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Master Negative Storage Number OCI

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Academic year: 2022

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(1)

Master Negative Storage Number

OCI00060.18

(2)

Istoria della vita di Guerrino detto il

Meschino Lucca

1818

Reel: 60 Title: 18

(3)

BIBLIOGRAPHIC RECORD TARGET

PRESERVATION OFFICE CLEVELAND PUBLIC LIBRARY

RLG GREAT COLLECTIONS

MICROFILMING PROJECT, PHASE IV JOHN G. WHITE CHAPBOOK COLLECTION

Master Negative Storage Number: QQ00060 18 Control Number: AEO-1434

OCLC Number : 07105362

Cali Number : W 381.558 Iti no.17

TItle : Istoria della vita di Guerrino detto il Meschino : il quale fece molte battaglie contro Turchi, e Saracini, e come trovò

auo padre, e madre prigione nella città di Durazzo.

Imprint : Lucca : Presso Francesco Bertini, 1818.

Format : 24 p. : 15 cm.

Note : Cover title.

Note : Title vignette (woodcut).

Subject : Chapbooks, Italian.

Added Entry : Bertini, Francesco.

MICROFILMED BY

PRESERVATION RESOURCES (BETHLEHEM, PA) On behalf of thè

Preservation Office, Cleveland Public Library Cleveiand, Ohio, USA

Film Size: 35mm microfilm Image Placement: ilB Reduction Ratio: / 8:1

Date fiiming began: N ^_

Camera Operator: ^ ~

(4)
(5)

t

• ISTORIA della vita

il.

DI GUERRINq

betto il meschino

»ao Padre e Marf * ® c®me trovb

liUCCA 1818.

i - _

i Presso Francesco Berti'ni

Cea Approvazione •

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,

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(6)

^ eccelsi allori ^

Mi' itTcon. So^«'■

*’fc.^°TUirarìe^in catte u9i lo stile , ^ efee ritir^T traiSiio fuori » ,

' S» io -io* “■o,<‘;;,r.V„r |?rchè vlle.

’'““f°soo°dì'mfa cetra adorny intanto !

° 1 versi miei aspiro al canto .

® cfnto le forae d’ un e«o cristiano ,

*^Fl^^!^rfoV^.”^^al1e;nr:.a„o.

nacqoe in Doratzo il c^v _ Milonfo'S'pad<cS«»fai»^^>:«»^^® ,

*' d“ 1 boon m“io1 • dalW-fe Tolo più anni con

uscì l’eroe, anai novello marie,

©nde si rallegrò tutta la corte , e la nuòva P®V

al nuovo re ognun le luci adisse

Ì!riL:utr?:ii'ie;tfo”rr’

dalla sua antica stirpe avuto >

a dato fu in consegna alla nutrice.

udite il fatto poi-dell

Il mostro fiero, il perfido Ottoman

(7)

X

per tal novella si battè la guan.cia ,

« vuoi perciò sul popolo cristiano volar armato di spada, « di lancia e dare a tutta Puglia sacco a mano;

in un baleno forte armata slancia.

]^sso in DuraBZ(^, e i barbari vi mena Milon fa schiavo, e forte l’incatena.

Lungo saria narrar qual aspra pena il re n ebbe, e la rei,na ancora i quali nel cangiar di, questa scena lunghi pianti versar dagli occhi fuòra la balia addolorata si dimena

del caso strano tal si crucia, e accora che fuggita col figlio prese a dire, se V e nave, o vascel ch’abbia a partire

’ E domandando risponder si sente, che doveva partire* in quell’istante, e trappassar vorrebbe immantiaente verso Costantinopoli il'volante, ella sopra montata prestamente, e nel grembo nascose il piccol fante, fecer sarpare l’ancore profonde,

® che il sol tramotifte . Lieti per alto ihare navigavo

la balia, e 1’ innocente fanciullino : sempre in gran doglia , #d in gran pianto

amaro

gioco della fortuna, e del dettino, galere, allor s* approssimavo, che dietro liotte succede a mattino di ùn famoso corsaro i segai sono

«Ijc a sesso nè ad età dona perdono.

FocO'*giovò il doKiandax mercede «

(8)

i)è difese il oAmbino la sua iflnocdo^a che IO III r() d’ogni leggo, ed’ogni fede strapparono dal petto, e con violenza il fanciul, che fatto non s’avvede, e la balia a negai* con insolenzà , é in Salonicco anidarOnu i corsari Jo venderono a’ mercanti li empj a vàri.

Con molte mercanzie lassù sbarcati gli empi corsari co’tolti tributi,’

o per vendere altrui furo approdati come ladroni c malàr^rini astuti;

tncnire, nhe per la nave furo andati, frovaro il fanciullin privo d'ajuti,

lo presero per ischcrzo, e furon giti sulla riva il posavo ai proprj liti.

Ognun restò di màraviolia pieno, in veder di'duo mesi un figlio schiavo giacere in terra Senz’alcun sostegno^

iacea p'iétà à chiunque lo mirava,

solo un mercante di coraggio ameno 10 compra, e a casa sua se lo portava e alla moglie consegna il fanciullin >, 11 prese, e disse, o misero Meschino.

Così il mercante si vedea contento, o il nome del Meschin cresceva intanto ne ced*ea al candor del proprio argento il mercante il tenea con pregio e vanto il mandava a studiar, e come sento narrarvi, e quanto dissi col mio canto imp.irava a Suiiiiar egli era pronto, di lutti gli altri Ipi piissava il conto.

Appena i) primo lustro egli compiva:

che s^guu chiaro di valor ci dava f

(9)

e à pocQ a poco l* indole 3copri\(a, d un' al^a fort« , generosa e b/a va : la lingua turca e greca proferiva, ed. ogni altra virtù prestp iniparava * tinche venne a saper rlnìperatore .

Meschino, e’l suo valore • "

Mandò l’Imperatore al mercadante:

Che conducesse il figlio a lui presente che inteso uvea delle novelle tanio^

per il valor, che alla città si senlre, quando il sovrano* mirò sì bell’infante che Sortito parea proprio, d’ Oriente : le guance pur avea purpuree, e pinta la patria e ’l nome volea Saper distinte •

Perchè lo vide d’aspetto gemmato, n mereante soggiunse io lo comprai

«a corsari che in mar 1’avean rubato, IO te lo dono, e teco lo tè^rai.,

jjiangea il Meschino afflitto ed atlrisfatn 1 Jmperator dicea con me starai

Sempre alla corte con i figli miei } a ^isena scudter sarai di lei.

Liseoa la sua figlia si nomava, ed 1 quattordici anni ella compiva, ed ognun per vederla a lei andava, vuerrino sempre a mensa la serviva, 1 Imperator in tal guisa parlava , yuò una giostra bandir tutta giulivai in raen d’uii mese pel mondo volea;

e un^'baitto mandò così dicea»

Che per mare.e per terra oguuavénisse turchi, morì, Gristia.ni e chi volesse senaa che il passo loro s’impedisse.

(10)

T

<5

. .

e che colla bandita sì mettesse» ^ ’ vn [lifimo della giostra pur si 'disse i' * il cavallo coir arme a cht vincesse, venne da Sm'irne'il guertier Farinassoi' col feroce Artabano» e Parvidasse.

Viene il Torìndo, e il prode Piàmonte eh* eran figli di re» e Stellédoro : venne d’Assiria Emesso Sigismònte e Nebro d^ Albania e il turco moro sol per veder chi ha valorosa fronte»

ma che niùno ardisca in fra costoro *' entrar con armi de'ntro'lo steccato»

se non è càValier di sangpe nato . La prima giostra giH si coipinciava»

c ’l l emor delle trombe si sentiva » e’l martellar dell* armi risuonaVa»

e’l popolò gridava ognora evviva:

Meschino' attènt-o molto li osservaVèu, i colpi drizza ih ver chihòn li schiva c giaademente allora s* affliggeva »' ch^ entrar nello steccato non poteva»

"Piangendo disse oimè , son sventurate pel regio editto, che mi fa restare, entrar vorrei tra quella gente armato»

so! per provar se vaglio nel giostrare,' e liisena rispose o svenlòrato,

vuoi tu la vita si'tosto lasciare » ‘ quel prega, piange e supplica di core ■ ch^ rispose , e gli disse in tal tenore »'

Sappi Mesohin, che quei cavalieri * son uomini in giostr^r cotanto ràri»^

eh© penlir ti faran de* tuoi pensieri»

perchè la mento tua troppo prepari .

V

(11)

/

• * . 6 , '

eh’ An(]rat’'hvéboiltb fra "'xj.à'ést? gaerrieri’ - còtì” ar^rtnl^ a'd^oOÒ, è còn vestiti rari, là .farki le battute, gli arof^li giri^

ma Wòn ' fir òli' ib ti veda ne’ deliri, liiBónggiunsèiiMetcbinsignorchedita lasciata fare a mé 'ttoiì dubitate,

il cavallo coll* arme si allestite,

ma pure che da tti'ud sieno osservate, ei glie le diede d*^oro'.ben gaaraite, e di molti lavori temjpèstate ,

dal giàtdinb il mànò pér vie segrete , monca'‘a eavallo^ e va déntro la rete.

Là giunto, si ievò un gratrromore perchè si 'vidé all* itnproviso entrare , quell* armato guétrierò con furore,

cbe'più'degli altri si voleva i|^ansare:

si fece avanti il^òrco'd’ Almanzore, 8* appuntò 'colla iati eia', "ebbe a tirare ,ip e ’l Meschino spronò il- suo destiere lo colpì ,'C morto in terrà il fe’ cadere .

^Ognun dicea, e viva il’gran Martano pèrche più dt quattro cavalieri

tratti di sèlla avea colla sua mano, con i suoi cólpi dispietati, e fieri:

e tutto arditó il oavalier soprano , a chi pèrcote il petto,‘la |^hl i cimieri , ogni guerrier di questo avea'timore, perchè era infinito il suè valore.

Da più di venticinque circoodato per conoscere il bravo e il valoroso, diede mano alla"spada ch’avea a^ lato combattè seco il cavalier pomposo, si difdtidoa, 0 Lisèna ammirato,

(12)

ilioea eli là noM sorti ìiittonoso

per flOGCorrere il paggjio suo, inip^dfito li svela al padi;e un .ide^l pa^titOt

Soggiunse, maestà non e i|*dovere,^

che a un pover cavalier-ei debb^ fare lanto oltraggio infinito e dispiaoere

sia-cbi si voglia • taira sei ti pare, fa aonar molte trionibe e bandier,^ , pregò, che ognùn s' avesse da fermare», il Meschino tornò, vVebbe a>uscir|Br , segreto , e ognun di )i p’ebbe a sorbire.

^on si potea saper chi fosse stato , ognun restossi tacito, e confuso,

del cavallo, dell’armi e del broccato, non l’ebbe il vincìtor com’era r^aso,

i guerrieri congedo ebber pigliato,, e non /olendo tollerar l’abuso , / si voltar tutti contro l’Jmperatóre,

dicendo tu ti fai gran disonore» >

Oicevan tutti poniam guerra, la disfaremo eon aspra battaglia , dell’oltraggio à.noi fatto in questa terra

dèi G- uerrin che armòdispsda, e maglia così del suo penster ognun si iserra , ed il Blèsohtn di«ca passa canaglia,^

onde per adempir questa sua voglia, dipoi restarono con tormenti e doglia.

Nello spuntar del dì si vidde intorno un campò ardito, cbn parca 1’Inferno contro r fin pera ture so n’andorno ; dell’oltraggio fatto, e dello scherno*

voleva far guerra col sonar d’un corno ».

’f.assembrava un’abisso d’inferpo.

(13)

•òn foglio «Il messiggioro là layiartto, ma fu-per loro la fatica indarno-

liUcpa disse, vanne iftio campione, mostra pur le tue forse , ed il tua ardita già per te segue tanta confusione , che .le pupille mi sopo deticp»

e voltando il Meschino^alla .tenzone fa battere istrunaenti*, fa bandire, che voleva battàglia in tntte Tore,, di ^nei goerrieri gli parlò il maggiore;

Così gli disse: set tu cavaliorot- perchè ho giurato cPatierrarne un paro, glisoggiunse, il Meschin 4ohiaro e sPncero riparati la vita se ti è caro ,

si addossato ambedue con il destriero, 6 le lancie nel petto s'impagnaro, finche li fracassò tutto il lavoro,

1’armature che ayevan fregiate d,’ oro.

Poi a diritto gli si pose avente,

coir

am pia spada, e lo Jcodo fucentè , che vuol de*colpi suoi trofeo spumante per dimostrar H cavalier Valente , 11 secondo col ptiufò, e’I terzo fante, nel cimiero, lo urta fieramente^ ^ la morte di Tigrane ; e Finamonte,

furo i primi guerrìer che avesse a fronte.

Fra i colpi uniti, e fra lì colpi incerti degli arditi guerrieri rinomati, forti Sk videro cader ne*campi aperti, più di cinque n*ha trafitti e mòrti, cui può scampar vedendo sti sconoerti^

dicea:^ questue Pluton, che via ci porti

cosi

già tra di lor la fuga dansi •

a %

(14)

^TO

eVin qoà oVin partiti ,«tpargi.

Si~ placò ciafcheduno y e^r diapone»

e^8i ritolse di vol«r»^o-andar#

l>enohè aveva fissato in opinione di gire il Padre suo a ricèvcare : intanto per saper sua'cendizieo©*

r Imperatore a se fecd chiamare^ / de’ magi*incantatori per sapere,*

• dargli il p're'mio come n’ è iPdòvere;

^ Che venissero avanti a‘ sua' eòrona i perchè chi gli saprebbe dispiegare*

trenta banchi d’or èi gli condona » ponendo editti- per ^tetra, e per mare * vennero'gti'Egizianj, e ogni persona ii;^olti libri'con sè rece portare, anziuso era il meschino di sentire la sua natività niun ha sa dire .

-Ufi Sat rapo rispose: ò gran signore*

ne’ noetri libri ‘non troviam sua sorte meglio è ohe vada all’albVro del Sóle * oveandò il Magno per saper sua morte*

ibMeschinó ascoltò totfo il tenore f rimpeVator sentia d'olor sì forte* ‘ dicendo, vuoi partir figtiuolo aniatoi, se prtrti io resto molto addolorato.

vanne pure, e tì appettò con desiò y prendi guide, e cavdlli il tutto avrai t* augurò il viaggio e t* accompagni Dio che ti guardi d’affanni, e d’ogni guai, ' quel monta la sótla con ùn grand’ clblio voltò dóve che il sol spunta sodi'ràl aven»f<\ rii Guérrier tutti gli arrièsiV

pas£«iii4b per città* ville* e j^aesif j

(15)

^ rei re|r«o aeifa utiina ej^li passava, 1 Armenia già) e 1* Africa pili scura , e vi'rso il Caspio mare st avviava , quando

un

tgij^ante-idi

jiran aratura, che tlteci!forafcciar di ! picca* portava , diedeun colpó si Mrschln ma non lo fura

perché fu. lesto a trarsi fuor di mira,

euQ

Colpo nele‘ubr^1|,avenla etira .

j Morto il pij^ànteV vide altti selvaggi colle lor mogli, e *1 cavalier gli uccido per cast igar<>li delle tanto stingi, che fatte avean. nell* isola dVìAvidei poirCoriìnoiò iBeDza trovar pala^j p o càscp c aolo una> caverna videp qual’era abitaeion idi quei giganti, che gli oltraggi faCeario ai viandanti .

Golia sna lancia ip mano e con il ferro cfao a lato avea il cavalicr bizzarro o se trovo {2ÌujRti> io li sotterro

di quell* empia nazion di Maoco Farro, entrò*colà, come se> fisse un sgherro, e Mita‘Vóce senti da'tia SJ3tte^ragIio, di duo poveri cnstian , che pexil collo

X ■>

(16)

12

dove il Migno Atesiandro oon

Atliiiito

i tartari serro in meezo al, ponte»

e combattè con tigre, e leofante <

senta scorno temer danno eid dite il Meschino con brando trrénfante fece battaglia con mostrt,

So serpeintì

e *1 camin prosegol senza apavenfti*

Seguiva il viaggio, e le montagne alpine per gir dove che il Sol tocca le rame, r ultimo monte della terra il fine, che del tartaro re era il reame,

lasciò il cavallo » e 1* arme ' cristalline e sol si pose a ricercar le trame,«

e mentre con affanno ei le cercava, >

il luogo desioso non trovava • « E piacque alCtel, che l' albero trovasse di cui Guerrino, desiderio aveva*,

e a voglia 'Sua ancora lo trovasse, y e saziar la sua brama ivi potea , ■ eel on vecchio canuto rimirasse,-»

al quale il Meschino così diceat/r» >

vanni qui/^er saper la mia genia, >

cib dall'ajl!ber saper solo vorria<o i.-t;>

Rispose? il>gVecchio, so lo vuoi fppnre convien d* àspettar, che levi il Sole, così sarà contento il tuo volete?-

in ascoltar,deli* alber le parole, appena i raggi si fecero vedere,

che il vecchio susntrò con tal tenore, e attonito il Meschino lo fe pregare:, allor volergli il suo natal spiegare*

Ónde una voce disse sei meschino | Guerier dal Genitor fosti ohiantnt*

(17)

Zeffira fu U balia, e perMltatino la iinadrul =• P^*’l <*“0 «ta iaoatenato»

dettò eha abba cloeate pa'role, in sileiiBÌo >0tt!Ò 1’albero, e iliSol^ .

Reatdnne il cavalier eonfiiao, e inetto pensando alle parole^ e alò'ohe ha vitto prega e saspira per sapere il resto:

yarria del genitor farne 1’acquisto• ; irato alfitr disse} rispondi presto, ì dimmi dove nascetti ? chi ò> quel triaéo

chei miei parenti un dì pose in oatenp, certo averh da me tormeati e pene»

Bagna aogit opcbi suoi lugòhri sassi, versa da’ labri suoi mesti la.menti , , dicea quanti tuguri, e quanti passi, sol per venir nella magion d’accenti, gli disse il vecchio piu non si affannasse le pianlo in van piegar de* venti sjippiicar r insensato qpn vi è fede, pprchè segni e nè ;v6ci altro; non vede.

Vedendo al prteghi suoi sorda la pìàlkta tiài.zossi in piede e diede mano aVhran^o che certo in pachi-Colpine la schianta, se non che allora il vecchio venerando sappi disse ligiinoi, che tutta quanta la terra fremerìa per questo damiò, quando Febo s'abbocca col leono

£a strage, e seempio di motte persòn'e.

Tacito il cavalier suo ferro pose, del vecobio le. parole, eh* aveva intesea

(enea la aiòntò alle vooi fa^oile «

(18)

•ir<^<ielle |>Unte ttel prèg«r eoatof»

partir vuol per le vie più dÌMatrMe»

e domandar a twtti, e far pai età ^ ppr •ritrofàr it padre rn ^nalcheipartn, giuBM datiuìi ^c(owin- aoip^n A'nfi'rrièrfe GU'djise il' caralirt lìà'sua- penarrai ;

«d ei fisppsé se non vooi cho raria , sparli, e prencW il passaggio per Litniìia

vanne al montesApponnin in meaao-all*

' la Sibilla la giace-eotro lentuVa : ( Italia ti pagherà la' mente tua precaria, e im barCò nel porto di Marsiglia , Jeanne a liivòrno in'là-ÈÌttà d’ Arsiglia

Dove alberga cbstói fasai insegnare, é prende dal'daapino un buon sentiere , e luoghi alpestri còminciò a passare Questo ignoto campion gran cavalière , al, suo bel estro ne facea restare, . del suo petto inzuccato, e le visiere, sicebè giungeedo in Norcia una mattina chiese, notizia ’delVa fata Alcina * '•

bomàndava airostier pronto , éd ardito che lontano sci' miglia foS^' andaf'o, doV* abitava un ‘isant’ uomo erudito ?'

e ebo del tottb'nè~saria informato, con tal notìzia subito partito,

è in breve.spazib al monte approssimato dove stanza ha un uofilè eremita , che àugùiò al cavatici fortunà , e vita .

Pòi'di^se, caràlier dimmL cbi^sei, dà ohe parte nè vièni e dovè vai^ . ' e qiièl/da fata^Alcin'à aildai^ voirrèiy '

ì^eègQtHÙ là Via • fe tn la i^ai /

(19)

deh fistio «Appi', che alti ^iorn-i miéì, chi andò da lei non riparli giammai >

rispo&erl càvalier ci vorrta andare', i^^ènitori nriei sol per trovare.

' M ira figlio la carcére spietata , per una eternila tuia ctnda sortoV ' Volgi il* pènsiét, che fra la turba rrata proveresti ùn morir d’‘éterHa sÉDrte, l’aniiiaa tu* sarà là condannata , fino giodtiio dentro quelié porte,’

si muore, e si rinasce con gran pene, fuggi se puoi tal tormentoso arsene.»

Gia'Ccbi sei risoluto di partire, e nella grotta di volere entrare , 'accolta'ciò, che ora ti voglio dire, '

pèrche assòrto non rrsti entro quel mare abbi coraggio di poter soffrirei ^ ogni disasiro , prima che pecoare,J'^

e a Dio fi ràccdmanda con pio core, poi parli , e non aver già più timore*

Entrò nella caverna , e accese il lume si poée don dbraggio à caminare, — e giunto dove ne scorgia un fiume,, la SI fermò obé non potèa passiire', in un sacco egli urtb di mqlle fiiume, il qual gli disse ifbn ini calpestare, abbassò il lume per veder cib eh* eèa, e uria serpe mirb schifosa , e nera .

Che disse al cavalieto, ben venuto, ' A ’ tal punto fatai chi t* ha guidati f ,

r>sp9se il pavalier.} son^ risoluto , di gir dàlia Sibilla ho destipatÒ ^

disse Ù serpente far si atréi foldt^'a

(20)

«a immobile restai qni iaoatenftio»

aè tpero oscir già mai da tal supplizi*

o fòlle» cavalier abbi giudizio.

Nalla badando per le vie diserte», trovessi in fine alle fatali porte, e QO satiro infernal vi discoperse »

• senza tema vi picchiò ben fòrte, ! e quattro damigelle all* uscio scerse » che raceolsero lieto entro la corte » f ohi Io lusinga » chi l’odia e chi 1* inchina menandolo dinanzi alla regina.

Quale disse tre giorni è che v’aspettp:

"ir cavaliere allor» ebbe risposto

per saper venni avanti al

tuo

cospetto di padro » o madre miei chém’ è nascosto;

un'anno devi star tu qui ristretto»

e ancor tre dì dilunge in questo chiostro ma avverti neì-'mirar col guardo fìsso quel che vedrai ti parerìr un abisso.

Li disse vieni meco in un giardino » ,qùal solea esserdelisioso» e,ameno

che se vorrai mio cavalier Guerrino»

t* accolgo volentieri in questo seno » 1* Alcina un volto uvea come divino»

ma non già pose il cavalier a treno che non i’ occhio pietoso » e là sua avaùo così tacea il cavalier soprano »

Poi mostrogli tant’ orp e tanti argenti quante perle» rubini e diamanti • che tutte vane siano ne’ suoi intenti»

perchè erano infinitil» ò quanti oquanti»

tu sarai mio signor se ti ceuteuti ' dipòà là bella dentro a questi incanti »

(21)

»pioga a me tfe" miei parenti’, sta» « sono innocenti

li difse, in una vaipj stanza, e poi I* insegna a sua presenza --'Sua, poiché s* avanza,

infiaiti, e cosa. lmrn.eR8^^, speranza *'

-ì seqza ogn* giorno pgU avea ni Gesti si difendea.

o i giorni ,e i,l sabato avvenica .-__a cangiare, i serpente comparire, v^ce li sentìa gridare, lo mena,,

1* abitazione di ricami

avea costei, ma con certa cpzzi ma non fu quel goerrier di fede gran^entazione

col segno Passand

tutti nel vdltq li vedea e in forma d

con mesta

scorpioni, e miseri li vedpa sortire, dicea qnest* è l’Inferno al , naturale a lina ^donzella chiede con furore

de’serpenti, e del rumore Ciò detto la donzella fu sparita^

o in luoghi ritrovossi oscCiri, e tetri ove in tormenti-, sta turba infinita, il vedea n larve, e si, vedea no spetri, mostri di sette teste, e di gran vita no.n v’ è cly pietà mai da loro impel Il Vedea in idee vaghe, ed umane,

di serpe orrendé c strai A Dio per lo spayentq si voltava, tal che del suo valore era pentito, ciò che disse il romito ricordava, Dio in ajutct chiamò tutto contrito , cosi li mesi, e 1’anno terminava

1 del sortir che,sia impedito:

U Fata, che ^ì-, rabbia ,sì rodeva.

(22)

INFORMATION OBSCURED

*. v ' t

obé alla saa vanità non attehaéa . 'Venut'» VI giortìo » ohe dovca partile il Mescihtno ringrazia Tddiò Signore » che l* hvea fatto dal periglio asc'ire, ove provato avea tanto timore

dammi la robba mi^ oomtneiò a dire , cbé già cohoseó il vostro folle errore, una donzell'a lo prese a'menare , ‘ . - va , ohe don ‘posi» il padre tuo trovare.

Spalancjogli V* uscita , -e' poi soletto si pese'a caminarO , e'trovò il loco, ove parlò quel'serpe naalfedetto, che un sacco parea tutto foco ,^

dicea HaVi'CD, cTie dici, fe tub difetto, parto,'me ne ritorqò iri festa e gi<oco, e Macco lo voiìea iì spaventare .

co»^ miìle voci che sentia gridate.

'Tutti dicean vanne per dispetto , possa- trovare il padre tuo nèl fuoco, dicea il. cavaliero * o maledetto, possa penar, sempiterno loco ; il fiume ripaasb con gran diletto , trovò nella caverna presso a poco , d’onde uscite", e gir tosto a ritrovare il romito, che il'cavai ' gli dèe,dare .

Quando'i s'eVvi di Dio ebbèr veduto il Cavaliér bpesto v ®d affannato , gli andaro'inc'ontrò per', donarli ajuto, e l’ ebbero del tutto esaminato ,

egli sol ràc^ntb <^anto ha veduto,

© oiò' che'sia in qB'elMoogo si. spietato, poi ringraziò i fo.rfiiti * «‘fecd nòtp, per gtrè a Rbiad^'a tòddisfare un vot«.

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Quindi montato in fella

verfo Roma n andò con piè volanti . e arrivato colà foKcemehte ,,

dal E’apa egli portossi in un istante, quando fa presso il caValièt possente é iprostrossi in terra, e baciogli le piante,

che se yu.>I gire a dimostrar sua fronte ei lo dichiacs^cavaliero,,e conte.

11 camrnin dell’Apostolo S. Giacomi Il spiccò il Santo Papa il suo articolo, malandrini e ladrotoT un fiero ostacolo di tanti passaggieri era il pericolo:

tarai colla tua sp^da uno spettacolo, liberare ogni strada, ed ogni vicolo, ti vedo nel mirar sapiente e specolo lacquistérai delle vigorie al secolo.

Il benedico l’oTine,c’l tuo ì^alore dice migenió con santo parlare: ’**

»ià sentisti da me tutto il tenore il quanto che t'imposi devi fare

iraime in Galizia, e mostra il tuo furore B poi torna da me senza indugiare ìe adempirai poi tutto II mio volere*, ripremiar ti saprò com’è dovere.

Figlio ti benedico, e stringo al senof indi si partì il cavalior sovrano ,

i 4('Sto allenìa al corridore il freno corre più ville, e più rìttade piano I giunse a una campagna in volto ameiìo ‘ love stava di ladri una gran mano,

quali mirando rarmi d’ oro fino ccei'o conto d’-assaliré il Meschini,

fc-li disio un di coloro, dovè andate^

(24)

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«k tal parlare il cavalle^ rispose,

fio

a S. Gìacorno io vado in verit ade » per cèrto afFaic clie il cónf«ssor m’impose rispose un’ altro quando pur .vogliate

con voi venire abbiam voglie bramose ma il capo di color con veci liete, il ciiiese il valigin delle monete . -•

Tutto adirato la sua lancia arresta indi gridando fra costerà caccfa,

e queir urta quel frange, e quel tempesta più di duecento a morte egli ne spaccia altrettanti ne spinge alla foresta,

non vuol seguir punto la traccia e libero il camin spedito; e lieve,

in Galiaia arrivò in tempo breve.

E visitando l’ Apostolo Santo, a Roma ritornò tutto contento ,

riportando di gloria pregio e vanto;

il brando ognun lodava e l’ardimento ecco che il turco si prepara inf'nto,

dare al crìstian nuovo tormento, e il Papa prega il cavalier possente, a gir contro all’ottomana gente!

E gl’ impose dimandar in sella armali fin nella Puglia per camin spedito con ottimila fanti accompagnalo,' va contro il turco per pugnare ardlt passato il mare, e Dulcigrto assediai

assale il turco , e mette asinai partito, entrò in ,Du,a2zo col divino ajuto, ove ptigìon Suo padre era tenuto* '

Il mise a fuoco senza discrezione*

Qgni cesa oadendo ,al suo potere •

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il, popola Ip chiaqfia spp padrone . pa*dronè della vjiba'e dell* avere,

?uand9 intese gridar gente prigione , disse il Cruerrin fatannielo Vedere

due veccbi avnnti gli èiibero a menare alla coi vista in terra ebbero a cascare.

Disse il Heschfn al ve^cobio òr to cbi sei quanto temp^è che in prigione stai f svela a me ^deì. tuo, petto li trofei , che.cavar li s^rò da pene, e guai, Milon rispose for sti sogli miei, di questi'luoghi qui signureggtai, signor, la libertà: dabei se puoi;

Signor ti pregò abbi pietà di noi . S] sentiva nel palio palpitare, Inqn poteva paróla preferire, ,

volle del tutto io fatti esaminare , dimmi la vedila non mi mentire: ; avesti mai figliuoli nel regnare;- avanti o dopo, eh* io possa capire, disse Mìlone entrai nelle catene, un ne lasciai fra li tormenti ^ pene.

Voglio saper, come si nominava il figlio e^ chi lo cu‘t >>liva ancora ; . rispose il vecchio: Z ffira che stava , ' nella mia corte e mi ricordo ancora, Guerrino il figlio^niio lei 1* aiutava , il guerriero ne fu di senno fuora, . le lagrime il visc»\li bagnava

che fosse il Padre suo che ricercava*

Non potè il cavalier p’n trattenere j,*.

il pianto, e 1* abbracciò dolce con dird voi siete padre mio, non è dovere.

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ebc un’aiTinno ai darò ancov patire»

dobbiate Asie » ed Europa voléntière paesai per contentar lo oiio destre»

e mt'^ detto già con gran dolore»

che stava incatenato a tutte l*ore. ' Giascunx'de’cittadini resto stiipito»

del come padre' e madre ba ritrovato e ciò per tutta Italia fo bandi'tò»

®d oggi fu sul trono incoronatò'}

non si fermò Guertin, ma f© partilo per* far vendetta sul Torco adirato».

e distruggerlo ancora fece voto

acciocché a tutto ,il mondo fosse neto.

E giurava il Mescbin di vendicare', .1 oltraggio fatto al padre, e*l dispiacere contro Personio «gli si vuol s»foga're>', che il padre suoi in catene fè,tene.rej e sorte fu cbé'andettefo assediare^

e la bella Antenisca vennero aveèe»

8*urò'i! Meschino di farli morire »' e l’andò la donzella a rivérire. <

In rimirar quella reina amata, gli aperse in seno una crudel ferita, era la bella'tutta addolorata,

se non ei*a il Méscilin perdea la vita»

di mori una feroce armata » Antenisca la bella era gradite da consola, l’esorta, e lui dtnota»

COSI un liete desir questa divota. , Xe disse mia regina 'non temete ,

qi^sta gente mai non dubitate, questi son miei nemici, e lo vedrete*

Ah spavento, o timor più non abbiate»

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preifi ir^«»Qbia U inyilofpata. reie, acciò po'n possa èssére. remo, ^ iÒ K’uerra indonne collè ^^If© ardito.

. .i ,1d.>e.,itf iiij itag;*»

.«r'.riii.w ?«’,*I.' nembo petòa, cb# »**^'^'* »i

>i addòBb. col, Beecbipo;, cbedf tormenti ali dicea questa voUi rton |a scampi ,

% una baita gii die senkà spaventi , tu fosti il traditor de^iniei parenti.

Personio il re doll’inimieo campo, che ordito alla reina il t’radimefito, il caValier colla sua spada al campo, tòsto gli

diede

l’ulfimo tormento non fu pia, per li mori Verun scampo che

per fuggir restò

pocò contento, quaftrojBÌla e'pin mori in un istante , colla testa del reo uceiao innante .

E la troncata allor superba testa , presentar fece alla bella Antenisca , per Cai nella citta si ffe gran festa, acciò brilli ogni core e ne gioisca . e la Savia regina, e tanto onesta ; con il guerricr .in mìatrimqn s unisca con pura face, e con la voglia casta, e la testa fu posta sopra un’ asta .

Dopd tantà fatica, e tanta guerra Gonvien che *goda la superba soglia, della bella regina, che qui in terra,

* non so so la compagna si raccoglia , di leliaia egni eor a’apsa • disserra.

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ch(rf gii gortotói/Ai

*'^arG«r dalfo stu^ìor le cigjr* ’ ri«^ Pl«PÓài o ttìià letfdre .* ‘ I m^U onestii^cl^e■venni a narràfl-

^ fòrte nel v^alo/e' P®*" 'A padre vendetta volle farei ' acquistò ancor là Snosa'. >

^ 7 a groiré/ ' a!/A Pi« C^tento- 1*0 non so dire Cosi dettero finó ài lóro aÌFanni ®’

Guerrina irre colla donzella «.“ati i nuovi danni P iiman^f ijolla Brigala

è 3enf òd* ànnl. . 7^*^® - frazzo far JSntVatfl

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