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anna buttazzoni Assicura che la sua è un'opinione personale. Ma la sua contrarietà politicamente pesa. Così il ritiro

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Academic year: 2022

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IL MESSAGGERO VENETO 31 LUGLIO

Il governatore: sono stati i democratici a chiederci di fare Consiglio entro luglio e poi ci attaccano, è incredibile

Fedriga: addio alla legge sui vitalizi Accuse al Pd sulle ferie «prenotate»

anna buttazzoni Assicura che la sua è un'opinione personale. Ma la sua contrarietà politicamente pesa. Così il ritiro della legge diventa una pietra tombale sul ritorno ai vitalizi. «Sì, secondo me sì», dice il governatore Massimiliano Fedriga il giorno dopo la seduta consiliare ad alta tensione, tra dietrofront e accuse. Ritirata la norma sulle pensioni che avrebbe consegnato ai consiglieri 500 euro lordi dopo cinque anni d'Aula, al raggiungimento del 65º compleanno.

Ritirata per la retromarcia del M5s, che prima ha firmato il provvedimento e poi ha tolto la firma, e per le fibrillazioni scatenate tra gli eletti dalle trattenute in busta paga. Perché l'elaborazione degli uffici ha portato il conto da 554 euro a 1.200 al mese, tanto avrebbe dovuto sborsare un consigliere per avere l'assegno a 65 anni. Dopo sei mesi di

discussione e una mattinata di fuoco, i vitalizi sono stati spazzati via. Fedriga non nega che va bene così.Presidente, perché una reazione così dura alle parole del Pd?«Perché mi sono sentito preso in giro. E questo mi ha fatto molto arrabbiare. Siamo andati incontro, per leale collaborazione, alle esigenze del Pd che ci ha chiesto di mantenere il calendario dei lavori del Consiglio vincolato a luglio, perché molti esponenti del Pd avevano le ferie già prenotate in agosto. Ho detto chiaramente che non avevo problemi sulle date, che mi bastava far votare la riforma sulle Ater in tempo utile per non dover prorogare i cinque direttori generali, in scadenza il 31 agosto. Ma il Pd in Aula ha cominciato a lanciare accuse, tacciandoci di portare avanti male i lavori del Consiglio e di voler fare tutto in fretta. Ho sentito la parola "vergogna" e mi sono arrabbiato. Trovo scorretto attaccare in modo così veemente la maggioranza e la presidenza del Consiglio quando la richiesta è venuta da chi accusa. Il Pd ha voluto sfruttare la situazione per attaccarci. È incredibile».Sapevate da un anno che i direttori delle Ater erano in scadenza a fine agosto. Non avete forzato?«No. Abbiamo fatto diverse riunioni di maggioranza per scrivere la riforma, una riforma molto positiva. Vede infatti la riorganizzazione delle Aziende per migliorare i servizi, risparmiare e consegnare finalmente un mandato politico alle Ater, perché non vogliamo delegare alla burocrazia la scelta delle politiche sulla casa. Abbiamo fatto tanti incontri per arrivare a un equilibrio, l'assessore Graziano Pizzimenti ha incontrato tutti gli stakeholder interessati e in questo periodo abbiamo avuto il testo pronto. Mi sembrava quindi scorretto mandare in proroga i direttori visto che il testo ero definito. Non c'era nulla di eversivo nel chiedere di fare un Consiglio adesso».Non c'è una programmazione superficiale dei lavori d'Aula?«Assolutamente no. Sono stato dieci anni di Parlamento dove non sai cosa succede da una settimana all'altra. Sono tornato in Aula a ferragosto quando c'era un'urgenza. Non c'è nulla di drammatico quindi se la giunta chiede di discutere un provvedimento in agosto. La qualità di un Consiglio si misura anche sull'essere pronti quando c'è un'esigenza. Trovo che il Consiglio stia facendo un ottimo lavoro, anche in commissione, e mi sembra doveroso che quando serve si riunisca. La maggioranza aveva dato ampia disponibilità. Non capisco perché il Pd abbia voluto fare questa polemica».Considera sbagliato il ritorno ai vitalizi?«Penso che la scelta della maggioranza di ritirare la proposta sia stata saggia, perché a mio avviso va rivisto il sistema previdenziale nazionale degli eletti. Lo dico dal punto di vista personale e da tecnico, perché ero nella commissione che nel 2011 ha eliminato i vitalizi alla Camera e quindi ho seguito la questione».Va rivisto come?«Oggi il sistema è estremamente confuso. Nelle assemblee legislative in generale o a un assessore comunale non vengono pagati i contributi per il lavoro che sta svolgendo, ma per il lavoro che faceva prima di essere eletto, e quindi i contributi sono figurativi. Alla Camera i contributi

previdenziali sono obbligatori, ma se uno vuole quelli figurativi se li paga. Un dirigente o un operaio che diventa consigliere regionale deve pagarsi i contributi figurativi da solo, perché da eletto sta facendo un altro mestiere e quindi

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non è giusto che i cittadini paghino anche per il mestiere che faceva prima».Perché non ha detto come la pensa sei mesi fa?«Perché ho massimo rispetto per le competenze del Consiglio e quella era un'iniziativa del Consiglio. In questo caso, come in tanti altri, mi rimetto all'Aula. Per me, ripeto, ogni eletto deve pagarsi quello che vuole. Non l'ho detto prima e non lo dirò dopo perché è una mia opinione personale e tecnica».Ha cercato la mediazione con il M5s perché si astenessero invece di votare contro?«No. Ho partecipato a un incontro tecnico perché volevo capire come funzionava il meccanismo, ma non ho fatto mediazioni».È vero che alcuni consiglieri di maggioranza si sono sfilati una volta visti i conti in busta paga?«A me nessuno ha sollevato questo dubbio. La proposta, com'è stato detto in Aula, è stata ritirata perché una proposta del genere o trova ampia condivisione tra le forze politiche oppure non ha senso. Non esiste che uno prima mette la firma e poi la toglie oppure dice che la sosterrà e poi non la sostiene. Così non si fa. Comunque non ho avuto sentori di altri dubbi, ma magari i consiglieri non sarebbero venuti a parlarne con me visto che si trattava di un'iniziativa del Consiglio».In un momento in cui la politica è così tanto social, pensa che sul ritiro della legge possa aver influito anche il timore d'essere criticati su Fb e Twitter?«Non credo. Mi dicono che formalmente, com'è stato detto in Aula, la maggior parte dei consiglieri aveva trovato la proposta condivisibile. Non so di altri dubbi».Secondo lei con il ritiro si mette una pietra tombale sul ritorno ai vitalizi?«Secondo me sì».E lei è d'accordo?«E io tecnicamente sono d'accordo, perché, ripeto, andrebbe rivista l'intera norma nazionale per portare a zero la quota a carico dei cittadini».

Nel 2013 l'assegno è stato tagliato su spinta del centrosinistra

L'ex leader regionale: senza idee ma vogliono tornare indietro su tutto

«L'incapacità della Lega questa volta si è rivelata utile»

la deputata Il cinguettio si libera nel web quando l'Aula in piazza Oberdan è ormai prossima a chiudere i battenti dopo una lunga giornata di lavori aperta, lunedì, con il ritiro a sorpresa della legge sulla reintroduzione del trattamento pensionistico su base contributiva per i consiglieri. "Fedriga e la Lega hanno provato a reintrodurre i vitalizi, ma grazie al Pd Fvg che li aveva aboliti quando ero presidente, non torneranno. La norma è stata ritirata in consiglio regionale. A Massimiliano Fedriga è andata storta...". Dopo ore di silenzio va all'incasso l'ex presidente Fvg, Debora Serracchiani, che dell'abolizione dei vitalizi, nella scorsa legislatura, aveva fatto una bandiera. Ieri è tornata a sventolarla dinnanzi al maldestro dietrofront del centrodestra sulla norma. Dopo il tweet, la democratica ha rincarato la dose. «L'incapacità della Lega questa volta si è rivelata utile, dal momento che non sono riusciti a cucirsi addosso un testo di legge per reintrodurre i vitalizi in Regione. Vorrebbero tornare indietro su tutto, ma non sanno neanche loro come fare, perché anche la Restaurazione richiede un progetto e competenza. In questo caso è andata bene: i cittadini del Friuli Venezia Giulia non dovranno assistere al brutto spettacolo del centrodestra che mette la retromarcia su una questione sensibile come i vitalizi, sia pur in salsa "Fico"», ha aggiunto la deputata commentando il ritiro del provvedimento da parte del relatore di maggioranza, Diego Bernardis (Lega), che lunedì mattina dopo una lunga interruzione del Consiglio, passata a esaminare con la lente d'ingrandimento la proiezione dei costi a carico dei consiglieri, ha annunciato all'Aula il dietrofront del centrodestra. L'Aula non ha dunque né discusso e tanto meno approvato la reintroduzione del trattamento pensionistico ai propri consiglieri.Non lo ha fatto lunedì e non lo farà in futuro. Serracchiani ironizza:

«Magari qualche ex potente, nostalgico dei grassi tempi andati, continuerà a borbottare. O magari - conclude la deputata dem - Fedriga avrà capito che, oltre ai comizi su Facebook, occorre qualcosa di più per governare la Regione».

Contrattacco del capogruppo dem: Zanin sta per volare in Australia

«Fedriga era alle Maldive quando si decideva quanti soldi dare a Roma»

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Shaurli: io sono pronto a lavorare in agosto Non così i due presidenti

i dem Maura Delle Case Il governatore Massimiliano Fedriga accusa il Partito democratico d'impedire i lavori d'Aula ad agosto? Il segretario regionale dei dem, Cristiano Shaurli, non le manda a dire e rilancia rincarando la dose: È il presidente del consiglio, Piero Mauro Zanin, che organizza i lavori d'Aula, un presidente che in agosto starà via quindici giorni per una visita istituzionale in Australia. E poi è il Pd che va via?». Già che c'è, Shaurli si toglie un altro sassolino dalla scarpa. Perché se il numero uno di piazza Oberdan si prepara a decollare e star lontano dalla regione per due settimane ad agosto, il governatore un aereo lo ha preso lo scorso febbraio. «Per andare una settimana alle Maldive - attacca ancora il leader dem - e non in un momento qualunque, ma nel corso della discussione sull'accordo finanziario tra lo Stato e la Regione. Mentre si giocava questa fondamentale partita - ricorda il consigliere democratico - lui se ne stava una settimana alle Maldive. Quanto a noi, a me, dico solo che sono un friulano: in agosto sto qua, se sono in montagna mi levo gli scarponi e vado in Aula. Sempre che ad agosto il Consiglio faccia qualcosa... dopo esser stato costretto al ridicolo lunedì, inchiodato per un giorno su una norma poi ritirata».Una legge, quella sui vitalizi, che fa scaldare anche Shaurli. Più interessato a sottolineare la coerenza del Pd che ad attaccare il M5s per il dietrofront all'ultimo. «Abbiamo sempre detto, con chiarezza, che non avemmo firmato quella norma - dichiara il segretario Fvg -.

Venire in Aula e dire che senza firme la legge non si approva, come ha fatto il centrodestra, è mentire sapendo di mentire. La verità è che si sono resi conto, il giorno stesso, che il vitalizio gli costava troppo in busta paga a fronte del poco che avrebbero preso una volta maturato il diritto. Questo è l'unico, vero motivo del ritiro. E la cosa ridicola - continua Shaurli - è che se ne sono accorti in Aula, dopo avervi lavorato sei mesi. Potevano ritirarla prima, tutt'al più in commissione, non all'ultimo com'è stato fatto mettendo in ridicolo l'intero Consiglio. Ci fossero ancora Comelli e Biasutti sarebbero arrossiti». Spazi per tornare a discutere di vitalizi non ce n'è. «Parliamo di una norma fatta con i piedi che è morta e sepolta. Diverso è se tutte le istituzioni regionali, a partire dalla conferenza delle Regioni,

ragionano su tematiche come questa».Quanto agli ammiccamenti che vi sarebbero stati nei corridoi tra maggioranza e opposizione sull'appoggio alla norma, Shaurli sgombera il campo da ogni dubbio: «Il Pd ha sempre detto che non avrebbe firmato nè sostenuto questa proposta di legge. Ha dato solo la propria disponibilità a un discorso generale con tutte le altre regioni che non c'è stato. Chi dice il contrario mente ancora una volta sapendo di mentire. Fino a prova contraria il segretario del Pd sono io e io detto la posizione, che sui vitalizi è stata inequivocabile: il provvedimento non si firma e non si sostiene».

I presunti privilegi di una lotta apparente e di propaganda

La discussione del Consiglio regionale sulle pensioni dei consiglieri in carica desta preoccupazione per la mancanza di legame con l'interesse generale e, anzi, per il prevalere di pulsioni individuali occultate da una lotta apparente e propagandistica a privilegi presunti.I fatti. Dal 2013 chi si dedica a tempo pieno al mandato di legislatore regionale è privo di uno schema pensionistico obbligatorio come è stabilito per ogni italiano che abbia un'occupazione e anche per deputati e senatori. Ciò significa che chi, lasciando il suo lavoro, serve la Regione per cinque o dieci anni accumula un buco previdenziale di pari durata che avrà una ricaduta drammatica quando raggiungerà i sessantasette anni dell'età pensionabile. Queste condizioni espongono il Consiglio regionale che legifera sei miliardi di spesa annui a seri rischi perché sarà sempre più difficile convincere un cittadino, in particolare se impegnato in un'occupazione qualificata con corrispondente beneficio pensionistico, a lasciare il suo impiego per servire i propri corregionali; il Consiglio diventerà con le conseguenze del caso un banale dopolavoro, vi sono già dei casi, ma da quell'Aula continuerà a dipendere la qualità degli ospedali, dei trasporti, eccetera, di tutti noi.I consiglieri regionali che hanno ricostruito il Friuli terremotato non erano dopolavoristi. Lunedì il presidente Massimiliano Fedriga non ha avuto il coraggio di mettere ai voti la legge

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che avrebbe introdotto la pensione dei consiglieri alla stregua dei metalmeccanici e con ciò ha mancato di una visione istituzionale fondata sull'interesse generale e ha abdicato al ruolo di maggioranza, mentre le minoranze si sono opposte alla pensione contributiva scegliendo il comizio populista. Ci sono stati consiglieri, inoltre, che si sono schierati contro la legge non sulla base dell'interesse generale ma di un calcolo personale.La legge regionale appena abortita riproponeva il meccanismo vigente per ogni lavoratore dipendente (contributi dell'eletto pari all'8,8 per cento della retribuzione, contributi dell'istituzione pari al 14,2 per cento) e replicava il meccanismo con cui gli onorevoli Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Debora Serracchiani, Giorgia Meloni stanno maturando la pensione da

parlamentare: 913,91 euro mensili a carico dell'eletto, 2.513,25 a carico del Parlamento.Deputati e senatori come Camera e Senato, parimenti ad ogni altro lavoratore e datore di lavoro, non pagano l'Irpef sui contributi versati perché le imposte sul reddito verranno trattenute a suo tempo sulla pensione.

Centis punta il dito sulle giustificazioni dei grillini al dietrofront

«Solo noi contrari, loro mentono o non sanno leggere ciò che scrivono»

La civica Cittadini tuona:

è stato il M5s a inserire un costo per le casse Fvg

l'attacco Se sulle promesse verbali di appoggio alla legge pronunciate da qualche esponente di minoranza qualche dubbio potrebbe anche restare, non ce n'è alcuno secondo il gruppo dei Cittadini a proposito della posizione del Movimento 5 stelle sui vitalizi. I pentastellati erano tutt'altro che allo scuro del peso finanziario che la norma avrebbe avuto per le casse del Consiglio secondo il capogruppo Tiziano Centis, che attacca: «Fare retromarcia perché si cambia idea è legittimo, giustificare una retromarcia raccontando balle è penoso. Per ben due volte i grillini hanno scritto in proposta di legge che la parte maggiore del contributo doveva essere versato dalla Regione, costituendo quindi un costo a carico della collettività. Addirittura, nella loro proposta di legge depositata a dicembre 2018, all'articolo 4 comma 11 si legge testualmente: "La quota di contributo a carico del consigliere regionale e dell'assessore non componente del consiglio è pari all'8,80 per cento della base imponibile" e ancora "a quota a carico del consiglio regionale è pari a 2,75 volte la quota a carico del consigliere"». Centis si dice per questo sgomento dinnanzi alle dichiarazioni del pentastellato Mauro Capozzella, unico firmatario della norma tra le file dell'opposizione, che a margine del ritiro aveva assicurato d'aver scoperto soltanto venerdì, in V commissione, che il contributo non sarebbe stato tutto a carico dei consiglieri. «O mente - rilancia Centis - o non sa leggere neppure le proprie proposte di legge».La civica i Cittadini rivendicano la propria posizione. Chiara fin dall'inizio. Contraria senza se e senza ma alla reintroduzione del trattamento pensionistico: «Pur in forma contributiva - spiega ancora il capogruppo - la reintroduzione del vitalizio sarebbe stata incoerente rispetto al lavoro svolto nella precedente legislatura che ha portato a dimezzare il costo del singolo consigliere rendendo il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia uno dei più virtuosi d'Italia. Abbiamo sempre sostenuto che il sistema dell'indennità più i rimborsi previsto per i consiglieri regionali bastava ampiamente per permettere, a chi lo volesse, di farsi una pensione integrativa privata». La contrarietà dei Cittadini sul provvedimento per Centis ha rappresentato fin dall'inizio, dall'avvio del tavolo tecnico lo scorso mese di febbraio, uno dei principali ostacoli per l'iter della legge. Ostacolo cui si sono aggiunti in coda la retromarcia dei Cinquestelle e soprattutto la scoperta dell'entità del prelievo in busta paga per i consiglieri. Ben 1.200 euro al mese circa per avere 350 euro netti di pensione al mese al compimento dei 65 anni d'età. Il mix di ostacoli ha portato allo stop della norma. Con

soddisfazione dei Cittadini che hanno raccolto, alla vigilia, lo sdegno delle persone. «Da più parti ci è giunta la richiesta di non mollare e andare avanti - fa sapere ancora Centis -. Penso che le proteste siano giunte anche ai colleghi del M5s e del centrodestra e che non se la siano sentita di andare fino in fondo. Per noi, che siamo gli unici ad essere sempre stati contrari, è una grande vittoria».

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rojc al senato

Ordinamento sportivo

«Legge da rivedere così danneggia il Fvg»

roma. «Si deve rivedere il decreto legge che delega al Governo la materia di ordinamento sportivo: in molte parti è sbagliato o contra legem, e colpisce la peculiarità del Friuli Venezia Giulia».Così la senatrice triestina del Pd Tatjana Rojc, intervenuta ieri mattina in commissione al Senato nel corso dell'audizione del presidente del Coni e delegato Cio Giovanni Malagò, nell'ambito della discussione del disegno di legge che prevede deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione.Rilevando che «il Coni

rappresenta tutte le realtà sportive sul territorio e i presidenti e i dirigenti Coni sono persone con decenni di esperienza da dirigenti sportivi, non quindi meri esecutori», Rojc ha insistito sulla peculiare funzione del presidente regionale del Coni della Regione Friuli Venezia Giulia che «è una carica elettiva, non nominale, prevista da una specifica legge regionale. Il presidente regionale del Coni - ha aggiunto - è infatti chiamato a scegliere come distribuire i contributi per le singole manifestazioni sportive, a decidere sull'impiantistica sportiva, a organizzare insieme (non in collaborazione o per conto) alla Regione gli Stati generali dello sport, che quest'anno si svolgeranno a Gemona il 13 e il 14 settembre.

Ci sono ragioni sostanziali per cui non è possibile pensare a un presidente regionale che abbia una mera funzione o delega di rappresentanza».«Anche per quanto riguarda l'autonomia delle singole federazioni sportive - ha

puntualizzato la senatrice Rojc - va rivisto questo decreto, che così com'è concepito agevolerà soltanto le federazioni maggiori e più forti a discapito di quelle più piccole. Inoltre, l'introduzione dei Centri sportivi scolastici sarà a discapito delle società sportive dilettantistiche disseminate sul territorio, che sono state fino ad oggi il vero humus in cui sono cresciuti tutti i nostri campioni».

il vicesegretario del pd a report Anagrafe nazionale residenti:

per Coppola ritardi inspiegabili

udine. L'anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) stenta a decollare in Fvg, dove sono ancora meno della metà i Comuni subentrati o in fase di pre-subentro nella nuova anagrafe unica. Un ritardo inspiegabile a sentire il vicesegretario Fvg del Pd Paolo Coppola, che ieri intervistato da Report è tornato a parlare di digitalizzazione della Pubblica amministrazione.«Non si capisce perché in regione siamo così indietro rispetto ad altre zone d'Italia nell'adesione all'Anpr, strumento fondamentale per eliminare i censimenti che grazie alla presenza di Insiel dovrebbe essere invece adottato con facilità». Coppola punzecchia la politica: «Se l'assessore domandasse come mai siamo così in ritardo, forse le cose si muoverebbero, perché spesso, la ragione per cui tutto ciò che è digitalizzazione nella Pa va a rilento, dipende semplicemente dalla poca attenzione che ci mette la politica».Restando in Fvg, il democratico punta l'occhio di bue sul responsabile per la "transizione digitale", persona cui il codice dell'amministrazione digitale richiede adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali. «In Fvg il ruolo è coperto da Franco Milan, laureato in scienze politiche che si è sempre occupato, come si legge nel suo curriculum, di attività economiche e turismo - sottolinea Coppola -. Un "piccolo" dubbio sull'adeguatezza delle sue competenze mi rimane, anche perché lui stesso, nel medesimo curriculum, alla voce capacità e competenze tecniche scrive: conoscenza ed utilizzo world, excel, outlook, internet e posta elettronica. Il legislatore (leggi Coppola, che è stato relatore nel 2006) non intendeva

questo". Il dubbio sulla paternità della nomina, non ferma il democratico. Anzi. «Se risale alla scorsa amministrazione questo la dice lunga sulla sottovalutazione di questi temi. Una sottovalutazione bipartisan». Soprattutto nazionale. Ai microfoni di Report Coppola ha ripercorso infatti i risultati della commissione parlamentare d'inchiesta sul livello di

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digitalizzazione della pubblica amministrazione che li stesso ha presieduto e che ha portato a evidenziare il non rispetto della legge in materia. A partire dai Ministeri. «Tutto questo - conclude Coppola - quando una digitalizzazione ben fatta permette di risparmiare soldi pubblici e combattere la corruzione».

trasporto studenti disabili Costretti a piedi dall'Uti:

trovata una soluzione

Nel passaggio tra Province e Uti (Unioni territoriali intercomunali) si è persa per strada la competenza relativa al trasporto degli alunni disabili. Un problema che in città coinvolge, in particolare, due ragazzi che dal prossimo anno scolastico frequenteranno gli istituti superiori di Pozzuolo e di Cividale. Essendo residenti a Udine, il Comune ha deciso di farsi carico del servizio mettendo a disposizione un mezzo di trasporto attrezzato. «Questa problematica - spiega l'assessore Elisa Asia Battaglia - è emersa dopo la riforma delle Uti voluta dalla giunta Serracchiani. Nelle pieghe della legge 26, ci si è dimenticati di trasferire una delle competenze che era in capo alle Province, e cioè quella di trasporto degli alunni disabili delle scuole secondarie superiori. Per questo, nell'attesa che la Regione colmi questo vuoto normativo, interveniamo noi garantendo l'accompagnamento dei due ragazzi udinesi negli istituti di Cividale e di Pozzuolo».Nella seduta di ieri a palazzo D'Aronco, la giunta ha approvato il progetto messo a punto proprio per dare assistenza ai due ragazzi nel percorso casa-scuola. «Vogliamo garantire loro una certa autonomia con un servizio calibrato sulle specifiche necessità - chiarisce l'assessore Battaglia - un modo per assicurare un sacrosanto diritto a questi due ragazzi e per superare una disuguaglianza venutasi a creare».Battaglia informa che la Regione sta già lavorando alla risoluzione del problema: «E' in corso la modifica della legge 41 del 1996: chiediamo che venga inserita una parte dedicata al trasporto degli studenti disabili chiarendo in modo chiaro a chi spetti la competenza del servizio.

Nell'attesa ce ne faremo carico noi».

IL PICCOLO 31 LUGLIO

La Regione aumenta la spesa annua a 2,5 milioni di euro ed estende la platea dei beneficiari del progetto di odontoiatria pubblica. Riccardi: un salto in avanti Dal reddito all'età, si amplia

il servizio "dentista gratuito"

Diego D'Amelio trieste. Innalzamento del limite anagrafico da 14 a 16 anni per ricevere i servizi odontoiatrici dedicati all'età evolutiva. Estensione da 15 a 20 mila euro di reddito Isee per le riabilitazioni protesiche in esenzione. Riduzione del contributo richiesto al paziente per avere una nuova dentiera. Ampliamento della platea delle persone vulnerabili con gratuità garantita anche a invalidi al 100%, sordomuti, non vedenti e vittime di terrorismo. La giunta Fedriga lancia la fase 2.0 dell'odontoiatria sociale: nato nella legislatura del centrosinistra, il servizio viene ora rafforzato con un intervento da 800 mila euro, che porta la spesa annua a 2,5 milioni. Come dice l'assessore alla Salute Riccardo Riccardi, «noi non buttiamo via le cose buone che abbiamo trovato». Debora Serracchiani l'aveva chiamata odontoiatria "sociale", Massimiliano Fedriga la ribattezzerà odontoiatria "pubblica" a rimarcare una nuova fase che Riccardi descrive come «salto in avanti, perché più del 50% dei cittadini non ha possibilità di avere cure dentistiche e servono soluzioni per migliorare prevenzione e trattamento nei centri ambulatoriali sul territorio e negli ospedali». Il Friuli Venezia Giulia è la regione più avanzata in Italia nel campo. Oltre a fornire quanto previsto dal prontuario nazionale, la Regione offre infatti un'ampia serie di prestazioni extra, che la giunta conta di rafforzare. E così il limite per essere considerati in età evolutiva si sposta a 16 anni, la soglia Isee per l'accesso alle prestazioni gratuite si alza e

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si abbassano i contributi che l'utente deve versare in base al reddito. In conferenza stampa, Fedriga prevede «un impatto considerevole con un investimento da 800 mila euro: siamo l'unica Regione che fornisce un servizio pubblico così completo e questa eccellenza continua a crescere, garntendo la stessa qualità in tutte le zone del Fvg. Questa filosofia vogliamo applicarla su tutta l'offerta sanitaria: se abbiamo una struttura eccellente, lo standard va esportato altrove». Riferimento a un servizio che ha mosso i primi passi a Trieste vent'anni fa e che è stato poi regionalizzato.

Prossimo all'incoronazione a rettore dell'Università di Trieste, il primario di odontoiatria Roberto Di Lenarda sottolinea che «l'obiettivo è dare risposte a chi risposte non ne ha. Questo progetto non è contro l'odontoiatria privata: chi ha un'emergenza può venire ai nostri pronto soccorso e poi continuare col suo dentista. Per tutti gli altri c'è il servizio pubblico». Sia per chi non ha soldi per alcuna cura, sia per chi cerca rimedi low cost nei paesi dell'Est: «Le soluzioni a basso costo, soprattutto se lontane geograficamente, possono nascondere problemi seri», evidenzia Di Lenarda. Il medico analizza poi i dati degli ultimi anni, da cui emerge il ruolo di capofila di Trieste con metà delle prestazioni complessive ma anche «un aumento del servizio in tutta la regione: il +20% del 2018 è significativo e tutte le Aziende sanitarie stanno raggiungendo i target prefissati grazie all'apertura di nuovi centri erogatori, cui si aggiungono i sei pronto soccorso». Il quadro è positivo ma non manca qualche problema di consapevolezza: «Solo il 50% dei centri per disabili - ragiona Di Lenarda - ha risposto alla proposta di visitare gli utenti sul posto e solo il 30-40% delle scuole di Trieste, Gorizia e Pordenone ha aderito al programma di visite ai bambini delle prime elementari e corsi di prevenzione per gli altri. Quasi il 20% dei pazienti prenota infine gli appuntamenti senza presentarsi e questo grida vendetta».

Il governatore sconfessa l'impostazione voluta dal centrodestra

e allarga il solco con Zanin. Pd all'attacco: «Si arrampica sugli specchi»

Vitalizi, Fedriga esce allo scoperto:

«Saggia la scelta dello stop»

LA POLEMICA «Aver fermato la proposta di legge sui vitalizi è stata una scelta saggia da parte dei capigruppo di maggioranza». Ora che l'operazione è naufragata, il presidente Massimiliano Fedriga si toglie qualche sasso dalle scarpe e boccia apertamente l'ipotesi vitalizi, sia pur nella versione notevolmente alleggerita nel peso economico rispetto al passato. Sul ritorno della pensione per gli eletti il governatore si era tenuto sempre coperto e i ben informati dicono che non ne fosse mai stato particolarmente entusiasta, anche se aveva preferito fare un passo indietro, perché

«si tratta di una scelta del Consiglio e non della giunta», come ha ribadito ieri. Fedriga aveva allora preferito lasciare la palla agli eletti, subordinando il via libera all'operazione all'unanimità dell'Aula. Con alcune dichiarazioni alle agenzie, il presidente della Regione sconfessa di fatto l'impostazione voluta dal centrodestra in questi mesi e finisce per allargare la distanza creatasi in questi giorni fra il gruppo della Lega e il presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin, che proprio per le decisioni del Carroccio si è ritrovato in un paio di giorni a dover digerire la mancata nomina del suo portavoce e la definitiva cancellazione della possibilità di un'adesione volontaria al versamento dei contributi da parte degli inquilini di piazza Oberdan. Il Pd coglie le parole di Fedriga per passare al contrattacco col segretario regionale Cristiano Shaurli: «Nel day after della figuraccia sui vitalizi, il presidente completa l'opera. Scarica i suoi stessi consiglieri di maggioranza con l'accusa di essere avidi, oltre che incapaci di preparare e approvarsi un provvedimento cui lavoravano da mesi. Vedere Fedriga che si arrampica sugli specchi per sviare dall'opera della sua maggioranza, che prova a rimettersi i vitalizi e poi scopre che deve versare troppo per ottenere troppo poco e poi fa marcia indietro, la dice lunga su come lavorino. O meglio non lavorino, visto il poco o nulla prodotto da questo centrodestra: omnibus a go go, mancette da distribuire ai Consiglieri, chiusura di punti nascita sicuri».

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LA NORMA DI TUTELA

Maggioranza invischiata nei gelati Iter rinviato

UDINE. Dopo lo stop sui vitalizi, la maggioranza si incarta su coni e coppette. Regalando un assist al Pd per un'altra puntata dello scontro in Consiglio regionale. Il caso, stavolta, riguarda il gelato. La Lega lavora per una legge di tutela, ma non riesce a chiudere l'iter in commissione. Anzi, l'esame del provvedimento è stato ieri sospeso e rinviato, come pure la annunciata conferenza stampa, a settembre. «Servono ulteriori approfondimenti», fa sapere la prima firmataria Maddalena Spagnolo dopo aver preso che le osservazioni emerse sui suoi emendamenti non consentivano di

procedere.C'è da tutelare non solo il prodotto, «ma anche i gelatieri», osserva la consigliera leghista e dunque si procederà con audizioni che consentano di approvare «la legge più completa possibile».Diversa la lettura di Di Giau che parla di una proposta che «vaga in commissione da mesi, incontrando di volta in volta obiezioni diverse di giunta, commissari e uffici». Se l'obiettivo, assicura Spagnolo, rimane quello di un marchio di qualità per valorizzare la filiera legata alla produzione locale, anche attraverso l'istituzione di un Registro regionale della gelateria artigianale di qualità e con tanto di obbligo di almeno il 50% di materie prime di provenienza dal territorio, il Pd denuncia «rilievi di

costituzionalità, carenze legislative per mancanza di previsioni finanziarie, emendamenti che cambiano gli elementi che ci erano stati presentati precedentemente come fondanti la proposta stessa: dalla creazione del marchio all'origine regionale delle materie prime. I requisiti di formazione per i gelatieri di qualità erano tra l'altro già stati modificati per l'esame in sesta commissione».Crema e nocciola a parte, restano i veleni del giorno prima. «Il presidente Fedriga è abile nello scaricare l'improduttività di giunta e Consiglio con le battute sulle ferie del Pd - dice Da Giau -, ma l'unico dato vero è che la maggioranza non è in grado di programmare e gestire l'attività e di produrre contenuti accettabili.

In questo caos, non stupiscono l'assenza dell'assessore competente Bini, che ci fa sapere attraverso Facebook di essere in ferie, e la palese non disponibilità ad appoggiare la proposta delle stesse forze di maggioranza».

IL GAZZETTINO IN ALLEGATO

Riferimenti

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