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Capitolo 2

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Academic year: 2021

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Il parto distocico nella cavalla

Si definisce distocico (distocia dal greco δυστοκία, comp. di δυσ- «dis-» e τόκος «parto») il parto atipico o patologico della cavalla, dovuto a qualsiasi alterazione materna o fetale che ne ostacoli l’espletamento e che richiede, pertanto, l’intervento medico, manuale o strumentale, e/o chirurgico, parto cesareo, o che, pur compiendosi con le forze naturali mette in pericolo la vita del feto o della madre.

Il tempo è il fattore critico nella gestione di un caso ostetrico (Byron et al. 2002) in quanto la sopravvivenza del feto equino in caso di distocia è breve (Roberts, 1986), pertanto prima si interviene e si riconosce tale anomalia e maggiori sono le possibilità di salvare il puledro e la fattrice.

Nella cavalla il tempo per l’espulsione fetale non deve essere superiore ai 30-40 minuti (Roberts, 1986); se si supera il tempo indicato il puledro viene a trovarsi in un ambiente privo di ossigeno, ciò perché nella specie equina le interconnessioni tra la placenta, organo che consente lo scambio di nutrienti tra la fattrice e il

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puledro, e l’endometrio sono molto labili e, a seguito delle contrazioni uterine caratterizzanti il parto, si interrompono provocando il distacco della placenta, con conseguente venir meno di qualsiasi apporto di sostanze nutritive e di ossigeno, quindi, morte del puledro.

L’evento parto nella cavalla si consuma, generalmente, in tempi brevi (30-40 minuti) rispetto ad altre specie domestiche: vacca-pecora 6-12 ore, scrofa 4-6 ore, cagna 6-8 ore (Holdstock,

2005); in caso di distocia, evento peraltro molto raro nella cavalla

con una incidenza pari al 4-8 % (Vandeplassche, 1993), i tempi si allungano e la percentuale di sopravvivenza del puledro diminuisce.

Una eventuale distocia influisce anche sull’integrità dell’apparato riproduttivo della fattrice e fino mettere a rischio la stessa sopravvivenza di quest’ultima (Embertson, 2007).

Per questi motivi la distocia richiede di essere gestita come emergenza (Embertson, 2007; Fahning et al., 1997), da cui la necessità di osservare ogni parto al fine di prevenire e/o intervenire in caso di insorgenza di problemi.

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Il personale di sorveglianza è tenuto ad intervenire, anche in assenza del Veterinario, nella sola ipotesi in cui si verifichi il distacco di placenta, la cui espressa manifestazione è la cosiddetta “red-bag”, ossia la fuoriuscita della sacca rossa, corrispondente alla membrana corion-allantoidea, dalla vulva.

Sarà, quindi, necessario intervenire aprendo la membrana ed estraendo immediatamente il puledro dalla cavità uterina, favorendone la respirazione.

In relazione ai fattori causali della distocia, possiamo distinguere il parto distocico da cause fetali e il parto distocico da cause materne e meccaniche.

La distocia dovuta a cause materne e/o meccaniche, indicata come “parto languido”, è poco frequente, ed è originata dall’insufficienza delle forze espulsive della cavalla al momento del parto che le impediscono di imprimere una forza espulsiva sufficiente ad espellere il puledro.

Dallo studio eziologico della distocia è emerso che quest’ultima può essere causata, anche , da altre emergenze

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chirurgiche: la torsione uterina e la colica addominale (Embertson, 2007).

Tuttavia, la percentuale maggiore di distocie è dovuta a cause fetali, ossia “presentazione”, “posizione” e “atteggiamento”, proprie del feto in utero nel momento in cui sta per iniziare il parto :

 Presentazione: consiste nel rapporto tra l’asse longitudinale del feto e quello della madre.

La presentazione fisiologica è quella longitudinale anteriore, vale a dire con la testa e gli arti anteriori distesi verso il bacino della cavalla.

La presentazione posteriore, ossia con gli arti posteriori distesi verso il bacino è sempre patologica in quanto, si genera uno stato di anossia neonatale, dovuto al fatto che l’ombelico, unica fonte di ossigeno per il puledro in questa fase, trovandosi nella porzione caudale della pancia, viene ad essere schiacciato ed occluso proprio tra la parte ventrale del feto stesso e l’osso pubico della fattrice, interrompendo il circolo sanguigno e l’ossigenazione in un momento in cui il feto si trova con la testa e le narici in utero.

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In casi molto rari la posizione fetale può essere anche trasversale e il feto si troverà rivolto, con il dorso o la pancia, verso il bacino della cavalla. Questa posizione determina sempre una distocia estremamente grave.

 Posizione: è il rapporto che intercorre tra il dorso del feto e le parti ossee del canale del parto; la posizione fisiologica è quella dorso-pubica fino all’inizio del parto quando si assiste ad una rotazione del feto che lo porta alla posizione dorso-sacrale essenziale affinchè il parto si verifichi ed il feto venga espulso dalla cavità uterina.

 Atteggiamento: è il rapporto che intercorre tra il tronco del feto e le sue estremità (testa, collo, arti, spalle ); l’atteggiamento fisiologico è quello di arti anteriori, testa e collo estesi.

La distocia per cause fetali è dovuta ad anomalie della presentazione della posizione o dell’atteggiamento del feto (Vandeplassche M. 1987).

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Le distocie più comuni sono :

 Presentazione Anteriore - con flessione carpo/i,

- con flessione della spalla/e, - con flessione testa e collo, - con flessione testa e collo +

flessione degli arti.

 Presentazione Posteriore - con arti estesi,

- con flessione del garretto/i, - con flessione anca/e (podice).

 Presentazione Trasversale - anteriore o posteriore (di pancia o di dorso),

- cane seduto.

La diagnosi generica di distocia viene effettuata immediatamente in seguito alla segnalazione del proprietario di parto prolungato nel tempo, caratterizzato da eventi non fisiologici.

La distocia della cavalla impone un intervento di emergenza in quanto mette a rischio la vita della madre e del feto.

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La prima cosa da fare, una volta adottate la misure di sicurezza, fasciata la coda e lavato accuratamente il perineo, è procedere alla palpazione vaginale.

Primariamente, bisogna verificare la vitalità del puledro, in secondo luogo la presentazione e, infine, la posizione dello stesso.

L’accertamento circa lo state vitale del puledro si effettua mediante la palpazione dell’occhio, se lo stesso si trova in presentazione anteriore, mentre se assume la presentazione posteriore, si procede inserendosi il dito nell’ano dell’animale per vedere se risponde allo stimolo (Frazer et al 1999).

A seguito di un’accurata palpazione vaginale, che consente al Veterinario di tastare le parti anatomiche del feto, è possibile stabilire la presentazione e la posizione dell’animale nella cavità uterina; indi, in presentazione anteriore il Veterinario tocca la testa, le orecchie, gli occhi e le narici; in presentazione posteriore, invece, il sedere, la coda, e non la testa; inoltre, ciò che consente di stabilire, con assoluta certezza, che il feto si trova in posizione posteriore è la palpazione della corda del garretto (Frazer et al 1999).

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La presentazione trasversale necessita di un approfondimento ulteriore. Se durante la palpazione il Veterinario non sente nulla o meglio tocca una superficie uniforme, sta a significare che il puledro si presenta con il dorso; mentre, nella presentazione di pancia si palpano, di solito, tutti e quattro gli arti (Frazer et al. 1997).

La presentazione anteriore con flessione carpo/i è una forma

di distocia che si manifesta con la fuoriuscita, dalla vulva della cavalla, di un arto e del muso del puledro, se la flessione è unilaterale, o solo il muso del puledro, se la flessione è bilaterale. In tali condizioni, il Veterinario, per risolvere questa distocia, effettua una repulsione sul puledro dal canale del parto nella cavità uterina della cavalla allo scopo di guadagnare spazio utile al riposizionamento del carpo/i, e con il palmo della sua mano va a coprire la parte tagliente dello zoccolo/i per evitare lesioni alla parete uterina. Così posizionato il puledro sarà in grado di attraversare il canale del parto e il bacino materno per fuoriuscire dalla cavità uterina ed iniziare la sua vita extrauterina (Embertson e

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La presentazione anteriore con flessione della spalla/e

comporta la fuoriuscita dalle labbra vulvari di un solo arto ed il muso del puledro o,in caso di flessione bilaterale, del solo muso. Questo tipo di presentazione può consentire di fare trazione in quanto il puledro, così posizionato, è in grado di attraversare il bacino della madre, avendo l’arto contro laterale completamente flesso all’indietro, senza aumentare il diametro della sua circonferenza toracica; questa condizione può consentire di fuoriuscire dalla cavità uterina (Roberts 1986).

Di converso, se la flessione della spalla è bilaterale bisogna effettuare la repulsione del puledro nel canale del parto, riposizionare entrambe le spalle con i rispettivi arti verso la vulva della cavalla in modo parallelo alla testa e al collo, in posizione fisiologica, per consentire e favorire la fuoriuscita dalla cavità uterina (Embertson e Parkins 1999).

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La presentazione anteriore, flessione testa e collo, comporta la

fuoriuscita dalle labbra vulvari solo degli arti anteriori. In tale circostanza si effettua prima una repulsione del puledro, tentando, poi, di afferrare il muso e riposizionare la testa e con la testa il collo, e successivamente una leggera trazione sugli arti anteriori per consentire al puledro di impegnare il canale del parto ed avviarlo all’uscita (Frazer et al. 1999).

Nei casi in cui non si riesce a riposizionare la testa e il collo, il puledro difficilmente sopravvive. In questa situazione il Veterinario, aiutandosi con delle corde da parto alla cui estremità presentano dei ganci da parto, applica questo mezzo alla mandibola o nelle orbite oculari del puledro per fare trazione e riposizionare la testa ed il collo, riposizionamento essenziale per l’espulsione del puledro morto e la salvaguardia dell’apparato genitale della fattrice (Embertson e Parkins 1999).

Laddove fallisca il tentativo di riposizionare la testa e il collo del puledro, malgrado l’ausilio delle corde da parto, il medico Veterinario sarà costretto a ricorrere alla fetotomia per estrarre il puledro dalla cavità uterina (Embertson e Parkins 1999).

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La presentazione anteriore, flessione testa e collo più la flessione degli arti, presenta una situazione in cui dalle labbra

vulvari non compare nulla.

Se il parto è iniziato da poco vengono riposizionati, con la mano esperta del Veterinario, dapprima testa e collo e poi gli arti, a seconda della situazione, ed il puledro viene espulso vivo; in caso contrario, si incorre, con elevata probabilità, in situazioni complicate che compromettono la sopravvivenza del puledro, e ritardandone ulteriormente l’espulsione, anche la vita della fattrice.

In tali circostanze, nel tentativo di salvare la vita al puledro si può decidere, agendo in modo tempestivo, di praticare il parto cesareo, trasportando la cavalla in una struttura idonea munita di sala operatoria (Watkins et al. 1990).

Se invece il puledro è morto, al fine di salvaguardare la salute della cavalla e l’integrità del suo apparato riproduttivo, si può ricorrere alla fetotomia (Embertson e Parkins 1999).

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La presentazione posteriore, con arti estesi, comporta la

fuoriuscita dalle labbra vulvari degli arti posteriori del puledro; il puledro così posizionato riesce ad essere espulso dall’utero della fattrice, nella maggior parte dei casi, però, il neonato muore durante il passaggio nel canale del parto.

Questo avviene perché si genera uno stato di anossia neonatale, dovuto al fatto che l’ombelico, unica fonte di ossigeno per il puledro in questa fase, trovandosi nella porzione caudale della pancia, viene ad essere schiacciato ed occluso proprio tra la parte ventrale del feto stesso e l’osso pubico della fattrice, interrompendo il circolo sanguigno e l’ossigenazione in un momento in cui il feto si trova con la testa e le narici in utero. L’anossia genera il riflesso di respirazione che comporta l’inspirazione di liquido amniotico che, a sua volta, rende difficile o impossibile la ventilazione del polmone del puledro eventualmente sopravvissuto al passaggio attraverso il canale del parto (Frazer et al. 1999).

Per ovviare a questo problema bisogna far fuoriuscire il puledro più velocemente possibile dalla cavità uterina, applicando una trazione sugli arti posteriori (Embertson e Parkins 1999).

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La presentazione posteriore, flessione del garretto/i, comporta

la fuoriuscita dalle labbra vulvari di un arto posteriore in caso di flessione monolaterale, di nessuna parte del feto, se la flessione è bilaterale.

Questa distocia, di solito, è risolta dal Veterinario competente applicando una repulsione al puledro dal canale del parto nella cavità uterina della cavalla; in tal modo si riesce a recuperare spazio utile per le manovre di riposizionamento, ad individuare il garretto flesso, e a riposizionarlo stendendolo verso la vulva in modo parallelo all’altro arto posteriore, così da far assumere al puledro la posizione con gli arti posteriori estesi in presentazione posteriore, descritta prima.

Nell’ipotesi in cui la flessione sia bilaterale, il Veterinario ripete l’operazione di riposizionamento dell’arto controlaterale.

La presentazione posteriore, flessione anca/he (podice), è una

distocia di difficile risoluzione quando la cavalla è in stazione, in quanto tale posizione ostacola il riposizionamento degli arti

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posteriori ciò perché risulta difficile afferrare le estremità degli arti posteriori per estenderli verso la vulva della cavalla. In tal caso, il Veterinario propende per la sedazione della cavalla, posizionandola in decubito dorsale e sollevandola dagli arti posteriori (Le Blanc

MM, 2000). In tal modo, l’utero gravido discende nella cavità

addominale, vengono annullati i premiti ed è più semplice la repulsione, l’individuazione dei garretti del puledro e il riposizionamento degli zoccoli degli arti posteriori in estensione verso l’apertura vulvare della fattrice, procedura quest’ultima che avviene coprendo i medesimi zoccoli con il palmo della mano per evitare qualsiasi forma di lesione sulla superficie uterina.

Il puledro così posizionato assume una presentazione posteriore con gli arti estesi (Embertson e Parkins 1999).

La presentazione trasversale, anteriore o posteriore (ventrale o dorsale), è una forma di distocia caratterizzata dal

posizionamento dell’asse maggiore del puledro in modo trasversale rispetto all’asse maggiore del corpo della cavalla.

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Il puledro viene a trovarsi in posizione anteriore, se rivolge gli arti verso l’apertura vulvare della cavalla, o, viceversa, in posizione

dorsale, se rivolge il dorso verso l’apertura vulvare della cavalla

(Frazer et al. 1997).

In queste condizioni l’espletamento del parto è praticamente impossibile per cui l’approccio migliore è quello di riferire la cavalla in una clinica specializzata per ricorrere al taglio cesareo (Watkins et al. 1990).

La presentazione trasversale, situazione di cane seduto, è una

forma di distocia molto difficile da risolvere, in quanto dalle labbra vulvari della cavalla compaiono il muso e gli arti anteriori del puledro, mentre gli arti posteriori sono impegnati nel canale del parto al di sotto dell’addome del feto.

In questa situazione, generalmente, l’intervento del Veterinario sopraggiunge quando il feto è già morto. In questi casi è difficilissima la sua estrazione; il primo tentativo da fare è quello di operare una repulsione del puledro liberando gli arti posteriori dal

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canale del parto e, avvalendosi dell’ausilio di altre persone, si va ad effettuare una graduale trazione sugli arti anteriori accompagnati dalla testa.

Nella maggior parte dei casi, la repulsione del puledro risulta impossibile, si deve quindi sedare la cavalla ponendola in decubito dorsale e sollevandola dagli arti posteriori, (Le Blanc MM, 2000), cosicchè il puledro scivoli cranialmente facendosi spazio nella cavità uterina.

Lo spazio ricavato nella cavità uterina della fattrice, insieme ad una massiccia lubrificazione, solo in rari casi può consentire il riposizionamento del feto.

Quando questo non è possibile, considerando che il feto è morto, la fetotomia può essere la migliore alternativa per la salvaguardia della vita e, a volte, della funzione riproduttiva della fattrice (Embertson e Parkins 1999).

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In conclusione, molte distocie possono essere risolte in campo utilizzando manipolazioni per via vaginale, ma se l’estrazione del puledro non si verifica in 15-20 minuti, devono essere considerati metodi alternativi (Embertson, 1992; Turner et al., 1989).

Per molti clinici la procedura di prima scelta, in caso di puledro già morto, è la fetotomia (Embertson, 1992; Carluccio et al., 2007).

Discordanti sono le opinioni sulla sicurezza di questa tecnica, se praticata da personale inesperto, e sull’uso del fetotomo per i gravi danni al tratto genitale che si possono cagionare (Embertson,

1992; Frazer, 1997).

La disponibilità economica e la possibilità di riferire il caso a una clinica attrezzata, offrono altre opzioni come il parto vaginale controllato in anestesia generale: lo scopo è quello di avere la fattrice immobilizzata in decubito dorsale con il posteriore sollevato e facilitare la manipolazione del feto sfruttando la gravità per respingerlo cranialmente (Freeman et al., 1999).

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Questa tecnica è utilizzata per estrarre puledri vivi, deceduti o in associazione alla fetotomia, evitando i costi di un taglio cesareo, anche se quest’ultimo rappresenta la tecnica chirurgica d’elezione per la risoluzione delle distocie più difficili (Watkins et al. 1990).

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