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L ALFIERE. Periodico di informazione dell Associazione Sbandieratori di Arezzo

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Academic year: 2022

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L’ALFIERE

Periodico di informazione dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo

Autorizzazione Tribunale Arezzo n. 2/16 del 23/05/16 - Dir. Resp.: Sergio Rossi - Coordinamento redazionale: Romano Junior Vestrini, Daniele Serboli - L’ALFIERE - Pubblicazione a cura dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo, Piazzetta del Praticino, 7 - 52100 Arezzo - Hanno collaborato: Giovanni Bonacci, Lorenzo Diozzi, Simone Duranti, Alessio Dionigi - Foto: archivio Sbandieratori

Anno IV – n. 2 Giugno 2019

uesto numero dell’Alfiere esce dopo una serie di eventi importantissimi che si so- no verificati per la nostra Associazione, nei mesi scorsi. Le Assemblee dei Soci, l’appro- vazione del nuovo Statuto, le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali, che si sono svolte nei mesi di aprile e maggio e le prestigiose trasferte degli ultimi giorni, di cui troverete ampio resoconto all’interno,

hanno delineato lo scenario e il percorso che atten- de il Sodalizio nei prossimi anni.

Con rinnovati entusiasmo e passione ci accingiamo quindi, come Consiglio Direttivo e come Redazio- ne, a intraprendere questa nuova avventura sempre nel solco della tradizione e con l’obbiettivo di rap- presentare con orgoglio Arezzo e la storia dei suoi Sbandieratori.

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Editoriale

Sergio Rossi

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RESOCONTO DEL PRESIDENTE

er un’associazione lo statuto rappresenta la sintesi della propria identità ed è quindi l’atto normativo che definisce la natura, la forma, la struttura, l'attività e le regole fondamentali di un’organizzazione.

Di rado il testo è immutabile, anzi talvolta – senza ovviamente snaturare lo spirito originario dell’atto costitutivo – si adatta perseguendo l’evoluzione dei tempi e il recepimento di obblighi normativi.

Per gli Sbandieratori di Arezzo la sua prima stesura risale al 1964, per quella che allora prese la forma di

“Associazione Folkloristica”.

Ne conserviamo la copia originale, minuziosamente vergata in bella grafia e firmata dai “padri fonda- tori” del Gruppo che, nel 1960, fu costituito quale ensemble collettivo dei “vessilliferi” presenti in Gio- stra sin dalla sua ripresa del 1931.

La grande intuizione di Alberto Mario Droandi ave- va preso forma!

Negli anni sono state numerose le variazioni succe- dutesi, a volte anche a prezzo di discussioni che hanno lasciato strascichi e dissidi interni.

Fondamentale fu la revisione integrale del 2015, che pose le basi per l’adesione all’albo delle Associa- zioni di Promozione Sociale, oltre che limare le in- congruenze che si erano stratificate nei decenni.

Proprio l’avvenuta iscrizione all’albo A.P.S. ha reso obbligatorio recepire le prescrizioni del Decreto Legislativo n.117 del 3 luglio 2017, il cosiddetto

“Codice del Terzo Settore”, al pari di tante altre associazioni che operano nel mondo del volontariato.

Quindi, grazie anche alla consulenza del Centro Servizi per il Volontariato Toscano (“CESVOT”), è stata redatta e portata all’approvazione dell’Assem- blea degli associati l’ultima versione della carta fon-

damentale del nostro sodalizio.

Con voto unanime, l’Assemblea straordinaria dello scorso 12 aprile ha approvato il nuovo Statuto, sia modificandone gli articoli secondo quanto previsto dal D.Lgs. 117, sia con piccoli interventi di maquillage volti a precisarne il testo e migliorarne l’interpretazione, ove necessario.

Come previsto dall’ultimo Regolamento approvato dal Consiglio Comunale, lo Statuto è stato poi sot- toposto a ratifica da parte della Magistratura della Giostra del Saracino.

Fra le modifiche salienti (molte delle quali, come detto, rese obbligatorie dal Decreto 117) è interes- sante ricordare:

• la contrazione della denominazione dell’Associa- zione in “Sbandieratori di Arezzo APS”;

• il ripristino della denominazione dell’organo direttivo da “Consiglio di Amministrazione” a

“Consiglio Direttivo”;

• la soppressione della figura del Revisore dei Conti;

• la soppressione dell’articolo sugli Sbandieratori d’Onore (lasciando all’Assemblea la possibilità di conferire speciali riconoscimenti onorifici).

Di particolare rilievo, e segno di grande maturità dell’Associazione, è l’introduzione del limite di con- fermabilità delle nomine statutarie, che garantirà un naturale periodico ricambio delle figure apicali, si spera disinnescando sul nascere gli eventuali dissa- pori da cui, purtroppo, non sono stati immuni sodalizi come il nostro.

Come sintetizzava un mio precedente articolo, anche lo Statuto si modifica seguendo l’evoluzione dell’Associazione, con quello spirito di “Tradizione e Resilienza” che serve per guardare al futuro con rinnovato slancio e proiettare gli Sbandieratori verso nuovi successi!

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Giovanni Bonacci

APS: l’evoluzione dell’Associazione

L’Assemblea dei soci ha approvato il nuovo Statuto

Fabio Moretti

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CONSIGLIO DIRETTIVO

La presentazione del nuovo Consiglio Direttivo dell’Associazione

Sergio Rossi

Il rinnovo degli organi elettivi

omenica 12 maggio i soci hanno scelto i candidati che rappresenteranno l’Asso- ciazione nel prossimo triennio: molte le ri- conferme, a testimonianza dell’ottimo lavoro svolto dal Consiglio uscente, arricchite da alcune new entry.

Innanzitutto un grande e sentito ringraziamento a Pierfrancesco Pedone e Jacopo Nardoianni, colonne portanti della precedente consiliatura, per l’impegno profuso nell’adempimento dei rispettivi incarichi e per la passione sempre dimostrata nei confronti dell’Associazione.

Confermati anche, tra i probiviri, Gianfranco Ricciarini e Sergio Cassai, a cui si aggiunge Ago- stino Buracchi, quest’ultimo impegnato nel triennio precedente come Revisore Unico dei Conti, ruolo non più previsto dalla nuova regolamentazione del Terzo Settore. Siamo certi che, anche in qualità di Presidente dei Probiviri, saprà fornire il suo preziosissimo apporto, al pari di quanto fatto, con estrema professionalità e precisione, da revisore.

Tra i consiglieri invece, vero e proprio plebiscito per due figure apicali della nostra Associazione, ovvero il Presidente Giovanni Bonacci e il Vice-Presidente, nonché Tesoriere, Carlo Lobina.

Martedì 14 maggio, durante la prima riunione del nuovo Direttivo, sono state decise all’unanimità le seguenti cariche sociali, previste dallo Statuto:

• Bonacci Giovanni: Presidente - Rapporti istitu- zionali, Area Legale e normativa.

• Lobina Carlo: Vice Presidente e Tesoriere - Teso- reria e Contabilità.

• Rossi Sergio: Segretario - Segreteria, Archivio Storico.

• Giorgini Stefano: Direttore Tecnico - Direzione Tecnica, Artistica e Musicale.

• Donati Marco: Magazziniere - Gestione e Ammi- nistrazione Magazzino, Patrimonio.

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Sono stati inoltre conferiti, sempre in modo

unanime, i seguenti incarichi:

• Boncompagni Mario: Sviluppo e Programmazio- ne Eventi e Spettacoli.

• Rossi Gabriele: Rapporti con i Soci, Tessera- mento, Social Media e Sistemi Informativi.

• Ricciarini Francesco: Sede e Attività Sociali, Manutenzione, Sicurezza e Prevenzione.

• Dionigi Alessio: Gestione Circolo e Attività Ricreative.

• Serboli Daniele: Regolamenti Interni, GDPR, Marketing e Promozione.

• Vestrini Romano Junior: Relazioni Esterne, Comunicazione, Sponsor.

Nel ringraziare i consiglieri e i soci tutti per la stima e la fiducia dimostrate, il presidente Bonacci ha voluto sottolineare le importanti sfide che attendo- no gli Sbandieratori in questo triennio.

Tra i compiti principali che il nuovo Consiglio dovrà affrontare, infatti, oltre a quelli legati all’Area Tecnica, spiccano ambiziosi progetti, come quello della scuola dei giovani sbandieratori, convinti che soltanto investendo e puntando forte sulle nuove generazioni, sia possibile garantire all’Associazione un futuro il linea con la sua storia.

Un altro aspetto fondamentale sarà rappresentato dal potenziamento delle attività di comunicazione, oramai assolutamente fondamentale per competere con le molteplici realtà nate tanto a livello regionale, quanto nazionale.

Inoltre il Consiglio è già impegnato nella ricerca di nuove trasferte all’estero, nel rinnovamento del parco-costumi e nell’organizzazione di eventi ricrea- tivi e culturali all’interno della Sede, con l’obiettivo che l’Associazione possa diventare sempre di più punto di aggregazione per giovani e meno giovani.

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sostanziale, spesso non considerata. Il ricordo, in- fatti, come spiegava Soren Kierkegaard nell’opera

“In vino veritas”, è molto diverso dalla memoria.

La persona anziana, ad esempio, tende a perdere la memoria ma le rimane comunque qualcosa di poe- tico, di magico, i ricordi appunto. Il giovane, invece, gode tipicamente di buona memoria, ma, proprio in quanto tale, ha spesso pochi ricordi.

Il ricordo inoltre suscita istintivamente un senti- mento di perdita, di nostalgia. Chi ricorda non è mai indifferente, mentre la memoria può essere anche un magazzino, un mero archivio di date e di fatti. La memoria infine, è soprattutto pubblica e storica, il ricordo è invece intimo e affettivo.

Si commemorano infatti tutti i defunti in senso ge- nerale, ma si ricordano i propri cari. Ricordo, lo dice la parola, chiama al cuore; la memoria è, al contra- rio, più che altro una facoltà intellettiva.

SBANDIERATORI IN PIEVE

Il nostro ricordo degli Sbandieratori defunti

La Santa Messa officiata da Don Alvaro in suffragio di coloro che non ci sono più

Romano Junior Vestrini

omenica 2 giugno alle ore 11, nella Chiesa di Santa Maria della Pieve, in omaggio al Patrono di Arezzo San Donato, è stata offi- ciata da Don Alvaro Bardelli la Santa Messa in suffragio di tutti coloro che hanno fatto parte dell’Associazione.

In occasione della solennità dell'Ascensione del Si- gnore, gli Sbandieratori hanno ricordato con le loro bandiere e con il suggestivo suono di tamburi e chiarine quanti, fra Attivisti, Soci, Sbandieratori d’Onore, hanno fatto parte dell’Associazione e oggi non sono più tra noi. È un appuntamento questo, ormai consolidato nel tempo, con il quale si intende mantenere il legame con il ricordo e con le famiglie di tutti coloro che hanno partecipato, in quasi sessant’anni, alla vita del Sodalizio.

Ho parlato volontariamente di ricordo e non di me- moria, poiché tra i due termini esiste una differenza

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SBANDIERATORI IN PIEVE

È proprio il senso profondo del ricordo che ha reso, come ogni anno, particolarmente suggestiva e carica di emozioni la cerimonia, culminata con la

“chiamata” di tutti gli Sbandieratori che purtroppo non ci sono più.

Qui sorge spontanea un’altra riflessione sull’eterna dicotomia tra la vita e la morte, rafforzata dalla tan- to dolorosa quanto ovvia considerazione che questa lista sarà destinata ad aumentare inesorabilmente anno dopo anno. Il nostro compito, quello dell’at- tuale consiglio direttivo e dell’Associazione tutta, e dopo di noi quello di coloro che ci succederanno, dovrà essere quello di mantenere sempre accesa, attraverso il perpetuarsi di questa cerimonia, la fiamma del ricordo di tutti gli sbandieratori che non sono più fisicamente tra noi e che ci piace pensare ci guardino dal cielo maneggiare le nostre, le loro gloriose bandiere. Il nostro impegno, ancor più nello specifico, dovrà essere guidato dall’evitare che questo ricordo, ormai divenuto tradizione, possa diventare nel tempo semplicemente memoria o, peggio ancora, una consuetudine, un semplice appun-

tamento routinario. Ben vengano, dunque, i rac- conti, gli aneddoti, le storie dei veterani ai nostri ragazzi, affinché questi ultimi possano immedesi- marsi nel passato e conoscere, pur non avendo avu- to modo di farlo di persona, coloro che hanno la- sciato un’impronta indelebile nel gruppo. Solo così chi se n’è andato sarà sempre vivo nei nostri cuori e potrà essere sempre ricordato e non semplicemente commemorato.

Come vuole la tradizione, al termine della cerimo- nia i ragazzi del gruppo si sono fermati a pranzo, ospiti di Don Alvaro, vera e propria guida spirituale della nostra Associazione, a suggello di quello che è ormai diventato un meraviglioso rapporto di reci- proca stima e sincera ammirazione.

Nel ringraziare quindi il nostro Don Alvaro per tutto ciò che fa e rappresenta per gli Sbandieratori e, aggiungo, per l’intera Città di Arezzo, l’appunta- mento è fissato per l’anno prossimo, nella con- vinzione che solo nel ricordo e nel profondo rispet- to di chi ci ha preceduto, si possa guardare al futuro con fiducia e serenità.

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GIOSTRA E DINTORNI

Renato Brunetti: il figurante della lancia d’oro

Intervista a uno dei simboli della Giostra del Saracino

Sergio Rossi

Eri un predestinato quindi? Quando hai iniziato?

La mia prima presenza fu nella Giostra del 1969 ed ho portato la lancia fino al 2012. Ricordo l’esordio, appunto del 1969 che fu burrascoso e un vero e proprio battesimo del fuoco.

Gli amanti della manifestazione ricorderanno infatti che fu l’anno dei gravi tafferugli in piazza con la vittoria contestata di Porta Santo Spirito e la conse- guente rottura proprio del trofeo in due pezzi con il quartiere vincente che uscì da Piazza Grande con i due monconi ostentati come trofei. Un esordio da brividi, davvero!

robabilmente è stato il figurante più foto- grafato e immortalato nella storia della Giostra del Saracino, perché dopo 43 anni di onorato servizio e 78 presenze, Renato Brunetti rappresenta senz’altro un emblema della manifesta- zione. Aretino doc, dalle parti del centro storico, Porta Crucifera nel cuore, Renato non ha mai però tradito il suo ruolo imparziale e super partes cui la posizione lo delegava. Lo incontriamo, non a caso, presso la nostra sede, uno sguardo giù verso Piazza Grande che da sempre ti ammalia e che per due volte l’anno si riempie di colore, suoni, passione e tradizione e che lo ha visto tante volte protagonista.

Allora Renato, ci vuoi raccontare la tua storia, come è che hai indossato quel costume per così tanti anni tanto da diventare un simbolo stesso della Giostra del Saracino?

Sì, con piacere. Direi che la mia è una tradizione di famiglia, nel senso che hanno indossato questi costumi, mio padre prima di me, i miei fratelli Aldo e Pino, due nipoti e anche mio figlio. Occorre ricor- dare che i Valletti del Comune sono una compa- gine, chiamiamola così, che esiste da quasi cento anni. Essi hanno fatto - e fanno parte tutt’ora - del cerimoniale del Comune, nello specifico nello staff del Sindaco. Sono presenti infatti a tutte le cerimo- nie pubbliche ufficiali, istituzionali, religiose accom- pagnando il gonfalone del Comune, con un orga- nico inziale che era di 7 persone, due trombe e 4 mazzieri e appunto il gonfalone. Dicevo prima di mio padre che iniziò a farne parte alla fine degli anni ’20 e quando nel 1931 si disputò la prima Gio- stra del Saracino dell’era moderna, un componente del gruppo iniziò a portare la Lancia d’Oro. E fu deciso il coinvolgimento dei Valletti per il fatto che la Lancia d’Oro è il premio che il Sindaco consegna a fine manifestazione al quartiere vincitore e fino ad allora ne è il custode e il depositario.

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GIOSTRA E DINTORNI

In tanti anni hai visto lance modellate e dedicate a seconda dell’occasione ad eventi o personaggi storici o importanti per la Città. Ne ricordi qualcuna in particolare o alla quale, come dire, sei un po’ più affezionato?

Al di là della bellezza o della foggia che ognuna di essa aveva, certamente alcune le ricordo con più piacere, come quella che consegnai nelle mani del Presidente Sandro Pertini o quelle dedicata alla Madonna del Conforto o ai Grandi Aretini, con una elsa che raffigurava appunto grandi personaggi nostri concittadini, in una sorta di spirale dal basso verso l’alto. Però permettimi questa considerazione, al di là delle Lance, ad ognuna delle quali sono legato con la memoria, voglio sottolineare l’emo- zione e la sensazione che ogni volta, per 78 volte, mi prendevano e mi coinvolgevano in Borgunto, non appena si apriva il portone e l’Araldo annun- ciava il mio ingresso in piazza, le stesse dal 1969 fino alla mia ultima apparizione. Così come i brividi lungo tutta lizza ascoltando le note dell’Inno del Sa- racino che per me è stato sempre l’Inno del Monci.

Episodi simpatici o aneddoti da raccontare, ce ne sono Renato?

Indubbiamente tanti, simpatici o curiosi. Il migliore credo - e non dico il quartiere né l’anno - ma una volta, ricordo, che per proteggere la base della lancia quando potevo appoggiarla a terra, chiesi qualche rimedio e mi passarono alcune puntine con la tesa colorata. Quando il Rettore del quartiere vincente alzò al cielo il trofeo, davanti ai suoi quartieristi festanti, apparvero platealmente le puntine colorate, con i colori di un altro quartiere!!

Ed anche proprio quando ho esordito, come detto sopra, nel 1969: era la mia prima volta, quindi inesperto e giovanissimo, mi ritrovai in mezzo ad una rissa furiosa e ricordo che comunque menai mazzate a destra e a manca pur di proteggere il trofeo, riuscendo, parzialmente, a difenderlo. Tant’è che ne risultarono due!!

È cambiato nel tempo il modo di portare la Lancia d’Oro, nella sfilata o in Piazza Grande?

Si, qualcosa è cambiato anche per suggerimenti o proposte che io stesso ho avanzato al Regista o alla Magistratura e che spesso sono stati accolti. Per esempio il posizionamento appunto in piazza: men- tre prima i Valletti ed io ci portavamo alla Colonna Infame, sotto la tribuna B, un po’ perché davamo fastidio agli spettatori delle prime file, un po’ per ragioni di sicurezza ci hanno spostato al di sotto della lizza, proprio all’altezza della tribuna autorità.

Ed ancora il modo di portare la Lancia: prima la portavamo appoggiata sulla spalla e la cosa non mi appariva molto elegante e proposi, e l’idea fu accolta, di tenerla sulle mani a braccia ed alzarla come ora in avanti al momento dell’ingresso o davanti alle autorità.

Per concludere, Renato è stato doloroso o c’è qualche rammarico per aver concluso questa tua carriera di figurante ‘Uomo della Lancia d’Oro’?

Non particolare e nessuna polemica o rammarico.

Avrei solo voluto arrivare a 80 presenze, mi sono fermato a 78: un bel traguardo comunque e sono ben felice di questo. La mia passione per la Giostra e il mio amore per Arezzo ho potuto soddisfarli per così tanto tempo, quindi va bene così.

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zione dei mezzi di informazione per l’affermazione delle libertà elementari e del diritto all’autodetermi- nazione. Il “vogliamo vivere” dei dissidenti cinesi di quella stagione serve, nonostante tutto, ancora da monito per le coscienze democratiche, dal momento che libertà e diritti conculcati restano, non soltanto in Cina, parte fondamentale dell’iniquità nella quale siamo immersi. Il problema – oggi come trent’anni fa – rimane l’indifferenza di parte del mondo verso i senza voce e ripensare, con la modestia del nostro pic- colo periodico, a quel ragazzo che sbarrava la strada al carro armato, ha un valore necessario, foriero comun- que di speranza.

Da quel 1989 sono cambiate molte cose e la Cina che noi abbiamo visitato è certamente diversa, non soltanto per l’impetuoso sviluppo economico che l’ha resa un partner commerciale irrinunciabile al punto di far dimenticare a larga parte delle classi dirigenti mon- diali il perdurare dell’assenza di democrazia.

Ricevemmo l’invito per la Cina nel Duemila. L’inizio del millennio fu in effetti per il Gruppo segnato da due

TRASFERTE MEMORABILI

Nella vastità remota dell’Oriente

La trasferta cinese a Kuniming del Gruppo Sbandieratori

Simone Duranti

el trentennale della sanguinosa repressione dei moti studenteschi in Cina, la tristemente nota Tienanmen (notte del 3-4 giugno 1989), mi pare importante dedicare il tradizionale spazio delle

“trasferte memorabili” all’unica volta nella quale il Gruppo Sbandieratori ha avuto l’occasione di esibirsi in terra cinese (se si eccettua la Tournee nella assai differente realtà di Taiwan del 1994). La distanza temporale dai tragici fatti che accompagnarono il timi- do scossone che parte della gioventù tentò di assestare al potere politico cinese, ci permette di capire il valore di un sacrificio non soltanto testimoniale ma di sostan- za. Il governo cinese, uno dei pochi superstiti della esperienza comunista nel mondo, ne ha sempre mini- mizzato la portata (anche per ridimensionare le pro- prie gravissime responsabilità) ma non ha potuto im- pedire completamente il processo socio-politico di ri- forma di un Paese ai cui vertici politici venivano impu- tate limitazioni di libertà laceranti. Proprio l’esperienza di Tienanmen ha anche rappresentato su scala plane- taria un importante momento di riflessione sulla fun-

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TRASFERTE MEMORABILI

occasioni irripetibili di viaggio come la Nuova Zelanda e appunto la Cina meridionale, esattamente a Kunming, la città dell’Eterna Primavera, capitale della regione dello Yunnan. L’occasione fu la partecipa- zione dal 4 al 13 aprile del 2000 al Festival interna- zionale del Folklore, in un contesto caratterizzato prevalentemente dalla partecipazione di gruppi asiatici, con l’unica eccezione europea di un gruppo spagnolo e della nostra compagine.

Il contesto del Festival del folklore ha consentito non soltanto di esibirsi in parate (a quella principale hanno assistito circa 500mila persone) e spazi più contenuti, ma anche di assistere a coreografie particolarmente curate dove all’elemento umano si aggiungeva anche quello degli elementi naturali, come i giochi d’acqua, in una realtà immersa appunto nel verde che caratterizza una città comunque assai grande, con ormai circa sette milioni di abitanti. Kunming è cresciuta soprattutto a partire dagli anni Novanta, in conseguenza di un progetto di sviluppo che prevedeva il potenziamento delle infrastrutture commerciali verso il sud-est asiatico. Per questo la città è stata “costruita” con la progressiva e massiccia aggiunta di satelliti urbani che hanno fatto allargare la cerchia urbana raddoppiando la popolazione in circa un decennio.

Gli Sbandieratori sono stati ospitati in modo impec- cabile, se non addirittura lussuoso, ricevendo in gene- rale numerose dimostrazioni di simpatia da una po- polazione curiosa e aperta. Il tempo libero trascorso nel contesto urbano ha registrato memorabili scor- razzate in bicicletta da parte del gruppo compatto e la visita a quei mercati alimentari che offrivano alla vista prodotti completamente sconosciuti alle nostre abitu- dini. In fatto di acquisti, rimane agli atti quello di una chitarra con la quale Piero Pedone accompagnava parte del gruppo nella composizione di nuove rime che prendevano spunto dalle vicende vissute in quei dieci giorni di trasferta. Su tutti si distingueva la simpatia ed abilità canora di Stefano Bulletti, vero e proprio mattatore della canzone satirica.

Fra queste note affettuose e di nostalgia verso gli ami- ci e compagni di sempre della nostra realtà associa- tiva, va sottolineata la partecipazione a quella trasferta cinese del compianto Enzo Bidini, che ebbe proprio in quella occasione la possibilità di condividere per l’ultima

volta col gruppo la bellezza dell’avventura in una terra lontana.

Più volte in questa rubrica ho fatto riferimento al ruolo testimoniale delle nostre presenze nel mondo, consapevole che nelle trasferte più complesse e distan- ti sia assolutamente chimerico ricevere una impressio- ne allargata e profonda dei paesi solcati. Questo vale a maggior ragione quando si parla dell’immensità cinese:

la visita di una sola città e di alcune importanti realtà turistiche limitrofe (in questo caso la meravigliosa Foresta di Pietra) non può consentirci di dire di aver nemmeno intuito un paese. Però sappiamo assai bene quanto la consuetudine al viaggio che ci contrad- distingue sia in grado di stimolare confronti, domande, curiosità e capacità di osservazione di quanto può apparire distantissimo e quindi al limite dell’inaffer- rabile. Il contesto delle esibizioni ha portato il Gruppo (fra l’altro in formazione non particolarmente estesa) ad una immersione inedita nella fantasmagoria dei colori asiatici, le sue iridescenze e screziature: in questo caso quindi gli sbandieratori, contornati da altri settemila figuranti, non avevano dalla loro parte il tradizionale valore aggiunto ed elemento distintivo del colore. Si rese necessario affidarsi alle geometrie e alla maestria del maneggiar l’insegna, il ricorso al gesto tecnico, in un contesto non privo della tradizione del drappo e della bandiera, ma certamente del suo lancio millimetrico. Ecco che quindi una sparuta formazione che avrebbe rischiato di perdersi nella moltitudine delle parate cinesi ha avuto un grande successo e possibilità di distinzione. Si tratta, in effetti, dell’invera- mento culturale di quel motto in apparenza un po’

retorico dell’essere “ambasciatori nel mondo” che tante volte è stato pronunciato come nostra caratteri- stica distintiva. Perché l’antichità dei nostri gesti è riuscita a dialogare ed integrarsi con le geometrie e le enormi macchie di colori dispiegate dall’altrettanto antica civiltà d’oriente.

Questi rimangono principi e capisaldi del nostro im- pegno come collettivo, al di là dell’esperienza di viag- gio del singolo. La nostra capacità di restituzione verso gli altri, soprattutto quando si tratta di un alter tanto alieno e difficilmente penetrabile, attraverso il gesto e la forma. Mi preme ricordare che questo significa, in estrema sintesi: estetica…e quindi filosofia.

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STORIA DI AREZZO

Porta Trento Trieste: la storia e il recente restauro

Lorenzo Diozzi

L’antico splendore e i nuovi lavori di un simbolo della città e della Giostra del Saracino

e la facciata della porta mostrarsi con una ritrovata eleganza e bellezza. Le nostre bandiere e musiche hanno fatto da cornice al momento di nuova apertura delle alte porte di legno, che ha sancito la fine dei lavori e la restituzione ai cittadini del- l’accesso alla città.

Porta Trento Trieste, iconicamente assimilata a Porta Sant’Andrea, venne così ribattezzata al termi- ne del primo conflitto mondiale, mentre precedente- mente era chiamata Porta Ferdinanda o Porta Nova.

Questo ultimo nome è dovuto al fatto che questo pas- saggio attraverso le mura di Arezzo è di recente co- struzione, si tratta infatti della porta più giovane della el mese di Maggio gli Sbandieratori e i Mu-

sici del nostro gruppo attivo sono stati pre- senti alla riapertura di Porta Trento Trieste.

La porta, simbolo di un intero quartiere della Gio- stra del Saracino, è stata infatti recentemente sotto- posta ad un’importante opera di restauro.

L’oggetto dell’intervento sono state le parti in pietra della porta e delle mura della città di Arezzo, ma anche le grandi ante di legno che formano la parte mobile della struttura. Durante lo svolgimento dei lavori non era raro vedere gli aretini passeggiare a naso in su, che osservavano curiosi, tra le impalcatu- re, la pietra storica delle mura tornare pulita e chiara

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STORIA DI AREZZO

Continuando infatti a percorrere le mura in direzione Sud dalla Porta fino a via Guadagnoli è possibile costeggiare il Baluardo di S. Giusto che ospita la Scuola Primaria «Pio Borri». I bambini e gli adulti che frequentano questa scuola sono in grado di testimoniare la bellezza del Baluardo che regala tutt’oggi la sensazione di essere protetti, all’interno della città, da incrollabili mura difensive. Proseguendo invece nella direzione opposta si arriva al gioco del Pallone. Quest'ultimo punto non è stato partico- larmente interessato dai lavori, restando immutato nel tempo non solo un campetto libero che ha visto giocare generazioni di aretini ma anche un punto di incontro (e di posteggio) ben radicato nella cultura aretina. Nelle mura che si affacciano in direzione de gioco del Pallone è possibile riconoscere una inter- ruzione del disegno delle pietre. In tale luogo sorgeva la medioevale Porta Colcitrone, oggi chiusa ed inclusa nella fortificazione, la quale separava il cuore della città dalla zona di Borgo Santa Croce. Costeggiando ancora il tracciato delle mura è possibile raccontare ulteriori luoghi e storia della città di Arezzo che troveranno spazio nei prossimi numeri della rivista l’Alfiere. Al lettore, cittadino o straniero, il compito di osservare la città, lasciandosi non solo accogliere ma anche guidare dalla pianta storica di Arezzo.

città. L’apertura di questo passaggio tra le mura vide la luce nel 1816 al momento della realizzazione di via Anconetana. Punto strategico di passaggio rappresenta ed ha rappresentato sempre un collegamento trafficatissimo tra il centro storico e la parte esterna della città ma anche di collegamento tra la città e le strade che portano verso l'appennino e la zona adriatica. Sotto la Porta, osservando idealmente una mappa, è possibile immaginare una linea che collega l'esterno della città fino a Piazza S. Agostino e ulteriormente poi per tutta via Garibaldi, tagliando letteralmente in due la pianta di Arezzo. Entrando nella Porta sulla destra si arrampica via delle Mura che collega Piazza San Giusto con via della Minerva.

Percorrendo questa strada è possibile osservare la zona interna delle mura e nell’affrontare la salita si può godere di una splendida vista sull’orizzonte della città che si espande ad ogni passo. I lavori di restauro hanno coinvolto anche il breve passaggio pedonale della Porta che nel restauro ha guadagnato non solo di fruibilità ma anche di decoro e, almeno per il momento, la bellezza del monumento è tale che perfino i vandali meno artisticamente orientati sem- brano averlo rispettato. Il lavoro sulle mura è desti- nato a continuare andando a restituire bellezza a tutta la zona muraria.

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dell’Imperatore Federico II di Svevia, che veste a tema e trasforma il centro storico della città di Altamura per quattro intense e coloratissime gior- nate. La festa medioevale, che raccoglie ogni anno un numero sempre maggiore di visitatori provenienti da tutta la Puglia, è nata dalla volontà di valorizzare il territorio della città di Altamura, il centro più po- poloso dell’Alta Murgia. La leggenda narra che Federico II, di passaggio dalla città e diretto verso Bari per salpare verso la Terra Santa, abbia lasciato qui dei soldati malati di malaria che furono guariti grazie all'aria salubre del posto. Per celebrare la mi- racolosa guarigione l’imperatore Svevo fece realiz- zare la Cattedrale, sede del potere laico ed ecclesia-

NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

Gli Sbandieratori a Mosca

Daniele Serboli

Il Gruppo protagonista in Italia e all’estero

ono stati mesi ricchi di impegni e di soddi- sfazioni quelli che hanno preceduto la gio- stra di giugno. I nostri ragazzi infatti sono stati protagonisti in importanti manifestazioni sia all’interno dei confini nazionali, che all’estero. Tra le molteplici trasferte di questo ultimo periodo merita- no una menzione particolare Altamura, svoltasi nel mese di aprile, Ortona a maggio, Bolzano e soprat- tutto Mosca, entrambe nel mese di giugno.

Nel mese di aprile, come detto, il gruppo ha parteci- pato per la seconda volta alla rievocazione medie- vale “Federicus”, che si tiene ad Altamura, in pro- vincia di Bari. Si tratta di una grande rievocazione medioevale, giunta ormai all’ottava edizione, in onore

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

stico della città medioevale. In realtà, l’Imperatore volle far innalzare una chiesa per ottenere la bene- volenza del Papa Gregorio IX, che lo aveva prece- dentemente scomunicato, in una città dalla posi- zione strategica verso Bari e all'interno dell’amata Puglia.

E proprio di fronte alla Cattedrale gli Sbandieratori hanno incantato la folla, che ovviamente non ha fat- to mancare il proprio caloroso apprezzamento alle esibizioni dei nostri alfieri.

Nemmeno il tempo di rientrare ad Arezzo, che i nostri ragazzi sono subito ripartiti per partecipare ad un’altra rievocazione storica, questa volta ad Ortona, in provincia di Chieti: il corteo Storico del- la Dama delle Chiavi d’Argento, che rappresenta un momento essenziale della festa legata al culto di San Tommaso, patrono di Ortona ed è strettamente connesso alla custodia e sicurezza delle Sacre Reliquie, conservate nella Cattedrale dal 1258. A questo evento è legata anche la concessione dell’indulgenza plenaria del Perdono a tutti i pelle- grini che visitano la Cattedrale di San Tommaso. Il tradizionale rito dell'apertura del tabernacolo conte- nente le sacre reliquie, che si ripete da secoli, ha aperto i festeggiamenti, particolarmente sentiti da tutta la popolazione. Il corteo storico, con figuranti in costume d’epoca che hanno accompagnato la dama che porta le chiavi del busto d’argento in cui sono custodite le spoglie del Santo, ha mosso da Palazzo Farnese e attraversato il centro storico fino alla Cattedrale. Qui le chiavi sono state consegnate, come da tradizione, alle Autorità ecclesiastiche che hanno provveduto ad aprire l'urna ed all’esposizione del Sacro Busto. Successivamente, è stata promul- gata l’indulgenza plenaria del Perdono.

La Damigella delle Chiavi d’argento, che ha il compito di portare il cuscino con le chiavi, con- segnatele dal Sindaco, è scelta ogni anno tra le nove rappresentanti degli altrettanti quartieri della città.

In questo contesto di festa e di spiritualità, i nostri ragazzi hanno saputo distinguersi ottenendo un convinto apprezzamento da parte della popola- zione abruzzese.

Durante il periodo pre-giostresco e, quindi, in piena preparazione del saggio di giugno, altri due importan-

ti appuntamenti hanno impegnato il gruppo: prima Bolzano, subito dopo addirittura Mosca.

Nella trasferta in Trentino, gli sbandieratori sono stati protagonisti in occasione di Castelronda, la manifestazione che, giunta alla sua sesta edizione, è dedicata ai tanti castelli che arricchiscono Bolzano e i dintorni, fra duelli tra cavalieri, spettacoli col fuoco, esibizioni di giullari, mercati e ricostruzioni di vita medioevale. Dall’8 al 10 giugno bastava varcare le mura dei più bei manieri della conca bolzanina per vivere l’emozione di un tuffo nel passato. Castel Roncolo, Rafenstein, Mareccio, Castel Hocheppan, Boymont e Moos Schulthaus si sono animati con un programma quest’anno ancora

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

più ricco. Castelronda ha preso il via sabato 8 giugno alle 10 con due cortei storici nel cuore di Bolzano e nel centro di San Michele/Appiano. Nel capoluogo altoatesino l’appuntamento è stato per le 10 in piazza Walther con gli Sbandieratori di Arezzo protagonisti assieme a vari altri gruppi medioevali, trampolieri e giocolieri col fuoco. Nel pomeriggio nuova esibizione degli sbandieratori e dei “Giullari allo Sbaraglio” della Compagnia Teatro Scalzo di Genova. Nei tre giorni di manifestazione nei castelli che hanno aderito a Castelronda si sono potute rivivere le emozioni, sentire i profumi, conoscere i particolari e ascoltare i suoni di questo affascinante periodo storico chiamato Medioevo.

I nostri alfieri, anche in questa circostanza, hanno proposto al pubblico una serie di spettacoli di altis- simo livello tecnico e, come sempre accade, hanno saputo distinguersi anche dal punto di vista com- portamentale, da sempre caratteristica distintiva del- la nostra Associazione.

L’ angolo del Circolo

La festa contadina e tanti appuntamenti in programma

Alessio Dionigi ttima partecipazione e grande successo in

occasione della Cena Contadina che si è svolta sabato 25 maggio presso la Sede.

La serata ha attirato in sede tanti soci e amici del- l’Associazione, tutti immancabilmente travestiti con abiti ispirati al mondo rurale. Un grazie speciale ai ra- gazzi del Circolo che, come sempre, sono stati impec- cabili nell’organizzare una cena davvero prelibata e una serata molto ben riuscita. Le attività tuttavia pro-

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seguiranno senza sosta anche nel periodo estivo, attra- verso la realizzazione di cene e momenti conviviali. Il Consiglio Direttivo invita tutti a prendere parte nu- merosi a questi importanti momenti di aggregazione, all’insegna del buon cibo e del divertimento.

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Sbandieratori protagonisti quindi a Bolzano, ma pronti a ripartire subito con il solito entusiasmo per portare il nome di Arezzo nell’ambito di una presti- giosissima manifestazione di rilevanza interna- zionale in Russia, a Mosca: il “Times and Epochs”.

Si tratta del più grande festival di storia di tutta l’Europa, che è visitato da milioni di persone. Ogni anno, dal 2011, nel centro di Mosca viene ricreata la storia dell’umanità dall’antichità al disgelo sovietico.

Passando da un luogo all’altro, gli ospiti hanno avu- to la possibilità di vedere con i propri occhi un tor- neo cavalleresco, una cavalcata di Caterina la Gran- de, un campo di battaglia romano o una battaglia tra russi e vichinghi. Mercanti, artigiani, guerrieri, musi- cisti, ingegneri e artisti acrobatici sono venuti qui da

tutto il mondo per esibire le loro capacità. Spettacoli teatrali, sessioni di allenamento, fiere, aree gioco per bambini, visite guidate da guide esperte, spettacolari esibizioni di combattimento e siti interattivi.

Il festival, che si svolge a due passi dalle stazioni della metropolitana, presenta ogni anno agli ospiti nuove epoche: nel 2019, la Mesoamerica, la Moscovia del XV secolo e l’Impero Ottomano.

Ed anche in questa occasione, partecipando da protagonisti nell’ambito del Torneo di San Giorgio, che rappresenta attualmente il più grande torneo mondiale di cavalieri, il Gruppo Sbandieratori non si è fatto trovare impreparato, dimostrandosi ancora una volta all’altezza di palcoscenici internazionali così importanti prestigiosi.

NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

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…UN PO’ DI DIVERTIMENTO

Si risolve come un normale gioco enigmistico ma molte parole sono legate al mondo del Saracino

Lorenzo Diozzi

Il Crucipuzzle della Giostra

ARALDO – ASTA – BURATTO – CHIMERA – CINQUE – COLCITRONE COLOMBA – CORI – CORSA – EZIO – GIOSTRA – IERI – LIZZA – MAZZA

MEDIA – MUSICI – PIAZZA – ROTTA – SACCO – SANT’ANDREA

SBANDIERATORI – TACCO – TAMBURI – TIRO – TRE – TROMBE – UNO – ZITTO

L A T R E I O O C C A T L

S B A N D I E R A T O R I

E U M A Z Z A R A L D O Z

U R B E N C I C I S U M Z

Q A U S A C C O L O M B A

N T R S A N T A N D R E A

I T I R O T A R E M I H C

C O L C I T R O N E I O O

A A Z Z A I P T O D R D R

G R A N D E O T N I R O S

A R T S O I G A U A S T A

Le lettere che non fanno parte di nessuna parola andranno a comporre la definizione dell’oggetto più desiderato della Giostra:

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