nei circuiti relazionali sviluppati all‘interno e all‘esterno dei luoghi di lavoro.

Una definizione di Learning Organization può essere ripresa da Peter Senge, uno dei maggiori studiosi dell‘argomento: ―Le organizzazioni che apprendono sono quelle nelle quali le persone aumentano continuamente la loro capacità di raggiungere i veri risultati cui mirano; nelle quali si stimolano nuovi modi di pensare orientati alla crescita; nelle quali si lascia libero sfogo alle aspirazioni collettive, e nelle quali, infine, le persone continuano ad imparare come si apprende insieme‖9. La Learning Organization è l‘impresa che

apprende, sia dall‘interno sia dall‘esterno, valorizzando al massimo il capitale umano.

5 Alberici, A. (2002). Imparare sempre nella società della conoscenza. Pearson Italia Spa.

6 Lane, R. E. (1966). The decline of politics and ideology in a knowledgeable society. American sociological

review, 649 662.

7 Drucker, P. F., & Capra, G. (1970). L'era del discontinuo. Etas Kompass. 8 Pastore, G. (2009). Verso la società della conoscenza. Le Lettere, Firenze.

9 Senge, P. M. (2006). The fifth discipline: The art and practice of the learning organization. Broadway

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Gestire ed implementare la conoscenza in un‘organizzazione significa, in definitiva, rendere disponibile ai diversi membri le informazioni e le esperienze relative ad un certo argomento, in modo tale che le persone che lavorano sulle stesse problematiche in tempi e luoghi diversi possono confrontarsi e condividere idee e strategie. Questo consente una crescente competitività, grazie ad una continua innovazione dei prodotti/servizi da un lato e dei processi organizzativi e decisionali dall‘altro. Ne derivano definizioni della società contemporanea che riflettono i cambiamenti che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della storia delle cosiddette società ―complesse‖ e il passaggio dalla società industriale, o del lavoro, alle multiformi dimensioni, appunto, della società dell‘apprendimento e della conoscenza10.

Possiamo affermare che l‘espressione ―Società della conoscenza‖ è stata ufficializzata dal 2000 quando il Vertice di Lisbona ha messo in evidenza la necessità per l‘Europa di accelerare il transito verso la società della conoscenza, di investire nella crescita dell‘informatizzazione di massa e, soprattutto, di ―ricalibrare‖ il sistema del cosiddetto ―welfare della formazione‖11

.

10 Alberici, A. (2002). Imparare sempre nella società della conoscenza. Pearson Italia Spa. 11 CONSIGLIO EUROPEO DI LISBONA 23 E 24 MARZO 2000 - Conclusioni Della Presidenza.

Disponibili on line: http://www.consilium.europa.eu/ueDocs/cms_Data/docs/pressData/it/ec/00100- r1.i0.html

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1.4 Le politiche Europee per l’istruzione e la formazione

Le politiche europee in tema di istruzione sono coinvolte da diversi decenni in profonde trasformazioni. I governi dei Paesi dell‘Unione Europea hanno sostenuto le riforme dei sistemi d‘istruzione e formazione, al fine di adeguarli sia alle nuove esigenze di tipo sociale ed economico (con la sfida della globalizzazione dei mercati e del lavoro) e sia in rapporto alle aspettative dei cittadini12. Le scelte degli Stati nel campo dell‘istruzione fanno riferimento alle politiche europee per l‘istruzione e la formazione, le quali, nel rispetto della sovranità nazionale degli Stati membri in questo settore, suggeriscono orientamenti comuni per rendere maggiormente omogenei i sistemi dei vari Paesi, nel dichiarato intento di promuovere una cittadinanza europea. La documentazione sviluppata dal Parlamento europeo, dal Consiglio e della Commissione, contribuiscono a descrivere prospettive e azioni tra loro integrate nel comune intendo di promuovere l‘apprendimento permanente quale principale strumento per l‘affermazione della società della conoscenza. Il valore dell‘istruzione e della formazione, rafforzati dall‘approccio comunitario e della cooperazione tra Stati, rientrano a pieno titolo tra le misure dell‘Unione per favorire l‘occupazione, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale.

Di seguito sono stati analizzati gli aspetti più rilevanti del quadro normativo delle politiche comunitarie in campo d‘istruzione e formazione, attraverso una lettura dei documenti europei di riferimento: Trattati, Libri Bianchi, strategie e programmi di lavoro, consultazioni, ecc., che hanno avuto impatti rilevanti sulle politiche formative nazionali, incidendo marcatamente sulle decisioni inerenti l‘architettura ed il funzionamento dei sistemi di istruzione e formazione13. Nel secondo dopoguerra, le attività e i programmi politici erano rivolti soprattutto alla ricostruzione economica e politica, per cui le istituzioni non si potettero dedicare in maniera organica e approfondita ai temi educativi14. Per questo motivo, ―la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione ha avuto inizio solo venti anni dopo la firma del Trattato di Roma (1957). Infatti, l‘art.128 del suddetto Trattato, che segna la nascita della Comunità Economica Europea (CEE), prevedeva una politica comune in materia di formazione professionale considerandola, però, esclusivamente come strumento per affrontare i problemi occupazionali che si

12 Chiosso, G. (2009). Luoghi e pratiche dell‘educazione. Milano, Mondadori Università. 13

Capperucci, D. (2013). La scuola in Europa: politiche e interventi dell'Unione europea in materia di

istruzione e formazione. F. Angeli.

14 Aleandri, G. (2011). Educazione permanente nella prospettiva del lifelong e lifewide learning. Armando

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andavano profilando con la creazione del mercato comune europeo. Dell‘istruzione non si faceva cenno. Gli anni Sessanta con i loro fermenti e la volontà di democratizzazione partita da molte università europee misero in luce la necessità di riforme e di modernizzazione fondate anche su una maggior apertura internazionale e una più intensa cooperazione tra gli Stati membri. Tuttavia, è solo all‘inizio degli anni Settanta che si arriva alla creazione di un primo gruppo di lavoro sull‘istruzione e l‘insegnamento. È a seguito di questa iniziativa e dopo un processo durato più di un quinquennio che in virtù di una risoluzione del Consiglio Europeo il 9 febbraio 1976 si arriva all‘adozione del primo programma di azione comunitaria in materia di istruzione e formazione. Nel programma erano indicate sei priorità per la cooperazione nel campo dell‘istruzione e precisamente: - l‘educazione dei lavoratori migranti e dei loro figli;

- la promozione dei rapporti più stretti tra i sistemi d‘istruzione europei; - la produzione di documentazione e statistiche;

- l‘istruzione superiore (universitaria); - l'insegnamento delle lingue straniere;

- l‘attenzione e il sostegno per le pari opportunità‖15.

1.4.1 Il Trattato di Maastricht

Agli inizi degli anni ‘90, la Comunità aveva già elaborato, accanto agli orientamenti per la formazione professionale, i propri principi e criteri in materia di istruzione scolastica e universitaria16.

Infatti ―a partire dal 1993, la cooperazione in materia di istruzione e formazione entra in una nuova fase, grazie al Trattato di Maastricht sull‘Unione europea dell‘anno precedente, l‘istruzione acquisisce un ruolo di rilievo, entrando a pieno titolo tra le competenze politiche comunitarie. Si tratta, infatti, di una svolta storica nell‘ambito educativo, in quanto si riconosce formalmente l‘educazione come area di competenza della Comunità‖. Il Trattato di Maastricht incarica la Comunità di sostenere lo sviluppo di un‘istruzione di qualità, intervenendo per rafforzare i punti cardine per la crescita della dimensione europea: cooperazione e mobilità. Per ogni stato membro la qualità dell‘istruzione

15 D'Angelo, L. (Ed.). (2008). Integrazione europea in materia di istruzione e formazione. Una sfida ancora

aperta: Una sfida ancora aperta. FrancoAngeli.

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costituisce una priorità politica perseguita a livello nazionale al cui sviluppo la Comunità può contribuire: si tratta del cosiddetto principio di sussidiarietà, secondo il quale l‘intervento della Comunità è autorizzato nella misura in cui un obiettivo non può essere realizzato dai singoli governi, tramite misure a livello nazionale17.

Si tratta di ―assicurare che gli Stati membri conservino la libertà di elaborare le proprie strategie coerenti e globali e di concepire e gestire i propri sistemi e, in pari tempo, di avanzare globalmente nella stessa direzione‖18

.

Sulle prospettive dell‘istruzione e della formazione, la Comunità europea ha prodotto due documenti di attuale interesse:

- il Libro Bianco di Jacques Delors, ―Crescita, competitività, occupazione. Le sfide e le vie

da percorrere per entrare nel XXI secolo‖. Tale documento rappresenta uno dei testi di riflessione della Commissione più completi nell‘analisi dei problemi dell‘Unione e il più ambizioso negli orientamenti proposti. Attribuisce notevole importanza ai sistemi di istruzione e di formazione, sottolineando la loro duplice missione di promozione dello sviluppo personale e dei valori di cittadinanza, ma anche di sostegno alla crescita economica. I sistemi devono dunque adattarsi a questa nuova realtà in cui, l‘apprendimento per tutta la vita diviene il grande disegno in base al quale dovranno essere modellate le comunità educative nazionali19. Ne consegue che ―per prepararsi alla società del domani non bastano conoscenze e capacità di metterle in pratica acquisite una volta per tutte: è indispensabile anche l‘attitudine a apprendere, a comunicare, a lavorare in gruppo, a valutare la propria situazione‖20

.

- ―Il Libro Bianco ―Cresson- Flynn‖ del 1995, ―Insegnare e apprendere. Verso la società

conoscitiva‖. Si propone per la parte riguardante gli aspetti educativi. Nel ribadire la centralità dell‘istruzione, propone un‘analisi e un orientamento sulle azioni da intraprendere per il futuro sia a livello di singoli Stati sia a livello comunitario, futuro caratterizzato dalla società conoscitiva, in cui s‘insegna e si apprende e in cui ciascun individuo potrà costruire la propria qualifica. Il documento individua tre capisaldi trainanti del cambiamento verso la società conoscitiva: la nascita della società dell‘informazione, la

17 EURYDICE, L‘istruzione e la formazione professionale. Le principali tappe della cooperazione a livello

comunitario 2006, a cura di S. BAGGIANI.

18

Europea, C., & della Commissione, C. (2001). Realizzare uno spazio europeo dell‘apprendimento permanente. Comunicazione.[On line] novembre.

19 EURYDICE, L‘istruzione e la formazione professionale. Le principali tappe della cooperazione a livello

comunitario 2006, a cura di S. BAGGIANI.

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mondializzazione dell‘economia e lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche. Un‘ottima opportunità di accesso al lavoro e alla mobilità è poi individuata nella conoscenza delle lingue comunitarie e nella capacità di adattamento ad ambienti e culture differenti e, come tale, incoraggia tutte quelle azioni che fanno acquisire la dimensione europea dell‘istruzione e che comportano la consapevolezza dell‘essere europei‖21. ―Con la pubblicazione del Libro Bianco del 1995 si afferma un nuovo concetto

di formazione: il lifelong learning. In particolare, alla funzione di educazione si sostituisce a quella di apprendimento continuo. Il lifelong learning comporta, infatti, l‘attivazione di processi di apprendimento estesi a tutto l‘arco della vita. L‘apprendimento permanente non riguarda la sola istruzione degli adulti, ma coinvolge tutte le fasi della vita (da quella prescolastica a quella lavorativa) in un processo culturale nel quale coesistono apprendimento formale e informale.‖22

1.4.2 La Strategia di Lisbona

A seguito dei cambiamenti dovuti alla globalizzazione e alla società dell‘informazione, il Consiglio europeo, attraverso, il piano decennale conosciuto con il nome di ―Strategia di Lisbona‖ ha proposto ai Paesi membri l‘obiettivo strategico di ―divenire l‘economia basata sulla conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo‖23. La strategia di Lisbona è stata istituita nel 2000 con l'obiettivo di promuovere la crescita e l'occupazione mantenendo un livello elevato di competitività dell'economia europea.

L'attività innovativa e l'innovazione, oltre all'imprenditorialità, alla coesione sociale e alla liberalizzazione, hanno costituito le basi di questa strategia e sono state riconosciute come un mezzo per realizzare lo scopo principale del documento strategico. Innovazione, insieme alla competitività e all'imprenditorialità, creano una serie di fattori che favoriscono lo sviluppo economico e sociale necessario per la crescita economica degli Stati membri dell'Unione Europea. La strategia di Lisbona è stata un tentativo di rivitalizzare l'economia europea in modo che potesse diventare la principale potenza economica del mondo entro la prospettiva temporale specificata24.

21 Serio, N. (Ed.). (2011). Il dirigente scolastico fra tradizione, innovazione e management. Armando

Editore.

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Franzoni, S. (2013). Governance scolastica e comunità di apprendimento. FrancoAngeli.

23 Europea, C. (2007). Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio: migliorare

la qualità della formazione degli insegnanti.

24 Gajewski, M. (2017). Policies Supporting Innovation In The European Union In The Context Of The

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Successivamente, il Consiglio e la Commissione hanno adottato un programma, che fissa gli obiettivi futuri dei sistemi di istruzione e formazione e ha definito tredici obiettivi concreti che rappresentano l‘articolazione di tre obiettivi strategici finalizzati a:

1. migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione

a) migliorare l‘istruzione e la formazione per insegnanti e formatori; b) sviluppare le competenze per la società della conoscenza;

c) garantire l‘accesso alle tecnologie per tutti;

d) incentivare gli studenti agli studi scientifici e tecnici; e) sfruttare al meglio le risorse; 2. facilitare l’accesso di tutti all’istruzione e alla formazione

a) lo sviluppo di un ambiente aperto per l‘apprendimento; b) una maggiore attrattività dell‘istruzione e della formazione;

c) un sostegno alla cittadinanza attiva, alle pari opportunità e alla coesione sociale; 3. aprire l’istruzione e la formazione al mondo esterno

a) rafforzare i collegamenti tra il mondo del lavoro, la ricerca e la società in generale; b) sviluppare lo spirito imprenditoriale;

c) migliorare l‘apprendimento delle lingue straniere; d) aumentare la mobilità e gli scambi;

e) rafforzare la cooperazione a livello europeo.

A maggio 2003, il Consiglio dei Ministri dell‘Istruzione di Bruxelles nelle Conclusioni in merito ai livelli di riferimento del rendimento medio europeo nel settore dell‘istruzione e della formazione ha indicato i cinque indicatori (benchmark) ovvero i parametri di riferimento europei comuni da raggiungere entro il 2010. Tutti gli Stati membri dovevano impegnarsi al fine di:

- ridurre il tasso di abbandono scolastico (una percentuale media non superiore al 10%); - aumentare, di almeno il 15%, il numero totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologia nell‘UE e al contempo ridurre lo squilibrio uomini-donne in questi ambiti; - assicurare che almeno l‘85% della popolazione ventiduenne nell‘UE, abbia completato gli studi secondari superiori;

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19

- ridurre almeno al 20 % rispetto al 2000 la percentuale di studenti europei di quindici anni che hanno scarse competenze in lettura;

- aumentare almeno al 12,5 % rispetto al 2000 il tasso medio di partecipazione alle iniziative di Lifelong Learning della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra 25 e 64 anni)25.

Nella strategia di Lisbona, la politica del mercato del lavoro era considerata uno dei tipi fondamentali di politiche macroeconomiche. Pertanto, le misure erano adottate nell'ambito della strategia volta a combattere la disoccupazione elevata, la prevenzione della disoccupazione giovanile, la promozione di una forza lavoro altamente qualificata. L'accento fu posto anche sul rafforzamento della competitività della forza lavoro all'interno dell'Unione europea e sulla creazione di un ambiente favorevole per fare affari. Secondo la strategia, tutte le attività che aiutano le imprese innovative devono essere sostenute. La strategia ha anche proposto l'eliminazione degli ostacoli, compresi quelli amministrativi, che incidono negativamente sullo sviluppo dell'imprenditorialità, in particolare quelli che scoraggiano gli imprenditori a creare nuove imprese. La strategia comprendeva anche disposizioni riguardanti il miglioramento della qualità del lavoro investendo nelle risorse umane, aumentando la mobilità dei lavoratori e promuovendo l'inclusione sociale. Si presumeva che queste misure avrebbero sostenuto l'innovazione e portato prospettive di sviluppo26.

Sull‘onda di questo slancio propulsivo, è stata avviata una serie di importanti iniziative a livello europeo, al fine di promuovere la mobilità transnazionale, gli scambi e la coesione sociale:

- l‘inaugurazione del nuovo Programma comunitario di apprendimento permanente

(LLP- Lifelong Learning Programme) che ha sostituito, integrandoli in un unico programma, i precedenti Socrates e Leonardo;

- la definizione del quadro europeo delle competenze chiave, affinchè i governi

dell‘UE integrino l‘insegnamento e l‘apprendimento di competenze chiave nelle loro strategie di apprendimento permanente. La raccomandazione individua otto competenze chiave essenziali per ciascun individuo in una società della conoscenza. Esse sono la capacità che ogni cittadino europeo deve sviluppare in

25 Capperucci, D. (2013). La scuola in Europa: politiche e interventi dell'Unione europea in materia di

istruzione e formazione. F. Angeli.

26 Gajewski, M. (2017). Policies Supporting Innovation In The European Union In The Context Of The

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20

maniera permanente attraverso il percorso scolastico: ―comunicazione nella madrelingua e nelle lingue straniere, competenza matematica, competenza di base scientifica e tecnologica, competenza digitale, imparare ad imparare, competenze sociali e civiche, senso di iniziativa ed imprenditorialità, consapevolezza ed espressione culturale‖27

- ―la concretizzazione del quadro comunitario unico per la trasparenza delle

qualifiche (l‘EQF- European Qualification Framework)‖28

, che mira a rendere leggibile la certificazione relativa al titolo di studio e a riconoscere le competenze acquisite, migliorando la spendibilità dei titoli professionali in una dimensione europea dell‘istruzione, della formazione e del mercato.

1.4.3 La Strategia Europa 2020

Il secondo decennio del nuovo millennio si è aperto in uno scenario ben diverso da quello che aveva dato origine alla Strategia di Lisbona. La crisi finanziaria mondiale nel 2008, si è rapidamente trasformata in una profonda crisi economica delle dimensioni globali che ha investito l‘Europa. La crisi ha vanificato anni di progressi economici e sociali, messo in evidenza le carenze strutturali dell‘economia europea, e ha reso le sfide a lungo termine (globalizzazione, scarsità di risorse da investire nei vari settori, invecchiamento) ancora più impellenti.

"Strategia Europa 2020" è uno strumento chiave per la modernizzazione dell'istruzione e della formazione non solo a livello generale del Parlamento europeo, ma questo documento rivolge un'attenzione particolare a ciascuno Stato membro dell'Unione europea29.

L'obiettivo della Commissione europea era che l'Europa avesse un ruolo guida entro il 2020, sostenendo la concorrenza e il successo grazie a un'economia basata sulla conoscenza, connessa, più sostenibile e più inclusiva, caratterizzata da una crescita forte e sostenibile e che garantisca sia un alto livello di occupazione che un progresso sociale. La strategia Europa 2020, è stata sviluppata nel marzo 2010, quando il fallimento della

27―Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa a

competenze chiave per l‘apprendimento permanente‖, in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, L 394 del 30 dicembre 2006.

28 ―Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008 sulla costituzione del

quadro europeo delle qualifiche per l‘apprendimento permanente‖, in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, C 111 del 6 maggio 2008.

29 Rotaru, F. G., Cristache, S. E., & Ciobotar, G. N. (2017). stochastic linkage analysis and structural changes

that influence the educational system in the european union in accordance with the" europe 2020 strategy. Revista Economică, 69(1).

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strategia di Lisbona era già visibile, a causa dell‘atteggiamento sostanzialmente passivo degli Stati membri, unito alla mancanza di volontà e coordinamento. Inoltre, complici del fallimento della strategia sarebbero state la complessità dell‘ordinamento regolamentare e la mancanza di comunicazione tra le istituzioni.

L'UE aveva bisogno di una nuova strategia, basata sul rafforzato coordinamento delle politiche economiche, al fine di generare crescita e occupazione. Il fallimento della strategia di Lisbona e la crisi economica del 2008 hanno portato a un ripensamento del quadro di riferimento della politica europea; pertanto, il 26 marzo 2010, il Consiglio europeo ha discusso la nuova strategia per l'occupazione e la crescita dell'Unione europea, basata sul rafforzato coordinamento delle politiche economiche, che si concentrerà sui settori chiave in cui è necessaria un'azione per stimolare la sostenibilità di crescita e competitività a livello dell'UE, concordando gli elementi principali, compresi gli obiettivi chiave che guideranno la sua attuazione e le possibilità di un monitoraggio rafforzato. La strategia Europa 2020 è stata concepita come un successore della strategia di Lisbona, che è stata la strategia di riforma dell'UE nell'ultimo decennio e ha aiutato l'UE ad affrontare la recente crisi. La strategia Europa 2020 si basa sui suoi risultati, come il partenariato per la crescita e la creazione di posti di lavoro, ma porta anche nuovi elementi per affrontare le nuove sfide. Il quadro generale della strategia Europa 2020 è stato definito durante il Consiglio europeo informale dell'11 febbraio 2010. Successivamente, il 3 marzo 2010, la Commissione ha pubblicato la comunicazione ―Europa 2020 - una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva‖, che è la strategia di crescita economica dell'Europa per il prossimo decennio. Secondo il documento, l'obiettivo generale della strategia Europa 2020 è la trasformazione dell'UE in un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva30, al fine di garantire un elevato livello di occupazione e produttività e assicurare la coesione economica, sociale e territoriale.

30

Economia inclusiva: promuovere un'economia con un alto tasso di occupazione che favorisca la coesione sociale e territoriale. All‘interno della quale:

 rafforzare la partecipazione delle persone mediante livelli di occupazione elevati

 investire nelle competenze

 combattere la povertà e modernizzare i mercati del lavoro, i metodi di formazione e i sistemi di protezione sociale

 garantire a tutti accesso e opportunità durante l'intera esistenza

 sfruttare appieno le potenzialità della forza lavoro per far fronte all'invecchiamento della popolazione e all'aumento della concorrenza globale

 favorire la parità fra i sessi per aumentare la partecipazione al mercato del lavoro in modo da favorire la crescita e la coesione sociale

 i benefici della crescita economica devono estendersi a tutte le parti dell'Unione, comprese le regioni ultraperiferiche, in modo da rafforzare la coesione territoriale.

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22

Il documento COM ha proposto un approccio tematico delle riforme, incentrato su tre priorità:

(1) sviluppo di un'economia basata sulla conoscenza e l'innovazione: crescita intelligente; (2) promuovere un'economia più sostenibile e più competitiva, basata su un uso più efficiente delle risorse - crescita sostenibile e

(3) promuovere un'economia ad alta occupazione, che generi coesione sociale e territoriale - crescita inclusiva.

L'obiettivo della Commissione europea era che l'Europa avesse un ruolo guida entro il 2020, sostenere la concorrenza e prosperare grazie a un'economia basata sulla conoscenza, connessa, più sostenibile e più inclusiva, caratterizzata da una crescita forte e sostenibile e che garantisce sia un alto livello di occupazione che un progresso sociale31.

Priorità e obiettivi della strategia Europa 2020

- Crescita basata sulla conoscenza come fattore che genera valore: la coesione sociale e le opportunità saranno rafforzate in un mondo in cui l'innovazione fa la differenza sia in termini di prodotti che di processi, sfruttando appieno potenziale dell'istruzione, della ricerca e dell'economia digitale. Il contributo significativo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro e allo sviluppo dell'innovazione richiede un nuovo approccio in termini di politica industriale al fine di sostenere l'industria concentrandosi maggiormente sulla sostenibilità, l'innovazione e le competenze umane necessarie all'industria dell'UE per rimanere competitive nel i mercati globali.

- Sviluppare le competenze all'interno di società inclusive, acquisendo nuove competenze che incoraggiano la creatività e l'innovazione, imprenditorialità e transizione agevole da un posto di lavoro all'altro, che sarà fondamentale in un mondo che offrirà più posti di lavoro in cambio di una maggiore adattabilità.

- Creare un'economia competitiva, connessa e più sostenibile. L'UE dovrebbe essere più efficace in termini di concorrenza e dovrebbe accrescere la propria produttività riducendo

31 Iordan, M., Chilian, M. N., & Ciurariu, G. (2017). Europe 2020 Strategy-the Successor to Lisbon Strategy

and a New Reference Framework of the European Economic Policy-Part I. Economy Transdisciplinarity

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23

il consumo di risorse e di energia non rinnovabile in un mondo in cui il prezzo dell'energia e delle risorse è elevato e la concorrenza in queste aree è in crescita32.

I principali obiettivi della strategia adottata dal Consiglio Europeo, che costituiscono obiettivi comuni, che guida l'azione degli Stati membri e l'Unione Europea, sono i seguenti:

• Il raggiungimento di un tasso di occupazione del 75% per le donne e gli uomini di età compresa tra i 20 e i 64 anni, complessivamente dovuto ad una maggiore partecipazione di giovani, anziani e lavoratori poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti legali;

• Migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, soprattutto per i livelli di

investimento pubblico e privato in questo settore, per raggiungere il 3% del PIL. A questo proposito, la Commissione Europea intende sviluppare un indicatore che ha lo scopo di riflettere l'intensità di ricerca, sviluppo e innovazione;

• Ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990; l'aumento della

quota di fonti rinnovabili nel consumo finale di energia fino al 20% e al proseguimento di un aumento del 20% dell'efficienza energetica.

• Migliorare i livelli di istruzione, in particolare definendo l'obiettivo di ridurre il tasso di abbandono scolastico e l'aumento del numero di persone con istruzione superiore o equivalente;

• Promuovere l'inclusione sociale, in particolare mediante la riduzione della povertà33

. Per sostenere le tre priorità e raggiungere gli obiettivi, sono state proposte sette iniziative come strumenti di lavoro:

- Tre iniziative per la crescita intelligente:

. Unione dell'innovazione (lanciato il 6 ottobre 2010, cerca di stabilire le azioni comunitarie, nazionali e regionali che hanno lo scopo di assicurare un approccio strategico all'innovazione, ponendolo al centro dell'elaborazione della politica europea a medio e lungo termine).

32 Commissione delle Comunità Europee, C. (2010). Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e

inclusiva.

33 COMMISSIONE EUROPEA, Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e

(24)

24

. Un'Agenda Digitale per l'Europa (lanciato il 19 maggio 2010 e destinato a contribuire in modo significativo alla crescita economica nell'Unione europea, diffondendo i benefici dell'era digitale nell'intera società. L'agenda delinea le aree prioritarie e le linee d'azione che sosterranno il settore delle ICT per raggiungere gli obiettivi presunti).

. Youth on the move (lanciato il 15 settembre 2010, delinea le linee d'azione su cui l'Unione e i suoi Stati membri si concentreranno in futuro in termini di sviluppo di moderni sistemi di istruzione e formazione, su misura per l'economia della conoscenza, che garantiscono la mobilità di studenti e personale docente).

- Due iniziative per la crescita sostenibile: . Europa efficiente in termini di utilizzo di risorse.

. Una politica industriale per l'era della globalizzazione. - Due iniziative per la crescita inclusiva:

. Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione: il contributo Europeo all'occupazione totale.

. La Piattaforma Europea contro la povertà e l'esclusione sociale: Un quadro Europeo per la coesione sociale e territoriale.

La strategia ―Europa 2020‖ è strettamente interconnessa con ―Istruzione e formazione 2020‖, il nuovo programma di lavoro deliberato il 12 maggio del 2009 dai ministri dell‘istruzione dell‘Unione europea, che riprende con alcuni aggiustamenti del programma ―Istruzione e formazione 2010‖, estendendone la validità per un altro decennio34

.

Il programma di lavoro ―Istruzione e formazione 2020‖, si prospetta di raggiungere quattro obiettivi strategici:

- rendere reale l‘educazione permanente e la mobilità; - migliorare la qualità e l‘efficienza dei sistemi educativi;

- promuovere l‘equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva;

- valorizzare la creatività e l‘innovazione, inclusa l‘imprenditorialità, a tutti i livelli dell‘educazione e della formazione professionale.

In particolare, per quanto concerne il terzo obiettivo, relativo alla promozione dell‘equità, della coesione sociale e della cittadinanza attiva, sarebbe opportuno garantire ai giovani lo

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25

sviluppo di competenze necessarie all‘inserimento lavorativo, alla partecipazione attiva nella vita sociale - economia e al dialogo interculturale. All‘interno del nuovo quadro strategico per l‘istruzione e la formazione per il 2020 sono stati individuati cinque benchmark. Tre di questi riprendono i benchmarks precedentemente definiti nell‘ambito della Strategia di Lisbona. Invece, gli altri due, che riguardano l‘accesso all‘istruzione prescolare e le percentuali di laureati, sono del tutto nuovi. I cinque nuovi benchmark sono i seguenti:

- la quota di abbandoni precoci dall'istruzione e formazione dovrebbero essere inferiore al 10%;

- la quota dei giovani con scarsa prestazioni in lettura, matematica e scienze dovrebbero essere inferiore al 15 %;

- almeno il 95% dei bambini tra i 4 anni e l‘età di inizio della scuola primaria dovrebbero partecipare all'istruzione pre-elementare;

- la quota delle persone tra 30 e 34 anni con un titolo a livello terziario dovrebbe essere al meno il 40%;

- una media di almeno il 15% di adulti dovrebbero partecipare alla formazione permanente..

L‘istruzione e la formazione rimangono un elemento essenziale delle politiche relative alla crescita e all‘occupazione, all‘inclusione sociale e alla cittadinanza attiva, ma si trovano a dover affrontare sfide sempre più impegnative. I progressi sono meno rapidi di quanto si sperasse. L‘Europa presenta delle carenze nel settore educativo che devono essere colmate al più presto per non trovarsi irrimediabilmente in ritardo sulla scena mondiale. Per questo motivo è necessario applicare un metodo aperto di cooperazione e coordinamento che sia efficace e incoraggi il rafforzamento delle politiche d'istruzione e di formazione35.

35 EURYDICE, Il futuro della cooperazione europea nel settore istruzione e formazione, a cura di S.

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2. PRODUZIONE, DIFFUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLA

CONOSCENZA: IL TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA

La conoscenza: è la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenute attraverso l'esperienza o l'apprendimento.

All‘interno di questo capitolo verranno trattati i concetti di conoscenza applicati all‘economia, i protagonisti e le connessioni tra università, imprese e enti di ricerca. Si evidenzierà il concetto di competenza e formazione professionale come introduzione a quelli che saranno i sistemi di qualificazione, per arrivare, infine, all‘analisi del concetto di qualità come requisito essenziale di un sistema di formazione, che renda i lavoratori più efficaci durante i processi di reclutamento nel settore logistico.

"Il concetto del triangolo della conoscenza si riferisce alla necessità di migliorare l'impatto degli investimenti nelle tre attività - istruzione, ricerca e impresa - attraverso un'interazione sistematica e continua " Markkula36. Il termine "triangolo della conoscenza" ha acquisito importanza soprattutto come parte delle strategie politiche della Commissione europea, in base agli obiettivi formulati nella Strategia 2020 dell'Unione europea per la crescita sostenibile. Secondo questa strategia, collegamenti efficaci tra ricerca, istruzione e imprese sono considerati un prerequisito chiave per affrontare le sfide della società.

36 Markkula, M. (2013). The knowledge triangle renewing the university culture. P. Lappalainen & and M.

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Figura 2.1 - Il Triangolo della Conoscenza

2.1 Cooperazione tra università, ricerca e impresa

nella ―capitalizzazione della conoscenza‖ e incentiva una maggiore competitività grazie a un‘azione sinergica sia a livello locale, sia nazionale. Le condizioni per uno scambio virtuoso di conoscenze, risorse ed esperienze tra università, imprese ed enti di ricerca nascono e si sviluppano progressivamente. Nella fase di avvio le parti dimostrano la volontà di cooperare per cercare modi, linguaggi e opportunità condivisibili per raggiungere la coordinazione necessaria. In seguito, si otterrà uno scambio d‘informazioni di base in cui, ad esempio, università e centri di ricerca, mettono a disposizione delle aziende del territorio i propri servizi e le proprie tecnologie. Il risultato sarà un‘effettiva cooperazione, con un flusso costante e ricorrente di richieste e offerte da un lato, e di conoscenze e competenze dall‘altro. Queste relazioni cooperative sono complesse e hanno diversi gradi di formalizzazione e standardizzazione delle interazioni, con asimmetrie variabili nello scambio e nelle transazioni di conoscenza.

Da ciascun lato sia le imprese, che spesso trovano difficoltà nell‘accedere alle conoscenze accademiche, sia gli studenti universitari, che di frequente mancano di esperienza pratica, trovano entrambi una potenziale soluzione per ciascun problema nella formazione

RICERCA

ISTRUZIONE TRIANGOLO DELLA CONOSCENZA

IMPRESA

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collaborativa tra università, ricerca e impresa , riunendone le conoscenze teoriche delle università e il know-how empirico dell'industria37.

La definizione e l'attuazione di ricerche e progetti congiunti accademici-industriali per studenti richiedono abilità, pianificazione e comunicazione. I benefici possono essere sostanziali, per l'istituzione accademica, l'impresa privata, lo studente coinvolto, e in alcuni casi anche la comunità locale.38

In generale, le politiche tradizionali si sono concentrate principalmente sul contributo dell'istruzione all'arricchimento del capitale umano e il contributo della ricerca al progresso della scienza, negli ultimi decenni si è assistito a un aumento dell'interesse nella funzione di innovazione delle università39.

La novità introdotta dal concetto di triangolo della conoscenza è quella di enfatizzare il contributo dell'istruzione alla ricerca e alla creazione di innovazione. Inserendo il concetto nel settore della logistica e Supply Chain Management, secondo il progetto di Framelog ciò porterà allo sviluppo di programmi accademici e qualifiche professionali più rilevanti per il mercato del lavoro in termini di conoscenze, abilità richieste dall‘aziende.

Il concetto del triangolo della conoscenza è inteso come un modello funzionale e sistematico di interazione tra questi tre attori con un'enfasi specifica sui seguenti canali diadici di interazione:

I. Ricerca e istruzione: le interazioni in questo canale si riflettono ad esempio nella mobilità territoriale che favorisce l‘apprendimento dei laureati e ricercatori attraverso apprendistati, progetti erasmus, formazione professionale all‘interno e all‘esterno dell‘Unione Europea, (ad esempio il programma d‘azione per l‘apprendimento permanente, detto anche Programma Lifelong Learning (LLP), il quale consente agli individui di cercare opportunità di apprendimento nell‘Unione europea e per l‘intero arco della vita). La mobilità intersettoriale dei laureati, invece, favorisce lo spostamento dall‘ambiente universitario a quello aziendale, al fine di arricchire e preparare le competenze necessarie per un inserimento mirato nel mondo del lavoro. Altre interazioni sono ad esempio i programmi di formazione post-universitari, ricerca di base e applicata e misure per

37 Nakagawa, K., Takata, M., Kato, K., Matsuyuki, T., & Matsuhashi, T. (2017). A University–Industry

Collaborative Entrepreneurship Education Program as a Trading Zone: The Case of Osaka University. Technology Innovation Management Review, 7(6).

38 Andersen, K., Thorsteinsson, S. E., Thorbergsson, H., & Gudmundsson, K. S. (2017). Developing the

academic-industrial partnership through student research and projects: Case studies from Iceland. In Professional Communication Conference (ProComm), 2017 IEEE International (pp. 1-5). IEEE.

39

(29)

29

migliorare l'incontro di competenze tra aziende e laureati. Ad esempio la Regione Toscana, nell‘ambito di GiovaniSì ha realizzato progetti in collaborazione tra università e organismi di ricerca attraverso l‘attivazione di 192 assegni di ricerca rivolti a dottorati o laureati, under 3640. Attraverso il progetto la Regione promuove la qualificazione dell‘offerta di istruzione e formazione tecnica e professionale, la quale rappresenta il punto di incontro, nonché il collante tra il sistema di istruzione e il sistema economico locale, costituendo un sostegno importante per le filiere produttive esistenti su tutto il territorio regionale. In particolare, per ampliare la qualità della formazione professionale, la Regione Toscana prevede il finanziamento di due linee di intervento nella filiera nautica e logistica, ossia: - la realizzazione dei corsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS),

- l‘attuazione di progetti formativi integrati.

Gli avvisi pubblici, approvati con Decreto n. 2484 del 28-04-2016 , da un lato mirano a creare un legame importante tra le attività economiche, il territorio e il sistema dell‘istruzione e formazione, dall‘altro permettono di formare figure professionali (soprattutto giovani) altamente qualificate, in grado di rispondere ai bisogni provenienti dal tessuto produttivo locale, attraverso l‘integrazione tra scuola, impresa e organismi formativi.

II. Ricerca e impresa: l‘interazione mostra il supporto e l'intensificazione del trasferimento di conoscenza, tramite: modelli di partenariato pubblico-privato, servizi di ricerca e sviluppo a contratto da università per il settore industriale, spin-off universitari e start-up accademici, uffici di trasferimento di conoscenze e tecnologie, piattaforme aperte di open innovation. Queste piattaforme nascono con l‘obiettivo di offrire agli operatori dell‘innovazione offre una varietà di opportunità per qualsiasi tipo di business e progetti, uno spazio di confronto per lo scambio di conoscenza e di progettualità collaborative. Un esempio applicato di open innovation è il crowd sourcing, che Attraverso lo sviluppo di Internet per il Web 2.0, ha sperimentato il suo boom e sono sorte molte nuove opportunità. Attraverso le piattaforme Internet, è stato semplicemente possibile coinvolgere un gran numero di clienti, utenti, inventori e in tutto il mondo nel processo di innovazione, non rendendolo uno strumento esclusivo di imprese con milioni di budget per l‘innovazione. Con riferimento al settore della logistica, nella fase di applicazione del modello di business, le aziende devono iniziare a sfruttare le competenze e le capacità di

40

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30

innovare dei propri fornitori, per migliorare i prodotti, per creare nuove alleanze, o semplicemente per trovare nuove opportunità per ridurre i costi. Altrettanto utile potrebbe essere l‘utilizzo di piattaforme collaborative e virtuali per i fornitori, all‘interno delle quali vengono pubblicate le sfide innovative.

L‘attività svolta dagli enti di ricerca verso le aziende è progressivamente cresciuta negli ultimi anni poiché il mondo della ricerca è in grado di offrire una vasta gamma di ―prodotti‖, costituendo, grazie a strutture e know-how all‘avanguardia, un ottimo supporto per quelle aziende, che avvertano l‘esigenza di innovare. Inoltre, dalla ricerca pubblica le imprese possono assumere giovani con elevata formazione da immettere nel proprio organico. Si realizza il trasferimento tecnologico mediante il quale la ricerca rende disponibili le proprie invenzioni e le innovazioni; il contributo allo sviluppo economico e all'innovazione delle imprese, genera contestualmente utili da reinvestire in attività formative e di ricerca.

III. Istruzione e impresa: la collaborazione tra questi due attori viene valutata considerando il sostegno allo sviluppo di una cultura imprenditoriale nel quadro di programmi di formazione accademici (ad esempio programmi di dottorato incentrati sull'industria) e la formazione di adeguate competenze. Ad esempio tramite l‘esperienza di tirocini curricolari e non curricolari all‘interno delle aziende. Un esempio di metodologia che permette di fornire questa interconnessione tra teoria e pratica, applicato al settore logistico, può essere ottenuto attraverso l'utilizzo di moduli di consulenza nell'insegnamento della catena di approvvigionamento. La consulenza può essere definita come un processo di trasferimento di competenze, conoscenze e / o abilità da una parte (il consulente) a un'altra (l'azienda) con lo scopo di fornire aiuto o risolvere. Agli studenti viene chiesto di interagire direttamente con l'azienda come un agente esterno che fornisce consigli, idee, soluzioni, aiuto sui problemi reali affrontati dall'organizzazione.

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Principali Attori nel Triangolo della Conoscenza:

1- Istituti di istruzione superiore

Gli istituti di istruzione superiore sono la colonna portante del triangolo della conoscenza, poiché forniscono input chiave per ciascuno degli attori. Il contributo degli istituti di istruzione superiore ai diversi attori del triangolo della conoscenza, deve tenere conto della grande varietà di istituzioni in questo settore per quanto riguarda la loro missione di svolgere l'istruzione e la ricerca, la loro struttura di proprietà e autonomia istituzionale, il loro mandato di impegnarsi nella terza missione, attività oltre la ricerca, e quindi il loro ruolo nel sistema di innovazione nazionale e regionale. In una definizione più ampia, gli istituti di istruzione superiore sono tipicamente classificati come:

- università, che conducono attività di ricerca e formazione orientata alla ricerca;

- università di scienze applicate: si tratta di ambienti in cui gli studenti, la ricerca e le società si incontrano e imparano gli uni dagli altri.

- Altri tipi di istituzioni in questo senso includono accademie scientifiche che offrono diplomi di dottorato e istituti di istruzione superiore che forniscono la formazione di specifiche categorie professionali.

ISTRUZIONE

La nuova conoscenza è fonte di innovazione Opportunità di business creano nuove ricerche RICERCA IMPRESA Nuove conoscenze migliorano l‘istruzione

Le competenze sono un input chiave nella ricerca e nello sviluppo

Le competenze sono un input chiave nell'innovazione

La conoscenza dello sviluppo di un nuovo mercato è importante per l'istruzione

(32)

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Si è assistito, negli ultimi anni, a un‘evoluzione del ruolo delle università e un'espansione nella loro gamma di attività, e ciò è stato determinato da diverse tendenze chiave:

- Una tendenza verso il decentramento della governance e la maggiore autonomia delle istituzioni, combinata con i cambiamenti dei sistemi di finanziamento con una maggiore enfasi sulle prestazioni e sulla concorrenza, che ha anche influito sulla capacità delle università di allocare autonomamente risorse, fissare obiettivi strategici e modellare il loro profilo nella ricerca e nell'istruzione;

- Una maggiore collaborazione internazionale facilita, da un lato, lo scambio di conoscenze, esperienze nelle attività di ricerca, e migliori pratiche educative, dall'altro, tuttavia, ciò porta ad una maggiore competizione tra le istituzioni per i ricercatori di talento e gli studenti;

- L'espansione dei diversi tipi di attività universitarie, al di là dell'istruzione e della ricerca, ha influenzato le strategie di innovazione, i programmi di finanziamento e le politiche pertinenti, nonché la realizzazione della terza missione e dell‘"università imprenditoriale". In molti paesi, data una maggiore autonomia e responsabilità degli istituti di istruzione superiore, si è deliberatamente agito per rafforzare e formalizzare la loro immagine come istituti socialmente impegnati nel trasferimento della conoscenza.

2- Enti di ricerca

Gli istituti di ricerca sono attori nei sistemi nazionali di innovazione, anche perché fornitori di ricerca per applicazioni commerciali. Attraverso la collaborazione con le aziende, svolgono ricerche in settori specifici o attuano progetti strategici a lungo termine; agiscono nel punto di intersezione tra gli istituti di istruzione superiore e le aziende, eseguendo ricerche specializzate applicate e offrendo opportunità di carriera a ricercatori provenienti da settori specifici. L‘ente svolge attività di ricerca fondamentale nei propri istituti, collabora con il sistema industriale e ne promuove l‘innovazione e la competitività fornendo tecnologie e soluzioni capaci di dare risposte ai bisogni emergenti, individuali e collettivi. Inoltre promuove l‘internazionalizzazione del sistema della ricerca attraverso la mobilità dei ricercatori, la collaborazione con organismi internazionali, la partecipazione ad iniziative scientifiche.

3- Imprese

L‘impresa differisce in modo significativo all‘interno del triangolo della conoscenza, dalle istituzioni pubbliche, intese come istituiti di istruzione superiore e dagli enti di ricerca,

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