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Thebaid which were artificially irrigated, and those in the Oxyrhynchite area earlier administered by Simaristos».337

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Thebaid which were artificially irrigated, and those in the Oxyrhynchite area earlier administered by Simaristos».337

group, that is, the cleruchs who are active during some part of the years versus cleruchs who are veterans».

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3 - Gli olî

Prima di addentrarci nell'analisi del cd. 'monopolio' tolemaico degli olî, sarà utile tracciare uno schizzo della loro circolazione nell'Egitto pre-macedone. Gli olî erano un prodotto chiave nelle economie e nelle culture egiziana e greca. Quest'ultima, come si è visto (supra) privilegiava la produzione e il consumo di olio d'oliva, che certamente non era il più diffuso in Egitto, indubbiamente a causa di ragioni

climatiche, ma non solamente, visto che, a clima immutato, a partire dall'età romana il Fayum (e parzialmente anche la Valle e la Tebaide) si popola di uliveti338, coltivati

forse soprattutto a scopo ornamentale e per le olive, più che per l'olio, il cui consumo dovette comunque aumentare se le attestazioni di olio di sesamo e ricino

diminuiscono sensibilmente in età romana339.

La produzione e circolazione di olî vegetali è attestata in Egitto sin dall'Antico Regno

340, così come per lo stesso periodo si ha notizia di massicce importazioni di olio

d'oliva.

338 Sull'olivo in Egitto in generale vd. DUBOIS 1925 e 1927, quest'ultimo interamente dedicato all'età

romana. Sugli olî fino all'inizio del regno tolemaico vd. KOURA 1989 79-104 e 284-91, che individua tre categorie di utilizzo: personale, religioso e politico.

339 L'olio di ricino quasi scompare dalle fonti: vd. O.Muhs.Chic. p. 26. In un'indagine successiva

potrebbe valer la pena di spendere delle energie per comprendere la portata culturale dell'affermarsi dell'olivicoltura. Fu solo quando con il decreto di Alhambra gli ebrei vennero cacciati dalla Spagna e si iniziò la conversione di massa dei moriscos che gli spagnoli iniziarono a utilizzare olio d'oliva (piuttosto che lardo) in cucina, fino a quel tempo tratto caratteristico, appunto, di ebrei e moriscos e dei loro rituali (e l'etimo semitico di aceide ne è la conferma), tanto da essere stato usato come spia per scovare i falsi convertiti: vd. BURGUIERE 2006 con

riferimento a Braudel (Civilisation matérielle et capitalisme) e al concetto di 'appropriazione compensativa'.

340 In generale sugli olî nell'Egitto prima dei Tolemei, vd. KOURA 1999; FRANKEL 1999 sulla

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Gli olî vegetali in Egitto prima dei Tolemei

In questa sezione del lavoro non si intende dar conto di tutti gli olî per i quali vi sia testimonianza scritta o archeologica341. Si cercherà piuttosto di tracciare delle linee

guida che aiutino a comprendere gli eventi e gli usi successivi.

Sarà utile premettere che la natura degli olî noti dalle fonti documentarie e iconografiche è nella maggior parte dei casi di difficile determinazione, a causa del fatto che il lessico rendeva conto della loro funzione piutttosto che della loro origine

342, così che spesso non si riesce nemmeno a distinguere con certezza olî vegetali e

animali.

Ricino e sesamo, protagonisti poi in età tolemaica, non sembrano esser presenti in Egitto prima del Medio Regno343. Durante le prime cinque dinastie

dell'Antico Regno si impose l'importazione di olio d'oliva dall'area siro-palestinese344,

contro l'esportazione di lino e grano345. A parte le importazioni e gli olî farmaceutici e

cultuali che compaiono tra i sette olî sacri per le mummificazioni346, gli egiziani

341 Per una rassegna in tal senso vd. KOURA 1999. 342 Sul lessico botanico in Egitto vd. BETRO 1988 e 2001.

343 Vd. infra. Tuttavia, i reperti paleobotanici sembrano mostrare che gli egiziani conoscevano il

ricino già dall'età predinastica: vd. SERPICO – WHITE 2000, 391. Allo stesso modo sembra diffusa sin dai tempi più antichi la Balanites aegyptiaca L. (Del.), ivi, 392-3, e l'olio di lino, ivi, 396-7.

344 Sulle colonie egiziane in Palestina che fungevano da punti di contatto in età predinastica vd. VAN

DER BRINK 1992, 345-476, con aggiornamento in VAN DER BRINK 1995, passim

(specialmente per il protodinastico e la I din) e DE MIROSCHEDJI 2012. L’ipotesi che veri e proprio insediamenti egiziani fossero presenti in terra palestinese si fa sempre più strada tra gli archeologi: vd. e.g. YANNAI 2003 che ipotizza un collegamento diretto tra la zona produttiva e il porto (egiziano) di Jaffa, a sua volta collegato ai porti (egiziani) di Gaza e Ashkelon. Sui commerci di olio d'oliva tra Egitto e Canaan vd. ora SOWADA – GRAVE 2009, 191-3. Studi più recenti sulla ceramica predinastica stanno cambiando il panorama: alcune classi di anfore che da Petrie erano state interpretate come egiziane su base morfologica, sono state attribuite da un decennio circa a fabbriche palestinesi, sulla base di analisi chimiche. Vd . SERPICO – WHITE 1996, 128, con bibliografia.

345 Vd. SILVER 2009, contro l'idea che le importazioni venissero da tributi, bottini o razzie e che i

commerci fossero esclusivamente condotti o guidati dall'autorità faraonica.

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dell'Antico Regno importano e lavorano olio da occidente347 e dal sud348. Due palette

provenienti da Abido, (Louvre E 25.268, con il nome dei funzionari responsabili, e BM 32650), datate al regno di Den e identiche, portano la nota sulla produzione: «amministrazione del 'frantoio' della Casa del Faraone»349. La materia

prima proviene da una zona estranea

all’amministrazione centrale, ma da questa stessa l’olio veniva prodotto e smistato. Il segno che indica l’attività estrattiva compare già su

etichette protodinastiche350 probabilmente ancora

privo di valore fonetico351. Già dalla I dinastia

diventa un logogramma (ḫwsỉ)352, interpretato

come verbo gergale per 'spremere'. La datazione di molte di queste etichette al regno di Horus Ka, a Buto353, lascia pensare che la sede di questo frantoio 'regio' e della sua

amministrazione si trovasse proprio lì, in quel porto dove approdavano gli olî dal Mediterraneo e dall’Asia Minore. Si noti come a totalità delle etichette che riportano il nome di questo faraone sia relativa a vasi da olio354.

Per questo periodo in generale le fonti letterarie insistono sulle importazioni di olî, come bottino di guerra o in veste di doni. Gli olî erano anche spesi come doni in missioni diplomatiche: l'agente di commercio Sebni, che durante la VI dinastia (sotto Pepi II) si era recato in Nubia per recuperare il corpo del padre Mechu con 100 asini carichi principalmente di olî (ṯḥnw), tessuti e miele è uno dei casi esemplari di

347 Sul periodo pre- e proto-dinastico e l'olio occidentale ṯḥnw (lit. 'libico'?), probabilmente estratto

da una varietà di Olea spp. nota solo da resti paleobotanici vd. CASA 2009.

348

349 KOURA 1999, 15 e 17.

350 e.g.: Aha, Naqada, tomba di Menes, CG inv. 14142, GARSTANG 1905, 61, fig. 1; Koura pensa

che già con Aha cominci il processo evolutivo del contrassegno verso il valore fonetico (KOURA 1999, 256).

351 KOURA 1999, 256.

352 e.g.: Horus-Den, provenienza ignota, CG inv. 16838, EMERY 1949-1958, fig. 112.

353 Buto è uno dei siti più interessanti per la fusione di elementi, anche architettonici, della cultura

canaanita e di quelle del Delta orientale. Cfr. FALTINGS 1995.

354 KOURA 1999, 13.

Fig. 7: Anta sx della porta d'ingresso alla mastaba di Hetep-her-achet: mrḥt in evidenza. Foto M. Douwe Dekker©

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un genere narrativo diffuso che sugli olî pone spesso l'accento355. Il racconto è da

confrontarsi con i rinvenimenti in Nubia di anfore olearie egiziane dello stesso periodo356.

Olî sono già usati nei pagamenti delle maestranze, come quelle che costruirono la mastaba di Hetep-her-achet (tarda V dinastia, Saqqara357).

La mastaba di Nianchchnum e Chnumhotep358 (Saqqara, 2330-2320 a.e.v., V

din.: regno di Unas) è piuttosto esemplificativa dei modi di appartenenza dell’olio alla vita delle élites. Nell’area della porta d’ingresso al corridoio che conduce alle sepolture sono rappresentate le attività intraprese in vita dai defunti e le loro fonti di ricchezza, solitamente (e qui in modo particolare) secondo una teoria sintetica ed esplicativa dell’intera filiera: dalla materia prima alla vendita, attraverso le lavorazioni e l’immagazzinamento359: è in quest’ambito che si trova la

rappresentazione di un magazzino di olî provenienti da Alto e Basso Egitto, ma soprattutto da Siria-Palestina e ṯḥnw360. Insieme ai commerci, alla pesca e alla

caccia, all’allevamento, alla cura dei giardini, alla viticoltura e cerealicoltura, gli olî perpetuano le grandi risorse a beneficio di chi visiterà la tomba. E hanno un valore aggiunto: con le scene di commercio celebrano la ricchezza esotica, il possesso sconfinato delle risorse, obliterando un’idea del confine che la geografia egiziana fu restia a elaborare361.

L’uso dell’olio precipuamente nell’acquisto di stoffe lavorate (con cui condivideva gli spazi dei magazzini reali) non rientra in una logica di

scambio/baratto: di commercio vero e proprio si tratta, e del valore d’acquisto che comincia a essere riconosciuto all’olio. Più in generale, il maggior numero di scene di mercato risale all’Antico Regno362 e proviene da pitture tombali. Le immagini

dipingono pressoché concordemente due tipi diversi di transazioni: il primo per

355 ARE I, 167 §366. Vd. SILVER 2009, 625. 356 Vd. CANEVA 1998, 33.

357 SETHE, Urkunden, I, 50-1: olio-mrḥt (sulla storia dell'interpretazione di questo olio vd. KOURA

1999, 114-123). Ora al Rijksmuseum di Leiden (F.1904/3.1).

358 ALTENMULLER 1976. Sull'uso delle fonti iconografiche di questo periodo a fini storici vd.

GARCIA 2007.

359 Vd. ROQUET 1985.

360 Sugli Öelmagazins nell'Antico Regno vd. KOURA 1999, 20-28, con bibliografia. 361 GRIMAL CdF, passim.

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prodotti primari, non lavorati, scambiati secondo il sistema del baratto; il secondo per le merci lavorate pagate con granaglie o olio pesati e 'valutati'363. La suggestione

delle navi all’attracco e delle tende sotto cui si incontrano le parti, dei cicli di produzione delle merci prima della conquista dei mercati, corre sullo stesso binario di una società meno statalizzata di quel che si pensi.

Se per questo periodo non c'è modo di determinare i valore degli olî in rapporto, per esempio, al grano, si osservi tuttavia il loro ruolo all'interno del circuito di

produzione e redistribuzione. L'interpretazione stessa di questo meccanismo è

tutt'altro che univoca, e anzi proprio l'economia dell'Antico Regno è alla base di studi e dibattiti. Naturalmente, come è noto, il momento nodale nella storia degli studî è costituito dall'opera di Polanyi, il quale a più riprese ebbe a concentrarsi, così come i suoi epigoni, sulla circolazione di beni nell'Antico Regno. Nonostante quest'ultimo collocasse l'Antico Regno nella sfera della 'reciprocità' non potè fare a meno di riconoscere che vi agissero già delle 'equivalenze quantitative'364.

La maggior parte di scene di mercato su pitture e bassorilievi tombali proviene dall'Antico Regno365.

Durante il Medio Regno è possibile che gli egiziani iniziassero a usare più diffusamente l'olio di ricino e di sesamo e forse anche a coltivarne le piante366.

L'olio d'oliva prima dei Tolemei

All'olio sono legate le prime attestazione scrittorie conosciute, in età predinastica, sulle etichette per i contenitori da area palestinese (ca. 700 per un totale di 4500l tra vino e olio d'oliva) contenuti nella tomba U-j di Abydos (3300-3200 a.e.v.)367.

363 ODIASH – BERLEV 1980, 48-49, che in realtà parlano solo dei pagamenti in grano, quando dalle

pitture tombali è evidente il pagamento in olio.

364 POLANYI 1977, 61, 134.

365 Vd. LA III (1980) 1191- 94; EYRE 1987, 31-32; KEMP 1989, 253- 55.

366 Se si accoglie l'ipotesi che sgnn sia da intendersi come sinonino del più tardo dgm, ricino.

Certamente era usato per l'illuminazione: vd. KOURA 1999, 131-3. Per le prime dubbie attestazioni dell'olio di sesamo dal Medio Regno (ỉkw in ʿḏ-ỉkw), vd. KOURA 1999, 208.

367 Vd. DREYER 1998 e GRAFF 2008: finora per quel periodo non ci sono tracce di Vitis vinifera L.

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È datato al 475 a.e.v.368 uno dei documenti più interessanti per la storia economica

dell'occidente antico: pubblicato come TADAE C3.7, redatto in aramaico e noto come 'palinsesto di Aḥiqar369' è il più antico registro di dogana del mondo antico che

si possegga370, su un papiro lungo all'origine ca. 7,5m e alto oltre 30cm. Del testo

sopravvivono 40 colonne (24 sul recto e 16 sul verso) di ca. 64.

368 L’undicesimo anno di regno (e forse parte del decimo) del sovrano sotto cui è redatto il papiro,

insieme a criteri paleografici che lo collocano al V sec. inoltrato, lascia incerti tra Serse (475, appunto) e Artaserse (450). Nell’ed. pr., (TADAE III C.7) Porten e Yardeni lo datano al 475. Contra BRIANT – DESCAT 1998, 61-62, che, pur senza pronunciarsi definitivamente, propendono per il 450. La datazione esatta è ininfluente ai nostri fini. Oltre all'ed. pr. si veda YARDENI 1994, che descrive il papiro come «the longest [Aramaic] nonliterary text discovered so far».

369 A causa, appunto, dell'essere stato usato come palinsesto per una delle versioni della storia di

Aḥiqar. Berlin, Agyptisches Museum P. 13446 A-H, K-L + Cairo, Egyptian Museum JdE 43502 = Cairo, Egyptian Museum SR 3465 [43502].

370 Storia del testo e bibliografia completa in BRIANT – DESCAT 1998, 99-104. Successivmanete gli

studi hanno mostrato come certamente si trattasse della copia di più registri, a causa delle formule utilizzate all'inizio delle diverse sezioni, le quali non contengono il sostantivo ןרכז, record, o ןבשח, conto, come accadeva invece sui documenti originali: vd. STEINER 2006, 652-3. L'ipotesi era già correttamente avanzata nell'ed. pr.: «It may be assumed that a daily recording was made at the dockyard and sent to the accountant at the king's treasury,where it was copied onto the scroll». Più recentemente TAMMUZ 2012 sposa l'idea della provenienza del documento da Menfi e della sua traslazione a Elefantina in seguito alla rivolta antipersiana del 463/2 a.e.v., che ebbe per oggetto proprio gli agenti del fisco di stanza a Menfi (cfr. D.S. 11 71). Una sintesi recente con divergenze minime da Briant e Descat (cit.) in COTTIER 2012, al quale si rimanda per un sintetica descrizione del testo: «the arrival of each ship is daily listed according to the dates of inspection for the collection of customs dues within a same month. One specifies for each of those ships: its date of arrival (day and month), the name and patronym of his owner or captain, the type of the ship, and a detailed list of the items paid as duty by all those ships, these items being classified according to the different dues exacted on them. At the end of each month the total number of ships inspected that month is noted with a detailed list of items collected for each duty. Then the list of items is repeated, summing up all the duties collected for the same month. At the end of the sailing season, that is end of Mesore (mid-December), a yearly total of the dues exacted on imports is made including the number of ships inspected, first in general and then according to their types, and the list of all the items exacted as dues throughout the whole year11» (p. 54).

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Vi sono registrate quarantadue navi greche (di due tipi) e fenicie371 in entrata e in uscita presso un porto non

esattamente identificato, le quali navigano da 3 (le fenicie)372 a 10 mesi l'anno (le greche)373 e la cui

permanenza va da pochi giorni a un paio di settimane374.

Le navi sono registrate per il giorno in cui avviene l'ispezione del carico e la riscossione delle tasse. Alla fine di ogni mese si trova un sommario dell'incasso mensile e alla fine del documento è redatto un sommario annuale.

Nel registro delle entrate (vergato su recto e verso, laddove le uscite si trovano esclusivamente sul verso) la differenza sostanziale tra i tributi pagati dai Greci e quelli pagati dai Fenici consiste nel fatto che i primi sono tenuti a versare in danaro (registrato in stateri equiparati al ponderale egiziano-persiano375), i secondi

in natura. I due tipi di navi greche pagavano rispettivamente 10 karsh, 2 hallur e 2 quarti376 e 50

karsh, 12 ḥallur e 2 quarti in argento. Il secondo tipo, classificato come spynh rbh, versava inoltre un

371 Sul papiro sono indicati gli etnici: ywn(y) psld/ršy, forse Ioni di Faselide (cfr. BRIANT, DESCAT

2001, 62-63) per i capitani delle navi greche e ṣydnyn per il vino dei Sidoni su quelle fenicie. Briant e Descat (ibidem) riconoscevano, come gli editori, il luogo di provenienza di queste ultime a causa del trasporto di legno di cedro e del vino ṣydnyn, ossia di Sidone. kzr potrebbe

corrispondere linguisticamente alla gzr biblica, ossia Gezer. Il problema posto è che si trova piuttosto lontano dal mare (20 km ca.) e che in età achemenide non sono attestati contatti con la costa. Ma meno convincenti sono le altre identificazioni proposte (Adaros e Gadaris, ivi, 64). In particolare, l’argomento che vuole Gezer poco ‘persianizzata’ è caduto negli anni successivi al loro intervento. Al contrario, sembra avere ospitato anche una classe dirigente persiana e aver avuto proficui contatti culturali e commerciali con le enclaves greche più prossime e con Atene stessa. Cfr. SHEFTON 2000, passim.

372 Da Payni (settembre/ottobre) a Mesore (novembre/dicembre).

373 Con l'eccezione di Thoth e Phaôphi (approssimativamente gennaio e febbraio). 374 Vd. YARDENI 1994, 69, Tav. 2.

375 1 statere aureo = 33 1/3 ḥallur aurei.

376 1 karsh = 10 shekel; 1 shekel = 40 ḥallur; 1 ḥallur = 4 quarti.

Fig. 8: Struttura fisica di TADAE C3.7 da YARDENI 1994, 68

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contributo fisso di 21½ recipienti (kndn) di vino, tra 9½ e 10¼ recipienti (spn) di olio (vd. infra), 1 smkt di legno e 30 spn vuoti, 10 dei quali senza rivestimento.

In sintesi, le tasse pagate in ingresso erano:

ksp gbryʾ 'argento degli uomini': versata in argento e in natura dalle piccole imbarcazioni fenicie e non corrisposta dalle piccole imbarcazioni greche

mndtʾ è la tassa principale, pagata in oro e argento dalle navi greche in relazione al tipo di imbarcazione377

mnt mšḥʾ 'porzione dell'olio', versata solo dalle grandi navi greche mʿšrʾ decima del carico, pagata dalle piccole navi fenicie

Le 19 grandi navi greche pagano dunque anche una tassa (mnt mšḥʾ) sul carico d’olio, misurata in spn378, in terzi di spn379 e in yw (misura altrimenti ignota). Il

significato di mnt mšḥʾ380 in questo documento non è del tutto chiaro e il suo

ammontare è sempre in lacuna nel testo: gli editori intendono una 'porzione' del carico d'olio, osservano che il computo dei recipienti di olio (sempre 50) non doveva essere che formale381 e deducono che la tassa mnt corrispondesse a quella registrata

377 In TADAE A6.13:3, 4 indica un canone terriero. Vd. BRIANT – DESCAT 1998, 78 n. 67 con

bibliografia precedente.

378 Le dimensioni di questi recipienti restano ignote: Briant e Descat, cit., propendono per l'ipotesi che

si trattasse di piccoli recipienti da profumo (e che dunque l'olio mšḥʾ fosse olio profumato). Tuttavia l'importazione di olî profumati in Egitto dal Mediterraneo non sembra mai assumere queste proporzioni e soprattutto sarebbe inverosimile pensare alla classificazione fiscale di navi greche in relazione al quantitativo di olî profumati trasportati. L'ipotesi che si tratti di olio d'oliva, alla luce della storia precedente e successiva di questa derrata in Egitto, sembra la più probabile.

379 Indicati con un kap da sciogliere probabilmente con kaph (lit. mano = 1/3 di cubito).

380 Nella spiegazione di mindā (ad Esra 4,13.20 e 7,24), Rav Jehuda b. Jeḥezqel (III sec. e.v., ap.

Baba Bathra 8a e Abodah Zarah 71a) interpreta ךלמח תַנְמ, menat ha-melek, 'la parte del re', inteso come sinonimo di annona. Cfr. SCHREINER 2007, 169 (sul fisco nella letteratura rabbinica). Sul termine nell'Egitto achemenide vd. TEMEREV 2005 (in russo), non vidi.

Nemmeno il significato di חשמ è chiaro in questo contesto: è usato in aramaico come in ebraico per l'olio d'oliva, per alcuni olî animali e per gli unguenti (da cui הָחיׁשְמ, messiah, cfr. gr. χριστός): cfr. JASTROW 1903, s.vv., 851.

381 O meglio che l'imponibile venisse tassato per carichi inferiori o superiori a 50 contenitori spn: vd.

BRIANT – DESCAT 1998, 79. Lo studio degli stessi (ibid.) ha dimostrato come per i carichi maggiori doveva esistere una decima supplementare.

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con il ksp gbryʾ, ossia di 9, 1/2 sp su 50 (dunque intorno al 20%). Briant e Descat hanno osservato come in realtà le tasse in olio fossero di due tipi diversi. In KR3.22 il totale delle tasse in olio su un carico è di 10, 1/4 spn, e non i 9 1/2 menzionati nella sezione relativa al prelievo della tassa ksp gbryʾ. La tassa mnt, di cui purtroppo non si ha mai la quantità, deve dunque consistere in questa differenza di 3/4 di recipiente, che su 50 spn riporta alla proporzione di 3/200 comune nel Mediterraneo come tassa proporzionale nei porti382.

Tre osservazioni: la prima è che le navi greche venivano classificate «en fonction de l'importance quantitative de leur cargaison d'huile»383, funzione che

varrebbe la pena di contestualizzare e approfondire; una parte dell'olio oggetto di prelievo fiscale è conteggiato insieme ad altri beni (vino, legno e recipienti) in forma di capitazione con il ksp gbryʾ; l'olio d'oliva proviene unicamente da navi greche. Per quanto concerne la prima di queste osservazioni, sarebbe utile poter ricostruire un contesto dei commerci di olî nel Mediterraneo orientale alla metà del V sec. a.e.v. Si è visto come sin da tempi antichissimi (e lo si vedrà ancora per tutta l'età

tolemaica) la fonte principale di olio d'oliva in Egitto dovesse essere l'area siro-palestinese, che essa fosse o no politicamente soggetta alla doppia corona faraonica.

I ginnasi e i bagni pubblici

Nella sua opera sull'esercito tolemaico, Launey (1987) dedicava un intero capitolo ai ginnasi tolemaici384. Egli sosteneva che la diffusione di questa istituzione greca

attraverso la chora egiziana durante il dominio macedone agisse da roccaforte di grecità, ossia non costituisse una novità nel panorama ellenistico, insieme al suo legame con l'esercito e il culto dinastico. Tuttavia, in alcuni casi i ginnasi tolemaici non erano collegati con le attività militari e «sport in the fullest sense remained the main concern of the gymnasia and their membership was in no way limited to military members».385 Secondo Cohen, le fonti non aiutano a capire se gli egiziani

382 Forse minore per i carichi inferiori: vd. BRIANT – DESCAT 1998, 75, 79. 383 Ivi, 79.

384 Pp. 813-879 della prima edizione (1949). Vd. ora HABERMANN 2004, passim, con bibliografia

precedente.

385 See CLARYSSE – THOMPSON 2006, 133 n. 39 and 134. Ciò doveva essere vero soprattutto per

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avessero o no accesso ai ginnasi386, ma decontesutalizzare l'onomastica può generare

errori interpretatici, da momento che «in Greek army units, in Greek departments of the administration, in the gymnasium»387 gli egiziani usavano nomi greci. Nella sua

tesi dottorale (2008, 276-7), Christelle Fisher-Bovet ha sintetizzato le due più importanti correnti di pensiero sui ginnasi tolemaici, la prima della quali è la più diffusa tra i non specialisti di storia tolemaica, sulla scia di Launey (cit.) rinverdita da Anagnostou-Canas (1989) e la seconda, meno fortunata, che iniziò con Schubart (1912, 375), il quale sosteneva che «die νεανίσκοι aus dem Ὀσιρεῖον sind ein Musterbeispiel fur die Mischung griechischer und agyptischer Elemente, griechischer Gymnasialbildung und agyptischer Gottesdienstes»388. Questa tesi,

condivisa dalla studiosa, è confermata dalla frequente associazione di dei egiziani (nel Fayum Souchos e Soknebtunis389) con i ginnasi, insieme alla presenza di egiziani

tra la gente connessa in qualche modo ai ginnasi390.

Come nel resto del mondo ellenistico, l'olio poteva essere fornito ai ginnasi da privati, la maggior parte delle volte ufficiali sui quali siamo informati grazie a iscrizioni onorarie391. A causa della parvità delle fonti, non possiamo sapere se si

trattasse solo di olio d'oliva (molto probabilmente importato) o anche olio di sesamo o di ricino, per quanto alcuni dei documenti che si stanno per prendere in

considerazione, in quanto versamenti di coltivatori locali a beneficio dei ginnasi, lasciano pensare che anche gli olî prodotti localmente fossero in uso.

386 MAEHLER 1983, 195 e passim. Giusto alla fine del I sec. a.e.v. si trova un ginnasiarca il cui padre

aveva un nome egiziano : BGU 4 1189.1 (Busiris Herakl., I sec. a.e.v.): παρʼ Ἀνταίου τοῦ Ὀννώφριος γυμνασιαρχῶν κτλ.

387 JOHNSON 1998, 1394 e n. 10, dove cita un manoscritto inedito di Willy Clarysse.

388 Questo punto di vista è condiviso da HABERMANN (2004, 243-3), che riporta quasi alla lettera

Schubart, ma senza citarlo.

389 SEG 20 671 (Tebe, 116-108 a.e.v.); I.Philae 32 e 33 (Philae, 89 a.e.v.); I.Fayoum 3 200 e 201 = SB

5 8887 (aut Krokodilopolis aut Euhemeria, 98 e 95 a.e.v.), I.Fayoum 3 202 (Tebtynis (?), 94 a.e.v.).

390 Vd. il prostates dei neaniskoi Petosoronophres in I.Fayoum 2 119 (Theadelphia, II o I sec. a.e.v.).

Anche altri gruppi etnici, come gli ebrei, avevano accesso ai ginnasi: vd. FELDMAN 1960. Si tratta in realtà di un tema complesso e controverso, per il quale vd. di recente ROYCE 2007. Sul ginnasio di Alessandria in un'ottica più ampia vd. CHANKOWSKI 2010.

391 Cfr. e.g. SEG 8 531 = SB 5 7746 = I.Prose 41 (Aphroditopolis, 57 a.e.v.), dove Herodes figlio di

Demetrios è onorato per essersi assunto la ginnasiarchia, per aver organizzato le forniture giornaliere di olio a sue proprie spese, e per aver ricostruito parti dell'edificio.

(12)

Nei regni ellenistici l'olio per i ginnasi poteva essere fornito direttamente oppure attraverso la provvigione di denaro per acquistarlo, ma potevano esserci anche altri modi. A Salamina di Cipro, «foreign mercenaries contributed from their pay to help ensure the supply of oil»392.Altre iscrizioni onorarie cipriote per i tolemei

o per i loro ufficiali lasciano pensare che le entrate più ingenti per i ginnasi provenivano direttamente o indirettamente dalla corona393.

C.Ord.Ptol. 33394, un decreto istruito da Tolemeo VI per il ginnasio di Thera, è

un caso particolare e degno di nota:

A. βασιλεὺς Πτολεμαῖος Ἀπολλωνίωι χαίρειν. ἐκομισάμεθα τὴν ἐπιστολήν, ἐν ἧι καὶ τοῦ δοθέντος 4 ὑπομνήματος παρὰ τῶν ἐν Θήραι τασ-σομένων στρατιωτῶν τὸ ἀντίγρα-φον ὑπετετάχεις, καὶ καθάπερ ἠξίουν προστετάχαμεν Διογένει τῶι διοικη-8 τῆι δοῦναι αὐτοῖς τὰ ἀνειλημμένα ὑπὸ τοῦ οἰκονόμου εἰς τὸ βασιλικὸν χωρία· τὸ Τεισαγόρειον καὶ τὸ Καρκίνειον καὶ τὰ καλούμενα Καλλιστράτεια καὶ ἃ εἶχε 12 Τιμακρίτα, ἀφ’ ὧν τὰς προσόδους ἀπέ-φαινεν γίνεσθαι κατ’ ἐνιαυτὸν Πτολε-μαϊκὰς <(δραχμὰς)> ριαʹ, ὅπως ἔχωσιν εἴς τε τὰς θυ-σίας καὶ τὸ ἄλειμμα δαπανᾶν. 16 ἔρρωσο. ἔτους ιηʹ Αὐδναίου ιεʹ Ἐπειφὶ, ιεʹ. κτλ.

King Ptolemy (VI) to Apollonius, greetings. We have received the letter to which you had appended the copy of the memorandum handed over by the soldiers stationed at Thera, and in conformity with their request we have given 392 BAGNALL 1976, 68. ABSA 56 (1961) 8 (224/3 a.e.v.): (ἔτους) κδʹ· οἱ ἐπηγγελμένοι εἰς τὸ

ἐλαιοχρίστιον κτλ., a segue una lista di otto nomi, etnici e contribuzioni. Questo documento ha l'aria di essere un'offerta occasionale, forse per aver avuto un accesso temporaneo al ginnasio. Una fornitura di olio al ginnasio di Lapethos anche in ABSA 56 (1961) no. 105 (età ellenistica).

393 Vd. BAGNALL 1976, 48ss. e 68. Da un punto di vista istituzionale, la provenienza dalla corona

implica anche gli esborsi operati dai rappresentanti del potere regio.

394 = OGIS 59 and IG XII.3 327 (Thera, 163 BCE). Se la datazione al regno di Tolemeo VI e

(13)

instructions to Diogenes the dioiketes to give to them the lands seized by the oikonomos for the royal treasury, (namely) the Teisagoreion, the Carcineion, the lands called Callistratea and those which Timacrita had, the annual revenues from which he declared to be 111 Ptolemaic drachms, so that they may spend these on the sacrifices and the oil. Farewell. Year 18, 15 Audnaeus 15, Epeiph

15. [Trad. AUSTIN 2006, 287]

Segue una lunga lista di quanti contribuirono al restauro del ginnasio: οἵδε εἰσήνεγκαν τὴν γενομένην δαπάνην εἰς τὴν ἐπισκευὴν τοῦ γυμνασίου τὰς ιϛʹ (δραχμὰς) ἀπὸ τοῦ ιηʹ (ἔτους) ἕως τοῦ κβʹ (ἔτους) (B.III.142-145).

Le informazioni provenienti da questa iscrizione sono assai significative per la storia della gestione dei ginnasi nell'impero tolemaico395. In questo caso il re non

concedeva alla comunità un comune aleimma e nemmeno del denaro: il re forniva terra sequestrata apparentemente con l'unico fine di provvedere ai bisogni del ginnasio. L'entrata attesa, di 111 dracme tolemaiche, era certamente espressa in moneta argentea, e a quel tempo era equivalente a ca. 9 tal. 2.600 dr. dello standard bronzeo396.

Purtroppo non si hanno sufficienti informazioni sulla riscossione di denaro destinato all'acquisto di olio per i ginnasi: O.Theb. 3-5 (Tebe, 171 a.e.v.) sono tre ricevute coeve ἐλαίου τοῦ εἰς τὸ γυμνάσιον vel sim. Il 23 di Mesore (O.Theb. 4; 22 settembre) Apolloninos figlio di Leonides versò ἀπὸ τιμῆς ἐλαίου τοῦ εἰς τὸ

γυμνάσιον alla banca di Diospolis Magna 500 dr. χα(λκοῦ) ἰσονό(μου)397. Il 28 dello

stesso mese (O.Theb. 5; 27 settembre) ne versò altre 600 ἐλαϊκῆς ι (ἔτους) τοῦ εἰς τὸ γυμνάσιον. Per Bogaert (1998, 61) le tre ricevute sono un «don d'huile au gymnase dû par les clérouques selon une tradition grecque».

La formula usata nel primo, ἀπὸ τιμῆς, impone una riflessione: già Préaux (1939, 91) riconosceva la necessità di distinguere, nel gergo fiscale, tra τιμὴ ἐλαίου e

395 Ginnasi sono attestati anche altrove nell'impero tolemaico, ma a mia conoscenza non ci sono altre

iscrizioni che informino sulle risorse per la costruzione e il mantenimento: vd. BAGNALL 1976, 276 (indice, s.v. Gymnasiarch, Gymnasium).

396 Cfr. UPZ I 88.13 (Menfi, 160 a.e.v.), dove 4.100 dr. di bronzo sono equiparate a 8 dr. d'argento (in

rapporto di 1 : 512,5). Vd. supra cap. II.

(14)

ἐλαϊκή (vd. infra)398. Un problema simile si pone a proposito dell'espressione

frequente ἀπὸ τιμῆϲ ἁλὸϲ. Wilcken (WO I, 144-5) la spiega legando WO 341399

(Tebe, 151 a.e.v.) alle forniture militari e pensa che indichi una detrazione di tributi legati al monopolio400. Del resto, osserva, le casse militari erano parte di quelle regie,

e l'esazione di un'imposta sarebbe stata antieconomica401. Tuttavia, questo

ragionamento circolare non regge, dal momento che invece transazioni di beni da un dipartimento all'altro delle casse regie erano la norma e testimoniano di un sistema di gestione evoluto e complesso della spesa pubblica (vd. infra).

In Is. 2 29.5 e 35.4 ἀπὸ τῆς τιμῆς significa chiaramente 'dalla vendita':

καὶ οὕτω διαλύει τὸν ὀρφανόν, ἑπτὰ μνᾶς καὶ τάλαντον ἀποδοὺς ἀπὸ τῆς τιμῆς τοῦ χωρίου

and thus paid off the orphan, giving him one talent and seven minae out of the price of the property

ἐγὼ γὰρ τὰς τριακοσίας δραχμὰς ἔλαβον τὰς περιλειφθείσας ἀπὸ τῆς τιμῆς τοῦ χωρίου

398 Vd. anche O.Muhs.Chic. p. 73 «The name "price of oil" suggests that the payment was for goos

purchased rather than a true tax». La formula demotica equivalente è swn nḥḥ che Kaplony-Heckel 2009 [1997], 1057 n. 50 traduce 'Gegenwert von Öl', intendendo il prezzo d'acquisto ma anche talora l'equivalente di un versamento dovuto in natura. Vd. il più recente

AGUT-LABORDERE c.d.s. che interpreta le ricevute εἰς τιμὴν ἐλαίου / (n) swn n nḥḥ come conseguenti all'acquisto forzoso di una quantità minima di olio, volto a contrastare il contrabbando: cfr. l''Annexe I' con tutte le attestazioni demotiche note per i regni di Tolemeo II e III.

399 ἔτους λ Παχὼν κδ τέ(τακται) ἐπὶ τὴν ἐν Διὸς πό(λει) τῆι με(γάλῃ) τρά(πεζαν), ἐφʼ ἧς Πτολεμαῖος,

ἀπὸ τιμῆς ἁλὸς Χάρης τοῦ τοῖς πεζοῖς χα(λκοῦ) (τάλαντα) τρία τρισχιλίας ἑπτακοσιὰς (γίνονται) (τάλαντα) γ Γψ. Π(τολεμαῖος) τρα(πεζίτης). m2 Καλλίας γρ(αμματεύς). v Καλλίου

γρ(αμματέως) πεζῶν.

400 «Ich glaube, man wird annehmen durfen, dass das Heer gegenuber dem Salzmonopol eine eximirte

Stellung eingenommen hat».

401 «Denn die Militarkasse war ja nur ein Teil der gesummten koniglichen Kasse, und schliesslich

(15)

for I received only the three hundred drachmae which remained over out of the proceeds of the sale402

Trad. Forster 1962

Il medesimo significato si trova in D.H. 20.17.2:

ἔτυχε τῷ πρότερον ἐνιαυτῷ πεπραμένη μετὰ τῶν ἄλλων

δορίκτήτων ἡ γῆ, καὶ τὸ πεσὸν ἀπὸ τῆς τιμῆς ἀργύριον διῃρημένον τοῖς πολίταις

It chanced that the land had been sold the previous year along with the other conquests of the spear, and the money realized from its price had been divided among the citizens403.

Trad. Cary 1950

Ancora, si trova con lo stesso significato in IG XII.v 872.89404 (Tenos, ca. 300 a.e.v.;

vendita di terra) e ID 442.102-3 e 104 (179 a.e.v.; vendita di grano) e 443.10405 (178

a.e.v.; vendita di grano). Non paiono esserci dubbi: nel greco extra-egiziano ἀπὸ τῆς τιμῆς indica senza eccezioni il ricavo da una vendita. In P.Rev. τιμή non indica mai un'imposta, ma il prezzo (il valore, la rendita) dell'olio406. Sembra di dovere intendere

402 'From the price of the land' traduce in entrambi i casi EDWARDS 2007, 37-8 e 39. A parlare è il

figlio adottivo di Menekles, la cui eredità veniva impugnata dal fratello del defunto. Qui espone una causa pregressa tra i due fratellli: Menekles aveva in precendeza usato i beni di orfani per i quali era kurios per la dote dell'ex moglie. Quando uno degli orfani raggiunse la maggiore età si trovò a dover vendere la sua proprietà per corrispondergli il dovuto, ma il fratello ne aveva reclamato la comproprietà.

403 Il constesto è quello della conquista del Bruttium e di Reggio, domata dal console C. Genucio

Clepsina (270 a.e.v.).

404 Ἀριστονόη Νι[κοσ]τράτου φ[υ]λ[ῆ]ς Ση[σ]ταϊδῶ[ν] ... ἐπρίατο τὴν οἰκίαν καὶ τὰ [χωρί]α τ̣ὰ ἐν

Κασμενείωι καὶ τὰς ἐσχατιὰς ὅσαι εἰσὶ τῶν χωρίων τούτων ... δρα[χ]μ[ῶν] ἀ[ρ]γυρίο[υ] τετρακισχιλίων ἐνακοσίων πεντ[ή]κοντα [τῆς ἐπι]λοίπου τιμῆς ἧς προσώφειλε Χαιρέλας Ἀριστον[ό]ηι ἀπὸ τῆς τιμῆς τῶν χωρίων τῶν ἐν Αἰσίλει καὶ ἐ[ν Κασ]μενε[ί]ωι ὧν ἐπρίατο παρὰ Ἀριστονόης (ll. 87-89). Su questa iscrizione vd. ETIENNE 1985 e BRUN 1996, 153-5.

405 Conti del tesoro pubblico presso il tempio, con formula ricorrente: ἔ[θε]σ[αν] Ἕρμων, Σόλω[ν],

Σ[ῆμο]ς ἀ[πὸ τῆ]ς τ[ι]μ[ῆς τοῦ σί]τ[ου τοῦ παρὰ τοῦ βασιλέως Μασαννάσα κατὰ τὸ ψήφισμα τοῦ δήμου], segue la cifra. Per la prima cfr. Choix II, 159-193 : 189: «d'autre part, le produit de la vente de ce blé [donato da Massinissa nel 180 a.e.v. e venduto al prezzo politico di 3 dr. / medimno, contro le 4 del prezzo di mercato] vient alimenter les fonds pour les ahcts de blé».

(16)

ἀπὸ τιμῆς ἐλαίου407 τοῦ εἰς τὸ γυμνάσιον di cui sopra come 'dalla rendita dell'olio del

[i.e. destinato al] ginnasio'. Nel 170 a.e.v. il costo di una kotyle di olio di sesamo doveva essere compreso tra 50 e 60 dr408. Se O.Theb. 4 fosse sic et simpliciter un

versamento del ricavo (totale) allora si tratterebbe della vendita di ca. 8-10 kotylai di olio, all'incirca tra i 3 e i 4 litri (per una kotyle di 0,4 l). Naturalmente, non

conoscendo le dimensioni di questo ginnasio, non sembra possibile anche solo inferire la quantità di olio periodicamente consumato. Tuttavia, occorre prestare attenzione all'assenza dell'articolo nel greco d'Egitto: si tratta di un mutamento linguistico oppure le strutture sintattiche sono invariate e diverso il significato dei due incisi? Mayser (II.2, 113.6-8) traduce τοῦ π̣α[ρα]δοθησομένου εἰς τὰ ἔργα

… ἀπ[ὸ] τιμῆς ἐλαικῶν φορτ[ίω]ν (P.Petrie 3 43 fr. 2r, 245 a.e.v., col. 1.3-4) con 'was voraussichtlich fur die Bauten bezahlt wird von d.h. mit dem Erlos … ' [corsivo mio] e Rostovtzev (1910, 63) traduce con 'the money to be taken from the price of the oil seed … ', supponendo dunque un contesto di definitezza pur in assenza

dell'articolo409.

Analizzare l'intera sezione di testo può essere di qualche aiuto. Si tratta di un contratto tra il basilikon e due greci (i cui nomi non sono leggibili sul papiro) che si assumono l'onere di ripulire i canali dopo la piena.

[ – – – ] ἐν τῶι νομῶι (γίνονται) ϡμα (ὀβολοὶ) δ´ ἐφʼ ὧι ἀποτείσουσι τ̣[ὸ] (ἥμισυ) τοῦ π̣α[ρα]δοθησομένου εἰς τὰ ἔργα [ἐν τῶ]ι γ (ἔτει) ἀπ[ὸ] τιμῆς ἐλαικῶν φορτ[ίω]ν ὧν ἂν 5 [μετρ]ήσωσι εἰς τὸ βασιλικόν. ἐὰν δὲ μὴ μετρήσωσι [φορτία, ἀποτείσουσι τὸ ἀ]ργύριον ὅταν ἀπαιτηθῶσιν ἡμ]ιόλιον. τὰ δὲ ἔργ[α]410 συντελοῦσιν οὐθὲν

ἐπι-οἰκονόμου τιμὴν τοῦ μὲν σησαμίνου κτλ.: vd. infra cap. 4. Qui τιμή indica il controvalore ricevuto dagli appaltatori per le eccedenze allo scioglimento del contratto.

407 Presigke (WB II, col. 602 s.v.) intende 'Zahlung an die Staatskasse' e incorpora la costruzione ἀπό

+ gen. con εἰς + acc. e ὑπέρ + gen.

408 Vd. infra: non si posseggono dati espliciti per il decennio 175-165 a.e.v., ma la linea di tendenza è

abbastanza regolare da rendere affidabile l'interpolazione.

409 Ipotizzando un meccanismo analogo a quello del genitivo sassone per il quale 'John's book' è 'il

libro di John' con un'estensione della determinatezza dalla specificazione al sostantivo connesso.

410 Gli erga sono da intendersi come lavori agricoli: cfr. e.g. P.Hib. 1 113: 17-19 (ca. 260 a.e.v.): καὶ

(17)

κω̣λ̣ύοντες βρέχ[ε]ιν τὴν γῆν ἑα̣υ̣τοῖς πάντα παρεχό[με]νοι ἀφʼ ἧς ἂν ἡμέρας τὸ 10 ἀργύριον λάβ[ωσιν ἐ]ν ἡμέραις λ. δοθήσεται [δʼ] ἐκ τοῦ βασι[λικοῦ] ὧν τιμὴ οὐ προσλογισθή-σεται [σκα]φεῖα κ ἃ ἀποδώσουσιν ὡς ἂν [συ]ντελεσθῆι τὰ ἔργ\α ἄγ/οντα τὸν ἴσον σταθμόν. τ̣ο̣ῦ̣ δ̣ὲ ἀργυρίου δοθήσεται αὐτοῖς ὅταν τὴν 15 [συγγρ]αφὴν σφραγίσωνται 〚καὶ〛 τὸ ἥμισυ τῆς [ἐργολα]βίας χαλκοῦ εἰ[ς κδ ὀβολοὺς τοῦ στατῆρος]. [ὅτα]ν δ̣ὲ τοῦ δεδομένου [ἀργυρίου ἀπεργάσωνται], [λή]μψονται τὸ λοιπόν. (rr. 2-18 = 3 43 fr. 2r, col. 2.26-36411).

[ – – – ] nel nomos, fanno 941 (dr.), ¼ ob.; a ciò aggiungeranno il pagamento di metà di quanto sarà stato trasferito per i lavori nell'anno 3 dalla rendita di oleaginose che depositeranno al basilikon412. Se non depositeranno

oleaginose, pagheranno in denaro, qualora venga richiesto, per una volta e mezza. Porteranno a termine i lavori senza procrastinare e assumeranno tutti gli oneri per l'irrigazione dal giorno in cui percepiscono il denaro entro 30 giorni. Si provvederà da parte del basilikon con 2 picconi il cui valore non verrà addebitato, che restituiranno quando saranno completati i lavori, ancora dello stesso peso [i.e. non consumati]. Si darà loro il denaro quando firmino il contratto, la metà del compenso in bronzo senza aggio (lit. allo statere da 24 oboli). Se termineranno il denaro dato, prenderanno la restante parte413.

Seguono le penali.

Torneremo più avanti su questo documento per analizzare l'equilibrio

economico fra urbanistica e agricoltura. Occorre adesso soffermarsi sul significato di ἀπὸ τιμῆϲ alla luce del contesto. Se, con Rostovtzev (1910, 63-4), si fonda

l'interpretazione sul richiamo a P.Rev. 43.11-18 (in cui si stabilisce che gli ἀτελεῖς trasferiscano, παραμετρείτωσαν, – scil. al basilikon – tutto il raccolto, al netto del necessario per la semina successiva, e ricevano in cambio del danaro: lo stesso vale

(Philadelphia, 252/1 a.e.v.).

411 Si tratta evidentemente di una Doppelurkund: vd. KUNKEL 1932, 415-433.

412 Quest'operazione è ben illustrata in P.Petr. 2 27.ii.13-19 + BL 9 208 e SB 18 14041 + BL 9 310:

vd. BOGAERT 1987, 54-6 e infra, questo capitolo.

(18)

per tutti i coltivatori, fatto salvo per l'obbligo di deposito di tutto il raccolto) si potrebbe leggere ἀπὸ τιμῆς come 'dal ricavo' e intendere che i cleruchi avrebbero ripagato parte del prestito dal ricavo, appunto, del trasferimento di oleaginose allo stato.

È fondamentale capire se la time in questione definisce un effettivo

movimento di denaro o piuttosto un giroconto414. In quanto tale, time potrebbe avere

un significato meno concreto, specie, forse, se non accompagnato da un articolo determinativo. La questione meriterebbe uno studio più approfondito, tuttavia in questo caso sembra di poter affermare che la time degli elaika phortia venisse detratta a priori dal conto dei coltivatori a beneficio dell'appianamento del debito415.

Il denaro la metà del quale deve provenire dal 'ricavo' degli elaika phortia è veicolato da una paradosis (r. 3: τοῦ π̣α[ρα]δοθησομένου)416, ossia, genericamente, da

un trasferimento di possesso non vincolato da un reale pagamento o trasferimento di beni417. La differenza tra un pagamento con relativo passaggio di proprietà e una

paradosis è chiara in PCZ 4 59723 (259/8 a.e.v.), un conto concernente terra coltivata a fieno. Su una parcella di 1.355 ¾ ar. venivano riservate al basilikon 1000 ar. e il raccolto sarebbe stato versato con 1.200 balle da due mine / ar. secondo il valore

414 PREISIGKE 1910 non pare descrivere casi analoghi. 415 Vd. anche infra su SB 18 14041.

416 Sulla paradosis anche nei papiri vd. PRINGSHEIM 1950, 219-232 : 219-220: «Transfer of

possession, traditio, παράδοσις, is not required in Greek law for the transfer of ownership (…) In Greek papyri παράδοσις is frequently used in contracts for the restitution of the goods leased, in contracts for the carriage of goods, in sales by auction and cessions of κληροῦ κατοικικοί and of σταθμοί, in documents speaking of delivery, in law suits where the defendant has to make restitution of the land to the plaintiff and perhaps in adoptions».

417 Un meccanismo del tutto analogo è quello descritto in Kolophon 6.I.35-8 ( = SEG 19.698;

311/306): 35 τοῦ δὲ ἀ̣ργυρίου ὅσον ἂν ὑποδέξ̣ωνται [διδ]όναι αὐτοὺς ὅταν τὰ ἔργα πραθῆι τῶν τειχῶν τὸ τρίτον μέρος ἕκαστον οὗ ἂν [ὑποδ]έξηται· παραδιδόναι δὲ τῶι καρπολόγωι, τὸν δὲ καρπολόγον λαμβάνοντα [τὸ ἀργύ]ριον διδόναι τοῖς ἐργώναις τὰς τι̣μ̣ὰ̣ς̣ [․․6․․․]ον τὸ τ[ρί]τ̣ομ μέρος ἑκα-[ca. 84 linee].

Qui si vede come i karpologoi erano «des magistrats électifs chargés d'encaisser les recettes et d'effectuer les dépenses nécessaires pour l'édification des remparts de la ville basse de cette cité», GOFAS 1969, 347. Qui si vede come ci sia ancora ampio spazio per una riflessione sul giroconto al di fuori del mondo tolemaico.

(19)

(τιμή) di 66 2/3 dr./ar418. Il raccolto delle restanti 355 ¾ art. avrebbe potuto essere

venduto sul marcato se i coltivatori avessero trovato acquirenti per più di 8 dr./ar.: in questo caso essi dovevano versare alla banca i proventi fino al raggiungimento del valore del canone in orzo. Il verbo che indica il versamento al basilikon nella prima parte del contratto è παραδίδωμι419. Nella sezione riguardante invece il profitto dei

coltivatori ci si esprime in termini diversi:

ἐὰν μὲν τοῖς γεωργοῖς προχωρῆι πωλεῖν τὴν (ἄρουραν) πλέονος ἢ (δραχμῶν) η, 10 ἔ̣ξεσται αὐτοῖς, τὴν δὲ τιμὴν θήσονται ἐπὶ τὴν τράπεζαν κοινῆι μετὰ τοῦ οἰκονόμου ἕως ἂν σιτωνήσωσιν κριθὴν καὶ εἰς τὸ ἐκφόριον μετρήσωσιν·

Se ai coltivatori converrà vendere a più di 8 dr./ar., sarà concesso, e insieme depositeranno in banca con la supervisione

dell'oikonomos fino a quando non abbiano comprato orzo e non (l')abbiano versato come canone

La paradosis dunque non implica nemmeno necessariamente una transizione di possesso o proprietà, ma più genericamente la dislocazione di un bene mobile o immobile, che nel caso di movimenti di danaro ben si sposa con un giroconto. A conferma di quanto detto nel capitolo precedente, già nel III sec. queste poche linee ritraggono una rete di movimenti virtuali di capitale, all'interno del quale la

corrispondenza con il valore monetario delle merci è essenziale per lubrificare i movimenti delle finanze pubbliche e private.

O.Theb. 5, lo si è visto, riporta invece un versamento alla banca di Ammonios(?)420 a Tebe di 600 dr. ἐλαϊκῆς ι (ἔτους) τοῦ εἰς τὸ γυμνάσιον, da

418 «Payées naturellement par la banque», BOGAERT 1998, 90. La banca in questione era quella di

Crocodilopoli e questo papiro ne contiene la più antica attestazione: vd. BOGAERT 1987, 35-6.

419 (ἄρουραι) Α, ἐξ [ὧν] παραδώσουσιν ἐκ τῆς ἀρούρας [δέ(σμας)] διμναίους Ασ, ὥστʼ εἶναι

μ(υριάδας) ρκ , ἃς παραδώσουσιν τιμῆς τὴν μ(υριάδα) α (δραχμῶν) ξϛ (τετρωβόλου) (γίνονται) (δραχμαὶ) Η (rr. 3-6).

420 In realtà il nome di questo banchiere costituisce un problema: il resto della documentazione

(20)

intendersi τοῦ <ἐλαίου> εἰς τὸ γυμνάσιον. Ἐλαϊκή ha in questo caso un significato prossimo a quello che si evince dal dossier delle gemelle del Serapeo di Menfi (vd. infra)421: indica, cioè, né la vendita di olî o l'imposta relativa, né il diritto di

riscossione della stessa, ma piuttosto una contribuzione periodica per il ginnasio (come in quel caso lo era per le gemelle consacrate al bue Api).

Alla luce del lessico presente nei documenti sopra citati si può ipotizzare adesso che il versamento di cui in O.Theb. 4 (ἀπὸ τιμῆς ἐλαίου) sia da intendersi come il deposito di una quota detratta dal valore dell'olio fornito al ginnasio, senza che ciò comporti immediatamente l'effettivo esborso da parte del ginnasio. O.Theb. 5, invece, registra quanto lo stesso contribuente versa alla banca per l'acquisto di olio per il ginnasio (del tutto analogo doveva essere il deposito di O.Theb. 3).

Per quanto concerne invece i bagni pubblici, nel loro studio recente sui costi di ingresso ai bagni in età tolemaica e romana, Thomas Faucher e Bérangère Redon (c.d.s.) osservano come di solito gli avventori comprassero da sé l'olio prima dell'ingresso, così che potevano acquistarne nella quantità e qualità preferita, senza che ciò influenzasse il prezzo d'ingresso422. Tuttavia, alcuni documenti (ostraca in

improbabile che la lettura dell'ostracon vada verificata. L'editore ipotizza che «Ammonios, who signed no. 3 as a subordinate of Apollonios on 23 Pharmouthi, succeeded him in charge of the bank between 23 and 28 Mesore» (ad loc.), ma sarebbe stato un incarico di brevissima durata. Non ne parla BOGAERT 1988. Lo scambio di lettura tra i due nomi non è infrequente: cfr. e.g. P.Ahm. 2 52.1 (Tebe, 150 a.e.v.). Alternativamente potrebbe essere errata la lettura dell'anno, essendo banchieri di Diospolis Magna due Ammonios, uno nel 180 e un altro nel 161 a.e.v.: vd. BOGAERT 1988, 121 e 123.In questo caso i due contribuenti potrebbero essere due omonimi (di frequente nonno e nipote).

421 Per Wilcken, si tratta di un dipartimento del basilikon: «Die ἐλαική wird hier wie vorher als das

Öldepartement innerhalb koniglichenThesauros zu fassen sein»: UPZ 1 30.5 comm. ad loc. L'evidenza non supporta l'esistenza di un tale dipartimento; piuttosto, si sarà intesa una funzione simile, ad esempio, a quella dell'ὁ ἐπὶ τῆϲ συντάξεωϲ di P.Lille 1 4 (Ptolemais Hormou, 217 a.e.v.)

422 N. 33 del dattiloscritto: «Par exemple P.Petrie III, 137 I, l. 15 et 16, II, l. 6 et 7 et 15 et 16 (IIIe s.

av. J.-C.), P.Petrie III, 142, l. 6 et 7 (avec mention d’un coiffeur l. 8) (IIIe s. av. J.-C.), P.Iand. VIII, 146, fr. 9, l. 7 et 8 (180 av. J.-C.), P.Tebt. I, 213 = P.Tebt. V, 1153, l. 103 (113 av. J.-C.), P.Tebt. I, 112 = P.Tebt. V, 1151, l. 13, 16, 75, 106142, 173, 196, 251, 296 et 297, 301 (112 av. J.-C.), O.Bodl. 320, l. 9 et 10 (Ier s. av. J.-C.), P.IFAO III, 37, II l. 6 et 7, 41 et 42, IV, l. 17 et 18, V, l. 9 et 10, 15 et 16 (136-200). Dans P.Lille 58 II, l. 19, III, l. 18 (IIIe s. av. J.-C.), les dépenses d’une obole sont même faites expressément ἔλ(αιον) καὶ βα(λανεῖ)».

(21)

modo particolare) informano su quantità di olio spedite εἰς βαλανεῖον, che farebbe pensare piuttosto a una fornitura interna423.

Il culto

In questa sezione non si intende trattare della produzione e dell'uso degli olî nella hiera ge in generale, ma piuttosto del loro consumo a destinazione cultuale424. La

hiera ge è stata trattata insieme agli altri tipi di terra, specie per quanto riguarda la produzione.

L'offerta stessa di olî (sia alimentare, 3ky, che per l'illuminazione, tgm) è centrale in alcuni dei riti sopravvissuti all'arrivo dei macedoni e veniva rappresentata per iscritto e figurativamente nei luoghi sacri425. Innumerevoli erano gli usi degli olî

all'interno della sfera cultuale: tra i più notevoli certo l'imbalsamazione e l'illuminazione. Non ci si dilungherà nel tentativo di provvederne un elenco esaustivo, ma piuttosto si cercherà di isolare dei casi significativi o eccentrici che possano completare la mole di bibliografia già esistente sul tema426.

Come specificato in P.Rev. i templi potevano produrre olio per l'autosufficienza e per alcune amministrazioni templari si conosce finanche la distribuzione capillare delle presse sul territorio di pertinenza427. Tuttavia, il flusso di olî dall'esterno sembra

essere stato ingente senza variazioni di intensità per tutto il periodo tolemaico, ciò significando che, lungi dal provvedere al proprio fabbisogno, l'economia templare manteneva la propria funzione tesaurizzante e di nodo per la redistribuzione.

Il peso degli olî nell'economia santuariale è esemplificato in alcuni dei

documenti pubblicati da Bresciani nel 1975 (P.Ox.Griffith)428. Quasi tutte le offerte di

423 Cfr. e.g. O.Bodl. 11 320.9-10 (Tebe, I sec. a.e.v.: εἰς βαλανεῖον ι̣ ἐλαίου Ἑλλη(νικοῦ))

424 Su templi e sacerdoti nell'Egitto tolemaico vd. ora CLARYSSE 2010, con bibliografia precedente:

in particolare rimane preziosa l'intera produzione di Jan Quaegebeur, ivi citata.

425 Cfr. e.g. la scena di offerta d'olio a Khonsou–Thot nell'ambito del processo di legittimazione sul

terzo registro della parete S di Edfu (Edfu, I, 263, 5-13), del regno dell'Evergete;

426 Sull'economia delle associazioni religiose vd. MONSON 2006, con bibliografia precedente.

MUHS 2001 per un inquadramento del problema e lo studio particolare di Tebtynis. DE CENIVAL 1972 rimane l'antologia di riferimento.

427 Vd. e.g. LIPPERT – SCHENTULEIT 2005, 72 per Soknopaiou Nesos. 428 Vd. supra cap. II.

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licitazione per appalti (P.Ox.Griffith 42-55, Soknopaiou Nesos, tutti datati al II sec. a.e.v.) prevedono offerte di olio (nḥḥ) per illuminazione ordinaria e per i giorni della festa di Iside, insieme a denaro, vegetali, grano, tessuti, acqua, birra, vino e lavori edili. Difficilmente si può attribuire a questo genere di offerte l'ingente fornitura di olio per l'illuminazione e altri usi in un tempio dell'Eracleopolite da parte di un privato429 alla fine dell'età tolemaica (BGU 8 1854, 74/3 aut 45/4 a.e.v.430):

μετρη(ταὶ) ρκϛ χοί(νικες) ε κοτύ(λαι) δ � (r. 9), dunque 126 metreti, ossia più di 5000 litri! Stando a P.Tebt. 3.2 844 (vd. infra) si tratta di un quantitativo pari alla

produzione quadrimestrale di un oleificio (del quale però non si conoscono le dimensioni): in quel caso 125 me. da Mechir a Pauni (gennaio-giugno)431.

Normalmente anche i contratti per liturgie prevedono, tra l'altro, la fornitura di olî432.

Certamente gli olî giocarono un ruolo non marginale anche nella realizzazione e nel restauro di edifici sacri. Una placca bronzea dell'inizio dell'età romana (BM 57371) descrive la fabbricazione del mobilio cultuale e la messa in opera degli annessi del tempio di Tentyris (cantiere durato tra il 54 e ca. il 20 a.e.v.)433.

42 ] str Rsṯȝw nty ỉr nḥy hn 1900 31/2 ¼ nȝ ỉw nȝ ỉpwt [

] la place d'embaument de Rsṯȝw ce qui fait 1043 ¾ hins d'huile nḥḥ, les vaches, la volaille [Trad. GORRE 2009, 149]

Come si vede il contesto è lacunoso: tuttavia si evince con facilità che in questa sezione il dedicatario, Tolemeo, stratego del nomos insieme al padre Panas, descrive il proprio contributo alla tavola delle offerte. La vicenda di costoro è esemplificativa della difficoltà di scindere tra economie secolari e templari: oltre a essere i

rappresentanti locali dell'autorità centrale e a dirigere l'amministrazione del loro distretto, essi controllano anche le finanze sacre con il titolo di 'direttore del tesoro di

429 La norma era invece che gli olî venissero attribuiti ai santuari attraverso la syntaxis; vd. infra cap.

IV; cfr. P.Paramone 7 (Antaiou Polis, II sec. a.e.v.).

430 Rr. 4-5: τὰς λυχνοκαίας τοῖς θεοῖς [ -ca.?- ] διʼ ἐμοῦ ἀναδοθείσας.

431 Considerando che a Pachons non è registrata produzione: r. 21 [Παχὼνς οὐδὲν] κατείργαστ̣[α]ι̣ 432 Vd. soprattutto il tipo 'A' (Liturgien - Verpachtung) in KAPLONY-HECKEL 2009 [2004], 1284-7

e num. 18 (164 a.e.v.).

(23)

Hathor, Isis e Horos'434. Una delle ipotesi più interessanti ai nostri fini, tra quelle

avanzate da Gorre435, contempla la possibilità che il moltiplicarsi degli ufficiali regî

in ruoli chiave dell'amministrazione templare, specie a partire dall'ultimo quarto del II sec. a.e.v., possa aver avuto la funzione, se non lo scopo, di provvedere una retribuzione ai funzionari (a quelli territoriali soprattutto) da parte dei templi436.

Un'indagine sull'eventuale movimento di olî in questa direzione (dai templi verso funzionari statali) rimane in agenda: tuttavia, si può preliminarmente ipotizzare che transitassero solo in senso opposto. In questo modo le amministrazioni templari, pur con variabili diatopiche e diacroniche di un certo rilievo, contavano allo stesso tempo su risorse interne ed esterne per l'approvvigionamento di olî.

Un caso esemplare è quello delle gemelle del Serapeo di Menfi, per le quali l'olio di sesamo e di ricino costituivano la parte essenziale del sostentamento. Quando il 6 aprile del 154 a.e.v. morì il bue Api venerato nel tempio di Ptah a Menfi437 ed ebbe

inizio il rituale di mummificazione, le gemelle Taous e Thaues vennero impiegate per prendere le parti di Iside e Nephthys nelle cerimonie funebri (τὸ πένθος) ed

434 GORRE 2009, 136: i titoli che esprimono gli incarichi secolari e templari sono spesso identici: vd.

e.g. sš sḥn, 'scriba delle tasse'. Tolemeo opera nel momento di transizione verso l'età romana, quando cariche sacerdotali e secolari vennero separate (infatti le titolature sono sdoppiate, pur rimanendo analoghi i titoli), ma prima di allora la sovrapposizione era stata la norma. Cfr. ivi numm. 8-12, 23-24, 29, 54, 73, 83-84, dove i rappresentanti locali del potere centrale sono alla testa dell'amministrazione sacra e dirigono i lavori nei templi. Il lavoro di Gilles Gorre (2009) ha dato finalmente corpo a questo problema estrapolando e interpretando i dati prosopografici: sui titoli vd. in particolare 451-62; sulle sovrapposizioni di cariche, 466-70; sugli ufficiali della corona nell'amministrazione templare, 513-55. Gorre (ibid.) classifica quattro categorie di persone legate contemporaneamente al culto e alla corona: i sovrintendenti dell'amministrazione santuariale la cui titolatura comprendesse il titolo di 'agente del re'; i rappresentanti diretti dell'amministrazione regia (sš nsw titolo forse equivalente a basilikos grammateus); i membri dell'amministrazione civile dotati anche di altri incarichi oltre a quelli di amministrazione e sorveglianza dei templi; gli ufficiali militari o territoriali.

435 Ivi, 553-4.

436 «Si cette hypothèse est retenue, il faut noter que la pratique semble être plus courante dans le sud

du pays que dans le nord : les officiers territoriaux du Delta ont des titulatures religieuses beaucoup plus réduites que leurs confrères méridionaux», ivi, 554 n. 113. L'idea che il ruolo dei secolari nei templi fosse anche di controllo e massimizzazione di strutture amministrative già esistenti è ragionevole e quasi uniformemente condivisa.

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ebbero diritto a una fornitura mensile di 8 art. di olyra al mese (in alterntiva 15 coppie di pani), 1 me.438 di olio di sesamo e uno di olio di ricino l'anno439. La loro ben

nota vicenda è un interessante spaccato di vita egiziana: dopo essere state cacciate di casa dalla madre (matrigna?), Nephoris, forse coinvolta nella morte del marito fuggito a Herakleopolis dopo l'assalto subito da parte del convivente di lei, e private della loro parte di eredità, vennero accolte nel Serapeo da Tolemeo, figlio di

Glaukias, macedone, recluso (κάτοχος) del Serapeo, amico del padre defunto, il quale se ne prese cura e sostenne le loro richieste allo stato di onorare la syntaxis a loro beneficio440.

Semina e raccolto

Dopo Bingen (1946) nessuno studio ha più dedicato la dovuta attenzione a P.Rev. 60.18-72.23441. Quelle linee che concludono la sezione sull'elaike di P.Rev,

contengono un programma di semina di oleaginose ordinato per nomoi, con le quantità di granaglie da inviare ad Alessandria, i tele dovuti allo stato e le cessioni reciproche di nomoi diversi (vd. supra per il rapporto di questa sezione con gli studi demografici e infra per il testo e la traduzione).

Come notato da Bingen (1946) le importazione nei nomoi erano espresse in ar., mentre le esportazioni in art.: questa sarebbe la dimostrazione di una ratio terra : semi implicita e condivisa (o indicata in una parte perduta del documento). Allo stesso tempo si evidenziano due contabilità distinte per le quali a un certo momento si doveva procedere a un'equivalenza, grazie alla suddetta ratio. Le importazioni erano contabilizzate in ar. in linea con le disposizioni concernenti gli olî, ciè essendo funzionale all'utilizzo di determinate quantità di suolo. Dando per scontata l'esistenza di equivalenze, occorre osservare che le disposizioni puntavano direttamente alle orecchie degli esecutori, senza lasciar spazio all'inteerpretazione: chi sovrintendeva alla semina doveva preoccuparsi non solo della quantità di semi importati, ma anche e soprattutto della quantità di terra seminata. Non sappiamo come la norma (legge?)

438 Da 12 choes: vd. WO I, 758.

439 Vd. CRAWFORD 1979, 144 per il calcolo calorico.

440 L'intera vicenda è complessivamente ben riassunta nelle edizioni di P.Lond. I, P.Paris e UPZ I. 441 Lo scritto purtroppo non è stato ripubblicato nella raccolta curata da Bagnall nel 2007. Prima di

(25)

fosse stata concepita formalmente (e se all'interno vi fosse questa divisione tra importazioni ed esportazioni o questo è un attributo esplicativo posteriore), ma ciò che importa in questo caso è la cura per la comunicazione.

La ratio doveva certamente essere fissata di volta in volta, in relazione allo stato della terra e probabilmente in relazione ad altri parametri. In una lettera ( P.Lond. 7 2008: Philadelphia, 01.05.247 a.e.v.) Iason scrive a Zenone:

τὸν σπόρον τοῦ σησάμου ἐφώδευσα τῆι θ | τοῦ Φαμενώθ, καὶ ἐνῆν ἀ<να>τολὴ ἀραιά. | ἐπιτιμῶντος δʼ ἐμοῦ Εὐδήμωι, ἔφη σε | γεγραφέναι αὐτῶι τὸ προστασσόμενον | ὑφʼ Ἡροδότου ποιεῖν, τὸν δὲ Ἡρόδοτον | οὐ συνπαραλαμβάνειν | αὐτὸν εἰς τὸν σπόρον | οὐδὲ ἐᾶν ἐπακολουθεῖν | τοῖς γεινομένοις, ὡσαύ- | τως δὲ καὶ Μενίταν. | ἔφη δὲ Εὔδημος ἐμβ<εβ>λῆσ- | θαι εἰς ἑκάστην ἄρουραν σπέρμα- | τος χ(οίνικες) δ �´. τὰ δὲ λοιπά | σοι ἀναγγελεῖ 〚σοι〛 Σάτυρος· | ἐφώδευκεν γὰρ πάντα. (ll. 22-36)

Ho ispezionato la semina di sesamo il 9 di Phamenoth e la crescita era scarsa. Avendo ripreso Eudemo, egli ha detto che ti avrebbe scritto a proposito di ciò che gli è stato ordinato da Herodotos, e che Herodotos non è stato con lui durante la semina e non gli ha permesso di badare alle granaglie, e che lo stesso ha fatto Menitas. Inoltre, Eudemos ha detto che 4,5 cho. di semi erano stati piantati per ogni ar. Satyros riferirà sul resto: ha sorvegliato ogni cosa, per l'appunto.

Eudemos fa riferimento a una ratio standard o intende che era stata utilizzata una quantità di semi inferiore, che spiegava il raccolto povero? Considerando un'artaba da 30 chenici menzionata in P.Rev. 39.1, 4,5 chenici sono pari a 0,15 art., ossia 1/8 + 1/40 art.. Dal momento che la frazione di 1/40 art. non è attestata, la cifra era

compresa tra 1/6 e 1/8 art. Altrimenti si può supporre che una piccola quantità indefinita venisse aggiunta a 1/8 per ridurre il rischio di perdite. Come suggerito da P.Harrauer 29 (Arsinointes, ca. 225-201 a.e.v.) 1/8 art. / ar. doveva essere la ratio più comune, cioè ca. 5 l per 0,275 ha.

Tuttavia, come si è detto (vd. supra), la ratio doveva variare in relazione al tipo di terreno, alla piena e ad altri fattori. Si vedano solo a titolo esemplificativo :

P.Reiner.Cent. 47 (Arsinoites, 213 a.e.v.):

εἰς (ἀρούρας) λϛ ὡς τῆς (ἀρούρας) η σησάμου | κ̣αθα̣ρο̣ῦ̣ [(ἀρτάβας)] τ̣έ̣σ[σαρας] ἥμισυ (γίνεται) δ �´ ὡσαύτως τῶ̣ι̣ [Ἡρακλείτωι Ἀκαρνὰν (ἑκατονταρούρωι)] | [εἰς

(26)

τὸν] ἴ̣διον κλῆρον ε[ἰς] (ἀρούρας) ν [ὡς τῆς (ἀρούρας)] | [η σησάμο]υ καθαροῦ (ἀρτάβας) ἓξ δ´ γίνεται ϛ δ´ (ll. 13-17)

e P.Reiner.Cent. 48 (Arsinoites, 213? a.e.v.):

ὡς τῆ̣ς̣ | (ἀρούρας) η σησάμου καθαροῦ <(ἀρτάβας)> ὀκτὼ �´ γ(ίνεται) η �´ (ll. 8-9).

Le quantità descritte sono rispettivamente di ½ + 1/16, ¾ + 1/32 e 1 + 1/16 art. / ar. In entrambi i papiri il lotto di terra si trova a Pelusion e il metros è

esplicitamente detto τριακονταχοίνικος.

Una ricevuta atipica da Tebe442 mostra come forse nel sud del paese (ma la

latitudine potrebbe essere solo una variabile apparente) le quantità seminate potessero essere decisamente più alte:

Παχοῦμις Πετεσθ( ) | Τεβῆι τ̣ε̣ν̣α̣γ̣ω̣ν̣ | ἑκάστη(ς) ἀρούρη(ς) σησάμ(ου) | (ἀρτάβας) γ. | (ἔτους) κα Καίσ(αρος) Μεχ(ὶρ) κθ

Tre art. / ar. è certamente un quantitativo importante443.

P.Petr. 2 27.ii.13-19444 e SB 18 14041445 (Arsinoite, 237 a.e.v. entrambi; il primo

integrato sul confronto con il secondo) illustrano il percorso attraverso il quale il raccolto di sesamo raggiungeva il basilikon e completano le informazioni note da P.Rev. Entrambi i papiri appartenevano allo stesso rotolo, un giornale del banchiere Python446 sul quale veniva tenuta copia dei documenti bancari447.

Νικάνωρ [Π]ύθω[νι] χαίρειν. διά[γραψον] ἐ̣κ τοῦ [βασι]λικοῦ Πτολ[εμαίωι κ]αὶ Σπινθῆρι̣ [κατὰ τὸ παρὰ -ca.?- ] [το]ῦ πρὸς τῶι [ἐλαιουργίωι] σύμβολον τιμὴν̣ (ἀρταβῶν) σησάμου [σκλ(?)]ηροῦ ἃ̣ς μεμέτ[ρη]κ̣εν ἀπὸ τῶν γενημ̣[ά]των τοῦ ι (ἔτους) 5 [ἐκ β]ασιλικῆς γῆ[ς περὶ] Ἀ̣νουβιάδα τῆς Θεμ[ίστο]υ μ̣ερίδος [Χοι]ὰχ α (ἀρτάβας) δ � [ἀ]ν̣ὰ ιβ χαλ(κοῦ) νδ̣. ἀπὸ δὲ τούτων [ὑπ]ολογήσας ἃ̣ δ̣ε̣ῖ, διάγραψον βασιλεῖ εἰς τὸν τῆς ἐλαικῆς [λόγον] τὸ δοθὲν εἰς φ[όρε]τ̣ρον ἕως τοῦ ἐν Κρ[ο]κοδίλων πόλει 442 WO 763, Thebes 24.02.09 BCE; see BL XII, 326.

443 τεναγων ha certamente a che fare con τιναγμός vel sim. Cfr. e.g. P.Mich. 18 769.5 (Trikomia,

16.12.200? a.e.v.).

444 Cfr. BL 9 208. 445 Cfr. BL 9 310. 446 PP 1271 + add. 447 Vd. UPZ I p. 607 n. 2.

(27)

[θησαυρο]ῦ χ̣α̣λ̣[ -ca.?- ] τὰς δὲ λοιπὰς χαλ(κοῦ) νγ (πεντώβολον)

Nicanore a Python, salute. Corrispondi dal basilikon a Tolemeo e Spinther, conformemente alla ricevuta emessa da NN, preposto all'oleificio, il prezzo delle artabe di sesamo duro(?) che ha versato dal raccolto dell'anno 10 dalla terra regia intorno a Anoubias nella meris di Themistos, il 1° di Choiach, 4 ½ art. per 12, 54 dr. di bronzo. Dedotto da questa cifra ciò che occorre, paga al basilikon per il conto dell'elaike il costo del trasporto fino al thesauros di Crocodilopoli […] le restanti 53 dr., 5 ob. di bronzo.

Resa in olio

Pare che P.Tebt. 3.2 844 (256 a.e.v.) sia l'unico documento con informazioni sulla resa dell'olio di sesamo.

φορτίων ὑγρῶν· 15 τῶν ἐκ τοῦ κθ (ἔτους) εἰς τὸν Μεχὶρ τοῦ λ (ἔτους) ἐλαίου σησαμί(νου) με(τρηταὶ) πγ χό(ες) ι, [κ]α̣[ὶ] σησάμου τοῦ κατεργασθέντος [Μ]εχὶρ ἀρ(τάβαι) ριβ ἐξ ὧν ῥύσις με(τρηταὶ) λη χό(ες) ϛ, Φαμενὼθ [ἀρ(τάβαι)] ρκ ῥύσις ἐλαίου με(τρηταὶ) μα χ(όες) γ κο(τύλαι) ϛ, 20 Φαρμοῦθ[ι ἀρ(τάβαι)] νϛ ἐλαίου με(τρηταὶ) ιθ χ(όες) γ, [Παχὼνς οὐδὲν] κατείργαστ̣[α]ι̣, [Παῦνι] κατείργασται [ἀρ(τάβαι) π ῥύσις] ἐλαίου με(τρηταὶ) κζ χό(ες) ϛ

Come si vede, si tratta di un resoconto mensile relativo all'attività di un oleificio. Nei righi successivi le quantità di artabe o di metreti sono integrate in relazione al

rapporto fisso pari a ca. 2,95 art./me., ossia ca. 118/39 l448, cioè una resa in olio di ca.

il 33%449.

Intermezzo: P.Lille 1 9

Databile intorno agli anni della sezione sugli olî di P.Rev., P.Lille 1 9 è certamente uno dei documenti più antichi dell'Egitto tolemaico a testimoniare del processo di

448 Supponendo l'artaba da 40 chenici e il metrete da 12 choes.

Figura

Fig. 7: Anta sx della porta d'ingresso alla  mastaba di Hetep-her-achet:  mrḥt in  evidenza
Fig. 8: Struttura fisica di TADAE  C3.7 da YARDENI 1994, 68
Fig. 9: P.Tebt. 3.2 887.iii.45 dettaglio
Fig. 10: P.Tebt. 1 189v descr. fr. 2, col. 5: ἐλαίου (ἥμισυ)   ξ

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