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significato diverso. Per un individuo la felicità è stare con le persone che ama, per un altro è vedere un proprio sogno realizzato, per un altro

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Academic year: 2022

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Tema sulla felicità

È un luminoso pomeriggio di marzo quando mi siedo alla scrivania pronta ad affrontare una lunga giornata caratterizzata da cifre, formule, lunghe pagine da studiare ed esercizi faticosi da svolgere.

Sospirando rassegnata apro il mio amato diario e cerco paziente la pagina di domani, sabato 20 marzo. Noto che vicino al solito numero che indica il giorno, trovo una piccola scritta variopinta e con un carattere particolare che dice: “Giornata Mondiale della Felicità”.

“Wow” penso, non ero a conoscenza dell’esistenza di questa festività, forse perché non è famosa come Natale, Pasqua o Carnevale? Non saprei, ma d’improvviso mi pare si tratti di una grave mancanza.

Perché nessuno parla mai di questa giornata? Eppure è importante;

quasi quanto la Giornata della memoria o dei lavoratori! Ma allora perché si ricordano gli orrori commessi durate l’Olocausto il 27 gennaio e non una cosa bella come la felicità? Chissà, io credo che sia perché, al giorno d’oggi, le donne e gli uomini non attribuiscono più importanza a questo sentimento come una volta. Ormai si vanno a ricordare solo gli aspetti negativi della vita, quelli che fanno male, perché sembra che al mondo non ci possa essere nient’altro, e la felicità viene accantonata in un angolino, lasciata in disparte, come data per dimenticata. “E’ triste come cosa” penso tra me e me,

“Molto triste”. Guardando il diario mi stendo sul letto e, come mi capita spesso, mi metto a rimuginare e riflettere. “Che cos’è la felicità?” è una domanda che, sebbene possa sembrare semplice, ha enormi e complesse sfaccettature, che per ognuno assumono un

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significato diverso. Per un individuo la felicità è stare con le persone che ama, per un altro è vedere un proprio sogno realizzato, per un altro ancora potrebbe essere liberarsi dalla famosa “maschera di Pirandello” e mostrare se stesso alla società, trasparente, così com’è.

Per tante persone, soprattutto i giovani, la felicità è una cosa inverosimile, che si trova in un mondo parallelo che loro non potranno mai raggiungere, e infine, per i bambini, la felicità è semplicemente giocare o andare alle feste di compleanno dei propri amichetti per mangiare la torta o correre fino a tardi. Ma questo sentimento, che è accessibile a tutti, perché appartiene a così pochi?

Perché fa così paura essere felici? Perché è più facile crogiolarsi nel dolore piuttosto che ridere e divertirsi? Anzi no, divertirsi no. Il divertimento, almeno per me, non è sinonimo di felicità. Il divertimento è un momento dove sei spensierato e credi che tutti i tuoi problemi non esistano, ma poi torni alla realtà, con tutte le sue complicanze. La felicità è invece un’emozione che dura nel tempo, anche se fragile, che si può rompere e fratturare in mille pezzi come un vaso di vetro. Credo che sia per questo che le persone temono di stare bene. Perché hanno paura che quel delicato vaso che contiene le loro emozioni positive e belle, possa venire scaraventato a terra da una brutta esperienza o della perdita di qualcuno o qualcosa di caro.

Così è più semplice decidere di costruirsi una corazza, di non lasciar passare le emozioni felici, di chiuderle fuori, senza possibilità di aiuto.

Questo è uno di quei momenti dove credo che i bambini siano molto più intelligenti degli adulti. Per loro la tristezza non ha senso. La felicità sta nelle piccole cose, come giocare dalla mattina alla sera,

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guardare i cartoni animati, aspettare con ansia la ricreazione, stare con i propri amichetti; insomma, è tutto molto più semplice che per gli adulti e i ragazzi. Questi sono talmente tanto abituati ad accantonare la felicità e immergersi pian piano nel buio della tristezza e della depressione, che ormai quando cercano quella luce che pensa che possa salvarli, non la trovano più, o, per quanto cerchino di raggiungerla, non ce la fanno. “Però è strano” penso sempre tra me e me. “La vita è una sola, perché non dovrebbe essere felice?” d’altronde, io credo, che la felicità dovrebbe essere l’obiettivo della vita. Prima ancora di dire: “Voglio essere avvocato, medico, maestra…” o “Voglio dei bambini e una moglie/marito” bisognerebbe dire semplicemente “Io voglio essere felice” Secondo me si dovrebbe immaginare questa emozione sulla vetta di un monte molto alto, ad esempio il K2, e noi come degli scalatori inesperti, che sono messi davanti alla sfida più grande della loro vita, ma che devono riuscire a superare. Anche se prima, come ho accennato in precedenza, ogni persona deve capire bene da cosa è caratterizzata la propria felicità, che sia una persona? Che sia una cosa? Se ti fa star bene, se ti fa essere veramente contento, Devi lottare con le unghie e con i denti per raggiungerla e prima o poi, anche se magari dopo varie cadute e ripensamenti, riuscirai, finalmente, a sorridere di nuovo.

D’altronde una celebre frase dice: “Si torna sempre dove si sta bene”

e io non potrei essere più d’accordo su questo versante. Un po’

confusa da tutta quella valanga di pensieri che mi sono affiorati in testa in poco tempo, mi giro verso la mia libreria e il mio sguardo si sofferma su uno dei miei libri preferiti: “L’Amica Geniale”. Parla di

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due amiche cresciute insieme a suon di botte e ceffoni nel rione di una Napoli degli anni 50. Entrambe sono determinate a cercare la propria felicità, ma hanno paura di uscire dal rione o del giudizio della gente, quindi… Aspetta… Forse ho finalmente capito perché molte persone hanno paura di essere felici; perché in realtà hanno paura di essere loro stesse. Come nelle opere teatrali di Pirandello, dove, se una persona si dimostrava esattamente per quel che era, veniva definita una pazza, anche nella nostra società odierna questa cosa non è cambiata di molto, anzi per niente. Al giorno d’oggi omofobia, razzismo, e le continue critiche e insulti della gente fanno paura e non fanno esprimere le persone come meglio credono, per come sono realmente! Ora che ci penso sono veramente pochi i ragazzi e gli adulti trasparenti, perché la maggior parte vengono bombardati dagli insulti e offese di una società ignorante e bigotta che è ancora quella odierna! Infine, credo che anche molte persone abbiano paura della felicità perché temono che, per trovarla, debbano sconvolgere la loro vita e la loro routine. E sono veramente pochi quelli con il coraggio di farlo. Con la testa resa pesante da tutti questi pensieri, mi alzo stordita dal letto e mi rimetto alla scrivania, con la certezza che domani ricorderò di questa giornata alla prof e, perché no, farò anche un bel discorso, così cercherò di far capire a tutti che bene prezioso e immancabile stiamo perdendo e aiuterò, almeno spero, qualcuno a trovarla.

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Fine

Anna Benamati clas.3B 2-03-2021

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