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0. Introduzione Oggetto del nostro studio sono due sequenze di racconti della scrittrice di origine anglocanadese Mavis Gallant (n. 1922), 'Linnet Muir'

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0. Introduzione

Oggetto del nostro studio sono due sequenze di racconti della scrittrice di origine anglocanadese Mavis Gallant (n. 1922), 'Linnet Muir'1 e 'Edouard, Juliette, Lena'2. Il nostro

obiettivo è colmare una lacuna evidente all'interno della bibliografia critica sull'autore e, allo stesso tempo, di proporre una diversa e più articolata prospettiva di analisi alla luce dei recenti sviluppi critici e teorici sul racconto e sui cicli di racconti.

Partendo dal presupposto che tema cardine dell'opera di Mavis Gallant è l'esilio, indissolubilmente legato alla percezione dell'alterità del luogo che crea il senso di dislocazione esperito dal personaggio, appare quantomeno singolare constatare che non esistono contributi critici dai quali emerga una particolare attenzione alle funzioni della strutturazione topologica, in special modo nelle sequenze di racconti interconnessi, mai analizzati prima d'ora nel loro insieme. Particolare rilievo sarà quindi dato all'indagine dei livelli tematico-topologici così come sono presenti all'interno delle due sequenze per analizzare le loro funzioni relativamente sia alla costruzione del senso sia ai fini dell'interpretazione testuale. Funzionali all'analisi sono i contributi teorici sui cicli di racconti, messi in relazione ad alcune recenti applicazioni al testo letterario dello studio dei frame cognitivi. Prima di passare a specificare le metodologie d'indagine applicabili ai testi delle sequenze, è utile inquadrare la produzione di Mavis Gallant all'interno della letteratura anglocanadese.

0.1. Mavis Gallant: l'arte dell'esilio.

Mavis Gallant occupa una posizione anomala all'interno del panorama letterario anglocanadese. Se da un lato ne è unanimemente ritenuta, insieme ad Alice Munro e Margaret

1 “In Youth Is Pleasure” (New Yorker, 24th November 1975), “Between Zero and One” (New Yorker, 8th December 1975), “Varieties of Exile” (New Yorker, 19th January 1976), “Voices Lost in Snow” (New Yorker, 5th April 1976), “The Doctor” (New Yorker, 20th June 1977), “With a Capital T” (Canadian Fiction Magazine.

Mavis Gallant Issue, n. 28, Spring 1978).

2 “A Recollection” (New Yorker, 22nd August 1983), “Rue de Lille”, (New Yorker, 19th September 1983), “The Colonel's Child” (New Yorker, 10th October 1983), “Lena” (New Yorker, 31st October 1983).

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Atwood, figura cardine, al tempo stesso la sua opera ha ottenuto in patria un riconoscimento tardivo. L'inizio della sua carriera letteraria, come già ricordato, risale al 1944, sul periodico letterario canadese Preview; trasferitasi in Europa nei primissimi anni Cinquanta, pubblica più di un centinaio di racconti sul New Yorker dal 1951 fino al 1995; la sua produzione include anche articoli, saggi, recensioni, due romanzi e un'opera teatrale. Motivo ricorrente nella sua opera è l'esilio, vivere da stranieri, o da estranei, in un altra cultura. Sintomatico del riconoscimento tardivo della sua opera in Canada è il fatto che il primo volume a riunire tredici racconti, The End of the World and Other Stories, sia apparso solo nel 1974, a quasi vent’anni di distanza da The Other Paris (1956), la sua prima raccolta pubblicata, e a venticinque dal suo primo racconto sul New Yorker, “Madeline’s Birthday” (1 settembre 1951). Sette anni più tardi, nello stesso anno della pubblicazione il volume Home Truths:

Selected Canadian Stories (1981)3 le vale il prestigioso premio letterario “Canada Governor’s

General Award for Fiction”.

Mavis Gallant appartiene cronologicamente alla generazione che ha contribuito più attivamente alla “Canadian Renaissance” degli anni Sessanta, in cui la letteratura canadese raggiunge la piena maturazione. La fioritura del racconto canadese di lingua inglese a partire dagli anni Sessanta è riconducibile a una molteplicità di fattori concomitanti. Sussidi governativi furono elargiti sia agli autori, anche per mezzo di premi letterari, sia alle case editrici specializzate nella pubblicazione di letteratura canadese: House of Anansi Press, Coach House Press, Talonbooks e Oberon Press nacquero proprio in quegli anni grazie alla politica di supporto culturale del governo, che finanziò, e continua a finanziare, anche numerose riviste letterarie, veicolo fondamentale per la circolazione dei racconti. Come riporta Nischik, alla fine degli anni Novanta, il Canada Council sovvenzionava per la somma di quattrocentomila dollari annui circa trenta riviste letterarie, per contare solo quelle in lingua inglese4. W. H. New, nel suo studio sulla letteratura canadese, calcola che, dal 1960 al 1985,

circa quattrocento nuovi scrittori hanno pubblicato le loro opere ricevendo apprezzamento di pubblico e critica5, mentre Robert Thacker rileva circa seicento raccolte di racconti solo a

partire dal 1983, sintomo dell'innegabile rinascita che il racconto anglocanadese ha sperimentato negli ultimi due decenni del Ventesimo secolo. Per spiegarne il successo prima all'estero e poi in patria, Thacker insiste sulla brevità e la duttilità della forma del racconto, che lo hanno reso dapprima esportabile su riviste per la maggior parte statunitensi, come New

Yorker, Esquire o Harper's Bazaar, poi, in un secondo momento, adeguato alla distribuzione

editoriale in Canada su periodici letterari come Mayfair, Canadian Forum, Chatelaine,

3 M. Gallant, Home Truths. Selected Canadian Stories, Toronto, Macmillan of Canada, 1981; edizione statunitense: Home Truth: Sixteen Stories, New York, Random House, 1981.

4 R. M. Nischik, op. cit., p. 16.

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Queen's Quarterly, Tamarack Review, University of Windsor Review, Wascana Review, Malahat Review e Lakehead Review, al cui interno era dato ampio spazio alla pubblicazione di

racconti.

Altri due fattori hanno contribuito alla rinascita del racconto anglocanadese in questo periodo. Fondamentale è stato il ruolo della Canada Broadcasting Company (CBC) già a partire dal 1953: Robert Weaver (1921-2008) è ideatore, nonché promotore fino al 1985, della trasmissione radiofonica Anthology, durante la quale ogni anno si calcola che siano stati letti fino a quaranta racconti di scrittori canadesi più o meno noti, a fronte di un pubblico medio di cinquantacinquemila ascoltatori settimanali. Oltre ad avere intuito le potenzialità radiofoniche del racconto ed averlo così promosso su scala nazionale, Weaver cura l'edizione di Canadian

Short Stories, cinque raccolte per la Oxford Unversity Press dal 1960 al 19916 e due volumi in

collaborazione con Margaret Atwood, The Oxford Book of Canadian Short Stories in English7

e The New Oxford Book of Canadian Short Stories in English8. Nel primo volume di

Canadian Short Stories, Weaver volle inserire anche tre racconti di autori francocanadesi,

Anne Hébert (1916-2000), Roger Lemelin (n.1919) e Philippe Panneton, alias Ringuet (1895-1960), in traduzione inglese, esperimento che non riproporrà.

La diffusione di un crescente numero di antologie di racconti anglocanadesi è l'altro fattore determinante per il successo del genere. La prima, a cura di Raymond Knister, risale al 19289; nel 1947 esce, a cura di Desmond Pacey, A Book of Canadian Stories10,

nell'introduzione al quale lo stesso Pacey attribuisce alla mancanza di un pubblico realmente interessato a pagare per racconti seri, e di un certo spessore letterario, la scarsa diffusione del racconto in Canada in quegli anni. Oltre alle antologie a cura di Weaver, ricordiamo anche la serie pubblicata dalla Oberon Press a partire dal 1977, Best Canadian Stories, curata da editori fra i quali ricordiamo John Metcalf, Clark Blaise, Leon Rooke e David Helwig. Grazie alla selezione operata all'interno delle varie antologie, è possibile rilevare idee diverse sulle caratteristiche prescrittive del racconto anglocanadese. George Bowering e Geoff Hancock hanno un intento volutamente non conservativo: selezionano infatti testi di altri autori che propongono modelli narrativi diversi dalla tradizione realista e modernista11. Nelle parole di 6 R. Weaver (a cura di), Canadian Short Stories,Oxford, Oxford University Press (1960); Canadian Short

Stories. Second Series, Oxford, Oxford University Press, 1968; Canadian Short Stories. Third Series, Oxford,

Oxford University Press, 1978; Canadian Short Stories. Fourth Series, Oxford, Oxford University Press, 1978;

Canadian Short Stories. Fifth Series, Oxford, Oxford University Press, 1991.

7 M. Atwood, R. Weaver (a cura di), The Oxford Book of Canadian Short Stories in English, Oxford, Oxford University Press, 1986.

8 M. Atwood, R. Weaver (a cura di), The New Oxford Book of Canadian Short Stories in English, Oxford, Oxford University Press, 1995.

9 Cfr. nota 15.

10 D. Pacey (a cura di), A Book of Canadian Stories, Toronto, Ryerson Press, 1947.

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Gadpaille: «Hancock, Bowering, and other editors value a fiction of broken rules and boundaries – its essence is best captured in such terms as 'anti-fiction', 'sur-fiction', 'trans-fiction' – that, unlike modernist offerings of the more conservative anthologies, has links to myth, dream, magic, and to the older traditions of oral fiction»12. Altre antologie sono state

compilate tentando una raccolta tematica delle storie, ad esempio a seconda della loro ambientazione13, oppure tenendo conto dell'appartenenza di genere, come nelle antologie

dedicate alle scrittrici canadesi14.

Sono inoltre da ricordare le antologie pensate per una fruizione scolastica e universitaria, come alcune di quelle curate da John Metcalf15, Michael Ondaatje16 e W. H.

New17. La più recente, pubblicata nei primi mesi del 2008 a cura di Jane Urquhart18,

raggruppa i testi non secondo un criterio di organizzazione cronologica, ma in base a cinque tematiche diverse, riassunte dal titolo del racconto che inaugura ogni sezione: 'Part 1: The Wiew From Castle Rock'; 'Part 2: This All Happened'; 'Part 3: Lunch Conversation'; 'Part 4: Paper Shadows'; 'Part 5: My Grandfather's House', che include anche “Voices Lost in Snow”, uno dei racconti della sequenza di 'Linnet Muir'.

È stato calcolato che, a partire dagli anni Ottanta fino ad oggi, in Canada sono state pubblicate più di seicento raccolte di racconti di soli autori canadesi di lingua inglese, senza contare le antologie che raccolgono periodicamente i racconti più rappresentativi nonché i più apprezzati dal pubblico19. Eppure, a fronte di un simile proliferare di materiale narrativo,

lascia per lo meno perplessi l'esiguo numero di studi dedicati a quello che ad oggi è unanimemente riconosciuto come «the flagship genre of Canadian Literature»20. Poco meno di

una decina sono gli studi validi, esaurienti e ben documentati di cui è possibile avvalersi per

di), Illusion: Fables, Fantasies and Metafiction: An Anthology, Toronto, Aya Press, 1982, 2 voll. e Moving Off

the Map: From 'Story to Fiction'. An Anthology of Contemporary Short Fiction, Windsor, Black Moss Press,

1986.

12 M. Gadpaille, op. cit., p 118.

13 Cfr. fra gli altri D. Daymond, M. Wolfe (a cura di), Toronto Short Stories, New York, Doubleday, 1977, oppure A. Schroeder, R. Wiebe (a cura di), Stories from Pacific & Arctic Canada: A Selection, Toronto, Macmillan, 1974.

14 Cfr. R. Sullivan (a cura di), Stories by Canadian Women, Oxford, Oxford University Press, 1984 e R. Sullivan (a cura di), More Stories by Canadian Women, Oxford, Oxford University Press, 1987.

15 J. Metcalf (a cura di), The Narrative Voice, Toronto, McGraw-Hill Ryerson, 1972 e Making It New.

Contemporary Canadian Stories, London, Methuen, 1982.

16 M. Ondaatje, Personal Fictions. Stories by Munro, Wiebe, Thomas and Blaise, Oxford, Oxford University Press, 1977.

17W. H. New, Canadian Short Fiction: From Myth to Modern, Scarborough, Prentice Hall, 1986. 18 J. Urquhart, op. cit.

19 R. Thacker, “Short Fiction”, in E.M. Kröller (ed.), The Cambridge Companion to Canadian Literature, Cambridge, Cambrige University Press, 2004, p. 191.

20 R. M. Nischik, “The Canadian Short Story: Status, Criticism, Historical Survey”, in R.M. Nischik (ed.), The

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offrire un panoramica della storia del racconto canadese in lingua inglese21. Dei contributi

italiani, l'unico a rimanere un testo di riferimento ancora attuale è la raccolta di saggi ad opera di Alfredo Rizzardi22, in cui vari studiosi propongono le loro personali chiavi di lettura di

alcuni fra gli autori di racconti più rappresentativi del panorama letterario anglocanadese nell'arco dello scorso secolo: Margaret Atwood, Alice Munro e Mavis Gallant, ovviamente; ma anche Margaret Laurence, Timothy Findley, Gwendolyn MacEwen, Marian Engel, Sinclair Ross, Jane Urquhart, Sheila Watson.

Fra gli scrittori rammentati finora, solo Mavis Gallant sceglie di risiedere all’estero e di non pubblicare in Canada le proprie opere fino alla metà degli anni Settanta, il che la rende fino ad allora pressoché sconosciuta al grande pubblico canadese. Il complesso rapporto che lega l’autrice alla sua terra d’origine è esemplificato soprattutto nei racconti i cui protagonisti sono canadesi: è sintomatico il fatto che il Governor’s General Award le fu assegnato proprio per Home Truths, una raccolta di racconti i cui protagonisti, tutti canadesi, sono colti nel loro ambiente all’interno della prima sezione (“At Home”), o al di fuori di esso nella seconda (“Canadians Abroad”), mentre la terza corrisponde alla sequenza parzialmente autobiografica di 'Linnet Muir'. La scrittrice spesso ritrae personaggi canadesi in contesti lontani, metaforicamente o fisicamente, dal proprio luogo d'origine, e ne rivela l'inadeguatezza attraverso il confronto con l’altro, nel momento in cui entrano in contatto con luoghi diversi e con i personaggi che vi appartengono. Lo stesso processo di osservazione distaccata e affettuosamente, ma non sempre, ironica dei suoi connazionali è evidente anche nei racconti in cui sono narrate le alterne vicende delle ‘Carette Sisters’. Quest’ultima è una sequenza dedicata alla progressiva dissoluzione dei nuclei familiari che, con il passare degli anni, si creano all’interno della famiglia Carette, residente a Montreal, di madrelingua francese, con una speciale avversione per la popolazione anglofona con cui si trova obbligata a convivere. Nei racconti ambientati a Montreal è sempre presente il contrasto tra le due anime linguistiche e culturali della città, oltre alla ricostruzione particolareggiata dei luoghi dove l’autrice ha vissuto fino alla pubertà: tale esperienza è traslata nella sequenza di ‘Linnet Muir’ che

21 Senza contare i saggi introduttivi che di volta in volta hanno accompagnato la pubblicazione delle raccolte e delle antologie di racconti anglocanadesi, basti pensare a quelli a cura di Robert Weaver o Michael Ondaatje, come risulta dalla bibliografia in calce allo studio, di seguito riportiamo i testi fondamentali per la conoscenza del genere in questione, in ordine cronologico: W. H. New, Dreams of Speech and Violence. The Art of the Short

Story in Canada and New Zealand, Toronto, University of Toronto Press, 1987; M. Gadpaille, The Canadian Short Story, Oxford, Oxford University Press, 1988; S. Vauthier, Reverberations: Explorations in the Canadian Short Story, Concord, House of Anansi Press, 1993; A. Rizzardi (ed.), Moderni e post moderni. Studi sul racconto canadese, Abano Terme, Piovan Editore, 1994; G. Lynch, A.Arnold Robbeson, Dominant Impressions. Essays on the Canadian Short Story, Ottawa, University of Ottawa Press, 1999; G. Lynch, The One and the Many. English-Canadian Short Story Cycles, Toronto, University of Toronto Press, 2001; R.M. Nischik (ed.), The Canadian Short Story. Interpretations, Rochester, Camden House, 2007.

22 A. Rizzardi (ed.), Moderni e Post-moderni. Studi sul racconto canadese del Novecento, Abano Terme, Piovan Editore, 1994.

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conclude la raccolta Home Truths, di cui avremo modo di parlare più oltre.

Per comprendere la posizione di Mavis Gallant all’interno della letteratura canadese, è utile anche consultare alcuni testi di più recente pubblicazione23, e non dimenticarsi di

contributi fondamentali, come lo studio sul racconto canadese a cura di Michelle Gadpaille, in cui l’autrice rende merito a Robert Weaver per aver presagito quella che sarebbe stata la feconda evoluzione del racconto canadese nell’immediato futuro24. Weaver inserisce

all’interno dell’antologia da lui curata25 racconti di autori allora emergenti quali W.O.

Mitchell, Malcom Lowry, Mordecai Richler, Alice Munro (“The Time of Death”) e, per l’appunto, Mavis Gallant (“The Legacy”), accanto a quelli di autori delle precedenti generazioni, come Charles G.D. Roberts, Stephen Leacock, Frederick Philip Grove, Raymond Knister o Morley Callaghan.

Gadpaille dedica un capitolo a ciascuna di quelle che ritiene unanimemente riconosciute come «Canada’s contemporary masters of the short story», ovvero Mavis Gallant, Alice Munro e Margaret Atwood. In particolare, di Mavis Gallant sottolinea l’importanza che rivestono nella sua narrativa alcuni luoghi ricorrenti: il Quebec - Montreal in special modo - la Costa Azzurra, la Germania e, soprattutto, Parigi. Ogni ambientazione ha un scopo preciso all’interno dei vari racconti: la Costa Azzurra e Parigi, ad esempio, fanno spesso da sfondo a vicende di stranieri deraciné, impossibilitati per vari motivi a lasciare l’Europa e far ritorno negli Stati Uniti o in Canada. Questi personaggi abbandonati in un continente estraneo si trovano in una posizione privilegiata, che permette loro di osservare con un certo distacco la realtà all’indomani della seconda guerra mondiale. I racconti ambientati in Quebec ruotano anch’essi attorno al motivo della dislocazione fisica a psicologica dell’emigrato messo a confronto con una realtà culturale e sociale diversa rispetto a quella che si è lasciato alle spalle. Tuttavia, sono i connazionali della scrittrice ad essere messi sotto osservazione nelle loro modalità d’interazione con l’altro, il diverso da sé, come accade ad esempio in “Wing’s Chips”. Diverso è invece lo scopo di racconti come “The Pegnitz Junction” o “The Latehomecomer”, ambientati nella Germania post-bellica, sfondo per l’indagine personale

23 R. M. Nischik (a cura di), Canadian Short Story: Interpretations, Rochester, Camden House, 2007, oppure G. Lynch, A. A. Robbeson (a cura di), Dominant Impressions. Essays on the Canadian Short Story, Ottawa, University of Ottawa Press, 1999.

24 «Among this group of new writers in the Weaver anthology, Mavis Gallant (“The Legacy”) and Alice Munro (“The Time of Death”) would emerge in the next decade as the foremost Canadian writers of the short story, achieving International as well as national recognition. It is to Weaver’s credit that in 1960 – when the future strengths and proliferation of the Canadian short story could not have been foreseen – he not only summed up the best of the old but accurately perceived the direction that would be taken in looking ahead to the achievements of Gallant and Munro, which their stories in this collection anticipated». M. Gadpaille, The

Canadian Short Story, Oxford, Oxford University Press, 1988, pp. 36-37.

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dell’autrice volta a studiare le origini del Nazismo e «its small possibilities in people»26, e cioè

quelle caratteristiche dell’individuo che hanno permesso il consenso e l’ascesa del regime di Adolf Hitler, con le ben note conseguenze. Il suo interesse in proposito ha origine anche dal fatto che l’autrice ha avuto modo di entrare in contatto con le prime fotografie dell’olocausto che giungevano oltreoceano, e di essere stata fra i primi a doverne parlare: prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, ha lavorato per circa sei anni, dal 1944 al 1950, come reporte per lo Standard di Montreal, esperienza che rievoca anche nei racconti di ‘Linnet Muir’.

Segno tangibile dell'interesse nei confronti della narrativa di Mavis Gallant a partire dagli anni Settanta sono i numerosi saggi e gli articoli che indagano vari aspetti della sua opera, per un elenco dei quali si rimanda alla bibliografia. Tuttavia, come già accennato, manca uno studio, di qualsiasi genere, che prenda in esame le sue sequenze di racconti e ne analizzi le strategie testuali in quanto insiemi di racconti legati fra loro da ricorrenze tematico-stilistiche e da dinamiche coerenti di sviluppo ricorsivo, con riferimento ai livelli di strutturazione topologico-semantica. Per procedere con l'analisi dei testi, è opportuno isolare nel primo capitolo i concetti e le metodologie d'indagine pertinenti all’interpretazione dei racconti e utili per argomentare lo studio.

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