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L ALFIERE. Periodico di informazione dell Associazione Sbandieratori di Arezzo

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Academic year: 2022

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Editoriale

a misura è colma. Volevamo e dovevamo parlare, in questo numero, di Giostra del Saracino, della edizione in notturna di giugno, dell’entusiasmante saggio dei nostri ragazzi, della strabiliante superiorità della coppia Cicerchia- Scortecci, di quale esibizione ci presenteranno gli Sbandieratori nell’appuntamento di Settembre.

Invece siamo di nuovo alle prese con episodi che poco, anzi niente, hanno a che fare con la Giostra.

Per l’ennesima volta, dobbiamo fare i conti con un manipolo di stupidi che in punti diversi lungo la sfilata ed in Piazza Grande, hanno offeso, infamato, disturbato, dileggiato gli Sbandieratori, i Musici della Giostra, l’Araldo, perfino i fantini, ritenuti loro, almeno fino a poco tempo fa, intoccabili e “sacri”, in virtù di quello spirito cavalleresco e di onore che contraddistingue - o dovrebbe – tutta la manifestazione. Offendere, nel nostro caso, venti o trenta ragazzi in costume che per tutto l’anno di allenano, sudano, si sacrificano, onorando e onorandosi di portare le bandiere della Città in giro per il mondo, orgoglio di Arezzo ed espressione genuina di passione ed attaccamento non è, crediamo, un gran bell’affare. E gli Sbandieratori non sono più disposti a tollerare tutto ciò. Ci siamo attivati – per quanto di nostra competenza – per denunciare e stigmatizzare tali deprecabili comportamenti. Chiediamo ed invitiamo ancora, quanti deputati per ruolo, compiti e doveri istituzionali, a provvedere ed intervenire al fine di porre fine a questo andazzo. La Giostra del Saracino è patrimonio di tutti gli aretini, della Città e pensiamo non debba e non possa essere sciupata e lasciata in mano a questa minoranza di facinorosi, sciocchi e prepotenti “sedicenti quartieristi”.

L

L’ALFIERE

Periodico di informazione dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo

Autorizzazione Tribunale Arezzo n. 2/16 del 23/05/16 - Dir. Resp.: Sergio Rossi - Coordinamento redazionale: Romano Junior Vestrini, Daniele Serboli - L’ALFIERE - Pubblicazione a cura dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo, Piazzetta del Praticino, 7 - 52100 Arezzo - Hanno collaborato: Riccardo Nardi, Lorenzo Diozzi, Simone Duranti, Stefano Giorgini, Giacomo Romanelli, Giovanni Bonacci - Foto: archivio Sbandieratori

Anno II – n. 3 Settembre 2017

Sergio Rossi

Notizie dall’Associazione

Estate 2017: Spagna, Inghilterra e molto altro

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Dietro le quinte

Nelle Alpi francesi, tra escursioni e barzellette

4

Trasferte memorabili

In Nuova Zelanda con Luna Rossa

6

Parola alla storia

30 anni di «Terra d’Arezzo»

8

Saggio in Piazza Grande

L’esibizione di Settembre fra tradizione e novità

10

Giostra e dintorni

La voce che ascolta la piazza – Parte II

12

Arezzo Back in Time

Seconda edizione: Sbandieratori ancora protagonisti

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Sommari

(2)

oggetto che meglio può descrivere la no- stra Associazione durante questo periodo estivo, insieme agli strumenti musicali e ai drappi colorati, è la valigia. I nostri alfieri infatti più volte sono stati impegnati nel preparare la loro valigia per partire insieme ai compagni per destina- zioni lontane e vicine con trasferte all’estero e vari impegni non distanti da Arezzo. In ognuno di questi viaggi l’entusiasmo del trovarsi in posti nuovi da visitare si è sempre alternato con la professio-nalità richiesta allo sbandieratore per esprimere al meglio la nostra arte e tradizione. Gli appuntamenti di Giugno in città per l’Associazione sono stati le esibizioni per la gara ciclistica chiamata «L’Ardita» e per la celebrazione del GuidoDay per rendere omaggio al grande innovatore musicale Giudo Monaco. Ma c’è stato anche l’appuntamento fuori dalle mura aretine presso Bolzano. In questa città il Gruppo si è recato, mentre già si svolgevano gli allenamenti per la Giostra del Saracino, in occasione dell’evento turistico di promozione del territorio chiamato «Castelronda». Infine prima delle numero- se trasferte all’estero gli Sbandieratori si sono come di consueto esibiti ad Anghiari in occasione del tradizionale Palio della Vittoria con il quale la città ricorda la famosa battaglia lì combattuta. Come primo appuntamento di Luglio invece l’Associazio- ne si è trovata impegnata nella trasferta in Inghil- terra a Tewkesbury. In questa città si svolge la festa medievale che ricorda e celebra uno degli scontri decisivi della guerra delle due rose. Questo evento viene organizzato dal 1984 ed è oggi considerato la festa medievale più grande di Europa. Gli Sban- dieratori ospitati in un tipico accampamento storico si sono divertiti a vivere secondo le (s)comodità e usanze dell’epoca antica potendo visitare un ampio

NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

Estate 2017: Spagna, Inghilterra e molto altro

L’

mercato di oggetti tipici medievali ed esibendosi nella splendida cornice offerta dalla città. Nello stesso fine settimana, mentre alcuni componenti del Gruppo si trovavano appunto in Inghilterra, altri alfieri sono partiti la città di Gap, in Francia per portare lo spettacolo di bandiere e il suono degli strumenti all’interno del Festival degli artisti di strada. Dopo questi impegni tuttavia i costumi della Associazione sono stati per poco tempo custoditi nel nostro magazzino perché già dopo pochissimi giorni sono stati di nuovo indossati per le esibizioni, questa volta vicine ad Arezzo, del Castelluccio e della Verna. La festa medievale «Campus Leonis»

presso il paese di Castelluccio è un appuntamento di

Tra le due Giostre, i nostri ragazzi protagonisti in importanti manifestazioni in Italia e in Europa

Lorenzo Diozzi

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

due giorni che impegna da anni gli Sbandieratori ormai con grande regolarità. Non è infatti una esagerazione dire che le due esibizioni in questa festa sono diventate un appuntamento certo al pari degli impegni in Piazza Grande per le Giostre del Saracino. Tra la nostra Associazione e l’Organiz- zazione del «Campus Leonis» esiste infatti un grande sodalizio. Presso la Verna invece il Gruppo si è impegnato per celebrare la ricorrenza della Donazione del Monte della Verna a Francesco di Assisi. Ma le valige come detto non sono mai state riposte in soffitta poiché nei giorni dal 20 al 24 Luglio gli sbandieratori si sono messi in strada con destinazione la città spagnola di Tortosa. Ben lon- tana dalle gradevoli temperature della Verna questa città ospita la «Festa del Renaixement» un evento per celebrare la tradizione spagnola nel quale da molti anni periodicamente e con entusiasmo il Gruppo degli Sbandieratori è impegnato. A fine Luglio l’appuntamento è stato invece quello del

«Back in Time» l’evento che celebra la grandezza del-

la nostra città nei vari e diversi periodi storici.

Giunto alla sua seconda edizione questo evento non ha già nulla da invidiare a rievocazioni storiche italiane e straniere e ciò è testimoniato dall’en- tusiasmo dei gruppi storici che partecipano e dal grande richiamo turistico che ha per la città.

Dopo una breve ma meritata pausa dalle trasferte, gli Sbandieratori si sono ritrovati dopo Ferragosto per partire per Medina del Campo. La città, che si trova nel centro della Spagna in provincia di Valladolid, ha già due anni fa ospitato il gruppo e questa estate il nostro spettacolo è stato riconfermato stringendo così ancora più stretta la collaborazione tra l’Associazione Sbandieratori e l’Organizzazione spagnola.

Nei giorni di fine Agosto, nel periodo di allenamento in vista della Giostra di Settembre, merita di essere citata anche la partecipazione all’evento «Gusto dei Guidi» che, nella città di Poppi, promuove realtà agricole e vinicole della zona aretina.

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DIETRO LE QUINTE

Nelle Alpi francesi, tra escursioni e barzellette

Aneddoti e momenti di vita di Gruppo vissuti durante la trasferta di Gap

Riccardo Nardi «FLEBO»

a stagione delle trasferte 2017 volge al termine e come tutti gli anni sarà la Giostra di settem- bre a determinare la fine del periodo di più in- tensa attività per il gruppo, per poi ridare il via alla sta- gione del lavoro tecnico. Non posso non notare quante cose sono state fatte e migliorate in questi ultimi mesi.

Sempre grazie al lavoro volontario, siamo riusciti a rin- verdire il parco costumi, sistemare il nuovo magazzino di Villa Severi messoci a disposizione dalla Regione Toscana, rifare magliette, tute e borse da viaggio, orga- nizzare il «Back in Time» e terminare il rifacimento dei tamburi, lavoro quest’ultimo a cui tenevo molto per ov- vi motivi (faccio parte del reparto tamburi). Proprio per questo, colgo l’occasione per ringraziare Tommaso Andreini, affermato pittore impressionista senese autore del drappellone del Palio di Siena del 2 luglio 2016, che ci ha prestato un po’ della sua passione per la pittura per ridipingere i nostri tamburi e le nostre bandiere e Graziano Ciofi, liutaio (per hobby) castiglionese, che ci ha costruito e accordato su misura, come un antico sar- to, i nostri tamburi, donandocene alcuni. Ma! (per chi non ha letto i numeri precedenti, il MA! è da leggere sempre alla Chiericoni) di come nascono queste amici- zie e collaborazioni importanti per il gruppo ne parlere- mo meglio nel prossimo numero.

Ora! Mi è stato chiesto dal nostro capo redazione di par- larvi della trasferta che abbiamo fatto a Gap, in Francia, a luglio (grazie Sergio, sei un amico). Dovete sapere, come ho accennato nei numeri precedenti, che a volte capita di doverci adattare a situazioni non facili, e la trasferta di Gap è stata una di queste. Il nostro direttore tecnico Stefano Giorgini, vista la concomitanza di due trasferte ha ritenuto opportuno dividere il gruppo in due, man- dando i più giovani in Inghilterra e noi, più vecchiotti, in Francia (LUI COMPRESO!). Fin qui non ci sarebbe niente di strano, se non fosse stato per il fatto che ci sia- mo ritrovati a dormire in una struttura situata nelle Alpi

L

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Conosciamo i consiglieri

StefanoGiorgini,detto«Steno»:il DirettoreTecnico Romano Junior Vestrini

siamo giunti a Stefano Giorgini, il nostro amatissi- mo direttore tecnico.

“Steno” (625 trasferte al- l’attivo) entra nel Gruppo nel 1982 e si afferma subito come uno degli sbandieratori più promet- tenti e piacenti di sempre.

Grande appassionato di calcio, si guadagna dapprima il soprannome di “Fonseca”, in omaggio alla sua im- portante dentatura, poi, quando il fisico comincia a di- ventare un po’ meno snello, quello di “Schnellinger”, appunto. Con l’avanzare dell’età entra in Consiglio e, nonostante non sia la persona più precisa del mondo (tanto per usare un eufemismo), ricopre per molti anni il delicato ruolo di Cassiere. Ma il meglio deve ancora venire: proprio confidando nella sua precisio- ne e nella sua meticolosità, i consiglieri decidono, in occasione del cinquantennale dell’Associazione, di no- minarlo nientepopodimenochè Direttore Tecnico, tra lo stupore e l’incredulità di parenti e amici. Ed è qui che accade qualcosa di inspiegabile: “Steno” si trasfor- ma e sbalordisce la Piazza con un saggio degno del miglior sceneggiatore del Bolshoi ed inanella una serie incredibile di successi, innalzando significativamente il livello tecnico del Gruppo, che gestisce in modo impeccabile come un vero e proprio fratello maggiore.

Steno, grazie di tutto!!!

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DIETRO LE QUINTE

del versante francese, immersa nei boschi, un posto bellissimo…ma per anziani. Che sia stato un caso? O la divina provvidenza ci ha voluto mandare un segnale?

Comunque sia, mi piace pensare che sia stato un caso.

Sono entrato nel gruppo nel secolo scorso (detto cosi fa più impressione) e, in quasi 400 trasferte, mi è capitato di alloggiare nei posti più disparati: dagli alberghi di lusso di Montecarlo, Corea, Ungheria e Svezia, alle palestre in Germania; dalle scuole in Spagna, alle tende in accampamenti storici, fino alle caserme militari in Libano, zona di guerra. Ma, sinceramente, una struttura per anziani mi mancava. Qui ci siamo dovuti inventare, letteralmente, il tempo libero, visto che l’unico punto di svago era un barettino che chiudeva alle 20.00. I più intrepidi si sono avventurati in escursioni nei boschi (per la cronaca, non si sono registrati smarrimenti), per i pantofolai è spuntata una chitarra e, tra le barzellette del Mario e le battute di Leonardo, la trasferta ha preso vita.

Quindi archiviamo anche questa trasferta e, se possibile, non ne parliamo più! Grazie Steno!

MA!...nonostante tutto (e questo non mi stancherò mai di ripeterlo), è il nostro spirito che fa la differenza, e prendendoci un po’ in giro e non troppo sul serio, le risate non sono certo mancate. Che questo salto nel nostro futuro prossimo, cari Mario (responsabile tra- sferte cinquantenne), Stefano (direttore tecnico cin- quantenne), Massimo (sbandieratore cinquantenne), Leonardo (ex acrobata cinquantenne) e Marco (respon- sabile soci quasi cinquantenne), ci possa far riflettere sul privilegio che abbiamo nel poter trasmettere la nostra esperienza ai giovani, e ancora far parte attivamente di questo gruppo…spero per moooolto tempo ancora!

L’angolo della prosa

«LA BANDIERASONOIO» di MartinoRachini iao, mi chiamo Martino e sono una bandiera usata al Saracino, sono bianco, giallo, blu con in mezzo un triangolo di colore marrone. Il problema di essere una bandiera è che quando gli sbandieratori fanno le loro acrobazie con me, mi gira sempre la testa!!! Un altro problema è che visto che sono sempre posizionata vicino all’Araldo, quando lui parla mi fanno male un sacco le orecchie. La cosa bel- la e non è un problema, è che sono molto affezionato al mio sbandieratore. Un giorno mi successe che lui si sentì male e allora io dovetti farmi lanciare da un altro signore che per sbaglio mi lasciò cadere. La mia asta si spezzò in mille pezzi, la stoffa si strappò per il vento e…da quel giorno ritornai ad essere un bastone insignificante come tutti gli altri. Un bambino di cin- que anni, in quello stesso anno, ad Ottobre mi trovò lungo la strada in un secchio della spazzatura e mi portò a casa sua. Con la colla attaccò tutti i miei pezzi dell’asta e mi legò ad una estremità un foglio colorato per farmi ritornare e riapparire una bandiera. Dopo dieci anni lui diventò un vero sbandieratore e non mi fece cadere più anche perché nel frattempo ero diven- tata una bandiera vero…legno e stoffa!!! Il ragazzo diventò famoso in tutto il mondo con il nome di FLAGGE (che in tedesco vuol dire “bandiera”).

Martino Rachini, Istituto Comp. IV Novembre Scuola Primaria Masaccio – Classe IV B

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TRASFERTE MEMORABILI

In Nuova Zelanda con Luna Rossa

Auckland 2000: la prima volta in Oceania, in occasione dell’America’s Cup

Simone Duranti

er la esatta ragione e necessità dell'esistenza di un mondo lontano, immaginato e desiderato, che James Cook si mise in mare e dopo un in- dicibile navigare ci consegnò l'idea di orbe terracqueo che possediamo oggi. Nei mappamondi della seconda metà dell'ottocento sì cominciò a leggere il nome Nuova Zelanda dove prima c'era solo il vago concetto di una Terra Australis Incognita. Immaginate quindi che brivido appassionato colse lo sbandieratore che nel 2000 vi venne invitato per contribuire, con il proprio maneggiar le insegne, allo svolgimento della Americas Cup di vela. La competizione vedeva frapporsi lo scafo neozelandese e Luna Rossa del patron Bertelli e fu proprio lui a volerci, grazie ad una triangolazione fortunata con l'amministrazione comunale di Arezzo.

Una squadra era già impegnata in oriente e quindi il gruppo allestito per questa trasferta inaspettata quanto grandiosa era composto da molti giovani sotto la guida di alcuni veterani. Fra questi il nostro attuale presidente Giovanni Bonacci. Io stesso che scrivo venni ripescato, dopo alcuni anni di inattività. La nostra serie di esibizioni ha ruotato attorno allo svolgersi della competizione velistica, con performances nella città di Auckland, capitale del Paese e principale città dell'isola del Nord. Oltre a questo genere di impegni per così dire tradizionali, il legame di Bertelli con la Giostra del Saracino ha fatto sì che fossimo ospitati nella struttura di Luna Rossa, dove siamo stati trattati con grande magnanimità. Era emozionante entrare la mattina della regata fra i cancelli che introducevano nel quartier generale di Luna Rossa: tante persone e tifosi fuori e una atmosfera da Coppa del Mondo di calcio, per un paese che oltre che di rugby vive di vela. Degno di menzione l'atteggiamento di Bertelli che prima della salita dell'equipaggio su luna rossa per l'inizio della gara, saliva da solo fra due schiere di sbandieratori e al nostro suono di Terra d'Arezzo apriva uno scrigno e issava una piccola bandiera sull'albero di Luna Rossa. Ho sentito personalmente il chiedersi di varie persone a quale yacht club appartenessero quei colori rosso verdi che Bertelli

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con orgoglio e fare celebrativo faceva garrire sul punto più alto di quel gioiello di tecnica da regata. Noi sbandieratori sorridendo vedevamo i colori di Porta Crucifera!

La nostra permanenza in Nuova Zelanda era a

"biglietto aperto" perché se non c'è vento non si gareggia e più volte siamo usciti su yacht al seguito dei due equipaggi che gareggiavano per poi rientrare con un nulla di fatto sportivo. Certo che però la bellezza difficile da spiegare della baia di Auckland faceva della nostra esperienza giornate da assoluti privilegiati. A questo proposito è rimasta memo- rabile una gaffe di chi scrive queste note: avvicinato da una intervistatrice locale per un parere sulla rega- ta mi trovai a fare commenti solo sulla bellezza maestosa e fiabesca della baia, confessando candi- damente che dell'aspetto sportivo non ero proprio interessato. La sera stessa con lo stupore di tutti notammo che le mie affermazioni totalmente fuori luogo erano usate come jingle per introdurre la pubblicità in un programma che era una sorta di

"processo alla regata" in tv!

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TRASFERTE MEMORABILI

Il nostro tempo libero ha previsto anche escursioni in un paese verdissimo, montagnoso e dalle spiagge oceaniche di grande drammaticità. Terra giovane, con presenza di fenomeni geotermici violenti, vulcani e formazioni rocciose bizzarre. I colori e lo stesso odore della terra ci apparivano diversi da quelli consueti e abbiamo potuto apprezzare sia la rigogliosità della natura che la asperità delle montagne.

Ci è stato offerto un assaggio di cultura Maori con la visita ad un villaggio ed è qui che fa la sua comparsa la pars destruens di questa per altro importantissima esperienza. Le culture tribali messe in vetrina per i turisti, dall'Africa alle riserve indiane non possono che fare tristezza e i poveri Maori in abiti tradizionali non fanno eccezione. Continua ad essere sempre lo stesso mondo impostato sui bisogni occidentali. Dallo scopritore che si fa conquistatore siamo relativamente poco distanti e noi turisti di oggi acquistiamo con rispetto un biglietto esperienziale per qualcosa di ormai inesistente o quantomeno inadeguato e fuori contesto.

L'uomo esotico portato nei circhi di mezza Europa dell'ottocento esiste ancora, per il piacere di una economia locale che ne beneficia e di un turismo sempre più di massa.

Ma sarebbe ingiusto chiudere con amarezza la serie di ricordi australi del nostro gruppo. Le foto con i bambini a scuola, le serate passate a esplorare i dedali della villaggio velistico pieno di attrazioni e soprattutto di scafi importantissimi, la vista del ritratto di James Cook nel palazzo comunale di Auckland, restano per sempre nella nostra memoria. Una memoria e una esperienza che, bandiera in pugno, ci ha fatto toccare in quel lontano 2000 il quinto ed ultimo continente che ancora ci mancava.

Come è noto la edizione 2000 dell'America’s Cup si concluse con la netta vittoria a zero della compagine di casa. I festeggiamenti in città furono sorprendenti e oltre alle manifestazioni spontanee venne organizzata una imponente parata cittadina alla quale abbiamo avuto l'onore di partecipare. Questo riferimento mi consente di ricordare il grandissimo livello tecnico delle Marching bands militari di tradizione anglosassone (cornamuse e tamburi appartenenti a reggimenti milita- ri, in quanto tali professionisti a tutti gli effetti) alle quali appartengono a pieno titolo anche quelle dei paesi ex coloniali e del Commonwealth come la Nuova Zelanda.

In questa occasione ci siamo trovati inseriti in un lungo corteo fra due grandi ali di folla nel centro della capitale e personalmente, da tamburino, è stato emozionante essere vicino a gruppi che della tradizione del tamburo militare hanno fatto una vera e propria arte. Ma come il lettore potrà immaginare il nostro valore aggiunto, in qualunque parata nel mondo, sono i colori dei costumi e la maestria nel maneggiarti le insegne, che hanno garantito, anche nel continente australe, un sonoro successo.

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PAROLA ALLA STORIA

30 anni di «Terra d’Arezzo»

Cappelli e Inni ritrovati

Giovanni Bonacci

osa accomuna la Lancia d’Oro di giugno, vinta da Porta S. Spirito, con la ricorrenza dei 30 an- ni del ritorno dell’Inno della Giostra del Saraci- no, nell’edizione di settembre? Non vi sforzate, non ci riuscireste! Il legame è…un cappello! Se è noto che sulla bella Lancia dedicata a Giuseppe Mancini è effigiato un piumato copricapo da bersagliere, è ignoto ai più l’aneddoto che ci richiama alla memoria il settembre 1987, prima esecuzione in Piazza Grande dell’inno “ritrovato” e riarrangiato, Terra d’Arezzo (un cantico). Un aneddoto che ha l’effige di…un sombrero. Ma andiamo per ordine.

La genesi dell’Inno della Giostra è famosa e superlativa: 1932, seconda edizione dell’era moderna della Giostra del Saracino, podestà Pier Ludovico Occhini, compositore il celeberrimo Giuseppe Pietri, parole di Alberto Severi e arrangiamento di Pier Alberto Dini. La maestosa versione originale veniva suonata e cantata nei primi anni da oltre 90 musicisti e corale, per esser successivamente surrogata da una vieppiù grac- chiante registrazione, fatta ascoltare al pubblico di Piazza Grande fino al 1972. Lì la storia si interrompe, non estranea l’idiosincrasia che il Sindaco Aldo Ducci aveva per un inno al quale “la camicia nera non gliela cava nessuno”. Dura dargli torto, ché le parole “or che risorgon gli animi d’Italia al nuovo sole” a un ben preciso periodo storico si riferivano.

Ma vivaddio la buona musica trascende la politica:

la melodia e almeno la prima strofa del testo restano nel cuore e nella memoria degli aretini. Lo si sentiva ancora canticchiare in piazza o in qualche antica bottega - le poche rimaste - del centro storico. Per gli aretini, Terra d’Arezzo rappresentava ed esprimeva le emozioni del “Saracino”, ma signifi- cava anche l’appartenenza alla “Città”, valicando la passione di Quartiere, orgogliosi della cultura e della storia cittadina. La leggenda ci tramanda di un imbianchino che era solito cantarla a squarciagola lavorando di pennellessa. Forse fu questa improvvi-

C

sata ugola a dare la stura ad una tradizione mai del tutto sopita, fatto sta che il padre di uno sban- dieratore lancia al Direttore Tecnico Pasquale Livi l’idea di recuperarlo adattandolo agli strumenti a disposizione del Gruppo, trombe e tamburi. Siamo nel 1985. Grazie al figlio di William Monci, che concede una copia di quella vecchia registrazione, e indirizzati dalla mano esperta del compianto professor Mario Martini, ci si mettono di buona lena le trombe guidate da Edo Bonucci e i tamburi guidati da Angelo “Ivan”

Luttini. Ne nasce lo spartito di un arrangiamento che gli Sbandieratori inseriscono nel proprio repertorio sin dall’anno successivo.

Già nel 1986 il regista della Giostra, Ettore “Bubi”

Tattanelli, ne avrebbe gradito l'esecuzione in Piazza Grande, ma il Sindaco Aldo Ducci era ancora contrario.

La musica fu comunque suonata, più o meno clandestinamente, solo sul sagrato del Duomo schierati davanti al Vescovo. Ci volle tutta la diplomazia del presidente Carlo Dissennati a fargli in seguito cambiare idea, e finalmente Aldo Ducci “non negò” l'esecuzione, nel settembre 1987 l'inno sarebbe risuonato in Piazza Grande. Avuto il via libera, era doverosa una metico- losa preparazione. E qui nacquero le discussioni. Si do- veva ottenere il miglior risultato, tenendo a bada l’indo- le dei protagonisti, alcuni dei quali inclini alla facile in- cazzatura o, per dirla all’aretina, a «prendere un capèllo».

Sarà stata la tensione, sarà stata la difficoltà di rendere al meglio l’esecuzione di una melodia così colma di storia

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PAROLA ALLA STORIA

davanti alla città tutta, potendo avvalersi solo di trombe lunghe e tamburi a tracolla, fatto sta che gli animi si scaldano e il «capèllo» viene preso eccome.

Gli sbandieratori, che diligentemente stavano provando il “saggio” di bandiere da presentare in piazza, assistono tra l’attonito e il divertito a quegli scazzi conditi da salaci contumelie tutte toscane.

Non ci volle molto a capire che si doveva sdramma- tizzare: una rapidissima e quanto mai risoluta colletta, e fu proprio l’autore di queste righe ad andare dal Grilli, nel Corso, a comprare un sombrero di paglia (50 cm. di diametro!) e tramandare ai posteri l’occasione vergando- ci sopra con un pennarello nero data e motivazione del curioso «capèllo», poi consegnato fra le risate generali ai protagonisti degli alterchi. Ancora oggi il messicano copricapo fa bella mostra di sé nella sede degli Sbandieratori, appeso fra i tanti cimeli ivi conservati.

Il 6 settembre 1987 sette trombe e cinque tamburi eseguirono l'inno in Piazza Grande, nel ritmico battimani di buona parte del pubblico. Nel filmato di allora, girato dalla finestra della sede sociale in Palazzo Lappoli dal futuro presidente Ugo Coppini, si nota lo stesso Pasquale Livi muoversi nervosamente intorno ai suonatori, forse scaricando così la tensione accumulata.

Ma la musica apparteneva alla città, e alla città tutta doveva subito ritornare.

Dall’anno successivo, complice anche il fatto che parte del Gruppo Sbandieratori sarebbe stato impegnato nella trasferta in Sudafrica, anche il Gruppo Musici “William Monci” assimila quello spartito. Dal 1988 il Terra d’Arezzo viene quindi eseguito durante la Giostra dai due complessi congiuntamente, e gli esecutori sono tornati ad essere molte decine.

La radicatissima popolarità del brano ha fatto sì che la cittadinanza lo adottasse alla stregua di inno “laico”, caso più unico che raro nel panorama delle città italiane.

A conferirgli crismi d’ufficialità è stato nel 2015 il Consiglio Comunale, che all’unanimità approva una mozione per la quale dell’Inno della Giostra del Saracino viene suonato nella sala consiliare nelle sedute che precedono la Giostra del Saracino, subito dopo l’Inno di Mameli.

Oggi, quando l’Araldo ne annuncia l’esecuzione, tutti si alzano in piedi a sancire il momento solenne.

E dopo che il capogruppo dei Musici solleva la campana della tromba a dare il segnale d’inizio, è una piazza intera che vibra e canta con orgoglio il proprio senso di appartenenza alla comunità.

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SAGGIO IN PIAZZA GRANDE

L’esibizione di Settembre fra tradizione e novità

Edizione 135 della Giostra del Saracino: tutte le particolarità del nostro saggio in piazza

Stefano Giorgini

a 135° edizione della Giostra del Saracino, che si disputerà il 3 settembre 2017, sarà intitolata a Dante Viviani, famoso per aver realizzato la facciata del duomo di Arezzo in stile neogotico, in sostituzione della precedente rimasta incompiuta nel Quattrocento.

Per noi Sbandieratori, così come per tutte le altre componenti della manifestazione e, più in generale, per tutti gli appassionati, è probabilmente quella più sentita, senza ovviamente nulla togliere all’impor- tanza dell’edizione di giugno.

Anche quest’anno quindi cercheremo di regalare alla Piazza e alla Città uno spettacolo diverso dal solito, che è il frutto del lavoro e della passione dei nostri ragazzi che, come ogni anno, dedicano i mesi estivi alla preparazione dell’appuntamento per noi più importante.

Una prima importante caratteristica è rappresentata dal fatto che abbiamo deciso di dividere il saggio in due parti.

L

Nella prima riproporremo in Piazza Grande

l’esibizione acrobatica, attraverso uno dei classici del nostro repertorio, la Schermaglia, che vedrà esibirsi contemporaneamente e in maniera sincro- nizzata più coppie di acrobati. La Schermaglia, ideata da Vittorio Dini e proposta per la prima volta al Tivoli di Copenaghen nel 1963, come metaforico scontro tra il Bene e il Male, rappresenta la lotta fra coppie di avversari muniti non di spada ma di bandiera che, secondo tradizione, non può mai essere usata di punta. Ricca di acrobaticità ed eleganza, ha per epilogo un vincitore che non annienta l’avversario, ma gli offre, piuttosto, una possibilità di riscatto: un’offerta che si rende evidente nella riconsegna del vessillo simboli- camente perduto. Un segno di fiducia nel prossimo, dunque, poiché la Schermaglia è anche un’allegoria dall’intenso significato. Anche per questo, fin dagli anni 60, riscuote un costante successo ad Arezzo come in qualsiasi altra parte del mondo.

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SAGGIO IN PIAZZA GRANDE

Nella seconda parte, invece, saranno di scena i nostri alfieri, che per l’occasione andranno a coprire l’intera piazza. Per l’esattezza, 9 di loro occuperan- no la parte bassa, quella sotto la lizza, mentre gli altri 12 si esibiranno nella parte alta e più spaziosa della piazza.

Ovviamente, il dislivello da un lato, e la presenza della lizza dall’altro, rendono esercizi di questo tipo molto complessi, ma il riuscire ad occupare tutto lo spazio a nostra disposizione ci consente di effettuare lanci e scambi di bandiera decisamente più lunghi e, ci auguriamo, più emozionanti per il pubblico.

Inoltre questa esibizione presenta altre due particolarità. La prima risiede sicuramente nel fatto che i nostri musici parteciperanno attivamente, non soltanto attraverso l’esecuzione di brani recenti, ormai entrati a far parte del nostro repertorio, ma soprattutto diventando parte attiva della coreo- grafia, assumendo in piazza una ruolo centrale e ben visibile e cambiando anche posizione durante l’esi- bizione degli alfieri.

L’altra peculiarità di questa esibizione riguarda inve-

ce gli aspetti tecnici del saggio, appena accennati in precedenza.

I nostri ragazzi lavoreranno infatti, per gran parte dell’esibizione, come se fossero un corpo solo, con un unico tempo e scambi di bandiera caratterizzati dalla massima precisione e sincronia.

Questa omogeneità dei movimenti sarà, tuttavia, interrotta da momenti in cui i due schieramenti, quello sopra la lizza e quello sotto, eseguiranno esercizi diversi, dall’altissimo coefficiente di difficoltà, appositamente studiati per risaltare al massimo ogni lancio.

Nel ringraziare personalmente e a nome dell’intero Consiglio dell’Associazione tutti i ragazzi, sbandie- ratori, acrobati, trombe e tamburi per l’impegno profuso durante gli allenamenti estivi e per l’ottima esibizione fatta in occasione della Giostra di giugno e nel sottolineare come sia nostro proposito quello di non accontentarci mai e puntare al massimo, cercando sempre di migliorarci, speriamo di riuscire a regalare, anche in questa occasione, autentiche emozioni ad un pubblico, che ci ha sempre dimostrato grande affetto e simpatia.

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GIOSTRA E DINTORNI

La voce che ascolta la piazza – Parte II

Intervista a Gianfrancesco Chiericoni, Araldo della Giostra

Simone Duranti, Riccardo Nardi

Crucifera accorrere in massa verso di me. Mi erano arrivati praticamente sotto quando io urlai un “Maaa!”, aggiungendo poi “avendo perso la lancia” eccetera…

Sarà stato l'81 o l'82. Si tratta quindi, come capite, di una modifica in corso d'opera che, credo, sia stata stilisti- camente e concettualmente molto corretta. In questo modo si alimenta certamente lo spettacolo e la suspense, oltre a fare un buon servizio alla nostra lingua. Siamo ormai arrivati al punto che la piazza lo dice in massa subito e io infatti mi affretto a dirlo il più veloce possibile!

Nella tua lunghissima carriera avrai certamente osservato numerosi cambiamenti nello svolgimento della giostra…

Certamente! In passato c'erano molti uomini in borghese in piazza, la polizia municipale era vestita di bianco e questo colore spiccava troppo. Tutto questo per quanto riguarda la scenografia. In generale la manifestazione è cresciuta: è cresciuta la regia, è cresciuto il senso di ap- partenenza. Gli ultimi anni dimostrano quanto soprat- tutto i giovani stiano addosso a questa manifestazione. Io ho sempre sostenuto che la giostra ancora non è entrata nella tradizione vera, perché ha soltanto ottant'anni, trop-

…continua dal numero precedente…

Eccoci al famoso “Ma!”… Raccontaci!

In precedenza dovendo annunciare una decurtazione o un aumento di punteggio si diceva: "Il primo cavaliere del quartiere X aveva marcato…", per cui il pubblico e i figuranti capivano subito che il punteggio sarebbe stato diverso. Io avevo trovato questa formula e per i primi anni l'ho rispettata. Ricordo che a quel tempo il Balestri era regista, non più maestro di campo. Erano rimasti in gara due quartieri, Porta Crucifera e - credo - Porta Santo Spirito. Io all’epoca ero posizionato sotto la magistratura, non sull'attuale baldacchino. Avevo accanto il Balestri e gli dissi che volevo rendere l’italiano più corretto e pas- sare dal trapassato prossimo al passato prossimo: questo cavaliere ha perso la lancia adesso e il trapassato prossimo non è adatto per descrivere una azione appena compiuta.

Questo ragionamento lo proposi al Balestri mentre veni- va deciso il punteggio, così, ricevuto il suo placet, decisi d'emblée di introdurre questa nuova formula. Leggendo quindi il punteggio usai la formula "il cavaliere ha mar- cato punti…" e la piazza si sollevò! Mentre il quartiere che doveva essere penalizzato gioiva, pensando che que- sto non sarebbe avvenuto, mi vedo i figuranti di Porta

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GIOSTRA E DINTORNI

po pochi per stabilire una tradizione. La città di Arezzo ha registrato un forte inurbamento dalla provincia e quin- di molte persone non avevano senso di appartenenza verso la giostra. Sono i loro figli ad averla sentita e adesso sono i figli dei figli ad avere una grande passione per que- sta manifestazione, perché è loro, ci sono nati.

Quanto hai studiato sui tempi e la recitazione per interpretare il Bando e la Disfida?

Non posso dire di avere studiato ma piuttosto di essermi autoaggiornato di volta in volta. La lettura non e facile e io comunque non ho mai fatto una prova. L'aspetto im- portante sono le pause perché io non declamo semplice- mente ma ascolto. È la piazza che mi dà i tempi. Anche quando dico il punteggio: “il primo cavaliere…” - pausa - e la piazza, con quel brusio di 5000 persone si cheta.

Attendo maggior silenzio e proseguo. La piazza si silenzia e, se il punteggio è lampante, lo annuncio rapidamente.

Se invece il punteggio è incerto o comunque determi- nante, attendo il silenzio tombale. Cerco di intercettare l'umore della piazza, il suo silenzio, se solo affievolito o tombale. Perché la suspense in base al momento cambia, quindi è importante interpretare il silenzio e le emozioni degli spettatori. Per me l'ascolto della piazza è importante e infatti alcuni mi chiedono che cosa io guardi…ma in realtà con gli occhi, abbracciando la piazza, cerco di ascoltarla. Credo in definitiva che sia tutto questo, questa cura dei dettagli e il rispetto delle emozioni collettive, ad aver creato il mio personaggio. Questi aspetti io li ho capiti attraverso il cinema. Penso a quelle figure del mondo militare che impartiscono ordini e comandi: la figura del sergente. Pensate anche quanto questo stesso stile militare sia importante nella declamazione degli ordini pronunciati dai maestri di campo. Anche per loro ovviamente i tempi, le pause e gli accenti sono fonda- mentali. A me su tutto questo ha certamente aiutato l'insegnamento di Franco Balestri.

Con circa 80 giostre sulle spalle hai dei ricordi particolari, qualche aneddoto che ti è rimasto dentro?

Ricordo molto bene la giostra di giugno del 1978, che fu un flop, con scarso pubblico anche perché non vennero montate le tribune e il gli spettatori erano solo in piedi. La giostra venne anche rimandata per pioggia. Per Porta Santo Spirito tirò Carlo Veneri facendo uno. Lessi il punteggio comunicato: quattro! Non sto a dirvi la reazione della piazza! Venne letteralmente tirato giù il bal-

dacchino della giuria! Discussioni interminabili e lettura del nuovo punteggio: uno. A quel punto, apriti cielo per Porta Santo Spirito! Il punteggio non si cambia, veniva richiesto dai giallo-blu. Il Pieraccini, rettore di Santo Spirito, decise di ritirare il quartiere dalla piazza e la giostra proseguì in tre. Fu una situazione complicata e incresciosa come cambiare un punteggio dopo averlo annunciato. Fu davvero una bruttissima giostra. In passato le giostre di giugno non sono state frequenti e negli anni in cui si sono corse due giostre si svolgevano l'ultima settimana di agosto e la prima di settembre. La giostra di giugno è forse meno sentita e meno partecipata rispetto a quella di settembre perché l’aretino con l’inizio dell'estate si vuole allontanare dalla città mentre a settembre vuole riprendersi Arezzo. Ma più che aneddoti particolari ricordo con un sorriso la mia prima “papera”.

Credo fosse il ‘94, ci fu un lungo spareggio fra Sant’Andrea e Porta Crucifera. Dopo aver ripetuto in questa interminabile alternanza di carriere i nomi dei due quartieri, al momento in annunciare il tre di Porta Crucifera, aggiunsi subito la proclamazione della vittoria attribuendola per un attimo proprio a Porta Crucifera! La correzione fu istantanea ma ovviamente l'errore fu notato. Il quartiere di Sant'Andrea su questo episodio infatti mi prese bonariamente in giro. Comunque piccoli errori possono capitare spesso se vai in automatico e se ti distrai è molto probabile che accada. Devo ammettere che la mia ultima giostra l'anno scorso è stata faticosa in termini di dispendio di energia e, conclusi i Bandi e la Disfida, ho portato in fondo la giostra leggendo i punteggi quasi in automatico.

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GIOSTRA E DINTORNI

ne il doppiatore. Mi rendo conto che non sia facile, che non si tratti di una facile successione, dopo la mia presenza per così tanto tempo. Il rischio in effetti è di sentirsi psicologicamente schiacciati dalla figura che ti ha preceduto. Credo sia fisiologico e normale.

Nel difficile rapporto fra tradizione e innovazione, ci sono degli aspetti che secondo te meritano di essere riconsiderati nella giostra?

Alcune variazioni e cambiamenti sono apprezzabili, l'aggiornamento è importante, ma non tutto mi trova d'accordo. Dobbiamo sempre ricordarci che più cose si modificano più è difficile affermare e far radicare una tradizione consolidata. Personalmente non apprezzo l'introduzione delle cellule fotoelettriche e aveva ragione Morelli di Porta Crucifera quando affermava che in effetti la funzione delle fotocellule era sempre stata svolta dal mazzafrusto del Buratto! Ricordiamoci che prima dell'incidente al Veneri, al quale si attorcigliarono le corde delle palle del mazzafrusto attorno al collo, queste erano più lunghe delle attuali e quindi capitava spesso di essere colpiti se la carriera non era sufficientemente veloce. In conclusione la giostra rimane un gioco cavalleresco dove conta l'aspetto visivo. Quindi, rispetto all'introduzione di strumenti tecnologici di misurazione, credo che il mantenimento di una dimensione più "artigianale"

sarebbe un valore aggiunto per la manifestazione.

Alla fine la piazza e la giostra sono fatte e animate da persone. Quanto è cambiata la giostra da un punto di vista sociale? Noti cambiamenti sostanziali in questi quarant'anni? Probabilmente tante figure che hanno popolato i quartieri e vissuto la giostra adesso davvero non ci sono più…

Certo, penso specialmente a Porta Crucifera, popolata da personaggi che non esistono più. C'era una mentalità ed un atteggiamento particolare: era possibile fare una scazzottata in piazza e poi, finito tutto, offrirsi da bere.

Una veracità particolare si è sempre riscontrata in Porta Crucifera, ma io posso testimoniare anche di una particolare vita sociale che nel passato c'era a Porta del Foro. San Domenico, come scrisse padre Caprara, era una sorta di Repubblica: c'era di tutto e oggi tutto quanto è molto cambiato. È proprio cambiato il centro storico e adesso quella zona è molto più periferica. Nella mia infanzia e giovinezza il centro storico era animato pro- prio dal quartiere di Porta del Foro e di Porta Crucife- La piazza è abituata a vederti con la pergamena fra

le mani. Tu leggi o sfoderi il rotolo soltanto per un aspetto scenografico?

Ovviamente quella posizione è una necessità scenografica, però io devo leggere. È una grande fatica, ma è necessario leggere proprio per scongiurare il ricorso alla memoria che rischia poi di farti commettere degli errori. La memoria è più veloce dello sguardo e quindi per evitare il rischio di saltare un passaggio cerco di annullare la memoria e di affidarmi soltanto alla lettura concentrata. Ricordo bene che in una prova generale, affidandomi per un attimo alla memoria o invertito il

“giuro atterrir, giuro atterrare il mondo”!

Puoi raccontarci come hai vissuto il passaggio di testimone fra te e tuo figlio, anche in termini emotivi?

Nel ‘99 o nel 2000, la magistratura ci chiamò prima di effettuare le nomine (perché queste vengono effettuate ogni anno perché l'araldo, il maestro di campo eccetera

“scadono” dopo ogni giostra di settembre). Ci venne detto che sarebbe stato gradito se ogni figura si fosse creata un vice da utilizzare eventualmente in caso di impedimento, di imprevisto. Io dissi che, nonostante volessi evitare di dare la sensazione di esercitare del

"nepotismo", avevo la condizione peculiare di un figlio con la mia stessa voce e che quindi avrebbe potuto riprodurre caratteristiche estetiche molto simili. La cosa venne accolta con favore e da quel momento cominciai ad essere affiancato da mio figlio, tenendomelo accanto e dandogli spazio all'interno delle prove. Qualche anno fa cominciò a fare l'intera prova generale. Poi dopo la mia giostra di giugno 2014, subentrati dei seri problemi di salute, comunicai alla magistratura di non essere in grado di fare quella di settembre. È così che mio figlio è stato catapultato nella giostra e all'ultimo minuto effettiva- mente non so proprio come sia riuscito! L'emozione ovviamente per lui fu fortissima e ricordo bene che la mattina della giostra aveva per l’emozione un calo evi- dente di voce. Me lo disse preoccupato e io non potevo fare altro che rispondergli che la voce doveva trovarla!

Chiaramente come per il mio esordio quarant’anni fa, an- che la sua prima giostra non è stata semplice e i miglioramenti vengono con diminuire dell'emozione e con esperienza. Mi pare che la piazza abbia accettato con favore questo avvicendamento con tratti stilistici e timbrici molto simili: come dire, cambia l'attore ma rima-

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GIOSTRA E DINTORNI

ra. Mi ricordo alla metà degli anni 50, dopo una giostra vinta da Porta del Foro, che giù nella porta fu allestito un baldacchino decorato con tralci di vite e una botte che buttava vino…Ricordo bene in quanti si accalcavano per bere a piacimento, piuttosto che andare alla mescita a bere un bicchiere! Era con questo tipo di semplicità e spontaneità che si celebrava una vittoria. All'epoca l'ente giostra, l'ENAL, pagava un figurante 700 lire e c'erano tanti padri di famiglia che si vestivano perché quei soldi facevano comodo! È cambiata la società e sono cambiate ovviamente le persone. Nella mia memoria rimane più vivo e più bello quella botte che buttava vino rispetto alle tante ricche cene della vittoria alle quali ho partecipato.

In conclusione di questa nostra chiacchierata, con quali parole definiresti la giostra?

La giostra è una festa di popolo, con una pennellata di storia e tradizione, e una nota di colore. Il palio di Siena ha caratteristiche comuni ma probabilmente aspetti più sportivi. Quella di Arezzo è una manifestazione un po' più maschia, più guerresca, di fatto una battaglia contro una fazione diversa. Questo è dimostrato da quell’anatema che viene lanciato alla città di Arezzo nella Disfida... Quegli "orrendi mostri" che conosciamo bene e che ho pronunciato così tante volte.

Fine Hai fatto riferimento alle pennellate di colore. Noi Sbandieratori forse rappresentiamo soprattutto proprio questo. Che rapporto hai avuto col Gruppo?

È stato sempre bello, sempre positivo, come del resto con i Musici e le altre presenze della giostra. Io personal- mente sono sempre stato disponibile al dialogo e al confronto con le varie componenti della giostra e con il gruppo sbandieratori il rapporto è sempre stato bello. Da voi ho ricevuto sempre piacevolezze. Ricordo bene che alla fine di ogni vostra esibizione in piazza Pasquale Livi veniva da me e mi chiedeva cosa ne pensassi, e manife- stando il mio apprezzamento vedevo la sua soddisfa- zione. Sappiamo bene che per parte dei quartieristi lo spettacolo del gruppo sbandieratori appare superfluo, distoglie dalla giostra in sé. Io, da parte mia, ho sempre molto apprezzato le vostre esibizioni e la vostra presenza in piazza. Al quartierista, in effetti, interessa la gara e la lancia doro. Ma alla fine il pubblico è attento e certa- mente siete molto apprezzati. Credo sia giusto ricordare, e non ho mancato di farlo presente ai vari attori della giostra, che noi tutti siamo al servizio di uno spettacolo, impersoniamo dei ruoli. Dobbiamo comunque portare rispetto al pubblico e per poterlo fare bene dobbiamo portarci rispetto reciproco.

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AREZZO BACK IN TIME

Giacomo Romanelli

nella nostra meravigliosa Città gioiello. Il pro- gramma della festa, incalzante e serrato, proponeva esibizioni e sfilate quotidiane dove le nostre evo- luzioni di bandiere hanno carpito ed affascinato gli occhi dei turisti presenti. Quest’anno l’impegno del- l’Associazione si è concentrato nella zona di Piazzet- ta del Praticino dove è stata allestita l’intera area, dai giochi, alla collaudata “Taverna dell’Alfiere” al nuovo arrivato “Sbaracchino” un punto di aggregazione creato ad hoc, molto curato scenograficamente per replicare ad Arezzo un’angolo caratteristico e tipico come quelli che l’Associazione si è trovata ad ani- mare nelle manifestazioni storiche più importanti dei cinque continenti. Arezzo Back in Time è un con- centrato di fatiche, gioie ed emozioni, alla fine è

S

www.sbandieratori.arezzo.it #SbandieratoriArezzo Sbandieratori di Arezzo SbandieratoriArezzo

una “Giostra”, sì, una giostra di stati d’animo, impegni, idee e incontri che tutti i ragazzi hanno voluto vivere ma soprattutto condividere come una grande famiglia: la più bella e compatta, si perché ci si arrabbia e ci si scontra ma si corre tutti insieme e nessuno si tira indietro. Certe situazioni mettono a dura prova gli equilibri di un Associazione ma senza dubbio vivere certe esperienze fortifica il gruppo perché poi alla fine è il risultato ciò che conta e Arezzo Back in Time è stata un’altra bellissima occasione per dimostrare la grandissima coesione, aggregazione e legame che abbiamo: al di là di stand e bandiere, questo è il risultato più importante!

Siamo la grande famiglia degli Sbandieratori, compatta, determinata e vincente che fa dei propri principi, delle proprie capacità e della coesione il punto di forza su cui basare il futuro. Appuntamento ad Arezzo Back in Time 2018!

Seconda edizione: Sbandieratori ancora protagonisti

Il grande impegno dei nostri ragazzi ha garantito anche quest’anno un risultato eccezionale

i è conclusa la seconda edizione di Arezzo Back in Time che come di consueto ha richiamato un numero incredibile di turisti

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