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Capitolo 2 La Prefettura di Pisa

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Academic year: 2021

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La Prefettura di Pisa è attualmente collocata in un edificio storico dell’XI sec. di notevole pregio artistico-architettonico sui Lungarni di Pisa (Palazzo Vecchio) risalente all’XI secolo.

2.1 Cenni storici

Palazzo Vecchio, in origine Palazzo Medici, è un edificio storico che sorge nel centro di Pisa, sul lungarno Mediceo (v. Fig. 2.1).

Figura 2.1- Collocazione dell’edificio della Prefettura di Pisa (fonte: Google Earth) L’edificio deriva dall’ampliamento di un’antica casa-torre (tipica dimora pisana che serviva al doppio uso di abitazione e di difesa) sorta probabilmente nell’XI secolo al di fuori della città, in territorio quasi campestre, attorno al monastero di San Matteo. Con l’allargamento delle mura nel 1158, attorno al monastero di San Matteo nacque il quartiere Foriporta.

L’edificio fu abitato da famiglie illustri di Pisa, come i Casapieri, fino alla metà del XIV sec., e i D’Appiano, che ampliarono l’edificio rinsaldando la parte prospiciente l’Arno (cioè la facciata principale) e crearono un vasto orto nella parte posteriore. Dopo una serie di compravendite, i Medici ne entrarono in possesso nel 1441 ritenendo la posizione del palazzo strategica in quanto adiacente al rifugio costituito dalla Cittadella Nuova appena realizzata. L’edificio divenne così la prima residenza ducale dei Medici a Pisa. Dall’inventario dei possedimenti medicei risulta che, nel 1492, la proprietà ereditata da Lorenzo il Magnifico fosse articolata in tre nuclei distinti: la residenza vera e propria (lato lungarno), una seconda casa “per uso della famiglia” e un terzo edificio di servizio. La dimora principale era di modeste dimensioni ed organizzata su tre livelli: al piano terra, oltre alla loggia, si trovavano una sala, le stanze della servitù, la stalla e l’orto; al primo piano si sviluppava l’appartamento dei coniugi regnanti, Lorenzo e Clarice; gli ambienti del secondo piano seguivano la stessa articolazione di quelli del primo.

Dopo che la città di Pisa ottenne l’indipendenza dal governo fiorentino, l’edificio fu confiscato e dalla fine del 1494 al giugno del 1509 ospitò alcuni rappresentanti del Re (in seguito, personalità illustri di passaggio). Questo provvedimento salvò il palazzo dalla

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rovina, contrariamente a quanto accadde a Firenze, dove i palazzi medicei oltre che confiscati furono saccheggiati. Fra il 1527 e il 1530, durante la seconda cacciata dei Medici da Firenze, il palazzo pisano fu nuovamente confiscato dal governo fiorentino e corse il rischio di essere demolito, insieme al campanile della chiesa di San Matteo. In seguito all’accordo stipulato fra l’imperatore Carlo V e papa Clemente VII i Medici poterono ritornare a Firenze e Alessandro, nominato duca di Firenze, divenne il nuovo proprietario del palazzo pisano. Dopo l’uccisione di Alessandro nel 1537, salì al potere Cosimo, appartenente all’altro ramo della famiglia discendente da Lorenzo il Vecchio, e il palazzo entrò a far parte delle sue proprietà. Cosimo fece diventare il palazzo pisano una delle residenze della corte ducale (con il contributo della moglie Eleonora Alvarez di Toledo), diede inizio al rinnovamento di tutti gli arredi, facendo giungere da Firenze anche preziosi damaschi e arazzi, poi realizzò una totale ristrutturazione dell’edificio, che fu modificato secondo i canoni del palazzo rinascimentale di tipo fiorentino. Nel 1547 il progetto di rinnovamento architettonico delle fabbriche medicee a cura di Giovan Battista di Marco del Tasso prevedeva la realizzazione in marmo delle finestre, delle colonne del portale e di altre membrature della facciata principale: probabilmente, questa fu la prima volta che a Pisa la pietra forte fiorentina venne sostituita dal più costoso marmo. Cosimo introdusse anche a Pisa, così come a Firenze, il modello di palazzo nel quale “il giardino dialoga con l’architettura e ne condivide le leggi compositive”. L’edificio fu il primo di tanti palazzi nobiliari ad essere ricostruito a Pisa secondo questi stilemi. La vocazione universitaria della città fu esaltata dai Medici mediante proposte altamente innovative: ad esempio, il Giardino dei Semplici, contenente piante di diverse provenienze, fu finalizzato ad attività scientifiche e didattiche. Nel giugno del 1558 l’architetto Baccio Bandinelli fu incaricato dalla duchessa Eleonora di redigere un progetto d’ampliamento sul fronte di ponente (sull’area prospiciente la piazza della Fontina, oggi piazza Mazzini); l’attuazione della proposta fu interrotta e mai più ripresa con la morte di Bandinelli nel 1560.

Nel 1574, con la realizzazione del nuovo palazzo granducale presso via Santa Maria da parte di Francesco I, il Palazzo Vecchio fu destinato ad essere alienato: dopo vari passaggi di proprietà, verso la fine del Seicento, fu ceduto all’arciprete Pier Matteo Casapieri che risanò in parte l’edificio ormai degradato. Dopo l’antico splendore l’edificio fu trasformato persino in magazzino. Nel 1712 mons. Francesco Frosini (il cui stemma rimane ancora oggi in piazza Mazzini) dispose una notevole somma per riportarlo in uno stato di decenza: i lavori furono affidati ai fratelli Giuseppe Maria e Francesco Melani di Pisa, artisti molto noti all’epoca per le loro qualità di decoratori e per i loro progetti architettonici di interni ed esterni. Dal 1753 succedettero a mons. Frosini altri proprietari fino a Jacopo Finocchietti.

In una rappresentazione del 1836 si registrano le modifiche introdotte: il portale centinato decentrato verso l’attuale piazza Mazzini e le ampie finestre al posto delle piccole finestrelle al piano terreno. Nel 1864, celebrandosi a Pisa l’anniversario della nascita di Galileo, l’edificio, sotto una nuova proprietà, vide uno dei suoi ultimi avvenimenti festosi e importanti. Solo nel 1871, su incarico della nuova proprietaria, la marchesa Vittoria Spinola, figlia di Vittorio Emanuele II, furono commissionati all’architetto Ranieri Simonelli imponenti lavori di ristrutturazione (v. Fig. 2.2). L’architetto, basandosi su elementi ritrovati sotto l’intonaco, con fantasia e genialità ricostruì l’edificio ispirandosi per il piano terreno a palazzo Gambacorti (oggi sede del Comune di Pisa); non è chiaro se fu Simonelli ad aggiungere una torre merlata sul lato della piazzetta di San Matteo. Furono create nuove facciate sulle due piazze, modificando le antiche finestre medicee nelle attuali bifore e trifore gotiche con colonnini marmorei.

Nel 1879 l’immagine dell’edificio era mutata definitivamente: perse le caratteristiche di palazzo rinascimentale fiorentino, aveva assunto quelle di edificio in stile neogotico che ancora oggi conserva. Gli stemmi dei Medici, dei D’Appiano e del Frosini furono posti sul Lungarno e su piazza Mazzini in ricordo dei periodi più importanti della sua storia. L’edificio fu residenza della moglie morganatica del Re d'Italia nel 1885 e, anni più tardi,

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del giornalista Alessandro D’Ancona, primo direttore del quotidiano di Firenze, nonché senatore e capo del movimento liberale toscano, che vi morì nel 1914.

Figura 2.2- Palazzo Vecchio prima del restauro del 1879

Il 3 settembre 1929 l’ingegner Giovanni Corsi, rettore della Provincia di Pisa, deliberò di acquistare il palazzo per farne la sede del Capo della Provincia e degli uffici dipendenti. L’edificio non poteva essere adibito ad uffici senza essere ampliato: il progetto e la realizzazione degli interventi furono seguiti dagli ingegneri Gino Steffanon e Amedeo Tosini, dall’architetto Oreste Zocchi e dal professor Aristo Manghi. I progettisti decisero di lasciare intatto il corpo del vecchio palazzo, così come era stato ricostruito da Simonelli, facendo in modo che le linea del Lungarno non subisse alcun cambiamento, ma anche di estendere e ampliare il braccio del palazzo verso Nord, lungo il giardino, cercando di non alterare la fisonomia della piazza e il profilo architettonico dell’edificio. La parte nuova dell’edificio venne così suddivisa: al pian terreno l’archivio, al primo piano la ragioneria ed, infine, al secondo piano gli uffici amministrativi. Per quanto riguarda l’edificio antico, il piano terra, destinato ad uffici e a locali di servizio, fu provvisto di ampi corridoi, illuminati e ventilati grazie alla presenza di grandi finestre, e il piano primo, adibito a residenza del Capo della Provincia, fu sistemato in modo che rispecchiasse l’importanza e l’autorevolezza di chi lo abitava. Nel fabbricato secondario, in fondo ai giardini, verso via della Rosa, trovarono adatta sede le rimesse per automobili e gli alloggi per i conducenti.

Nell’agosto 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, l’edificio fu gravemente danneggiato dai bombardamenti. Dal suo rifacimento ad oggi, l’edificio non è stato più oggetto di importanti interventi e, tuttora sotto la proprietà della Provincia di Pisa, continua a svolgere un ruolo primario nella città in quanto sede della Prefettura e residenza del Prefetto.

2.2 Caratteristiche e funzioni

Oggi il Palazzo della Prefettura si presenta come un edificio su tre livelli costituito da un corpo centrale di forma allungata affiancato da due ali (una sul lato Nord ed una sul lato Sud) che abbracciano un vasto giardino al quale si accede da Piazza Mazzini (v. Fig. 2.3, Fig. 2.4 e Fig. 2.5). Un secondo giardino si estende sul lato Est della struttura, nelle immediate adiacenze del museo San Matteo.

L’ala Nord, denominata per convenienza palazzina, è collegata al blocco centrale dell'edificio mediante un vano scale; essa occupa solo due livelli: al piano terra è destinata ad uso magazzino mentre al primo piano vi si collocano degli uffici.

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studio) e riservata agli uffici di rappresentanza all’ultimo piano con vista sul fiume Arno: la segreteria e l’ufficio del Prefetto, l'ufficio del vice Prefetto e quello del Capo di gabinetto, la sala riunioni e la sala operativa della Protezione Civile.

Figura 2.3- Palazzo della Prefettura: facciata Sud sul fiume Arno e ingresso da Piazza Mazzini

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Figura 2.5- Palazzo della Prefettura: ricostruzioni planimetriche dei piani primo e secondo Il corpo centrale si sviluppa su tutti e tre i piani con una disposizione che prevede un lungo corridoio principale sul quale affacciano i numerosi locali. Il piano terra ospita tre archivi e cinque uffici, alcuni dei quali aperti al pubblico. Dal corridoio longitudinale, al quale si può accedere dal portone di ingresso situato sul lato Ovest, si può raggiungere il giardino sul retro. Il primo piano ospita quattordici uffici, di cui dieci affacciati sul corridoio centrale e quattro collocati nella palazzina. Il secondo piano è quello con la maggior superficie ed il maggior numero di ambienti perché costituito dalla serie di uffici che, come ai piani sottostanti, si affacciano sul corridoio centrale, e dalla parte esposta a Sud sul fiume Arno sede degli uffici dei dirigenti. Il secondo piano conta, considerati tutti gli ambienti appena citati, un totale di ventitré locali. L’edificio dispone complessivamente di sei gruppi bagno, di cui uno al piano terra, due al primo piano, tre al secondo.

La superficie coperta risulta pari a 1200 m2 cui corrisponde una superficie calpestabile

complessiva di circa 2700 m2 ed un volume lordo complessivo (riscaldato) pari a 11880

m3, avendo assunto un’altezza media per piano di 4,40 m.

Nelle Fig. 2.4 e 2.5 seguenti sono riportate, in scala grafica opportuna, le ricostruzioni planimetriche dei piani terra, primo e secondo relative all’attuale distribuzione interna degli uffici. Altre elaborazioni grafiche di interesse (p.e. prospetti, viste 3D) sono inserite più avanti nel testo.

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Figura 2.1- Collocazione dell’edificio della Prefettura di Pisa (fonte: Google Earth)  L’edificio  deriva  dall’ampliamento  di  un’antica  casa-torre  (tipica  dimora  pisana  che  serviva al doppio uso di abitazione e di difesa) sorta probabilmente nell’
Figura 2.2- Palazzo Vecchio prima del restauro del 1879
Figura 2.3- Palazzo della Prefettura: facciata Sud sul fiume Arno e ingresso da Piazza Mazzini
Figura 2.5- Palazzo della Prefettura: ricostruzioni planimetriche dei piani primo e secondo  Il  corpo  centrale  si  sviluppa  su  tutti  e  tre  i  piani  con  una  disposizione  che  prevede  un  lungo corridoio principale sul quale affacciano i numeros

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